Tarquinio, i nuovi pro-life e la caporetto cattolica[1]

fonte vanthuanobservatory.com 24/06/2024

In questi giorni non si è ancora spento l’eco delle polemiche sul diritto all’aborto innescate dai progressisti europei alla Macron e da quelli italiani come Schlein ed i suoi epigoni. Tra questi spicca il neo-europarlamentare, eletto nelle liste PD, Marco Tarquinio. L’ex direttore di Avvenire dal 2007 al 2023 ha rilasciato un’intervista a La Stampa in cui difende il diritto all’aborto sicuro. Eccone un breve riassunto di Tommaso Scandroglio[1]:

“La giornalista de La Stampa insidia il neo-eletto ricordandogli che per lui l’aborto non è un diritto. Occorre trovare la quadratura del cerchio e Tarquinio ci riesce benissimo: «Nei vari Paesi dell’UE esiste un lessico diverso sull’aborto. C’è chi ne parla in termini di diritto e chi ne parla come libertà della donna». Poi il Nostro afferma che lui è nato perché sua madre non ha scelto di abortire (clandestinamente, dato che la 194 non era stata ancora varata) e conclude: «Sono nato da questa libertà. E la difendo», aggiungendo che questa libertà è stata inserita di recente in Costituzione dalla Francia. Un vero saggio di free climbing sugli specchi. La differenza tra libertà e diritti sta solo nel fatto che le libertà quando vengono riconosciute dall’ordinamento giuridico diventano diritti. Ora, dato che Tarquinio è favore della libertà di abortire non può che essere a favore del diritto di abortire che tutela questa libertà. Ed infatti è lui stesso ad esplicitarlo quando difende la 194 e quando incensa la scelta dei francesi di elevare la libertà di abortire a livello costituzionale. Insomma, l’ex direttore gioca con le parole per tentare di non mostrarsi completamente abortista e un tantino pro-life”.

Come scrive Scandroglio, “Il bifrontismo di Tarquinio è una contraddizione vivente che non avrà vita lunga nel Pd e che invece, per paradosso, ne godrà di lunghissima in casa cattolica”.

Usciamo dalla cronaca, che lascia il tempo che trova, cercando di capire se Tarquinio è una sorta di pecora nera nel panorama cattolico soprattutto italiano.

Nel mio precedente scritto ho parlato del diritto umano all’aborto tipico delle posizioni pro-choice che accettano che sia la madre a decidere sulla vita del figlio che porta nel grembo, in base a criteri discutibili e cangianti su quando il feto diventi egli stesso titolare del diritto alla vita.

Questa posizione è stata criticata da Peter Singer[2] e più recentemente da due ricercatori italiani, Giubilini e Minerva, che hanno pubblicato il dirompente studio dal titolo After-birth abortion why should the baby live?[3]. La pubblicazione di questo studio ha provocato polemiche[4] a non finire soprattutto nel campo di coloro che sono pro-choice, ossia favorevoli alla libera scelta della donna. Eccone alcune, riportate da Avvenire[5]:

«Non è vero che di tutto bisogna poter parlare nelle università – gli ha opposto Assuntina Morresi, membro del Comitato nazionale di bioetica -, non esiste una neutralità del mondo accademico: come nessuno si sognerebbe di sostenere da una cattedra il negazionismo della Shoah o una tesi discriminatoria contro i neri, così l’omicidio dei neonati è un tema che non va ospitato. Astrarre vuol dire abbracciare un’ideologia pericolosa che ci permette di fare tutto».

Le tante incoerenze e aporie logiche le ha sottolineate anche Adriano Pessina, direttore del Centro di bioetica della Cattolica di Milano: «Se per essere persona occorre provare un interesse per la vita, allora chi chiede l’eutanasia non va ascoltato, perché non gli interessa vivere, dunque è una non-persona. Già le premesse, insomma, sono sbagliate». Non solo: se è vero che il neonato in fondo è la stessa persona che un attimo prima era feto, «il ragionamento è vero anche all’inverso, e allora è l’aborto a diventare illecito». Artificiosa, secondo Pessina, anche l’identificazione aborto/omicidio: il primo, infatti, sorge quando non si possono tutelare entrambi i diritti, della madre e del nascituro, «ma quando il figlio è nato, posso senz’altro correre incontro ai diritti della madre senza eliminare il bambino, ad esempio con l’adozione».

In una situazione “paradossale” si è detto Giovanni Fornero, storico della filosofia e dichiaratamente laico: «Sono uno dei maggiori teorici della differenza tra bioetica cattolica e laica, ma sull’uccisione dei neonati le due non possono che coincidere. Mi stupisce che Giubilini e Minerva si lamentino della gogna: oggi viviamo in società democratiche che hanno come idea fondamentale il fatto che tutti gli esseri umani hanno pari diritti. Per far valere tale uguaglianza si sono versati lacrime e sangue, fino alla “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo” del 1948, non a caso scritta dopo il nazismo. La tesi dell’infanticidio mina la base su cui poggiano tutte le Carte internazionali. La bioetica laica reagisca: come dice Bobbio, non lasciamo ai soli cattolici la prerogativa di combattere affinché il precetto di non uccidere sia rispettato».

Insomma, visioni coincidenti tra i cattolici Morresi e Pessina ed il laico Giovanni Fornero[6], che, pur essendo favorevole all’aborto, cita Bobbio proprio nella sua frase in cui egli si dichiara assolutamente contrario.

Tutto bene? Non proprio, anzi per niente! Sia il cattolico Pessina, sia Fornero difendono solamente la vita del neonato e non quella del bambino nel grembo. In particolare, Pessina riconosce che «il ragionamento è vero anche all’inverso, e allora è l’aborto a diventare illecito», verissimo ma invece di puntare alla proibizione dell’aborto in qualsiasi situazione, utilizza la categoria della distinzione tra aborto e omicidio sulla base del bilanciamento dei diritti umani tra la madre ed il concepito, come se l’aborto fosse una possibile soluzione del conflitto. Posizione chiaramente pro-choice.

A distanza di qualche anno, nel 2017, Giubilini e Minerva pubblicano un altro intervento[7], in cui mettono il dito nella piaga di questa curiosa identità: “A seconda di quali premesse fondamentali si accettano, lo stesso argomento che supporta la liceità morale dell’aborto post-nascita può essere usato per supportare la tesi opposta: se si assume che uccidere neonati è moralmente illecito (intuizione ampiamente condivisa), allora la stessa tesi sull’equivalenza morale di feti e neonati implica che anche l’aborto è moralmente illecito (Camosy 2013). È proprio a causa di questa bidirezionalità dell’argomento che le reazioni veementi se non addirittura isteriche al nostro articolo (ben documentate in Mori 2013) sono venute sia dai movimenti conservatori e pro-vita, sia da ambienti presumibilmente più liberali e cosiddetti “pro-choice”. I primi erano scioccati da un’idea che portava la logica dell’aborto a delle conseguenze estreme, e i secondi erano preoccupati che l’idea danneggiasse la loro cause, perché sembrava dare ragione a une delle accuse che i pro-life hanno sempre rivolto loro, cioè che la logica dell’aborto avrebbe portato a pericolose derive pro-infanticidio. Una voce fuori dal coro è stata quella di Rocco Buttiglione[8], filosofo cattolico ed allora presidente dell’UDC, che nelle pagine di Avvenire ha riconosciuto la coerenza del nostro ragionamento, e pur essendo in disaccordo con le premesse, ha difeso il nostro articolo”.

Ma se l’accusa che i pro-vita rivolgevano ai pro-choice era proprio quella dell’equivalenza tra aborto e infanticidio, perché ora i pro-vita sono scioccatii da un’idea che porta la logica dell’aborto a delle conseguenze estreme? Semplicemente perché molti dei pro-vita odierni sono in realtà pro-choice, come bene argomentato dal compianto prof. Mario Palmaro, che li rinominò neo-prolife, in comunicati[9] antecedenti lo studio Giubilini- Minerva: “L’abortismo non consiste soltanto nel dire: la donna deve abortire obbligatoriamente. Oppure: l’aborto è una bella cosa, una conquista di civiltà. Oppure: abortire o non abortire è la stessa cosa. Queste tesi sono oscene, ma tutto sommato anche piuttosto rare, e non solo oggi. Tutto il fronte abortista degli anni Settanta, ad eccezione dei Radicali e di pochi altri, sosteneva questa tesi: “noi siamo contro l’aborto, che è una sconfitta della donna e della società. Solo che dobbiamo regolamentarlo per sconfiggere l’aborto clandestino. Purtroppo – e sfidiamo chiunque dimostrare il contrario – questa tesi coincide perfettamente con la tesi sostenuta nell’articolo di Tempi. Che va a raggiungere così la compagnia di una Turco o di una Meandri, di una Bindi o di un Bertinotti, non potrebbero che essere concordi. L’articolo pubblicato da Tempi è così zeppo di tesi abortiste che non saprei davvero da dove cominciare. Un esempio: l’autrice[10] scrive che – dipendesse da lei – vorrebbe una legge che consenta l’aborto “solo nei casi di grave pericolo per la salute o per la vita della madre”. Ma questo è clamoroso: perché fu proprio per consentire l’aborto nel caso di “pericolo per la salute della donna” che la Corte costituzionale nel 1975 introdusse l’aborto legale[11], e che fu poi fatta la 194. Ma i pro life (e con loro la Chiesa cattolica) non sono mai stati, non sono e non potranno mai essere a favore del diritto di uccidere il proprio figlio nel caso in cui esiste un pericolo per la salute della donna. Soltanto il caso di pericolo per la vita della madre consente di applicare il principio dello stato di necessità, e di escludere la punibilità: così andavano le cose nell’ordinamento italiano fino al 1975”.

Rileggiamo alcune frasi dell’articolo della Morresi, perché molto significative: “Certo, se la potessi scrivere io, una legge sull’aborto, direi che è consentito solo nei casi di grave pericolo di salute e di vita della madre. Ma la 194 non l’ho potuta scrivere io, né chi la pensa come me. È il frutto di un compromesso, come avviene spesso in politica, è stata votata ad un referendum, ed è chiaramente condivisa dalla maggior parte del popolo italiano. Come dice tale Camillo Ruini – difficilmente tacciabile di relativismo o tantomeno di essere una banderuola, su certi temi – «noi certamente siamo contro l’aborto ma non vogliamo modificare la legge. Auspicheremmo soltanto che nell’applicazione della legge si tenga conto il più possibile dell’importanza di favorire la vita»[12].

È, invece, evidente che la frase di Ruini è tacciabile di relativismo e di abortismo: la differenza tra Ruini e Paglia è solo di gradazione, non di sostanza. La successiva frase della Morresi spiega chiaramente l’aberrazione del così detto male minore: “[…] E poi: due anni fa abbiamo fortissimamente difeso la legge 40, che dal punto di vista dell’abortività è molto peggio della 194: per ogni bimbo che nasce da un concepimento in vitro, nove embrioni muoiono, in laboratorio o abortiti. Eppure, quella passa per una legge cattolica (e sappiamo bene che di cattolico non c’è assolutamente niente). L’abbiamo voluta, perché era il male minore, il compromesso più ragionevole, e l’abbiamo difesa non andando a votare, seguendo il consiglio della Cei. Perché non utilizzare lo stesso criterio di giudizio per la 194?

Perché non utilizzare lo stesso criterio di giudizio per la 194? C’è forse bisogno di spiegarlo? Volere la legge 40, consentendo per legge la distruzione di un numero enorme di essere umani, assomiglia molto ai sacrifici umani pre-cristiani in cui per salvare il popolo si sacrificavano vite umane agli dei. Con l’aggravante che con la legge 40 vi è il sacrificio umano di molti per il capriccio di pochi.

In Italia nel 2021 sono nati con la fivet 16.625 neonati a fronte di 108.067 cicli iniziati[13]. Solamente nel 2021 la stima degli esseri umani sacrificati a questo terribile moloch varia da un minimo di 91.442 con singolo embrione impiantato per ciclo ad un massimo di 199.509 con doppio embrione impiantato per ciclo; realisticamente intorno 145.000 embrioni umani distrutti ed infatti torna la cifra della Morresi di nove sacrificati per un bimbo nato. Senza contare l’abominio delle vite umane congelate nei freezer.

Praticamente nessuno in ambito cattolico parla della mattanza di circa un 1.400.000 embrioni fino al 2021, eppure tra pochi anni le vittime della legge 40 supereranno quelle della legge 194! Per quale motivo? Perché la legge 40 è stata difesa proprio dai “cattolici” come ipotetico male minore. Per essere ancora più chiari, non solo è stata difesa ma è stata voluta: la sua genesi è totalmente di ispirazione cattolica[14]. Marisa Orecchia ci ricorda che: “Tale testo di legge, varato quindi con la supervisione di Mons. Sgreccia, fu presentato il 19 dicembre dello stesso anno (1997) all’almo Collegio Capranica con l’adesione dei due Forum cattolici della famiglia e della Sanità e ufficializzato nel Manifesto sulla fecondazione artificiale. Elaborato per iniziativa cattolica, presentato in sede cattolica, diventato pertanto a tutti gli effetti la proposta cattolica, questo testo rinunciava aprioristicamente a rifiutare in toto le pratiche della fecondazione extracorporea (fivet) e si attestava sulla scelta strategica del sì alla fivet omologa contro la fivet eterologa e gli altri abomini del Far west procreativo”.

Oggi, praticamente tutti i presunti paletti della legge 40 sono stati abbattuti[15] e i pochi rimasti lo saranno a breve, tuttavia rimangono centinaia di migliaia di vite umane distrutte in nome del male minore e in barba all’art.1 della suddetta legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti compreso il concepito[16]; dal che se ne arguisce che soggiornare in un freezer o venire distrutti è un diritto umano del concepito, oppure che l’art.1 è la classica presa per i fondelli simile all’art. 1 della legge 194[17].

Il motivo soggiacente alla rotta di Caporetto cattolica sui principi non negoziabili è l’adozione storicistica del principio di non contraddizione: ciò che prima era male, successivamente diventa buono e da difendere. Un esempio tratto da alcune dichiarazioni di Ruini[18], riprese in un articolo di Stefano Fontana: «Spero che la legge 194 sia finalmente attuata anche dove dice che lo Stato riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio». Con queste improvvide parole egli ha avvalorato la tesi che la 194 è giusta e che deve essere solo completamente attuata.

«Le unioni civili dovrebbero essere differenziate realmente, e non solo a parole, dal matrimonio tra persone dello stesso sesso. Devono essere unioni non matrimoni». Ora, la legge Cirinnà dice proprio questo, quindi il cardinale la approva. La Cirinnà non le chiama matrimoni, tanto è vero che si fonda sull’articolo 2 della Costituzione relativo alle aggregazioni sociali e non sugli articoli su matrimonio e la famiglia.

Quelli che ieri erano avversari da combattere, oggi diventano esempi da seguire[19] e di cui, magari, vantarsi: “Ma, quanto alla legge, la Meloni, per la sua battaglia di oggi, può rifarsi a Simone Veil[20] e, nel concreto dell’applicazione della 194, addirittura a quel Berlinguer che la Schlein ha rappresentato sulla tessera 2024 del Pd, ma che, di fatto, ha rinnegato preferendogli Macron, portando così il Pd e la sinistra nel baratro nichilista”.

Ciò che prima era di sinistra, oggi diventa di destra con la prova evidente di come la rivoluzione utilizzi sia la marcia veloce della sinistra per il balzo in avanti, sia quella lenta della destra per consolidare la posizione.

La Chiesa conciliare e post conciliare, sposando il mondo con la svolta antropologica, non poteva che essere travolta dall’ideologia di un sistema senza Dio[21].

Il povero Tarquinio è solo una piccola pedina di questa ideologia mortifera, che ha avvelenato le menti delle gerarchie cattoliche e non solo, e non è certo l’unico a cui porre la domanda se può dirsi cattolico[22], nonostante le sue idee.

Andrea Mondinelli

(Foto: Screenshot da youtube)


[1] https://comitatoveritaevita.it/i-nuovi-pro-life-uno-spettro-abortista-siaggira-per-il-mondo-cattolico/ 

[1] https://lanuovabq.it/it/tarquinio-bifronte-esordisce-arrampicandosi-sugli-specchi

[2] “C’è qualcosa di assurdo in tutti i tentativi di definire il momento preciso in cui viene al mondo un nuovo essere umano. L’assurdità sta nel fatto che si pretende di imporre una precisa linea divisoria a un processo caratterizzato dall’assoluta gradualità”.

[3] GIUBILINI A., MINERVA F., After-birth abortion: Why should the baby Live?, in «Journal of Medical Ethics», Online First (2012), http://jme.bmj.com/content/early/2012/03/01/medethics-2011-100411.full [21.03.2013]

[4] https://www.bioeticanews.it/wp-content/uploads/2014/04/Bioetica_News_Torino_Aborto_Post_Partum.pdf

[5] https://www.avvenire.it/agora/pagine/aborto-post-nascita di Lucia Bellaspiga sabato 12 gennaio 2013.

[6] La figura di Giovanni Fornero è stata decisiva nella scelta eutanasica di Pier Giorgio Welby, come testimonia la moglie Mina: “Voglio ringraziarLa per la sicurezza interiore che inconsapevolmente gli ha dato per intraprendere alla fine il suo percorso con coraggio e sicurezza”.  https://www.giovannifornero.net/index.php?pagina=bioetica&sezione=welby

[7] https://www.centroeinaudi.it/images/abook_file/WP-LPF_2_2017.pdf

[8]  Bravi Alberto Giubilini e Francesca Minerva! Hanno mostrato coraggio e consequenzialità logica e hanno spiegato apertamente nell’articolo pubblicato sul Journal of Medical Ethics le conseguenze inevitabili del principio abortista. […] E se alfine qualcuno trovasse il coraggio di dire, con candore e rigore logico simili a quelli di Giubilini e Minerva, ma con opposta valutazione morale: «Ci siamo sbagliati? O la vita umana è sacra per tutti o non è sacra per nessuno».  

[9] https://comitatoveritaevita.it/legge-194-e-aborto-7/

[10] Assuntina Morresi “Salvate la 194 dagli abortisti” (29-11-2007)  https://www.tempi.it/salvate-la-194-dagli-abortisti/

[11] Dal testo della sentenza n. 27 della Corte Costituzionale della Repubblica italiana del 18 gennaio 1975: «La condizione della donna gestante é del tutto particolare e non trova adeguata tutela in una norma di carattere generale come l’art. 54 c. che esige non soltanto la gravità e l’assoluta inevitabilità del danno o del pericolo, ma anche la sua attualità, mentre il danno o pericolo conseguente al protrarsi di una gravidanza può essere previsto, ma non é sempre immediato. Di più. La scriminante dell’art. 54 c. p. si fonda sul presupposto d’una equivalenza del bene offeso dal fatto dell’autore rispetto all’altro bene che col fatto stesso si vuole salvare. Ora non esiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi é già persona, come la madre, e la salvaguardia dell’embrione che persona deve ancora diventare»

[12]  https://www.ilgiornale.it/news/non-vogliamo-cambiare-legge-sull-aborto.html

[13] https://www.iss.it/documents/20126/6898329/C_17_pubblicazioni_3380_allegato.pdf/d260173a-9c92-5de1-3525-622e370124a9?t=1701761346351

[14] https://www.corrispondenzaromana.it/card-elio-sgreccia-1928-2019-alcune-responsabilita-che-non-si-possono-dimenticare/

[15] Ormai la legge 40 non esiste più di fatto, perché le sentenze della Corte Costituzionale ne hanno modificato totalmente l’impianto. https://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/dal-governo/2024-05-15/procreazione-assistita-nuove-linee-guida-segnale-positivo-resta-incognita-embrioni-congelati-174759.php?uuid=AFTWzzdB

[16] La Corte Costituzionale, con sentenza 14 maggio – 5 giugno 2015, n. 96 (in G.U. 1ª s.s. 10/6/2015, n. 23), ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale degli artt. 1, commi 1 e 2 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), nella parte in cui non consentono il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili, rispondenti ai criteri di gravità di cui all’art. 6, comma 1, lettera b), della legge 22 maggio 1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza), accertate da apposite strutture pubbliche”.

[17] Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.

[18] https://lanuovabq.it/it/non-ce-piu-religione-ruini-scivola-su-aborto-e-cirinna

[19] https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/39639496/aborto-sinistra-tradisce-pure-berlinguer.html

[20] Simone Veil fu l’autrice nel 1975 della legge sull’aborto in Francia.

[21] Scrive Stefano Fontana: “Molti si chiedono oggi con grande disagio spirituale e intima sofferenza: ma la Chiesa è ancora contraria all’aborto? Mille indizi, e ora questo di Ruini, sembrano dirci di no”. https://lanuovabq.it/it/non-ce-piu-religione-ruini-scivola-su-aborto-e-cirinna

[22] https://www.corrispondenzaromana.it/puo-lex-direttore-di-avvenire-sostenere-laborto-e-dirsi-cattolico/