Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola
"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)
5 marzo 1945.
124.1 La giornata è talmente orrida che non c’è nessun pellegrino. Piove a rovesci e l’aia si è mutata in un basso stagno su cui galleggiano foglie secche, venute da chissà dove e portate dal vento che fischia e scuote porte e impannate. Nella cucina, più che mai tetra, perché per impedire alla pioggia di entrare si deve tenere appena socchiusa la porta, ci si affumica e si lacrima e tossisce perché il vento respinge in giù il fumo.
«Aveva ragione Salomone[71]», sentenzia Pietro. «Tre cose cacciano l’uomo: la donna litigiosa… e quella l’ho lasciata a litigare a Cafarnao con gli altri generi, il camino che fa fumo e il tetto che fa acqua. E questi due ce li abbiamo… Ma domani ci penso io a questo camino. Vado sul tetto, e tu e tu e tu (Giacomo, Giovanni e Andrea) venite con me. E con delle lavagne faremo un rialzo e un tetto al comignolo».
«E dove le trovi le lavagne?», chiede Tommaso.
«Sulla tettoia. Se piove là non è il finimondo. Ma qui… Ti duole che le tue vivande non si decorino più di lacrime fuliginose?».
«Figurati! Magari ci riuscissi! Guarda come sono tinto. Mi piove in testa quando sto qui al fuoco».
«Sembri un mostro egiziano», dice ridendo Giovanni.
E infatti Tommaso ha bizzare virgole nere sul volto pienotto e bonario. Il primo a riderne è lui, sempre allegro, e ride anche Gesù perché, proprio mentre parla, una nuova goccia carica di fuligine gli piomba sul naso e ne fa la punta nera.
124.2 «Tu che sei esperto di tempo, che ne dici? Durerà molto così?», chiede a Pietro l’Iscariota, che è tutto cambiato da qualche giorno.
«Ora te lo so dire. Vado a fare l’astrologo», dice Pietro e va alla porta e la socchiude un poco di più, mettendo fuori il capo e una mano. Poi sentenzia: «Vento basso e dal meridione. Caldo e caligine… Uhm! C’è poco da…». Pietro tace, poi rientra piano e mette la porta a spiraglio e sbircia.
«Che c’è?», chiedono in tre o quattro.
Ma Pietro fa cenno con la mano di tacere. Guarda. Poi dice con un sussurro: «C’è quella donna. Ha bevuto dell’acqua del pozzo e ha preso una fascina rimasta nella corte. È tutta bagnata. Non brucia certo… Se ne va… Le vado dietro. Voglio vedere…». È uscito cauto.
«Ma dove può stare per essere qui vicino sempre?», chiede Tommaso.
«Ed essere qui con questo tempo!», dice Matteo.
«In paese ci va certo, perché anche ieri l’altro ci comprava del pane», dice Bartolomeo.
«Ha una bella costanza a stare così velata!», osserva Giacomo di Alfeo.
«O un grande motivo», finisce Tommaso.
«Ma sarà proprio quella che diceva ieri quel giudeo?», chiede Giovanni. «Sono sempre così falsi!».
E Gesù sta sempre zitto come fosse sordo. Tutti lo guardano, certi che Lui sa. Ma Lui sta lavorando con un coltello tagliente intorno ad un pezzo di legno dolce, che piano piano si muta in un comodo forchettone per estrarre le verdure dall’acqua bollente. E quando ha finito offre il suo lavoro a Tommaso, che si è dedicato proprio tutto alla cucina.
«Sei proprio bravo, Maestro. Ma…
124.3 ce lo dici chi è?».
«Un’anima. Per Me siete tutti “anime”. Null’altro. Uomini, donne, vecchi, bambini: anime, anime, anime. Anime candide i pargoli, anime azzurre i fanciulli, anime rosee i giovani, anime d’oro i giusti, anime di pece i peccatori. Ma anime solo; solo anime. E sorrido alle anime candide perché mi sembra di sorridere agli angeli; e mi riposo fra i fiori rosei e azzurri degli adolescenti buoni; e mi rallegro delle anime preziose dei giusti; e mi affatico, soffrendo, per fare preziose e splendide le anime dei peccatori. I volti?… I corpi?… Nulla. Io vi conosco e riconosco per le vostre anime».
«E lei che anima è?», chiede Tommaso.
«Un’anima meno curiosa di quella dei miei amici, perché non indaga, non chiede, va e viene senza parola e senza sguardo».
«Io la credevo una di malaffare o una lebbrosa. Ma mi sono ricreduto perché… Maestro, se ti dico una cosa non mi rimproveri?», chiede l’Iscariota andando a mettersi seduto per terra contro le ginocchia di Gesù, tutto diverso, umile, buono, fin più bello in questa sua aria dimessa di quanto non sia quando è il pomposo e borioso Giuda.
«Non ti rimprovererò. Parla».
«Io so dove abita. L’ho seguita una sera… fingendo di uscire a prendere acqua, perché mi sono accorto che a buio viene sempre al pozzo… Una mattina ho trovato per terra una forcina d’argento… proprio sull’orlo del pozzo… e ho capito che l’aveva perduta lei. Ebbene, lei sta in una capannella di legno che è nel bosco. Forse serve ai contadini. È però mezza marcita. E lei le ha messo sopra delle frasche a fare da tetto. Forse quella fascina la vuole per quello. È una tana. Non so come ci possa stare. Basterebbe appena ad un grosso cane, o a un minuscolo asinello. Era una sera di luna e ho visto bene. È mezza sepolta fra i rovi, ma dentro… è vuota e non c’è porta. È per quello che mi sono ricreduto e ho capito che non è una di malaffare».
«Non lo dovevi fare. Ma, sii sincero, non hai fatto di più?».
«No, Maestro. Avrei voluto vederla, perché è da Gerico che la noto e mi pare di conoscerne il passo così lieve con cui va veloce dove vuole. Anche la sua persona deve essere flessuosa e… bella. Sì. Lo si capisce, nonostante tutte quelle vesti… Ma non ho osato spiarla mentre si coricava sulla terra. Forse si è levata il velo. Ma l’ho rispettata…».
Gesù lo guarda fisso fisso e poi dice: «E ne hai sofferto. Ma hai detto il vero. Ed Io ti dico che sono contento di te. Un’altra volta ti costerà meno ancora esser buono. Tutto sta a fare il primo passo. Bravo Giuda!», e lo carezza.
124.4 Rientra Pietro: «Ma, Maestro! Quella donna è pazza! Ma sai dove sta? Quasi in riva al fiume, in un casottino di legno sotto un macchione. Forse un tempo serviva a qualche pescatore o boscaiolo… Chissà! Mai avrei pensato che in quel luogo umido, sprofondato in un fosso, sotto un groviglio di rovi, ci fosse una povera donna. E gliel’ho detto: “Parla e sii sincera. Sei lebbrosa?”. Mi ha risposto in un soffio: “No”. “Giuralo”, ho detto. E lei: “Lo giuro”. “Guarda che, se lo sei e non lo dici e vieni vicino alla casa e io vengo a sapere che sei immonda, ti faccio lapidare. Ma se sei perseguitata, se sei ladra o assassina e stai qui per paura di noi, non temere alcun male. Ma ora esci di lì. Non vedi che sei nell’acqua? Hai fame? Hai freddo? Tremi. Sono vecchio, lo vedi? Non ti faccio la corte. Vecchio e onesto. Perciò ascoltami”. Ho detto così. Ma non ha voluto venire. La troveremo morta, perché è proprio nell’acqua».
Gesù è pensoso. Guarda i dodici volti che lo guardano. Poi dice: «Che dite che si faccia?».
«Ma, Maestro, decidi Tu!».
«No. Voglio che giudichiate voi. È una cosa in cui è in causa anche la stima di voi. Ed Io non devo fare violenza sul vostro diritto di tutelarla».
«In nome della misericordia io dico che non si può lasciarla là», dice Simone.
E Bartolomeo: «Direi per oggi di metterla nello stanzone. Ci vanno pure i pellegrini? Ci può andare lei pure».
«È una creatura come tutte le altre, infine», commenta Andrea.
«E poi oggi non viene nessuno, e perciò…», osserva Matteo.
«Proporrei di ospitarla per oggi, e domani di dirlo al fattore. È un buon uomo», dice Giuda Taddeo.
«Hai ragione! Bravo! Ed ha tante stalle anche vuote. Una stalla è sempre una reggia rispetto a quel barchetto affondato!», esclama Pietro.
«Vaglielo a dire, allora», incita Tommaso.
«I giovani non hanno ancora parlato», osserva Gesù.
«Per me va bene quel che Tu fai», dice il cugino Giacomo. E l’altro Giacomo col fratello, a una voce: «E noi pure».
«Io penso solo al maleaugurato caso che capiti qualche fariseo», dice Filippo.
«Oh! anche se andassimo nelle nuvole credi che non ci manderebbero accuse? Non accusano Dio perché è lontano. Ma se potessero averlo vicino, come lo ebbero Abramo, Giacobbe e Mosè, gli farebbero rimproveri… Chi senza colpe per loro?», dice Giuda di Keriot.
«Allora andate a dirle di ricoverarsi nello stanzone. Va’ tu, Pietro, con Simone e Bartolomeo. Siete anziani e farete meno soggezione alla donna. E ditele che le daremo cibo caldo e una veste asciutta. È quella che ha lasciato Isacco. Vedete che tutto serve? Anche una veste da donna data a un uomo…».
I giovani ridono perché sulla veste in parola ci deve essere stato qualche buffo retroscena.
I tre anziani vanno… e tornano dopo un poco.
«Ce ne è voluto… ma ha finito a venire. Le abbiamo giurato che non la disturberemo mai. Ora le porto della paglia e la veste. Dammi le verdure e un pane. Non ha neppure da mangiare oggi. Infatti… chi va in giro con questo diluvio?». Il buon Pietro parte coi suoi tesori.
124.5 «E ora a tutti un ordine: per nessuna ragione si va allo stanzone. Domani provvederemo. Abituatevi a fare il bene per il bene, senza curiosità e desideri di avere da esso una distrazione o altro. Vedete? Vi rammaricavate che oggi non si sarebbe fatto nulla di utile. Abbiamo amato il prossimo. E che di più grande potevamo fare? Se, e lo è certo, costei è un’infelice, non può il nostro aiuto darle un ristoro, un calore, una protezione ben più profonda del poco cibo, della misera veste, del tetto solido che le abbiamo dato? Se è una colpevole, una peccatrice, una creatura che cerca Dio, il nostro amore non sarà la più bella lezione, la più potente parola, la più netta indicazione per metterla sulla strada di Dio?».
Pietro entra piano piano e ascolta il suo Maestro.
«Vedete, amici. Molti maestri ha Israele e parlano, parlano… Ma le anime restano quali sono. Perché? Perché le anime odono le parole dei maestri ma vedono anche le loro azioni. E queste distruggono quelle. E le anime restano dove erano, se pure non retrocedono. Ma quando un maestro fa ciò che dice e agisce da santo in ogni sua azione, anche se fa solo delle azioni materiali come quella di dare un pane, una veste, un alloggio alla carne sofferente del prossimo, ottiene che le anime procedano e giungano a Dio, perché sono le sue stesse azioni che dicono ai fratelli: “Dio è; e qui è Dio”. Oh! l’amore! In verità vi dico che chi ama salva se stesso e gli altri».
«Dici bene, Maestro. Quella donna mi ha detto: “Sia benedetto il Salvatore e Colui che l’ha mandato, e tutti voi con Lui”, e a me, povero uomo, mi ha voluto baciare i piedi, e piangeva dietro il suo fitto velo… Mah!… Ora speriamo che non arrivi qualche nottolone da Gerusalemme… Se no! E chi ci salva?».
«La nostra coscienza ci salva dal giudizio del Padre nostro.
Basta così», dice Gesù. E si siede a tavola dopo aver benedetto e offerto il cibo.
Tutto ha fine.