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Voce narrante • DANIELA CIAVONI


Da i QUADERNI del 06 febbraio 1944

Dice Gesù:
   «Ho detto[125]: “Io sono (in chi mi accoglie) fontana d’acqua viva zampillante in vita eterna”.
    Sia che sia un uomo o una nazione, beati coloro che mi accolgono e  che hanno in sé i prodigi dell’Acqua di Vita vera. Ma troppo pochi sono  ormai gli uomini che mi accolgono e ancor più poche le nazioni. E i  frutti di questo respingere, o anche soltanto trascurare Gesù Cristo, si  vedono. Si vedono con tutto il loro tragico aspetto e si gustano col  loro venefico sapore che vi portano alla disperazione, alla morte, dopo  avervi fatto smaniare in una paura del domani che vi fa quasi impazzire.  E avete ragione di impazzire.
   Se vedeste tutta la verità del futuro che si avanza, non uno di voi, che non sia sostenuto da Satana, resisterebbe. Dico: Satana,  perché di sostenervi col Cristo non ci pensate. Anzi, quan­to più avete  bisogno di un pietoso sostegno, di una luce nelle tenebre, di una  parola che vi consoli e vi guidi, e più rivolgete lo sguardo ostile a  queste cose, accusando Dio e dando a Lui il rancore che dovreste dare a  chi vi è cagione di tanto male: a Satana e alle vostre malvagie  passioni.
   Guardate quello che già siete divenuti, e tremate,  tremate pensando a quello che diverrete. Peggio delle aride sabbie  salmastrose, nelle quali è assolutamente impossibile ogni forma di vita e  che si trovano nei posti più desolati dei deserti – desolazione che non  conosce neppure la povera veste che è stesa sulla desolazione desertica  e che, con le sue grame erbe, coi cespugli spinosi, con i rari animali  che li abitano, dando a quella solitudine una vita di voli, di  cinguettii, di guizzi, mostra che quel lembo di terra non è polvere  morta da secoli – peggio di queste zone salmastrose, dove nulla vive e  nessun seme può metter radice e nessun uccello fermare il suo volo e  nessun rettile sostare sul suolo e neppur strisciare su esso con rapido  moto la lucida pelle, così diverrete, state divenendo, siete già molto  divenuti per aver respinto il Cristo, Acqua che feconda.
   Dal mio  Cielo Io, Capo del mistico Corpo composto di tutti i cristiani, effondo  le mie onde vitali, e dalla mia Chiesa le spargo sul mondo. Le  spargerei. Ma il mondo drizza argini e dighe e mi interdice  l’effondermi. Ma il mondo spinge contro la Chiesa queste dighe per  affogarla, per seppellirla, e Me con lei. È una lotta senza pace. È la  vera Guerra, quella dalla quale vengono tutte le guerre dell’intera  umanità dell’èra cristiana. La lotta contro il Cristo.
    Non occorre, sappiatelo, fare le grandi persecuzioni o i grandi  scismi per lottare contro Cristo. Anche la piccola, individuale, intima  lotta di ognuno di voi contro la mia Legge; anche la velata, astuta,  statale lotta di un Paese contro la voce di Roma cattolica, contro la  voce che parla in mio nome dalle labbra del mio Vicario e richiama gli  uomini, e specie i capi, alla legge dell’onestà, del dovere, dell’amore,  sono lotte contro Cristo. Sono le guerriglie. Ora siete così pratici di  termini bellici che mi capite se le chiamo così. Sono le guerriglie.  Poi da esse partono gli assalti veri e propri, le grandi avanzate, le  imponenti manovre e i crudeli massacri.
   Satana è il Capitano di questo esercito  che si è iniziato a Gerusalemme, in seno al Sinedrio, fra la casta dei  farisei, degli scribi, dei sadducei, che ha trovato il suo alfiere in  Giuda, che si è sempre più fatto numeroso nei secoli delle persecuzioni  cristiane, che come valanga si è caricato di sempre nuovi elementi con  gli scismi, le dottrine demagogiche, i partiti politici, le nuove forme  di governo, e che culminerà nell’Anticristo, il quale al mio torrente di  Grazia contrapporrà un torrente di ferocia e di sangue in cui  sguazzerete e cadrete, e ben pochi cadranno da vittime sante invocando  Cristo. La maggioranza cadrà da bruto sgozzato, satollo e pingue di  vizi, turbato, avvelenato, insatanassato da dottrine maledette, demonio  nella parola che bestemmia, nella mente che nega, nel cuore che abiura.
    Oh! Acqua della divina Grazia che passando avresti portato la vita,  che avresti purificato e nutrito le sabbie, che avresti levato salsedine  e putridume alle onde in cui ti saresti mescolata, permettendo alle  prime di esser cuna ai forti alberi carichi di frutti d’ogni specie,  alle seconde d’esser dimora ai pesci d’ogni specie! O fiorito linguaggio  del mio Profeta![126]  L’acqua che purifica è quella che sgorga dal mio Cuore aperto per amore  dell’umanità. Essa porta con sé l’essenza di questo amore divino al cui  contatto ogni impurità cade come per un filtro benedetto.
   La  vostra umanità filtrata attraverso la mia! E vi può esser poema più  grande di amore di questo, di un Dio che si fa uomo per salvare  attraverso Se stesso l’umanità intera?
   Le sabbie: le  anime, numerose come i granelli di rena, che il mio contatto, la mia  fusione, rende fertili, buone, atte a dare albero di vita.
   E ancora le piante:  le anime ancora che, per essere viventi in un terreno irrigato dalla  Grazia, divengono prosperose sino a toccare il Cielo ed a portare su di  esse i frutti d’ogni specie, ossia tutte le virtù.
   Le acque che erano amare e che la Grazia fa sane di modo che vi possano allignare numerosi i pesci: le opere buone.
    Comprendete il linguaggio del mio Profeta. È così limpido, quando lo  si guardi con occhio che l’amore di Dio fa netto. E non vogliate oltre  esser paludi putride e spiagge basse dove stagna l’acre del sale, ossia  del male, dove regna la putredine, ossia il più grande male. Ché se il  male della poca carità, della tiepidezza, della trascuranza, è sale che  interdice la vita alle opere buone, la putredine del grande male, ossia  dei sette vizi, dell’anticristianesimo, nega anche il rapido passare di  un pensiero buono.
   Non discendete alla putredine. Cercate di  risalire dalla vostra bassura. Rimontate verso la fonte di Dio.  Mescolatevi ad essa. Fate che, avanzando sempre più verso di Me, essa vi  sommerga, vi predomini, annulli il vostro povero io sotto il  suo grande potere di Redenzione e vi faccia santi, vi faccia benedetti,  vi faccia felici. Anche in questa vita, figli, dove già sono tante  infelicità, dove non è necessario, per piangere, di aggiungervi quella  di essere contro il Cristo, provocando tante rovine singole e  collettive.
   Ascoltate la Voce che vi chiama. Ascoltate la voce di  Chi vi ama. Non vi è, no, non vi è altro che vi ami come il vostro Dio e  non vi è chi vi dica parole più vere delle mie. Apritevi a riceverle.  Apritevi alla Grazia. Essa viene per sanare i vostri mali, viene per  asciugare il vostro pianto. Viene… e attende alla soglia che voi le  diciate: “Entra”, per precipitarsi in voi con tutte le sue grazie di  pace, di tranquillità, di salute, di vita eterna infine, poiché in  quella è il compendio di ogni gioia.»
   Noto che l’ho scritta dopo una giornata nera  di desolazione, in cui mi pareva che Cielo e Terra non fossero per me  che un unico castigo. Per chi soffro così? Gesù non me lo dice. Ma versa  in me la sua parola per mettere un balsamo nel mio calice d’oggi.

   [Segue, in data 7 febbraio, il capitolo 396 dell’opera L’EVANGELO]

[125] Ho detto in Giovanni 4, 13-14. Accanto alla data, la scrittrice mette il rinvio a Ezechiele 47.
[126] mio Profeta, cioè Ezechiele, cui si rinvia all’inizio; Cuore aperto, come si legge in Giovanni 19, 33-34.
[125] Ho detto in Giovanni 4, 13-14. Accanto alla data, la scrittrice mette il rinvio a Ezechiele 47.
[126] mio Profeta, cioè Ezechiele, cui si rinvia all’inizio; Cuore aperto, come si legge in Giovanni 19, 33-34.


Estratto dall'OPERA di MARIA VALTORTA © Fondazione Erede di Maria Valtorta • ETS

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