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Voce narrante • DANIELA CIAVONI


da i QUADERNI del 25 gennaio 1944

Dice Gesù:
   «Daniele è colui  che ha la medesima nota di Giovanni, e Giovanni è colui che raccoglie e  amplifica la nota iniziale di Daniele. Ecco perché, piccolo Giovanni, a  te piace tanto.
   Come pesce in limpida peschiera, tu sei felice  quando ti muovi nell’atmosfera del tuo Cristo, il quale avrà il suo  supremo trionfo nell’ora in cui Satana, il suo figlio e i suoi  cortigiani, saranno per sempre resi impotenti. E in Daniele vi è  quest’atmosfera. Se Isaia è il pre-evangelista che parla del mio avvento[97]  nel mondo per la salute del mondo, Daniele è il pre-apostolo, il  pre-Giovanni che annuncia le glorie del mio eterno trionfo di Re della  Gerusalemme imperitura.
   Ora vedi come nelle quattro bestie  descritte da Daniele siano anticipati i segni dei ministri diabolici  dell’Apocalisse. I commentatori si sono affannati a dare un significato  storico-umano a quei quattro mostri. Ma occorre spingere lo sguardo  molto più avanti, e molto più in alto. Sollevatevi, quando meditate i  libri santi, dalla Terra, staccatevi dal momento presente, spingete lo  sguardo nel futuro e nel soprannaturale. Lì è la chiave del mistero.
   Le quattro bestie: i quattro errori che precederanno la fine. I quattro errori che saranno quattro orrori per l’umanità e che partoriranno l’Orrore finale.
    L’uomo era un semidio per la Grazia e per la Fede. Come aquila e  come leone sapeva affrontare e vincere i pericoli del senso e sollevare  se stesso a spaziare nel clima di Dio, là dove l’anima si congiunge in  nozze soprannaturali col suo Signore in continui e rapidi congiungimenti  di ardori, da cui scende sulla Terra ogni volta rinnovellata nella  forza, nella gioia, nella carità che effonde sui fratelli e poi slancia  nuovamente, ancor più impetuosamente, verso Dio, poiché ogni  congiungimento è aumento di perfezione che si compie quando il  congiungimento diviene eterno nel mio Paradiso.
   L’ateismo strappò all’uomo le sue ali d’aquila e il suo cuore da semidio e lo fece animale  camminante sul fango e portante sul fango, verso il fango, il suo  pesante cuore tutto carne e sangue. Un pondo pesante più del piombo  porta l’uomo nel suo “io” privo delle spirituali penne dello spirito, un  pondo che lo curva, lo stende, lo sprofonda nel fango.
   L’uomo  era un semidio per la Carità vivente in lui. Amando Dio e la sua Legge,  che è legge di Carità, egli possedeva Dio, e con Dio la Pace, che è un  principale attributo di Dio, e con la pace tanto bene universale e  singolo.
   L’uomo respinse la Legge di Dio per assumere molte altre  dottrine. Ma nessuna era ed è da Dio e perciò in nessuna è Carità vera.  Onde l’uomo, che aveva abbracciato l’ateismo divenendo da aquila e  leone semplice uomo, per un sortilegio infernale partorì se stesso  divenuto orso, feroce divoratore dei suoi simili.
   Ma orrore  chiama orrore. Per scala ascendente. Sempre più grande l’orrore perché  nei maledetti connubi con Satana l’uomo, che il Cristo aveva riportato  alla sua natura di semidio, genera mostri sempre più mostri. E sono i  figli del suo errare che si vende a Satana per averne terrestre aiuto.
    Dall’uomo semidio venne l’uomo, dall’uomo l’orso, dall’orso il nuovo  mostro feroce e falso come il leopardo, dotato da Satana di ali  multiple per essere più veloce nel nuocere. Vi ho detto[98] che Satana è lo scimmiottatore di Dio. Anche esso dunque volle dare alla “sua” creatura, ormai sua creatura,  all’umanità senza Fede e senza Dio, dare delle ali. Non di aquila, [ma]  di vampiro perché fosse incubo dell’umanità stessa e fosse rapido nel  suo correre ad abbattersi sulle parti di sé, vittime di sé, per suggerne  il sangue.
   Io, mistico pellicano, mi sono aperto il cuore per darvi il mio  sangue. Satana fa dell’uomo, al quale Io ho dato il mio sangue, il  vampiro che sugge parti di se stesso e si dà morte con tormento.
    Non pare una leggenda di incubo? È invece la vostra realtà. Non è un  mostro mitico. Siete voi che con fame diabolica divorate parte di voi  stessi, svenandovi, mutilandovi per poi generare le nuove parti mentre  divorate le già formate, con una continuità che ha in sé qualcosa di  maniaco, ma di un maniaco diabolico.
   La potenza voluta, spinta, imposta sino al delitto, è la terza bestia.  Dato che è potenza umana, ossia vendutasi a Satana pur di esser sempre  più potente, contro ogni legge divina e morale, essa genera il suo  mostro che ha nome Rivoluzione e che, come è della sua natura,  porta nelle protuberanze della sua mostruosità tutti i più biechi orrori  delle rivoluzioni, naufragio sociale del Bene e della Fede. Onestà,  rispetto, moralità, religione, libertà, bontà, muoiono quando questo  mostro alita su una nazione il suo fiato d’inferno, e come pestifera  emanazione esso si spande oltre i confini contagiando di sé popoli e  popoli, sinché contagerà il mondo intero preparando sui brandelli delle  vittime, da lei uccise e sbranate, sulle rovine delle nazioni ridotte a  macerie, la culla per il mostro finale: l’Anticristo.
   Ve l’ho detto[99]  che esso sarà il figlio della lussuria dell’uomo, nato dal connubio  della stessa con la Bestia. Ve l’ho detto. Non muto nel mio dire. Ciò  che dico è vero. Lo conosco senza bisogno di leggerlo, lo ricordo senza  bisogno di rileggerlo. È scritto nella mia mente di Dio davanti alla  quale scorrono incessantemente, e l’uno sopra l’altro, senza che l’uno  impedisca la visione dell’altro, tutti gli eventi dell’uomo nel tempo.
    Esso Anticristo, perfezione dell’Orrore come Io fui perfezione della  Perfezione, con le sue infinite armi, simboleggiate nelle dieci corna,  nelle mascelle dentate di ferro, nei piedi feroci e infine nel piccolo  corno, simbolo dell’estremo livore di cui Satana doterà il suo figlio  per intossicare l’umanità mentre con la bocca di menzogna la sedurrà  facendosi adorare per dio, tormenterà a dismisura coloro che, piccolo  gregge fedele, mi resteranno seguaci. D’ora in ora il piccolo corno  crescerà per nuocere, crescerà l’intelligenza satanica per far dire alla  bocca le più turbatrici menzogne, crescerà in potenza come Io crescevo  in sapienza e grazia, armato di occhi per leggere il pensiero degli  uomini santi e ucciderli per esso pensiero.
   Oh! i miei santi  dell’ultimo tempo! Se eroico fu il vivere dei primi fra le persecuzioni  del paganesimo, tre volte, sette volte, sette volte sette volte eroico  sarà il vivere dei miei ultimi santi. Solo i nutriti con la midolla  della Fede potranno aver cuor di leone per affrontare quei tormenti e  occhi e penne d’aquila per affissare Me-Sole e volare a Me-Verità,  mentre le tenebre li soverchieranno da ogni parte e la Menzogna cercherà  persuaderli ad adorarla e credere in essa.
   Dopo i precursori  dell’Anticristo verrà l’Anticristo stesso. Il periodo anticristiano,  simboleggiato dalla Bestia armata di dieci corna – i dieci servi, che si credono re,  di Satana, dei quali tre (nota bene) saranno strappati e gettati nel  nulla, ossia nel baratro dove non è Dio e perciò dove è il Nulla, l’opposto di Dio che è Tutto  – culminerà nella nascita e crescita, fino alla sua potenza massima,  dell’undecimo corno, ragione della caduta di tre precursori, e sede del  vero Anticristo, il quale bestemmierà Dio come nessun figlio d’uomo mai  fece, calpesterà i santi di Dio e torturerà la Chiesa del Cristo;  crederà, poiché è figlio [del connubio] della superbia demoniaca con la  lussuria umana, “di poter fare grandi cose, di mutare i tempi e le  leggi” e per tre anni e mezzo sarà l’Orrore regnante sul mondo.
    Poi il Padre dirà: “Basta” davanti al gran coro che, per il “rumore  delle grandi parole” dei santi, si farà in Cielo; e la Bestia malvagia  sarà uccisa e gettata nel pozzo d’abisso e con essa tutte le bestie  minori per rimanervi con Satana, loro generatore, per l’eternità.
    Io sarò chiamato allora dal Padre per “giudicare i vivi ed i morti”  secondo [quanto] è detto nel Simbolo della Fede. E i “vivi”, coloro che  hanno serbato vita in loro per aver serbato viva la Grazia e la Fede,  erediteranno “il regno, la potenza e la magnificenza di Dio”. I morti  dello spirito avranno la Morte eterna secondo che la loro volontà ha  scelto di avere.
   E non vi sarà più Terra e più uomo carnale. Ma  solo vi saranno “figli di Dio”, creature affrancate da ogni dolore, e  non vi sarà più peccato, e non vi saranno più tenebre, e non vi sarà più  timore. Ma solo gioia, gioia, gioia immensa, eterna, inconcepibile agli  uomini. Gioia di vedere Dio, di possederlo, di comprenderne il pensiero  e l’amore.
   Venite, o uomini, alla Fonte della vita. Io ve ne  apro la sorgente. Attingetene, fortificatevi in lei per essere intrepidi  nelle prove e per giungere ad immergervi completamente in essa, in Me,  sorgente di beatitudine, nel bel Paradiso che il Padre mio ha creato per  voi e nel quale il triplice Amore del Dio Uno e la Purezza della Madre  “nostra” vi attendono, e con essi coloro che per esser stati fedeli  hanno già conseguito la Vita.»
   Dice poi Gesù a me­:
    «Quando Io ti vedo così attenta alle mie lezioni, mi sembri una  scolara diligente e affezionata del suo maestro che per essa è lo  “scibile” intiero. Quando invece da te scopri delle parti nuove, fai  delle osservazioni (e questo nelle visioni), mi fai pensare ad un  bambino buono che il suo padre tiene per la manina conducendolo davanti a  ciò che vuole che il bambino veda per crescere  nell’intelligenza, ma che nel contempo non interviene, per dare al suo  piccolo la gioia di scoprire qualche cosa di nuovo e di sentirsi  crescere nel concetto di sé.
   Per fare questo, tu devi essere  sempre sgombra di sollecitudini umane. Sempre più sgombra. Devi essere  sempre più sicura per camminare disinvolta per i sentieri della  contemplazione e sempre più tranquilla e fiduciosa in Me che ti tengo  per mano.
   Un papà non se ne fa accorgere, ma con mille arti amorose fa tanto finché la sua creatura vede quella  data cosa che egli vuole che il bambino veda. Oh! Io sono il più  amoroso dei padri e il più paziente dei maestri per i miei piccoli, e  quando posso tenerne uno per mano, docile e attento, Io sono felice.  Felice d’esser Maestro e Padre.
   È tanto difficile che le mie  creature mi mettano con fiducia la mano nella mia mano per essere  condotte, istruite da Me, e per dirmi: “Ti amo sopra tutte le cose e con  tutta me stessa!”. A quelle poche che sono così tutte “mie”, senza  riserve, Io apro i tesori delle rivelazioni e delle contemplazioni e mi  do senza riserva.
   Però, Maria, siccome vi eleggo al ruolo di  divulgatrici della mia Divinità, nelle sue diverse manifestazioni,  presso coloro che hanno bisogno d’esser risvegliati e condotti ad  intravvedere Dio, ricorda di essere scrupolosa al sommo nel ripetere  quanto vedi. Anche una inezia ha un valore e non è tua, ma mia. Perciò non ti è lecito trattenerla. Sarebbe disonesto ed egoista. Ricordati che sei la cisterna[100] dell’acqua divina, alla quale essa acqua si versa perché tutti ne vengano ad attingere.
    Per i dettati sei giunta alla fedeltà più fedele. Nelle  contemplazioni osservi molto, ma nella fretta di scrivere, e per le tue  speciali condizioni di salute e di ambiente, ti avviene di omettere  qualche particolare. Non lo devi fare. Mettili in calce, ma ségnali tutti. Non è un rimprovero, è un dolce consiglio del tuo Maestro.
    Giorni or sono mi hai detto: “Che gli uomini ti amino un poco di  più, attraverso a me, giustifica e ripaga tutta la mia fatica e la mia  vita; fosse anche un solo uomo che torna a Te per mezzo della tua ‘violetta nascosta’,[101] essa sarebbe felice”.
    Più sarai attenta ed esatta e più sarà numeroso il numero di coloro  che vengono a Me, e più grande la tua felicità spirituale presente e la  tua felicità eterna futura.
   Va’ in pace. Il tuo Signore è con te.»
   [Segue, in data 25 e 26 gennaio, il capitolo 36 dell’opera L’EVANGELO]

[97] parla del mio avvento per esempio in Isaia 2, 1-5; 7, 13-17; 9, 1-6; 11, 1-9; quattro bestie descritte in Daniele 7, 1-8.11-12.15-25 (all’intero Daniele 7 rimanda la scrittrice accanto alla data del “dettato”); ministri diabolici descritti in Apocalisse 13; 17; 19, 11- 21; 20, 1-10.
[98] ho detto l’8 gennaio.
[99] l’ho detto il 23 luglio 1943.
[100] cisterna, come nel “dettato” del 21 giugno 1943 e nel secondo e terzo “dettato” dell’11 dicembre dello stesso anno.
[101] violetta nascosta, come nella “visione” del 22 aprile 1943, giovedì santo.


Estratto dall'OPERA di MARIA VALTORTA © Fondazione Erede di Maria Valtorta • ETS

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