0701 - SPIRITUALITÀ

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Legge ► SILVIA CANEPARO

Legge ► DANIELA CIAVONI


01 luglio 1943

 Dice Gesù:
    «Che un’anima provi tentazioni non deve stupire. La tentazione è  anzi più violenta quanto più la creatura è avanzata nella mia Via.
    Satana è invidioso e astuto. Quindi spiega la sua intelligenza dove  occorre più sforzo per strappare un’anima al Cielo. Un uomo di mondo,  che vive per la carne, non c’è bisogno di tentarlo. Satana sa che egli  lavora già di suo per uccidere la sua anima e lo lascia fare. Ma  un’anima che vuole essere di Dio attira tutto il suo livore.
   Ma le anime non devono tremare, non devono accasciarsi. Essere tentati non è un male. È male cedere alla tentazione.
    Vi sono le grandi tentazioni. Davanti ad esse le anime rette si  mettono subito in difesa. Ma vi sono le piccole tentazioni che possono  farvi cadere senza che ve ne accorgiate. Sono le armi raffinate del  Nemico. Le usa quando vede che l’anima è guardinga e attenta per le  grandi. Allora trascura i grandi mezzi e ricorre a questi, così sottili  che entrano in voi da qualunque parte.
   Perché permetto questo? Dove sarebbe il merito se non ci fosse lotta? Potreste dirvi miei se non beveste al mio calice?
    Cosa credete? Che il mio calice sia stato soltanto quello del  dolore? No, creature che mi amate. Cristo - Egli ve lo dice per darvi  coraggio - ha provato prima di voi la tentazione.
   Credete voi che fu solo quella del deserto?[99]  No. Allora Satana fu vinto con grandi mezzi opposti ai suoi grandi  tentativi. Ma in verità vi dico che Io, il Cristo, fui tentato altre  volte. Il Vangelo non lo dice. Ma come dice[100] il Prediletto: “Se si avessero a narrare tutti i miracoli fatti da Gesù, la Terra non basterebbe a contenere i libri”.
    Riflettete, discepoli cari. Quante volte Satana non avrà tentato il  Figlio dell’uomo per persuaderlo a desistere dalla sua  evan­gelizzazione? Cosa conoscete voi delle stanchezze della carne  affaticata nel continuo pellegrinare, nel continuo evangelizzare, e  delle stanchezze dell’anima, che si vedeva e sentiva circondata da  nemici e da anime che lo seguivano per curiosità o per speranza di un  utile umano? Quante volte, nei momenti di solitudine, il Tentatore mi  circuiva coll’accasciamento! E nella notte del Getsemani, non ci pensate  con quale raffinatezza egli ha cercato di vincere l’ultima battaglia  fra il Salvatore del­l’u­ma­no genere e l’Inferno?
   Non è dato a  mente umana conoscere e penetrare nel segreto di quella lotta fra il  divino e il demoniaco. Solo Io che l’ho vissuta la conosco e perciò vi  dico che Io sono dove è chi soffre per il Bene. Io sono dove è un mio continuatore. Io sono dove è un piccolo Cristo. Io sono dove il sacrificio si consuma.
    E vi dico, anime che espiate per tutti, vi dico: “Non temete. Fino  alla fine Io sono con voi. Io, il Cristo, ho vinto il mondo, la morte e  il demonio a prezzo del mio Sangue. Ma do a voi, anime vittime, il mio  Sangue contro il veleno di Lucifero”.»
   Dice Gesù:
   «Alle  vostre capacità intellettuali molto limitate, alla vostra spiritualità  embrionale non è concesso conoscere il mistero della natura di Dio. Ma  agli spirituali, fra la massa dei cosiddetti spirituali, il mistero si  rende più conoscibile. Agli amanti del Figlio, a coloro che sono veramente segnati del mio Sangue, il mistero si svela con maggiore chiarezza perché il mio Sangue è Scienza e la mia predilezione è Scuola.
   Oggi è grande festa[101]  in Cielo perché tutto il Cielo canta oggi il Sanctus all’Agnello il cui  Sangue fu versato per la Redenzione umana. Tu sei una delle poche,  troppo poche creature che venerino il mio Sangue come va venerato. Ma a  coloro che lo venerano, da quando esso fu sparso, quel Sangue parla con  parole di vita eterna e di scienza soprasensibile. Se il mio Sangue  fosse più amato e venerato, più invocato e creduto, molto del male che  vi porta all’abisso sarebbe scongiurato.
   Parlò, questo Sangue, quando ancor non era sotto figura dell’agnello mosaico[102], sotto il velo delle profetiche parole nel segno del Tau  preservatore; parlò, dopo che fu sparso, nella bocca degli apostoli;  grida il suo potere nell’Apocalisse; invita col suo chiamare dalle  bocche dei mistici. Ma non è amato. Non è ricordato. Non è invocato. Non  è venerato. Tante feste ha la mia Chiesa. Ma una festa solennissima per  il mio Sangue manca. E nel mio Sangue è la salvezza!
    Oggi, festa del mio Sangue, ti illumino un mistero. Di’: “Gloria al  Padre, al Figlio, allo Spirito Santo”, poiché è di Noi che ti voglio  parlare. Alla vostra pesantezza umana sono occorse figure per pensare al  Padre e allo Spirito, esseri incorporei di infinita bellezza, ma che  voi non concepite coi vostri sensi umani. Tanto che difficilmente ad  Essi vi volgete, con tutta la pienezza del pensiero, per  invocarli come invocate Me che pensate come Uomo-Dio. Non comprendete  perciò neppure lontanamente l’incomparabile mistero della nostra  Trinità.
   Per pensare a Dio non bisogna portare paragoni con esseri creati. Dio non si paragona. Egli è. Nell’essere c’è tutto. Ma l’essere non ha corpo, e l’Essere eterno non ha corpo.
    Guarda: Dio è luce. Ecco l’unica cosa che può ancora rappresentare  Iddio senza essere in antitesi con la sua spirituale Essenza. La luce è,  eppure è incorporea. Tu la vedi ma non la puoi toccare. Essa è.
   La nostra Trinità è luce. Un’illimitata luce. Sorgente a Se stessa, vivente di Se stessa, operante in Se stessa. L’universo non è tanto grande quanto Essa è infinita.  La sua essenza empie i Cieli, scorre sul Creato, domina sugli antri  infernali. Non vi penetra - sarebbe finito l’Inferno - ma li schiaccia  col suo rutilare che è beatifico nel Cielo, confortatore sulla Terra,  terrorifico nell’Inferno. Tutto è trino in Noi. Le forme, gli effetti, i poteri.
   Dio è luce.  Una luce vastissima, maestosa e pacata, è data dal Padre. Cerchio  infinito che abbraccia tutta la Creazione, dall’attimo in cui fu detto[103]:  “Sia la luce” fino ai secoli dei secoli, poiché Dio, che era in eterno,  abbraccia la Creazione da quando essa è, e continuerà ad abbracciare  quanto nell’ultima forma, l’eterna, dopo il Giudizio, rimarrà del  Creato. Abbraccerà coloro che sono eterni con Lui nel Cielo.
    Dentro al cerchio eternale del Padre è un secondo cerchio, generato  dal Padre, diversamente operante eppure non contrariamente operante,  perché l’Essenza è una. Esso è il Figlio. La sua luce, più  vibrante, non dà soltanto la vita ai corpi, ma dà la Vita alle anime,  che l’avevano perduta, mediante il suo Sacrificio. È un dilagare di  raggi potenti e soavi che nutrono la vostra umanità e ammaestrano la  vostra mente.
   All’interno del secondo cerchio, prodotto dai due  operare dei primi cerchi, è un terzo cerchio dalla luce ancora più  vibrante e accesa. È lo Spirito Santo. È l’Amore prodotto dai rapporti  del Padre col Figlio, tramite fra i Due, origine e conseguenza dei Due,  meraviglia delle meraviglie.
   Il Pensiero creò[104]  la Parola e il Pensiero e la Parola si amano. L’Amore è il Paraclito.  Esso opera sullo spirito vostro, sulla vostra anima, sulla vostra carne.  Poiché consacra tutto il tempio, creato dal Padre e redento dal Figlio,  della vostra persona, creata a immagine e somiglianza di Dio Uno e  Trino. Lo Spirito Santo è crisma sulla creazione, fatta dal Padre, della  vostra persona, è grazia per fruire del Sacrificio del Figlio, è  Scienza e Luce per comprendere la Parola di Dio. Luce più ristretta, non  perché sia limitata rispetto agli altri, ma perché è lo spirito dello spirito di Dio, e perché, nella sua condensazione, è potentissima come è potentissima nei suoi effetti.
   Per questo Io dissi[105]:  “Quando verrà il Paraclito vi istruirà”. Neppure Io, che sono il  Pensiero del Padre divenuto Parola, posso farvi capire quanto può, con  un solo balenare, farvi capire lo Spirito Santo.
   Se davanti al Figlio ogni ginocchio si deve curvare[106], davanti al Paraclito si deve inchinare ogni spirito, perché lo Spirito dà vita allo spirito.  È l’Amore che ha creato l’Universo, che ha istruito i primi Servi di  Dio, che ha spinto il Padre a dare i Comandamenti, che ha illuminato i  Profeti, che ha concepito con Maria il Redentore, che ha messo Me sulla  Croce, che ha sostenuto i Martiri, che ha retto la Chiesa, che opera i  prodigi della grazia.
   Fuoco bianco, insostenibile alla vista e  alla natura umana, concentra in Sé il Padre e il Figlio ed è la Gemma  incomprensibile, inguardabile, della nostra eterna Bellezza. Fissa  nell’abisso del Cielo, attrae a Sé tutti gli spiriti della mia Chiesa  trionfante e aspira a Sé coloro che sanno vivere di spirito nella Chiesa  militante.
   La nostra Trinità, la nostra triplice ed una natura si fissa in un unico splendore in quel punto da cui si genera tutto quanto è, in un eterno essere.
   Di’: “Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo”.»
   Dice ancora:
   «Non ho inteso, dicendo: dieci giusti[107], di alludere che sarà salvo il luogo dove dieci giusti saranno. Ma si può capire senza errore che se dieci anime giuste e generose si riuniranno in preghiera, con fine santo, a chiedere pietà per un luogo, Io non respingerò la loro preghiera. Non ho detto[108] che Io ascolterò le preghiere fatte da più persone in mio Nome? Le mie parole e le mie promesse non vengono meno.
    Ma saranno costanti nella fede, nel sacrificio, nella purezza  spirituale e nella purezza d’intenzione le persone che si riunissero ora  per pregare a questo scopo? Se ci saranno e saranno come devono essere:  veri sacerdoti (sono sacerdoti coloro che pregano per i fratelli e si immolano), Io li benedirò e darò quello che si chiede in mio Nome.»
   Scrivo stamane mentre aspetto lei perché ieri ero troppo sfinita per fare aggiunte.
    Descrivere la Cosa che ho visto non si può. La parola manca. Mentre  Gesù parlava io vedevo, ma non posso ridire, in maniera che un altro  veda, quanto la mia mente ha visto. Potrei di questo fare la figura,  anche essendo un asinello nel disegno. Basterebbe fare tre cerchi  concentrici con un punto al mezzo. Ma non direbbe nulla. Mancherebbe la  Luce e mancherebbe l’intuizione dei rapporti fra i tre cerchi e il punto che li accentra. Perciò diverrebbe un segno morto, mentre è tanto vivo, operante, beatifico.
    Certo, anche campassi mille anni, non dimenticherò più la bellezza  di questa vista intellettuale. Essa mi sarà aiuto, con­forto, forza,  difesa, tutto, in tutte le circostanze. Ed essa è calamita ultrapotente  che mi attira a sé e mi dà un’ansia indescrivibile di raggiungerla. Mi  pare di vivere sotto il sole. Ma che dico il sole? Il sole è un astro  spento e freddo rispetto al Fuoco divino incastonato nella profondità  dell’Empireo, così lontano e così vicino...
   Sì. Ho l’impressione  della sua smisurata lontananza, attraverso la quale scorre tutto  l’Universo che si bagna e vive della sua Luce, e nello stesso tempo  sento che ogni essere - il mio specialmente per bontà di Dio che mi ha  permesso di avere questa gioia, che non ha paragoni - è vicino a questo  Punto di Vita che è Dio, è sotto il suo raggio che lo tiene raccolto,  riparato, vitale, come una campana di vetro sopra una delicatissima  pianta. (E con questo banale paragone sciupo tutto, ma non trovo di  meglio).
   Insomma mi sento sotto l’Occhio di Dio. Ed è una  sensazione di gioia, di calore, di forza, di pace infinita,  indescrivibile, letificante. Vivere così, sotto l’incomprensibile Gemma  (come ha detto giusto il mio Maestro!) della Bellezza divina, Gemma che  riunisce in un unico insostenibile Splendore le Tre Persone divine e ne  fa un’Unità di Luce Divina, è una tale beatitudine per cui si annulla  tutto il sofferto e quello che avrò a soffrire...
   Ora capisco veramente cosa voglia dire: Paradiso. Vuol dire vivere vedendo sempre quel Sole Uno e Trino.

[99] quella del deserto, citata in nota nel “dettato” del giorno precedente.
[100] dice in Giovanni 21, 25.
[101] festa, quella del Preziosissimo Sangue, celebrata il 1° luglio nel calendario liturgico della Chiesa.
[102] agnello mosaico, in Esodo 12, 1-14; Tau preservatore, in Ezechiele 9, 4.
[103] fu detto in Genesi 1, 3.
[104] creò dovrebbe intendersi generò; più esatti sono il generato di undici righe più sopra e analoghe espressioni, per esempio, nei “dettati” del 23 luglio e del 16 agosto.
[105] dissi in Giovanni 14, 26.
[106] ogni ginocchio si deve curvare, come in Isaia 45, 23, ripreso in Romani 14, 11 e in Filippesi 2, 10.
[107] dieci giusti, cui si accenna l’11 e il 24 giugno.
[108] ho detto, in Matteo 18, 19-20.
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