MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 495


2 settembre 1945

   [Precede il capitolo 269 dell'opera L'EVANGELO]
 

   Gesù mi dice poi:
   «E quel punto che parla della ripossessione di Satana si riferisce anche a tuo cugino1. Il demonio ha trovato la casa spazzata e vuota e vi è tornato con altri sette spiriti peggiori del primo. Per ora non è ancora entrato lo spirito maggiore, quello che lo ha dominato nei suoi servi per tanti anni. E servono per lui anche le frasi finali: "Questo secondo stato di un convertito che torna a pervertirsi" e così via fino al punto: "Non è più possibile miglioramento e guarigione". È un dolore. Lo so. Ma è verità. Te ne ho parlato dal novembre perché la sua discesa si è iniziata da quando si è allontanato da te. Tu dici: "Ma pure mi avevate tutti fatto sperare!…". Sì. Per darti un'ora di sollievo nell'amarezza che ti circondava, della quale tanta veniva da loro2. Ma tu hai visto sempre lui quale è. Ricòrdalo. Oh! ce ne sono tanti!… Se devi pregare ancora? Sempre. Perché è dovere pregare per i peccatori finché sono in questa Terra. Dopo…»
   Gesù non dice altro. Ed io, che per molti motivi ho il cuore gonfio, piango.
   Da ieri sera piango. Anche prima di avere queste parole. Perché penso che proprio come oggi si è elevato al massimo e svelato completamente il loro egoismo e il loro falso affetto e basso animo. E perché la presenza dell'ospite che ho in casa – mantovano, della stessa professione, con molte somiglianze di linguaggio, di movenze, di atti con mio cugino – mi riporta più viva l'immagine del Giuseppe dei tempi migliori, quando mi era amico e parente, non nemico e senza pietà alcuna… E siccome, nonostante tutto il loro modo di agire verso di me, io voglio ancora bene a loro, il mio doloroso affetto, tramortito dai colpi che essi sferrano continuamente, da due anni a questa parte, in modo sempre più forte, si scuote, ricorda e soffre più ancora. E loro, nella loro non misurabile superbia, non lo crederebbero. Ma non lo sapranno neppure… Mai. Sarebbe inutile.
   Creda che, più doloroso delle sofferenze che ora mi straziano anche le mani e non mi dànno riposo neppure nel sonno, è questo loro modo di agire di cui conosco le cause e gli estremi materiali e spirituali. Ma pazienza e avanti. Sono riusciti ad avvelenarmi anche le gentilezze che potrebbero darmi un sollievo con l'inevitabile confronto che faccio fra i parenti e chi non mi è parente… E amen…
 

   [Seguono, con date dal 4 al 7 settembre 1945, i capitoli da 270 a 273 dell'opera L'EVANGELO]
           
   tuo cugino è Giuseppe Belfanti, per la cui conversione la scrittrice aveva "ingaggiato la più grande battaglia", come ha scritto il 29 luglio 1945. L'immagine che segue è tratta da Matteo 12, 43-45 e dal capitolo 269 dell'opera maggiore che la sviluppa e illustra.
           
   2 loro, cioè Giuseppe Belfanti, sua moglie Anna detta Titina e la figlia Paola