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Evviva: ora anche i cattolici hanno la loro Trimurti

In fondo non ne siamo neanche meravigliati più di tanto: in tempi di super-dialogo interreligioso, di ultra-ecumenismo e di sistematico abbattimento di ogni muro, con relativa costruzione di ponti a trecentosessanta gradi, era un esito che dovevamo aspettarci: e infatti è arrivato. I cattolici possono esultare, o almeno star contenti, se la par condicio è un valore e se, pertanto, non è giusto che solo gli induisti abbiano la loro Trimurti, e i cattolici niente; mentre la loro vecchia Santissima Trinità, così terribilmente dottrinale, rigida, esclusivista, e anche, diciamolo pure, un tantino etnocentrica e quindi poco inclusiva, non è certo lo strumento adatto in questi felici e meravigliosi tempi di Sinodi amazzonici, di teologia india e di ecoteologia, dove gli indios e la natura, appunto, stanno al centro dell’esperienza "religiosa" e la vecchia teologia tomista è andata in casa di riposo da un bel pezzo per raggiunti limiti d’età e per manifesti sintomi di arteriosclerosi e demenza senile, vale a dire d’incomprensione del mondo moderno e della Chiesa in uscita predicata da Bergoglio e dai suoi valorosi preti e vescovi di strada, inclusivi, ambientalisti e gay-friendly (i pornoteologi intravisti e profetizzati cinquant’anni fa da quel grande sacerdote e profondo filosofo che è stato don Cornelio Fabro!). Dopo aver sentito dire dal sedicente papa in persona che Dio non è cattolico; dopo averlo sentito dire che le Persone della Santissima Trinità litigano sempre fra di loro, ma a porte chiuse; dopo aver visto la statua del dio Ganesha dalla testa d’elefante entrare in processione in una chiesa cattolica, seguita dai suoi fedeli salmodianti e con l’autorizzazione del parroco locale; e dopo aver visto gli spettacoli di propaganda omosessualista andati in scena nella cattedrale viennese di Santo Stefano, sempre con l’approvazione e la benedizione dell’arcivescovo locale: quel che mancava ai cattolici odierni, maturi ed ecumenisti, inclusivi e progressisti, era la sostituzione della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, con qualcosa di simile alla Trimurti del brahmanesimo e dell’induismo: Brahama, il Creatore, Visnu il Preservatore e Siva il distruttore. Insomma qualcosa che faccia pensare, più che a un dio personale, salvatore e redentore del mondo, sia pure in tre Persone, piuttosto al ciclo della natura che fa tutto da sé, crea, distrugge e ricostruisce; a qualcosa d’immanente, di gnostico, di panteista, insomma qualcosa più in linea coi tempi nuovi, dove è considerato offesa alle altre fedi e alle altre credenze proclamare qualsiasi cosa possa dar la sensazione che i cattolici si credano, guarda un po’ che presunzione, detentori della Verità vera, della Verità certa, loro e solo loro, chissà poi perché.

E allora, come fare? Pensa che ti pensa, pare che i più gran cervelli della Chiesa in uscita, della teologia india e dell’ecoteologia, si siano riuniti e abbiano studiato a lungo il problema — perché avere la Santissima Trinità è un problema, c’è poco da fare, cari cattolici: siete voi che create barriere e alzate muri, con tutte queste credenze che vi distinguono dagli altri uomini e dalle altre religioni! — e alla fine abbiano partorito, dopo un difficile travaglio, la soluzione giusta, cioè in linea con le nuove indicazioni pastorali del signore argentino domiciliato alla casa Santa Marta, per volere e sotto la vigilanza della massoneria ecclesiastica che l’ha (ir)regolarmente eletto nel marzo del 2013. E la soluzione è la proclamazione di una Trimurti nostrana, cattolica sì, ma non troppo, anzi diciamo pure non proprio cattolica, ma tale da poter piacere sia ai cattolici che ai loro amici e sostenitori delle altre fedi e credenze, purché animati da un minimo di buona volontà. E quindi ad esclusione, deliberata e intenzionale, di tutta quella brutta gente, quella paccottiglia del passato, quei veri e propri scarti umani che sono gli ultracattolici, o cattolici tradizionalisti, o cattolici conservatori, i quali sin dai tempi del glorioso Concilio Vaticano II, e dall’ancora più gloriosa stagione post-conciliare, illuminata dallo spirito del Concilio stesso (una nuova pentecoste, ma con la lettera minuscola, perché il clericalismo è il peggior nemico della Chiesa) hanno fatto capire di che trista pasta siano fatti, quanta meschinità e quanto esclusivismo alberghino nei loro cuori induriti, e quanto siano lontani dal vero e autentico significato del Vangelo.

I tre esperti sono don Antonio Rizzolo, direttore sia di Famiglia Cristiana che di un altro settimanale, Credere, che doveva sfondare, ma non ha sfondato e vende ancor meno copie del suo illustre predecessore, che ormai tanti cattolici evitano come la peste, perché non vi riconoscono più una sola parola di cattolico, specie da quando vi imperversano gli scritti del teologo eretico Enzo Bianchi; l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego, insediato da Bergoglio in quella diocesi per far dimenticare i misfatti ultracattolici del suo predecessore, monsignor Luigi Negri; e l’arcivescovo di Berlino, Heiner Koch, illustre rappresentante di quella Chiesa tedesca che, da sempre, è all’avanguardia di tutte le felici innovazioni scaturite dal più puro spirito (con la minuscola) conciliare. Ebbene, dopo avere a lungo spremuto le meningi, e aver stillato nobili gocce di sudore dalle loro menti affaticate (e nobilmente pensose, come direbbe padre David Maria Turoldo), i tre personaggi hanno portato a termine la loro difficile missione e ora sono in grado di offrire ai cattolici, se così vogliamo chiamarli, l’equivalente dell’esotica Trimurti, non certo in chiave soprannaturale bensì, come è giusto, in chiave umana, secondo le indicazioni del grande teologo Karl Rahner e del suo degno erede e continuatore, Walter Kasper: nel senso che le tre persone della nuova Trimurti sono proprio persone, esseri umani, anche se si richiamano, due di esse almeno, al Pantheon cristiano, la terza a quello laico e laicista, così, per far vedere che la nuova chiesa non è arroccata nel suo clericalismo, ma aperta al mondo e amica di tutti, specialmente degli anticristiani, degli abortisti e degli omosessualisti. In breve, la nuova Trimurti è formata da don Mussie Zerai, eritreo, nelle vesti di nuovo Mosè; da Greta Thunberg, quindicenne svedese con la sindrome di Ansperger, nei panni di nuovo Gesù Cristo; e infine Carola Rackete, trentunenne tedesca, come reincarnazione di Giuseppe Garibaldi. Ben pensata, vero? Una perfetta sintesi di antico e di moderno: tre persone di oggi, vispe e vegete, come riproposizione del massimo patriarca dell’Antico Testamento, di Gesù Cristo e dell’Eroe dei Due Mondi. Ce n’è per tutti i palati, per tutti i gusti, per tutte le sensibilità. Nessuno ha motivo di sentirsi escluso, nessuno può lamentare una chiusura dottrinale, tanto più che son passati i tempi delle definizioni dogmatiche e quelli, horribile dictu, delle scomuniche e degli anatemi: dal momento che Dio non è cattolico, perché accapigliarsi sui dettagli? Non spingete, ragazzi: c’è posto per tutti.

La prima persona della nuova Trimurti è stata proposta al pubblico, scusate, ai credenti, nell’estate del 2017, su una copertina di Credere: la foto di don Mussie Zerai era accompagnata da questo titolo, scritto in grandi caratteri di stampa: Il prete che come Mosè salva il suo popolo dalle onde; sottotitolo: È arrivato in Italia a 17 anni come richiedente asilo. Ordinato prete, oggi lotta per i diritti dei migranti in Europa e per la vita di coloro che solcano il Mediterraneo. Bello, vero? C’è da dire che don Mussie Zerai godeva della stima e della protezione di personaggi influenti, come Laura Boldrini, ed era già stato lanciato da David Parenzo con In onda estate; e lanciato così bene che nel 2015 era già in lizza per la candidatura al Premio Nobel per la Pace, e nel 2016 la rivista Time (con grande esultanza de L’Avvenire, il giornale dei vescovi italiani) l’ha inserito, niente di meno, fra le 100 personalità più significative dell’anno. Il motivo di così sperticati elogi e di così entusiastiche valutazioni? Semplice: don Zerai è il telefonista ufficiale dei falsi profughi, loro lo chiamano al cellulare appena usciti coi barconi da qualche porto della Libia (loro o gli scafisti che organizzano la tratta di carne umana), e lui segnala la loro posizione ai suoi amici a bordo delle o.n.g., tipo Sea Watch, che li vanno a prendere, li imbarcano per trasbordarli in Italia, e sono così gentili verso gli scafisti che, in genere, prima di allontanarsi restituiscono a quei galantuomini i loro barconi ormai svuotati, affinché possano imbarcare un’altra infornata di carne umana, in attesa di una nuova telefonata, e così via, ad infinitum (nessun problema per le spese di vitto, alloggio e mantenimento, telefonino e musica inclusi: paga il contribuente italiano). La voce a lui dedicata su Wikipedia, fra le altre amenità, dice:

La sua voce non è rimasta inascoltata: è stato più volte sentito dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati; nel giugno 2012 ha avuto un’audizione ufficiale con l’allora segretario di stato americano Hillary Clinton a Washington; è stato convocato dalle commissioni affari interni e per i diritti dell’uomo dell’Unione Europea alle quali ha consegnato in particolare, all’inizio del novembre 2012, un rapporto sulle terribili condizioni dei centri di detenzione in Libia; lo scorso anno ha avuto due incontri a Bruxelles sulla situazione in Libia e nel Mediterraneo e, successivamente, un confronto sul traffico di esseri umani con il commissario Ue Cecilia Malmstron. All’inizio di febbraio ha affrontato questo stesso problema in Vaticano, nel corso di un colloquio con l’Ambasciatore Luis Cde Baca, del Dipartimento di Stato americano. Con il Papa Francesco il 10 Aprile 2014 l’incontro storico sulla lotta al traffico di esseri umani. I suoi dossier sono diventati in diversi casi la base per inchieste della magistratura internazionale o dei singoli paesi ed è stato più volte contattato come "esperto" da vari parlamentari europei e italiani. Il 23 giugno 2016 è stato insignito del premio Colombe D’Oro per la pace internazionale. Per il suo impegno in favore dei diritti umani e diritti dei rifugiati, ma soprattutto per il grande contributo dato per salvare la vita di centinaia di migliaia di profughi in pericolo nel mare Mediterraneo. Premi ricevuti :- Terra Justa – Fafe Portugal April 2016, Colombe d’Oro per la Pace – Roma Italy, June 2016, The 100 Most Influential People, TIME, April 2016, ProAsyl award for Human Right, September 2016, CRANS Montana Forum award for Peace and Human Dignity, October 2016

"Ma è solo l’inizio di un lavoro lungo e difficile — continua a ripetere — Questa enorme tragedia troverà soluzione, come ha ammonito papa Francesco, solo quando i potenti della terra cambieranno la loro politica nei confronti del Sud del Mondo. Degli ultimi della terra".

Peccato si dimentichi di riferire che la giustizia indagava su di lui da qualche anno; che nel 1994, prima di farsi prete, era stato nelle patrie galere perché condannato a due anni, con rito abbreviato e sconto di pena, per una storiaccia di spaccio di droga (non piccole dosi: oltre 2 kg. di hasish, valore 50.000 euro); che le autorità inquirenti lo consideravano il telefonista ufficiale, prima in Vaticano e poi in Svizzera, dell’immigrazione clandestina, tanto che tutti i passeurs della sponda sud del Mediterraneo avevano e hanno il suo numero di cellulare. Questo il personaggio aspirante al Nobel per la Pace, grande amico di Laura Boldrini, presentato da don Antonio Rizzolo e dal suo staff di giornalisti, su Famiglia Cristiana e su Credere, come il novello Mosè che salva il suo popolo dalle acque (vedi anche il nostro articolo: Non ci manca nulla; ora c’è anche il nuovo Mosè, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 06/09/17). Gli altri due componenti della nuova Trimurti sono stati partoriti più di recente, l’ultimo appena due giorni fa, e la loro genesi è abbastanza nota. Nell’aprile del 2019 l’arcivescovo di Berlino, Heiner Koch, ha affermato che Greta Thunberg è come Gesù Cristo, in quanto entrambi — sono parole sue — dannati e adorati, nonché capaci di polarizzare le folle. Se la ragione dell’accostamento di Greta a nostro Signore è questa, allora non si vede perché non si possa paragonare a Gesù anche Madonna (non la vera Madonna, Maria di Nazareth, bensì la signora che ha preso quel nome d’arte ma che al secolo si chiama Louise Veronica Ciccone ed è, fra le altre cose, una notoria satanista): forse che anche lei non sa "polarizzare le folle", e anche lei non è "dannata e adorata"? Oppure perché, restando in tema di spettacolo, non scegliere il cantante pop Michael Jackson, ballerino, pedofilo incorreggibile e satanista pure lui, che aveva fatto del suo aspetto fisico un orribile esperimento di trasformazione antropologica? L’eccellente monsignore ha anche affermato che i seguaci di Greta Thunberg sono persone serie, che meritano rispetto, e che venerano la quindicenne svedese come un’eroina (le due cose sono lievemente in contrasto, la serietà e la "venerazione", ma lasciamo perdere): strano che un presule cattolico non colga la contraddizione fra la venerazione dovuta ai santi e l’impropria venerazione che le folle riservano ai loro idoli mondani. Infine per il terzo componente della Trimutri, Giuseppe Garibaldi, ci ha pensato monsignor Perego, proponendo che il porto di Lampedusa sia dedicato alla memoria di Carola Rackete, la capitana della nave Sea Watch, che ha calpestato le leggi italiane, entrando senza permesso e speronando una motovedetta della Guardia di Finanza, per "mettere in salvo" una quarantina di migranti che non erano per niente in pericolo; così come il porto di Comacchio è stato dedicato alla memoria di Garibaldi, che fuggiva dagli austriaci nel 1849 (e pazienza se Garibaldi odiava la Chiesa, il papa e tutti i credenti: no problem, tanto Dio non è cattolico). Et voilà, il gioco è fatto. D’ora in poi, entrando in chiesa, non scordate di rivolgere un pensiero devoto a don Zerai, Greta e Carola: sarà come pensare a Mosè, Gesù Cristo e Garibaldi.

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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