La Legge è spirituale.

fonte valtortamaria.com

Autore Maria Valtorta

LEZIONI SULL’EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI LEZIONE XXIV

RM-7 14-25

29 maggio – 3 giugno 1948

[…]Tutto il creato sensibile e soprasensibile è opera dell’amore. Tutte le provvidenze, le leggi fisiche, morali, soprannaturali, sono opere dell’amore. Tutte le azioni di Dio sono opere dell’amore. Amore la creazione di Dio[14], e amore la creazione particolare dell’uomo, figlio adottivo di Dio. Amore l’Incarnazione del Verbo. Amore la Passione per redimere l’uomo. Amore l’Eucarestia. Amore i doni del Paraclito, che il Paraclito, Teologo dei teologi, Datore della Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timor di Dio, dà a coloro che degnamente lo ricevono, Egli, Amore del Padre e del Figlio, Fecondatore e Santificatore di quanti lo sanno in sé trattenere con una vita pura e santa. Amore la Chiesa, dispensatrice di grazia e Maestra ai fedeli.
    Il perfetto Amore Uno e Trino vi colma di Se stesso e delle sue munificenze per farvi perfetti in Terra, beati in Cielo; e il Cristo vi propone le due perfezioni per le quali perverrete alla gloria eterna.
    Gesù, come Verbo a creature divinizzate dalla Grazia, vi propone la santità stessa del Padre suo: “Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste”. Come Maestro a uomini simili a Lui nella carne e anima, Lui Uomo, vi propone la sua santità: “Imparate da Me. Vi ho dato l’esempio affinché come ho fatto Io così voi facciate. Beati sarete se metterete in pratica il mio esempio. Siete i miei amici se farete quel che vi comando”.
    Fra le parallele di queste due santità proposte, via a voi di Vita eterna, è il Cristo, che unisce in Se stesso, come Verbo Figlio di Dio, la Santità di Dio, e come Gesù, Figlio di Maria Immacolata, la perfetta giustizia dell’Uomo innocente e pieno di Grazia e Verità. E poiché “voi siete dèi e figli dell’Altissimo”, o uomini redenti dal Cristo, voi potete e dovete, come figli di Dio e figli dell’uomo, copiare il Fratello vostro Gesù, divenire altri Cristi, veri figli di Dio, eredi del Cielo; né è cosa impossibile perché Egli, Gesù, lo ha dimostrato come è possibile esserlo.
    Se il Verbo si fosse manifestato soltanto come Parola divina, come Maestro increato e spirituale, così come Dio si manifestò a Patriarchi e Profeti prima dell’avvento di Cristo, l’uomo sbigottito, o ribelle, avrebbe potuto gemere o imprecare, a seconda della sua anima: “Come posso io, carnale, io, perpetuo Adamo, tentato al peccato e debole per natura, fare ciò che Tu insegni, Tu, che Spirito purissimo sei, né ti tenta Satana, e teco non hai imperfezioni di natura?”. O anche: “Perché hai permesso che dal seno della madre io fossi corrotto, perché hai permesso che il padre della Umanità lo fosse, se mi volevi santo? Al tuo scherno rispondo con la mia maledizione”.
    Ma il Verbo si è fatto Carne, ha preso natura umana, in tutto simile ai fratelli in Abramo, non dissimile, per il tempo in cui fu Gesù di Nazaret, non dissimile dall’Adamo pieno di grazia e innocenza del primo suo giorno nell’Eden, e come lui tentato per essere provato, onde comprendere ed aiutare, anche per la sua diretta esperienza d’Uomo e per il suo esempio, quelli che sono nella prova.
    E l’uomo non può più sconfortarsi dicendo: “Io, carnale, non posso esser perfetto come il Padre dei Cieli, né fare ciò che il Verbo insegna”. E neppure può chiamare “scherno” l’insegnamento del Verbo, dato a chi, per natura umana, resa debole e corrotta dal Peccato originale, solo con molto e continuo sforzo riesce a metterlo in pratica.
    E neppure può l’uomo dire: “A me, carnale, non si conviene la Legge spirituale, perché troppo in contrasto è la voce esteriore delle mie membra, del mondo che mi è intorno, del demonio che continuamente mi aggira e tenta le forze basse della mia natura animale e quelle morali della mia natura razionale, con la voce interiore della coscienza che si volge alla mia natura spirituale con la voce stessa di Dio – ché la voce della coscienza è il richiamo di Dio al suo creato perché non si discosti dalla Legge o la calpesti – la voce che nel profondo mi parla per dirmi: ‘Fa’ questo’, oppure: ‘Non fare quello’. Ma io – pur avendo la volontà di fare il bene, e riconoscendo santa questa Legge, che la mia coscienza d’uomo e la ragione che mi distingue dal bruto, e che m’è stata data da Dio per rendermi capace di intendere, riflettere, scegliere e volere ciò che è bene, mi dice esser buona, nonostante l’impulso divino che entro mi muove Egli stesso, Dio, eterno Movente di tutte le sue creature, Immenso che mi comunica, come ad ogni uomo divinizzato, chiamato a grandi cose, la sua Immensità perché io sia capace, io, suo figlio d’adozione, di compiere opere grandi in cui sia una somiglianza delle sue grandissime e perfettissime, prima e più grande di tutte quella di tendere a Lui, con tutto il mio amore, perché Egli è l’unico vero Bene – ma io non riesco a compiere il bene che vorrei, ma cedo al male che in me fermenta più forte del bene”.
    No. Non potete dire questo. Perché il male è grande, grande l’eredità al male che è in voi, più grande il male che è nascosto per nuocervi nelle circostanze della vita (il mondo), grandissimo il male che ha nome Satana, principio del Male, mostro divorante ed insaziabile, odio eterno vivente ed instancabile verso il Creatore e le creature. Ma Uno solo è infinito: Dio. E l’uomo divinizzato ha seco la Grazia, ossia Dio. Dio Carità, Dio Intelligenza, Dio Santità, Dio Forza, Dio Potenza, Dio Sapienza, Dio Vita, Dio Bellezza, Dio Verità, Dio Bontà, Dio Purezza, tutte perfettissime e infinite, Dio il Tutto.
    E l’uomo di buona volontà può tutto se resta unito a Gesù Cristo, il quale, per non intimorire l’uomo coi clangori divini della Legge del Sinai – spaurenti, con le quattro imposizioni e le sei proibizioni, l’uomo in cui vive la legge disordinata del senso più forte della ragione, o quanto meno lottante, a forze pari, con la ragione da quando il dono dell’integrità fu ferito nell’Eden – riduce e conclude tutta la Legge in un duplice comando d’amore, e ve la presenta così, nella veste dolce, attraente, gaudiosa dell’amore. “Amate Dio, amate il prossimo”.
    Amare è più facile che adorare, che onorare, che vietarsi di fare. Amare Dio avvicina Dio all’uomo e l’uomo a Dio. Amare è più invitante che temere. Ed è scala ad ascendere all’adorazione.
    L’uomo non può d’un subito raggiungere le vette dell’adorazione. La stessa grandezza infinita di Dio lo trattiene dal farlo, e insieme con la temenza di Dio, comune agli antichi ebrei, e con le miserie della natura, forma i vincoli che lo trattengono lontano da Dio. Ma l’amore scioglie col suo ardore quei vincoli e mette le sue ali di fuoco all’anima, ed essa può salire, sempre più salire, a seconda che sempre più si lancia senza pensare a quello che lascia: miserie, poveri onori, limitatezze, ricchezze e affetti caduchi; ma pensando soltanto a ciò che raggiunge e conquista: Dio, il Cielo. Nessun atto di culto formale vi unisce a Dio quanto l’atto spontaneo e continuo dell’amore.

[…]