La Vera Natura Del Protestantesimo

fonte doncurzionitoglia.wordpress.com

Autore don Curzio Nitoglia

Prima parte 28/06/2023

La Vita Di Lutero

Infanzia e giovinezza

Per capire meglio la dottrina luterana occorre studiare prima la vita e la personalità di Lutero.   

Martin Lutero, nacque il 10 novembre 1483 a Eisleben, in Sassonia e morì 1546. In séguito, Martin s’iscrisse all’Università d’Erfurt, dove studiò la filosofia nominalista, che era fortemente influenzata da Guglielmo Occam. Nel 1505 Lutero raggiunse il grado accademico di “Maestro in filosofia” (cfr. L. Cristiani, Du Luthéranisme au Protestantisme, Parigi, Bloud, 1911; J-M Gleize, Il vero volto di Lutero, Albano Laziale, Edizioni Piane, 2017).  

La “vocazione”

L’anno 1505 è fondamentale nella vicenda del monaco tedesco, poiché. oltre alla laurea egli fece un voto imprudente, in séguito a un temporale: durante il quale (2 luglio 1505) un fulmine aveva ucciso un suo amico, che camminava accanto a lui e aveva risparmiato, per un soffio, Martin – ed entrò, così, in convento appena 15 giorni dopo (17 luglio 1505) presso i monaci agostiniani di Erfurt e fu ordinato sacerdote il 3 aprile 1507 (neppure 2anni dopo l’incidente del fulmine) a 24 anni. Lutero studiò teologia solo dopo l’ordinazione sacerdotale, e soltanto per 18 mesi, dopo di che fu nominato professore all’Università di Wittemberg nell’autunno del 1508.

Agostiniani osservanti e rilassati

Nel 1510 andò a Roma per cercare di ricomporre una lite avvenuta nel suo Ordine che aveva spaccato in due gli Agostiniani divisi tra “osservanti” e “conventuali” (restii all’osservanza della Regola). Lutero inizialmente stette con gli “osservanti”, ma non riuscì a riportare una vittoria e fu così che si allineò con i “conventuali”; ossia, i rilassati, che divennero presto la maggioranza la quale trascinò dietro di sé tutto l’Ordine (cfr. H. S. Denifle, Luther et le Luthéranisme, tr. fr., Parigi, 1905, 4 voll.; J. Paquier., Luther, in Dictionnaire de Théologie Catholique, Parigi, 1903-1972, vol. IX, 1a parte, col. 1146-1335).

La morte

A 63 anni Lutero passò a Eisleben, durante la sera avvertì una certa oppressione al petto, dopo poco salì in camera da letto e morì durante la notte.

Qualcuno ha detto che Lutero si sarebbe impiccato a una colonna del baldacchino del letto, ma la versione è dubbia (cfr. A. Fliche – V. Martin, Storia della Chiesa, Torino, Saie, 1960, tomo XVI, pp. 102 ss.).

Il vero volto di Lutero: la Personalità di Lutero

Lutero aveva una personalità dotata di natura focosa e malinconica, soggetta a notevoli sbalzi di umore; aveva un’anima angosciata, “Lutero viveva in una tristezza cronica frutto del suo temperamento squilibrato ed esasperato dalle sue ossessioni.” (J.-M. Gleize, op. cit., p. 27).

Lutero “Profeta del XVI secolo”

Lutero “si considera incaricato di una missione” (cit., p. 28), la missione è quella d’essere il Profeta della nuova Chiesa spirituale, non più fondata sulla Gerarchia e sul Papato, ma sulla santità. Si può, quindi, definire Lutero “Il Profeta del XVI secolo”. Egli, infatti, ha cambiato (in peggio) il mondo moderno, che dal punto di vista filosofico con Cartesio († 1650) ha messo il pensiero dell’uomo al posto di Dio Creatore: “Cogito ergo sum”. Il frate tedesco († 1546), in campo religioso, ha introdotto la medesima rivoluzione soggettivistica e individualistica, per cui ha messo il “Libero esame” di ogni individuo al posto della Tradizione apostolica e del Magistero ecclesiastico nell’interpretazione della S. Scrittura: “Sola Scriptura”. 

Commento luterano all’«Epistola ai Romani» di San Paolo

La dottrina ereticale luterana sulla giustificazione per la Sola Fides e sul peccato originale fu composta da Lutero, tra il 1515 e il 1516, quando tenne un corso sull’Epistola ai Romani di san Paolo.

Le “95 Tesi” luterane

Il 31 ottobre del 1517 Lutero affisse alla porta principale della cappella del castello di Wittemberg un opuscolo contenente 95 Tesi sulle indulgenze. Da quel giorno Lutero divenne improvvisamente un eroe nazionale. Uno sviluppo così rapido e repentino è paragonabile solo a quello dell’islam dopo soli 10 anni dalla morte di Maometto (cfr. J. Paquier, cit., col. 1152).

I Papi rinascimentali

Certamente nella rivolta luterana ebbe un certo peso anche la responsabilità di molti uomini di Chiesa, che in epoca rinascimentale avevano assorbito il veleno dell’Umanesimo,  dell’immoralità del naturalismo neopagano e soprattutto del cabalismo giudaizzante. Occorre sempre distinguere tra gli uomini di Chiesa e la funzione giuridica ch’essi esercitano; essi restano sempre uomini, anche se fossero chiamati a esercitare la più alta autorità nella Chiesa (cfr. Leone XIII, Lettere Depuis le jour, 8 settembre 1899; Pio X, Enciclica Edita saepe, 26 maggio 1910; Pio XI, Enciclica Ecclesiam Dei, 12 novembre 1923; Pio XII, Enciclica Mystici Corporis, 20 luglio 1943), come Giuda che quanto all’essere era “Apostolo di Cristo”, ma quanto all’agire era “un diavolo” (Giov., VI, 71-72) in quanto traditore di Gesù. Lo stesso san Pietro, appena ricevuta da Gesù l’investitura a essere la “roccia” sulla quale Egli avrebbe fondato la sua Chiesa (Mt., XVI, 18), fu apostrofato severamente dal Redentore come “satana” e invitato ad allontanarsi, poiché lo avrebbe ostacolato nel suo compito di salire a Gerusalemme per esservi crocefisso (Mt., XVI, 23). 

Si può ritenere che il protestantesimo sia stato il castigo della condotta rilassata e naturalista di quest’epoca, che aveva infettato, non pochi sacerdoti, religiosi e perfino alti prelati e Papi (cfr. L. von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medioevo, vol. IV; Storia dei Papi nel periodo del Rinascimento, t. II, Roma, Desclée, 1912). Tuttavia, Dio da ogni male sa far suscitare un bene maggiore e, così, dal flagello luterano fece sorgere la sana Controriforma tridentina (Concilio di Trento, 1545-1563) ricca di teologia, di santità, di arte e di cultura integralmente cattolico/romana.

Le tappe della rivoluzione luterana

Oramai, Lutero si era gettato totalmente nella mischia e si era rivoltato apertamente e totalmente contro la Chiesa in sé e non contro le deviazioni degli uomini di Chiesa. La rivolta luterana si fondava su 4 motori: 1°) odio contro la Messa; 2°) odio contro il Papa; 3°) odio contro gli Ordini religiosi e il Sacerdozio sacramentale; 4°) infine, odio contro la filosofia e teologia scolastica.

Il Papato è l’Anticristo; il peccato originale – secondo il frate tedesco – ha totalmente distrutto le capacità della ragione e della libera volontà umana, contrariamente a quanto Dio ha rivelato nella Tradizione e nella Scrittura, il Magistero ha insegnato e la Scolastica (specialmente tomistica) ha mirabilmente esposto con ragionamenti teologici. 

Il “complesso antiromano di Lutero, si accompagnò a un pangermanesimo precursore dell’Idealismo tedesco e del neopaganesimo teutonico. Purtroppo, la Germania in gran parte si schierò con Lutero.   Il Nunzio apostolico in Germania rivelò che i 9/10 della Germania  gradavano “W Lutero!”. Per essi l’Italia e Roma simboleggiavano la decadenza, la Germania, invece, la forza e l’avvenire. In breve Los von Rom! (Lontano da Roma!). Lo spirito dei vecchi barbari convertiti alla cultura latina e al Cristianesimo dai monaci benedettini, rinacque nel XVI secolo e cancellò quanto di buono nell’ordine naturale e soprannaturale Roma aveva dato loro in circa 1000anni. 

“Lutero è stato l’uomo della Germania, vale a dire, catalizzatore delle tendenze profonde dello spirito germanico, che è sostanzialmente agli antipodi di quello latino e mediterraneo” (Gleize, cit., p. 74).

Su questo punto tornerò con un’appendice alla fine degli articoli su Lutero. 

Le “ossessioni” di Lutero

Fra Martin aveva un carattere molto scrupoloso, pessimista, angosciato e ossessionato, forse vi era anche un elemento patologico nella sua personalità. Monsignor Leone Cristiani ci fa notare, però, che se tutto ciò è vero e certo, non bisogna tuttavia esagerare l’entità di questi fenomeni. 

«Martin Lutero ha il temperamento, robusto e sanguigno, di un contadino sassone. È un uomo d’azione, un impulsivo, che va avanti senza guardare né a destra né a sinistra, avanza diritto avanti a sé, non sa più ciò che ha detto ieri e non cerca di ricordarselo. Da qui le sue contraddizioni. […]. Il suo sovraffaticamento gli provoca un esaurimento, aggravato dalla noncuranza nei confronti della salute, il suo nervosismo e la sua ansia non aiutano le cose. Gli capita di provare stordimento e vertigini. Né bisogna trascurare il bere: 

“Lutero diventa un alcolizzato. […]. L’eccesso d’acido urico aumenta la sua impulsività. […]. Lutero è un ubriacone. All’intemperanza nel bere aggiunge quella nel mangiare. Quest’intemperanza nel bere è il principale rimedio cui ricorre per soffocare la sua disperazione”» (Gleize, cit., p. 65 e 73). 

In Lutero si nota anche un certo influsso del mondo preternaturale. Per esempio, egli stesso dirà che durante il periodo (1521-1522) in cui compose il “De abroganda Missa privata”, «il diavolo era diventato suo professore di teologia, ispirandogli il trattato sull’abrogazione della Messa», che respira un odio satanico e infernale contro il Sacrificio della Messa. 

Lutero dispera dei propri sforzi. Questa disperazione cieca e assoluta troverà compensazione in una fiducia altrettanto cieca e assoluta. “La dottrina di Lutero, è un amalgama di due estremi, è profondamente squilibrata” (Gleize, cit., pp. 57-58).

Lutero è conosciuto anche per la violenza che usa nel parlare in pubblico: 

“È affascinante nell’arte d’arringare le folle. […]. Vi si scorge un insolito impulso. […]. Non si sente più padrone di sé. […]. Esercita un magnetismo potentissimo che soggioga le folle, le quali s’inchinano davanti a Lutero come davanti a un Profeta ispirato. […]. Lutero ha la parola facile. […]. Lutero non è un pensatore speculativo e non è neppure un logico …” (Gleize, cit., p. 66-68).

A “sinistra” di Lutero

Alcuni discepoli scavalcarono Lutero nella sua forza rivoluzionaria e stavano per prenderne il posto (come succede a quasi tutti i rivoluzionari, che come lo «stregone» sono fagocitati dall’«apprendista stregone»). 

Nel 1522 Andreas Bodenstein (1480 – 1541), noto sotto il nome di Carlostadio, essendo nato a Karlstadt una città della Franconia. Nel 1520 Carlostadio si avvicinò alle tendenze preilluministiche e quietistiche del Luteranesimo, che avrebbero voluto abolire i Sacramenti, ogni forma di culto liturgico e di società cristiana. Carlostadio in séguito divenne nemico giurato di Lutero e si rifugiò a Basilea in Svizzera ove insegnò teologia per molti anni e infine morì nel 1541.  

L’altro contestatore più luterano di Lutero fu Thomas Münzer (1493 – 1525). Egli compì gli studi a Lipsia per finire poi a Brunswick. Nel 1521 si rifugiò in Boemia, espulso dalla quale si mise a percorrere la Baviera, per ritornare – nel 1523 – in Sassonia, ove svolse il suo apostolato più intenso e violento, fatto di prediche virulente e triviali. Abbandonò Lutero e si avvicinò alla corrente preilluministica del protestantesimo, abrogando non solo la Messa, ma anche il Battesimo e dando nascita al movimento anabattista (Cfr. P. Parente – A. Piolanti – S. Garofalo, Dizionario di Teologia dommatica, Proceno, Effedieffe, V edizione, 2018, voce Anabattisti). Nel 1525 provocò la guerra dei “contadini” e, dopo la sconfitta, fu messo a morte il 27 maggio del 1525. 

Frattanto Lutero l’8 marzo del 1522 a Wittemberg salì sul pulpito e predicò “la propria infallibilità, presentandosi come un Profeta” (Gleize, cit., p. 60). Perciò, tre anni dopo, Münzer e Carlostadio essendo stati espulsi dalla Sassonia, Lutero riprese il controllo del movimento protestante, che stava per sfuggirgli di mano. 

Nella seconda parte vedremo meglio la dottrina luterana e nella terza la questione dell’opposizione neopagana e neo/germanica a Roma e al Cristianesimo romano. 

d. Curzio Nitoglia

seconda parte 28/06/2023

La dottrina di martin Lutero

La propaganda luterana contro il Papa

Lutero ha attaccato violentemente e volgarmente il Papato, in varie opere sue, abilmente accompagnate da xilografie, che ne hanno assicurata un’ampia recezione anche da parte delle masse incolte e illetterate (Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca del 1520; La cattività babilonese della Chiesa del 1520; La libertà del cristiano del 1520; Anticristo del 1520; Antitesi illustrata della vita di Cristo e dell’Anticristo del 1521; Significato delle due orribili figure, del Papa-asino e del vitelmònaco del 1523; Il Papato coi suoi messo in figura e in scrittura del 1526; Piccolo catechismo e Grande catechismo del 1529; Ritratto del Papato del 1545; Discorsi a tavola del 1546; Contro il Papato di Roma fondato dal diavolo del 1546). Lutero da abile propagandista ha capito l’importanza delle immagini caricaturali, raffiguranti il Papa e la Chiesa di Roma, ognuna delle quali per le masse incolte vale un libro intero. Il suo metodo propagandistico è stato ripreso dall’Illuminismo, dal Liberalismo, dalla Massoneria, dal Bolscevismo, dal Modernismo, dalla Rivoluzione culturale sessantottina e oggi dalla “TV”. 

Il Nominalismo filosofico/teologico di Lutero

Dal punto di vista filosofico Occam col suo Nominalismo ha influito sulla genesi del pensiero protestantico di Lutero. L’odio per la metafisica di Platone, d’Aristotele e di San Tommaso ha portato il francescano inglese – già nei primi anni del Trecento – a negare che si possa conoscere la realtà e la verità, a negare che esistano non solo concetti universali capaci di esprimere la realtà, ma anche le essenze o le nature universali a solo vantaggio dell’individuo.

Tutto questo ha dato luogo all’Individualismo religioso (Luteranesimo: “Sola Scriptura”), filosofico (Cartesianismo: “Cogito ergo sum”), politico (Machiavellismo/Liberalismo: “La Ragion di Stato senza la morale”). 

Questi tre errori aprono la porta al soggettivismo relativista, scettico e agnostico: nulla è certo, al massimo ognuno ha la sua opinione personale e interpreta la S. Scrittura come vuole. La Modernità idealistica è contenuta in germe nell’Occamismo e nel Luteranesimo. Essa segna la rottura con la classicità greco/romana, con la Patristica e con la Scolastica, in breve con la Res Publica Christiana, ossia con la Cristianità medievale retta e diretta dal Papa come Vicario di Cristo assieme all’Impero quale antemurale della Chiesa, ossia braccio armato della Chiesa disarmata. 

La Modernità nasce anche con Lutero

Già con Occam, poi con l’Umanesimo e il Rinascimento e, quindi, con Lutero finisce un’era tradizionale e classica e inizia formalmente ed esplicitamente, in maniera irreversibile, un’altra rea progressista e moderna, antesignana dell’Idealismo, del Modernismo, il “Collettore di tutte le eresie” (S. Pio X) e del Nichilismo post-moderno (Nietzsche, Marx, Freud, Jung, Scuola di Francoforte e Strutturalismo francese). 

La nascita delle religioni nazionali e degli Stati nazionali apre la via alla nascita dell’Assolutismo e alla morte del Sacro Romano Impero, che avverrà formalmente con la fine della Prima Guerra Mondiale (1918). Oggi le Nazioni sono state rimpiazzate dal Mondialismo, dal “Tempio Universale” e dalla “Repubblica Universale” – progettati dal Cabalismo italiano del Quattro/Cinquecento, dalla Massoneria, dall’Alleanza Israelitica Universale – quale autostrada al Regno dell’Anticristo. 

Purtroppo lo spirito paganeggiante, ma ancor più quello giudaizzante, talmudico e cabalistico dell’Umanesimo è penetrato nelle menti degli uomini di Chiesa ed anche di alcuni Papi rinascimentali “gran signori, […] dotti mecenati,  che vivono nel lusso e colgono ogni possibile occasione per far festa. I carnevali romani sono famosi in tutto il mondo così come le feste mitologiche per la glorificazione dei Papi. […]. Nepotismo, mondanità, sete di potere, vita spesso dissipata: queste sono le caratteristiche non proprio esemplari del Papato rinascimentale. […]. Come la Chiesa abbia potuto sopravvivere alle persecuzioni e alla vita scandalosa di numerosi suoi prelati è un vero miracolo” (A. Pellicciari, Martin Lutero, Siena, Cantagalli, 2012, pp. 27-28). Perciò non dobbiamo disperare oggi che Essa potrà sopravvivere anche alla crisi neo/modernistica, che l’avvolge da oltre mezzo secolo.  

Sunto della dottrina luterana

Lutero ha creduto di aver trovato in San Paolo (Commento alla Lettera ai Romani, 1515-1516) il principio e il fondamento del suo sistema teologico, che può essere sintetizzato così: 1°) la sola fede senza le buone opere basta a santificare o giustificare l’uomo; 2°) la giustizia originale è connaturale all’uomo, è dovuta alla natura e non è un dono gratuito di Dio; 3°) il peccato originale ha distrutto la ragione rendendola incapace di conoscere la verità ed ha distrutto anche il libero arbitrio, che è totalmente assente; 4°) perciò l’uomo non è responsabile dei suoi atti e non è risanabile neppure da Dio; 5°) la Redenzione e la santificazione della natura umana sono puramente estrinseche all’uomo: sono come un manto che copre il peccato, ma non lo cancella; 6°) la santificazione è solamente opera di Cristo che si sostituisce all’uomo, il quale non deve cooperare all’opera della Redenzione; 7°) la grazia santificante non è presente nell’anima dell’uomo giustificato; 8°) l’unico atto buono che può compiere l’uomo è la fede fiduciale, ossia, abbandonarsi a Dio confidando solo nella Sua misericordia e nel perdono dei propri peccati, senza lottare contro di essi, pentendosene e riparandoli; 9°) i Sacramenti sono inutili e non conferiscono la grazia; 10°) la Chiesa gerarchica è un’invenzione umana e non un’Istituzione divina, tra l’individuo e Dio non vi è nessun intermediario; 11°) la vera Chiesa di Cristo è invisibile ed è la comunità dei predestinati (Cfr. P. Parente – A. Piolanti – S. Garofalo, Dizionario di Teologia dommatica, Proceno di Viterbo, Effedieffe, V edizione, 2018, voce Luteranesimo e Protestantesimo).  

Odio luterano contro Dio 

Tutto ciò ha portato Lutero quasi all’odio verso la giustizia di Dio, non avendo ben formato in sé il concetto della Sua misericordia. 

Un anno prima di morire, nel 1545, Lutero ha scritto nella Prefazione alla sua Opera omnia: “Nonostante l’irreprensibilità della mia vita monastica, mi sentivo peccatore davanti a Dio; la mia coscienza era molto inquieta. Perciò, non amavo quel Dio vendicatore, anzi l’odiavo e mormoravo in segreto contro di lui”.

Da qui è nata la sua eresia della giustificazione solo mediante la fede fiduciale in Dio, senza le buone opere, per cui basta avere fiducia di salvarsi e ci si salverà, anche se non si osservano i 10Comandamenti di Dio: “Pecca fortiter, sed fortius crede / pecca fortemente (M. Lutero, Lettera a Melantone, 1° agosto 1521), ma spera ancor più fortemente di salvarti”. Come si vede la dottrina luterana è la distruzione della vita morale e della religione poiché spinge al peccato contro lo Spirito Santo, ossia alla presunzione di salvarsi senza merito e all’impenitenza finale. 

L’odio contro Dio è connaturale al Protestantesimo e porta con sé la rivolta contro la Chiesa romana fondata da Gesù su Pietro. Non si può capire lo scisma luterano da Roma se non si ha presente la rivolta di Lutero contro la giustizia divina a causa dell’eresia sulla corruzione sostanziale della libera volontà umana.  Per esempio nella terza Tesi di Wittenberg si legge: “L’uomo diventa simile a un albero marcio e può volere e fare solo il male” e nella quinta Tesi: “La volontà umana non è libera di scegliere il bene o il male, ma è schiava [del male]”.

Lo scatenamento dei sentimenti e delle passioni

Lutero ha saputo spargere il veleno della sua dottrina ereticale con molta sagacia, utilizzando un linguaggio semplice, chiaro, caricaturale, ironicamente volteriano e accessibile a tutti. Egli è stato un vero maestro della “propaganda popolare”, aiutata dalla recente invenzione della stampa abilissimamente impiegata da lui tramite messaggi brevi, lapidari, slogan, facili da capire, imparare a memoria e poi ripetere. L’odio contro l’ordine divino è scatenato da Lutero tramite quest’abile propaganda, la quale mira a parlare al cuore e al sentimento più che alla ragione, odiata da Lutero al pari di Dio e della Chiesa e definita da lui “la Prostituta del diavolo”. Come si vede in Lutero si trovano in potenza gli elemento basilari del Nichilismo filosofico del XXI secolo, che odia e vuol distruggere la logica, la morale e l’essere creato e Increato. Nietzsche, Marx, Freud, Jung, il Sessantotto (con la Scuola di Francoforte e lo Strutturalismo francese) non hanno inventato nulla di nuovo, lo hanno ripescato e riproposto con tutta la forza delle passioni scatenate dalla musica pop, dall’alcol e dalle droghe ed hanno sfondato le ultime barriere che ancora difendevano lo Stato, la famiglia e perfino l’individuo nell’interiorità della sua anima, la quale è stata violata attraverso l’influsso nefasto esercitato dallo scatenamento delle passioni sulla sensibilità (“nihil in intellectu quod prius non fuerit in sensu / niente entra nell’intelletto se prima non è passato attraverso i sensi”). Solo Dio, infatti, può agire direttamente sull’essenza dell’anima, ma il diavolo e i suoi suppositi (tra cui spicca Lutero) possono, mediante i sensi esterni e interni dell’uomo, cercare di influire sul suo intelletto e sulla sua volontà. Il subconscio, il sentimentalismo e l’esperienza religiosa del sistema modernistico affondano le loro radici nel Luteranesimo, che ha raggiunto il suo zenit con il Modernismo e il Sessantotto. 

L’uomo non è libero

Dopo aver snaturato Dio, anche l’uomo è stravolto e quasi distrutto da Lutero, secondo il quale la volontà umana è “schiava”, non è per nulla libera e non è, quindi, responsabile delle sue azioni. Nella sua opera De servo arbitrio del 1525 Lutero scrive che l’uomo è come un cavallo sul quale possono salire due cavalieri senza che lui possa far nulla per volerlo o impedirlo: “Se sale Dio, l’uomo va e vuole dove va e vuole Dio. Se vi sale il diavolo, l’uomo va, dove il diavolo lo conduce. Non dipende da lui dove andare, sono i cavalieri che decidono”. 

Inoltre Dio non vuole che tutti si salvino, ma alcuni li predestina alla dannazione, senza alcuna loro colpa. Si capisce come un “Dio” simile, se per assurdo esistesse, sarebbe malvagio e degno di odio. Lutero ha distrutto la natura stessa di Dio, che non è il Dio Padre, Onnipotente, Provvido e Misericordioso dell’Antico e Nuovo Testamento e non ha nulla a che fare con Gesù Cristo; sembra piuttosto il “Dio cattivo”, che appartiene alla visione dualistica dello Gnosticismo manicheo e si contrappone a quella del Cristianesimo. Un “Dio” che crea degli uomini per mandarli eternamente all’inferno sarebbe un mostro, anzi un diavolo. 

L’odio di Lutero contro Dio e la Chiesa romana traspare dal linguaggio dell’ex frate tedesco, che è violento, passionale, volgare, retorico, demagogico quasi “sindacalistico”. Il linguaggio tipico del rivoluzionario è impregnato di odio e di violenza e trova facile accoglienza nell’animo umano ferito dal peccato originale, il quale lo inclina più facilmente al male che al bene, all’odio che all’amore, alla violenza che all’equilibrio. Si ritrova qui nitidamente tratteggiato il quadro delle “Due Città”, dipinto da S. Agostino nella Città di Dio: da una parte l’amore di Dio, che porta l’uomo a sentire umilmente di sé (Città di Dio) e dall’altra parte l’amore di sé, che lo spinge all’odio di Dio (Città di Satana). La storia umana è fatta dallo scontro continuo di queste due Città e di queste due filosofie, che si attaccheranno tutti i giorni sino alla fine del mondo, con alterne vicende, ma con il trionfo finale della Città di Dio.

Lutero non voleva cercare la verità e dibattere, ma voleva solo insultare, ridicolizzare, aizzare odi e rancori, essendo ripieno di odio contro Dio e quindi contro le sue creature. Il “principio e fondamento” del Luteranesimo è l’odio metafisico e demoniaco contro Dio, la sua Chiesa e le sue creature umane. Egli prima ha scatenato metà Germania contro Roma e poi i Prìncipi tedeschi contro i contadini. 

La guerra contro i “contadini”

Per “contadini” qui s’intende non solo coloro che, lavoravano la terra, ma il popolo in generale che viveva nella povertà. Questo popolo prima è stato carezzato e adulato da Lutero, ma poi gli si è rivoltato contro come lui si era rivoltato contro il Papa. Il popolo ha iniziato a non obbedirgli più, allora Lutero si è schierato con i Prìncipi e li ha aizzati contro il popolo che avrebbe dovuto obbedire all’autorità sua e dei Prìncipi e non contestarla. Lutero ha incitato violentemente i Prìncipi a combattere i contadini, a “strangolarli, impiccarli, bruciarli, decapitarli” (Contro le bande brigantesche e assassine dei contadini, 1525). In una predica del 1526 Lutero ha sostenuto che “il popolo e la massa sono e restano non-cristiani” perché hanno avuto il torto di non averlo seguìto. Tutto ciò Lutero l’ha affermato mentre si era già rivoltato contro il Papa e l’Imperatore, appoggiandosi ai Prìncipi tedeschi, senza i quali il Luteranesimo non avrebbe attecchito. Circa 100 mila contadini saranno uccisi nella sanguinosa guerra mossa loro dai Prìncipi tedeschi e durata circa 8anni. Lutero nella sua opera Se le soldatesche possano andare in Paradiso, conformemente alla sua ideologia, ha sostenuto che l’autore di tali massacri era Dio.  

L’unità religiosa dell’Europa ha iniziato a morire con la Pace di Augusta (1555), che riconobbe ai Prìncipi protestanti il diritto d’imporre ai propri sudditi il culto riformato nei loro territori (“cujus regio ejus et religio / la religione di ognuno è quella del suo re”). Le ultime vestigia del Sacro Romano Impero sono state abbattute dalla Prima Guerra Mondiale, che ha rimpiazzato l’Impero o il Regno sociale di Cristo col Nuovo Ordine Mondiale o il Regno sociale di Satana. Certamente il Luteranesimo è una pietra miliare di questo Nuovo Ordine Mondiale, che è l’anticamera del Regno dell’Anticristo.

Lutero più che un’innovazione nella storia della Chiesa e dell’umanità ha segnato un’involuzione. Infatti, il suo nazionalismo esasperato gli ha fatto fondare una “chiesa” nazionale, l’ha fatto rivolgere ad un solo popolo, come succedeva nel Vecchio Testamento, che è stato rimpiazzato dal Nuovo ed Eterno Testamento, in cui Gesù chiama tutti gli uomini di tutte le Nazioni ad entrare nella sua Chiesa fondata su Pietro. Lutero ha chiamato l’uomo germanico a rivoltarsi contro l’universalismo o il cattolicesimo romano. Egli ha rotto radicalmente con 1.500 anni di Cristianesimo per ritornare al particolarismo rabbinico e giudaico, che riservava la salvezza solo a Israele. 

Odio contro la Chiesa di Cristo

Lutero ha distrutto anche la struttura della Chiesa come Cristo l’ha voluta. Infatti, ha rimpiazzato il Sacerdozio col laicato, ha abolito il Sacramento dell’Ordine sacro e gli altri Sacramenti, tranne il Battesimo, che però – secondo lui – non cancella il peccato originale, ma attribuisce una santità esteriore all’anima del battezzato; ossia, copre il peccato originale come un tappeto copre la sporcizia che sta sotto di esso. 

Certamente molti ecclesiastici rinascimentali erano poco edificanti, ma Lutero ha assolutizzato ed estremizzato questo triste stato di cose e ne ha visto un’occasione per sentenziare che Dio  avrebbe salvato la sua Chiesa per mezzo dei laici, perché gli ecclesiastici erano diventati del tutto indegni. Egli si è messo al posto di Cristo ed ha fondato un’altra “chiesa” essenzialmente diversa da quella del Verbo Incarnato, in cui lui e i Prìncipi tedeschi hanno preso il posto di Pietro, degli Apostoli, dei Sacerdoti e dell’Impero. 

Per volontà di Cristo i fedeli laici possono essere uniti a Dio, offrire a Lui i loro doni e ricevere da Lui le Sue grazie tramite la mediazione ascendente e discendente del Sacerdozio esercitato solo da chi ha ricevuto il Sacramento dell’Ordine sacro. Lutero ha parlato, in senso stretto, di Sacerdozio universale di tutti i fedeli, che possono confezionare e amministrare i Sacramenti senza la mediazione del Ministro che ha ricevuto l’Ordine sacro. Invece, si legge nel Vangelo che Gesù ha scelto i suoi Apostoli ed ha detto: “Non siete voi che avete scelto Me, ma sono Io che ho scelto voi” (Giov., XV, 16). 

L’eresiarca tedesco ha contraddetto Gesù Cristo. 

Infatti, mentre Gesù ha detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra Io edificherò la Mia Chiesa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli. Tutto ciò che tu scioglierai sulla terra, sarà sciolto nel Cielo…” (Mt,. XVI, 18-19), Lutero ha detto che le Chiavi del Regno sono state consegnate non al solo Pietro, ma a tutta la comunità dei fedeli. Da questa democrazia religiosa, che ha cercato di rimpiazzare l’istituzione del Primato monarchico del Papa, Lutero è giunto a rendere dispotico il potere del Principe. Poiché ogni Società richiede necessariamente un’Autorità, per non far cadere la Germania nell’anarchia, Lutero ha chiamato i Prìncipi a debellare i contadini che iniziavano a ribellarsi e a protestare contro di lui, proprio come lui aveva protestato contro il Papa. Il potere dei Prìncipi tedeschi divenne dispotico e tirannico, come ogni falso potere, il quale per farsi obbedire deve ricorrere all’uso smodato della forza.

Il Papato è l’Anticristo

Se, per Lutero, Dio è talmente malvagio da predestinare alcuni uomini all’inferno senza nessuna loro colpa, è naturale che il Vicario di Dio in terra, il Papa, sia l’Anticristo e con lui i “romani”, ossia i cattolici, come li chiamava con disprezzo. 

Lutero ha negato che il Papa e la Chiesa sono superiori al Re e allo Stato come lo spirito è superiore alla materia. Ha negato che il Papa ha il potere del sommo Magistero nell’interpretare la Rivelazione divina e infine ha negato che il Papa è superiore al Concilio ecumenico (e qui si vede chiaramente la filiazione luterana del Conciliarismo gallicano, che ha dato nascita al fenomeno delle “chiese nazionali” contro la Chiesa universale o cattolica).

La sola Scrittura, la sola Fede e la Giustificazione

Il cardinal Louis Billot nel suo trattato De Ecclesia Christi (Prato, Giachetti, 1909, pp. 62-67) riassume i princìpi della teologia luterana, che riposa sul principio rimo della giustificazione per la sola Fede. Ossia, Dio ci attribuisce o imputa la giustizia o santità di Cristo, che è ricevuta dall’uomo tramite la sola Fede senza le buone opere o l’osservanza dei 10Comandamenti. Inoltre, la Fede per Lutero è un sorta di fiducia cieca, che porta l’uomo a credere e poi a fare quel che gli piace con la fiduciale speranza di salvarsi. “Pecca fortemente e spera ancor più fortemente di salvarti / Esto peccator et pecca fortiter, sed crede fortius et gaude in Christo, qui victor est peccati, mortis et mundi” (Lettera di Lutero a Melantone, 1° agosto 1521). Qualcuno ha cercato di salvare Lutero interpretando la frase nel senso che i peccati, se seguiti dal dolore e dal pentimento sono perdonati da Dio. Ma, non è questo il significato autentico della frase luterana. In questo passaggio i due momenti della giustificazione cattolica sono invertiti: 

“Un tale 1°) ha la fede giustificante. 2°) Commette in séguito un migliaio di fornicazioni e di omicidi. In mezzo a tutte queste dissolutezze, 3°) può conservare la fede giustificante e rimanere amico di Dio. Infatti, la fede fiduciale viene seguita dal peccato, che non ci separa da Cristo grazie alla fiducia di salvarci” (Gleize, cit., p. 84).

San Pietro nella sua II Epistola (I, 20-21) ha insegnato che “nessuna Scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione”. Allora, ci si chiede, ha ragione Pietro o Lutero, che negando il Magistero, ha rivendicato per ogni singolo uomo la libera e soggettiva interpretazione della S. Scrittura da parte dei privati fedeli? Lutero qui non ha usato l’escamotage che ha impiegato per l’Epistola di San Giacomo definita “paglia non evangelica” negandone la canonicità, ma ha esaltato la libertà individuale solo per l’interpretazione della S. Scrittura, mentre l’ha negata (De servo arbitrio, 1525) per le opere di salvezza, nella scelta del bene o del male. Questa è una delle innumerevoli contraddizioni di Lutero, fondate sul suo soggettivismo relativista che l’ha portato a dire tutto e il contrario di tutto e a lasciar libero ognuno di regolarsi come meglio crede. Tuttavia se ognuno legge e interpreta la Bibbia come meglio crede, ne segue che il significato della Scrittura è indefinito, non è preciso e non è quello datoci dal consenso, moralmente unanime, dei Padri ecclesiastici. In questo caso Dio avrebbe parlato a vuoto, avrebbe detto cose che non hanno un significato preciso, ma ciò è assurdo ed è una bestemmia contro l’Onniscienza divina.

La giustificazione per Lutero non santifica l’anima intrinsecamente, ossia non cancella il peccato e fa abitare la SS. Trinità nell’anima, ma imputa estrinsecamente all’uomo (che intrinsecamente resta un peccatore) la santità di Cristo. L’uomo non diventa realmente giusto e santo, ma è dichiarato giusto. “La nostra giustizia si trova fuori di noi” (Formula di concordia, 1577). Dio ci dice o ci dichiara giusti, ma non lo siamo in noi stessi. Si tratta di una giustificazione estrinseca e non intrinseca.

Primo principio del luteranesimo: la Sola Fede

Di questo primo principio del protestantesimo (Sola Fides) nascono 4 conseguenze: 1°) Sacerdozio universale; 2°) inutilità delle buone opere; 3°) impossibilità di evitare il peccato; 4°) la Chiesa pneumatica e non gerarchica. Vediamoli in particolare.

1°) Sacerdozio universale

La prima conseguenza del principio basilare del sistema luterano (“Sola Fides”) è il sacerdozio universale di tutti i battezzati. Infatti, la “Sola Fede” significa che ogni uomo possiede la propria salvezza in virtù della sua relazione immediata, per la fede fiduciale, con Cristo. Perciò, chi si salva lo fa senza nessun intermediario (Sacerdozio, Maria SS., Santi). Ognuno che crede che i propri peccati non gli saranno imputati per via dei soli meriti di Cristo non ha più bisogno di una mediazione tra Dio e l’uomo e quindi del Sacerdozio. Siccome ogni battezzato per la fede fiduciale entra direttamente in rapporto con Dio, ognuno è sacerdote. 

Vi possono essere al massimo “Ministeri e ministri”, ossia funzioni e funzionari pastorali e amministrativi nella nuova religione luterana, che sono utili per ragioni pratiche nell’amministrazione della “chiesa” protestante, spiegando la Bibbia in maniera pertinente e celebrando il “culto” con ordine e dignità. Essi sono dei “tecnici” necessari, poiché non tutti i battezzati hanno le capacità di svolgere nella “chiesa” le suddette funzioni pubbliche (battesimo, cena e predicazione della Bibbia).

2°) Fede senza opere

Se la “Sola Fede fiduciale” giustifica, le buone opere (osservare i 10Comandamenti) sono inutili. La salvezza dipende unicamente da Dio e per nulla dal battezzato. 

3°) Impossibilità della vita morale

La giustificazione lascia il battezzato nel peccato, che viene ricoperto come con un manto dalla Giustizia di Cristo. La libertà è totalmente corrotta e distrutta dal peccato originale, l’uomo è assolutamente incapace di compiere il bene. Perciò, la Legge morale non ha valore precettivo, ma soltanto puramente esortativo. Inoltre, per il buon andamento della Società civile e religiosa occorre un’apparenza di ordinamento giuridico, che garantisca la sottomissione dei fedeli alle autorità religiose e civili come la sottomissione alle leggi sociali. “Pecca fortiter, sed fortius crede” (Martin Lutero, Lettera a Melantone, 1° agosto 1521). Perciò, l’immoralità non nuoce alla salvezza, purché resti la fiducia cieca di salvarsi. La morale è impossibile perché la libertà non esiste più dopo la colpa di Adamo. La sola Fede fiduciale basta a giustificare l’uomo.

4°) la Chiesa dei soli “Santi”

La Chiesa di Cristo per Lutero è l’assemblea di coloro che, in ragione delle Fede fiduciale di essere dichiarati “giustificati” da Cristo, possiedono la “Giustizia” imputata loro da Dio e, quindi, son predestinati al Paradiso.

Per Lutero vi è una doppia Chiesa 1°) una visibile, che non è d’istituzione divina e varia secondo i tempi e i luoghi, chiamata la “cristianità corporale esteriore” ed è costituita dal culto liturgico, dai due sacramenti (battesimo ed eucarestia) e dalla predicazione della Bibbia; 2°) un’altra invisibile, la sola vera autentica Chiesa di Cristo, nascosta nella prima, che l’eresiarca chiama la “cristianità spirituale interiore”.  

Il secondo principio del Luteranesimo: la Sola Scrittura

Al principio primo della “Sola Fede” segue il secondo principio della “Sola Scrittura”. Questo secondo principio non nacque nel 1517 ma, molto tempo dopo. Infatti, nella Confessione di Augusta del 1530 non si menzione la “Sola Scrittura”, che spuntò durante le dispute sollevate dagli avversari di Lutero e sarà Zwingli che, in séguito, porrà in evidenza il principio della “Sola Scrittura”, rinnegando la Tradizione apostolica come una delle due fonti della Rivelazione assieme alla S. Scrittura, che deve essere interpretata da ogni singolo battezzato come lui pensa e non più dal Magistero della Chiesa.  

Protestantesimo come Rivoluzione gnostica

Come ogni movimento gnostico la pseudo/riforma luterana ha fatto tabula rasa del passato su cui avrebbe dovuto fondarsi come “un nano sulle spalle di un gigante”. 

Anche qui non si può non notare come Lutero abbia cancellato con un colpo di spugna 1.500 anni di storia del Cristianesimo. Egli ha mantenuto la “Sola Scrittura”, ha elimina la Tradizione, i Commenti dei Padri ecclesiastici, l’interpretazione del Magistero, l’Autorità del Papa come Vicario di Cristo e successore di San Pietro. Ha ricominciato tutto da zero, come se nulla fosse esistito, tranne la Scrittura che ognuno interpreta a modo suo e le fa dire ciò che più gli aggrada. Giustamente Angela Pellicciari nota che “un solo frate che va contro tutta la Cristianità di un migliaio di anni, deve essere nell’errore” (cit., p. 77). 

La personalità di Lutero e dei protestanti è la medesima del rivoluzionario e dello gnostico: la presunzione di essere gli unici, i primi a capire qualcosa sull’uomo e su Dio e conseguentemente il desiderio di voler rifare tutto sin dalle fondamenta. Tutto riparte da zero, tutto è nuovo dopo aver distrutto l’ordine antico, anche lui ha posto una pietra per la costruzione del Nuovo Ordine Mondiale, che dovrebbe ergersi sulle rovine della Chiesa romana e “appianare le vie” all’Anticristo. 

Lutero e l’ebraismo

All’inizio della rivolta contro Roma (1517) Lutero è stato ben disposto verso l’ebraismo postbiblico, nemico giurato del Papato, ma, dal 1543, ne è divenuto avversario acerrimo. 

La prima fase filogiudaica è vissuta da Lutero nell’ottica della futura conversione d’Israele, grazie alla restaurazione luterana del vero Cristianesimo, che sarebbe stato corrotto dal Papato, il quale aveva impedito così l’adesione degli ebrei al Cristianesimo. 

Ma quando gli ebrei, nonostante la presunta pura predicazione di Lutero del vero Cristianesimo antiromano, attorno al 1543 hanno rifiutato di convertirsi allora, Lutero ha scritto due libretti (Contro gli Ebrei; Degli Ebrei e delle loro menzogne) in cui li ha condannati spietatamente e senza speranza di una futura conversione, che pure è divinamente rivelata in San Paolo (Rom., XI, 26). 

La dottrina luterana sull’ebraismo non è quella dell’antigiudaismo teologico (fondato sulla divinità di Cristo e sulla SS. Trinità), che la Chiesa ha insegnato sin dalla sua nascita, ma è quella di un violento antisemitismo biologico e razziale. Lutero ha scritto che gli ebrei sono “cani sanguinari”. Perciò, in pratica “è utile bruciare tutte le loro sinagoghe, tutte le loro case private”. Prima di morire, il 15 febbraio del 1546, Lutero ha scritto la sua ultima opera titolata Ammonimento ai Giudei, in cui ha asserito che, se gli ebrei si ostinano a non convertirsi al vero Vangelo luterano, “non devono essere tollerati”. 

Conclusione

 l’Indipendenza protestante

Secondo Jacques Maritain (I tre Riformatori: Lutero, Cartesio e Rousseau, Brescia, Morcelliana, 1928) la rivolta di Lutero corrispose all’avvento dell’Io in religione. Padre Charles Boyer ha detto che il protestantesimo ha eretto a dogma l’autonomia della coscienza. “Questo dogma è la rovina di tutti gli altri perché consacra la rovina dell’Autorità divina e umana”. Autonomia, indipendenza, individualismo, soggettivismo, relativismo: sono i pilastri e i frutti del Protestantesimo. “Dio sì, Cristo no (Deismo); Dio e Cristo sì, la Chiesa no (Luteranesimo); né Dio né padrone (Marx); Dio è morto (Nietzsche): queste sono le tappe del mondo moderno” (Pio XII). In breve, il Protestantesimo inaugura la religione dell’Individualismo, dell’indipendenza e dell’emancipazione dell’uomo da Dio e dalla sua Chiesa.  

Giustamente, dunque, padre Gabriele Roschini scriveva: «l’età moderna, iniziatasi con l’umanesimo, è una marcia verso la conquista dell’io, che il Medio Evo aveva mortificato in omaggio a Dio. Per riconquistare quest’io, mortificato da Dio, l’uomo si mise a percorrere freneticamente le vie dell’emancipazione. Venne Lutero col Protestantesimo, e si ebbe l’emancipazione dell’io dall’autorità religiosa. Venne Cartesio e col suo famoso metodo filosofico, segnò l’emancipazione dell’io dalla filosofia tradizionale, ossia dalla filosofia perenne che è l’unica vera; emancipazione filosofica poi agli ultimi termini da Kant, da Hegel, ecc… . Venne Rousseau e con i suoi principi sociali rivoluzionari segnò l’emancipazione dell’io dall’autorità civile. Questa continua, progressiva emancipazione dell’io ha poi culminato nella divinizzazione dell’io medesimo e nella conseguente umanizzazione, o meglio, distruzione di Dio. Si è avuta così l’uccisione nicciana di Dio in omaggio all’io».

d. Curzio Nitoglia

 

Terza parte 06/07/2023

Per Capire Meglio La Natura Del Protestantesimo, Occorre Studiare Il Pangermanesimo Neo/Pagano

Cristianesimo e germanesimo

Cristo ha assegnato alla Chiesa il ruolo di ammaestrare tutti i popoli, non c’è alcun figlio preferito (siano ebrei o germani) né alcun figlio trascurato (siano latini o arabi) nella Nuova Alleanza

Certo, unità di fede e di morale non significa appiattimento e livellamento di cultura o di particolarità nazionali; tedeschi, francesi, italiani sono una stessa cosa quanto alla fede e alla morale; ma hanno una cultura, una storia, una tradizione e una particolarità nazionale, psicologica ed etnica ben distinta gli uni dagli altri. 

Il Cristianesimo non è mondialismo o globalizzazione: vuole porgere al mondo una sola fede, ma non un’unica cultura. Il mondialismo, invece ci toglie la fede e livella e appiattisce le diverse culture in un’unica barbarie o inciviltà o sottocultura. 

Così la Chiesa ha un carattere soprannazionale o universale e non deve infeudarsi a nessun popolo e a nessun regime politico. 

i Germani prima di Cristo

Tacito scrisse nel 98 d.C. un’opera storica intitolata La Germania

“È un dato di fatto che gli antichi Germani adoravano un gran numero di Dei. Gli Dei germanici erano stati creati dall’uomo a sua immagine e somiglianza; invece secondo la dottrina cristiana l’uomo è creato da Dio a Sua immagine e somiglianza. È un dato di fatto che gli antichi germani offrivano sporadicamente ai loro Dei sacrifici umani erano dediti a grossolane superstizioni… È un dato di fatto che presso i germani la schiavitù era cosa abituale… È un dato di fatto la proverbiale infingardaggine degli antichi germani. Gli uomini lasciavano il lavoro dei campi agli schiavi e alle donne (cap. 14); in tempo di pace essi se la spassavano a caccia o dormendo, mangiando e trincando (cap. 15). Tacito, benché romano – osserva il prelato tedesco – torna a parlare con disprezzo del ‘dormire fino al giorno inoltrato’ (cap. 22) e della ‘abituale pigrizia’ dei germani (cap. 45). Tuttavia, lo storico romano ammette ch’essi erano modello di fedeltà umana di ospitalità; inoltre, avevano un elevato concetto del matrimonio e della fedeltà matrimoniale”. 

“Di una vera cultura presso i germani dei tempi precristiani, secondo Tacito, non si può parlare. I popoli dell’Eufrate e del Nilo avevano raggiunto due/tremila anni prima, un più alto grado di cultura senza essere ariani”; anzi, essendo semiti. 

Come fu introdotto il Cristianesimo presso gli antichi Germani?

“Bisognò, innanzitutto, sradicare la zizzania del politeismo, dei sacrifici umani e della superstizione; inoltre, anche la schiavitù, l’infingardaggine e gli eccessi nel bere. Bisognò piantare tutto ciò che presso i germani era di buon germoglio: come la fedeltà umana, l’alto concetto del matrimonio e della fedeltà coniugale. I germani sono diventati un popolo grazie al Cristianesimo. Tacito enumera circa cinquanta popolazioni germaniche, che scendevano in campo le une contro le altre in continue guerre fratricide. Ora, è una realtà storica che queste molteplici popolazioni si raccolsero in sedi fisse, fondendosi in un unico popolo, soltanto con la loro conversione al Cristianesimo

Grazie al Cristianesimo e al monachesimo benedettino i germani divennero un popolo di cultura e la Cristianità ottenne sangue forte e sano dall’ingresso dei barbari germanici nell’Impero romano, che oramai era invecchiato ed era soppiantato da un nuovo impero romano spirituale: la Chiesa, la quale ha saputo educare i germani alla civiltà romana e alla fede cristiana. I monaci di S. Benedetto insegnarono ai nostri antenati la lavorazione dei campi, l’industria, e le belle arti al servizio della liturgia”.

relazioni tra Cristianesimo e razza germanica

“Non c’è nulla da obiettare contro le oneste ricerche di razza e gli onesti doveri di razza, contro la premura di conservare le proprietà caratteristiche di un popolo. Dobbiamo tuttavia, dal punto di vista ecclesiastico, porre tre condizioni. In primo luogo, l’amore per la propria razza non deve giammai diventare odio per gli altri popoli. In secondo luogo, l’individuo non deve ritenersi esonerato dal dovere di curare la propria anima; infatti, il giovanotto, che sente sempre e soltanto canonizzare la propria razza, troppo facilmente finisce per convincersi che davanti a Dio e alla Chiesa egli non ha più il dovere morale dell’umiltà e delle castità. Terzo luogo, i doveri di razza non devono prendere posizione contro il Cristianesimo. Al cristiano non è proibito di scendere in campo per la propria razza e per i suoi diritti: quindi, uno potrà essere un sincero tedesco e un cristiano che altrettanto sinceramente professa la sua religione. Ma non ci dovremo giammai dimenticare che noi non siamo stati redenti dal sangue tedesco: siamo, invece, stati redenti dal Sangue prezioso del Crocefisso”. 

La Chiesa studia il problema ebraico non alla luce della biologia ma della fede, contenuta nella Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) e nella Tradizione divino/apostolica. Dio ha creato Israele per sé, affinché preparasse la via al Messia e lo facesse conoscere al mondo intero; la grandezza del popolo ebraico si fonda sulla promessa che Dio ha fatto ad Abramo di farlo diventare capostipite di una “razza” (Gen., XII) dalla quale sarebbe nato il Messia. Abramo ha creduto, e i suoi discendenti, per essere benedetti da Dio, devono credere nella promessa messianica (realizzatasi nell’Avvento di Gesù Cristo). 

Non basta dunque essere discendenti di Abramo solo secondo la carne (“olim judaeus, semper judaeus / una volta ebreo sempre ebreo”, nel bene o nel male), ma occorre avere la sua fede in Gesù Cristo. I “veri Israeliti” – per la Chiesa – son coloro che, imitano la fede del Patriarca, credendo in Cristo, mentre coloro che, discendono solo carnalmente da Abramo senza averne la fede non sono “veri Israeliti”. 

«Ma, come allora – scrive S. Tommaso – colui [Ismaele] che era nato secondo la carne perseguitava quello che era nato secondo lo spirito [Isacco]; così pure adesso [il falso Israele perseguita il vero Israele o Chiesa di Cristo]. Sin dall’inizio della Chiesa primitiva i giudei hanno perseguitato i cristiani, come appare dagli Atti degli Apostoli e lo farebbero ancora ora, se lo potessero».

La vocazione del vero Israele spirituale è irrevocabile (Rom., XI, 9) in quanto è unito spiritualmente a Gesù salvatore del mondo, ma il falso Israele carnale, che si ostina ancor oggi a rifiutare Gesù, “è stato reciso dall’ulivo fruttifero, per la sua incredulità” (Rom., XI, 20). Perciò la vocazione, da parte di Dio, permane; ma, da parte dell’uomo può essere rifiutata e quindi persa.

La radice dell’accecamento ebraico consiste nello scambiare la razza per il Salvatore: la razza ha il primato su Cristo. Il giudaismo, avendo questa concezione razzista della storia, è nemico di tutti i popoli: «[I Giudei] hanno ucciso il SignoreGesù e i Profeti, ci hanno perseguitato, non piacciono a Dio, sono nemici di tutti gli uomini, impedendoci di predicare ai pagani per la loro salvezza» (S. Paolo, 1ª Tess., II, 15- 16); nemici dei pagani che intendono dominare come “bestie parlanti”, ma ancor più nemici dei cristiani che vorrebbero sterminare come continuazione di Gesù nella storia.

«Quando la romanità divenne la cristianità – scrive monsignor Umberto Benigni – l’odio della Sinagoga raddoppiò contro di essa per il motivo religioso, giacché lo spirito talmudico odia più il Cristianesimo che non il paganesimo. Questo rappresenta per la Sinagoga un gregge da domare, da spogliare; quello è l’insieme dei seguaci di Gesù Cristo ai quali va l’eredità dell’odio specialissimo del Sinedrio contro il Crocefisso».

Ma, qual è, dunque, la ragione della scelta erronea, che fa ripudiare l’Antico Testamento come cattivo in sé e reputare la razza come “divina”? La vera ragione va ricercata nelle opere cattive, nella vita, nell’atto della volontà che può anche essere soltanto interno (come l’orgoglio della mente). 

S. Tommaso d’Aquino insegna che «È chiamata buona non la persona intelligente, ma quella che ha la buona volontà» (S. Th., I, q. 5, a. 4, ad 3). 

Le opere cattive non sono soltanto l’immoralità grossolana come l’attaccamento ai piaceri dei sensi, ma anche l’immoralità sottile: l’esaltazione dell’Io, la ricerca della gloria umana e dell’onore del mondo. Ebbene colui che, fa il male fugge la luce interna della verità che lo rimprovera, come il ladro fugge la luce del sole e cerca le tenebre per non essere visto. Egli non verrà alla luce, non s’accosterà ad una dottrina che condanna la sua vita (anche quando l’abbia conosciuta come vera). 

“È impossibile non pensare a coloro che, predicano l’osservanza della Legge, ma la cui vita non corrisponde a questo ideale” (S. Th., II-II, q. 10, a. 3 e 6). Gli increduli amano, quindi, le tenebre non per se stesse, ma perché nascondono la loro condotta esteriore, ed odiano la luce, perché smaschererebbe la loro perversità interna! 

In breve, le cattive disposizioni della volontà sono la causa ultima che impedisce agli uomini di riconoscere Dio. L’ultima ragione dell’incredulità non va ricercata nell’intelligenza, ma nel non voler credere a causa di una cattiva volontà moralmente indisposta. 

Si può perciò concludere che la volontà e la vita cattiva sono la causa di ogni incredulità. Come il diavolo è un Angelo decaduto per cattiva volontà (ha preferito affermare se stesso, pur dannandosi, piuttosto che sottomettersi alla Volontà di Dio); così gli increduli preferiscono rifiutare il Salvatore e la salvezza, per soddisfare la propria perversa volontà di dominio terreno.

La dottrina cattolica sui rapporti tra Giudaismo e Cristianesimo

San Tommaso d’Aquino, che ha riassunto, meglio di ogni altro, la dottrina della S. Scrittura, della Tradizione apostolica e patristica, del Magistero ecclesiastico sul rapporto tra Giudaismo (mosaico, talmudico) e Cristianesimo e ne ha dato una spiegazione teologica, mediante sillogismi, la quale soddisfa tutte le domande e le obiezioni che ci si possa porre su questo tema; precisa i termini, rende più chiara e sicura la Teologia patristica grazie al metodo della Teologia scolastica e ci mette in guardia contro “il pericolo dell’ora presente”: la «giudaizzazione» cabalistico/talmudista del Cristianesimo

Per l’Aquinate “con la morte di Cristo cessò la Vecchia Legge e iniziò la Nuova ed Eterna Alleanza” (Somma Teologica, I-II, q. 103, a. 3); dunque le Cerimonie dell’Antico Patto “non si possono osservare dopo la morte di Cristo senza peccato, poiché sarebbero una professione di fede falsa nel Messia non già venuto in Cristo, ma ancora da venire” (I-II, q. 103, a. 4). Inoltre “la Legge Nuova essendo Legge perfetta, doveva essere preceduta dalla Legge imperfetta del Vecchio Patto” (I-II, q. 106, a. 3) e siccome “la Legge Nuova è perfetta, non ha bisogno di essere perfezionata” (I-II, q. 106, a. 4). 

Infatti, “la Legge Nuova è Legge di perfezione. Dunque è diversa dalla Legge Vecchia, che è Legge imperfetta o di preparazione a Cristo” (I-II, q. 107, a. 1); insomma la “Legge Nuova compie, perfezione e attua la Vecchia perché dà in atto quanto la prima prometteva o conteneva in potenza, dando in atto la Redenzione del Messia-Gesù Cristo” (I-II, q. 107, a. 2). Quindi, non è vero che “l’Antica Alleanza non è stata mai revocata” (Giovanni Paolo II, Magonza, 17 novembre 1980) e neppure che “gli Ebrei sono Fratelli Maggiori dei Cristiani nella fede di Abramo” (Giovanni Paolo II, Roma, 13 aprile e 31 dicembre 1986); anzi è vero tutto il contrario. 

d. Curzio Nitoglia