ANCORA CARI A DIO O INESCUSABILI?

fonte unavox.it marzo 2024

[nella foto 17 gennaio 2016 – Papa Bergoglio in Sinagoga]

Autore don Curzio Nitoglia

Nel Vangelo secondo Giovanni (XV, 26-27; XVI, 1-4) Gesù dice ai suoi Apostoli, a partire dal verso 22 del capitolo XV: «Se non fossi venuto e non avessi parlato loro [ai Giudei che non lo hanno accolto, ndr], non avrebbero nessun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato».

S. TOMMASO D’AQUINO, nel suo Commento al Vangelo di San Giovanni, chiosa riassumendo il consenso unanime dei Padri ecclesiastici: «Siccome l’ignoranza di per sé scusa la colpa, qui Gesù mostra che i giudei increduli sono inescusabili […], per due motivi: primo, per la verità del Suo insegnamento; secondo, per l’evidenza dei Suoi prodigi […]; in terzo luogo, indica la radice della loro avversione contro gli Apostoli: “Chi odia Me, odia anche il Padre”» (Capitolo XV, Lezione V, n. 2044).

Quindi, per il Santo Dottore «Tutte le persecuzioni le faranno agli Apostoli a causa del nome di Cristo; ma non potranno esserne scusati, poiché “Son venuto e ho parlato loro”» (n. 2045).
Se il Verbo non fosse venuto e non avesse parlato e non avesse fatto miracoli dinanzi a loro, “non avrebbero alcun peccato”. Ma, qual è il loro peccato? Non si tratta di un peccato qualsiasi ma di quello d’incredulità (n. 2046).

L’incredulità

Ora, l’incredulità in generale è l’assenza di Fede dovuta in coloro cui la Rivelazione era stata sufficientemente proposta e dai quali venne rifiutata.

Nella Somma Teologica (II-II, qq. 10-11) S. Tommaso parla dell’incredulità (“infidelitas”). Egli spiega che la «perfetta nozione d’incredulità positiva si ha quando uno resiste alla predicazione della Fede o la disprezza» (II-II, q. 10, a. 1, in corpore).
Quanto alla sua gravità, l’Angelico spiega che il più grave di peccati in assoluto è l’odio contro Dio (II-II, q. 32, a. 2, ad 2), al secondo posto vi è l’incredulità positiva, quando si respinge per contrarietà la Fede (ivi e II-II, q. 10, a. 3, sed contra) poiché è «una resistenza positiva ai dogmi di fede» (ad 2), mentre il terzo peccato in ordine decrescente è la disperazione (II-II, q. 20, a. 3).

Quanto alle diverse specie d’incredulità, l’Aquinate spiega che, «se ci si oppone alla Fede non ancora abbracciata, si ha l’incredulità dei pagani. Mentre se la Fede era stata già accettata in modo figurale, abbiamo l’incredulità dei Giudei. Invece, se era stata abbracciata in maniera piena e non solo figurata, si ha l’incredulità degli eretici» (a. 5, in corpore), la quale può diventare apostasia, se si rinnega non solo un articolo di Fede ma, tutta la Fede e se ne abbraccia un’altra. Per quanto riguarda l’apostasia, essa è una specie d’incredulità (II-II, q. 12, a. 1); nel corpo dell’articolo l’Angelico spiega che «l’apostasia in senso pieno consiste nell’abbandono di tutta la Fede e non solo di qualche dogma, ed è chiamata anche apostasia di perfidia o miscredenza». Perciò il peccato che Gesù rimprovera ai Giudei che Lo hanno rifiutato è quello d’incredulità, perfidia (“per-fidem” = Fede falsa) o apostasia.

Ragioni dell’inescusabilità

Il Vangelo continua: «“Ma ora”, per il fatto che son venuto ed ho parlato, esclusa l’ignoranza incolpevole, “essi non hanno scusa del loro peccato [d’incredulità]”» (n° 2048).
Inoltre, Cristo aggiunge sùbito: « “Chi odia Me, odia anche il Padre”, come per dire: è loro imputato a colpa, non l’ignoranza di Me e del Padre, ma l’odio che hanno per Me e che ridonda in odio contro il Padre. Infatti, Padre e Figlio, essendo una cosa sola nell’essenza, […] chiunque ama il Figlio ama anche il Padre; e chiunque conosce l’Uno conosce anche l’Altro; mentre chi odia il Figlio odia anche il Padre» (n° 2050).

S. Tommaso si chiede se sia possibile odiare Dio, Bontà infinita e invisibile, e risponde: «Qualcuno però può odiare Dio considerato sotto certi aspetti. Chi, per esempio, ama i piaceri odia Dio in quanto proibisce l’amore disordinato di essi. […]. Ora, i Giudei odiavano Cristo e la verità che Egli predicava, la quale coincideva con quella del Padre; cosi pure odiavano le opere di Cristo, le quali erano conformi alla Volontà del Padre. Quindi, odiavano anche il Padre» (n° 2052).

Infine, conclude (Capitolo XVI, Lezione I): «L’ora della persecuzione dei Giudei contro gli Apostoli verrà, [come è già venuta contro Cristo il Giovedì Santo, ndr], quando potranno metterli a morte impunemente. Sarà un’ora tenebrosa anzi “del potere delle tenebre”, ossia diabolico» (n° 2078). Quest’ora ritornerà puntualmente lungo tutto il corso della storia della Chiesa ma, Gesù ci rincuora: “Portae inferi non praevalebunt”.

Attualità di questo passo del Vangelo

A partire dal concilio Vaticano II, passando per Giovanni Paolo II, sino al discorso di Benedetto XVI e Francesco nella sinagoga di Roma, si vuol ribaltare la Tradizione ecclesiastica sui rapporti tra cristianesimo e giudaismo e rivalutare quest’ultimo, come “fratello maggiore e prediletto” del cristianesimo.

Ora, tutto ciò ha la stessa gravità del peccato dei Giudei che rifiutarono Cristo: è incredulità, anzi è in un certo senso ancor più grave, poiché, se i Giudei rifiutarono il cristianesimo in figura, i cristiani giudaizzanti rifiutano la Tradizione apostolica in realtà e non solo figuratamene. Quindi, essi sono ancora più inescusabili dei Giudei, e perciò sono increduli, perfidi e persino specificatamente apostati in senso stretto. Come, dunque, ci si può illudere che vogliano “restaurare” la Chiesa, quando abbracciano la dottrina degli increduli e dei peggiori suoi nemici? Chi coltiva tale illusione può essere scusato da peccato per ignoranza invincibile? I semplici sì, ma i dottori della Fede e dei Costumi come minimo hanno un’ignoranza colpevole per negligenza o nescienza, se non addirittura un’ignoranza affettata e voluta per poter fare comodamente i propri “affari”, che li rende del pari pronti all’apostasia, la quale non è la strada che porta in Paradiso.

La tanto conclamata, ma non provata volontà di Ratzinger di “restaurare la Tradizione” è continuamente smentita da lui stesso sino agli ultimi suoi discorsi pronunciati a Fatima, ove l’11 maggio 2010 ha detto: «L’accoglimento delle migliori istanze della modernità, ossia la Riforma e l’Illuminismo, operato con il Concilio Vaticano II, ha fatto sì che la Chiesa superasse gli errori commessi nel suo passato e i vicoli senza uscita» (La Stampa, 12 maggio 2010).
Tuttavia “non c’è peggio sordo di chi non vuol sentire” e si continua a conclamare una restaurazione che non esiste in realtà.