Pillola abortiva: comunicato del Card. Poletto
Arcivescovo di Torino
Appresa la notizia che il Comitato Etico Regionale ha dato parere positivo alla
sperimentazione della pillola abortiva RU 486 nell'Ospedale S. Anna di Torino, ritengo
necessario e urgente proporre alla comunità alcune importanti riflessioni.
La notizia è stata presentata come una conquista. Per la comunità cristiana, invece, è
un fatto luttuoso. Ancora una volta la scienza viene messa al servizio della morte. Le
cose dobbiamo chiamarle con il loro nome: l'aborto è l'uccisione di un essere
umano, per di più perpetrato nel momento in cui esso non ha voce per difendere il suo
diritto alla vita. Viene strappato con violenza dal nido in cui stava sviluppando la sua
esistenza e viene consegnato alla morte. Se ad un'"arma da taglio", come gli
strumenti usati per un aborto chirurgico, affianchiamo, come metodo alternativo per
uccidere un essere umano una sostanza tossica, non vediamo alcun progresso né sul piano
civile, né tanto meno su quello etico.
Il mio auspicio è che, anziché discutere sui vari modi per interrompere una gravidanza,
si rifletta e ci si impegni maggiormente a trovare nuove vie di aiuto alle donne per
accogliere la vita nascente.
Ma non basta fermarsi al modo. Qui c'è un fatto sostanziale che va ben oltre: c'è
la soppressione di un essere umano. Mentre quel piccolo essere sente progressivamente
mancare l'ossigeno della sua vita, altri esultano sulla sua morte presentandola come un
fatto di progresso e di civiltà. La comunità cristiana ha il dovere di denunciare questo
nuovo fatto e di chiamarlo con il suo vero nome: un gesto contro la vita, realizzato
non con strumenti chirurgici, ma con sostanze chimiche. Dicono che è meno avvertito dalla
madre, in realtà in lei avviene una profonda e prolungata modificazione del suo
equilibrio fisico-ormonale che la porta ad abortire.
Ed è proprio questa presunta facilitazione che porterà a sentire l'aborto come un evento
sempre più banale: "basta una pillola, il ricovero di qualche ora e tutto è
risolto!". In realtà, invece, un innocente, che aveva diritto a vivere, è stato
stroncato in forza di un protocollo sperimentale che ha ricevuto il parere consultivo
favorevole del Comitato Etico Regionale. Verità vuole che si porti a conoscenza
dell'opinione pubblica che tale parere non è stato dato all'unanimità ma a maggioranza.
Di fatto resta l'uccisione del figlio ed il dramma nel cuore della madre.
Si tenga altresì presente, come dicono gli esperti, che nel caso in cui l'intervento
farmacologico non dovesse avere l'effetto abortivo, si ha come risultato un rischio
sostanziale di danni fetali, perché viene alterato profondamente il normale sviluppo
dell'embrione.
Di fronte a tutto questo avverto in me il bisogno di lanciare un appello: salviamo
la dignità di Torino! La nostra città ha grandi meriti nei confronti della vita umana e
della persona, soprattutto nell'ambito della Carità, di cui i grandi santi torinesi sono
il simbolo più evidente. Inoltre Torino vanta grandi successi in campo scientifico e
medico a favore della vita.
Vorrei che Torino fosse ricordata per questa sua storia di umanità e di progresso
scientifico che contraddice questa diffusa cultura della morte.
Invito i credenti ad unirsi alla mia preghiera affinché il Signore illumini le menti di
coloro che hanno responsabilità di creare le condizioni favorevoli all'accoglienza e
promozione di ogni vita umana.
Il nostro giornale era già intervenuto con fermezza sull'argomento nella rubrica
"Acta diurna" il 12 novembre 1989, quando si cominciò ad ipotizzare
l'introduzione in Italia della pillola RU 486. Oggi riproponiamo il testo integrale di
quell'intervento.
L'ultimo omaggio che solitamente l'errore paga alla verità, l'ipocrisia, è stato
pagato. Ed ora può essere gettata la maschera. Quando in Italia si approvò la legge 194,
si disse che l'aborto non doveva essere considerato mezzo di contraccezione, che la libera
decisione della donna doveva confrontarsi con le istituzioni pubbliche, garanti del
diritto dei terzi. Ora, la volontà di introdurre anche in Italia la RU 486 svela
completamente ciò che stava dietro a questi discorsi. Si vuole che l'aborto diventi
sempre più contraccezione (la più tragicamente efficace!), perché si è arrivati ad un
tale oscuramento della coscienza, da ritenere atto di libertà uccidere il più indifeso
degli innocenti. E massimo atto di libertà, perché ormai l'omicidio diventa estremamente
facile.
Sia ben chiaro, a scanso di equivoci, che qualunque sia la procedura abortiva, la sua
realtà rimane intatta, cioè resta un omicidio vero e proprio, che nessuna autorità
umana può giustificare. Ma c'è qualcosa di terribilmente repellente in questa procedura.
Essa umilia fino in fondo la scienza: produce un farmaco che ha solo lo scopo di
uccidere innocenti. Si mette in commercio una vera e propria bomba chimica, messa a
disposizione di chi la vuole, per sterminare milioni di innocenti.
La giustificazione che nobiliterebbe e raccomanderebbe il ricorso al nuovo veleno
omicida è la seguente: il rischio della morte o di complicanze collaterali, per la
madre che abortisce, diventa irrilevante.
L'errore è abituato a mascherarsi di umana pietà, per farsi accettare. Donde nasce
quel rischio? Da una decisione sommamente ingiusta e liberamente presa, quella di uccidere
un innocente. Si abbia dunque il coraggio di dirlo apertamente: si è finalmente
scoperto un modo di uccidere nel quale l'assassino non corre più alcun rischio serio.
È evidente, ormai, che la cultura (si fa per dire) che ha fatto produrre la RU 486 ha
sbagliato completamente rotta. La cultura di chi ritiene che si possa essere liberi anche
non obbedendo alla verità. E la verità parla, come sempre, molto semplicemente:
ogni uomo, anche e soprattutto il più piccolo, merita un rispetto assoluto. Colui
che non vede questa verità, a causa del suo egoismo, perde la cittadinanza umana.
L'Osservatore Romano - 30 Ottobre 2002
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