LA CHIESA SI È AUTO-SCOMUNICATA?

QUASI. E SI È ANCHE (QUASI) AUTO-SCISMATA. MA, CON L’AIUTO DI DIO, ANCORA UNA VOLTA LA SALVEREMO

Autore Enrico Maria Radaelli

Edizioni Aurea Domus, Milano 2024, pp. 53; € 15,00
Richiedere a: aureadomus.emr@gmail.com

PRESENTAZIONE.

Uno shock: queste sono le uniche pagine al mondo in cui è illustrata con esattezza e fino in fondo la situazione reale, per quanto drammatica, che la Chiesa sta vivendo, che sta purtroppo volutamente vivendo, da ormai ben undici anni. Come dice il titolo, è proprio così: la Chiesa si è quasi del tutto auto-scomunicata! “Quasi del tutto”, ma, grazie alle evangeliche e decise prese di posizione degli eroici Vescovi e Arcivescovi i Monsignori René Henry Gracida, Jan Pawel Lenga e Carlo Maria Viganò, non del tutto!

Perché auto-scomunicata? Lo chiarisce san Paolo: « Se anche noi stessi o un angelo dal cielo, vi predicassimo un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! » (Gal 1,8): quel « Se anche noi stessi » vuol dire, oggi, “Se anche la Chiesa”, perché è la Chiesa che, nella sua più larga compagine (ma provvidenzialmente, come si è visto, non nella sua totalità), sta da anni predicando un Vangelo tutto diverso dal Vangelo di Cristo.   

Queste pagine spiegano poi anche una seconda realtà, cioè perché la Chiesa si è anche quasi del tutto da se stessa auto-scismata. Anche qui, però, come si è letto, grazie a quegli eroici Prelati sopra visti, sempre solo “quasi del tutto”. 

“Il medico pietoso fa la piaga purulenta”. All’insegna di questo molto assennato motto, queste pagine chiariscono, per finire, perché la Chiesa, di tutto ciò, non ne vuol sapere assolutamente niente. Ma queste pagine invece glielo dicono chiaro e tondo: esse, essendo le uniche che denunciano tutto ciò, e lo fanno senza nascondere nulla, hanno proprio questo fine: svegliare la Chiesa dal suo sonno, riportarla alla realtà, riportarla cioè alla vita, alla comunione con Dio! 

Dunque, dopo la chiara diagnosi, queste pagine si propongono di indicare con altrettanta chiarezza  al più largo numero di fedeli e di Pastori l’unica strada che, per quanto stretta, si rivela assolutamente obbligatoria per far uscire al più presto la Chiesa dalla sua infernale situazione.

Il titolo è in forma interrogativa così da dar modo al lettore di trovare subito, nel sottotitolo, la vitale precisazione: la Chiesa non è – non può essere – una Chiesa auto-scomunicata, e, tanto meno, non è – non può essere – una Chiesa poi veramente auto-scismata, ma c’è mancato poco che divenisse l’una e l’altra, se non fosse stato per un chiaro, e possiamo dire anche senz’altro miracoloso intervento di Dio, giacché Dio, come qui è evidenziato nel quinto capitolo, non è un Dio assente, non è un Dio lontano, ma è “il Dio degli eserciti”, è “il Dio che salva”, è un Dio interventista, tanto interventista che per salvare la Sua creatura si è incarnato e persino immolato, così indicando l’unico tragitto che di volta in volta, di secolo in secolo, col Suo intervento avrebbe salvato quella davvero testarda « giovane cammella leggera e vagabonda » di Ger 2,23 che è la nostra amata povera, ma anche santa e umano-divina Chiesa.

Questo è l’unico libro che spiega i molto colpevoli motivi per cui nessuno, nella Chiesa, tranne, da subito, l’eroico Mons. René Henry Gracida, si è voluto accorgere e quindi ha voluto denunciare la pericolosa, anzi possiamo dire la mortale situazione in cui la Chiesa, nella sua quasi aritmetica unanimità, si è voluta peccaminosamente cacciare con l’eretico, decisamente non cattolico, ma infernale riconoscimento della validità della Rinuncia di Benedetto XVI.

Sono dovuti trascorrere più di undici anni, ma ora a Mons. Gracida si sono uniti l’Arcivescovo Jan Pawel Lenga e il Vescovo Carlo Maria Viganò, e sul fronte della pubblicistica fa rumore il giudizio di un illuminato e apprezzato storico della Chiesa come il Prof. Massimo Viglione, che finalmente, a p. 237 del suo recentissimo Habemus Papam?, scrive: « l’ipotesi di Radaelli è probabilissima ».

In realtà essa non è un’ipotesi, ma è la dimostrazione scientifica e palmare della verità di tutto quanto si è detto. 

In altre parole è il grido della verità stessa, che si eleva alto, innocente e puro come quello del fanciullo della fiaba di Andersen, per dire a tutti: ai Pastori della Chiesa, a tutta la Chiesa, a tutto il mondo: « Il Re è nudo! », cioè “La Rinuncia è invalida! E Benedetto XVI è ancora il solo e unico Papa, anche se eretico! È a lui che si dovrà dare al più presto un Successore”

A questo punto sarà bene, come si legge in queste pagine, che il più largo numero di Cardinali validi, ossia creati fino a Benedetto XVI, prenda al più presto atto della situazione illustrata in La Chiesa si è auto-scomunicata?, e con cuore contrito abiuri col più cristiano coraggio ogni e tutti gli insani atti compiuti a partire dall’improvvida, eretica e fuorviante approvazione della Rinuncia e si riunisca in un vero e stavolta sì legale e impeccabile Conclave per eleggere il vero Successore di Benedetto XVI, così riportando la Chiesa in comunione con Dio, dopo essere stata vicina alla morte come mai prima.  

fonte aldomariavalli.it

Radaelli: “Dopo la rinuncia (invalida) di Benedetto XVI la Chiesa si è auto-scomunicata”. E ora?

Può la Chiesa auto-scomunicarsi e perfino auto-scismatizzarsi? Nel suo ultimo, breve saggio (destinato, come gli altri, a far discutere) il professor Enrico Maria Radaelli dice di sì. Anzi, dice che questa è proprio la situazione in cui si trova la Chiesa cattolica oggi.

Auto-scomunicata? Sì, come mette in guardia san Paolo: “Se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicassimo un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!” (Gal 1,8).

Auto-scismatizzata? Sì, perché è evidente che la Chiesa, Corpo mistico di Cristo, non è mai stata così divisa in sé stessa, scissa, stravolta.

Il dramma, per Radaelli, nasce con la rinuncia di Benedetto XVI dell’11 febbraio 2013, rinuncia in netta contraddizione con il dettato evangelico. Rinuncia totalmente invalida perché papa Ratzinger (lo diciamo in termini semplici) con la sua scelta ha preteso di dividere Pietro, la roccia, in due: un Pietro che regna e un Pietro che prega. Ma le parole di Gesù (“Tu sei Pietro e su questa pietra…”) non permettono nulla di simile. Non si può “spacchettare” la funzione papale. Non si può avere un Pietro 1 e un Pietro 2. Di conseguenza, il papato emerito è un’emerita aberrazione, ma, ciò che più conta, la rinuncia di Papa Ratzinger va considerata invalida, nulla, mai esistita perché impossibile. E se la rinuncia è stata invalida, tale è anche l’elezione del successore.

Ora, che fare?

La proposta del professor Radaelli è tanto semplice quanto sconvolgente. L’autore la rivolge direttamente ai Cardinali: almeno tre Porporati riconoscano che la rinuncia di Benedetto XVI dell’11 febbraio 2013 è stata invalida e che tutti gli atti del Magistero seguiti a quella data sono dunque nulli. I medesimi Cardinali riconoscano che il Conclave del 13 marzo 2013 è stato anch’esso invalido. Infine si convochi, con chi ci sta, un nuovo Conclave per eleggere il legittimo Successore.

Fantapolitica ecclesiastica? Secondo Radaelli, no. Qualcosa si sta muovendo. Lo sciagurato pontificato di Bergoglio (che per Radaelli è un anti-pontificato) sta aprendo gli occhi a molti. Occorre solo che alcuni Principi della Chiesa prendano il coraggio (e che coraggio) a due mani e portino alle estreme e logiche conseguenze il processo che nasce con la presa d’atto che la Rinuncia di Benedetto XVI è stata invalida.

Radaelli, già autore del saggio Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro, torna qui su temi che lo appassionano da tempo e che, a suo avviso, dovrebbero interrogare ogni fedele, ma soprattutto i Pastori ancora degni di questo nome. Perché “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29). Il medico pietoso, ricorda, fa la piaga purulenta. E alla necrosi manca poco, ormai.

*Enrico Maria Radaelli, docente di Filosofia dell’estetica, e director of Department of Æsthetic Phylosophy of International Science and Commonsense Association (Rome), ha collaborato per tre anni alla cattedra di Filosofia della Conoscenza di Antonio Livi (sezione
Conoscenza estetica) della Pontificia Università Lateranense. È curatore unico dell’Opera omnia di Romano Amerio.