Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola
"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)
Dice il Divinissimo Autore: «Si legge nei libri mosaici come le ostie dei sacrifici e delle oblazioni dovessero essere di animali senza macchia e difetto, e le offerte e oblazioni di fior di farina, olio, o biade, dovevano esser condite con sale ma prive di lievito o di miele e, se di primizia di biade ancora verdeggianti, queste dovevano esser tostate e tritate prima d’essere offerte, e sempre cosparse d’olio e unite all’incenso.
Si legge anche che coloro che appartenevano alla stirpe d’Aronne, e perciò alla stirpe sacerdotale, venivano esclusi dal sacerdozio se avevano qualche difetto fisico o malattia incurabile. Corpo perfetto di costruzione e di salute doveva stare officiante davanti al Creatore dell’uomo, all’Altissimo che aveva nell’Uomo messo perfezione di membra, di sensi e sentimenti, e per il Quale il vedere le deformità e le malattie era testimonianza della ribellione dell’uomo e dello spregio di Satana all’opera più cara a Dio, perciò ancora spregio a Dio.
Al tempo mosaico i sacrifici erano di animali e di biade, cose materiali. Nel tempo cristiano i sacrifici sono di spirito. Davide profetizzò questo tempo nel quale i sacrifici sarebbero stati non di animali, ma “sacrificio di spirito compunto, di cuore contrito e umiliato”.
Era tempo di rigore. L’uomo non osava pensare di poter offrire in sacrificio soave il suo cuore. Su quel cuore era la macchia corruttrice. Tutti impuri, a quel tempo, i cuori degli uomini, anche i più giusti. La Colpa d’origine, quella sola nei più santi, bruttava il cuore dell’uomo. E allora come offrirlo in sacrificio di odor soave a Colui che aveva prescritto che senza difetto dovessero essere gli animali e le biade da offrire al suo altare, senza neppur macchia di pelame o di ruggine?
È forse colpevole un vitello o un agnello di nascere pezzato? O una spiga di esser colpita da muffe o ruggini? Non lo sono. Ma ciononostante non dovevano esser deposte sull’altare. Né dovevano esserlo da uomo in cui fosse testimoniata l’eredità del peccato con difetti, gracilità o malattie.
Per il peccato d’Adamo entrarono la malattia, le deformità, la morte fra gli uomini. Perché la malizia, accesasi dove prima era solo fiamma di pura carità, condusse gli uomini a perversioni del senso e sentimento, origine di ogni malattia o mostruosità che si manifesti nell’uomo. Da radici corrotte vengono alberi e fronde e frutti corrotti. E posto che la corruzione iniziale aumentò continuamente per nuovi pervertimenti, la carne dell’uomo sempre più scontò e sconta e sconterà la dolorosissima conseguenza della decadenza di troppi uomini da uomini a bruti.
Nel tempo della Misericordia, quando la Grazia rinverginizza gli spiriti dei suoi divini candori; nel tempo dello spirito, nel quale i valori umani sono alla base, ma al vertice sono i valori sovrumani, e questi più che quelli sono offerti a Dio e accettati come dono da Dio; nel tempo in cui la carne è veste all’anima regina, mezzo a conseguire vittoria, ma è lo spirito colui che domina, o dovrebbe dominare; nel tempo in cui “per le virtù di Colui che dalle tenebre vi chiamò all’ammirabile luce, facendo dei cristiani la nazione santa, il nuovo popolo di Dio, a Dio acquistato col Sangue dell’Uomo-Dio, la stirpe eletta, il regale sacerdozio”, come scrive Pietro, sono decadute le limitazioni della Legge mosaica, e ogni uomo che sia segnato del segno di Cristo, unto suo servo dal Pontefice eterno, santo, innocente e immacolato, può, deve essere ostia e sacerdote, materia e ministro del sacrificio spirituale che è a Dio gradito.
Nell’epistola paolina (v. 13) manca una parola. La parola “ostia”. “Offritevi a Dio come ostie viventi dopo esser stati morti, offritegli le vostre membra come strumento di giustizia”. Ecco il regale sacerdozio al quale il cristiano è chiamato, il sacerdozio di ogni cristiano, a imitazione di quello del “Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec”.
Dell’antica Legge viene preso, elevandolo al grado spirituale, l’obbligo di essere senza macchia mortale, senza vizi capitali acconsentiti dalla ragione e dallo spirito e consumati con piena avvertenza, senza lievito d’odio e concupiscenza, senza miele di mollezza sensuale, senza malattie spirituali che non si cerca di guarire, senza cecità verso la Luce e neppure albugine, senza rogna ed érpete di serpeggiante simpatia anche alle piccole colpe, senza fratture o gobbe nella magnifica formazione cristiana.
Soldati del Dio vero, atleti della religione santa, sacerdoti e vittime del tempo nuovo, voi dovete salarvi del sale della eroica volontà la quale brucia e cauterizza, ma fortifica le parti deboli e le fa immuni dalle cancrene, voi dovete tostarvi e triturarvi al fuoco della carità e alla macina della mortificazione, per divenire farina da ostie, fior di farina. E poi, cosparsi della santa unzione delle virtù e odorosi dell’incenso - e sia abbondante - dell’adorazione, offrirvi e immolarvi dicendo la perpetua parola di Cristo: “Eccomi, o Padre, a fare non la mia ma la tua volontà”, pronti a rispondere, a chi con blandizie o minacce, con amore o con odio vuol ritrarvi dal predicare con la vostra vita il Cristo fra i dottori del mondo: “Non sapete che io debbo occuparmi di ciò che è interesse del Padre mio?”.
Tutto di voi sia ostia santa. Perché su tutto è il crisma santificante del Sacrificio di Cristo. Le membra anche più ignobili sono chiamate al servizio di Dio come le parti più nobili del corpo. Non sono esclusi dal servizio coloro che la volontà di Dio ha unto dello speciale crisma dei consacrati al dolore: i malati, gli infermi, gli innocenti condannati ingiustamente, i perseguitati e derisi dal mondo. La Grazia giudica e la Grazia eleva.
Con la sua divina sapienza e munificenza Gesù disse: “Gli ultimi saranno i primi”. E anche, prima di guarire il cieco di Gerusalemme perché divenisse suo discepolo e lo evangelizzasse, disse, spingendo lo sguardo negli èvi futuri nei quali molti di coloro che il mondo disprezza sarebbero divenuti “salute” per il mondo, disse: “Non lui né i suoi genitori hanno peccato, ma è così perché si manifestino in lui le opere di Dio”. In lui e per lui. Quanti, per generosa ubbidienza o per eroica domanda, non sono[11] “ostie”, “redentori”, “continuatori e completatori della Passione di Cristo”!
Ma anche senza considerare questi speciali eroi della più alta carità, tutti voi, cristiani, siete “ostie viventi” e dovete “offrire le vostre membra come oggetto di giustizia”. Offrirle monde di colpa, perché ormai non “siete sotto la legge, ma sotto la grazia”. Liberati come siete dalla schiavitù del peccato, sorretti come siete dalla Grazia, non dovete più conoscere la morte dello spirito, e non la conoscerete se, volontariamente, non vi rifarete servi della colpa.
Servite il Signore Iddio, il quale ha dato agli uomini la Legge perché fosse freno e morso contro la turpitudine sempre più forte della Terra, ma che, con la venuta del suo Cristo e la restituzione della Grazia per i meriti di Lui, pur lasciandovi il freno e morso della Legge per combattere le seduzioni di Satana, del mondo e della carne, ha messo ali al vostro spirito, liberandolo dalle catene perché volasse, ben alto sopra il fango delle concupiscenze, incontro a Colui che appare dalla parte d’oriente, e voi lo conosceste e ne ardeste, per quanto vi è concesso finché siete nell’esilio, e lo seguiste per le vie della Vita, lasciando per sempre i sentieri della Terra, della Morte, attirati dall’odore dei suoi profumi, conquisi dall’unica suprema Bellezza, dal Verbo fatto Carne, Gesù Cristo vostro Signore, Redentore e Maestro, la cui dottrina è dolce, il cui giogo è leggero, e corroborante contro ogni languore e morte è la Carne e il Sangue di Lui per voi dati, e a voi dati, sull’altare del Golgota e sugli altari dei templi nella Comunione Ss. con il Figlio di Dio, Dio come il Padre.
Quella Comunione che è Vita. Vita in Gesù Cristo e con Gesù Cristo. Vita nel Padre per Gesù Cristo. Vita nell’Amore che è l’Autore di Cristo. Vita nei Tre perché, dove Uno è, gli Altri sono, così in Cielo come nel cuore degli uomini.»
[11] non sono deve intendersi sono, essendo una negazione pleonastica che rafforza l’affermazione.