Autore Roberto Marchesini
Prefazione di Stefano Fontana, Postfazione di Guido Vignelli
Sugarco Edizioni pp. 144 – € 15,80
Cos’è la gnosi? Per alcuni, la gnosi è una religione antichissima ormai scomparsa; per altri, invece, ha accompagnato la storia dell’uomo in modo sotterraneo per emergere, qua e là, in modo carsico, quasi casuale. La tesi del presente volume è diversa. La gnosi è un gemello oscuro del cristianesimo; Jung la chiamerebbe l’ombra del cristianesimo. La gnosi nasce con il cristianesimo e lo segue passo passo nel corso della storia, ma pochi la notano. Poi, lentamente ma inesorabilmente, comincia a contrastare apertamente il suo gemello luminoso; a sottrargli anime e culture. Fino a dominare il mondo. Bene: l’idea è che l’epoca del trionfo della gnosi sul cristianesimo non solo coincida cronologicamente con la modernità; ma che sia la modernità, la sua essenza.
E cos’è la modernità? Non è soltanto l’epoca storica che fa seguito al Medioevo, ossia la modernità cronologica: è una forma di pensiero caratterizzata da fiducia nell’uomo, nel progresso e nella scienza anziché in Dio. Apparentemente la modernità rifiuta la metafisica. Senza uno sguardo verso l’alto, l’uomo è condannato a vivere una vita esclusivamente fatta di realtà materiali; ne derivano l’edonismo e l’empirismo, poiché le realtà materiali possono essere colte solo dai sensi (non dalla ragione). Tuttavia, all’uomo ridotto a una vita materiale, la modernità avanza le stesse promesse del serpente antico: non morirete, sarete come dèi. Come? Grazie alla scienza, cioè alla conoscenza. Per gli amici, la gnosi.
La tesi di questo lavoro è che non solo la modernità abbia degli accidentali aspetti gnostici, ma che essa sia gnosi; e che l’epoca moderna (cioè quella in cui viviamo) coincida con il trionfo della gnosi.
Prefazione di Stefano Fontana
Questo libro sulla gnosi inizia nell’unico modo appropriato, ossia con il Prologo del Vangelo di Giovanni: in principio era il Logos e non la gnosi. Tutto il resto ne deriva, sia sul versante della verità che su quello dell’errore e, naturalmente, su quello della loro lotta. La gnosi vuole essere un nuovo inizio. Per questo è “l’eresia di tutte le eresie”, come Pio X aveva chiamato il modernismo, i cui caratteri gnostici sono indiscutibili. Tutte le altre eresie sono nate dopo di essa, lungo la storia della salvezza e dell’empietà, e quindi in qualche modo ne sono un’espressione particolare.
Ponendosi come pseudo-principio, la gnosi è nello stesso tempo eresia religiosa e eresia filosofica. E’ così per ogni eresia, che sempre spezza l’unità tra fede e ragione. Per adoperare le parole di Jean Guitton, l’eresia è una lacerazione di Cristo e dell’uomo, lacerazione anche del secondo perché lacerazione del primo. Per la gnosi ciò vale a maggior titolo, dato che essa si pone all’inizio come un nuovo principio ed è quindi originariamente religione e filosofia insieme, però disarticolate e deformate.
La gnosi non può non pretendere di essere nuova creazione e nuova salvezza. Questo già prima di Basilide e Valentino, nell’Eden, perché il peccato dell’origine è stato un peccato gnostico. Dalla conoscenza (Gnosis) dell’albero del bene e del male che ci avrebbe fatti sicut Dii, come scrive la Vulgata, tutte le altre forme di conoscenza salvifica che nella storia si sono succedute sono state lacerazioni di Cristo e dell’uomo. Lacerazioni camuffate, ingannevoli, insidiose, variopinte e sfaccettate, fascinose, oscure, esoteriche.
La gnosi è camaleontica e si presenta in modo ambiguo e addirittura contraddittorio, come nel caso della visione della materia, ora considerata come male e ora come una dimensione da cui trovare conferma della giustificazione di Dio, come capita nel calvinismo. La materia è produzione di un dio malvagio e quindi da rifiutare, ma nello stesso tempo lo gnostico può concedersi ad essa senza rimanervi inquinato. Con la gnosi nasce un ambiguo e penetrante ascetismo mondano. La prassi della vita mondana, che per una certa gnosi separatista ed ascetica dovrebbe essere condannata, viene invece rivalutata da Calvino, da Kant o da Marx come avente dentro di sé qualcosa di divino.
L’essenza della gnosi consiste in fondo nel non saper tenere insieme nel modo corretto il rapporto tra la natura e la sprannatura, così cadendo nel naturalismo nello stesso momento in cui lo condanna: la grazia si riduce a natura e la natura è già grazia. Lutero separa tra loro fede e ragione, politica e religione, poi però Calvino individua nel successo “mondano” un segno certo della predestinazione divina. Tutti i millenarismi gnostici a cominciare da Gioacchino da Fiore o dal pauperismo medievale per arrivare a Marx o a Bloch con il suo utopistico “ottavo giorno”, hanno parlato di un mondo nuovo, ma lo hanno poi fatto consistere in una fase della storia mondana.
Nel negare la materia sembra che la gnosi prospetti la trascendenza e invece cade nell’immanenza. La gnosi si presenta come conoscenza ma si basa sulla negazione della realtà, che vuole riplasmare, la si ritrova così ove c’è artificio: la sostituzione della realtà con la virtualità dei nostri giorni è fenomeno gnostico.
Ma torniamo al carattere “religioso” della gnosi. Qui dobbiamo toccare un punto decisivo. La gnosi era senz’altro presente nelle società antiche, questo libro lo documenta, ma la sua minaccia più forte nasce nella modernità, per uno strano connubio tra elemento religioso ed elemento filosofico che in essa si realizza. In questo modo anche l’attacco al cristianesimo si fa più minaccioso. Si può dire che la modernità, in quanto categoria del credere e del pensare, sia un grande fenomeno gnostico, anticipato da Lutero. La modernità nasce quando il principio dell’essere viene sostituito con il principio della coscienza. Nasce dal disprezzo della realtà e dalla volontà di cambiarla. La modernità è tutta costruttivista e, di conseguenza, tutta nominalista e tutta relativista.
Sono ugualmente filosofie gnostiche l’idealismo che spinge la conoscenza gnostica al massimo; il positivismo, che la trattiene al minimo; l’utopismo totalitario e il nominalismo libertario. Lo è anche quel mix di Kant, Hegel e Heidegger che oggi domina in tanti percorsi della filosofia contemporanea e che assume come principio fondamentale l’impossibilità di liberarsi da presupposti costruttivisti nel nostro affrontare la realtà, dentro la quale saremmo originariamente condizionati.
Nel “trascendendentale moderno” (o a priori moderno) che si riassume nei tre nomi di filosofi ora visti, la gnosi acquista tutta la sua forza pervasiva e cerca di permeare in sé la mens dell’umanità intera. E’ proprio della gnosi celebrare la libertà assoluta e nello stesso tempo condizionarla in modo altrettanto assoluto. Tutte le forme di democrazia totalitaria della modernità, compresa quella debole ed estenuata che stiamo vivendo oggi in occidente, hanno un carattere gnostico.
Proprio qui si incontra il motivo principale per cui vale la pena ricordare che la gnosi è si una filosofia ma con l’impeto di una religione. La modernità filosofica gnostica, con quel suo principio della priorità della coscienza sull’essere e quindi della infinita plasticità del reale ridotto al virtuale, in fondo non è una argomentazione filosofica ma una scelta irrazionale, una fede. Padre Cornelio Fabro ha ben spiegato che il cogito è in realtà un plesso, il plesso cogito-volo.
Il razionalismo gnostico della modernità non riesce a dimostrare a se stesso, perché è originato da una scelta immotivata e immotivabile, una scelta spinta di una religione irreligiosa. Irreligiosa perché contraria al Logos, in dissidio con la ragione vera e la realtà, essa è pura volontà nullificatrice. La religiosità della gnosi è ben più profonda delle fantasiose descrizioni dei primi gnostici del susseguirsi dei vari eoni nella stira del cosmo. Consiste piuttosto in una volontà radicale di rifiuto di ogni Logos e del Logos stesso.
La gnosi moderna conduce la sua guerra al cristianesimo anche oggi, quando non parla più di eoni o di pleroma, anzi soprattutto oggi quando riesce, per mentite spoglie, ad insinuarsi perfino all’interno della Chiesa e del pensiero cattolico per far credere e far pensare quello che non si può pensare. L’ambiguità dei suoi travestimenti ai quali si era accennato in precedenza e l’utilizzo di astute lusinghe sono quindi da collegarsi alla scelta “religiosa” originaria della gnosi moderna.
Nel sostenere che la gnosi è religione e filosofia, ma prima religione irreligiosa e dopo filosofia, siamo costretti a prendere posizione sulla modernità, insieme e in accordo con tanti filosofi cristiani tra i quali si accennava a padre Fabro. Su questo punto può essere utile spendere qualche altra parola. La gnosi è una conoscenza “rivoluzionaria” che sovverte l’ordine del reale e la sua dipendenza dal soprannaturale. Per la precisione, essa sovverte ogni nuovo ordine, perché mira a sovvertire l’ordine in quanto tale. Essa comporta un continuo processo di secolarizzazione del senso, una lotta inesausta alla trascendenza in tutte le sue forme e l’applicazione sempre più radicale del “principio di immanenza”.
Il passaggio suo più significativo è accaduto quando, agli albori della odernità, essa ha fatto percorrere alla filosofia il suo primo passo verso l’impossibilità di pensare a Dio. Era solo un piccolissimo passo – quello sopra ricordato della sostituzione dell’essere con la coscienza – ma che iniziava un percorso nel quale sarebbe stato strutturalmente impossibile pensare Dio se non come un prodotto della nostra coscienza, frutto di una nostra gnosi. In quel tragico passaggio, attuato filosoficamente ma motivato “religiosamente”, è nato per la prima volta nella storia un “ateismo filosofico”, tipico e proprio della gnosi. Essa non può essere atea e nichilista perché, come spinta religiosa irreligiosa, prima che filosofica, vuole tutto, ma quando l’uomo vuole darsi tutto finisce nel nulla.
Considerata in questo modo, la gnosi è di più delle sue singole manifestazioni ed è un nemico inesauribile durante questo viaggio terreno.
Stefano Fontana
ROBERTO MARCHESINI lavora a Milano come psicologo e psicoterapeuta. Tiene numerose conferenze in Italia e all’estero. Ha pubblicato diversi volumi. Ha scritto articoli per il Timone, La Bussola Quotidiana, Cristianità, Il Domenicale, Il Settimanale di Padre Pio, Studi Cattolici, Famiglia Oggi, Radici Cristiane, Notizie Pro Vita, Tempi, Noi genitori e figli, Divus Thomas, SOS Ragazzi. È editorialista de La Nuova Bussola Quotidiana.
Per Sugarco ha pubblicato: Quello che gli uomini non dicono. La crisi della virilità (2016, quinta edizione); Omosessualità e Magistero della Chiesa (2013); Pedofilia. Una battaglia che la Chiesa sta vincendo (2014, con Massimo Introvigne); E vissero felici e contenti. Manuale di sopravvivenza per fidanzati e giovani sposi (2015, terza edizione); Codice cavalleresco per l’uomo del terzo millennio (2017, seconda edizione); Le virtù. Il cammino del cavaliere (2019); Le vie della psicologia. Storia e tendenze contemporanee (2020); Liberalismo e cattolicesimo (2021) e Sessantotto. Illusioni e inganni (2023).