MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 602


18 aprile 1947

   Mentre attendo il Padre che mi deve portare la S. Comunione, ho dei pensieri sulla stessa. Penso alla forma così semplice che Gesù ha preso per dare Se stesso: un frammento di pane che poche parole fanno Corpo di G. C. E penso cosa proverei io, se fossi sacerdote, nel sostituirmi a Gesù per dire quelle parole e mutare il pane in Corpo divino. Chiamare Dio, il Dio incarnato, dal Cielo, farlo scendere lì con la Carne, il Sangue, l'Anima e Divinità, non una volta tanto, ma tutti i giorni… e toccarlo, questo mansueto Gesù Eucarestia che si abbandona alle mani del Sacerdote come a quelle di Giuseppe e Maria quando era Neonato. Mi si frangerebbe il cuore di amore! E il mio corpo, il mio pensiero, il mio spirito vorrebbero essere più mondi di un giglio che sboccia, per poter non indegnamente toccare il Signore. E penso alla sua degnazione a posarsi su una lingua, in una bocca, non sempre pulite né profumate, a scendere in uno stomaco che talora è ancora ingombro di cibo mal digerito. Ho visto Gesù moltissime volte posare la sua mano sui lebbrosi e su piaghe orrende. Ed era già molto. Ma qui non si posa per un attimo: qui scende, si confonde ai nostri fetori e rigurgiti. Mi sprofondo in abissi di umiltà davanti all'umiltà di Gesù Dio, in abissi di amore riconoscente davanti all'amore generoso di Gesù-Eucarestia.
   Poi un pensiero e una domanda al mio Signore presente: "Se l'uomo non avesse peccato e fosse rimasto [innocente], lui e tutti i suoi discendenti per eredità di colpa, ci sarebbe mai stata l'Eucarestia, anzi la Comunione fra Dio e l'uomo, così intima e reale quale l'abbiamo noi peccatori?".
   Mi risponde Gesù sfavillante d'amore:
   «Anzi! Non comunione particolare del Verbo incarnato ai suoi fe­deli, ma comunione totale con la Ss. Trinità avreste avuto. Perché Io, scendendo Ostia in voi, meco porto il trino e inscindibile Amore, ma di Me particolarmente vi nutro. Ho detto1: "Ecco il mio Corpo. Ecco il mio Sangue", e la Chiesa dice: "Ecco il Corpo del nostro Si­gnore Gesù Cristo. Ti custodisca per la vita eterna". Ma foste rima­sti innocenti, senza bisogno di frammenti di pane avreste avuto la Comunione con Dio. La sostanza è per la vostra umanità divenuta prepotente dopo il Peccato d'Adamo. Prima era regina la spirituali­tà. E la spiritualità non ha bisogno di sostanze materiali per capire di ricevere e possedere un oggetto. Nel nostro caso: Dio.
   L'uomo rimasto innocente, già giusto per dono gratuito di Dio, si sarebbe2 sempre più evoluto verso la perfezione, perché ogni santità, esclusa quella divina, è suscettibile di perfezione. Altissima è la scala che porta dalla perfezione relativa indispensabile per possedere un giorno il Regno dei Cieli, alla perfezione inferiore unicamente a Dio solo. Tu devi considerare, anima mia, la grande differenza perfettiva che è quella che un'anima raggiunge dopo essersi purgata per anni o per secoli nel Purgatorio dalle sue imperfezioni non eliminate nel giorno terreno, da quella che un'anima raggiunge nel tempo mortale talora brevissimo, non per operazione attraverso un mezzo creato da Dio, quale è quella del Purgatorio — pietoso laboratorio dove le anime imperfette si fanno quali devono essere gli abitanti della Città celeste, dove nulla di impuro e brutto può entrare — ma per eroica volontà propria.
   Anche gli uomini innocenti avrebbero potuto lavorare a raggiungere colla propria volontà una perfezione altissima. La razza umana si sarebbe evoluta in sempre maggiore spiritualità. Ecco allora che, dalla beatitudine di saper conoscere e amare Dio, avendo con Lui familiari contatti di Padre con figli a Lui cari — come testimoniano questi punti: "E Dio disse all'uomo e alla donna…" (Genesi cap. I, v. dal 28 al 30), e: "Il Signore avendo formato tutti gli animali… li condusse ad Adamo…" (Gen. cap. II v. 19), e ancora: "E con la costola tolta ad Adamo il Signore Dio formò la donna e la condusse ad Adamo", e infine nel capo III la voce del Signore che passeggiava nel paradiso nel fresco della sera e che chiama Adamo e ha con lui e la donna l'ultimo colloquio terminato nella condanna — sarebbe passato ad un possesso di Dio. Perché Dio dà sempre il centuplo per uno alla creatura che lo ama. E in questo caso si sarebbe dato in possesso, Spirito d'Amore che si fonde all'amore spirituale della creatura divenuta perfetta. E questa sarebbe stata la Comunione degli Innocenti, dallo spirito così affinato da sentire Dio, credere di ricevere Dio non per aiuto di fede e di sostanze, ma per percezione esatta dell'arrivo di Dio con tutti i suoi doni per un nuovo abbraccio al figlio amante.
   Un ire e redire3 dell'Amore all'uomo. Come un flutto divino del divino Oceano sul lido che l'invoca e si protende verso l'Oceano divino per esserne baciato e coperto. Un bacio continuo, un rinverginizzarsi sempre più alto dello spirito già vergine, che sarebbe divenuto sempre più vergine, un candore che non è più colore ma fuoco, lo stesso incandescente e virgineo candore di Maria Immacolata, Specchio di Dio che entro Lei splende e fuor di Lei si riflette perfettamente.
   Ecco la vostra Comunione se foste rimasti puri quali vi aveva creati l'Eterno. Dio in voi Uno e Trino. Voi in Lui. Nel vostro spirito-re, lo Spirito-Re. La differenza così sensibile, attualmente, fra il luogo della vostra esistenza e il luogo eterno, ridotta a un leggerissimo diaframma che un più vivo palpito di amore avrebbe fatto cadere, facendo che la creatura, dal paradiso terrestre dove avrebbe comunicato con Dio nell'amore spirituale, si trovasse, senza fatica o dolore, nel paradiso celeste dove sarebbe rimasta in Dio e con duplice potere di godimento e d'amore.
   Tu che sai cosa è l'Amore che viene a comunicarsi coi suoi fuochi trini, puoi intuire, sebben vagamente, l'estasi perpetua, la pienezza di vita, la sicurezza, la sapienza, la pace, che l'uomo innocente avrebbe avuto a compagne costanti per la perpetua Comunione di Dio all'uomo. Non più: "Ecco il mio Corpo e il mio Sangue". Ma: "Eccoci, o figlio! Accoglici ed abbi in te il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo per essere perfetto nell'unione con Noi".
   Oh! l'unione con Noi! L'unione vostra con Noi! Il mio ardente desiderio che ha informato la mia ardente preghiera4 della sera pasquale! La gloria mia a voi perché siate una cosa sola con Noi!
   Maria, tu molto conosci l'Amore, ma ancor nulla conosci dell'immensità dell'Amore. Non può creatura mortale conoscerlo. Ma verrai dove Io sono e conoscerai. Conoscerai a quali potenze di doni Dio voleva giungere per premiare i figli fedeli. Sono misteri che il Cielo svelerà.
   Sta' in pace.»
 

   [Con date del 19 e 20 aprile 1947 sono i capitoli 633 e 634 dell'opera L'EVANGELO]
           


   Ho detto, in Matteo 26, 26-28Marco 14, 22-24Luca 22, 19-20. La formula che segue è quella che, ai tempi della scrittrice, il sacerdote pronunciava (in latino) nel dare la Comunione ai fedeli.
           
   2 si sarebbe, invece di avrebbe, è correzione nostra.
           
   3 Un ire e redire cioè Un andare e ritornare
           
   4 preghiera, riferita in Giovanni 17.