Per padre il diavolo — Introduzione al problema ebraico secondo la Tradizione cattolica

Autore don Curzio Nitoglia

Effedieffe pag. 624 € 28,00

Se il Giudaismo è veramente ribelle a Dio, e per questo è decaduto dalla sua vocazione, Lucifero è veramente il suo simbolo

Per padre il diavolo è considerabile come una summa della dottrina cattolica tradizionale sulla questione ebraica — anteriore cioè alle deformazioni conciliari e postconciliari — studiata da un punto di vista teologico, politico, economico ed etnico, alla luce della S. Scrittura, della Tradizione patristica e scolastica, del Magistero tradizionale e dei migliori autori controrivoluzionari, che hanno scritto sul complotto ebraico/massonico contro la Chiesa romana negli ultimi secoli.

La Chiesa ha sempre condannato l’odio gratuito del sangue ebraico (contrario alla morale cristiana e che comporta gravi pericoli per la Fede, ovvero il disprezzo dell’Antico Testamento), ma Essa non ha mai condannato la lotta al pensiero giudaico-talmudico: al contrario ne è sempre stata la principale maestra. La giustizia e la carità non escludono la prudente e moderata difesa. Non è antisemitismo parlare dei difetti o pericoli del Giudaismo. Per nulla animato da sentimenti di razzismo, il presente testo affronta dunque il problema giudaico con uno spirito di vera carità, poiché non c’è niente di più dannoso per gli Ebrei che nascondere o far dimenticare loro le verità fondamentali della Rivelazione, lasciandoli nell’illusione di essere prediletti da Dio come prima del Calvario.

Se è teologicamente vero che quanto all’elezione iniziale gli ebrei sono certamente amati per ragione dei Padri loro (restano cioè il popolo eletto), non così allo stato attuale del giudaismo; il primato salvifico diviene purtroppo, col rifiuto di Cristo, primato di condanna. Se la conversione sarà definitivamente rifiutata, allora la irrevocabilità della vocazione salvifica si trasformerà nella irrevocabilità della condanna.

I presupposti teologici/storici/geopolitici sono evidenti: la costante contrapposizione tra Dio e Satana corrisponde, nel tempo storico, ad una contrapposizione altrettanto irriducibile tra Chiesa e Sinagoga, tra Città di Dio e Città di Satana. Tale opposizione è talmente fondamentale che dopo l’Incarnazione del Verbo sono possibili all’uomo soltanto due vie e due civiltà: quella cristiana e quella ebraica.

L’eco di questa contesa tra Chiesa e Sinagoga ha riempito duemila anni di storia. E dopo due millenni, siamo giunti molto probabilmente in prossimità di un tempo realmente apocalittico: da un lato il complotto della Sinagoga contro la Chiesa, dall’altro lo spirito cabalistico-massonico che ha invaso ogni cosa e che respiriamo ormai come l’aria che ci circonda.

L’apparente sconfitta delle forze del bene sembra poter essere imminente. Ciononostante, non dobbiamo darci per vinti, seguendo l’esempio di San Tommaso Moro, che così scriveva: “O Signore fate che non mi scandalizzi davanti al male ed al peccato, ma datemi la forza di porvi rimedio”. A noi, oggi, non restano che due vie: cristianizzarci o giudaizzarci. E qual è la miglior difesa che hanno i Cristiani per non lasciarsi contaminare dal Giudaismo? È non il pogrom, ma Gesù Cristo stesso. La Chiesa cattolica è e rimarrà per sempre il principale nemico del Kahal.

Voce descrittiva del libro:

L’autore, nel comporre questo libro, è partito ponendosi le seguenti domande: donde viene e dove va il Giudaismo post-templare? Chi lo guida e chi lo ispira? Per rispondere sono stati ripercorsi i passaggi decisivi del popolo dell’Antica Alleanza nella storia e ne è stata descritta l’involuzione religiosa — ebraismo, giudaismo, cabala, talmudismo —, di cui si analizzano le ripercussioni teologiche, filosofiche, politiche e sociali anche in rapporto alle altre Nazioni. Inoltre, attraverso un decennale lavoro di confronto svolto tra teologia patristico-cattolica e autorità rabbinica, l’autore è stato in grado di ricercare le radici di un conflitto di durata bimillenaria, la cui portata assume particolare valore nel collegare tale conflitto – tra Giudaismo e Cattolicesimo – ai nostri giorni, mettendo perfettamente in luce le ragioni di un problema che ha attraversato l’intera storia moderna e che, sul piano storico (e dunque geopolitico), segna indelebilmente l’età contemporanea con la fondazione del moderno Israele, in cui ciò che specifica la speranza degli ebrei è una fase a tempo indeterminato di dominio temporale su questo mondo. L’opera di Curzio Nitoglia non manca poi di denunciare le contraddizioni e gli errori insiti nella teologia cattolica post-conciliare in merito al rapporto con i “fratelli maggiori”. La vera teologia insegna che se vogliamo davvero bene agli Ebrei, dobbiamo predicare la verità così come Gesù Cristo l’ha predicata e così come la Chiesa — mediante i suoi Dottori — ce la propone a credere, senza annacquamenti. Non deve diminuire o mutare, perciò, la carità stabilita dalla tradizione cristiana: una carità da non intendersi come «sentimentalismo che non corregge e che lascia diritto all’errore, ma che consiste nel procurare il vero bene». Una carità finalizzata alla conversione di Israele a Cristo, premessa alla fine dei tempi.

don Curzio Nitoglia, nato a Roma nel 1957, ha studiato filosofia con Augusto Del Noce, poi ha compiuto gli studi ecclesiastici ed è stato ordinato sacerdote in Svizzera nel 1984. Ha collaborato con varie riviste ed ha un sito web www.doncurzionitoglia.com.