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Parole di vita ETERNA
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Voce narrante • DANIELA CIAVONI


da i QUADERNI del 28 ottobre 1943

Dice Gesù:
   «Troppi han voluto mangiare col sangue.[496]  E il sangue fa loro nodo nella strozza. Sangue estorto per prepotenza,  per orgoglio, per libidine di potere. Troppo sangue è stato sparso ed è  sparso sulla Terra da chi ha perduto anche la più piccola concezione del  Bene e del Male ed è un ludibrio in mano di Satana, che lo sventola  come la sua insegna per abbacinare e traviare i deboli.
   Troppo “illecito” è stato fatto divenire “lecito” solo perché commesso da potenti.  Ma pensate, o potenti di un’ora, che l’unico Potente ha già in mano la  folgore per incenerirvi, prima, nelle mani i frutti che avete rubato, e  poi, se ancora non vi pentite, per incenerire voi.
   Il possesso vero della terra[497]  non sarà dato ai violenti, agli omicidi, ai corruttori, ai traditori,  ai viziosi. Esso sarà di coloro che vivranno secondo la mia Legge. Voi  potrete loro levare questo giorno terreno prima che il tramonto venga;  ma nel Giorno tremendo e sfolgorante della mia Venuta essi  giudicheranno, con Me, voi, voi che ora vi credete lecito ogni illecito  verdetto.
   Guai a voi, allora, quando dietro al Cristo Giudice, la  cui Maestà tremenda scuoterà i mondi con un tremito ben più forte di  quello[498]  che aprì i sepolcri e squarciò il velo del Tempio nell’o­ra della morte  mia, guai a voi quando dietro di Me vedrete tutti coloro che avete  ucciso e torturato e i cui dolori Io avrò presenti nel giudicarvi per  l’eternità.
   Cadono per colpa vostra città, regni, popoli. Avete  voluto arciregnare, e con un assolutismo feroce. Vi faccio la solitudine  intorno. Rimarrete come colonna superstite di un palazzo crollato. Ma  ricordate che a chi vive fra le rovine può accadere d’esser rovinato e che chi fa le rovine è di certo destinato a rovina. E ancora potrete dirvi contenti se nel cadere vi ricorderete che Io sono il Signore del mondo.
    Tu, anima mia, non tremare e non insuperbire. Dannosi ugualmente  sono il timore e l’orgoglio. Ti lascino indifferente lodi e scherni.  Vivi unicamente nel pensiero di servire la causa del tuo Dio. Gli  scherni subiti per la causa di Dio sono già aureola.
   Le lodi! Oh!  le lodi degli uomini! Sono la cosa più vana che ci sia e più facile a  svanire nel nulla. Più di bolla d’aria che salga da un fondo melmoso,  gas di fango putrido, per erompere alla superficie delle acque sulle  quali segna un cerchio subito dissolto, tale è la lode degli uomini.  Nasce sempre da sentimento umano, trascina con sé i suoi miasmi, rompe  lo specchio della pace intima e poi di essa nulla più resta. Beati  quelli che, come acqua che vuole restare pura, continuano ad operare in  Dio e vanno veloci, lasciando indietro anche il ricordo della inutile  lode suscitata passando a contatto della umanità che è solo tale.
    Non ti seducano mai le lodi umane. Pensa sempre che per metà sono  fatte da ipocrisia e per l’altra metà da leggerezza. Come oggi ti  adulano, domani ti denigrano. Pensa che anche i più buoni, di quella  bontà però tutta umana, ti ascoltano per diletto delle parole, non per  il succo delle parole. Piacciono i concetti perché armonici e artistici,  non meditano il nerbo che li sorregge: “Tu sei per essi come un cantico  cantato da voce dolce e soave, essi ascoltano le tue parole ma non le  mettono in pratica”.
   Lasciali fare. Peggio per loro. Rifiutano un  altro dono della mia paziente Misericordia e, rifiutandolo, accumulano  su se stessi i carboni della Giustizia mia, perché ebbero chi nuovamente  portò la Parola, e la Parola una volta ancora hanno sprezzato. Una  volta ancora si può applicare a questa generazione la profezia[499]  di Isaia: “Udrete e non intenderete, guarderete e non vedrete. Perché  il cuore di questo popolo è divenuto insensibile; sono divenuti duri  d’orecchi e hanno chiuso i loro occhi affinché non vedano e non  ascoltino e non intendano col loro cuore e non si convertano ed Io non  li guarisca”.
   Generazione adultera e malvagia, che credi con  tanta facilità a chi ti uccide nello spirito e rigetti il Cristo e i  suoi profeti che ti vogliono dare la Vita, quante volte, generazione dei  già segnati dal segno di Cristo che è un controsenso su voi  disposati al Nemico e alla carne, quante volte non ho cercato di  salvarti ottenendo in cambio le pietre per i miei profeti e la  crocifissione per il tuo Maestro! Generazione stolta e traditrice,  generazione di Giuda che mi vendi e baratti per un appetito immondo e  rinneghi la Luce per inabissarti nelle tenebre, ben ti venga ciò che  vuoi. Morte avrai perché Vita non volesti, e non avrai altri segni a  svegliare la tua sonnolenza di crapulona che i segni tremendi dell’ira  mia.
   “Ma quando avverrà quello che è stato predetto, ed ecco che  viene, allora saprai che in mezzo a te vi è stato un profeta, un servo,  una ‘voce’ mia”.
   Figlia, scrivi: “Guai ai pastori i quali pascono  se stessi”. Pastori d’anime e pastori di uomini. Miei sacerdoti e capi  di nazioni.
   La responsabilità tremenda di essere amministratori  di vite e di Vite non può essere esplicata in santità e giustizia altro  che se restate nella mia Santità e nella mia Giustizia. Non ve ne sono  altre. Fuori di Dio e della sua Legge non vi è onestà continua di opere.  Potrete reggere per qualche tempo, ma poi decadete e siete la rovina  vostra e altrui.
   Svisate la vostra missione; vi pascete in luogo  di pascere. Non vi esaurite nel compito santo e soave di irrobustire e  guarire le anime, voi, primi pastori, e nel compito giusto e benedetto  di tutelare i vostri sudditi, voi, secondi pastori. Avete perseguitato o  trascurato. Avete condannato o ucciso. O tremendo giudizio che vi  aspetta!
   Lo ripeto[500]:  le disperazioni dei soggetti ricadono su coloro che le suscitano. Ogni  smarrimento, ogni bestemmia su chi le fa sgorgare. Ogni agonia d’anime,  su quei sacerdoti che non sanno che esser rigoristi e senza carità.
    Guai, guai, guai a voi potenti. Ma sette volte guai a voi sacerdoti.  Ché, se i primi portano la morte più ai corpi che alle anime, voi siete responsabili della morte delle anime, cominciando da quelle dei potenti che non sapete contenere, o, quanto meno, non cercate di contenere con un fermo “Non licet”[501], ma che lasciate operino il loro male per un bugiardo ossequio che è tradimento a Cristo.
   Io ve l’ho detto:[502]  “Il buon pastore dà la vita per quella delle sue pecore”. Voi badate a  conservarvi la vostra; e le pecore, grandi e piccine, si sono disperse,  preda ai feroci, e sono morte per essersi cibate di pascoli malsani.
    Bisogna saper mettere il ferro al piede della grande pianta che  nuoce. E non soppesare il pericolo che essa o le sue propaggini vi si  rivoltino contro col ferro a togliervi la vita, ma agire per preservare  la più alta Vita. Voi questo lo fate sempre meno e la rovina devasta la  Terra e la rovina devasta gli spiriti.
   Ora Io vi dico: Ecco, Io  stesso diverrò il loro Pastore. Io verrò per radunare le mie pecore. Le  radunerò nei miei pascoli fuor dalle caligini delle dottrine stolte e  perniciose che dànno le febbri mortali dello spirito. Le separerò, anzi  da se stesse si separeranno dai capretti e dagli arieti, perché udranno  la Voce che li ama. La udranno non più come ora, attraverso ai miei  servi, ma sgorgante come fiume di Vita dalla bocca del Verbo, tornato a  prendere possesso del suo Regno.
   Raccoglierò con pietà le mie  pecore, anche quelle che la vostra incuria ha rovinato. Ma via, via dal  mio gregge i lupi in veste d’agnello, via i pastori infingardi, via gli  avidi di ricchezze e di piacere. Chi mi segue deve amare ciò che è netto  e onesto. Chi mi segue deve avere carità per il fratello e non  impinguarsi lasciando ad altri miseria d’erba calpestata e sporca e  acqua intorbidata da mene umane. E questo va anche a coloro che nelle  congregazioni di laici non tendono che alle cariche solleticanti la  boria. Giù la superbia, se volete essere i miei agnelli, e giù la durezza di cuore. Sono le corna pontute con cui ferite e respingete i mansueti e opprimete i deboli.
    Quando avrò mondato il gregge da ciò che è falso e impuro, nel mio  periodo di Re della Pace, istruirò i rimasti per l’ultima istruzione.  Conosceranno Me come ora solo gli eletti mi conoscono. Saranno non  dodici, ma dodicimila volte dodicimila creature chiamate alla conoscenza  del Re. Cadranno le eresie e le guerre. Luce e Pace saranno il sole  della Terra. Si nutriranno del germe vivo della mia Parola e non saranno  più languenti della fame spirituale. Mi adoreranno in spirito e verità.
    Quando l’ultima rivolta di Satana a Dio avverrà, non mancheranno gli  ultimi Giuda fra i chiamati alla conoscenza del Re. L’oro della Città  eterna deve essere depurato per tre filtri per poter divenire turibolo  davanti al trono dell’Agnello glorioso. E questo sarà l’ultimo filtro.  Ma i “fedeli” resteranno fedeli, conosceranno che Io sono con essi e che  essi sono il mio popolo eterno.
   Ma fin da ora, o miei diletti, o  anima che mi ami e che amo, sappiate che, anche prima che Io venga a  radunare il mio gregge per portarlo agli eterni pascoli del Cielo, voi  siete i miei amati agnelli. Prima degli altri entrerete nel mio Regno  perché voi siete il mio gregge ed Io sono il Signore Iddio vostro, il  vostro Pastore che fra voi prende le sue delizie e che vi chiama alla  sua dimora per vivere con voi nella Pace serbata ai fedeli di Cristo.»

[496] han voluto mangiare col sangue, come è detto in Ezechiele 33, 25. La scrittrice mette all’inizio, accanto alla data, il rinvio al lungo passo di Ezechiele che va da 33, 23 a 34, 30 (scrive così: Ezechiele c. 33-34 - v. 23-33 e 1-30); e inserisce a matita, accanto alle tre citazioni testuali (di Ezechiele) che incontreremo, rispettivamente il rinvio al v. 32, al v. 33 e al v. 2.
[497] possesso vero della terra, come nella beatitudine enunciata in Matteo 5, 5.
[498] quello, di cui si parla in Matteo 27, 51-54; Marco 15, 38; Luca 23, 45.
[499] profezia, che è in Isaia 6, 9-10 e che è ripresa in Matteo 13, 14-15; Marco 4, 11-12; Luca 8, 10; Giovanni 12, 39-40.
[500] ripeto quanto già detto, per esempio, il 29 luglio.
[501] Non licet, cioè Non è lecito, come il monito di Giovanni Battista ad Erode in Matteo 14, 4; Marco 6, 18.
[502] l’ho detto in Giovanni 10, 11; ma seguono accenni ad altri punti del brano di Giovanni 10, 1-18.


Estratto dall'OPERA di MARIA VALTORTA © Fondazione Erede di Maria Valtorta • ETS

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