MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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LEZIONI SULL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI LEZIONE XLVI


RM-11 25-36

2 novembre 1950


    Dice il Divinissimo Autore:
    «Uno dei segni della venuta finale di Dio, e del Giudizio che seguirà alla fine del mondo, è la conversione d’Israele, che sarà l’estrema conversione del mondo a Dio.
    Perché loro gli ultimi, essi che furono i primi ad esser popolo di Dio? Per decreto eterno e per decreto umano.
    Né paia ingiusto il decreto eterno. Essi, che già primi - anzi: unici - erano nel conoscere le verità soprannaturali, avrebbero dovuto essere i primissimi nel nuovo popolo di Dio: il popolo dei cristiani; così come Adamo e la sua compagna avrebbero dovuto essere i primissimi del popolo celeste. Ma la volontà non buona fece dei primi gli ultimi.
    E mentre è detto nella Scrittura che Enoc ed Elia furono, viventi, rapiti da Dio fuor dal mondo, in un altro mondo migliore, per tornare, al giusto tempo, a predicare penitenza e combattere l’Anticristo quando il mondo sarà fatto Babilonia e Anticristo - e ciò per la loro giustizia straordinaria - altrettanto nella Scrittura è detto che per i suoi peccati Israele sarà riprovato da Dio e da primo diverrà ultimo ad entrare nel Regno di Cristo.
    Adamo è ben figura di ciò che vuol dire cadere nella riprovazione di Dio. Ben egli dovette attendere secoli e millenni negli inferi, nonostante avesse già lungamente espiato sulla Terra il suo peccato, avanti di rientrare nel Paradiso almeno terrestre, dove Enoc ed Elia già da secoli godevano della letificante amicizia di Dio.
    Anche per il Popolo ebreo, pur non essendo per esso inesorabilmente chiuso il Regno di Dio per averlo respinto quando poteva accoglierlo, dovranno passare secoli e millenni prima che Israele torni amico di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Prima diverranno “popolo di Dio” gli altri popoli. Ultimi essi: i giudei. Ultimi, anche se sempre da Sion verranno coloro che saranno salvezza.
    Sion sta qui per dire Israele, e Israele sta qui per dire “popolo dei figli di Dio”. Da Israele venne Gesù. Da Israele vennero Enoc ed Elia, e torneranno. A preparare, questi, il ritorno del Figlio di Dio: il Cristo, perché alla sua venuta l’empietà o l’abominio della desolazione, secondo la parola evangelica, non siano come palude corrotta su tutta la Terra e in tutti i luoghi di essa, e perché tutti, anche quelli che per secoli furono protervi, tutti i predestinati alla Vita, l’abbiano prima che il tempo non sia più.
    Tutti, anche Israele. Perché se, come è detto da Colui che è l’Incarnata Parola e Sapienza del Padre, i giorni della desolazione saranno accorciati in grazia dei meriti degli eletti, altrettanto è da credersi che non tutto Israele sarà riprovato ed escluso, e ciò in grazia del merito dei suoi padri (i patriarchi, i profeti e i giusti del popolo ebreo). Per la giustizia di questi, Dio userà misericordia e non cancellerà l’elezione degli ebrei a suo popolo per non separare i padri dai figli e perché Dio non è mutevole nei suoi disegni.
    Pieno di misericordia anche per i pagani e gli idolatri, pieno di misericordia anche per i peccatori che si pentono, non potrà cessare d’esser Padre di misericordia per coloro che erano suo popolo e che, per uno zelo non più giusto, perché non misurato, non ordinato - uno zelo che voleva e si riteneva più perfetto dello stesso decreto e volere e disegno di Dio - non seppero credere, accettare, accogliere il Cristo così come Dio Padre lo aveva mandato.
    Anche per gli ebrei è morto il Cristo. Anzi, nelle sue estreme preghiere dalla Croce raccomandò al Padre gli ebrei più d’ogni altro popolo, perché erano coloro che più avevano meritato la riprovazione di Dio, e che pertinacemente avrebbero persistito nel loro errore.
    Perché proprio il popolo eletto doveva essere il più colpevole? Non poteva Dio impedire che tale divenisse? Come ha folgorato Saul non poteva folgorare i Principi dei Sacerdoti, i Farisei e Scribi, per convertirli alla Verità e Giustizia? Certo che avrebbe potuto. Ma dove il merito, allora, della loro conversione, non spontanea ma forzata da un potere e volere divino?
    Vi fu o non vi fu un motivo imperscrutabile in questa condotta di Dio? Certo che vi fu, perché Dio non fa nulla senza uno scopo ed un fine. Ed ogni fine è giusto, anche se misterioso per i mortali.
    Verrà il momento in cui tutte le cose operate da Dio, incomprensibili ora, vi si sveleranno. Ed allora insieme a Paolo ripeterete: “O profondità delle ricchezze della Sapienza e scienza di Dio!”.»