Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola
"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)
6 gennaio 1945.
71.1Vedo Gesù con Giuda Iscariota passeggiare su e giù presso una delle porte del recinto del Tempio.
«Sei certo che verrà?», chiede Giuda.
«Ne sono certo. Partiva all’alba da Betania e al Get-Sammì si sarebbe incontrato con il mio primo discepolo…».
Una sosta, poi Gesù si ferma e guarda fissamente Giuda. Gli si è messo di fronte. Lo studia. Poi gli pone una mano sulla spalla e interroga: «Perché, Giuda, non mi dici il tuo pensiero?».
«Quale pensiero? Non ho un pensiero speciale in questo momento, Maestro. Domande te ne faccio persino troppe. Non puoi certo lamentarti del mio mutismo».
«Mi fai molte domande e mi dài molti ragguagli sulla città e i suoi abitanti. Ma non mi apri il tuo animo. Cosa vuoi che abbiano importanza per Me le notizie sul censo e la struttura di questa o quella famiglia? Non sono uno sfaccendato venuto per passatempo qui. Tu lo sai perché sono venuto. E puoi ben capire che mi prema per prima cosa essere il Maestro dei miei discepoli. Perciò voglio da parte loro sincerità e confidenza.
71.2Ti amava tuo padre, Giuda?».
«Molto mi amava. Ero il suo orgoglio. Quando tornavo da scuola, e anche più tardi, quando tornavo a Keriot da Gerusalemme, egli voleva gli dicessi tutto. Si interessava di tutto quanto io facevo, e se erano cose buone gioiva, se erano men buone mi confortava, se — qualche volta, si sa, si sbaglia tutti — io avevo fatto errore e ne avevo avuto biasimo, egli mi mostrava tutta la giustizia del rimprovero avuto, o tutto il torto della mia azione. Ma lo faceva così dolcemente… pareva un fratello maggiore. Terminava sempre così: “Questo ti dico perché voglio che il mio Giuda sia un giusto. Voglio che io sia benedetto attraverso mio figlio…”. Mio padre…».
Gesù, che ha sempre fissato attentamente il discepolo, sinceramente commosso all’evocazione del padre, dice: «Ecco, Giuda, sii certo di quanto Io ti dico. Nessuna opera farà tanto felice tuo padre quanto l’essermi discepolo fedele. Lo spirito di tuo padre esulterà, là dove attende la Luce — perché, se così ti educò, giusto dovette essere — vedendoti mio discepolo. Ma per esserlo tu devi dirti: “Ho ritrovato il mio padre perduto, il padre che pareva un fratello maggiore, l’ho ritrovato nel mio Gesù e a Lui, come al padre amato che ancora piango, tutto dirò, per averne guida, benedizione o dolce rimprovero”. Voglia l’Eterno e tu, soprattutto tu, vogliate far sì che Gesù non abbia che da dirti: “Sei buono. Ti benedico”».
«Oh! sì! Gesù, sì. Se Tu mi amerai tanto, io saprò divenire buono, come Tu vuoi e come voleva mio padre. E la madre mia non avrà più quella spina nel cuore. Diceva sempre: “Sei senza più guida, figlio, e ancora ne hai tanto bisogno”. Quando saprà che ho Te!».
«Io ti amerò come nessun altro uomo potrebbe, Io ti amerò tanto, ti amo tanto. Non mi deludere».
«No, Maestro, no. Ero pieno di contrasti. Invidie, gelosie, smanie di primeggiare, senso, tutto si urtava in me contro le voci buone. Anche poco fa, vedi? Tu mi hai dato un dolore. Ossia, Tu no. Me lo ha dato la mia malvagia natura… Io credevo di essere il tuo primo discepolo… e Tu mi hai detto che ne hai già un altro».
«Lo hai visto da te. Non ricordi che nel Tempio, per Pasqua, ero con molti galilei?».
«Credevo fossero amici… Credevo che io fossi il primo eletto a tal sorte e perciò il prediletto».
«Non vi sono distinzioni nel mio cuore fra gli ultimi ed i primi. Se il primo mancasse e l’ultimo fosse santo, ecco allora farsi agli occhi di Dio la distinzione. Ma Io, Io amerò lo stesso, di un amor beato il santo, di un amor sofferente il peccatore.
71.3Ma ecco Giovanni che viene con Simone. Giovanni, il mio primo. Simone, quello di cui ti parlai due giorni or sono. Simone e Giovanni tu li hai già visti. L’uno era malato…».
«Ah! il lebbroso! Ricordo. Già tuo discepolo?».
«Dal giorno dopo».
«E io perché tanta attesa?».
«Giuda?!».
«È vero. Perdono».
Giovanni ha visto il Maestro e lo indica a Simone. Affrettano il passo. Il saluto di Giovanni è un bacio scambiato col Maestro. Simone, invece, si prostra ai piedi di Gesù e li bacia esclamando: «Gloria al mio Salvatore! Benedici il tuo servo, perché le sue azioni siano sante agli occhi di Dio ed io gli dia gloria per benedirlo di avermi dato Te!».
Gesù gli pone la mano sul capo: «Sì, che ti benedico per ringraziarti del tuo lavoro. Alzati, Simone. Ecco, Giovanni; ecco, Simone: questo è l’ultimo discepolo. Anche lui vuole seguire la Verità. Fratello perciò a voi tutti».
Si salutano a vicenda, i due giudei con reciproca indagine, Giovanni con espansione.
«Sei stanco, Simone?», chiede Gesù.
«No, Maestro. In un con la salute m’è venuta una vigoria che ancor non conoscevo».
«E so che la spendi bene. Ho parlato con molti, e tutti mi hanno detto di te come di colui che li ha già istruiti sul Messia».
Simone sorride contento. «Anche ieri sera ho parlato di Te con uno che è un onesto israelita. Spero che un giorno lo conoscerai. Vorrei essere io a condurti a lui».
«Questo non è impossibile».
Giuda interloquisce: «Maestro, mi hai promesso di venire con me, in Giudea».
«E verrò. Simone continuerà ad istruire le persone sulla mia venuta. Il tempo è breve, amici, e il popolo è tanto.
71.4Ora Io vado con Simone. A sera voi due mi verrete incontro sulla via del monte Oliveto e distribuiremo denaro ai poveri. Andate».
Gesù, solo con Simone, gli chiede: «Quella persona di Betania è un vero israelita?».
«Un vero israelita. Sono in lui tutte le idee imperanti, ma però ha anche una vera ansia del Messia. E quando gli ho detto: “Egli è fra noi”, lui ha risposto subito: “Felice me che vivo in quest’ora!”».
«Andremo da lui un giorno a portare benedizione alla sua casa. Hai visto il nuovo discepolo?».
«L’ho visto. È giovane e sembra intelligente».
«Sì. Lo è. Tu che sei giudeo lo compatirai più degli altri per le sue idee».
«È un desiderio o un comando?».
«È un dolce comando. Tu che hai sofferto puoi avere più indulgenza. Il dolore è maestro di tante cose».
«Se Tu me lo ordini, io sarò per lui tutto indulgenza».
«Sì. Così. Forse il mio Pietro, e non lui solo, avrà un poco scandalo nel vedere come curo e mi preoccupo di questo discepolo. Ma un giorno capiranno… Più uno è mal formato e più ha bisogno di cure. Gli altri… oh! gli altri si formano anche da sé, per solo contatto. Io non voglio far tutto da Me. Chiedo la volontà dell’uomo e l’aiuto di altri per formare un uomo. Vi chiamo ad aiutarmi… e vi sono grato dell’aiuto».
«Maestro, supponi che da lui ti verranno delusioni?».
«No. Ma è giovane e cresciuto in Gerusalemme…».
«Oh! vicino a Te si correggerà di tutti i vizi di questa città… Io ne sono certo. Io, già vecchio e inaridito dall’astio, sono tornato tutto nuovo da quando ti ho visto…».
Gesù mormora: «E così sia!». Poi, forte: «Vieni con Me nel Tempio. Evangelizzerò il popolo».
E la visione ha termine.