Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola
"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)
Dice lo Spirito Santo:
«È del figlio avere la somiglianza col padre. Ed è stato spiegato[21] in che è la somiglianza e l’immagine dell’uomo, figlio adottivo di Dio, col Padre celeste. Ed è anche stato detto con che mezzi e dietro quale esempio sempre più l’uomo può pervenire alla somiglianza coll’Eterna Perfezione. È stato infine dato come verità che coloro che vivono secondo lo spirito possono chiamare Dio: “Padre”, e chiamarlo con la voce a Lui graditissima: quella di Gesù che col suo spirito inabita nei figli di Dio.
Ma un padre non dà soltanto amore e somiglianza ai figli. Dà anche le sue ricchezze e le sue eredità.
La Prima Persona della Triade Ss., così come dà al Figlio, consustanziale al Padre, il Regno e il Possesso di tutto quanto è nel Cielo e sulla Terra, così dà ai figli di adozione e fratelli, nella carne, di Gesù, la compartecipazione al Regno e al Possesso del Figlio. Già ha dato agli uomini la compartecipazione alla vita divina mediante la Grazia. Già ha dato la compartecipazione ai tesori di Cristo mediante la vita nel Corpo mistico. Ma oltre l’esistenza terrena vuol dare la compartecipazione ai beni celesti, la coeredità con il Cristo.
Questi i doni e il desiderio del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, i Tre che, come sono Una sola cosa, così hanno un sol pensiero, una sola volontà, un solo amore.
Quale deve essere il desiderio dei figli di adozione, corrispondente a quello di Dio? Lo stesso: compartecipazione alla vita divina mediante la fedeltà alla Grazia e l’unione al Corpo Mistico, e vita vissuta in modo da raggiungere il fine ultimo: la compartecipazione, la coeredità ai beni celesti.
E dato che si è visto[22] come non vi è vittoria senza lotta, come non può aversi veste ornata né palma di gloria senza il dolore e senza la croce - i mezzi per cui il Cristo fu dal Padre esaltato dopo la suprema umiliazione e ubbidienza - così come giustamente desiderate d’esser coeredi del Regno celeste di cui l’Agnello di Dio, Verbo Incarnato, è il Re dei re e Signore dei signori, così dovete desiderare di essere coeredi della sua parte di dolore, di immolazione, umiliazione, ubbidienza. Perché solo in tal modo potrete con Lui, il Vittorioso e Glorioso, essere glorificati.
Breve, sempre breve la prova terrena rispetto all’eternità. Relative, sempre relative la sofferenza e la croce rispetto al gaudio celeste e infinito come tutte le cose che vengono da Dio, per coloro che ormai sono nella conoscenza di Dio “figli suoi e suoi eredi”.
Cosa è il premio dei beati? L’avere Dio. Non è dunque errore dire che sarà gaudio infinito, perché Dio è infinito, e nella Rivelazione di Lui, del suo Mistero, i beati godranno un gaudio senza misura e quindi un gaudio infinito.
Ugualmente: sempre relative saranno le umiliazioni terrene rispetto a quella gloria che si manifesterà negli eletti quando Dio comunicherà ad essi, in misura piena e perfetta, la sua Grandezza, Bellezza, Conoscenza, il suo Fuoco d’Amore, la sua Luce, tutti i suoi Attributi, tutti quei Beni, quelle glorie, quelle virtù che Egli tende a comunicare in forma relativa, proporzionata al vivente, e sempre più vasta, profonda e alta, a misura che il vivente cresce nella vita soprannaturale e si svuota di sé e d’ogni cosa per accogliere Dio, mentre ancora l’uomo è sulla Terra.
Allora, e solo allora, alla fine dei tempi, e quando i corpi risorti dei santi saranno assunti alla gloria e ricongiunti allo spirito già beato e glorioso, la creazione, in attesa da millenni, vedrà la rivelazione dei figli di Dio. Di quello che sarebbero sempre stati i figli di Dio, dal principio, se al principio il primo di essi non avesse peccato, deturpando di una Macchia sacrilega, avvilente, dolorosa, la Creazione perfetta operata da Dio.
Allora tutte le cose saranno restaurate quali Dio le aveva concepite avanti di crearle. E, gettati il diavolo ed i suoi servi nello stagno eterno senza più libertà di uscita e di azione, per i secoli dei secoli, e con il Principe del male - per cui entrarono nel mondo, con la colpa, il dolore e la morte - spariti dal creato anche la morte e il dolore, le cose di prima cesseranno. Le cose che erano belle, buone, senza lutti e miserie, senza ferocie e menzogne, senza malizie e corruzioni, e che Satana e la debolezza dell’Uomo e degli uomini bruttarono e resero cattive, dolorose, crudeli, subdole e corrotte.
E sarà il nuovo mondo, con la Gerusalemme eterna, il nuovo eterno mondo dove non sarà più possibile a Satana di penetrare, dove non sarà possibile al dolore di torturare, alla malizia di intorbidare, alla violenza di nuocere e dare morte.
Sarà la grande rivelazione dei figli, del Popolo eterno di Dio, quella rivelazione la cui magnificenza solo Dio, che tutto conosce e vede da eternità, conosce e vede nel suo Pensiero e con l’Occhio del Verbo, attraverso al quale anche tutti i figli di Dio avranno la rivelazione perfetta di Dio e lo vedranno e conosceranno senza limitazioni di sorta.»