MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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LEZIONI SULL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI LEZIONE XXIX


RM-8 6-8

26 gennaio 1950


    Dice lo Spirito Santo:
    «A questa dolorosa conseguenza del disordine di un angelo e dei Progenitori nessuno sfugge.
    Neppure [sfuggì ad essa] il Figlio dell’Uomo, il Ss. Verbo del Padre che, senza compiere peccato, conobbe però l’assalto del Tentatore, e che, nell’ora in cui fu “l’Uomo” - Colui che, come l’ariete d’espiazione, carico dei peccati di tutti gli uomini, venne cacciato a morire fuor della Città Santa, nel deserto dei deserti: quello dell’abbandono non solo del suo Popolo, ma degli amici e fin del Padre suo - pur essendo Dio, e quindi Eterno, Purissimo e quindi esente dalle conseguenze della Colpa, conobbe il dolore e la morte.
    Neppure Maria, la Senza Macchia per divino privilegio e per eroica volontà e fedeltà, sfuggì alla legge del dolore, conseguenza del peccato. E se non morì materialmente, ma trapassò adorando, separandosi il suo spirito dalla carne nell’empito della contemplazione - per far strada a Colei che non doveva conoscere la putredine della carne, per non aver conosciuto la ancor più non riparabile totalmente putredine della Colpa e dei peccati, ma doveva con la carne glorificata, ricongiunta all’anima purissima, entrare in Cielo: Regina - pur conobbe il dolore ed assaporò la morte del cuore vedendo spirare su una croce il suo Dio e il Figlio del suo seno.
    Nessuno dunque, dei nati di donna, è esente dalle conseguenze della Colpa che violò per sempre l’ordine stabilito da Dio, alterò l’armonia fra le creature ed il Creatore, inquinò l’amore, prima tutto santo, con falsi amori, ossia con il ribollire di passioni carnali e facilmente disordinate, atte a trarre all’imperfezione e alla morte spirituale l’anima umana creata con predestinazione di gloria.
    Irreparabili queste conseguenze? Ostacolo al Cielo per i figli di Adamo? No. Se incancellabili sono i segni della Colpa, se il castigo del dolore e della morte permane, se i fomiti restano anche dopo che il Redentore ed i Sacramenti da Lui istituiti rendono la Grazia ai discendenti d’Adamo, non chiusi per questo sono i Cieli, né negata è la gloria a quelli che eroicamente sanno conseguire santità.
    L’uomo ha ricevuto da Dio, tra i molti doni che sono stati lasciati anche dopo la Colpa, o sono stati reintegrati dopo la Redenzione, l’intelletto, la coscienza, la Legge.
    L’intelletto è capace di distinguere ciò che è bene e ciò che è male. Ancor più lo aiuta nel distinguere la Legge divina, che indica ciò che è bene e ciò che è male ed ammaestra sul come ed il perché si può e si deve volere fare il bene e non voler fare il male.
    La voce della coscienza - e potrebbe chiamarsi “voce dello stesso Iddio parlante nell’interno dell’uomo” - è altro aiuto non solo nello spronare la volontà ad azioni buone o nel trattenere la stessa da azioni malvagie, ma è sorgente al pentimento, è sprone alla riparazione di un male compiuto, perché l’uomo rientri in grazia di Dio quando l’ha perduta peccando.
    Dio ha dato questa all’uomo. E perché avessero merito le sue azioni, ha dato libertà di volere. L’uomo può fare tutto ciò che vuole. Il bene come il male. Nella sua volontà di fare l’uno o l’altro sta la prova che lo riconfermerà in Grazia o lo getterà fuor della Vita vera.
    La parola angelica della notte di Betlem non è stata parola di gaudio e promessa soltanto. È stata lezione agli uomini presenti e futuri che quell’Innocente, accolto in una mangiatoia e destinato a morire su una croce, era, sì, il Principe della Pace, il Principe del secolo futuro, il Salvatore: Jeosciua, il Messia, il Promesso nell’ora stessa della condanna ai Primogenitori, il Redentore e Pontefice Ss. ed Eterno della vera e perfetta religione, ma che per essere tutto questo alle moltitudini dei discendenti di Adamo era necessario, da parte loro, la “buona volontà”.
    Con essa non sarebbe rimasto inutile per i singoli il sacrificio di un Dio che si incarna e del Figlio dell’Uomo che muore su una croce. Con essa i singoli avrebbero avuto la pace, la vera pace. Pace del cuore sulla Terra, nel tempo dell’esilio. Pace dello spirito, e poscia dello spirito e della carne risorta, nel Regno del Cielo, pace di smisurato gaudio. Pace fra gli uomini, fra paesi e città e nazioni. Condizione essenziale perché la venuta del Cristo dia i frutti per cui fu dal Padre voluta, è la buona volontà dell’uomo.
    Nelle opposte voci del Bene e del Male, che Dio lascia pur che operi per saggiare gli uomini, e dal Male stesso trarre motivo di gloria eterna per i suoi figli adottivi, eroici nel vincere il Male e volere il Bene, la volontà libera dell’uomo ha modo di conquistare il posto che lo attira più fortemente. Ogni azione dell’uomo trae origine dalla sua volontà. Se la sua volontà è buona, l’uomo farà azioni buone, o almeno desidererà fortemente di farle. Se la sua volontà è cattiva, l’uomo farà azioni cattive, o almeno desidererà fortemente di farle.
    E qui, anima mia, ti ricordo una lontana parola dell’Eterno Amore che si incise con caratteri indelebili nel tuo spirito, e là splende, faro a tutta la tua vita ed alla tua via verso il tuo Amore: Iddio. “Il male non basta non farlo.
    Bisogna anche non desiderare di farlo”. Fu detto a te[20]. Per condurti ove sei giunta e ove finirai.
    Ma andrebbe detto a tutti. Predicato. Scritto nei libri e nelle chiese, e più nelle anime. Perché colui che oggi desidera di fare il male, domani lo farà veramente. Per questo il Verbo disse: “Colui che guarda una donna con desiderio è già adultero nel suo cuore”. Mentre colui che desidera oggi di fare il bene, e lo desidera ogni giorno, veramente è come se lo compisse, anche se, per malattia od altro ostacolo, gli è vietato di compierlo.
    Un desiderio infocato dall’amore perché Dio sia amato, conosciuto, servito, perché un peccatore si ravveda, può conquistare più anime a Dio che non un attivo prodigarsi privo di puro amore, e quindi anche da sacrificio nascosto. Perché il desiderio infocato d’amore perché Dio sia amato e siano redente le anime, talmente si fonde all’eterno sospiro e desiderio del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, da fare della creatura umana “una cosa sola” con Dio, cooperando alla gloria del Padre, alla redenzione del Figlio, alla santificazione dello Spirito Santo.
    Gli uomini di buona volontà, che con le azioni o col desiderio martirizzante di compierle, talora più consumante della stessa azione, così vivono, possiedono la saggezza dello spirito e quindi praticano la legge della Carità e del Decalogo divino e pervengono alla gloria eterna.
    Veri figli di Dio, viventi secondo lo spirito, pur obbligati a lottare contro gli assalti del male e della carne, restano fedeli all’ordine, all’armonia, all’amore verso Dio ed il prossimo e finiscono a fondersi alla Perfezione eterna, mentre coloro che volontariamente eleggono la sapienza della carne, nemica a Dio e alla sua Legge, dopo il transitorio e impuro trionfo terreno, conoscono la disperazione dei respinti da Dio e l’orrore dell’Abisso il cui re è Satana.»

[20] Fu detto a te, come ella narra nell’Autobiografia, capitolo primo della parte terza.