02151 - SPIRITUALITÀ

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Vol.02 • cap.151 • A Cana in casa di Susanna, che diventerà discepola. L'ufficiale regio.

  1 maggio 1945.
  151.1 Gesù è diretto forse verso il lago. Certo è che giunge a Cana dirigendosi alla casa di Susanna. Sono con Lui i cugini.
     Mentre sostano nella casa e prendono riposo e vitto, e mentre,  ascoltato come dovrebbe sempre esserlo dai parenti o amici di Cana, Gesù  ammaestra semplicemente queste buone persone e consola la pena dello  sposo di Susanna – che sembra ammalata perché non è presente e sento che  insistentemente si parla del suo soffrire – entra un uomo ben vestito  che si prosterna ai piedi di Gesù.
    «Chi sei? Che vuoi?».
     Mentre questo ancora sospira e piange, il padrone di casa tira Gesù per  un lembo della veste e sussurra: «È un ufficiale del Tetrarca. Non ti  fidare troppo».
    «Parla dunque. Che vuoi da Me?».
     «Maestro, ho saputo che sei tornato. Ti attendevo come si attende Iddio.  Vieni subito a Cafarnao. Il mio maschio giace tanto ammalato che le sue  ore sono contate. Ho visto Giovanni tuo discepolo. Da lui ho saputo che  Tu eri diretto qui. Vieni, vieni subito, prima che sia troppo tardi».
     «Come? Tu che sei servo del persecutore del santo d’Israele puoi  credere in Me? Non credete al Precursore del Messia. Come potete credere  nel Messia, allora?».
    «È vero. Siamo in peccato di incredulità e  di crudeltà. Ma abbi pietà di un padre! Io conosco Cusa. E ho visto  Giovanna. Prima e dopo il miracolo l’ho vista. E ho creduto in Te».
     «Già! Siete una generazione tanto incredula e perversa che senza  segni e prodigi non credete. Vi manca la prima qualità necessaria ad  ottenere il miracolo».
    «È vero! È tutto vero! Ma lo vedi… Io  credo in Te ora e ti prego: vieni, vieni subito a Cafarnao. Ti farò  trovare una barca a Tiberiade perché Tu venga più veloce. Ma vieni,  prima che il mio bambino muoia!», e piange desolatamente.
    «Io non vengo per ora. Ma va’ a Cafarnao. Tuo figlio da questo momento è guarito e vive».
     «Dio ti benedica, mio Signore. Io credo. Ma, poiché voglio che  tutta la casa mia ti festeggi, vieni poi a Cafarnao, nella mia casa».
    «Verrò. Addio. La pace sia con te».
    L’uomo esce con fretta e si sente subito dopo il trotto di un cavallo.
                                                                                                          
  151.2 «Ma è proprio guarito quel ragazzo?», chiede lo sposo di Susanna.
    «E tu puoi credere che Io menta?».
    «No, Signore. Ma Tu sei qui e il ragazzo è là».
    «Non vi sono barriere per lo spirito mio e non distanze».
     «Oh! mio Signore, che hai cambiato l’acqua in vino per le mie  nozze, cambia il mio pianto in sorriso, allora. Guariscimi Susanna».
    «Che mi darai in cambio di questo?».
    «La somma che vuoi».
    «Non sporco ciò che è santo col sangue di Mammona. Chiedo al tuo spirito che mi darà».
    «Ma me stesso, se vuoi».
    «E se ti chiedessi, senza parole, un grande sacrificio?».
     «Mio Signore, io ti chiedo la salute corporale della mia sposa e la  santificazione di tutti noi. Credo che io, per avere questo, non possa  chiamare nulla troppo grande…».
    «Tu spasimi per la donna tua. Ma se Io te la rendessi alla vita conquistandola per sempre come discepola, che diresti tu?».
    «Che… che Tu ne hai diritto… e che… e che imiterò Abramo nella prontezza al sacrificio».
    «Bene hai detto.
                                                                                                          
  151.3  Udite tutti: il tempo si avvicina del mio Sacrificio. Come un’acqua  esso scorre veloce e senza sosta alla foce. Io devo compiere tutto ciò  che devo. E la durezza umana mi preclude tanto campo di missione. Mia  Madre e Maria d’Alfeo verranno con Me quando mi allontanerò per andare  fra popolazioni che non mi amano ancora o non mi ameranno mai. La mia  sapienza sa che le donne potranno aiutare il Maestro in questo campo  precluso. Io sono venuto a redimere anche la donna e nel secolo futuro,  nel mio tempo, si vedranno le donne simili a sacerdotesse  servire il Signore e i servi di Dio. Io ho scelto i miei discepoli. Ma  per eleggere le donne, che libere non sono, devo chiederlo ai padri e ai  mariti. Lo vuoi tu?».
    «Signore… io amo Susanna. E per ora l’ho  amata come carne più che come spirito. Ma sotto il tuo ammaestramento  già qualcosa è mutato in me e guardo la mia donna come anima oltre che  corpo. L’anima è di Dio e Tu sei il Messia Figlio di Dio. Non ti posso  contendere il tuo diritto su ciò che è di Dio. Se Susanna vorrà seguirti  io non le sarò ostile. Solo, ti prego, opera il miracolo di sanare lei  nella carne e me nel senso…».
    «Susanna è guarita. Ella verrà  entro poche ore a dirti la sua gioia. Lascia che la sua anima segua il  suo impulso senza parlare di quanto ora ho detto. Vedrai che l’anima sua  verrà a Me spontaneamente come la fiamma tende a salire. Né per questo  morrà il suo amore di sposa. Ma salirà al grado più alto, che è quello  di amarsi con la parte migliore: con lo spirito».
    «Susanna ti  appartiene, Signore. Ella doveva morire, e lentamente, con spasimi  forti. E morta che fosse l’avrei davvero perduta sulla Terra. Essendo  così come Tu dici, io l’avrò ancora al fianco per condurmi con sé sulle  tue vie. Dio me l’ha data e Dio me la leva. Sia benedetto nel dare e  nell’avere l’Altissimo».


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