LASCIATECI MORIRE IN PACE
Leutanasia, questione improvvisamente tornata di scottante attualità a seguito della sua definitiva approvazione da parte del parlamento Olandese e della recente decisione di un Tribunale Inglese di concederla ad una donna affetta da una grave malattia, "non è un diritto della persona, di quelli cioè proclamati nelle Carte fondamentali degli Stati, né nelle Dichiarazioni degli organismi internazionali. E in senso proprio e realistico, un delitto, un crimine contro la vita". A dirlo, è il teologo Padre Gino Concetti che ha altresì ribadito come letica relativistica, quella riconducibile al "fai da te"; continua a non aprirsi ai valori della trascendenza e non accetta che la vita delluomo è intangibile in tutto larco della sua esistenza.
A questo punto è facilmente deducibile come aborto ed eutanasia rappresentino due facce della stessa medaglia di una falsa moneta! Se si viene meno al riconoscimento della vita di un futuro cittadino che già acquisisce diritti nel seno della madre, cadono automaticamente tutti gli altri diritti umani che si evolvono nei successivi stadi dellesistenza, fino alla morte. Un pericolo grave che incombe su di unumanità già tanto provata dalle guerre, dagli inquinamenti, dalle malattie e dalla sfiducia nelle stesse leggi istitutive Il nostro giornale "Fede e Cultura", negli ultimi quattro numeri ha ritenuto opportuno analizzare il problema dellaborto alla luce del diritto, della scienza e delletica sia laica che religiosa. Fatte le debite proporzioni qualcosa danalogo si sta ora verificando con I eutanasia specie laddove si cerca di confondere 1accanimento terapeutico con leutanasia vera e propria che invece restano due cose diverse. A precisano senza mezzi termini, è Giovanni Paolo II, ricordando che la Chiesa Cattolica tradizionalmente contraria alleutanasia è egualmente contraria allaccanimento terapeutico da lui definito "inutile" e "non rispettoso del malato". Nella fattispecie laccanimento terapeutico è altrettanto condannabile perché in nome di unonnipotenza della medicina si tenta di mantenere in vita chi in vita... non è più. Si tratta despedienti, dartifici tecnici contro natura. "Non si deve dimenticare - ha ribadito il Pontefice che "luomo è un essere limitato e mortale [...] ci sono limiti che non sono umanamente superabili: in questi casi, malgrado i positivi progressi della medicina, bisogna saper accogliere con serenità la propria condizione umana che il credente sa leggere alla luce della volontà divina". Ciò che invece va decisamente respinto è procurare la morte (quindi uccidere) prima della sua naturale e sofferta conclusione. Una vita di una persona cara che lentamente si spegne va rispettata fino al suo naturale trapasso. Luomo, medico o no, deve essere un ministro della vita, non può esserne il padrone!
Una qualsiasi istituzione, può diventare arbitro della nostra vita. Approvando leutanasia la vita non è più nelle mani di Dio, ma dei "senza Dio", non è più secondo le leggi naturali, ma contro natura. Non è più un dono ma un optional, per cui anche il suicidio può trovare posto nel mercato dellusato magari al maggiore offerente. Un pericolo che si è ormai avverato in Olanda, un paese non più produttore di tulipani ma di... crisantemi, riservati ai futuri cittadini europei. Un pericolo che incombe sullintero Occidente secondo le acute osservazioni del pensatore statunitense James Burnham (1905-1987). Pertanto aborto ed eutanasia sono i due più gravi flagelli tipici delle culture laiciste e consumiste che pesano su tutto il mondo cosiddetto civile. Gli altri quelli che attaccano le due Torri di New York, o che arrivano a migliaia sulle nostre coste poveri e disperati, giungono fino al nostro capezzale di moribondi per assestarci solo il colpo finale di grazia. Non è una metafora: loccidente compreso lItalia si sta suicidando fisicamente attraverso le due sottilissime armi dellaborto e delleutanasia. Gli altri, cioè quelli che noi chiamiamo i figli di Bin Laden sono già pronti a sostituirci con le loro moschee, con il loro lavoro, con le loro preghiere, con le loro donne che non abortiscono, con i vecchi che non uccidono, con la loro fede nella trascendenza da noi derisa e dimenticata. Di questo passo, fra meno di mezzo secolo, la nostra civiltà rischia di essere sepolta come quella degli Etruschi o degli Atzechi.
Ne volete una prova? Sulla Stampa del 19 novembre 2001, si è data notizia che gli inquirenti di un Paese come il nostro dove per fortuna leutanasia è fuorilegge, stanno indagando perché lagenzia "Exit Italia" di Torino organizzerebbe viaggi in Olanda (dove lomicidio chiamato eutanasia è legale dal novembre 2000) per malati terminali che ne facciano espressa richiesta. Il menù prevede: viaggio nei Paesi Bassi, un potente psico-farmaco che, sciolto nellacqua, si prende cura dei morituri, cremazione e funerali, il tutto con un esborso di dieci milioni. La "Stampa" espone nei dettagli questo traffico ed il giornalista Massimo Numa chiede a Coveri (e 1altro tranquillo risponde): "Rischi legali? Nessuno. Ufficialmente il paziente parte per tentare una terapia che non dà gli esiti sperati". Come si può evincere da questo episodio che non è il solo, il problema è più grave di quanto lo si pensi. Stando a molti, questo dilemma sembra che possa interessare solo le religioni. Tutto ciò è falso. Uccidere, rubare, calunniare, dire false testimonianze, ingannare è sbagliato sia dal punto di vista umano sia da quello religioso. Chiunque insomma può concordare che lomicidio è omicidio e basta! Indipendentemente dalla propria teologia. Peraltro la forza culturale, dottrinaria e storica delle religioni è proprio quella di confermare e di esaltare laspetto umano. Le Religioni, prima tra tutte quella cristiana, sono la perfezione dellumano incompiuto. Pertanto affermare che leutanasia sia un omicidio può benissimo prescindere da qualsiasi fede. Come dice lo scrittore e giornalista Marco Respinti "per essere contro leutanasia basta avere ed usare la ragione".
Gilberto Regolo
Da n.3 - aprile 2002 (per maggiori
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Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del direttore di redazione di "Fede e Cultura", don
Guglielmo Fichera.
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