0722 - SPIRITUALITÀ

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Legge ► SILVIA CANEPARO

22 luglio 1943

 Dice Gesù:
   «Continuiamo il riferimento fra il passato e il presente, che nell’eterno essere di Dio è un sempre “presente”. E oggi ti farò guardare quello che è più vicino al tuo cuore.
    Io non nego l’amore di Patria. Io, l’eterno Figlio di Dio, divenuto  Uomo, ho avuto una Patria e l’ho amata di una perfezione d’amore. La mia  Patria terrena l’ho amata, avrei voluto saperla degna della protezione  di Dio e, sapendola invece indegna, ho pianto su essa[162].  Capisco perciò il dolore di un cuore leale che vede la Patria non solo  in pericolo, ma condannata a giorni di un dolore rispetto al quale la  morte è un dono.
   Ma dimmi, Maria. Potete voi dire che Io non ho  amato questa terra che è la patria vostra e nella quale ho mandato il  mio Pietro a erigervi la Pietra[163]  che non crollerà per soffiare di venti; questa terra dove, in un  momento di prudenza umana, Io sono venuto per confermare Pietro al  martirio, perché c’era bisogno di quel sangue in Roma per fare di Roma  il centro del Cattolicesimo?
   Potete voi dire che Io non ho amato  questa terra nella quale i miei confessori sono caduti a manipoli come  spighe di un grano eterno, falciate da un Eterno Mietitore, per farne  nutrimento al vostro spirito?
   Potete voi dire che Io non ho amato  questa terra dove ho portato le reliquie della mia vita e della mia  morte: la casa di Nazaret dove venni concepito in un abbraccio di  luminoso ardore tra il Divino Spirito e la Vergine, e la Sindone dove il  sudore della mia Morte ha impresso il segno del mio dolore, sofferto  per l’umanità?
   Potete voi dire che Io non ho amato questa terra  dove sono fioriti i più grandi santi, quelli simili a Me per il dono  delle ferite, quelli che non hanno avuto veli nel vedere la Essenza  Nostra, quelli che, aiutati da Me, hanno creato opere che ripetono nei  secoli il miracolo[164] del pane e del pesce moltiplicati per i bisogni dell’uomo?
    Potete dire voi che Io non ho amato questa terra alla quale ho dato  tanti geni, tante vittorie, tanta gloria, tanto bello di cielo, di  terra, di mare, di fiori, di monti, di selve?
   Potete dire voi che  Io non ho amato questa terra dandovi aiuto per divenire liberi e uniti?  Nelle guerre contro nemici dieci volte più grandi di voi, in imprese  folli, a giudizio umano, Io ero coi miei angeli fra le vostre schiere.  Ero Io, ero Io che illuminavo i condottieri, che proteggevo i gregari,  che sventavo i tradimenti, che vi davo Vittoria e Pace. Ero Io che vi  davo la gioia della conquista, quando questa non era opera di prepotenza, ma poteva essere opera di civilizzazione, o di redenzione di terre vostre da un dominio straniero.
    Potete dire voi che Io non vi ho concesso la più necessaria Pace:  quella della mia Chiesa che i vostri padri avevano offesa e che ha  perdonato perché l’Italia fosse realmente una e grande?
   E non sono venuto a darvi acqua per le messi assetate, sole per i campi bagnati, salute nelle epidemie?
    E non vi ho dato la Voce che parla in mio Nome, che parla prima a  voi che agli altri, perché anche nel mio Vicario, Pastore universale, è  l’amore di Patria, e il mio Vicario da secoli è italiano? Dal cuore  d’Italia si spande la Voce sul mondo e voi ne ricevete l’onda prima,  anche la più lieve.
   E che è giovato tutto ciò?
   Avete prevaricato. Vi  siete creduto lecito tutto perché avete stoltamente pensato di avere  Dio al vostro servizio. Avete pensato che la mia Giustizia mettesse  l’avallo alle vostre colpe, alle vostre prepotenze, alla vostra  idolatria. Più Dio era buono e longanime, e più voi ve ne  approfittavate. Avete respinto sistematicamente il Bene e avete  abbracciato il Male facendo di esso un culto.
   E allora? Di che vi lamentate?
   Ma “abominio della desolazione”[165]  non è forse appena fuori della sede di Pietro? Non spinge le sue onde  fetide di vizio, concupiscenza, frode, idolatria del senso, delle  ingiuste ricchezze, del potere predato e predatore, contro i gradini  stessi della Cattedra di Pietro? E che volete di più?
   Ma leggete con attenzione le parole di Giovanni[166] e non chiedete di sapere oltre.
   Dio non si schernisce e non si tenta, o figli. E voi l’avete tanto tentato e lo tentate continuamente.  Nell’interno delle vostre anime, delle vostre menti, dei vostri corpi,  nell’interno delle vostre case, nell’interno delle vostre istituzioni. Dappertutto lo tentate e lo schernite.
    I miei angeli si velano la faccia per non vedere il vostro  mercimonio con Satana e i suoi precursori. Ma Io lo vedo e dico:  “Basta!”.
   Se Gerusalemme fu punita dei suoi delitti, non lo sarà  la seconda Gerusalemme che dopo 20 secoli di cristianesimo alza, sugli  altari bugiardi, nuovi dèi imposti da padroni ancor più segnati del  segno della Bestia di quel che non siate voi d’Italia, e crede di  ingannare Cristo con un bugiardo ossequio alla sua Croce e alla sua  Chiesa, eseguito solo per raffinata ipocrisia che cela, sotto il sorriso  e l’inchino, la spada del sicario?
   Sì. Compite pure l’ultimo delitto. Perseguitate Me nei miei Pontefici e nei miei fedeli veri. Ma fatelo apertamente e fatelo presto[167]. Ugualmente presto Io provvederò.
    È dolore parlare così e parlare ai meno colpevoli. Ma non ho, negli  altri, orecchie che mi odano. Cadono e cadranno maledicendomi. Almeno,  almeno sotto la sferza del flagello, nell’agonia che stringe cuori e  patria, sapessero convertirsi e chiedere pietà!
   Ma non lo faranno. E pietà non ci sarà.  La pietà piena che vorrei darvi. Troppo pochi coloro che meritano,  rispetto agli infiniti che demeritano ora per ora sempre più. Se i buoni  fossero un decimo dei malvagi, ciò che è segnato potrebbe conoscere  mutamento. Invece la giustizia segue il suo corso. Siete voi che la obbligate a seguirlo.
   Ma se non sarà più pietà collettiva, sarà giustizia individuale. Coloro che macerano se stessi per amore di patria e dei fratelli saranno giudicati con immenso amore. Gli altri con rigore. I maggiori colpevoli, poi, sarebbe meglio non fossero mai nati.  Non una goccia di sangue estorta alle vene degli umili, non un gemito,  non un lutto, non una disperazione estorta a un cuore, non un’anima  rapita a Dio rimarrà senza peso nel loro giudizio.
   Perdonerò  agli umili che possono disperare per orrore di eventi. Ma non perdonerò a  coloro che li hanno indotti alla disperazione in obbedienza ai voleri  della Bestia.»
   Dice Gesù:
   «La speranza vive dove vive la fede.  La disperazione che conduce alla morte tante anime oggi ha per  presupposto la mancanza di una fede vera. Infatti colui che ha fede  vera, chiede con tale insistenza che ottiene.
   Ma quando vedete  che una preghiera resta non ascoltata, pensate pure che è viziata nella  richiesta o viziata nella fede. Se è viziata nella richiesta, allora Io,  che so, non vi concedo quanto vi darebbe la felicità d’un istante e il  dolore per tutto il resto della vita terrena, e talora potrebbe darvi  anche pene nell’altra per il malo uso che voi potreste fare del mio  dono. Se è viziata nella fede, allora Io non la sento e non l’ascolto.
    Il mondo non ha più fede e perciò non ha più speranza. Il mondo non  crede che Dio è Padre onnipotente. Il mondo non crede che Dio è Padre  amoroso. Se sapesse il mondo come è doloroso per Me non potervi aiutare  sempre e non potere sempre farvi felici!
   Io vorrei che i miei figli fossero tanto miei  da avere solo pensieri santi e sante domande da fare al Padre, che  allora le ascolterebbe sempre, sempre, sempre. Non le concederebbe  sempre, ma le ascolterebbe sempre, e quando non potesse dare a un figlio  ciò che un figlio chiede, sostituirebbe il dono, non dato per ragioni  di divina intelligenza, con cento altri conforti più grandi ancora.
    Tu ne sai qualcosa, tu che sei giunta alla Fede vera nel Dio e Padre  tuo. Ma se mediti bene il motivo base della morte della fede e della  speranza, tu vedi che esso è la mancanza di carità.
   Dio non è  amato. Non dai cristiani solo di nome, ma da quelli che paiono essere  cristiani ferventi. Paiono, ma non sono tali. Molte pratiche religiose,  molte preghiere, ma le une e le altre superficiali, fatte e compiute più  per superstizione che per religione. Temono in molti che se non è detto  quel dato numero di preghiere, che se non sono fatte quelle date  funzioni, Dio li punisca, anzi - lasciano da parte Dio - non vadano bene  le loro faccende. Egoismo anche in questo.
   Non hanno  capito cosa è l’amore del Padre verso i figli e dei figli verso il  Padre. Dio è, credono che sia. Ma così lontano, astratto... che è come  non ci fosse. Dio lo credono non solo lontano, ma arcigno e avaro. Dio  lo credono seminatore di punizioni.
   No. Il vostro Dio è sempre  presso a voi. Non è Lui che si allontana, siete voi. Non è Lui che è  avaro e arcigno, siete voi. Non è Lui che chiude le porte delle grazie,  siete voi. Le chiudete col vostro non avere fede e amore e speranza in Lui.
    Ma venite, poveri figli, venite a Me che ardo del desiderio di farvi  felici. Venite a Me che mi accoro per non potervi stringere al seno e  asciugarvi il pianto. Venite dall’Unico che vi dia bene e pace, e amore  vero e eterno.
   Vivere presso a Me è gioia anche nel dolore. Morire con Me vicino è passare nella gioia.  Chi si affida a Me non deve avere paura di nulla sulla Terra e di nulla  nell’eternità, perché a chi mi è vero figlio Io apro un cuore di vero  Padre, pieno di comprensione e di perdono.»

[162] ho pianto su essa, come si legge in Luca 19, 41-44.
[163] la Pietra, come in Matteo 16, 18, che non crollerà, come nella similitudine di Matteo 7, 24-27; Luca 6, 47-49.
[164] miracolo riferito in Matteo 14, 15-21; 15, 32-38; Marco 6, 34-44; 8, 1-9; Luca 9, 12-17; Giovanni 6, 5-13.
[165] abominio della desolazione, come in Daniele 9, 27; 11, 31; 12, 11; richiamato in Matteo 24, 15; Marco 13, 14.
[166] le parole di Giovanni, specialmente in Apocalisse 12, come la scrittrice annoterà il giorno seguente.
[167] fatelo presto. Su una copia dattiloscritta, la scrittrice annota in margine, a matita: Dopo tre giorni cade Mussolini e 50 giorni dopo il Vaticano è circondato da tedeschi.
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