
Jack London, un lupo del mare che se ne infischia dell’altalena della critica politically correct
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«Credo ut intelligam, intelligo ut credam»
23 Febbraio 2017Bene o male, più male che bene, a voler essere ottimisti e fiduciosi, a ostinarsi a credere che vi fosse della buona fede, a cercare il positivo ad ogni costo, fino a qualche tempo fa si poteva ancora pensare, sperare, illudersi, che la deriva modernista e progressista della Chiesa cattolica fosse un fenomeno "naturale", dovuto ai meccanismi complessivi della storia moderna, ai mille condizionamenti esterni, alla stessa trasformazione antropologica indotta dalle nuove tecniche, dal nuovo sistema economico-sociale, dalla nuova cultura, e quindi, in ultima analisi, dalla nuova struttura psicologica, sia individuale che collettiva. Si poteva pensare, sperare, illudersi, che le cose non fossero proprio così come sembrano: e cioè che quei sacerdoti, quei vescovi, quei cardinali, e il papa stesso, papa Francesco, intendiamo, non stiano parlando e agendo così come fanno, se non per un eccesso di zelo, per una sorta di santa impazienza, per un desiderio di vedere la Chiesa più bella, più pulita, più spirituale e più vicina al suo divino Sposo. Per ogni loro imprudenza, per ogni loro avventatezza, per ogni loro discorso, o azione, che suscitano smarrimento, dolore, amarezza nei fedeli, che danno scandalo alle anime, si poteva ancora pensare — certo con una grossa, grossissima dose di candore, per non dire d’ingenuità -, sperare ed illudersi che vi fosse una spiegazione benevola: che non si fossero spiegati bene, che i mass media non avessero riportato le cose in modo veritiero, che le loro intenzioni fossero state travisate. Ma ormai le cose sono giunte ad un punto tale che nessun margine di dubbio, nessuna ambiguità, nessuna incertezza, sono ancora possibili. Quei signori vogliono demolire, pezzo a pezzo, la Chiesa cattolica e la fede cattolica, e sostituirle con una religione e con una neochiesa, le quali, di cristiano, avranno ancora solamente il nome, ma saranno, in effetti, una creazione gnostico-massonica, vagamente deista, vagamente umanitaria, o meglio filantropica, vagamente ambientalista, e animalista, e "francescana" nel senso più banale e insipido del termine; soprattutto, un qualcosa che dovrà fare da ponte, da piattaforma, per traghettare i futuri cattolici — i quali, a quel punto, non saranno più tali, anche se crederanno di esserlo — in un più vasto contenitore, la Nuova Religione Mondiale umanistica, una forma di sincretismo universale, dove troveranno luogo alcuni elementi sminuzzati e triturati del cristianesimo, sia cattolico che protestante, del giudaismo, dell’islamismo, del buddismo, dell’induismo, e via dicendo, nonché parecchi elementi di origine laicista, secolarista, panteista, materialista, razionalista e atea. Insomma, un bel minestrone universale, ove ci sarà posto per tutto e per il contrario di tutto; ma dove non ci sarà più posto, assolutamente, per i veri credenti, ossia per i rappresentanti dell’autentica fede.
Per loro, no, non ci sarà alcuna indulgenza: verranno apostrofati come fanatici e fondamentalisti, come nemici dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, come costruttori di muri e di barriere, come oscurantisti e passatisti, come tradizionalisti e reazionari, come perturbatori dell’ordine pubblico e della pace generale. Verranno calunniati, insultati, disprezzati, perseguitati, anche e soprattutto legalmente; verranno trattati da alienati, da schizofrenici, da malati di mente; per loro, e solo per loro, si riesumerà persino l’ipotesi della possessione demoniaca, ovviamente da parte dei loro "correligionari" più evoluti e politicamente corretti, cioè i cattolici modernisti e progressisti, i quali, così facendo e così accusando, potranno finalmente scrollarsi di dosso i loro secolari complessi d’inferiorità nei confronti del mondo moderno, del protestantesimo, della scienza matematizzata, della razionalità cartesiana, e di tutto ciò che caratterizza la concezione moderna dell’uomo e del mondo. Nessuna meraviglia, del resto: Gesù l’aveva predetto: Sarete odiati e perseguitati a causa del mio nome. E ancora: Vi scacceranno dalle sinagoghe (oggi, dalle chiese cattoliche) e diranno male di voi, mentendo, a causa mia. Parole chiare. Sono loro, i cattolici progressisti e modernisti, che non ci sentono da quest’orecchio; e, per scongiurare tanta sciagura, han deciso di venire a patti con il mondo.
Vogliono stare dalla parte dei vincenti, loro, e non dei perdenti. È ben per questo che non parlano più della croce: lo avete notato? Non parlano più della croce di Cristo. Pare quasi che Gesù sia morto per caso: se, invece di essere appeso alla croce, fosse morto in un qualsiasi incidente, ad esempio cadendo da cavallo, per loro sarebbe stata esattamente la stessa cosa. E poi, chi lo dice che Gesù voleva morire, che voleva offrirsi in sacrificio per i peccati del mondo? Nessuno. Lo dicevano i preti cattolici, una volta, e lo scrivevano i vecchi teologi, gente antiquata e sorpassata, vissuta prima dell’epoca meravigliosa in cui viviamo noi: quella della "svolta antropologica". Ed è sempre per questo che non parlano quasi più del mistero dell’Incarnazione: si direbbe che Gesù sia venuto sulla terra per farsi un giretto, così, per passare un po’ di tempo, dato che non aveva nulla di meglio da fare, almeno in quel momento. Ed è sempre per questo che non parlano più del vero significato della santa Messa: l’hanno degradata al livello di una "assemblea dei fedeli", che si riuniscono per festeggiare. Ma per festeggiare che cosa? Mah, non si sa bene: forse per festeggiare se stessi. E infatti, hanno riempito la santa Messa di applausi a scena aperta: il prete pronuncia l’omelia, e loro applaudono. Entra il feretro del defunto; e loro applaudono. I bambini e gli adulti del coro parrocchiale hanno cantato bene, e il chitarrista ha suonato ancora meglio: canzoni gioiose, in cui hanno mostrato tutta la loro bravura, mica le lagne e le pie tristezze della vecchia musica liturgica; e loro applaudono. Eppure san Pio X, una volta, commentando la pessima abitudine di applaudire dentro la chiesa, aveva osservato laconicamente, con il suo schietto buon senso contadino: Il servo non batte le mani in casa del padrone. Scandalo dei modernisti, indignazione dei progressisti: Come, come? Ha detto"servi"? Ma noi non siamo mica servi, né abbiamo padroni; e la chiesa non è la casa del padrone, è la casa dei fedeli.
Ignoranti e privi di ogni timor di Dio! Ma certo che i cristiani sono servi: servi, operai, chiamateli come vi pare, ma il concetto è quello; e non solo servi, ma servi inutili. Lo ha detto Gesù Cristo: Servi inutili siamo; abbiamo fatto soltanto il nostro dovere. E ha detto anche: Non c’è servo superiore al padrone. Se hanno ascoltato ne, ascolteranno anche voi; ma se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. È stato molto chiaro. Ah, ma è appunto per questo che i cattolici di orientamento progressista hanno così poca familiarità con il Vangelo: quando la cosa non conviene loro, soffrono di strane amnesie, di subitanee cefalee, d’improvvise malattie agli occhi, per cui non possono più leggere. In altre occasioni, invece, quando vogliono rivendicare le loro idee moderniste, non si fanno scrupolo di citare il capitolo tale e il versetto talaltro a memoria, come fanno i protestanti, anzi, come fanno i mormoni: con precisione implacabile, con memoria ferrea, con ritmo velocissimo, come una mitraglia. Misteri della Provvidenza: ignoranti e sapientissimi a corrente alternata, secondo le circostanze, e, soprattutto, secondo le convenienze. Provate a domandare loro perché è morto Gesù. Diranno: per amore degli uomini. Risposta ambigua, generica: di qualsiasi benefattore dell’umanità si può dire la stessa cosa, e anche di parecchi personaggi che benefattori non furono, anzi, furono dei criminali, però erano convinti, convintissimi — umanamente parlando — di dare la vita per amore del loro popolo, o della verità, o della giustizia, e via dicendo. La sola risposta che può dare un cattolico è che Gesù è morto per rimettere i peccati degli uomini: Lui, il Giusto; Lui, l’innocente; Lui, vero uomo e vero Dio. E c’è un motivo se hanno dimenticato questa risposta, che, prima della tanto celebrata "stagione" del Concilio Vaticano II, qualsiasi bambino che avesse frequentato due o tre volte il catechismo, sapeva a memoria: se la ricordassero, se la pronunciassero, allora verrebbe fuori che la santa Messa non è, semplicemente, una festosa assemblea dei fedeli (se fosse solamente questo, perché sarebbe chiamata"santa"?; ah, già: ma loro non la chiamano mai "santa"), bensì il Sacrificio eucaristico di Cristo.
Ridurre la santa Messa a una celebrazione di tipo puramente umano; ridurre la venuta di Gesù Cristo entro un orizzonte puramente umano; ridurre la Chiesa a una assemblea democratica permanente, dove si decide ogni cosa a colpi di maggioranza; ridurre la vita cristiana ad una faccenda puramente orizzontale, a una faccenda di mera "bontà", solidarietà", "accoglienza", "inclusione", e via con il vocabolario del politically correct; ridurre il cattolicesimo a una specie di filosofia morale, di tipo estremamente pratico, dove c’è posto per tutti e misericordia per tutti, alla grande, pentiti e non pentiti, buoni e malvagi, leali e bugiardi; ridurre, infine, la fede in Cristo al livello di una delle tante opinioni, credenze e mode del terzo millennio, nel gran supermercato delle offerte "spirituali", accanto alle credenze su Socrate, Confucio, madame Blavatskij, Rudolf Steiner, Paramahansa Yogananda, George Adamski a nome dei "fratelli delle stelle", Bertrand Russell (e Marco Giacinto Pannella, dove lo mettiamo? non si può mica lasciarlo fuori): questi sono i loro obiettivi. Almeno i giochi sono chiari, adesso. Non ci si può ingannare, non c’è spazio per ulteriori illusioni. Abbiamo personalmente parlato non solo con dei cattolici laici, ma anche con diversi sacerdoti, i quali, esasperati, disgustati, amareggiati, riflettono se uscire per sempre da questa chiesa modernista e progressista, e farsi ortodossi, o aderire alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, o che altro fare. Tutti hanno confessato la loro angoscia, la loro tristezza, la loro indignazione per come si sta muovendo il papa Francesco, e per come si muovono suoi fedelissimi seguaci. Tutti si sono detti scandalizzati dal suo modo di agre, e da quello di tanti prelati di siffatto orientamento, sino a vivere delle autentiche crisi di fede. Tutti hanno dichiarato di non poter più comprendere, né scusare, né tollerare, qualsiasi ulteriore falsificazione della vera dottrina e della vera Chiesa cattolica.
Sul perché papa Francesco e gli altri stiano agendo in questo modo, le opinioni sono varie, ma quella prevalente è che essi abbiano deciso di venire a un accordo con il mondo moderno per non restar "tagliati fuori", per non ridursi definitivamente in minoranza. Pur di scongiurare questa eventualità, hanno deciso di saltare il fosso e invertire la marcia, ma senza avere l’onestà di dirlo. Hanno adottato una strategia puramente imprenditoriale: se le automobili hanno sostituito i carri tirati dai cavalli, allora non bisogna più costruire carri, e non ha senso seguitare il mestiere del carradore: bisogna mettersi a fabbricare automobili, come tutti gli altri. Solo così si può restare dentro il gioco della società moderna, contare qualcosa, avere voce in capitolo. Ma a quale prezzo? Al prezzo di svendere tutto ciò che è autenticamente cristiano. Silenzio di tomba, per non infastidire i laici, sul divorzio, sull’aborto, sull’eutanasia; silenzio perfino sul terrorismo islamico (che è proibito chiamare con questo nome: ordine del papa); silenzio benevolo sulla sodomia, sulle coppie omosessuali parificate alla famiglia naturale, sulle adozioni di bambini da parte di esse: e, se quei testoni dei cattolici laici non vogliono capirla, se organizzano le "sentinelle in piedi" e le marce per la vita e per la vera famiglia, formata da uomo e donna, silenzio ancor più glaciale dai Sacri Palazzi, anche perché Dio non è cattolico, e poi perché chi siamo noi per giudicare? Un calcolo di convenienza, il timore di essere travolti, la furbizia da quattro soldi di voler cambiare tutto, ma senza avere il fegato di dirlo: Ragazzi, abbiamo sbagliato; vi abbiamo insegnato cose non vere. Ma adesso ci emendiamo, adesso abbiamo capito il vero senso del Vangelo, ed è che bisogna abbracciare il mondo, accoglierlo così com’è, e dirgli pure "bravo!"; niente affatto, la strategia della neochiesa è quella di negare che ci sia stata un’inversione di rotta, semmai c’è stato un "approfondimento" della fede (che meraviglioso linguaggio pretesco e gesuitico, trasudante diplomatico cinismo), e si deve dire: Noi siamo in linea con il Magistero di ieri e di sempre; noi siamo sempre la stessa chiesa cattolica, non c’è stato alcun cambiamento.
Così facendo, la neochiesa modernista si è definitivamente allontanata da Dio. Ha gettato nel bidone della spazzatura duemila anni di storia, stravolto le Scritture, epurato la Tradizione, addomesticato la Rivelazione, vanificato l’Incarnazione, disprezzato la Redenzione. Quale Redenzione, dopotutto? Va tutto bene; non c’è nulla da redimere. Sono i peccatori, che vanno redenti; ma i cattolici progressisti non sono mica peccatori: tanto è vero che il peccato, sulla loro bocca, non si sente mai. Duemila anni di storia, di storia sacra, di storia della salvezza, buttati via. Ma che cosè la salvezza? Non se ne parla più. La salvezza delle anime? Mai sentita nominare. Basta che le chiese siano piene: allora ve bene tutto, l’applauso, la chitarrata, l’aperitivo, i burattini, le facezie, la santa Messa ridotta a una commedia (sono le parole precise di un nostro amico prete: non un vecchio prete, ma un prete giovane, nato dopo il Vaticano II). Se le chiese sono piene, se Piazza San Pietro è gremita (magari portando la gente da fuori; perché i cattolici di Roma si sono stufati di commedie), allora va tutto bene. Nessuno si domanda se l’importante sia riempir le chiese o riempire il Paradiso. Peccato: la Chiesa, coi suoi duemila anni, era l’ultima istituzione al mondo anteriore alla modernità: l’unica, dunque, che avesse le caratteristiche per confrontarsi con la civiltà moderna, tenerle testa, proporre un suo modo di essere uomini, diverso e indipendente. Ora si fa essa pure miseramente subalterna…
Fonte dell'immagine in evidenza: RAI