Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola
"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)
22 aprile 1946.
421.1Passata la Settimana Santa e conseguente penitenza del non vedere, ritorna stamane la vista spirituale del Vangelo. E ogni mio affanno si oblìa in questa gioia, che si annuncia sempre con un’indescrivibile sensazione di giubilo sovrumano…
…Ed ecco che vedo Gesù, ancora camminante lungo i boschetti che costeggiano il fiume, fermarsi ordinando una sosta in queste ore troppo calde per permettere il cammino. Perché, se è vero che l’intrico folto dei rami fa riparo al sole, esso produce però anche come una cappa di ostacolo allo scorrere delle brezze appena sensibili, e perciò l’aria, là sotto, è calda, ferma, pesante, di un umidore che trasuda dal suolo prossimo al fiume, un umidore che non è ristoro, ma tormento appiccicoso che si mescola e aumenta al già tormentoso sudore che scorre sui corpi.
«Sostiamo fino a sera. Poi scenderemo al greto biancheggiante, visibile anche al lume delle stelle, e proseguiremo nella notte. Ora prendiamo cibo e riposo».
«Ah! prima del cibo prenderò ristoro nelle acque. Saranno tiepide anche esse come un decotto per la tosse, ma serviranno a levarmi il sudore. Chi viene con me?», chiede Pietro.
Tutti vanno con lui. Tutti, anche Gesù che è come tutti sudato e colla veste pesante di polvere e sudore. Si prendono ognuno una veste pulita dalla sacca e scendono al fiume. Sull’erba, a segnale della loro sosta, non restano che le tredici sacche e le fiaschette dell’acqua, vegliate dagli alberi annosi e da innumerevoli uccelli, che guardano curiosi coi loro occhietti di giaietto le tredici gonfie sacche multicolori sparse sull’erba. Le voci dei bagnanti si allontanano e si confondono nel fruscio del fiume. Solo ogni tanto qualche risata squillante dei più giovani risuona[129] come una nota alta sugli accordi bassi e monotoni del fiume.
421.2Ma il silenzio è presto rotto da uno scalpiccio di passi. Delle teste si affacciano da un intrico, sbirciano, dicono con espressione contenta: «Sono qui. Si sono fermati. Andiamo a dirlo agli altri», e scompaiono allontanandosi dietro i cespugli…
…Intanto, rinfrescati, con i capelli ancora umidi per quanto rudimentalmente asciugati, scalzi e coi sandali lavati e gocciolanti tenuti per i cingolini, con le vesti fresche indosso e le altre deposte forse sui canneti dopo una sciacquata nelle acque azzurre del Giordano, tornano gli apostoli col Maestro. Palesemente ristorati da quel lungo bagno.
Ignorando di essere stati scoperti, si siedono, dopo che Gesù ha offerto e distribuito il cibo. E dopo il cibo, assonnati, si sdraierebbero e dormirebbero. Ma ecco venire un uomo, e dopo il primo il secondo, e il terzo…
«Che volete?», interroga Giacomo di Zebedeo che li vede venire e arrestarsi presso un macchione, incerti se farsi avanti o meno. Gli altri, Gesù compreso, si voltano a vedere con chi parla Giacomo.
«Ah! sono quelli del paese… Ci hanno seguiti!», dice senza entusiasmo Tommaso che si apprestava a dormire un poco.
Intanto gli interrogati rispondono, un poco intimoriti vedendo la palese ripugnanza degli apostoli a riceverli: «Volevamo parlare al Maestro… Dire che… Vero, Samuele?…», e si arrestano, non osando dire di più.
Ma Gesù, benigno, li incoraggia: «Dite, dite. Avete altri malati?…», e intanto si alza dirigendosi verso di loro.
«Maestro, sei stanco anche più di noi. Riposati un poco e loro aspettino…», dicono in più d’un apostolo.
«Qui vi sono creature che mi desiderano. Perciò essi pure non hanno riposo di pace nel cuore. E la stanchezza del cuore è da più di quella delle membra. Lasciate che Io li ascolti».
«E va bene! Addio riposo nostro!…», borbottano gli apostoli, abbrutiti dalla stanchezza e dal caldo al punto di rimproverare in presenza di estranei il loro Maestro, tanto che dicono: «E quando, senza prudenza, ci avrai fatti tutti malati, troppo tardi capirai che ti eravamo necessari».
Gesù li guarda… con pietà. Non c’è altro nei suoi dolci occhi stanchi… Ma risponde: «No, amici. Io non pretendo che voi mi imitiate. Guardate, voi rimanete qui, in riposo. Io mi dilungo con questi, li ascolto e poi vengo a mettermi a riposo fra voi».
Così dolce la risposta, che ottiene più di un rimprovero. Il buon cuore, l’affetto dei dodici si risveglia e prende il sopravvento: «Non già, Signore! Resta dove sei e parla ad essi. Noi andremo a voltare le nostre vesti per farle asciugare dall’altro lato. Così vinceremo il sonno, e poi verremo e riposeremo insieme». E i più assonnati vanno verso il fiume… Restano Matteo, Giovanni e Bartolomeo.
421.3Ma intanto i tre cittadini sono divenuti più di dieci e sempre crescono…
«Dunque? Venite avanti e parlate senza timore».
«Maestro, partito Te, si sono fatti ancor più violenti i farisei… Hanno assalito l’uomo da Te liberato e… se non diverrà pazzo sarà un nuovo miracolo… perché… gli hanno detto che… che Tu lo hai levato da un demonio che non impediva che la ragione, ma che gli hai dato un demone più forte, forte tanto che ha vinto il primo, forte più del primo, perché questo danna e possiede il suo spirito, e perciò mentre della prima possessione non avrebbe avuto a portare le conseguenze nell’altra vita, perché le sue azioni non erano… come hanno detto, Abramo?…».
«Hanno detto… oh! un nome strano… Insomma di quelle azioni Dio non gli avrebbe chiesto conto, perché fatte senza libertà di mente, mentre ora egli, adorando per imposizione del demonio che ha in cuore, messo da Te — oh! ci perdona se te lo diciamo! — da Te, principe dei demoni, adorando Te con mente non più folle, è sacrilego e maledetto, e dannato sarà. Onde il povero infelice rimpiange lo stato di prima e… quasi impreca a Te… Più folle di prima perciò… e la madre si dispera per il figlio che dispera di salvarsi… e ogni gioia in strazio si è mutata. Noi, a dar pace, ti abbiamo cercato, e l’angelo certo qui ci ha guidati… Signore, noi crediamo che Tu sei il Messia. E crediamo che il Messia ha in Sé lo Spirito di Dio. Perciò è Verità e Sapienza. E ti chiediamo di darci pace e spiegazione…».
«Voi siete nella giustizia e nella carità. Siate benedetti. Ma dove è l’infelice?».
«Ci segue con la madre, piangendo la sua disperazione. Vedi? Tutto il paese, meno essi, i crudeli farisei, viene a questa volta, incurante delle minacce loro. Perché ci hanno minacciato punizioni per il nostro credere in Te. Ma Dio ci proteggerà».
«Dio vi proteggerà. Conducetemi al graziato».
«No. Te lo condurremo. Attendi», e in molti se ne vanno verso il nucleo più numeroso, che viene avanti gestendo mentre due pianti acuti dominano il brusio della folla. Gli altri, i rimasti, sono tanti già e, quando a questi si riuniscono gli altri con al centro l’indemoniato guarito e la madre sua, è veramente una grande folla quella che si pigia fra gli alberi intorno a Gesù, salendo anche sugli alberi per trovare posto per sentire e vedere.
421.4Gesù va incontro al suo miracolato che, come lo vede, strappandosi i capelli e inginocchiandosi dice: «Rendimi il primo demonio! Per pietà di me, della mia anima! Che ti ho fatto perché Tu mi nuocessi tanto?».
E sua madre, pure in ginocchio: «Egli delira di paura, Signore! Non accogliere le sue bestemmiatrici parole, ma liberalo dalla paura che quei crudeli gli hanno infusa, onde non perda la vita dell’anima. Tu l’hai liberato una volta!… Oh! per pietà di una madre, liberalo ancora!».
«Sì, donna. Non temere! Figlio di Dio, ascolta!». E Gesù appoggia le sue mani sul capo spettinato del delirante di paura soprannaturale. «Ascolta. E giudica. Da te giudica, perché ora il tuo giudizio è libero e puoi giudicare con giustizia. Vi è un modo sicuro per comprendere se un prodigio viene da Dio o da un demonio. Ed è ciò che l’anima prova. Se il fatto straordinario viene da Dio, pace si infonde nell’anima, pace e gaudio maestoso. Se da un demonio, viene, con esso prodigio, turbamento e dolore. E anche dalle parole di Dio pace e gaudio vengono, mentre da quelle di un demonio, sia demonio spirito o demonio uomo, viene turbamento e dolore. E anche dalla vicinanza di Dio viene pace e gaudio, mentre dalla vicinanza di spiriti o uomini malvagi viene turbamento e dolore. Ora rifletti, figlio di Dio. Quando, cedendo al demone della lussuria, tu cominciasti ad accogliere in te il tuo oppressore, godevi gaudio e pace?».
L’uomo riflette e arrossendo risponde: «No, Signore».
«E quando il perpetuo Avversario ti prese del tutto, avesti pace e gaudio?».
«No, Signore. Mai. Finché ho compreso, finché fui con un lembo di mente libera, ebbi turbamento e dolore dalla prepotenza dell’Avversario. Poi… non so… Non avevo più l’intelletto capace di capire ciò che soffrivo… Ero più di una bestia… Ma anche in quello stato in cui parevo meno intelligente di un animale… oh! quanto ancora potevo soffrire! Non so dire di che… L’inferno è tremendo! È un tutto orrendo… e non si può dire ciò che è…».
L’uomo trema davanti al rudimentale ricordo delle sue sofferenze di posseduto. Trema, sbianca, suda… La madre lo abbraccia baciandolo sulla guancia per sviarlo da quell’incubo… La gente sussurra commentando.
«E quando ti risvegliasti con la mano nella mia mano? Che provasti?».
«Oh! uno stupore così dolce… e poi una gioia, una pace più grande ancora… Pareva che io uscissi da una carcere oscura dove erano state catene serpenti senza numero, e aria fetori di putrida fogna, ed entrassi in un giardino in fiore, pieno di sole, di canti… Ho conosciuto il Paradiso… ma anche questo non si può descrivere…». L’uomo sorride come rapito nel ricordo della sua breve e recente ora di gaudio. Poi sospira e termina: «Ma è presto finito…».
«Ne sei sicuro? Dimmi, ora che sei a Me vicino e lontano sei da quelli che ti hanno turbato, che provi?».
«La pace ancora. Qui con Te io non posso credere di esser dannato e le loro parole mi sembrano bestemmia… Ma io le ho credute… Non ho dunque peccato verso di Te?».
«Non tu hai peccato. Ma essi. Sorgi, figlio di Dio, e credi alla pace che è in te. Pace viene da Dio. Tu sei con Dio. Non peccare e non temere», e leva le mani dal capo dell’uomo facendolo alzare.
421.5«Veramente così è, Signore?», chiedono molti.
«Veramente così è. Il dubbio suscitato dalle parole pensatamente dannose fu l’ultima vendetta di Satana uscito da costui, vinto, desideroso di riprendere la preda perduta».
Con molto buon senso un popolano dice: «Ma allora… i farisei… hanno servito Satana!», e molti applaudono alla giusta osservazione.
«Non giudicate. C’è chi giudica».
«Ma almeno noi siamo schietti nel giudicare… e Dio vede che giudichiamo su colpe palesi. Essi si fingono ciò che non sono. Agiscono con menzogna e con mire non buone. Eppure trionfano più di noi che siamo onesti e sinceri. Sono il nostro terrore. Estendono la loro potenza persino sulla libertà di fede. Si deve credere e praticare come a loro piace. E ci minacciano perché ti amiamo. Tentano ridurre i tuoi miracoli a stregonerie, a mettere paura di Te. Cospirano, opprimono, nuocciono…».
421.6La folla parla tumultuosamente. Gesù fa un gesto imponendo silenzio e dice:
«Non accogliete nel cuore ciò che è loro. Non le loro insinuazioni e non i loro sistemi. E neppure l’idea: “essi sono cattivi eppure trionfano”. Non ricordate le parole[130] della Sapienza: “Breve è il trionfo dello scellerato”, e l’altra dei Proverbi: “Non seguire, o figlio, gli esempi dei peccatori e non ascoltare le parole degli empi, perché essi rimarranno impigliati nelle catene delle colpe loro e ingannati dalla loro grande stoltezza”? Non mettete in voi ciò che è di coloro che voi stessi, benché imperfetti, giudicate ingiusti. Mettereste in voi lo stesso lievito che corrompe loro. Il lievito dei farisei è l’ipocrisia. Essa non sia mai in voi, né rispetto alle forme del culto verso Dio, né rispetto al modo di usare coi fratelli. Guardatevi dal lievito dei farisei. Pensate che non c’è nulla d’occulto che non possa essere scoperto, nulla di nascosto che non finisca ad esser noto.
Voi vedete. Essi mi avevano lasciato partire e poi avevano seminato zizzania dove il Signore aveva gettato seme eletto. Credevano di aver fatto sottilmente e vittoriosamente. E sarebbe bastato che voi non mi aveste trovato, che Io avessi passato il fiume non lasciando traccia di Me sull’acqua che si ricompone dopo che la prua l’ha aperta, perché il loro mal fare, sotto aspetto di ben fare, trionfasse. Ma presto è stato scoperto il giuoco e la loro mala opera è annullata. E così di tutte le azioni dell’uomo. Uno almeno, Dio, le conosce e provvede. Quanto viene detto all’oscuro finisce ad esser svelato dalla Luce, e quello che viene tramato in segreto in una camera può esser disvelato come fosse stato preparato su una piazza. Perché ogni uomo può avere il suo delatore. E perché ogni uomo è visto da Dio, il quale può intervenire a smascherare i colpevoli.
421.7Perciò occorre agire sempre con onestà per vivere con pace. E chi così vive non abbia paura. Non paura in questa vita, non paura per l’altra vita. No, amici miei, Io ve lo dico: chi agisce da giusto non abbia paura. Non paura di coloro che uccidono, sì, di coloro che possono uccidere il corpo, ma che dopo di ciò non possono fare altro. Io vi dico di che avete a temere. Temete di quelli che, dopo avervi fatto morire, vi possono mandare all’inferno, ossia dei vizi, dei cattivi compagni, dei falsi maestri, di tutti coloro che vi insinuano il peccato o il dubbio nel cuore, di quelli che tentano di corrompere l’anima più del corpo e portarvi al distacco da Dio e a pensieri di disperazione nella divina Misericordia. Di questo avete a temere, Io ve lo ripeto. Perché allora sarete morti in eterno. Ma per il resto, per la vostra esistenza, non temete. Il Padre vostro non perde d’occhio neppure uno di questi minimi uccelli che nidificano fra le fronde degli alberi. Non uno di essi cade nella rete senza che il suo Creatore lo sappia. Eppure è ben piccolo il loro valore materiale: cinque passeri per due assi. E nullo è il loro valore spirituale. Ciononostante, Dio se ne cura. Come dunque non avrà cura di voi? Della vostra vita? Del vostro bene? Anche i capelli del capo vostro sono noti al Padre, né alcuna ingiuria che viene fatta ai suoi figli gli passa inosservata, perché voi siete i suoi figli, ossia molto più dei passeri che nidificano sui tetti e fra il fogliame.
421.8E figli rimanete finché da voi non rinunciate ad esserlo, di vostra libera volontà. E si rinuncia a questa figliolanza quando si rinnega Iddio e il Verbo che Dio ha mandato fra gli uomini per portare gli uomini a Dio. Allora, quando uno non mi vuole riconoscere davanti agli uomini, perché teme da questo riconoscimento del danno, allora anche Dio non lo riconoscerà per suo figlio, e il Figlio di Dio e dell’uomo non lo riconoscerà davanti agli angeli del Cielo, e chi mi avrà rinnegato davanti agli uomini sarà rinnegato per figlio davanti agli angeli di Dio. E chi avrà parlato male e contro il Figlio dell’uomo sarà ancora perdonato, perché Io perorerò il suo perdono presso il Padre, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato. Questo perché? Perché non tutti possono conoscere l’estensione dell’Amore, la sua perfetta infinità, e vedere Dio in una carne simile ad ogni carne d’uomo. I gentili, i pagani non possono credere questo per fede, perché la loro religione non è amore. Anche fra noi il rispetto pauroso che ha Israele per Jeové può impedire che si creda che Dio si sia fatto uomo e il più umile degli uomini. Una colpa il non credermi. Ma quando si appoggia su un eccessivo timore di Dio è ancora perdonata. Ma perdonato non può essere chi non si arrende alla verità che traluce dai miei atti e nega allo Spirito d’Amore di aver potuto mantenere la parola data di mandare il Salvatore al tempo stabilito, il Salvatore preceduto e accompagnato dai segni predetti.
421.9Essi, coloro che mi perseguitano, conoscono i profeti. Le profezie sono piene di Me. Essi conoscono le profezie e conoscono ciò che Io faccio. La verità è palese. Ma essi la negano per volontà di negarla. Sistematicamente negano che Io sia non solo il Figlio dell’uomo, ma il Figlio di Dio predetto dai profeti, il Nato da una Vergine non per voler dell’uomo ma dell’Amore eterno, dell’eterno Spirito che mi ha annunciato perché gli uomini mi potessero riconoscere. Essi, per poter dire che il buio dell’attesa del Cristo dura, si ostinano a tener chiusi gli occhi per non vedere la Luce che è nel mondo, e perciò rinnegano lo Spirito Santo, la sua Verità, la sua Luce. E per costoro sarà giudizio più severo che per coloro che non sanno. E dirmi “satana” non sarà loro perdonato, perché lo Spirito per Me fa opere divine e non sataniche. E portare altri a disperazione quando l’Amore li ha portati alla pace non sarà perdonato. Perché queste sono tutte offese allo Spirito Santo. A questo Spirito Paraclito che è Amore e dona amore e chiede amore, e che attende il mio olocausto d’amore per effondersi in amore sapiente, illuminante nei cuori dei miei fedeli. E quando ciò sarà avvenuto e ancora vi perseguiteranno accusandovi davanti ai magistrati e ai principi nelle sinagoghe e nei tribunali, non vi preoccupate pensando a come vi scagionerete. Lo stesso Spirito vi dirà ciò che avete a rispondere per servire la Verità e conquistarvi la Vita, così come il Verbo vi sta dando quanto occorre per poter entrare nel Regno della Vita eterna.
421.10Andate in pace. Nella mia pace. In quella pace che è Dio e che Dio emana per saturarne i suoi figli. Andate e non temete. Io non sono venuto per ingannarvi ma per istruirvi, non a perdervi ma a redimervi. Beati quelli che sapranno credere alle mie parole. E tu, uomo, due volte salvato, sii forte e ricorda la pace mia per dire ai tentatori: “Non tentate di sedurmi. La mia fede è che Egli è il Cristo”. Va’, o donna. Va’ con lui e state in pace. Addio. Tornate alle case e lasciate il Figlio dell’uomo all’umile riposo sull’erba prima di riprendere il perseguitato suo cammino alla ricerca di altri da salvare, fino alla fine. La mia pace stia con voi».
Li benedice e torna là dove hanno mangiato. E gli apostoli con Lui. E, sfollata la gente, si stendono col capo sulle sacche e presto il sonno li prende, nel calore afoso del pomeriggio e nel silenzio pesante di queste ore torride.