MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME I CAPITOLO 15



XV. A conclusione del Prevangelo

   [6 settembre 1944.]

   15.1Dice Gesù:
   «Il ciclo è terminato. E con questo, così dolce e soave, il tuo Gesù ti ha portato senza scosse fuori del tumulto di questi giorni. Come un bambino fasciato da morbide lane e posato su soffici cuscini, tu sei stata fasciata da queste beate visioni, perché non sentissi, avendone terrore, la ferocia degli uomini che si odiano[45] invece di amarsi. Non potresti più sopportare certe cose, ed Io non voglio che tu ne muoia, perché ho cura del mio “portavoce”.

   15.2Sta per cessare nel mondo la causa per cui le vittime sono state torturate da tutte le disperazioni. Anche per te, Maria, cessa perciò il tempo del tremendo soffrire per troppe cause, così in contrasto col tuo modo di sentire. Non ti cesserà il soffrire: sei vittima. Ma parte di esso: questa, cessa. Poi verrà il giorno in cui Io ti dirò, come a Maria di Magdala morente[46]: “Riposa. Ora è tempo per te di riposare. Dammi le tue spine. Ora è tempo di rose. Riposa e aspetta. Ti benedico, benedetta”.
   Questo ti dicevo, ed era una promessa e tu non l’hai capita, quando veniva il tempo che saresti stata tuffata, rivoltolata, incatenata, empita, fin nelle latebre più fonde, di spine… Questo ti ripeto ora, con una gioia quale solo l’Amore che sono può provare quando può fare cessare un dolore ad un suo diletto. Questo ti dico ora che quel tempo di sacrificio cessa. E Io, che so, ti dico, per il mondo che non sa, per l’Italia, per Viareggio, per questo piccolo paese, in cui tu mi hai portato — medita il senso di queste parole — il grazie che spetta agli olocausti per il loro sacrificio.

   15.3Quando ti ho mostrato Cecilia vergine-sposa, ti ho detto che ella si è impregnata dei miei profumi e dietro ad essi ha trascinato marito, cognato, servi, parenti, amici. Tu hai fatto, e non lo sai, ma Io te lo dico, Io che so, la parte di Cecilia in questo mondo impazzito. Ti sei saturata di Me, della mia parola, hai portato i miei desideri fra le persone, e le migliori hanno compreso e dietro te, vittima, molte e molte ne sono sorte, e se non è la rovina completa della tua patria e dei luoghi che a te sono più cari è perché molte ostie sono state consumate dietro il tuo esempio e il tuo ministero.
   Grazie, benedetta. Ma continua ancora. Ho molto bisogno di salvare la Terra. Di ricomprare la Terra. Le monete siete voi, vittime.

   15.4La Sapienza, che ha istruito i santi e istruisce te con un magistero diretto, ti elevi sempre più nel comprendere la Scienza di vita e nel praticarla. Drizza anche te la tua piccola tenda presso la casa del Signore. Ficca, anzi, i pioli della stessa tua dimora nella dimora della Sapienza e dimóravi senza mai uscirne. Riposerai, sotto la protezione del Signore che ti ama, come un uccello fra i rami fioriti, ed Egli ti farà riparo da ogni intemperia spirituale e sarai nella luce della gloria di Dio, da cui scenderanno per te parole di pace e verità.
   Va’ in pace. Ti benedico, benedetta».

  
   15.5
Dice, subito dopo, Maria:
   «A Maria il regalo della Mamma per la sua festa. Una catena di regali. E se qualche spina vi sarà contesta, non lamentarti al Signore che ti ha amata come ben pochi ama.
   Ti avevo detto al principio: “Scrivi di me. Ogni pena ti verrà consolata”. Lo vedi che fu vero. T’era serbato questo dono per questo tempo d’orgasmo, perché non abbiamo cura solo dello spirito, ma sappiamo averne anche per la materia, che non è regina ma ancella utile allo spirito, perché compia la sua missione.
   Sii grata all’Altissimo, che ti è veramente Padre, anche in senso affettuosamente umano, e ti culla con estasi soavi per celarti ciò che t’è spavento.
   Voglimi sempre più bene. Ti ho portata con me nel segreto dei miei primi anni. Ora tutto sai della Mamma. Voglimi bene da figlia e da sorella nella sorte di vittima. E ama Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo con perfezione d’amore.
   La benedizione del Padre, del Figlio e dello Spirito passa dalle mie mani, si profuma del mio materno amore per te, e su te scende e posa. Sii soprannaturalmente beata».

[45] si odiano, poiché imperversava la seconda guerra mondiale (altri riferimenti ad essa in 11.1 e in 606.13). La scrittrice era dovuta sfollare da Viareggio a Sant’Andrea di Còmpito, il piccolo paese così chiamato poche righe più sotto e che sarà menzionato ancora in 128.6 (come Còmpito) e in nota a 361.7.
[46] Maria di Magdala morente, in una visione del 30 marzo 1944, riportata nel volume “I quaderni del 1944”; Cecilia vergine-sposa, in visioni e dettati del 22 e 23 luglio 1944, riportati nello stesso volume.