MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 596


1 aprile 1947

   [Della stessa data è il capitolo 594 dell'opera L'EVANGELO]
   

   «Io sempre verrò. E per te sola. E sarà ancora più dolce perché sarò tutto per te… Non ti leverò nulla di ciò che hai meritato: vedermi e sentirmi. Ti porterò più su… Finora dovevi essere anche Marta perché dovevi lavorare attivamente per essere il portavoce. D'ora in poi contemplerai soltanto… Ed Io verrò a te… e ti smemorerò del mondo nel mio amore.»
 Dalle parole di Gesù a me, del 14 marzo 19471.


   Martedì Santo 1947


   (1° aprile - 14° anniversario della mia crocifissione)2

   Dice Gesù:
   «Prima del grande silenzio del Venerdì Santo, come agli Apostoli, il Verbo vuole parlare alle anime che ama per dare i consigli dell'amore. Vi appaio già legato e dolente nelle membra. Ma l'amore non conosce catene, e forte e sano è l'Amore per voi.
   Sempre Gesù ha desiderio di parlare ai suoi diletti. Ho ardente desiderio di comunicarmi con la parola alle anime che, come fiori, nella notte si ergono alle stelle, col calice aperto a bere la rugiada che piove dal cielo e ristora dalle vampe del giorno, e si piegano ansiosi versol'Oriente, per accogliere la luce dell'aurora a conforto delle notturne tenebre.
   L'Oriente: Io.
   Il giorno: il mondo che avvampa e spossa.
   La rugiada: la Sapienza che vi parla.
   Le notturne tenebre: ancora il mondo coi suoi interessi ed egoismi, il mondo che penetra dapertutto e offusca con le nebbie pesanti del fumigante io anche là dove dovrebbe aversi soltanto aria luminosa di carità.
   L'aurora: Io che vengo, Luce gioconda a chi mi vuole accogliere.
   E Io vi dico: Siate buoni e imitatori miei nella vostra "piccola" passione. Così "piccola" rispetto alla mia!
   Abbiate carità che si effonde umile e generosa anche ai colpevoli, come l'ebbi Io nell'ultima Cena.
   Abbiate fusione totale alla Volontà di Dio come l'ebbi Io nel Getsemani. Non giungerete mai al sudor sanguigno, perché ciò che il Cielo richiede alle creature è un nulla rispetto al tutto che fu ciò che il Cielo a Me richiese.
   Abbiate saluto di amicizia anche per il Giuda che è ovunque sono un maestro e dei discepoli.
   Abbiate l'eroismo del silenzio nelle offese, e del parlare a tempo giusto per servire la Verità e glorificare Iddio, come lo ebbi Io nelle aule del Sinedrio e del Pretorio e nelle sale infami della reggia di Erode.
   Abbiate sollecita premura di sottomettervi ai tormenti, di caricarvi del vostro dolore, come l'ebbi Io sottomettendomi ai flagelli e abbracciando la Croce.
   Abbiate costanza nel salire anche se la croce vi aggrava, e non vi accasciate se la debolezza vi fa cadere. Vi ricordo che Io caddi sempre più grandemente più ero vicino alla mèta, per simboleggiare che Satana pone più grandi inciampi più l'anima si avvicina all'ara del sacrificio che la fa ostia simile a Me e continuatrice di Me. Rialzatevi e proseguite. Dio sa distinguere caduta da caduta, ed è Padre che rialza coloro che cadono non per malizia ma per debolezza volontaria di creature e inciampo di Satana.
   Abbiate distacco assoluto, assoluta spogliazione anche dalle cose più lecite, per eseguire le estreme volontà di Dio, come l'ebbi Io che mi staccai dalla Madre, mi spogliai delle vesti, e rinunciai alla vita.
   E infine perdonate. Perdonate a coloro che sono di pensiero diverso dal vostro e vogliono ciò che voi non volete, come Io perdonai ai capi del Sinedrio che vollero la mia morte per regnare loro soli. Pensate che da se stessi si puniscono volendo ciò di cui non saranno felici, e che hanno bisogno del vostro perdono per avere un conforto quando comprenderanno il loro errore.
   Non mettete limiti a queste mie parole. Servono per tutti i tempi e tutte le circostanze. Perché sempre, là dove sono un maestro e dei discepoli, sempre là è un piccolo Cristo circondato da discepoli e avversato dal mondo.
   State nella mia pace. Ora e sempre. E posi su voi la benedizione delle mie Mani trafitte.»
           


   parole… del 14 marzo 1947, ma riferite nello scritto del 16 marzo. Il brano è trascritto sul frontespizio di un nuovo quaderno che contiene gli scritti dal 1° aprile al 27 luglio 1947, come la scrittrice stessa annota in cima al frontespizio. Tra questi non è, però, lo scritto del 2 aprile, che inseriremo secondo l'ordine cronologico e che è nel quaderno degli "appunti in margine" (vedere nota al 28 gennaio 1947), dove è scritto due volte: sulle pagine del quaderno e su un quinterno staccato.
           
   2 14° anniversario, ma era il 13° (o inizio del 14°), perché la scrittrice era divenuta inferma definitivamente il 1° aprile 1934.