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C’è un patto scellerato fra alieni e governi nell’ignoranza totale dell’opinione pubblica?

Quello del patto scellerato fra umani e alieni a fini di collaborazione tecnologica e militare è il classico argomento tabù, del quale nessuno studioso oserebbe mai parlare, se appena possiede un certo credito nel campo della cultura ufficiale e se lo vuole conservare, beninteso rigando dritto nel solco del "politicamente corretto".

Il fatto che non esistano, in pratica, documenti assolutamente inconfutabili e, per giunta, che accettare un simile scenario implica una rimessa in discussione di quasi tutto quel che sappiamo, o crediamo di sapere, a proposito della storia umana e dello sviluppo tecnico e scientifico su cui si fonda e progredisce la civiltà moderna, è il grande scoglio che minaccia di far naufragare qualsiasi discorso in proposito, e che scoraggia in partenza chiunque dall’avventurarsi su di un mare così malfido e pericoloso.

Sono veramente pochi gli uomini di cultura (per non parlare degli specialisti: astronomi, fisici, biologi, archeologi) che non solo non temano di andare controcorrente, esprimendo punti di vista fortemente innovativi e, talvolta, radicalmente alternativi alla cultura dominante, alla quale è concesso di muovesi solo entro gli stretti limiti stabiliti dal totalitarismo scientista, ma che non temano nemmeno il marchio del ridicolo, perché trattare questioni relative agli extraterrestri, e, a maggior ragione, relative all’esistenza di forme segrete (e, ovviamente, inconfessabili) di collaborazione fra governi terrestri e creature aliene, significa, né più, né meno, esporsi a quella temutissima forma di ricatto psicologico e culturale, che è la minaccia di venire ridicolizzati, equivalente alla morte politica per un deputato o un senatore.

Eppure, gli indizi ci sono; nessuna prova certa e incontrovertibile, ma indizi sì, e parecchi. Voci, estratti di documenti segreti, fughe di notizie, testimonianze mai del tutto verificate (come quella del famoso Bob Lazar, relativa alle installazioni sotterranee dell’Area S-4, non lontana dalla famosa e controversa Area 51, nel deserto del Nevada); speculazioni, ipotesi, in parte sulla scia di eventi reali, anche se d’interpretazione non univoca, come avvistamenti di velivoli alieni, incontri ravvicinati del primo, secondo e terzo tipo, strane impronte e bruciature rimaste sul terreno, dichiarazioni sorprendenti rilasciate da persone in stato di ipnosi regressiva e relative ai cosiddetti "rapimenti alieni" o abductions (una fenomenologia che, nei soli Stati Uniti d’America, arriva ormai a contare parecchie migliaia di casi).

A tutto ciò, bisogna poi aggiungere alcuni fenomeni insoliti e tuttora inspiegati, apparentemente indipendenti, ma riconducibili, con relativa facilità, alla questione della presenza aliena sul nostro pianeta, sotto forma di basi sotterranee utilizzate in condominio dai "Grigi" e da personale tecnico, scientifico e militare degli Stati Uniti e, forse, di altre potenze terrestri, a cominciare dall’Unione Sovietica (e, oggi, dalla Russia): per esempio, la casistica, ormai estremamente imponente, relativa alle cosiddette mutilazioni di bestiame negli allevamenti del West americano; mutilazioni condotte con precisione addirittura chirurgica, accompagnate dal totale prosciugamento del sangue delle mucche, dalla frattura di tutte le ossa, e, cosa più sconcertante di tutte, dalla completa assenza di tracce sul terreno, come se gli animali fossero stati "prelevati" dall’alto, vivisezionati e poi lasciati ricadere al suolo da una considerevole altezza.

Eppure, l’uomo della strada stenta a prendere in esame anche solo teoricamente una eventualità del genere, tanto più che nessuno, fra gli intellettuali più prestigiosi e ufficialmente inseriti nella comunità accademica, o almeno riconosciuti da essa, ha mai avallato questo argomento tabù. Si aggiunga il silenzio dei mezzi di comunicazione di massa: è mai possibile che sia vera, o anche solo verosimile, una cosa di cui l’informazione ufficiale non dice assolutamente nulla? L’uomo delle società di massa, specialmente se rette da un sistema democratico, pensa di essere informato di tutto quello che d’importante accade nel mondo, e ciò in tempo reale: non è forse per questo che egli si dà la pena di comprare il giornale tutte le mattine, e di porsi in ascolto, almeno una volta al giorno, di un radiogiornale o di un telegiornale? Da questa convinzione nasce lo scetticismo, condito d’ironia, con cui, generalmente, egli accoglie le rare notizie relative alla questione della presenza aliena sul nostro pianeta. Se vi fosse qualcosa di vero, noi non potremmo fare a meno di saperlo: questa è l’idea che induce centinaia di milioni di persone a scartare una simile eventualità, senza nemmeno prendersi la briga di riflettervi un poco.

Scriveva Roberto Pinotti nel suo ormai classico «U.F.O., visitatori da altrove» (Milano, Rizzoli, 1990, e Bompiani, 1996, pp. 282-288):

«… Lear si è interessato all’argomento degli U.F.O. […] dopo aver parlato col personale dell’Air Force statunitense che sarebbe stato testimone dell’atterraggio di un U.F.O. nel 1980, nel corso del quale tre piccoli alieni sarebbero andati incontro al comandante della base aeronautica americana di Bentwaters, in Inghilterra. […]

I dischi voltanti sono una realtà, afferma […] John Lear, e sono guidati da esseri provenienti da altri sistemi stellari. Questi stessi esseri hanno fatto dei prigionieri che a loro volta sono stati catturati con la piena consapevolezza del governo degli Stati Uniti, e questo stesso governo è deciso ad arrivare fino in fondo – a qualsiasi costo – per mantenere il segreto con il pubblico.

Alcune delle cose dette da Lear sono riportate per filo e per segno, nero su bianco, sia in resoconti confidenziali sia in documenti "topo secret" e declassificati che sono arrivati fino a lui, collaboratore fidato della C.I.A. che ha anche effettuato rischiose missioni fantasma sulla Cambogia quando gli Stati Uniti ufficialmente non erano impegnati laggiù. […]

Parte di quanto detto è speculazione, parte è pura eresia; ma parte si fonda su documentazioni con il timbro ufficiale "top secret", come quella, nota dal 1987, denominata "Documento riassuntivo: Operazione Majestic 12", preparato per il Presidente eletto Dwight. D. Eisenhower (strettamente personale), il 18 novembre 1952. Oggi ben noto quanto controverso, il documento in questione è caratterizzato dalla massima classifica di segretezza, "For Eyes Only" (poteva cioè solo essere letto, ma non riprodotto), e fra l’altro recita:

"Il 7 luglio 1947 è iniziata un’operazione segreta, a scopo scientifico, per recuperare il relitto trovato nel ranch di Roswell, nel Nuovo Messico. Durante questa operazione, ricognizioni aeree scoprirono che quattro piccoli esseri umanoidi erano stati apparentemente catapultati fuori dal velivolo prima che esplodesse. Testimoni civili e militari della zona furono fatti evacuare e le notizie date ai reporter furono di "copertura", riferendo che l’oggetto sarebbe stato un aerostato per la ricerca meteorologica finito fuori rotta".

Dopo che tale documento, pervenuto anonimamente per posta, è stato divulgato nel 1987 dall’ufologo americano William Moore, poi sospettato di collusione con la C.I.A., il governo USA ha sempre negato, ufficialmente, l’esistenza dell’operazione Majestic-12, detta anche MJ-12. […]

Orbene, Lear ritiene che l’organizzazione sia in realtà ancora esistente (sebbene nel frattempo sia stato concluso uno sfortunato accordo con esseri alieni umanoidi) e che tra le sue fila vi si possa includere lo stesso Presidente George Bush e l’ex Consigliere della Sicurezza Nazionale, John Pointdexter. […] Lear afferma che documenti con la descrizione di ciò che accadeva alla base gli sono stati mostrati da un agente della C.I.A. e racconta di aver parlato con una donna – rapita per ignote ragioni – che sarebbe stata testimone di esperimenti laggiù. Inoltre aggiunge di frequentare un uomo il cui figlio lavorava alla base come assistente di laboratorio e aiutava gli alieni e la C.I.A. a eseguire gli esperimenti. […]

In ciò che descrive come "la terribile verità", Lear afferma che il Governo U.S.A. – mediante il gruppo Majestic-12 (MJ-12) – "ci ha venduto agli alieni", involontariamente ma irrimediabilmente. Tra il 1968 e il 1971, dunque, il MJ-12 avrebbe concluso un accordo con una razza aliena molto progredita, chiamata E.B.E. (Entità Biologiche Extraterrestri). L’accordo era questo: gli E.B.E. (chiamati anche Grigi a causa del loro colore)avrebbero dato agli Stati Uniti informazioni che li avrebbero messi in grado di superare tecnologicamente l’Unione Sovietica. In cambio, il MJ-12 avrebbe ignorato i periodici rapimenti di umani effettuati per "motivi di studio" dai Grigi e soppresso tutte le informazioni sulle crescenti e diffuse mutilazioni di bestiame, fonte di cibo per gli E.B.E. Gli alieni avrebbero dovuto fornire contemporaneamente a entrambi, MJ-12 e National Security Council una lista di questi periodici "prelievi" di campioni animali e umani.

Ma i Grigi mentirono, spiega Lear. Da questi furono rapite molte più persone di quante ammettessero e per ben più sinistre ragioni. La sua teoria sui molteplici rapimenti di soggetti umani da parte degli E.B.E. è infatti che loro scopo sarebbe: 1) imprimere suggestioni post-ipnotiche nei soggetti rapiti per realizzare tramite loro specifiche attività nel periodo di tempo che va dai 2 ai 15 anni seguenti. Ma le migliori menti scientifiche non sarebbero state in grado di determinare la natura di tali attività; 2) uccidere alcuni soggetti per utilizzare i corpi come fonte di materiale biologico, specificamente cibo; 3) uccidere alcuni individui che per i Grigi rappresentano una minaccia al proseguimento delle loro attività; 4) effettuare esperimenti di ingegneria genetica; 5) fecondare femmine umane e abbreviarne la gravidanza per assicurarsi le creature nate dall’incrocio delle due razze.

In ciò che definisce "il grande inganno", Lear puntualizza che i Grigi hanno però fatto il doppio gioco con gli Stati Uniti, perché avrebbero realizzato lo stesso accordo – tecnologia contro rapimenti – con l’Unione Sovietica. Ora, scoprendo ciò, entrambi i Paesi avrebbero messo insieme le loro migliori menti scientifiche per creare un’arma che combatta i Grigi. La prima arma, prosegue, ha fallito proprio all’inizio del 1988. Tale arma sarebbe stata costruita a seguito di un alterco con i Grigi riguardante un deposito sotterraneo occupato unitamente dalla C.I.A. e dagli stessi alieni a Dulce (Nuovo Messico). E per quanto riguarda il laboratorio sotterraneo, "questo deposito occupato unitamente dalla C.I.A. e dagli alieni è stato descritto come molto grande e con interminabili e immense mura piastrellate". Inoltre "dei testimoni hanno riferito di aver visto enormi contenitori pieni di un liquido ambrato con dentro parti di corpi umani". Tutto ciò nel quadro di esperimenti genetici.

Questo fa pensare alla trama della serie televisiva "V" ("Visitors"). Ma per Lear la realtà supera la fantascienza; il fatto è che a suo dire "loro (i Grigi) hanno usato ANCHE degli esseri umani come CIBO. Questa è una delle tremende ragioni per cui è stato messo tutto sotto silenzio". Altrimenti sarebbe il panico. "Il Governo pensa che a tal punto la censura debba essere mantenuta al riguardo anche con l’uso della forza bruta", conclude. Altrimenti le autorità sarebbero messe anch’esse sotto accusa. Secondo Lear i grigi hanno infestato il pianeta dopo che il Governo U.S.A. ha aperto loro le porte. Lear pensa che gli alieni provengano da Zeta Reticuli, un sistema stellare binario a 130 anni luce dalla Terra. Ritiene che gli alieni stiano usando gli ormoni e gli enzimi degli umani e del bestiame come cibo, poiché un disordine genetico nel loro sistema digestivo avrebbe causato atrofie e disfunzioni nel loro organismo. "Per sostenersi, ha scritto Lear nel suo rapporto, "usano un enzima o secrezione ormonale ottenuto dai tessuti prelevati dagli umani o dagli animali. Le secrezioni sono mescolate poi con perossido di idrogeno e applicate sulla pelle spalmando o immergendo parte dei loro corpi nella soluzione. Il corpo assorbe la soluzione, poi espelle il superfluo attraverso la pelle.»

Se fosse vera, o verosimile, anche solo una decima parte di quanto ipotizzato da Roberto Pinotti (e da numerosi altri autori, a cominciare dal notissimo David Icke, che si spinge assai più lontano nelle sue ipotesi e deduzioni), ci troveremmo alle prese con uno scenario realmente sconvolgente. Infatti, a tutte le ragioni di "dissuasione" nei confronti di simili speculazioni, che abbiamo sopra ricordato, se ne aggiunge un’altra, potentissima: l’istinto di conservazione, il più antico e radicato di tutti gli istinti umani. Per una creatura intelligente come l’uomo, dotata di una ricca immaginazione e capace di fare ipotesi e previsioni perfettamente razionali, l’idea che una razza aliena — o più di una — si sia stabilita sul nostro pianeta, in collusione con le autorità terrestri, e che rapisca esseri umani a suo piacimento, per studiarli, per manipolarli o, semplicemente, per nutrirsene, così come noi ci nutriamo del pollame o dei bovini, con l’assoluta indifferenza di chi non prova la minima emozione, perché non prende nemmeno in considerazione l’angoscia e il dolore che provoca in creature ritenute "inferiori", tutto ciò rappresenta uno shock culturale quasi intollerabile. Sarà perché l’homo sapiens sapiens, da quando esiste sulla Terra, si è sempre considerato predatore e non preda (anche se, qualche volta, poteva essere realmente predato da animali più forti di lui, come la tigre dai denti a sciabola o il leone delle caverne, come lo è tuttora, ma occasionalmente, ad esempio dallo squalo o dal coccodrillo di mare), sta di fatto che il doversi ritenere un misero zimbello nelle mani di creature immensamente più avanzate sul piano tecnologico, e questo proprio quando egli si inebria al pensiero dei suoi rapidissimi progressi tecnologici, non è cosa che possa intimamente accettare. Non fa parte del suo orizzonte culturale e non rientra nelle sue categorie psicologiche.

E allo shock psicologico e morale, bisognerebbe aggiungere lo shock politico: perché sarebbe inevitabile ammettere, se vi fosse qualcosa di vero nella questione della presenza aliena nelle basi terrestri, che alcuni governi, anche di tipo democratico, hanno sottoscritto un patto scellerato con creature provenienti da altri mondi, che prevede il prelievo e l’uccisione di persone a scopo di esame scientifico e, forse, di nutrimento; e che l’intero sistema della informazione mondiale si è reso corresponsabile di una tremenda congiura del silenzio, avente lo scopo di tenere l’opinione pubblica mondiale all’oscuro di una simile, atroce realtà. Né di una mera congiura del silenzio si tratterebbe, ma di qualcosa di più e di peggiore: di una sistematica opera di disinformazione e di depistaggio, avente lo scopo di tacitare e neutralizzare le poche notizie eventualmente sfuggite alle strettissime maglie della censura e del ricatto culturale di cui dicevamo. Un indizio di tale congiura si può ravvisare nella maniera reticente, sprezzante, frettolosa, con cui i mass-media si sono occupati, le pochissime volte che lo hanno fatto, della questione delle cosiddette "scie chimiche"; reticenza e assordante silenzio che trovano l’equivalente nel modo di fare delle istituzioni politiche, a cominciare dai governi, anche in presenza di precise interrogazioni parlamentari (cfr. i nostri precedenti articolo: «Saper leggere i "segni" vuol dire essere desti e consapevoli», e «Qualcosa sta accadendo che non riusciamo a interpretare», pubblicati sul sito di Arianna Editrice, rispettivamente l’11/06/2007 ed il 06/11/2007).

Ad ogni modo, l’incapacità dell’uomo contemporaneo di considerare, anche solo in via d’ipotesi, l’esistenza di creature aliene insediate sul nostro pianeta, e colluse con le autorità terrestri, la dice lunga, a nostro parere, su quanto l’uomo contemporaneo si sia abbandonato ad una illusione di onnipotenza che, di fatto, non è meno blasfema che pericolosa. Anche da questo lato, infatti, appare evidente che egli si è scordato d’essere semplicemente una creatura…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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