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Voce narrante • DANIELA CIAVONI


Da i QUADERNI del 11 novembre 1943

Dice Gesù:
   «Spingiamo  insieme lo sguardo nei tempi che, come placida alba successa a notte di  bufera, precederanno il Giorno del Signore. Tu non vi sarai più. Ma dal  luogo del tuo riposo ne gioirai, perché vedrai prossimo a finire il  combattimento dell’uomo e già il dolore affievolirsi per dare ai viventi  tempo di ritemprarsi per l’ultima breve convulsione della Terra, prima  di udire il comando che la aduna in tutti i suoi viventi e in tutti i  suoi avuti, dal tempo di Adamo in poi.
   Già te l’ho detto.[571] La mia Chiesa avrà il suo giorno di osanna prima dell’estrema passione. Poi verrà l’eterno trionfo.
    I cattolici - e tutto l’orbe conoscerà allora la Chiesa Romana,  perché il Vangelo risuonerà dai poli all’equatore, e da un lato  all’altro del globo, come una fascia d’amore, andrà la Parola - i  cattolici, usciti da lotta ferocissima di cui questa è unicamente il  preludio, sazi di uccidersi e di seguire brutali dominatori, dalla sete  di uccidere insaziabile e dalla violenza insuperabile, si volgeranno  verso la Croce trionfante, ritrovata dopo tanto loro accecamento. Sopra  tanto fragore di stragi e tanto sangue udranno la Voce che ama e perdona  e vedranno la Luce, candida più del giglio, che scende dai Cieli per  istruirli ai Cieli.
   Come una marcia di milioni e milioni di tribù, gli uomini andranno col loro spirito verso Cristo e porranno la loro fiducia nell’unico ente della Terra in cui non è sete di sopraffazioni e voglia di vendetta.
    Sarà Roma che parlerà. Ma non la Roma più o meno grande e  durevolmente grande che possono ottenere dei capi-popolo. Sarà la Roma  di Cristo. Quella che ha vinto i Cesari, li ha vinti senza armi e senza  lotte, con un’unica forza: l’amore; con un’u­nica arma: la Croce; con  un’unica oratoria: la preghiera. Sarà la Roma dei grandi Pontefici, che  in un mondo oscurato dalle invasioni barbariche e inebetito dalle  distruzioni ha saputo conservare la civiltà e spanderla fra gli  incivili. Sarà la Roma che ha tenuto testa ai prepotenti e per bocca dei  suoi santi Vegliardi ha saputo prendere la parte dei deboli e mettere  l’aculeo di una spirituale punizione anche in quelli che in apparenza  erano refrattari a qualsiasi rimorso.
   Non potete fra voi, o  popoli diversi, giungere a durevole accordo. Avete tutti le stesse  aspirazioni e gli stessi bisogni, e come piatto di bilancia il peso  della buona parte dell’uno va a detrimento dell’altro. Vivete per avere  sempre la parte maggiore e vi uccidete per questo. È un’alterna vicenda  che si fa sempre più grave.
   Ascoltate la voce di chi non ha sete di dominio e vuole regnare, in nome del suo Re santissimo, unicamente sugli spiriti.  Verrà quel giorno in cui, disillusi degli uomini, vi volgerete a Colui  che è già più spirito che uomo e dell’umanità conserva quel tanto  necessario a farvi persuasi della sua presenza. Verrà dalla sua bocca,  che Io ispiro, la parola simile a quella che Io vi direi, Io,  Principe della Pace. Vi insegnerà la perla preziosissima del perdono  reciproco e vi persuaderà che non vi è più bell’arma del vomere e della  falce che ferisce le glebe per renderle opime e che taglia le erbe per  farle più belle. Vi insegnerà che la fatica più santa è quella che si  compie per procurare un pane, una veste, una casa ai fratelli, e che solo amandosi da fratelli non vi è più conoscenza di veleno d’odio e di torture di guerre.
    Figli, iniziate la marcia verso la Luce del Signore. Non andate  oltre brancolando fra le tenebre cieche. I miei prediletti alla testa,  vincendo ogni umano timore poiché Io sono con voi, o più cari al mio  Cuore, gli altri trascinati dall’esempio dei miei santi, iniziate questo  novello Esodo verso la nuova Terra che Io vi prometto e che sarà la  vostra stessa Terra, ma mutata dall’amore cristiano.
   Separatevi  da coloro che sono degli idolatri di Satana, del mondo e della carne.  Senza sprezzo separatevene. Lo sprezzo non giova. Rovina senza giovare.  Ma separatevene per non essere contagiati da loro. Amateli di un amore  di redentori, mettendo fra voi e loro la vostra fede nel Cristo come un  baluardo. Non siete abbastanza forti per potere vivere in mezzo ad essi  senza pericolo. Troppi secoli di decadimento spirituale sempre più forte  vi hanno indeboliti. Imitate i primi cristiani. Sappiate vivere nel mondo ma isolati dal mondo in forza del vostro amore per Dio.
    E non piegatevi mai a credere [che sia] un superuomo il misero uomo  che non differisce dai bruti, perché come essi ha tutta la sua parte  migliore nell’istinto: unica cosa che non faccia di lui peggio di un  bruto. Il Profeta dice:[572]  “Lasciate dunque l’uo­mo che ha lo spirito nelle narici”. Voglio che  interpretiate in questo senso la frase. L’animale privo di respiro altro  non è che spoglia immonda. L’unica sua vita è nel respiro. Chiuse le  narici a questo soffio, cessa di esistere e diviene una carogna.
    Vi sono molti uomini che non sono superiori ad esso, non avendo altra  vita fuorché quella animale che dura per quanto dura in loro il  respiro. Lo spirito è morto, lo spirito fatto per i Cieli. Giusto è  dunque dire che vi sono uomini che hanno per spirito il respiro delle  loro narici e dai quali è meglio stare spiritualmente lontani, perché  l’alito di Satana, e della bestialità che esce da loro, non intacchi la  vostra umanità e la renda simile alla loro.
   Pregate per essi, o  voi benedetti. Ciò è carità. E poi basta. Le parole non entrano nei  chiusi alla Parola. E non lo crediate eccelso colui che fuma e soffia la  sua prepotenza e la sua superbia dalle narici come belva furente.  Eccelso è solo colui che ha vivo lo spirito ed è perciò figlio di Dio.  Gli altri sono povere cose la cui elevazione fittizia è destinata a gran  crollo e la cui memoria non sopravvive altro che come memoria di  scandalo ed orrore.»

[571] l’ho detto il 29 ottobre. Accanto alla data, la scrittrice mette a matita il rinvio a Isaia 2, 2-4.
[572] dice in Isaia 2, 22, cui rimanda la stessa scrittrice inserendo un’annotazione a matita.


Estratto dall'OPERA di MARIA VALTORTA © Fondazione Erede di Maria Valtorta • ETS

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