REGULA PATRIS NOSTRI PACHOMII HOMINIS DEI, Qui fundavit conversationem coenobiorum a principio per mandatum Dei.
EXORDIUM PRAECEPTORUM. |
Precetti del nostro padre Pacomio, uomo di Dio, che fondò
da principio la vita cenobitica per ordine di Dio |
(Estratto da "Patrologia Latina Database" - Migne) |
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I. QUI rudis in collectam sanctorum ingreditur, et quem per ordinem
janitor ab ostio monasterii introduxerit, et sedere fecerit in conventu fratrum,
non ei licebit sedendi locum vel ordinem commutare, donec eum transferat
Totihioc, id est, praepositus domus suae, ad locum qui ei rite debetur.
E quibus si quis
oblitus quid haesitaverit in dicendo, negligentiae et oblivionis correptionem
sustinebit.
quod si obtenditur
infirmitas, Praepositus domus perget ad ministros aegrotantium, et ab his quae
necessaria sunt accipiet.
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Questo è l’inizio dei precetti:
l. Chi viene per la prima volta nella sinassi dei santi sia fatto
entrare dal portinaio dalla porta del monastero rispettando l’ordine e
sia fatto sedere nell’assemblea dei fratelli. Non gli sarà concesso di
cambiare il posto e l’ordine che occupa finché l’oikiakós, cioè
il preposito della sua casa, non lo conduca al posto che gli spetta.
2. Sieda poi con ogni compostezza e modestia, tirando sotto di sé la
parte inferiore della pelle di capra che pende a lato della spalla e
stringendo con cura la veste, cioè la tunica di lino senza maniche
chiamata lebitonarium in modo che gli copra le ginocchia.
3. E non appena sente il suono della tromba che chiama alla sinassi
immediatamente esca dalla sua cella meditando qualche passo della
Scrittura fino alla porta del luogo di riunione.
4. E quando comincerà a camminare nel luogo della sinassi per
raggiungere il posto dove deve sedersi e stare, non calpesterà i giunchi
immersi nell’acqua che vengono preparati per intrecciare le corde,
perché non accada che il monastero debba subire anche il minimo danno
per la negligenza di qualcuno.
5. La notte poi, quando suona il segnale, non restare accanto al fuoco
acceso, secondo l’uso, per scaldarsi e scacciare il freddo. E
durante la sinassi non startene seduto ozioso, ma con mano agile prepara
le funicelle per l’ordito delle stuoie, tranne che in caso di malattia;
allora è concesso riposarsi.
6. Quando chi sta al primo posto batte un colpo con la mano e recita a
memoria qualche passo della Scrittura per terminare la preghiera,
nessuno tardi ad alzarsi, ma tutti si alzino insieme.
7. Nessuno guardi un altro mentre intreccia una corda o prega, ma tenga
gli occhi fissi sul suo lavoro e vi stia attento.
8. Questi sono i precetti di vita tramandatici dagli anziani.
Se durante la salmodia, la preghiera o la lettura qualcuno parla o ride,
sleghi subito la cintura e resti in piedi davanti all’altare a capo
chino con le braccia abbassate verso terra. Sia rimproverato dal padre
del monastero. Rifaccia la stessa cosa davanti ai fratelli, quando si
riuniscono per il pasto.
9. Quando squilla il suono della tromba per la sinassi, chi di giorno
arriverà dopo la prima preghiera verrà rimproverato come nel caso
precedente e resterà in piedi nel refettorio.
10. Di notte invece, poiché si concede un po’ di più alla fragilità del
corpo, verrà rimproverato allo stesso modo, nella sinassi e in
refettorio, chi arriverà dopo la terza preghiera.
11. Quando i fratelli pregano nella sinassi, nessuno esca senza l’ordine
dei superiori, né senza aver chiesto ed ottenuto il permesso di uscire
per i bisogni naturali.
12. Nessuno distribuisca i giunchi per intrecciare le corde, se non chi
ne ha ricevuto l’incarico per quella settimana. Se questi ne è
impossibilitato per un giusto motivo, si aspetterà l’ordine del
superiore.
13. Come ebdomadarii di una casa, non si scelgano quelli che stanno
sull’ambone e che nella sinassi di tutti (i fratelli) recitano qualche
passo della Scrittura, ma tutti, secondo l’ordine con cui si siedono e
si alzano, ripetano a memoria ciò che sarà loro ordinato.
14. Se uno di essi dimentica qualcosa ed esita nel recitare, riceva la
correzione che meritano la negligenza e la dimenticanza .
15. La domenica o al momento dell’Eucarestia non manchi nessun
ebdomadario, ma sieda sullo scanno e risponda al fratello che recita i
salmi. Questo vale almeno per coloro che appartengono alla casa che
svolge il servizio di settimana maggiore . C’è infatti anche il servizio
di settimana minore che è compiuto da un numero più esiguo di fratelli.
Se c’è bisogno di un numero maggiore di fratelli, il preposito della
casa che provvede al servizio per quella settimana, chiamerà altri
fratelli della stessa tribù. E senza il suo ordine nessuno di un’altra
casa di quella stessa tribù verrà a recitare i salmi; sarà inoltre
rigorosamente vietato nella settimana (di servizio) di una casa, venire
da un’altra casa, a meno che uno non appartenga alla stessa tribù. Si
chiama tribù un insieme di tre o quattro case secondo il numero di
quelli che vivono nel monastero; noi le potremmo chiamare famiglie o
popoli di una stessa razza.
16. La domenica e nella sinassi in cui si deve celebrare l’Eucarestia
nessuno potrà recitare i salmi, eccetto il preposito della casa e gli
anziani del monastero che hanno una qualche autorità.
17. Quando un superiore recita i salmi, cioè legge il salterio se uno è
assente, si sottoponga subito, davanti all’altare, alla regola della
penitenza e della correzione.
18. Chi, senza ordine del superiore, si allontana dalla sinassi in cui
si celebra l’Eucarestia sia immediatamente ripreso.
19. Al mattino, in ogni casa, terminate le preghiere, i fratelli non
ritornino subito nelle loro celle , ma discutano tra di loro quello che
hanno sentito trattare dai prepositi e così entrino nelle loro celle.
20. La catechesi sarà tenuta dai prepositi tre volte alla settimana;
durante questa catechesi i fratelli, sia che stiano seduti sia che
stiano in piedi, non cambieranno il posto loro assegnato secondo
l’ordine delle case e delle singole persone.
21. Se uno quand’è seduto sonnecchia mentre il preposito della casa o il
padre del monastero tengono la catechesi, subito sia costretto ad
alzarsi e resti in piedi finché non gli venga ordinato di sedersi.
22. Quando sarà dato il segnale di riunirsi per ascoltare i precetti dei
superiori, nessuno resti dov’è, né si accenda il fuoco prima che sia
finita la catechesi.
Chi trascura uno di questi precetti sia sottoposto alla correzione detta
sopra.
23. L’ebdomadario , senza l’ordine del padre del monastero, non potrà
dare a nessuno le funicelle o qualsiasi altro oggetto e, senza suo
ordine, non potrà neppure dare il segnale perché (i fratelli) si
radunino per la sinassi di giorno, né per quella delle sei preghiere
della sera
24. Dopo la preghiera del mattino, l’ebdomadario cui sarà stato
assegnato questo compito chiederà al padre del monastero quello che
ritiene necessario riguardo alle singole cose e quando debbano uscire a
lavorare nei campi e, secondo l’ordine che avrà ricevuto, passi di casa
in casa e si informi di che cosa ciascuno ha bisogno.
25. Se chiedono un codice da leggere, lo abbiano ma, finita la
settimana, lo rimettano al suo posto per quelli che succedono loro
nell’incarico.
26. Se si intrecceranno le stuoie, la sera l’incaricato chiederà ai
prepositi di ogni casa la quantità di giunchi necessari per ciascuna
casa e così metterà a bagno i giunchi e al mattino li distribuirà a
ciascuno in ordine. Se poi al mattino vedrà che sono necessari ancora
altri giunchi, li metterà a bagno e li trasporterà nelle singole case,
finché non suoni il segnale per il pasto.
27. Il preposito della casa che termina il servizio settimanale e colui
che subentra nell’incarico la settimana seguente come pure il padre del
monastero avranno cura di vedere che cosa è stato tralasciato o
trascurato nel lavoro. Faranno scuotere le stuoie che si è soliti
stendere sul pavimento nella sinassi, conteranno le corde intrecciate
per ogni settimana e ne scriveranno il risultato su tavolette che
conserveranno fino al momento della riunione annuale, durante la quale
si deve render conto e vengono perdonati i peccati a tutti.
28. Al termine della sinassi ciascuno, quando esce per recarsi nella
propria cella o al refettorio, mediterà qualche passo delle Scritture.
Nessuno terrà il capo coperto durante la meditazione.
29. Poi, giunti al refettorio, siederanno in ordine nei posti fissati e
si copriranno la testa.
30. E subito, se ti viene ordinato da un superiore di passare da una
tavola a un’altra, ci devi andare senza contraddirlo in nulla. E non
osare servirti a tavola prima del preposito alla tua casa e non guardare
gli altri mentre mangiano.
31. Ogni preposito insegnerà nella sua casa in che modo debbano mangiare
con buon ordine e in pace. E se qualcuno parla o ride durante il pasto,
farà penitenza e sarà ripreso subito sul posto stesso; starà in piedi
finché non si alzi un altro di quelli che stanno mangiando.
32. Se uno verrà a mangiare in ritardo a meno che sia stato trattenuto
da un ordine di un superiore, farà la stessa penitenza oppure ritornerà
nella sua casa a digiuno.
33. Se a tavola occorre qualcosa, nessuno oserà parlare ma avviserà
quelli che servono battendo un colpo.
34. Se ti allontani da tavola, nel ritornare non parlare prima di
giungere al tuo posto.
35. Quelli che servono non mangino nient’altro se non quello che è stato
preparato per tutti i fratelli e non osino prepararsi cibi diversi.
36. Chi dà il segnale per riunire i fratelli per il pasto, mentre dà il
segnale, mediti.
37. Chi distribuisce i dolci alla porta del refettorio ai fratelli che
stanno uscendo, mentre li distribuisce, mediti qualche passo della
Scrittura.
38. E chi riceve ciò che vien dato non lo metta nella cocolla, ma nella
melote e non assaggerà ciò che ha ricevuto prima di essere arrivato alla
casa. Quello poi che distribuisce agli altri riceverà la propria parte
dal preposito e lo stesso faranno anche gli altri che prestano servizio:
ricevano da un altro e non reclamino nulla a proprio arbitrio.
Ciò che avranno ricevuto basterà loro per tre giorni. Se ad uno avanza
qualche cosa, lo riporterà al preposito della casa e questi lo riporrà
nella dispensa perché sia unito alle altre provviste e offerto a tutti i
fratelli.
39. Nessuno darà a uno più di quanto avrà ricevuto un altro.
40. Se sopraggiunge una malattia, il preposito della casa si rivolgerà a
quelli che servono i malati e da questi riceverà il necessario.
41. Se starà male proprio uno di quelli che servono i malati, (questi)
non avrà il permesso di entrare in cucina o in dispensa per prendersi
qualcosa, ma saranno gli altri infermieri a dargli ciò che a loro avviso
gli occorre. Non gli sarà permesso di cucinare per sé ciò che vuole, ma
i prepositi delle case riceveranno dagli altri infermieri ciò che
riterranno necessario.
42. Nessuno entri nell’infermeria se non è malato. Chi si ammala sarà
portato dal preposito nel refettorio dei malati. Se avrà bisogno di un
mantello, di una tunica o di qualunque altra cosa per coprirsi o
mangiare, il preposito stesso le riceverà dagli infermieri e le
consegnerà al malato.
43. Il malato non potrà entrare nel refettorio e mangiare ciò che vuole
se non sarà accompagnato a mangiare da chi a questo è stato preposto.
Non gli sarà permesso di portare nella sua cella ciò che ha ricevuto in
infermeria, neppure un frutto.
44. Quelli che preparano il cibo lo serviranno essi stessi a turno a
quelli che mangiano.
45. Nessuno tocchi vino o brodo tranne che nell’infermeria.
46. Se uno di quelli inviati all’esterno si ammala per strada o in barca
e ha necessità o desiderio di mangiare brodo di pesce o altre cose che
abitualmente (non) si mangiano nel monastero, non mangerà con gli altri
fratelli ma gli infermieri gliene daranno in disparte con ogni
abbondanza perché il fratello malato non sia contristato in nulla.
47. Nessuno osi visitare un malato senza il permesso del superiore. E
neppure un suo parente o un fratello potranno servirlo senza averne
ricevuto ordine dal preposito della casa.
48. Se uno trasgredisce o trascura uno di questi precetti sarà corretto
con il solito rimprovero.
49. Se uno si presenta alla porta del monastero desiderando rinunciare
al mondo ed essere aggregato al numero dei fratelli, non sarà libero di
entrarvi, ma prima di tutto verrà informato il padre del monastero.
Resterà fuori davanti alla porta per pochi giorni; gli si insegnerà la
preghiera del Signore e quanti salmi riuscirà a imparare ed egli darà
diligentemente prova di sé: (si esamini) se per caso ha fatto qualcosa
di male ed è fuggito all’istante, preso da paura, oppure se è in potere
di altri, e ancora se è in grado di rinunciare ai suoi genitori e
disprezzare i propri beni. Se lo vedono pronto a tutto, allora gli
verranno insegnate anche le altre norme del monastero: quello che deve
fare, chi deve servire sia nella sinassi di tutti i fratelli sia nella
casa a cui deve essere assegnato, sia al suo posto in refettorio,
cosicché, ammaestrato e trovato perfetto in ogni opera buona (cf. 2Tm
3,16), sia unito ai fratelli. Lo spoglieranno allora dagli abiti
secolari e lo vestiranno con l’abito dei monaci; sarà poi affidato al
portinaio perché al momento della preghiera lo conduca davanti a tutti i
fratelli ed egli sederà nel posto assegnatogli. Le vesti che aveva
portato con sé le riceveranno quelli che sono preposti a tale incarico e
verranno portate nel guardaroba; saranno a disposizione del padre del
monastero.
50. Nessuno di quelli che vivono in monastero abbia il permesso di
invitare qualcuno a mangiare, ma lo manderà alla porta della foresteria
perché sia accolto da quelli che sono preposti a tale incarico .
51. Quando arrivano delle persone alla porta del monastero, se si tratta
di chierici o monaci saranno accolti con maggior onore; si laveranno
loro i piedi secondo il precetto dell’evangelo (cf. Gv 13,14), li si
condurrà alla foresteria e si offrirà loro tutto ciò che si addice agli
usi dei monaci. Se al momento della preghiera e della sinassi vorranno
venire alla riunione dei fratelli e professano la stessa fede, il
portinaio o l’incaricato della foresteria avvertirà il padre del
monastero e verranno così accompagnati alla preghiera.
52. Se vengono alla porta dei laici, dei poveri o vasi più fragili
(1Pt 3,7), cioè delle donne, li si accoglierà in luoghi differenti
secondo l’ordine del preposito e secondo il sesso. Le donne soprattutto
le tratteranno con maggior rispetto e attenzione e con ogni timor di
Dio; daranno loro un’abitazione completamente separata da quella degli
uomini per non dar adito a calunnie. Anche se arrivano verso sera,
sarebbe cosa iniqua mandarle via; le accoglieranno invece in un luogo
separato e chiuso, come abbiamo detto, in buon ordine e con ogni
precauzione affinché il gregge dei fratelli possa attendere liberamente
al proprio lavoro e non si dia motivo di mormorazione a nessuno.
53. Se qualcuno si presenta alla porta del monastero dicendo di voler
vedere un suo fratello o un parente, il portinaio avvertirà il padre del
monastero e questi manderà a chiamare il preposito della casa, gli
chiederà se costui è nella sua casa e, con il suo permesso, (il
fratello) riceverà un compagno sicuro per uscire e sarà così inviato a
vedere il fratello o il parente. Se per caso gli saranno stati portati
dei cibi che in monastero è lecito mangiare, non li potrà ricevere lui
stesso, ma chiamerà il portinaio; questi riceverà quanto è stato
portato. Se si tratta di cibi che si mangiano con il pane, quello cui
sono stati portati non prenderà niente, ma saranno portati tutti
all’infermeria. Se invece si tratta di dolciumi o di frutta, il
portinaio gliene darà quanti ne può mangiare e il resto lo porterà
all’infermeria. Egli stesso non potrà assaggiare nulla di ciò che viene
portato, ma offrirà a chi ha portato (queste cose) un po’ di cavoli, che
sono un genere di erbe più vili, o dei pani o un po’ di verdura. Quanto
ai cibi di cui abbiamo detto, portati dai genitori o dai parenti e che
si devono mangiare con il pane, quello cui sono stati portati sarà
accompagnato all’infermeria dal preposito della sua casa e là ne potrà
mangiare una sola volta. Il rimanente poi rimarrà a disposizione di chi
ha cura dei malati, il quale però non potrà mangiarne.
54. Se manderanno a dire che uno dei parenti o dei familiari di quelli
che vivono in monastero è malato, il portinaio avvertirà innanzitutto il
padre del monastero; questi farà venire il preposito della casa e lo
interrogherà. Sceglieranno un uomo di fede provata e obbediente e lo
manderanno a visitare il malato con il fratello. Quest’ultimo riceverà
una provvista di cibo per il viaggio nella misura stabilita dal
preposito della casa. Se vi sarà necessità di rimanere e di mangiare
nella casa paterna o presso i parenti, non lo faccia assolutamente, ma
si fermerà piuttosto in una chiesa o in un monastero della stessa fede.
E se i parenti o i familiari prepareranno e offriranno loro dei cibi,
non li accetteranno assolutamente e non mangeranno se non ciò che
mangiano abitualmente in monastero. Non assaggeranno brodo, non berranno
vino, né prenderanno qualcos’altro che non sono soliti mangiare. Se
riceveranno qualcosa dai genitori mangeranno solo ciò che è necessario
durante il viaggio; quello che avanza lo consegneranno al preposito
della loro casa, che lo porterà all’infermeria.
55. Se muore un parente o un familiare di qualcuno, questi non potrà
assistere al funerale senza un ordine del padre del monastero.
56. Nessuno sia inviato da solo all’esterno per qualche affare, senza
che un altro lo accompagni.
57. Quando poi saranno ritornati in monastero, se davanti alla porta
vedranno qualcuno che chiede di vedere un parente che vive nel
monastero, non avranno l’ardire di andare da lui, di riferirglielo o di
chiamarlo. E in monastero non potranno raccontare assolutamente nulla di
quanto hanno fatto o udito fuori.
58. Se verrà dato il segnale di uscire per il lavoro, il preposito della
casa li precederà e nessuno resterà in monastero, se non chi ne ha
ricevuto l’ordine dal padre. Quelli, che escono non chiederanno dove
stanno andando.
59. E quando si riuniranno insieme tutte le case, il preposito della
prima casa starà davanti a tutti e procederanno secondo l’ordine delle
case e dei singoli. Non parleranno l’uno con l’altro, ma ciascuno
mediterà qualche passo delle Scritture. Se per caso qualcuno li
incontrerà e vorrà parlare con uno di loro, il portinaio del monastero
incaricato di questo compito gli andrà incontro e gli risponderà; ci si
servirà di lui come intermediario. Se il portinaio non sarà presente, il
preposito della casa o un altro che ne avrà ricevuto l’ordine risponderà
a quelli che incontreranno.
60. Mentre lavorano, non diranno nulla di mondano, ma mediteranno cose
sante o per lo meno resteranno in silenzio .
61. Nessuno per andare a lavorare prenderà con sé il mantello di lino, a
meno che non glielo abbia permesso il superiore. E di questo mantello,
nessuno ne farà uso per muoversi all’interno del monastero dopo la
sinassi.
62. Durante il lavoro nessuno si siederà senza l’ordine del superiore.
63. Se quelli che guidano i fratelli per la strada avranno bisogno di
inviare qualcuno, non potranno farlo senza l’ordine del preposito. Se
poi quello stesso che guida i fratelli sarà costretto ad andare da
qualche parte, affiderà il suo incarico a colui che nell’ordine viene
dopo di lui.
64. Se i fratelli inviati all’esterno o che si trovano fuorí, dovranno
mangiare fuori dal monastero, l’ebdomadario che li segue darà loro cibi
che non richiedono cottura ed egli stesso distribuirà l’acqua secondo
gli usi del monastero. Nessuno potrà alzarsi per attingere l’acqua o per
bere.
65. Quando ritorneranno in monastero, nessuno resterà fuori dalla fila.
Ritornati nelle loro case, consegneranno gli attrezzi che hanno
adoperato per il lavoro e i sandali a chi è secondo dopo il preposito
della casa e questi la sera li porterà in una cella apposita e ve li
rinchiuderà.
66. Terminata la settimana, tutti gli attrezzi saranno riportati in
un’unica casa affinché quelli che subentrano nel turno settimanale
sappiano che cosa distribuire ad ogni casa.
67. Nessuno laverà la tunica e altri capi dell’abito monastico se non di
domenica, tranne gli addetti alle barche e ai forni.
68. Non vadano a lavare senza che sia stato dato un segnale a tutti;
seguiranno il loro preposito e laveranno in silenzio e in buon ordine.
69. Nessuno laverà con le vesti rimboccate più di quanto è stabilito e
dopo aver lavato, ritorneranno tutti insieme. Se qualcuno è rimasto (in
monastero) o era assente quando i fratelli sono andati a lavare,
avvertirà il suo preposito che manderà con lui un altro e così, lavata
la veste, ritornerà a casa.
70. La sera prenderanno le tuniche asciutte e le consegneranno al
secondo cioè a chi viene dopo il preposito e questi le riporrà nel
guardaroba. Se non sono asciutte, il giorno seguente saranno stese al
sole finché non si asciughino; non le si lascerà però esposte al calore
del sole oltre l’ora terza. Dopo averle raccolte, le si strofini
delicatamente per ammorbidirle. E non le terranno con sé, ma ciascuno le
consegnerà perché siano riposte nel guardaroba fino al sabato.
71. Nessuno prenderà verdura dall’orto, se non l’avrà ricevuta
dall’ortolano.
72. Nessuno prenda di propria iniziativa le foglie di palma con cui si
intrecciano le ceste, eccetto colui che ha incarico delle palme.
73. Nessuno osi mangiare dell’uva o delle spighe non ancora mature, a
motivo del buon ordine. E in generale di tutto quello che si trova nei
campi o nei frutteti, nessuno ne mangi per conto suo prima che i frutti
siano distribuiti parimenti a tutti i fratelli.
74. Chi prepara il cibo non ne assaggerà prima che i fratelli abbiano
mangiato.
75. Chi ha l’incarico delle palme non ne mangerà i frutti prima che ne
abbiano mangiato i fratelli.
76. Se riceveranno l’ordine di raccogliere i frutti delle palme, chi è
preposto a quelli che fanno la raccolta darà a ciascuno alcuni frutti da
mangiare sul posto stesso e, quando saranno giunti in monastero,
riceveranno la loro parte con gli altri fratelli.
77. Se poi trovano dei frutti caduti sotto gli alberi, non oseranno
mangiarne e quelli trovati per via li deporranno ai piedi degli alberi.
E anche quello che distribuisce i frutti agli altri che fanno la
raccolta non potrà mangiare, ma li porterà all’economo che gli darà la
sua parte quando li distribuirà agli altri fratelli.
78. Nessuno si terrà qualcosa da mangiare nella sua cella, tranne quanto
ha ricevuto dall’economo.
79. Circa i piccoli pani, poi, che vengono dati ai prepositi delle case
perché li distribuiscano a quanti non vogliono mangiare insieme agli
altri perché dediti a più rigorosa astinenza, si dovrà vigilare che non
siano dati a nessuno per favoritismo, nemmeno a chi parte per un
viaggio. E non li si metterà davanti a tutti, ma quando vogliono
mangiare li si distribuirà nelle celle con ordine e con essi non si
mangi nient’altro se non del sale.
80. Nessuno avrà il permesso di cuocere i cibi se non in monastero, in
cucina. E se vanno fuori, cioè nei campi a lavorare, ricevano dei legumi
conditi con sale e aceto e preparati durante l’estate perché servano per
un lungo tempo.
81. Nessuno, nella sua casa e nella sua cella, abbia altre cose
all’infuori di quanto è previsto per tutti dalla regola del monastero:
né una tunica di lana, né un mantello, né una pelle più soffice di
agnello non ancora tosato, né monete, né un cuscino per la testa, né
altro genere di oggetti, tranne ciò che viene distribuito dal padre del
monastero ai prepositi delle case, cioè i loro indumenti: due tuniche di
cui una già usata, uno scapolare abbastanza lungo per avvolgere il collo
e le spalle, una pelle di capra che pende da un lato sulla spalla, i
sandali, due cocolle, una cintura e un bastone. Qualunque cosa troverai
oltre a questo, la porterai via senza (permettere) obiezioni.
82. Nessuno abbia per conto suo una piccola pinza per togliere dai piedi
le spine, se per caso ne ha calpestate, eccetto il preposito della casa
e il suo secondo. Essa sarà appesa dove si ripongono i codici.
83. Se uno viene trasferito da una casa a un’altra, non potrà portare
nient’altro se non quanto abbiamo detto sopra.
84. Nessuno abbia il permesso di uscire nei campi o di girare per il
monastero o di uscire fuori dalle mura del monastero, senza aver chiesto
e ottenuto il permesso del preposito della sua casa.
85. Bisogna fare attenzione che nessuno riporti parole da una casa a
un’altra o da un monastero a un altro o dal monastero ai campi o dai
campi in monastero.
86. Se uno ha viaggiato per strada o su una barca oppure ha svolto un
incarico fuori dal monastero, non parli in monastero di ciò che là ha
visto fare.
87. Nessuno dorma se non sul sedile che gli è stato assegnato sia in
cella che sulle terrazze, dove si riposa la notte per evitare la calura,
sia nei campi.
88. E quando andrà a dormire non parlerà con altri. Dopo essersi
addormentato, se si sveglia durante la notte e prova sete, se è un
giorno di digiuno non oserà bere. Oltre alla stuoia, cioè al tappeto,
non stenda assolutamente nient’altro sopra il sedile.
89. Non è permesso entrare nella cella di un altro senza aver prima
bussato alla porta.
90. Non andranno a mangiare senza essere stati chiamati dal segnale
comune. E non gireranno per il monastero prima che sia stato dato il
segnale.
91. Nessuno girerà per il monastero, né vada alla sinassi o al
refettorio, senza la cocolla e la pelle di capra.
92. La sera, dopo il lavoro, non si potrà andare a ungersi ed
ammorbidirsi le mani con l’olio senza essere accompagnati da un altro. E
nessuno ungerà tutto il corpo salvo in caso di malattia, né si laverà o
farà il bagno, se il male non è grave.
93. Nessuno potrà lavare o ungere un altro senza averne ricevuto
l’ordine.
94. Nessuno parlerà ad un altro nell’oscurità.
95. Nessuno dorma sulla stuoia con un altro. Nessuno tenga la mano di un
altro, ma sia in piedi, sia in cammino o seduti ci sarà sempre la
distanza di un cubito tra l’uno e l’altro
96. Nessuno potrà estrarre una spina dal piede di un altro, eccetto il
preposito della casa, il suo secondo e un altro che ne avrà ricevuto
l’incarico.
97. Nessuno si taglierà i capelli senza il permesso del superiore.
98. Né oserà scambiare con un altro quanto ha ricevuto dal preposito, né
accetterà una cosa migliore per dare via la meno buona o viceversa non
darà la migliore per riceverne una meno buona. Per quanto riguarda il
vestiario e l’abito, nessuno si procurerà per ricercatezza qualcosa di
nuovo rispetto agli altri.
99. Tutte le pelli saranno legate e penderanno dalle spalle. Ogni
cocolla porterà i contrassegni del monastero e della casa.
100. Nessuno lasci il codice sciolto quando si reca alla sinassi o in
refettorio.
101. I codici che la sera vengono riposti nella nicchia, cioè nella
cavità del muro, saranno sotto la responsabilità del secondo che li
conterà e li rinchiuderà secondo l’uso.
102. Nessuno si rechi alla sinassi o a mangiare con i sandali ai piedi o
con il mantello di lino, sia all’interno del monastero che nei campi.
103. Chi lascia le sue vesti esposte al sole dopo mezzogiorno, quando i
fratelli si radunano per il pranzo, sarà rimproverato per la sua
negligenza.
E se per disprezzo avrà trascurato una delle cose dette sopra sarà
sottoposto alla medesima correzione
104. Nessuno oserà portare sandali o tutto ciò che si deve ungere o
accomodare, eccetto colui che è delegato a questo compito e il preposito
della casa.
105. Se un fratello si è fatto male o è ferito e tuttavia non si mette a
letto ma cammina, pur essendo malato, se ha bisogno di qualcosa, di una
veste, di un mantello o di altri oggetti, il preposito della sua casa
andrà da quelli cui sono affidate le vesti dei fratelli e riceverà (il
necessario). Quando (il fratello) sarà guarito, restituirà senza indugio
(ciò che ha ricevuto).
106. Nessuno riceva qualcosa da un altro senza ordine del preposito.
107. Nessuno dorma in una cella chiusa a chiave, né avrà una cella che
si possa chiudere a chiave, a meno che il padre del monastero gliene
abbia dato il permesso per ragioni di età o di malattia.
108. Nessuno andrà nei campi senza essere stato mandato, eccetto quelli
che hanno la cura delle pecore, dei buoi o quelli che lavorano la terra.
109. Non siederanno in due sopra un asino senza sella, né sopra il
timone di un carro.
110. Se uno arriva in monastero cavalcando un asino, scenderà davanti
alle porte del monastero, a meno che non sia malato, e camminando così
davanti all’asino lo guiderà tenendo in mano le briglie.
111. Ai diversi laboratori si recheranno solo i prepositi per ricevere
il necessario. E anch’essi non potranno andarci prima di mezzogiorno,
quando i fratelli si riuniscono per mangiare, a meno che ve ne sia
necessità urgente; per decisione del padre del monastero verrà mandato
allora un ebdomadario a prendere ciò che occorre.
112. E senza l’ordine del superiore assolutamente nessuno avrà l’ardire
di entrare in un’altra cella.
113. Nessuno riceverà qualcosa in prestito, fosse pure da un fratello
secondo la carne.
114. Senza il permesso del preposito, nessuno mangerà nella sua cella,
neppure un semplice frutto o altri cibi del genere.
115. Se il preposito di una casa se ne va da qualche parte, un altro
preposito che appartenga però alla stessa famiglia e alla stessa tribù,
assumerà l’incarico di quello che parte, eserciterà la sua funzione e
attenderà ad ogni cosa con cura; quanto alle catechesi, che si fanno nei
due giorni di digiuno, le dividerà così: ne farà una nella sua casa,
l’altra nella casa di quello che parte.
116. Si deve parlare anche dei fornai. Quando versano l’acqua sulla
farina e fanno la pasta, nessuno parli a un altro. Anche al mattino,
quando portano i pani sulle assi al
forno o alla panetteria osserveranno ugualmente il silenzio, canteranno
soltanto dei salmi o dei passi delle Scritture finché non avranno
terminato il lavoro. Se avranno bisogno di qualcosa, non parleranno ma
faranno un segno a quelli che possono portare loro ciò di cui hanno
bisogno.
117. Quando saranno chiamati a impastare la farina, nessuno resterà nel
locale dove si cuociono i pani; non si fermerà nessuno, se non quanti
bastano per cuocerli e ne hanno ricevuto l’ordine.
118. Anche per le barche vale la stessa norma. Senza l’ordine del padre,
nessuno sciolga l’ormeggio dalla riva, neppure se si tratta di una
barchetta. Nessuno dorma nella sentina né dentro la barca, mentre gli
altri fratelli si riposano sui banchi dei rematori e sul tavolato. E
nessuno permetterà che dei laici dormano con loro sulla barca.
119. Le donne non viaggeranno con loro, a meno che non ne abbia dato
ordine il padre del monastero.
120. Nessuno oserà accendere il fuoco nella sua casa, se non viene
acceso in comune per tutti.
121. Chi arriva in ritardo dopo la prima delle sei preghiere della sera
o chi chiacchiera o parla con un altro o ride, farà penitenza secondo la
forma stabilita durante le restanti preghiere.
122. Quando saranno seduti in casa, non sia loro permesso proferire
alcunché di mondano, ma se il preposito ha insegnato qualcosa delle
Scritture, meditino e si ripetano l’un l’altro ciò che hanno ascoltato o
che ricordano a memoria.
123. Nessuno farà un qualunque lavoro, né trasporterà vasi pieni di
acqua, né intreccerà una fune, se non ne ha dato l’ordine il preposito.
124. Nessuno prenderà dei giunchi messi a macerare nell’acqua per
lavorare, se non glieli ha dati l’incaricato di quella settimana.
125. Chi avrà rotto un vaso d’argilla o avrà bagnato tre volte i
giunchi, farà penitenza la sera, durante le sei preghiere.
126. Dopo le sei preghiere, quando tutti si separano per andare a
dormire, non sarà permesso a nessuno di uscire dalla sua cella salvo in
caso di necessità.
127. Quando un fratello muore tutta la comunità l’accompagni. Nessuno
resti (in monastero) senza l’ordine del superiore, nessuno reciti i
salmi se non gli è stato ordinato, né aggiunga un altro salmo se non per
volontà del preposito.
128. Durante la sepoltura, non reciteranno i salmi in due e non si
copriranno con il mantello di lino e non vi sarà nessuno che si astenga
dal rispondere a colui che recita i salmi, ma tutti procederanno insieme
a un solo passo e ad una sola voce.
129. Chi è malato durante la sepoltura avrà un infermiere che lo
sostenga. E in generale, dovunque i fratelli saranno mandati, avranno
con loro alcuni ebdomadarii per servire i malati nel caso che qualche
male li sorprenda in viaggio o nei campi.
130. Nessuno camminerà davanti al suo preposito e a chi lo guida
131. Nessuno resti fuori dal suo posto. Se uno avrà perso qualcosa, sarà
ripreso pubblicamente davanti all’altare e se ciò che ha perso fa parte
del suo vestiario, non lo riceverà per tre settimane; la quarta, dopo
aver fatto penitenza, gli si darà ciò che aveva perduto.
132. Chi avrà trovato qualcosa l’appenderà per tre giorni davanti al
luogo della sinassi dei fratelli, affinché chi la riconosce come sua la
riprenda.
133. Per tutti i rimproveri e gli ammonimenti per i quali è prescritta e
stabilita la correzione, basteranno i prepositi; nel caso poi di una
nuova colpa che non è stata da noi prevista, si riferirà al padre del
monastero.
134. Senza il suo permesso, nessuno prepari l’argilla nella casa. Ed
ogni nuova cosa sarà regolata secondo il suo parere.
135. Ogni correzione avverrà in questo modo: quelli che vengono ripresi
resteranno in piedi, senza cintura, nella sinassi maggiore e nel
refettorio.
136. Chi si sarà allontanato dalla comunità dei fratelli e, dopo aver
fatto penitenza, ritorna non riprenderà il suo posto senza un ordine del
superiore.
137. Anche il preposito della casa e l’economo: se avrà dormito fuori
una notte lontano dai fratelli e in seguito, fatta penitenza, ritornerà
nella sinassi dei fratelli, non gli sarà permesso di entrare nella casa,
né di restare al suo posto, senza l’ordine del superiore.
138. Dovranno assolutamente ripetere tra di loro tutto ciò che avranno
udito trattare nella sinassi dei fratelli soprattutto nei giorni di
digiuno quando vengono istruiti dai loro prepositi.
139. Al nuovo arrivato che entra in monastero verrà insegnato
innanzitutto ciò che deve osservare e se, una volta istruito, avrà
accettato ogni cosa, gli si daranno da imparare venti salmi o due
lettere dell’Apostolo o un’altra parte della Scrittura. Se non saprà
leggere, alle ore prima, terza e sesta, andrà da chi lo può istruire e
che ne ha ricevuto l’incarico, starà dinanzi a lui e imparerà con la
massima attenzione e con ogni gratitudine. In seguito gli si scriveranno
l’alfabeto, le sillabe, i verbi e i nomi e, anche se non vuole, sarà
costretto a leggere.
140. E non vi sarà assolutamente nessuno in monastero che non impari a
leggere e non sappia a memoria qualcosa delle Scritture: come minimo, il
Nuovo Testamento e il Salterio.
141. Nessuno cerchi pretesti per non andare alla sinassi, a recitare i
salmi e a pregare.
142. E sia che ci si trovi su di una barca, nel monastero, nei campi o,
in viaggio o impegnati in qualsiasi lavoro, non si tralasceranno i tempi
fissati per pregare e recitare i salmi.
143. Parliamo anche del monastero delle vergini. Nessuno vada a
visitarle a meno che non abbia là la madre, una sorella o una figlia,
parenti o cugine o la madre dei suoi figli. Se vi sarà proprio necessità
di vederle, perché prima di rinunciare al mondo ed entrare in monastero
spettava loro l’eredità paterna o per qualche altra ragione manifesta,
si manderà con loro un uomo anziano e di condotta provata; vedranno le
vergini e ritorneranno insieme.
Nessuno vada da loro, tranne quelli di cui abbiamo detto sopra. Se
costoro vogliono vederle, informeranno innanzitutto il padre del
monastero ed egli li manderà dagli anziani che sono stati delegati per
il servizio delle vergini. Questi verranno loro incontro e insieme
vedranno quelle che devono incontrare, in buon ordine e con timor di
Dio. E quando le vedranno, non parleranno loro di cose mondane.
144. Chiunque trasgredisce uno di questi comandamenti senza alcun
indugio faccia pubblicamente penitenza per la sua negligenza e
disprezzo, perché possa aver parte al Regno dei cieli.
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28 aprile
2015 a cura
di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net