PARLANO le LETTERE - DECRIPTARE la BIBBIA

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DECRIPTARE le LETTERE PARLANTI delle SACRE SCRITTURE EBRAICHE

In età matura, nel 1979, oltre 40 anni fa, quando avevo circa 40 anni, ripresa in mano la Bibbia, in prossimità di una festa di Pasqua venni colpito da un libretto che mi capitò per le mani, un ordinamento della Pasqua ebraica, un Sefer lePesach e le 22 lettere dell’alfabeto ebraico che fino ad allora non avevo mai guardato con attenzione, mi colpirono; ebbi subito la netta sensazione che fossero più di semplici consonanti e numeri, ma ciascuna avesse anche un’intima un’informazione grafica, insomma per me erano e sono icone o pseudo mini geroglifici.  
Da quel momento i miei pensieri spesso si fissarono su quelle lettere e mi misi ad investigare in ogni modo per informarmi come s’erano formate, come fossero i testi più antichi dei libri della Bibbia e a cercare di dedurne i messaggi apportati da ciascuna lettera.
Si consolidò in me il pensiero che se così fosse, ogni traduzione in altra lingua avrebbe perso la prerogativa di quelle lettere per cui il risultato nella lingua finale sarebbe stato una forma letteraria ingessata e non una ariosa serie di immagini come potevano apparire allo scrutatore dei tempi antichi lasciando possibili varie letture. Per cristiani ed ebrei tali libri del resto sono sacri circolandovi il pensiero di Dio ed i suoi "...pensieri sovrastano i vostri pensieri..." (Isaia 55,9b). A favore della tesi di una lettura delle Sacre Scritture anche per pittogrammi, sono a favore i seguenti elementi:
-il testo dell'A.T. ebraico e le relative lettere sono restati congelati nella forma attuale prima dell’ignoranza dei geroglifici, perdurata dal IV a fine XIX sec. d.C.;
- le lettere sono soltanto consonanti, come in egiziano;
- nei testi antichi non c'erano i segni delle vocali;
- le parole non erano separate tra loro;
- le lettere erano spaziate tutte egualmente tra loro;
- non c’erano forme particolari per indicare lettere di fine parola;
- non vi era indicazione di versetti.
Il Talmud 'Eruvin 13b dice: "La Torah ha settanta volti; queste e quelle sono le parole del Dio vivente"; perciò la Torah per gli ebrei non è un testo fisso, ma è lasciata libera la possibilità di più interpretazioni. In definitiva il testo originario con le lettere ebraiche è come una persona vivente in cui circola tutta la sua essenza, mentre la traduzione diviene una semplice fotografia, per cui occorreva trovare un modo per una lettura del genere… leggiamo….
 
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In questo articolo riporto le regole di un metodo di decriptazione delle Sacre Scritture ebraiche che ritengo sia la riscoperta di un modo antico di lettura considerando che il testo sia formato da segni che portano ad immagini. Nell’articolo sono riportati lettera per lettera le schede di ciascuna delle 22 lettere con sintetiche considerazioni e con la stretta rosa di significati grafici di ciascuna che si ottiene anche cliccando sulla stringa verticale dei vari simboli a destra della prima pagina dell’articolo. Questi significati formano la chiave della serratura a 22 scatti che consente di aprire letture nascoste nel testo. Poi l’articolo presenta sette “regole” da rispettare per ottenere un corretto risultato in “qualità” della decriptazione stessa. Regola essenziale nel procedere nella decriptazione è riferire il soggetto che opera sempre finalizzato all’epopea del Messia, messaggio di tutte le Sacre Scritture. Che i testi siano sigillati lo si deduce da Isaia 29,11s, lo dice implicitamente Gesù in Matteo 5,18 quando parla delle singole lettere e in Giovanni 5,39-47 quando parla di scrutare le scritture che parlano di Lui. Si ottiene allora che i sigilli del testo si aprono come annuncia l’Apocalisse 5,1-4. Quella che si ottiene è una delle letture possibili, in stretta corrispondenza biunivoca col testo è con regole sempre rispettate e validabile a mio parere se trova riscontro nei Vangeli. Le ormai numerose prove fatte, comprovate dalle decriptazioni che si trovano nell’elaborato che si ottiene cliccando su ARTICOLI con BRANI DECRIPTATI della BIBBIA dimostrano l’efficienza del metodo provato e riprovato dal 1998 in poi.
I Vangeli: sotto la lente della statistica

 I quattro Vangeli canonici - Marco, Matteo, Luca e Giovanni - concordi nel presentare la Buona Notizia di Gesù di Nazaret che negli ultimi 2000 anni hanno avuto il potere di agire nella storia di tutti i popoli recando la luce dell’amore dil Cristo per i peccatori, gli uomini di tutto il mondo, provata con l’ingiusta morte in croce e la risurrezione, annuncio della vittoria sulla morte e il riscatto della vita eterna per tutti. Ora ciascun evangelista ha redatto un identikit di una stessa persona ed è nato il desiderio di un confronto tra loro per verificare quale sia il più somigliante a un prototipo che riguardi l’insieme dei dati forniti da ciascuno. E’ così nata l’idea di scorrere ei quattro Vangeli canonici e di provare ed estrarre, classificandoli poi opportunamente, soltanto i versetti che accennano a Gesù che compie azioni direttamente o di terzi che compiono azioni su Gesù, o richieste che gli fanno, quando vi s’indica che inizia a parlare, senza riportare parabole o il contenuto dei discorsi, quando esprime sentimenti e quelli che descrivono il suo essere uomo e Dio o danno nozioni essenziali di contorno necessarie per inquadrare i fatti. Su questi si possono fare delle analisi con l’aiuto della statistica per avere utili elementi sulla loro omogeneità e sulla fedeltà non casuale di una stessa identità descritta…
 
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