MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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LEZIONI SULL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI LEZIONE XLVIII


RM-14 1-23

16 novembre 1950


    Rm 14-15 sino alla fine dell’Epistola

    Dice il Divinissimo Autore:
    «La carità - e maestri in essa dovrebbero esserlo coloro che Gesù ha fatto “pastori, maestri, sale e lucerna” - va esplicata anche verso i deboli nella fede.
    Non a tutti è dato di divenire pastori, maestri, sale e lucerna, o campioni di sapienza e di giustizia. Come nel firmamento gli astri non sono tutti potenti come il sole - e guai se lo fossero! - altrettanto nella Chiesa militante non tutti sono giganti in potenza e, ciò che più conta perché ha valore e durata soprannaturale, e in santità. Vi sono gli agnelli e i pastori, e gli agnelli hanno diversa robustezza. Alcuni sono facili alle cadute, altri alle distrazioni, altri alla sonnolenza. Bisogna saper tutti capire, compatire, aiutare con carità.
    “Ecco, Io stesso andrò in cerca delle mie pecorelle... le condurrò via dai luoghi di nuvole e caligine... le condurrò alla loro terra... agli ottimi pascoli... andrò in cerca delle smarrite, ricondurrò le scacciate, legherò le fratturate, ristorerò le deboli...”, dice il Buon Pastore in Ezechiele[31] c. 34 v. 11-16; e in Giovanni dice: “Io do la mia vita perché le mie pecore abbiano la Vita e in sovrabbondanza”.
    Ma, rivolto ai cattivi pastori che non pascono le pecore e non le soccorrono, ma le sfruttano e le opprimono, dice: “Non fortificaste il debole, non risanaste il malato, non legaste il fracassato, non faceste ritornare lo scacciato, non andaste a cercare il perduto, ma esercitaste il dominio con rigore e crudeltà... Alle mie pecore deste a mangiare il cibo e a bere l’acqua corrotti dai vostri piedi (Ezechiele 34 v.4 e v.19). Il mio furore perciò si è acceso contro i pastori... Guai ai pastori idoli che abbandonano od opprimono il gregge... Ho preso ed ho rotto la verga della Grazia per rompere il patto con quelli che non m’erano rimasti servi-pastori fedeli”.
    Così parla in eterno la Sapienza avanti, mentre e dopo la sua venuta. Carità, compatimento, aiuto alle pecore e agli agnelli, così come il Cristo vi ha insegnato, facendolo Lui per primo. Non violazione della libertà individuale che Dio stesso rispetta nell’uomo e che è mezzo di prova, e di premio o di condanna, per ognuno.
    Nessuno sa come Dio conduce le singole anime. Nessuno è tanto potente da poter giudicare sempre con giustizia. Vi sono creature che ai miopi per superbia paiono ribelli o colpevoli, e non lo sono. Altre che lo sono ma che, per essere sottili in astuzia, hanno aspetto di giuste facendo bene le opere esteriori e male quelle segrete; hanno aspetto di giuste e sono doppiamente ingiuste, e perché simulano e perché male agiscono.
    “Non giudicate”, ha detto la Parola di Verità. E sarebbe la regola perfetta. Ma se giudicate, umili o potenti che siate, giudicate almeno con carità, sempre, non potendo, per la vostra limitatezza d’uomini, penetrare nell’interno degli uomini e vedere il perché di ogni loro azione. Pensate che nulla è segreto all’Onniveggente, anche se nel segreto compite le vostre azioni ingiuste e pronunciate i vostri insinceri, ingiusti, anticaritativi giudizi sul prossimo vostro. Dio vi vede, vi sente, mentre fate e parlate, e vi giudica, Lui sì, con giudizio giusto e inappellabile.
    Non sarà l’esser stati potenti che vi risparmierà dal giudizio di Dio. Anzi, siccome più vi è stato dato, più rigoroso sarà il giudizio quando, come ogni uomo, dovrete presentarvi a Dio per render conto delle vostre azioni. E ognuno che sia posto più in alto della massa del gregge di Cristo, o per carica o per elezione straordinaria, ricordi che talora una sola colpa contro l’Amore, ossia contro lo Spirito Santo che è Spirito di Sapienza, di Pietà, di Giustizia, d’Amore, può distruggere tutti i meriti di una vita vissuta nella Legge. Dio può colpirvi subito dopo che voi lo avete colpito in un suo servo o in una sua opera d’amore; può colpirvi, come colpì Adamo, subito dopo una vostra colpa di superbia. E allora? Che vi avranno giovato le opere precedenti? Che le cariche? Che le elezioni?
    “Guai a colui per cui avviene scandalo!”, ha detto Colui nelle cui mani trafitte il Padre ha messo ogni potere di giudizio. E benché Egli fosse la Misericordia Incarnata, chiaramente disse la sorte che attende chi scandalizza le anime con azioni ingiuste.
    Se è vero che, per un’anima che uno porta a salvezza, costui salva di certo la propria, è anche vero che per ogni anima che si arresta, o retrocede nella perfezione, o peggio cade in peccato di sfiducia in Dio, nella forza della preghiera, nella verità delle cose in cui credeva, un castigo, che può arrivare sino al tormento eterno - e certo arriva sino a lunghissima espiazione purgativa - colpirà colui che fu cagione di quell’arresto, retrocessione o caduta di un’anima.
    Come può turbare un’anima di “piccolo” una ingiustizia verso di lui, così può turbare il vedere che i pastori, le luci, i maestri, dànno esempio contrario a quanto insegnano. Guai a co­loro che sono intransigenti coi “piccoli” e li gravano di pesi, mentre per loro e per il loro io hanno tutte le condiscendenze! Edificarsi a vicenda è un dovere per tutti, ma lo è mille volte di più per coloro che sono in alto.
    Così nel mangiare come nel bere, nella maniera di vita, di vesti, di abitazione, si abbia sempre presente la carità, il pensiero di chi ha fame e sete, ed è poco vestito e non ha ricovero. Né i manti reali, né le vesti di porpora e d’oro, dànno diritto ad entrare nei Cieli, ma sibbene il modo come furono portate. Più facile sarà veder la veste delle nozze eterne su uno che portò - con rassegnazione se povero, con umiltà per spirito di carità se potente - una veste semplice e anche dimessa, che non su chi, amando i segni esterni della pompa più che quelli interni di misericordioso, portò vesti di pregio, ben sapendo che la sua coscienza gli consigliava altri modi di vita.
    Perché in questo è la condanna: fare ciò che la coscienza consiglia di non fare. Farlo con piena avvertenza e deliberato proposito, dopo libera scelta.
    Un’azione non buona, per divenire peccato, occorre che sia compiuta con piena avvertenza. Or dunque ognuno, in alto o in basso che sia, esamini se stesso, consideri il perché di ogni suo atto, ed esame e considerazione siano veramente sinceri, come lo è il coltello del chirurgo nel mettere a nudo anche le radici più profonde di un male. E visto che la sua azione è non buona, la recida dalla sua volontà per levarle la vita, e non si limiti a questo, ma affondi la scure di una retta coscienza nel proprio terreno, nella sua umanità, per levare anche la radice e i succhi che favoriscono il sorgere, nel cuore, nella mente e nello spirito, di piante non buone perché superbe, e bruci tutto sul fuoco della carità, che certamente tornerà a fiammeggiare quando sarà liberato il terreno dalla gelida superbia e dalle zizzanie venute da essa, sterili, venefiche, oscuranti zizzanie seminate dall’io eccitato dal Superbo: Satana.
    E se forti sono, coloro che sono in alto, sorreggano con pietà i deboli, senza orgogli stolti, riconoscendo che Dio più dell’io coopera a fare di un uomo un santo. Benedicano Dio, se li amò in modo straordinario. Ma non si credano autori assoluti della loro santità e non sprezzino chi è meno santo, o tale appare, di loro.
    Il Cristo, santissimo e perfettissimo essendo Dio ed essendo l’Uomo senza alcun peccato, né ereditario né volontario, non sprezzò alcuno e, per la sua compassione per tutte le miserie, portò un grande numero di persone alla salute.
    Il Cristo operò molti e potenti miracoli e sparse fiumi di sapienza. Ma ciò che più attirò le persone a Lui, e quindi alla Salute e alla Vita, furono la sua Misericordia anzitutto, poi la sua Giustizia incorruttibile e imparziale con tutti.
    Non cercando la propria soddisfazione ma il vero bene per le anime e la gloria di Dio, attirò su di Sé oltraggi, improperi, rancori, odi, vendette, ma però poté in tal modo condurre molte anime alla Verità e alla Vita.
    Con pazienza, costanza, fedeltà alla Legge, zelo santo per il Padre, amore infinito a tutte le anime, fu esempio a Giudei e a Gentili, e Salute a tutti coloro che non respinsero volontariamente la Luce venuta per portarli alla Vita e per riportarli alla figliolanza da Dio.
    Ministro ai circoncisi e Pastore Unico, Eterno, Universale, che non raccoglie soltanto le pecore del suo Ovile, ma anche “quelle che non erano del suo Ovile”, perché fossero anche quelle sotto la guida dell’Unico Pastore, raccolse ed accolse Gentili come Giudei, perché tutti glorificassero Dio per la sua Misericordia.
    E i Gentili lo glorificarono. Glorificarono il Dio Padre finalmente conosciuto, e il Figlio suo Ss., e lo Spirito che da Essi procede, ed entrarono a far parte del gregge di Cristo, e così si avverarono le profezie, là dove è detto che Dio ha dato il suo Verbo perché fosse “alleanza” tra i popoli, luce alle nazioni, perché aprisse gli occhi (non solo materiali) ai ciechi, traesse dalla carcere del paganesimo i prigionieri, perché aprisse le Fonti d’acqua viva che dà la Vita eterna, e desse, a chiunque la volesse, la Parola che è vita, e le nazioni che non conoscevano il Signore accorressero a Lui, e figli di Dio divenissero quanti osservassero la sua Legge e si mantenessero fedeli all’amicizia stretta con Lui, vivendo nella “Casa d’orazione per tutti i popoli della Terra”, ossia nella Chiesa di Cristo.
    Questo ha operato il Signore per salvare ogni uomo, decaduto per colpa d’Adamo. Ha portato la Luce e la Legge anche ai Gentili, ha dato i doni soprannaturali per aiutare l’uomo a vincere la legge della carne che lo fa carnale e incline al male, e per seguire la legge dello spirito che lo soprannaturalizza da essere ragionevole a creatura divinizzata. Perché chi vive fedele ai doni di Dio, riottenuti per mezzo del Cristo, e fedele alla Dottrina perfetta insegnata dal Cristo, merita che di lui sia detto ciò che dice la parola del salmo: “Voi siete dèi e figli dell’Altissimo”.
    Così come era, nel pensiero di Dio, destino di tutti gli uomini.
    Così come sarebbe stato se Adamo non avesse peccato.
    Così come è possibile che sia, per un numero sterminato di creature, grazie al Sacrificio di Cristo che tanto ha amato gli uomini da dare per essi la vita.
    Così come sarà, sino alla fine dei secoli.
    E vita avranno quanti, d’ogni epoca e nazione, avranno amato il Cristo, Causa per loro di eterna Salute.»
   

    Fine della spiegazione
    dell’Epistola di Paolo
    ai Romani.

[31] Ezechiele è nostra correzione da Isaia. Nella citazione di poche righe più sotto, Maria Valtorta ha scritto Ezechiele quando, subito correggendosi, aveva cominciato a scrivere Isaia.