Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola
"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)
5 dicembre 1945.
351.1Le due barche prese per tornare a Cafarnao scivolano su un lago inverosimilmente quieto, un vero lastrone di cristallo celeste che si ricompone subito nella sua liscia unità non appena le due barche sono passate. Non sono però le barche di Pietro e di Giacomo, ma due altre prese a nolo a Tiberiade, forse. E sento che Giuda un poco si lamenta per essere rimasto senza denaro dopo quest’ultima spesa.
«Agli altri si è pensato. Ma a noi? Come faremo adesso?
Speravo che Cusa… Ma niente. Siamo nelle condizioni di un mendico, uno dei tanti che ora si mettono sulle strade per questuare ai pellegrini», brontola sottovoce con Tommaso.
Ma questo, bonario, risponde: «Che c’è di male se così è? Io non mi preoccupo per niente».
«Già! Ma però all’ora del cibo sei quello che vuoi mangiare più di tutti».
«Sicuro! Ho fame. Sono gagliardo anche in quella. Ebbene, oggi invece di chiedere a chi ministra pane e pietanza, lo chiederò direttamente a Dio».
«Oggi! Oggi! Ma domani saremo nelle stesse condizioni, e dopo domani lo stesso, e andiamo verso la Decapoli dove siamo sconosciuti, e là sono mezzo pagani. E non c’è solo il pane, ma anche i sandali che si sciupano, e i poveri che ti annoiano, e ci si potrebbe sentire male e…».
«E se vai avanti ancora, fra poco mi avrai fatto morto e avrai anche da pensare a un funerale. Oh! quanti pensieri! Io… non ne ho proprio nessuno. Sono allegro, tranquillo come uno appena nato».
Gesù, che pareva assorto nei suoi pensieri, seduto a prua, proprio quasi sul bordo, si volge e dice forte a Giuda che è a poppa, ma lo dice come se parlasse a tutti: «Che si sia senza uno spicciolo è molto bene. Brillerà di più la paternità di Dio anche nelle cose più umili».
«Da un po’ di giorni per Te è tutto bene. Bene che non avvenga miracolo, bene che non si abbiano offerte, bene avere dato tutto quello che avevamo, tutto è bene, insomma… Ma io mi ci trovo molto a disagio… Sei un caro Maestro, un santo Maestro, ma per la vita materiale… non vali nulla», dice senza acredine Giuda, come facesse osservazione ad un fratello buono, della cui bontà improvvida anche si gloria.
E Gesù, sorridendo, gli risponde: «È il mio pregio migliore essere un uomo che valgo un nulla per la vita materiale… E ripeto: molto bene essere senza uno spicciolo», e sorride luminosamente.
351.2La barca strofina sul greto, si ferma. Ne scendono mentre l’altra barca si accosta per fermarsi. Gesù, con Giuda, Tommaso, Giuda e Giacomo, Filippo e Bartolomeo, si avvia alla casa…
Pietro sbarca dalla seconda con Matteo, i figli di Zebedeo, Simone Zelote e Andrea. Ma mentre tutti si avviano, Pietro resta sulla riva a parlare coi barcaioli che li hanno condotti e che forse conosce, e poi li aiuta a partire di nuovo. Indi si riveste della veste lunga e rimonta la spiaggia per andare verso casa.
351.3Mentre traversa la piazza del mercato, gli vengono incontro due e lo fermano dicendo: «Ascolta, Simone di Giona».
«Ascolto. Che volete?».
«Il tuo Maestro, solo perché è tale, le paga o non le paga le due dramme dovute al Tempio?».
«Certo che le paga! Perché non lo dovrebbe fare?».
«Ma… perché si dice il Figlio di Dio e…».
«E lo è», ribatte reciso Pietro, già rosso di sdegno. E termina: «Però, siccome è anche un figlio della Legge, e il migliore che la Legge abbia, paga come ogni israelita le sue dramme…».
«Non ci risulta. Ci hanno detto che non lo fa e lo consigliamo a farlo».
«Um-m-m», mugola Pietro che ha già la pazienza prossima ad esaurirsi. «Um-m-m… Non ha bisogno dei vostri consigli il mio Maestro. Andate in pace e dite a chi vi manda che le dramme saranno pagate alla prima occasione».
«Pagate alla prima occasione!… Perché non subito? Chi ci assicura che lo farà, se Egli è sempre qua e là senza mèta?».
«Non subito perché al momento non possiede un briciolo di quattrino. Potreste capovolgerlo e non ne cascherebbe uno spicciolo. Siamo tutti senza un denaro, perché noi, che non siamo farisei, che non siamo scribi, che non siamo sadducei, che non siamo ricchi, che non siamo spie, che non siamo aspidi, usiamo dare ciò che abbiamo ai poveri, per sua dottrina. Capito? E ora abbiamo dato tutto e, finché non ci pensa l’Altissimo, possiamo morire di fame o metterci a questuare sull’angolo della via. Dite anche questo a quelli che dicono che Lui è un crapulone. Addio!», e li pianta in asso, andandosene borbottando e ardendo di irritazione.
351.4Entra in casa e sale nella stanza alta, dove è Gesù che ascolta uno che lo prega di andare in una casa sul monte dietro Magdala, dove c’è uno che muore.
Gesù congeda l’uomo promettendo di andarvi subito e poi, partito questo, si volge a Pietro, che si è seduto in un angolo pensieroso, e gli dice: «Che ne dici, Simone? Secondo le regole, i re della Terra da chi ricevono i tributi e il censo? Dai propri figli o dagli estranei?».
Pietro ha un sussulto e dice: «Come sai, Signore, ciò che ti dovevo dire?».
Gesù sorride facendo un atto come dire: «Lascia andare»;
poi dice: «Rispondi a ciò che ti chiedo».
«Dagli estranei, Signore».
«Dunque i figli ne sono esenti, come infatti è giusto. Perché un figlio è del sangue e della casa del padre, e non deve pagare al padre che il tributo di amore e di ubbidienza. Dunque Io, Figlio del Padre, non dovrei pagare tributo al Tempio, che è la casa del Padre. Tu hai risposto bene a coloro. Ma siccome c’è una differenza fra te e loro, ed è questa: che tu credi che Io sono il Figlio di Dio, ed essi e chi li ha mandati non lo credono, così, per non scandalizzarli, pagherò il tributo, e subito, mentre essi sono ancora sulla piazza a riscuotere».
«E con che, se non abbiamo uno spicciolo?», chiede Giuda che si è avvicinato con gli altri. «Vedi se è necessario avere qualche cosa?».
«Ce lo faremo prestare dal padrone di casa», dice Filippo. Gesù fa cenno con la mano di tacere e dice: «Simone di Giona, va’ sulla riva del mare e getta, più lontano che puoi, una lenza munita di un amo robusto. E non appena il pesce abbocca, tira a te la lenza. Sarà un grosso pesce. Sulla riva aprigli la bocca, vi troverai dentro uno statere. Prendilo, raggiungi quei due e paga per Me e per te. Poi porta il pesce. Lo arrostiremo e Tommaso ci farà carità di un poco di pane. Mangeremo e andremo subito da chi sta per morire. Giacomo e Andrea, preparate le barche, andremo con esse a Magdala, tornando a sera a piedi per non ostacolare la pesca a Zebedeo e al cognato di Simone».
351.5Pietro se ne va, e lo si vede dopo poco sulla riva montare su una barchetta mezza nell’acqua e gettare una funicella sottile e forte, munita di un piccolo sasso o piombo verso la fine e terminata nel filo sottile della lenza vera e propria. Le acque del lago si aprono con spruzzi d’argento quando il peso si sprofonda in esso, e poi tutto torna quieto mentre le acque si placano dopo un lontanarsi di giri concentrici…
Ma dopo un po’ la funicella, che era molle nelle mani di Pietro, si tende e vibra… Pietro tira, tira, tira, mentre la corda subisce scosse sempre più energiche. Infine dà uno strattone e la lenza emerge colla sua preda che volteggia per aria, ad arco sopra la testa del pescatore, e poi si abbatte sulla rena giallastra, dove si contorce nello spasimo dell’amo che gli fende il palato e dell’asfissia che incomincia.
È un magnifico pesce, grosso come rombo del peso di almeno tre chili. Pietro gli strappa l’amo dalle labbra carnose, gli ficca in gola il suo grosso dito e ne estrae una grossa moneta d’argento. La alza tenendola fra il pollice e l’indice per mostrarla al Maestro, che è al parapetto della terrazza. E poi raccoglie la funicella, la arrotola, raccoglie il pesce e corre via, verso la piazza.
Gli apostoli sono tutti di stucco… Gesù sorride e dice: «E così avremo levato uno scandalo…».
351.6Rientra Pietro: «Stavano per venire qui. E con Eli, il fariseo. Ho cercato di essere gentile come una fanciulla e li ho chiamati dicendo: “Ehi! messi del Fisco! Prendete. Queste sono quattro dramme, vero? Due per il Maestro e due per me. E siamo a posto, vero? Arrivederci nella valle di Giosafat, specie con te, caro amico”. Si sono risentiti perché ho detto “Fisco”. “Siamo del Tempio, non del Fisco”. “Riscuotete tasse come i gabellieri. Ogni riscuotitore per me è ‘fisco’ ” ho risposto. Ma Eli mi ha detto: “Insolente! Mi auguri la morte?”. “No, amico! Mai più. Ti auguro felice viaggio alla valle di Giosafat. Non vai per la Pasqua a Gerusalemme? Dunque allora potremo incontrarci per là, amico”. “Non lo desidero e non voglio che tu ti permetta di dirmi tuo amico”. “Infatti è troppo onore”, ho risposto. E sono venuto via. Il bello è che c’era mezza Cafarnao, che ha visto che ho pagato per Te e per me. E quel vecchio serpente non potrà più dire nulla».
Gli apostoli hanno dovuto ridere tutti per il racconto e la mimica di Pietro. Gesù vuole stare serio. Ma un lieve sorriso scappa tuttavia dalle sue labbra mentre dice: «Sei peggio della senape», e termina: «Cuocete il pesce e facciamo presto. Al tramonto voglio essere qui di nuovo».