0801 - SPIRITUALITÀ

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Legge ► SILVIA CANEPARO

1 agosto 1943

 Dice Gesù:
    «Quando una creatura è realmente figlia del suo Signore, soffre  tanto delle ingiurie che vede fare al medesimo che nessuna gioia della  Terra, anche la più santa e grande, la può consolare.
   Mia Madre, e  con Lei tante sante madri dell’antica e nuova Legge, non si sentiva  felicissima nella sua felicità di madre e Madre di Dio, perché vedeva  che Dio non era amato, in spirito e verità, altro che da pochi. La  grazia, che le inondava l’anima con la sua pienezza, le anticipava la  cognizione del sacrilegio con cui la vera arca della Parola di Dio  sarebbe stata presa, profanata, uccisa da un popolo nemico della Verità.  Non è morta in questa cognizione, come la nuora di Eli[189], perché Dio la soccorse, dovendola serbare a tutto il dolore, ma ne agonizzò per tutto il resto della vita.
    Mia Madre portò la croce prima di Me. Mia Madre conobbe le atroci  torture dei crocifissi prima di Me. Cominciò a portarla e a conoscerle  dal momento in cui le fu rivelata la sua e mia missione.
   Io col mio Sangue, Maria con le sue lacrime, vi abbiamo ottenuto il Perdono di Dio. E voi ne fate così poco conto!
    Le creature che amano Dio di amore vero soffrono per le ingiurie  fatte a Dio come per spade trapassate nel cuore, e ne muoiono anche:  vittime il cui olocausto è come incenso soave che profuma il trono del  Signore e come acqua che lava le colpe della Terra.
   “Se è di  tutto cuore che tornate a Dio, togliete di mezzo gli dèi stranieri;  preparate i vostri cuori al Signore e servite Lui solo, ed Egli vi  libererà dalle mani dei Filistei”, dice il Libro[190].  Non basta ad un popolo, per essere salvato, il sacrificio innocente di  chi muore di dolore per vedere offeso il suo Dio e colpiti dalla  giustizia divina i colpevoli. Occorre che il popolo tutto torni al  Signore.
   Io ho detto[191]:  “Non quelli che dicono: Signore, Signore; ma quelli che fanno le opere  che Io dico di fare, saranno ascoltati ed entreranno nel Regno mio”.  Ora: le fate voi le opere che Io vi dico di fare per vostro bene? No.  Che questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore non è con Me.
   Non Io regno nei vostri animi. Il posto è occupato da bugiarde deità che vi rovinano e non ve ne sapete liberare.
   La vostra superbia  impedisce che il vostro cuore si sbricioli nel dolore di aver offeso  Iddio e sprema, nel dolore, l’acqua del pianto che monda. La vostra incontinenza davanti agli stimoli della carne impedisce che dal vostro cuore escano pensieri puri. La vostra durezza impedisce al vostro cuore d’essere misericordioso, e chi non ha misericordia non riceve misericordia da Dio.
    Quanti dèi avete nel cuore al posto del Dio vero! E così Io non vi  posso liberare dalle mani dei Filistei. Liberarvene con la pienezza  della liberazione. Ne cade uno, dei nemici vostri, ma ne sorgono due[192].  Sono forse ingiusto? No. Non fate voi il simigliante, voi che levate,  se lo levate, un vizio dal cuore vostro e ne mettete sette e tre volte  sette altri?
   Oh! figli, figli che mi obbligate a punirvi! A  punirvi tutti, poiché per colpire un Paese, che è caduto nel triplice e  settemplice peccato, devo colpire anche i santi fra esso!
   Ma le  lacrime dei santi Io le rasciugo, mentre le lacrime dei ribelli,  strappate non dal dolore santo dello spirito, ma dal pesante dolore  della carne che soffre come in essere inferiore e che nel pianto si  ribella e impreca il suo giusto Dio, saranno asciugate dal fiato dei  demoni. E vi assicuro che il fuoco che ora vi brucia, scendendo  dall’alto sulle vostre macchine d’inferno, non è nulla rispetto a quella  vampa che vi circonderà del peggiore tormento: quello di non vedere in eterno il vostro Dio.»
   Dice Gesù:
   «Se considerate la mia espressione[193]:  “In verità vi dico che i pubblicani e le meretrici vi precederanno nel  regno di Dio”, potete capire quale sia la potenza del credere, quando è  assoluto e retto nell’intenzione.
   Ecco anche perché vi dico di  non giudicare nessuno dei vostri fratelli e non dire, stoltamente: “Io  sono tranquillo circa la mia anima perché non ho fatto colpe gravi”.
   No, che in verità voi commettete colpa più grande del pubblicano e della meretrice,  poiché quelli sono dominati da passione di carne mentre voi siete  sregolati nelle passioni della mente. Mancate alla carità e perciò  offendete Iddio, mancate al­l’umiltà e perciò lo disgustate, mancate  alla contrizione e perciò lo rendete severo.
   Il povero  pubblicano, la povera meretrice, che tante cose possono aver portato ad  essere tali, quando incontrano lo sguardo di Dio credono in Lui e  vengono a Lui con tutta la loro forza di fede, di amore, di  umiltà, di pentimento. E allora non è solo un lavacro superficiale, ma  una saturazione del mio Potere quella che li guarisce e ne fa degli  eroi.
   Ma voi!... Così pochi i capaci d’esser fermi nella fede nel  loro Dio! Guarda, Maria: come neve che fiocca dalle nubi, così cascano  le anime per mancanza di fede. E se un tempo era una nevicata lenta, ora  spesseggia sempre più come tormenta. Povere anime! Avrebbero tanto  bisogno di credere per salvare qualcosa del loro spirito già tanto  ferito. Invece non sanno più credere.
   E in che credono allora se non credono a Me, eterno? Vivere senza credere è impossibile.  Chi non crede in Dio, nel Dio vero, crederà per forza in altri dèi. Chi  non crede in nessun dio crederà agli idoli, crederà alla carne, crederà  al denaro, avrà fede nella forza delle armi. Ma insomma senza credere a  nulla nonsi può stare. Peggio del buio che avvolge il cieco è il  buiodell’anima che non ha fede in nessuna cosa umana o soprumana. Non  gli resta che uccidere anima e corpo nella morte violenta.
   Quando  Giuda non ha più creduto in Me, non nella soddisfazione del denaro, non  nella protezione della legge umana, si è ucciso. Rimorso per il  delitto? No. Fosse stato quello, si sarebbe ucciso subito dopo aver  capito che Io sapevo. Ma non allora, ma non dopo il bacio infame e il  mio saluto amoroso, non allora, non quando mi vide sputacchiato, legato,  trascinato via fra mille insulti. Solo dopo aver capito che la legge  non lo proteggeva - la povera legge umana che spesso crea o istiga al  delitto, ma poi si disinteressa dei suoi esecutori e complici e  all’occorrenza ci si rivolta contro e, dopo averli usati, li ammutolisce  per sempre sopprimendoli - e solo dopo aver capito che potere e denaro  non venivano o erano troppo meschini per far felici, allora solo si è  ucciso. Era nel buio del nulla. Si gettò nel buio dell’inferno.
   Il mondo sta divenendo un caos senza luce, perché la luce del credere si spegne sempre più nei cuori. È una morte spirituale che fa orrore agli spiriti viventi in Me.
    Perciò vi dico che se un pubblicano o una meretrice crederanno in  Me, vi precederanno nel mio Regno. Poiché chi realmente crede in Me vive  ubbidiente alla mia Parola. Se peccatore si redime, se senza colpa si  preserva dalla stessa.
   In uno o nell’altro modo, Io, Perdono e Amore, attendo chi crede in Me per incoronarlo di gloria.»

[189] come la nuora di Eli, in 1 Samuele 4, 19-22 (in questa cognizione potrebbe anche intendersi per questa cognizione).
[190] dice il Libro in 1 Samuele 7, 3.
[191] ho detto in Matteo 7, 21; Luca 6, 46; il suo cuore non è con Me, come in Isaia 29, 13, ripreso in Matteo 15, 7-8.
[192] ma ne sorgono due. Su una copia dattiloscritta, la scrittrice annota in calce, a matita: e infatti ora ne abbiamo due (28-9)
[193] espressione che è in Matteo 21, 31.
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