Immortale Dei<\/a><\/i>, discorremmo delle cosiddette libert\u00e0 moderne, facendo distinzione tra ci\u00f2 che \u00e8 onesto e il suo contrario; dimostrammo ad un tempo che ci\u00f2 che vi \u00e8 di buono in quelle libert\u00e0 \u00e8 tanto antico quanto la verit\u00e0 e che la Chiesa lo ha sempre favorevolmente approvato e messo in pratica. Ci\u00f2 che vi aggiunse di nuovo, a dire il vero, consiste nella parte pi\u00f9 corrotta che provenne da tempi turbolenti e da eccessiva brama di novit\u00e0. Ma poich\u00e9 vi sono molti che si ostinano nella opinione che quelle libert\u00e0, anche quando siano segnate dal male, sono da considerare come il sommo vanto della nostra et\u00e0 e il necessario fondamento delle formazioni statali, cos\u00ec che, senza di quelle, negano che si possa concepire un perfetto governo dello Stato, Ci sembra sia necessario trattare specificamente tale argomento, avendo come obiettivo il pubblico bene.<\/span><\/p>\nNoi perseguiamo direttamente la libert\u00e0 morale, sia che riguardi le singole persone, sia il civile consorzio. Prima per\u00f2 \u00e8 opportuno trattare brevemente della libert\u00e0 naturale poich\u00e9, sebbene si distingua affatto da quella morale, tuttavia costituisce la fonte e il principio donde scaturisce spontaneamente ogni forma di libert\u00e0. La ragione e il generale senso comune, autentica voce di natura, riconoscono la libert\u00e0 soltanto in quegli esseri che sono dotati d\u2019intelligenza o di razionalit\u00e0, e in ci\u00f2 sta il motivo per cui l\u2019uomo \u00e8 considerato giustamente responsabile delle sue azioni. Infatti, mentre gli altri animali sono guidati soltanto dai sensi e per solo istinto di natura cercano ci\u00f2 che loro giova, e fuggono da quanto loro nuoce, l\u2019uomo invece ha come guida la ragione nelle singole vicende della vita. La ragione giudica se tutti e i singoli beni che esistono sulla terra hanno o non hanno carattere di necessit\u00e0 e perci\u00f2, constatando che nessuno di essi \u00e8 da considerare necessario, concede alla volont\u00e0 il potere di scegliere ci\u00f2 che preferisce.<\/span><\/p>\nMa l\u2019uomo pu\u00f2 giudicare il carattere contingente (come suol dirsi) dei beni sopraddetti per il motivo che ha un\u2019anima semplice per natura, spirituale, dotata di pensiero; e proprio perch\u00e9 siffatta, non trae origine dalla materia n\u00e9 dipende da essa per sussistere, ma creata direttamente da Dio e trascendendo di gran lunga la comune condizione dei corpi, ha un suo proprio genere di vita e di azione; ne deriva che, conosciute le immutabili e necessarie ragioni del vero e del bene, si rende conto che quei beni particolari non sono necessari. Pertanto, quando si stabilisce che l\u2019anima umana \u00e8 separata da ogni concrezione mortale e ha facolt\u00e0 di pensare, nello stesso tempo si colloca la naturale libert\u00e0 sul suo pi\u00f9 saldo fondamento.<\/span><\/p>\nInvero, la natura semplice, spirituale e immortale dell\u2019anima umana, e la libert\u00e0 non sono state proclamate a gran voce, n\u00e9 con maggiore costanza da nessuno come dalla Chiesa cattolica, la quale insegn\u00f2 in ogni tempo l\u2019uno e l\u2019altro principio e lo sostenne come un dogma. Non solo: contro i predicatori di eresie e i fautori di nuove dottrine, la Chiesa assunse il patrocinio della libert\u00e0 e preserv\u00f2 dalla distruzione un cos\u00ec grande bene dell\u2019uomo. A questo proposito, opere letterarie testimoniano con quale vigore essa respinse gl\u2019insani attacchi dei Manichei e di altri; nessuno ignora con quanto zelo e con quanta energia, in epoca pi\u00f9 recente, sia nel Concilio di Trento, sia poi contro i seguaci di Giansenio, essa abbia combattuto a favore del libero arbitrio dell\u2019uomo, non consentendo in alcun tempo o in alcun luogo che potesse sussistere il fatalismo.<\/span><\/p>\nPertanto la libert\u00e0, come abbiamo detto, appartiene a coloro che sono dotati di ragione o d\u2019intelligenza; se si considera la sua natura, essa non \u00e8 altro che la facolt\u00e0 di scegliere i mezzi idonei allo scopo che ci si \u00e8 proposti, in quanto chi ha la facolt\u00e0 di scegliere una cosa tra molte, \u00e8 padrone dei propri atti. Invero, poich\u00e9 ogni cosa che sia assunta come causa di desiderio, ha carattere di bene che prende il nome di utile, il bene \u00e8 tale per natura in quanto sollecita un desiderio e perci\u00f2 il libero arbitrio appartiene alla volont\u00e0, o piuttosto \u00e8 la volont\u00e0 stessa, in quanto nell\u2019agire ha facolt\u00e0 di scelta. Ma la volont\u00e0 non si manifesta, se prima non si accese la cognizione intellettuale, quasi come una fiaccola; cio\u00e8, il bene desiderato dalla volont\u00e0, \u00e8 necessariamente un bene in quanto riconosciuto tale dalla ragione. Tanto pi\u00f9 che in tutti gli atti volontari, la scelta \u00e8 sempre preceduta dal giudizio sulla verit\u00e0 dei beni e sul bene da anteporre agli altri. Nessun filosofo dubita che l\u2019atto di giudicare appartenga alla ragione e non alla volont\u00e0. Dunque, se la libert\u00e0 \u00e8 tutt\u2019uno con la volont\u00e0 che per sua natura \u00e8 desiderio sottomesso alla ragione, ne consegue che anch\u2019essa, come la volont\u00e0, inclini al bene conforme a ragione.<\/span><\/p>\nSennonch\u00e9, poich\u00e9 entrambe le facolt\u00e0 sono lontane dalla perfezione, pu\u00f2 accadere, e spesso accade, che la mente proponga alla volont\u00e0 ci\u00f2 che in realt\u00e0 non \u00e8 affatto un bene, ma ha solo un\u2019apparenza di bene e che ad esso la volont\u00e0 si adegui. Ma come la possibilit\u00e0 di errare, e l\u2019errare di fatto, \u00e8 un vizio che denuncia l\u2019imperfezione della mente, similmente l\u2019appigliarsi a beni fallaci e apparenti \u00e8 una prova di libero arbitrio, come la malattia \u00e8 prova di vita, e tuttavia denota un vizio di libert\u00e0. Cos\u00ec la volont\u00e0, in quanto dipende dalla ragione, quando desidera alcunch\u00e9 di difforme dalla retta ragione, inquina profondamente la libert\u00e0 e fa un uso perverso di essa. Per questo motivo Dio infinitamente perfetto, essendo sommamente intelligente e solo bont\u00e0, \u00e8 anche sommamente libero e perci\u00f2 in nessun modo pu\u00f2 volere il male della colpa; n\u00e9 lo possono i beati celesti in quanto contemplano il bene supremo. Saggiamente Agostino ed altri, contro i Pelagiani, avvertivano che se il sottrarsi al bene era conforme alla natura e alla perfezione della libert\u00e0, allora Dio, Ges\u00f9 Cristo, gli Angeli, i Beati, nei quali non sussiste quel potere, o non sarebbero liberi o certamente lo sarebbero meno perfettamente dell\u2019uomo pellegrino e imperfetto. Su questo argomento il Dottore Angelico disserta spesso ampiamente e da lui si pu\u00f2 evincere che la facolt\u00e0 di peccare non significa libert\u00e0 ma schiavit\u00f9. Acutamente egli dice, commentando le parole di Ges\u00f9 Cristo “chiunque commette il peccato \u00e8 schiavo del peccato” (Gv 8,34): “Ogni cosa \u00e8 ci\u00f2 che le conviene secondo la propria natura. Quando dunque \u00e8 mossa per impulso estraneo, non agisce in modo autonomo, ma per influenza altrui, cio\u00e8 servilmente. Ora, l\u2019uomo \u00e8 ragionevole per natura. Quando dunque agisce secondo ragione, agisce di propria iniziativa e secondo la propria natura: questa \u00e8 libert\u00e0. Quando invece commette peccato, agisce contro ragione e allora egli \u00e8 sospinto quasi da un altro e imprigionato entro limiti altrui; “perci\u00f2 chiunque commette il peccato \u00e8 schiavo del peccato””. Questa verit\u00e0 era stata individuata chiaramente anche dagli antichi filosofi, e soprattutto da coloro che per principio ritenevano essere libero soltanto il sapiente; definivano sapiente, come \u00e8 noto, chi avesse appreso a vivere costantemente secondo natura, cio\u00e8 onestamente e virtuosamente.<\/span><\/p>\nPoich\u00e9 tale \u00e8 nell\u2019uomo la condizione della libert\u00e0, era necessario proteggerla con idonei e saldi presidi che indirizzassero al bene tutti i suoi impulsi e la ritraessero dal male; altrimenti il libero arbitrio avrebbe recato grave danno all\u2019uomo. Dapprima fu necessaria la legge, vale a dire una norma che regolasse le azioni e le omissioni; legge che in senso proprio non pu\u00f2 esistere tra gli animali che agiscono per necessit\u00e0 comunque si comportino: agiscono per impulso di natura e non possono seguire altro modo di agire. Invece, coloro che godono della libert\u00e0, hanno facolt\u00e0 di agire, di non agire, di agire in un modo o altrimenti poich\u00e9 scelgono ci\u00f2 che vogliono, facendo precedere quel giudizio razionale a cui gi\u00e0 accennammo. In virt\u00f9 di tale giudizio non solo si stabilisce che cosa sia onesto e che cosa sia turpe, ma anche che cosa in concreto sia il bene da compiere e il male da evitare; la ragione cio\u00e8 prescrive alla volont\u00e0 ove dirigere il desiderio e da dove rimuoverlo, in modo che l\u2019uomo possa raggiungere il suo fine ultimo, in vista del quale si deve agire in ogni momento. Ora, questo ordinamento della ragione si chiama legge.<\/span><\/p>\nPerci\u00f2 la causa prima della necessit\u00e0 della legge va ricercata, come in radice, nello stesso libero arbitrio dell\u2019uomo, ossia nel fatto che le nostre volont\u00e0 non siano in disaccordo con la retta ragione. Nulla si potrebbe dire o pensare di pi\u00f9 perverso e assurdo che il considerare l\u2019uomo esente da legge in quanto libero per natura: se cos\u00ec fosse, ne conseguirebbe che per essere libero dovrebbe sottrarsi alla ragione; invece \u00e8 assai evidente che deve sottostare alla legge proprio perch\u00e9 libero per natura. Dunque la legge \u00e8 guida all\u2019uomo nell\u2019azione, e con premi e castighi lo induce al ben fare e lo allontana dal peccato. Sovrana su tutto: tale \u00e8 la legge naturale, scritta e scolpita nell\u2019anima di ogni uomo, poich\u00e9 essa non \u00e8 altro che l\u2019umana ragione che ci ordina di agire rettamente e ci vieta di peccare. Invero questa norma della ragione umana non pu\u00f2 avere forza di legge se non perch\u00e9 \u00e8 voce ed interprete di una ragione pi\u00f9 alta, a cui devono essere soggette la nostra mente e la nostra libert\u00e0. La forza della legge infatti consiste nell\u2019imporre doveri e nel sancire diritti; perci\u00f2 si fonda tutta sull\u2019autorit\u00e0, ossia sul potere di stabilire i doveri e di fissare i diritti, nonch\u00e9 di sanzionare tali disposizioni con premi e castighi; \u00e8 chiaro che tutto ci\u00f2 non potrebbe esistere nell\u2019uomo, se, legislatore sommo di se stesso, prescrivesse a s\u00e9 la norma delle proprie azioni. Dunque ne consegue che la legge di natura sia la stessa legge eterna, insita in coloro che hanno uso di ragione, e che per essa inclinano all\u2019azione e al fine dovuto: essa \u00e8 la medesima eterna ragione di Dio creatore e reggitore dell\u2019intero universo.<\/span><\/p>\nA questa regola nell\u2019agire e alle remore nel peccare sono stati aggiunti, per grazia di Dio, altri speciali soccorsi, adattissimi a rafforzare e a regolare la volont\u00e0 umana. Sovrasta tra essi ed eccelle la virt\u00f9 della divina grazia; essa illumina la mente; sospinge sempre la volont\u00e0, rinvigorita da salutare costanza, verso il bene morale; rende pi\u00f9 facile e insieme pi\u00f9 sicuro l\u2019uso della libert\u00e0 naturale. \u00c8 ben lontano dalla verit\u00e0 il supporre che l\u2019intervento di Dio renda meno liberi gl\u2019impulsi volontari: infatti \u00e8 intima nell\u2019uomo e conforme alle sue naturali inclinazioni la forza della divina grazia, poich\u00e9 deriva dallo stesso Autore dell\u2019anima e della volont\u00e0 nostra; da Lui ogni cosa \u00e8 mossa in conformit\u00e0 della propria natura. Anzi, la grazia divina, come afferma il Dottore Angelico, per il motivo che deriva dal Creatore della natura, \u00e8 mirabilmente concepita ed idonea a tutelare ogni creatura, a conservare i costumi, la forza, l\u2019efficienza degl\u2019individui.<\/span><\/p>\nQuanto si \u00e8 detto circa la libert\u00e0 dei singoli uomini pu\u00f2 essere facilmente riferito agli uomini tra loro uniti in civile consorzio. Infatti, ci\u00f2 che la ragione e la legge naturale operano nei singoli uomini, del pari agisce nella societ\u00e0 la legge umana promulgata per il bene comune dei cittadini. Tra le leggi degli uomini alcune riguardano ci\u00f2 che per natura \u00e8 bene o male; esse, corredate dalla debita sanzione, insegnano a seguire l\u2019uno e a fuggire l\u2019altro. Ma siffatte disposizioni non traggono origine dalla societ\u00e0 umana, poich\u00e9 come la stessa societ\u00e0 non ha generato la natura umana, cos\u00ec del pari non crea il bene che conviene alla natura, n\u00e9 il male che ripugna alla natura; piuttosto precorrono la stessa societ\u00e0 civile e sono assolutamente da ricondurre alla legge naturale e perci\u00f2 alla legge eterna. Dunque i precetti di diritto naturale contenuti nelle leggi umane, non hanno solo la forza di legge umana ma soprattutto comprendono quell\u2019autorit\u00e0 molto pi\u00f9 alta e molto pi\u00f9 augusta che proviene dalla stessa legge di natura e dalla legge eterna. In questo genere di leggi, il dovere del legislatore civile \u00e8 comunemente quello di condurre all\u2019obbedienza i cittadini, dopo aver adottato una comune disciplina, reprimendo i malvagi inclini ai vizi, affinch\u00e9, distolti dal male, perseguano la rettitudine o almeno non siano d\u2019impedimento e danno alla societ\u00e0.<\/span><\/p>\nInvero, altre ordinanze del potere civile non derivano subito e direttamente dal diritto naturale, ma da pi\u00f9 lontano e in modo obliquo, e definiscono varie questioni che la natura non ha definito se non in generale e in modo indeterminato. Cos\u00ec la natura comanda che i cittadini contribuiscano alla tranquillit\u00e0 e alla prosperit\u00e0 pubblica: ma quanto, come, in quali occasioni non \u00e8 stabilito da natura, bens\u00ec dalla saggezza degli uomini. Ora, in queste particolari regole di vita suggerite dalla prudenza della ragione e introdotte dal legittimo potere, consiste la legge umana propriamente detta. Questa legge impone a tutti i cittadini di concorrere al fine indicato dalla societ\u00e0 e vieta di abbandonarlo; la stessa legge, finch\u00e9 segue dolcemente e consenziente i dettami di natura, conduce alla rettitudine e distoglie dal male. Da quanto detto si comprende che sono tutte riposte nella eterna legge di Dio la norma e la regola della libert\u00e0 dei singoli individui, non solo, ma anche della comunit\u00e0 e delle relazioni umane.<\/span><\/p>\nDunque nella societ\u00e0 umana la libert\u00e0 nel vero senso della parola, non \u00e8 riposta nel fare ci\u00f2 che piace, nel qual caso subentrerebbe il maggior disordine che si risolverebbe nella oppressione della cittadinanza, ma consiste nel vivere agevolmente in virt\u00f9 di leggi civili ispirate ai dettami della legge eterna. D\u2019altra parte la libert\u00e0 di coloro che governano non risiede nel poter comandare in modo sconsiderato e capriccioso, il che sarebbe parimenti dannoso e deleterio per lo Stato: per contro, la forza delle leggi umane deve derivare dalla legge eterna e non deve sancire alcuna norma che sia estranea ad essa, fonte del diritto universale. Scrive il sapientissimo Agostino : “Penso che in quella (legge) temporale tu non possa vedere alcunch\u00e9 di giusto e di legittimo che gli uomini non abbiano derivato a proprio beneficio da questa (legge) eterna”. Se dunque un qualunque potentato sancisce una norma che sia in contrasto con i principi della retta ragione e sia funesto per lo Stato, essa non ha nessuna forza di legge, poich\u00e9 non \u00e8 regola di giustizia e allontana gli uomini dal bene, per il quale la societ\u00e0 \u00e8 nata.<\/span><\/p>\nPertanto la natura della libert\u00e0 umana, comunque la si consideri, tanto nelle persone singole quanto consociate, e non meno in coloro che comandano come in coloro che ubbidiscono, presuppone la necessit\u00e0 di ottemperare alla suprema ed eterna ragione, che altro non \u00e8 se non l\u2019autorit\u00e0 di Dio che comanda e vieta. Questa sacrosanta sovranit\u00e0 di Dio sugli uomini \u00e8 ben lontana dal sopprimere la libert\u00e0 o dal limitarla in alcun modo, tanto che, se mai, la protegge e la perfeziona. Infatti la vera perfezione di tutte le creature consiste nel perseguire e conseguire il proprio fine; il fine supremo a cui deve tendere la libert\u00e0 umana, \u00e8 Dio.<\/span><\/p>\nLa Chiesa, ammaestrata dagli esempi e dalla sapienza del divino Fondatore, ovunque diffuse e afferm\u00f2 questi precetti di una veritiera e sublime dottrina, da noi conosciuta soltanto alla luce della ragione; n\u00e9 mai desistette dal prenderli a norma della propria missione e di inculcarli nei popoli cristiani. Per quanto riguarda i costumi, le leggi evangeliche non solo sovrastano di gran lunga tutta la sapienza pagana, ma apertamente chiamano ed educano l\u2019uomo a una santit\u00e0 ignota agli antichi, e nell\u2019avvicinarlo a Dio lo rendono capace di pi\u00f9 perfetta libert\u00e0. Pertanto apparve sempre grandissima l\u2019influenza della Chiesa nel custodire e proteggere la libert\u00e0 civile e politica dei popoli. A tal riguardo, non \u00e8 questo il momento di enumerare i suoi meriti. Basti ricordare l\u2019abolizione della schiavit\u00f9, antica vergogna delle genti pagane, soprattutto per opera ed interessamento della Chiesa. Primo fra tutti, Ges\u00f9 Cristo afferm\u00f2 l\u2019imparzialit\u00e0 del diritto e la vera fratellanza tra gli uomini: a Lui fece eco la voce dei suoi Apostoli, per cui non esiste n\u00e9 Giudeo, n\u00e9 Greco, n\u00e9 Barbaro, n\u00e9 Sciita, ma tutti sono fratelli in Cristo. A questo proposito \u00e8 tanto grande e tanto conosciuta la forza della Chiesa, che in qualunque plaga della terra imprima la sua orma, \u00e8 certo che i rozzi costumi non possono resistere a lungo; in breve la mansuetudine dovr\u00e0 succedere alla crudelt\u00e0, la luce della verit\u00e0 alle tenebre della barbarie. Parimenti la Chiesa non desistette mai dal recare grandi benefici ai popoli ingentiliti dalla civilt\u00e0, o resistendo all\u2019arbitrio dei prepotenti o allontanando le offese dal capo degli innocenti e dei pi\u00f9 deboli, o infine facendo in modo che prevalesse l\u2019ordinamento statale preferito dai cittadini per la sua equit\u00e0, e temuto dagli stranieri per la sua potenza.<\/span><\/p>\nInoltre, uno dei doveri pi\u00f9 ragionevoli sta nel rispettare l\u2019autorit\u00e0 e nell\u2019obbedire alle leggi giuste: ne deriva che i cittadini sono tutelati contro la violenza dei malvagi, dall\u2019equit\u00e0 e dalla vigilanza delle leggi. Il potere legittimo deriva da Dio e chi resiste al potere, resiste all\u2019ordine di Dio; in tal modo l\u2019obbedienza acquista molto in nobilt\u00e0, divenendo ossequio verso un\u2019autorit\u00e0 giustissima ed elevata in sommo grado. Invero, dove il diritto di comandare \u00e8 assente o dove si prescrive alcunch\u00e9 di contrario alla ragione, alla legge eterna, alla sovranit\u00e0 di Dio, \u00e8 giusto non obbedire agli uomini per obbedire a Dio. Precluso in tal modo l\u2019adito alla tirannide, lo Stato non dovr\u00e0 avocare tutto a s\u00e9: sono salvi i diritti dei singoli cittadini, della famiglia, di tutti i componenti la societ\u00e0, concedendo ampiamente a tutti la vera libert\u00e0 che consiste, come dimostrammo, nel poter vivere ciascuno secondo le leggi e la retta ragione.<\/span><\/p>\nSe quando si discute di libert\u00e0 ci si riferisse a quella legittima e onesta quale or ora la ragione e la parola hanno descritta, nessuno oserebbe perseguitare la Chiesa accusandola iniquamente di essere nemica della libert\u00e0 dei singoli e dei liberi Stati. Ma gi\u00e0 sono assai numerosi gli emuli di Lucifero \u2013 che lanci\u00f2 quell\u2019empio grido non servir\u00f2 \u2013, i quali in nome della libert\u00e0 praticano un\u2019assurda e schietta licenza. Sono siffatti i seguaci di quella dottrina cos\u00ec diffusa e potente che hanno voluto darsi il nome di Liberali traendolo dalla parola libert\u00e0.<\/span><\/p>\nOvviamente, l\u00e0 dove mirano in filosofia i Naturalisti o i Razionalisti, ivi mirano, in tema di morale e di politica, i fautori del Liberalismo i quali applicano nei costumi e nella condotta di vita i principi affermati dai Naturalisti. Ora, il primato della ragione umana \u00e8 il caposaldo di tutto il Razionalismo, il quale rifiuta l\u2019obbedienza dovuta alla divina ed eterna ragione, si definisce artefice della propria legge, e perci\u00f2 considera se stesso il sommo principio, la fonte e l\u2019unico giudice della verit\u00e0. Cos\u00ec i seguaci del Liberalismo, di cui si \u00e8 detto, nella vita pratica pretendono che non vi sia alcun divino potere a cui si debba obbedienza e che ognuno debba essere legge per se stesso; perci\u00f2 nasce quella filosofia morale che chiamano indipendente e che, dietro l\u2019apparenza di libert\u00e0, tende a rimuovere la volont\u00e0 dalla osservanza dei divini precetti e quindi suole concedere all\u2019uomo infinita licenza. \u00c8 facile comprendere quali conseguenze abbiano tali affermazioni sulla societ\u00e0 umana. Infatti, accettato e stabilito il principio per cui nessuno \u00e8 al di sopra dell\u2019uomo, ne consegue che la causa che determina la concordia e la societ\u00e0 civile \u00e8 da ricercare non gi\u00e0 in un principio esterno o superiore all\u2019uomo ma nella libera volont\u00e0 dei singoli; che il potere pubblico emana, come da fonte primaria, dal popolo. Inoltre, come la ragione di ciascuno \u00e8 la sola guida e norma della condotta privata, cos\u00ec la ragione di tutti deve essere guida per tutti nella vita pubblica. Perci\u00f2 la maggioranza ha poteri maggiori; la maggior parte del popolo \u00e8 sorgente dei diritti e dei doveri universali.<\/span><\/p>\nMa \u00e8 evidente, da quanto si \u00e8 detto, che queste affermazioni contrastano con la ragione. Non volere che tra l\u2019uomo e la societ\u00e0 civile interceda alcun vincolo con Dio creatore e supremo legislatore, ripugna assolutamente alla natura, e non solo alla natura dell\u2019uomo ma di tutte le creature; poich\u00e9 \u00e8 necessario che tutti gli effetti abbiano qualche attinenza con la causa da cui sono scaturiti, riguarda tutte le creature; attiene alla perfezione di ciascuna rimanere nel posto e nel grado che l\u2019ordine naturale ha stabilito, in modo che il mondo inferiore sia sottoposto e obbedisca a quello che lo sovrasta. Per di pi\u00f9, siffatta dottrina \u00e8 gravemente perniciosa sia per i singoli che per la societ\u00e0. Una volta confinato nella sola e unica ragione umana il criterio del vero e del bene, la corretta distinzione tra il bene e il male sparisce; le infamie non differiscono dalla rettitudine in modo oggettivo ma secondo l\u2019opinione e il giudizio dei singoli; il libito diventa lecito; stabilita una regola morale che non ha praticamente il potere d\u2019infrenare e di placare le torbide passioni dell\u2019animo, si spalancher\u00e0 spontaneamente la porta ad ogni corruttela. Nell\u2019ordine pubblico, poi, il potere di comandare viene separato dal giusto e naturale principio da cui esso attinge ogni virt\u00f9 generatrice del bene comune; la legge, nello stabilire i limiti del lecito e dell\u2019illecito, \u00e8 lasciata all\u2019arbitrio della maggioranza, che \u00e8 la via inclinata verso il regime tirannico. Ripudiato il dominio di Dio sull\u2019uomo e sul consorzio civile, ne consegue l\u2019abolizione di ogni culto pubblico e la massima incuria per tutto ci\u00f2 che ha attinenza con la religione. Del pari, la moltitudine, armata della convinzione di essere sovrana, degenera in sedizioni e tumulti e, tolti i freni del dovere e della coscienza, non resta altro che la forza, la quale, tuttavia, non \u00e8 cos\u00ec grande da potere da sola contenere la passioni popolari. Lo dimostra la lotta pressoch\u00e9 quotidiana contro i socialisti ed altre schiere di sediziosi che da tempo tentano di sovvertire radicalmente la societ\u00e0 civile. Chi \u00e8 in grado di giudicare rettamente, valuti dunque e stabilisca se tali dottrine giovino a una vera libert\u00e0 degna dell\u2019uomo, o piuttosto la pervertano e la corrompano del tutto.<\/span><\/p>\nCerto, non tutti i seguaci del Liberalismo concordano con quelle opinioni, spaventose per la loro assurdit\u00e0, che considerammo nemiche della verit\u00e0 e causa di mali assai funesti. Anzi, molti di essi, sospinti dalla forza della verit\u00e0, non esitano ad ammettere o addirittura affermano spontaneamente che la libert\u00e0 diventa viziata e degenera in licenza se osa varcare certi limiti e trascurare la verit\u00e0 e la giustizia. Perci\u00f2 \u00e8 necessario che la libert\u00e0 sia guidata e governata con retto raziocinio e sia soggetta, di conseguenza, al diritto naturale e alla sempiterna legge divina. Ma i liberali qui si fermano; sono convinti che un uomo libero non debba sottostare alle leggi che Dio volle imporre; fanno eccezione per le leggi ispirate dalla ragione naturale.<\/span><\/p>\nMa tale affermazione non \u00e8 affatto coerente. Infatti se, come essi ammettono e come tutti devono ragionevolmente convenire, si deve obbedire alla volont\u00e0 di Dio legislatore, poich\u00e9 ogni uomo \u00e8 in potere di Dio e tende a Dio, ne consegue che nessuno pu\u00f2 stabilire norma e confini alla Sua autorit\u00e0 legislatrice, senza andar contro la dovuta obbedienza. Anzi, se la mente umana fosse cos\u00ec presuntuosa da voler stabilire quali e quanti diritti appartengano a Dio e quali doveri a se stessa, il rispetto delle leggi divine sar\u00e0 pi\u00f9 apparente che reale e il suo arbitrio prevarr\u00e0 sull\u2019autorit\u00e0 e la provvidenza di Dio. \u00c8 pertanto necessario assumere, con devozione costante, una norma di vita sia dalla legge eterna, sia da tutte e da ogni singola legge che Dio, d\u2019infinita sapienza e potenza, tramand\u00f2 nel modo che a Lui piacque, e che noi possiamo conoscere con certezza attraverso segnali chiari e immuni da ogni dubbio. Tanto pi\u00f9 che siffatte leggi, poich\u00e9 hanno la stessa origine della legge eterna e lo stesso autore, del tutto armonizzano con la ragione e aggiungono perfezione al diritto naturale; inoltre contengono il magistero di Dio stesso che, per evitare che la mente o la volont\u00e0 nostra cadano nell\u2019errore, regge benignamente entrambe col suo cenno e con la sua guida. Sia dunque congiunto con salda piet\u00e0 ci\u00f2 che non pu\u00f2 n\u00e9 deve essere disgiunto, e in ogni occasione, come prescrive la stessa ragione naturale, si presti a Dio umile obbedienza.<\/span><\/p>\nAlquanto pi\u00f9 moderati, ma per nulla pi\u00f9 coerenti, sono coloro che dicono che la vita e i costumi dei privati devono essere regolati dal dettato delle leggi divine, ma non quelli dello Stato; che \u00e8 lecito sottrarsi ai comandamenti di Dio nei pubblici affari e non rifarsi ad essi in alcun modo nel formulare le leggi. Ne deriva quel funesto corollario per cui \u00e8 necessario dissociare la Chiesa dallo Stato. Ma non \u00e8 difficile comprendere l\u2019assurdit\u00e0 di queste affermazioni. Infatti la stessa natura prescrive che ai cittadini siano dati mezzi e opportunit\u00e0 per condurre una vita onesta, cio\u00e8 conforme alla legge di Dio, poich\u00e9 Dio \u00e8 il principio della rettitudine e della giustizia e quindi \u00e8 inconcepibile che lo Stato ignori quelle stesse leggi o che possa fondare una convivenza ad esse ostile. Inoltre coloro che governano i popoli hanno il dovere verso la comunit\u00e0 di provvedere non solo al benessere e ai beni materiali, ma soprattutto ai beni spirituali con la sapienza delle leggi. E invero non si pu\u00f2 immaginare nulla di pi\u00f9 adatto ad accrescere questi beni che quelle leggi di cui Dio \u00e8 autore; perci\u00f2, nel governo della societ\u00e0, coloro che rifiutano di applicare le leggi divine, fanno s\u00ec che il potere politico si svii dal suo scopo e dall\u2019ordine di natura. Ma ci\u00f2 che pi\u00f9 importa e che gi\u00e0 da Noi stessi fu pi\u00f9 volte ricordato, \u00e8 il fatto che, sebbene il governo civile miri a fini diversi rispetto al potere sacrale, e non percorra lo stesso itinerario, tuttavia nell\u2019esercizio del potere \u00e8 inevitabile che talora l\u2019uno e l\u2019altro s\u2019incontrino. Infatti entrambi hanno il dominio sulle stesse persone e accade spesso che entrambi affrontino le stesse questioni sia pure con diverso criterio. Ogni volta che un tal caso si presenta, poich\u00e9 il conflitto \u00e8 assurdo e profondamente ripugna alla sapientissima volont\u00e0 di Dio, \u00e8 necessario che vi sia un metodo e un ordine per cui possa sussistere un ragionevole accordo nell\u2019operare, dopo aver rimosso le cause di dispute e di conflitti. Una siffatta concordia fu gi\u00e0 paragonata, non senza ragione, all\u2019unione che esiste tra l\u2019anima e il corpo, con vantaggio di entrambe le parti; la loro disunione \u00e8 soprattutto nociva al corpo, in quanto ne spegne la vita.<\/span><\/p>\nAd ulteriore chiarimento, \u00e8 opportuno considerare separatamente quelle varie conquiste di libert\u00e0 che sono un\u2019esigenza dell\u2019epoca nostra. In primo luogo notiamo nelle singole persone un atteggiamento che \u00e8 profondamente contrario alla virt\u00f9 religiosa, ossia la cosiddetta libert\u00e0 di culto. Questa libert\u00e0 si fonda sul principio che \u00e8 facolt\u00e0 di ognuno professare la religione che gli piace, oppure di non professarne alcuna. Eppure, fra tutti i doveri umani, senza dubbio il pi\u00f9 nobile e il pi\u00f9 santo consiste nell\u2019obbligo di onorare Dio con profonda devozione.<\/span><\/p>\nTale obbligo deriva dal fatto che noi siamo sempre in potere di Dio, siamo governati dalla volont\u00e0 e dalla provvidenza di Dio e, da Lui partiti, a Lui dobbiamo ritornare. Si aggiunga che senza religione non pu\u00f2 esservi virt\u00f9 nel vero senso della parola; infatti \u00e8 virt\u00f9 morale quella che ha per dovere di condurre a Dio, ultimo e sommo bene per l\u2019uomo; perci\u00f2 la religione, che determina le azioni che direttamente e immediatamente hanno il fine di onorare Dio, \u00e8 sovrana e moderatrice di tutte le virt\u00f9. E a chi si chiede quale unica religione sia doveroso seguire, tra le molte esistenti e tra loro discordi, la ragione e la natura rispondono: certamente quella che Dio ha prescritto e che gli uomini possono facilmente riconoscere da certi aspetti esteriori con cui la divina provvidenza volle distinguerla, poich\u00e9 in una questione di tanta importanza ogni errore produrrebbe immense rovine. Perci\u00f2, una volta concessa quella libert\u00e0 di cui stiamo parlando, si attribuisce all\u2019uomo la facolt\u00e0 di pervertire o abbandonare impunemente un sacrosanto dovere, e conseguentemente di volgersi al male rinunciando a un bene immutabile; questa non \u00e8 libert\u00e0, come dicemmo, ma licenza e schiavit\u00f9 di un\u2019anima avvilita nel peccato.<\/span><\/p>\nLa stessa libert\u00e0, se considerata nell\u2019ambito della societ\u00e0, pretende che lo Stato non faccia propria alcuna forma di culto divino e non voglia professarlo pubblicamente; pretende che nessun culto sia anteposto ad un altro, ma che tutti abbiano gli stessi diritti, senza tener conto della volont\u00e0 popolare, se il popolo si dichiara cattolico. Ma perch\u00e9 fossero corretti tali principi, dovrebbe essere vero che gli obblighi della societ\u00e0 civile verso Dio o sono nulli o possono essere impunemente disattesi: e ci\u00f2 \u00e8 falso in entrambi i casi. Infatti non si pu\u00f2 dubitare che gli uomini siano uniti in societ\u00e0 per volont\u00e0 di Dio, sia che si consideri la societ\u00e0 stessa nelle sue parti, sia nella forma che assume l\u2019autorit\u00e0, sia nello scopo, sia nell\u2019abbondanza di quei cospicui vantaggi che ne provengono all\u2019uomo. \u00c8 Dio che ha creato l\u2019uomo socievole e lo ha posto nel consorzio dei suoi simili, affinch\u00e9 ci\u00f2 che secondo natura desiderava e non poteva conseguire da solo, divenisse un facile acquisto vivendo in societ\u00e0. Perci\u00f2 \u00e8 necessario che la societ\u00e0 civile, proprio in quanto societ\u00e0, riconosca Dio come padre e creatore suo proprio, e che tema e veneri il suo potere e la sua sovranit\u00e0. Pertanto, la giustizia e la ragione vietano che lo Stato sia ateo o che \u2013 cadendo di nuovo nell\u2019ateismo \u2013 conceda la stessa desiderata cittadinanza a tutte le cosiddette religioni, e gli stessi diritti ad ognuna indistintamente.<\/span><\/p>\nDunque, dal momento che \u00e8 necessaria la professione di un sola religione nello Stato, \u00e8 necessario praticare quella che \u00e8 unicamente vera e che non \u00e8 difficile riconoscere, soprattutto nei Paesi cattolici, per le note di verit\u00e0 che in essa appaiono suggellate. Conseguentemente i governanti la conservino, la proteggano, se vogliono provvedere con prudenza e profitto, come devono, alla comunit\u00e0 dei cittadini. Il potere pubblico \u00e8 stato costituito per il vantaggio dei sudditi, e sebbene il suo scopo immediato sia quello di condurre i cittadini alla felicit\u00e0 della vita che si trascorre in terra, tuttavia non deve ridurre ma accrescere nell\u2019uomo la facolt\u00e0 di conseguire quel supremo ed estremo bene in cui consiste l\u2019eterna felicit\u00e0 degli uomini e a cui non si pu\u00f2 pervenire se si trascura la religione.<\/span><\/p>\nMa di ci\u00f2 parlammo pi\u00f9 diffusamente altra volta: in questo momento vogliamo soltanto che ci si renda conto che una siffatta libert\u00e0 \u00e8 assai nociva alla vera libert\u00e0, sia dei governanti che dei governati. Giova invece mirabilmente la religione, in quanto essa riconosce da Dio stesso l\u2019origine del potere, e severamente ammonisce i sovrani perch\u00e9 siano memori dei loro doveri, perch\u00e9 non comandino nulla di ingiusto o di crudele, e governino i sudditi benevolmente e quasi con carit\u00e0 paterna. Essa impone ai cittadini di sottostare alla legittima potest\u00e0, come a ministri di Dio; essa li unisce ai reggitori dello Stato non solo con l\u2019obbedienza, ma con il rispetto e l\u2019amore, vietando le sedizioni e tutte quelle imprese che possono turbare l\u2019ordine e la pubblica tranquillit\u00e0, e che infine producono l\u2019effetto di limitare con pi\u00f9 stretti vincoli la libert\u00e0 dei cittadini. Tralasciamo di dire quanto la religione conduca a buoni costumi, e quanto i buoni costumi conducano alla libert\u00e0. Infatti la ragione dimostra, e la storia conferma, che le nazioni, quanto pi\u00f9 sono morigerate, tanto pi\u00f9 prosperano per libert\u00e0, ricchezza e potenza.<\/span><\/p>\nOra si consideri un poco la libert\u00e0 di parola e ci\u00f2 che piace esprimere per mezzo della stampa. \u00c8 appena il caso di dire che questa libert\u00e0 non pu\u00f2 essere un diritto se non \u00e8 temperata dalla moderazione ed esorbita oltre la misura. Infatti il diritto \u00e8 una facolt\u00e0 morale: come dicemmo e come dovremo pi\u00f9 spesso ridire, \u00e8 assurdo pensare che essa sia concessa dalla natura in modo promiscuo e accomunata alla verit\u00e0 e alla menzogna, alla onest\u00e0 e alla turpitudine. La verit\u00e0 e l\u2019onest\u00e0 hanno il diritto di essere propagate nello Stato con saggezza e libert\u00e0, in modo che diventino retaggio comune; le false opinioni, di cui non esiste peggior peste per la mente, nonch\u00e9 i vizi che corrompono l\u2019animo e i costumi, devono essere giustamente e severamente repressi dall\u2019autorit\u00e0 pubblica, perch\u00e9 non si diffondano a danno della societ\u00e0. Gli abusi dell\u2019ingegno sregolato, che si risolvono in oppressione delle moltitudini ignoranti, devono essere repressi dall\u2019autorit\u00e0 delle leggi non meno che le offese recate con la forza ai pi\u00f9 deboli. Tanto pi\u00f9 che una gran parte di cittadini non pu\u00f2 affatto \u2013 o talvolta lo pu\u00f2 con estrema difficolt\u00e0 \u2013 guardarsi dai sofismi e dagli artifici dialettici, soprattutto se blandiscono le passioni. Concessa a chiunque illimitata libert\u00e0 di parola e di stampa, nulla rimarr\u00e0 d\u2019intatto e d\u2019inviolato; non saranno neppure risparmiati quei supremi e veritieri principi di natura che sono da considerare come un comune e nobilissimo patrimonio del genere umano. Cos\u00ec oscurata a poco a poco la verit\u00e0 dalla tenebre, come spesso accade, facilmente prender\u00e0 il sopravvento il regno dell\u2019errore dannoso e proteiforme. Perci\u00f2 quanto pi\u00f9 la licenza avr\u00e0 spazio, tanto maggiore danno avr\u00e0 la libert\u00e0; tanto pi\u00f9 sar\u00e0 ampia e sicura la libert\u00e0, quanto pi\u00f9 efficaci i freni alla licenza. Invero, ove natura non si opponga, \u00e8 concesso, su questioni opinabili permesse da Dio alla discussione degli uomini, esprimere liberamente ci\u00f2 che piace e ci\u00f2 che si sente; infatti una tale libert\u00e0 non conduce mai gli uomini a conculcare la verit\u00e0, ma semmai ad indagarla e a rivelarla.<\/span><\/p>\nSu quella che \u00e8 chiamata libert\u00e0 d\u2019insegnamento occorre esprimere un giudizio non diversamente motivato. \u00c8 fuor di dubbio che solo la verit\u00e0 deve informare le menti, poich\u00e9 in essa sono posti il bene, il fine e la perfezione degli esseri intelligenti; quindi la dottrina non deve insegnare altro che la verit\u00e0, tanto a chi la ignora quanto a chi la conosce, in modo che al primo rechi la conoscenza del vero, nell\u2019altro la conservi. Per questo motivo \u00e8 stretto dovere degli insegnanti svellere l\u2019errore dalle menti e con validi argomenti sbarrare la via alle opinioni fallaci. Pertanto appare del tutto contraria alla ragione e predisposta a pervertire totalmente le menti quella libert\u00e0, cui si riferisce il nostro discorso, in quanto essa pretende per s\u00e9 il diritto d\u2019insegnare secondo il proprio arbitrio; licenza che il pubblico potere non pu\u00f2 accordare alla societ\u00e0 senza venir meno al proprio dovere. Tanto pi\u00f9 che l\u2019autorit\u00e0 dei maestri ha molta influenza sui discepoli, e raramente l\u2019alunno pu\u00f2 giudicare in modo autonomo se sia vero ci\u00f2 che il maestro insegna.<\/span><\/p>\nPerci\u00f2 occorre che anche questa libert\u00e0, per essere giusta, sia circoscritta da precisi confini, affinch\u00e9 non accada impunemente che l\u2019arte di insegnare si trasformi in veicolo di corruzione. Inoltre la verit\u00e0, a cui deve unicamente mirare la dottrina degli insegnanti, \u00e8 di due specie: naturale o soprannaturale. Le verit\u00e0 naturali, quali sono i principi di natura e quelli che da essi la ragione deduce, sono come il patrimonio comune del genere umano. Su di esso, come su solidissime fondamenta, poggiano la morale, la giustizia, la religione e la stessa coesione della societ\u00e0 umana, e perci\u00f2 nulla vi \u00e8 di tanto empio e di tanto stolidamente inumano, quanto permettere che quel patrimonio sia violato e dilapidato impunemente. N\u00e9 va conservato meno devotamente il prezioso e santissimo tesoro di quelle realt\u00e0 che conosciamo per rivelazione divina. Con numerosi e limpidi argomenti che gli Apologeti usarono spesso, si possono stabilire certi punti essenziali che sono quelli divinamente rivelati da Dio: l\u2019Unigenito Figlio di Dio si \u00e8 incarnato per rendere testimonianza alla verit\u00e0; da Lui \u00e8 stata fondata una societ\u00e0 perfetta, quale \u00e8 la Chiesa, di cui Egli stesso \u00e8 il capo e con la quale promise di rimanere fino alla consumazione dei secoli. Tutte le verit\u00e0 che Egli ha insegnato volle affidate a questa societ\u00e0 perch\u00e9 le custodisse, le difendesse, le divulgasse con legittima autorit\u00e0; ad un tempo prescrisse a tutti i popoli di ascoltare la parola della sua Chiesa come fosse la propria: chi agir\u00e0 diversamente, si perder\u00e0 nell\u2019eterna dannazione. Per questo motivo risulta evidente che Dio \u00e8 il migliore e pi\u00f9 sicuro maestro per l\u2019uomo, fonte e principio di ogni verit\u00e0; che l\u2019Unigenito, in unione col Padre, \u00e8 la via, la verit\u00e0, la vita, la vera luce che illumina ogni uomo; al suo insegnamento devono essere docili tutti gli uomini: “E saranno tutti discepoli di Dio” (Gv 5,45). Ma Dio stesso volle la Chiesa partecipe del divino magistero in materia di fede e di morale, rendendola infallibile per sua divina grazia; perci\u00f2 la Chiesa \u00e8 la pi\u00f9 alta e sicura maestra dei mortali e in essa \u00e8 presente l\u2019inviolabile diritto alla libert\u00e0 d\u2019insegnamento. In realt\u00e0, vivendo della sapienza di origine divina, la chiesa nulla ritenne pi\u00f9 importante che l\u2019adempiere santamente la missione a lei affidata da Dio: pi\u00f9 forte delle difficolt\u00e0 che l\u2019assediavano da ogni lato in nessun momento cess\u00f2 di combattere per il libero esercizio del proprio magistero. In questo modo la terra, respinta la miserabile superstizione, fu rinnovata alla luce della sapienza cristiana. La stessa ragione insegna chiaramente che le verit\u00e0 rivelate da Dio e le verit\u00e0 naturali non possono ovviamente essere tra loro contrarie; per questo motivo deve essere falso tutto ci\u00f2 che con esse non concorda; perci\u00f2 il divino magistero della Chiesa \u00e8 tanto lontano dall\u2019ostacolare l\u2019impegno di apprenderei progressi delle scienze o dal ritardare in alcun modo l\u2019avanzamento di una pi\u00f9 civile umanit\u00e0, ma piuttosto \u00e8 portatrice d\u2019intensa luce e di sicura tutela. La stessa Chiesa giova non poco alla perfezione della libert\u00e0 umana, avendo presente quella sentenza di Ges\u00f9 Cristo Salvatore per cui l\u2019uomo \u00e8 reso libero dalla verit\u00e0: “Conoscerete la verit\u00e0 e la verit\u00e0 vi far\u00e0 liberi” (Gv 8,32). Pertanto non vi \u00e8 motivo per cui la vera libert\u00e0 debba indignarsi o la scienza degna di questo nome debba dolersi delle leggi giuste e necessarie che secondo i concordi dettami della Chiesa e della ragione debbono regolare l\u2019apprendimento umano. Anzi la Chiesa, mentre agisce soprattutto a tutela della fede cristiana, si adopera altres\u00ec per favorire e far progredire ogni forma di umano sapere, come la realt\u00e0 stessa dimostra diffusamente. Infatti \u00e8 onesto di per s\u00e9 e lodevole e desiderabile il decoro della cultura; inoltre l\u2019erudizione che derivi da un sano raziocinio e che corrisponda alla verit\u00e0 oggettiva, serve non poco ad illuminare quegli articoli di fede in cui crediamo perch\u00e9 dettati da Dio. Davvero sono dovuti alla Chiesa questi grandi benefici: l\u2019aver nobilmente conservato i monumenti dell\u2019antica sapienza; l\u2019aver aperto ovunque istituti scientifici; l\u2019aver sempre incoraggiato il progresso intellettuale, alimentando con grande zelo quelle stesse arti medesime per le quali soprattutto si distingue la civilt\u00e0 contemporanea.<\/span><\/p>\nInfine non si pu\u00f2 tacere che un campo immenso si spalanca in cui l\u2019iniziativa e l\u2019intelligenza degli uomini possono liberamente spaziare ed esercitarsi: cio\u00e8 sui temi che non hanno alcun necessario rapporto con i principi di fede e di morale cristiana o sui quali la Chiesa, senza far uso della sua autorit\u00e0, lascia libero e integro il giudizio dei dotti. Da quanto si \u00e8 detto si comprende quale sia nella fattispecie quella libert\u00e0 che con pari ardore rivendicano e predicano i seguaci del Liberalismo. Per un verso pretendono per s\u00e9 e per lo Stato una licenza cos\u00ec eccessiva che non esitano ad aprire un varco anche alle opinioni pi\u00f9 perverse; d\u2019altra parte intralciano in tanti modi la Chiesa e restringono la sua libert\u00e0 entro i pi\u00f9 angusti limiti, per quanto \u00e8 loro possibile, quantunque dalla dottrina della Chiesa non solo non si deve temere alcun danno ma ci si deve aspettare ogni sorta di benefici.<\/span><\/p>\nInoltre si predica assiduamente quella che viene chiamata libert\u00e0 di coscienza; la quale, se interpretata nel senso che a ciascuno \u00e8 giustamente lecito, a piacer suo, di venerare o di non onorare Dio, trova la sua smentita negli argomenti svolti in precedenza. Ma pu\u00f2 avere anche questo significato: all\u2019uomo \u00e8 lecito, nel civile consorzio, seguire la volont\u00e0 e i comandamenti di Dio secondo coscienza e senza impedimento alcuno. Questa vera libert\u00e0, degna dei figli di Dio, che assai giustamente tutela la dignit\u00e0 della persona umana, \u00e8 pi\u00f9 forte di qualunque violenza e offesa, ed \u00e8 sempre desiderata e soprattutto amata dalla Chiesa. Con costanza, gli Apostoli rivendicarono per s\u00e9 una siffatta libert\u00e0; gli Apologisti la sancirono con gli scritti; i Martiri la consacrarono in gran numero col loro sangue. E meritatamente, in quanto questa libert\u00e0 cristiana attesta ad un tempo il supremo e giustissimo potere di Dio sugli uomini e l\u2019assoluto e primario dovere degli uomini verso Dio. Essa non ha nulla in comune con uno spirito sedizioso e ribelle, n\u00e9 la si pu\u00f2 in alcun modo incolpare di voler sottrarsi all\u2019ossequio verso il pubblico potere, poich\u00e9 comandare e pretendere obbedienza, nella misura che tale diritto appartiene al potere umano, per nulla contrasta col potere divino e si mantiene nell\u2019ordine voluto da Dio. Ma quando si danno ordini che palesemente contrastano con la divina volont\u00e0, allora si esce da quella misura e nello stesso tempo si entra in conflitto con la divina autorit\u00e0: perci\u00f2 \u00e8 giusto non obbedire.<\/span><\/p>\nAl contrario i seguaci del Liberalismo che considerano lo Stato padrone assoluto e onnipotente, e affermano che la vita deve essere vissuta senza rispetto alcuno verso Dio, non riconoscono affatto la libert\u00e0 di cui parliamo, congiunta a onest\u00e0 e religione; se si fa qualcosa per conservarla, accusano di aver agito a danno dello Stato. Se dicessero il vero, esisterebbe una tirannide cos\u00ec crudele, alla quale non si dovrebbe n\u00e9 sottostare n\u00e9 ubbidire.<\/span><\/p>\nLa Chiesa vorrebbe ardentemente che in tutti gli ordini statali penetrassero e fossero praticati quegli insegnamenti cristiani di cui abbiamo parlato sommariamente. Infatti essi sono molto efficaci come rimedio dei mali dell\u2019et\u00e0 nostra, non pochi n\u00e9 lievi e in gran parte generati da quelle stesse libert\u00e0 che con tanta enfasi sono esaltate e nelle quali sembrava di scorgere semi di salute e di gloria. L\u2019esito ingann\u00f2 la speranza. Invece di frutti dolci e salutari ne provennero altri acerbi e avvelenati. Se si cerca un rimedio, lo si trovi nel ripristino di sane dottrine, dalle quali soltanto ci si pu\u00f2 aspettare con fiducia la conservazione dell\u2019ordine e infine la tutela della vera libert\u00e0. Tuttavia la Chiesa, con intelligenza materna, considera il grave peso della umana fragilit\u00e0 e non ignora quale sia il corso degli animi e delle vicende da cui \u00e8 trascinata la nostra et\u00e0. Per queste ragioni, senza attribuire diritti se non alla verit\u00e0 e alla rettitudine, la Chiesa non vieta che il pubblico potere tolleri qualcosa non conforme alla verit\u00e0 e alla giustizia, o per evitare un male maggiore o per conseguire e preservare un bene. Dio stesso provvidentissimo, infinitamente buono e potente, consent\u00ec tuttavia che nel mondo esistesse il male, in parte perch\u00e9 non siano esclusi beni pi\u00f9 rilevanti, in parte perch\u00e9 non si conseguano mali maggiori. Nel governo delle nazioni \u00e8 giusto imitare il Reggitore del mondo: anzi, non potendo l\u2019umana autorit\u00e0 impedire ogni male, deve “concedere e lasciare impunite molte cose che invece sono punite giustamente dalla divina Provvidenza” . Tuttavia, come complemento a quanto detto, se a causa del bene comune e soltanto per questo motivo la legge degli uomini pu\u00f2 o anche deve tollerare il male, non pu\u00f2 n\u00e9 deve approvarlo o volerlo in quanto tale: infatti il male, essendo di per s\u00e9 privazione di bene, ripugna al bene comune che il legislatore, per quanto gli \u00e8 possibile, deve volere e tutelare. E anche in questo caso \u00e8 necessario che la legge umana si proponga di imitare Dio il quale, nel consentire che il male esista nel mondo “non vuole che il male si faccia, n\u00e9 vuole che il male non si faccia, ma vuole permettere che il male si faccia, e questo \u00e8 bene” . Questa affermazione del dottore Angelico contiene in sintesi tutta la dottrina sulla tolleranza del male. Ma bisogna riconoscere, se si vuole giudicare rettamente, che quanto pi\u00f9 in uno Stato \u00e8 necessario tollerare il male, tanto pi\u00f9 questo tipo di Stato \u00e8 lontano da una condizione ottimale; cos\u00ec pure, quando si opera secondo i precetti della prudenza politica, \u00e8 necessario circoscrivere la tolleranza dei mali entro i limiti che il motivo \u2013 cio\u00e8 la salute pubblica \u2013 richiede. Perci\u00f2, se la tolleranza reca danno alla salute pubblica e procura mali maggiori allo Stato, ne consegue che non \u00e8 lecito praticarla, poich\u00e9 in tali circostanze viene a mancare il movente del bene. Se poi accade che, per particolari condizioni dello Stato, la Chiesa si adegui a certe moderne libert\u00e0, non perch\u00e9 le prediliga in quanto tali, ma perch\u00e9 giudica opportuno permetterle, nel caso che i tempi volgessero al meglio, adotterebbe certamente la propria libert\u00e0 e persuadendo, esortando, pregando si dedicherebbe, come deve, all\u2019adempimento della missione a lei assegnata da Dio, che consiste nel provvedere all\u2019eterna salute degli uomini. Tuttavia \u00e8 pur sempre eternamente vero che codesta libert\u00e0 di tutti e per tutti non \u00e8 desiderabile di per se stessa, come pi\u00f9 volte abbiamo detto, poich\u00e9 ripugna alla ragione che la menzogna abbia gli stessi diritti della verit\u00e0. E per quanto riguarda la tolleranza, sorprende quanto siano distanti dalla equit\u00e0 e dalla prudenza della Chiesa coloro che professano il Liberalismo. Infatti, con l\u2019assoluta licenza di concedere tutto ai cittadini, come dicemmo, varcano completamente la misura e giungono al punto di non attribuire alla onest\u00e0 e alla verit\u00e0 maggior valore che alla falsit\u00e0 e alla malvagit\u00e0. Essi poi accusano di essere priva di pazienza e di mitezza la Chiesa, colonna e firmamento di verit\u00e0, incorrotta maestra di moralit\u00e0, perch\u00e9 ripudia costantemente, come deve, una tale dissoluta e perniciosa specie di tolleranza e nega che sia lecito praticarla; comportandosi in questo modo non si accorgono di trasformare in colpa ci\u00f2 che \u00e8 motivo di encomio. Ma in tanta ostentazione di tolleranza, di fatto accade spesso che i liberali siano tenacemente restrittivi verso il cattolicesimo e che prodighi di libert\u00e0 verso il volgo, rifiutino in molti casi di lasciar libera la Chiesa.<\/span><\/p>\nMa ricapitoliamo brevemente tutto il discorso con i suoi corollari, per motivi di chiarezza: \u00e8 per necessit\u00e0 suprema che l\u2019uomo si trovi completamente sotto il vero e perpetuo potere di Dio: perci\u00f2 non si pu\u00f2 affatto concepire la libert\u00e0 dell\u2019uomo se non dipendente da Dio e soggetta alla Sua volont\u00e0. Negare in Dio tale sovranit\u00e0 o non assoggettarsi ad essa non \u00e8 comportamento di uomo libero, ma di chi abusa della libert\u00e0 per tradirla; in verit\u00e0 da tale disposizione d\u2019animo si forma e si realizza il vizio capitale del Liberalismo. Il quale tuttavia si distingue in molteplici forme: infatti la volont\u00e0, in modo e in grado diversi, pu\u00f2 rifiutare l\u2019obbedienza che \u00e8 dovuta a Dio o a coloro che sono partecipi del potere divino.<\/span><\/p>\nCertamente, ricusare radicalmente la sovranit\u00e0 del sommo Dio e rifiutargli ogni obbedienza, sia nella vita pubblica, sia nella vita privata e domestica, \u00e8 la massima perversione della libert\u00e0 come anche la peggiore specie di Liberalismo: in tale senso deve essere inteso quanto finora abbiamo detto contro tale dottrina.<\/span><\/p>\nAffine \u00e8 la concezione di coloro che sono d\u2019accordo sulla necessit\u00e0 di sottomettersi a Dio, creatore e signore del mondo, in quanto dal suo potere riceve armonia la natura, per\u00f2 temerariamente ripudiano le leggi della fede e della morale in quanto non rientrano nella natura ma provengono dall\u2019autorit\u00e0 di Dio, o almeno \u2013 dicono \u2013 non vi \u00e8 alcun motivo di tenerle in considerazione, soprattutto nella societ\u00e0 civile. Abbiamo visto pi\u00f9 sopra quanto costoro siano involti nell\u2019errore e quanto poco siano coerenti con se stessi. Da questa dottrina, come da una sorgente, deriva la funesta opinione che la Chiesa deve essere separata dallo Stato; \u00e8 invece evidente che entrambi i poteri, dissimili nei doveri e diversi di grado, devono tuttavia essere tra loro consenzienti nell\u2019agire concorde e nello scambio dei compiti.<\/span><\/p>\nTale opinione \u00e8 soggetta a una duplice interpretazione. Molte persone infatti vogliono lo Stato totalmente separato dalla Chiesa, in modo che in ogni norma che regola la convivenza umana, nelle istituzioni, nei costumi, nelle leggi, negli impieghi statali, nella educazione della giovent\u00f9, si debba considerare la Chiesa come se non esistesse, pur concedendo infine ai singoli cittadini la facolt\u00e0 di dedicarsi alla religione in forma privata, se cos\u00ec piace. Contro costoro vale la forza di tutti gli argomenti coi quali confutammo l\u2019opinione relativa alla separazione della Chiesa e della societ\u00e0 civile, ma con questa postilla: \u00e8 assurdo che il cittadino onori la Chiesa e che la societ\u00e0 la disprezzi.<\/span><\/p>\nAltri non contestano che la Chiesa esista, n\u00e9 potrebbero affermare diversamente; essi tuttavia le negano il carattere e i diritti propri di una societ\u00e0 perfetta e la facolt\u00e0 di fare le leggi, di giudicare, di punire, ma soltanto di esortare, persuadere, governare coloro che spontaneamente le si sottomettono. Pertanto con tale opinione snaturano il carattere di questa divina societ\u00e0; debilitano e restringono l\u2019autorit\u00e0, il magistero e tutta la sua influenza, amplificando al contempo la forza e il potere del principato civile fino al punto di sottoporre la Chiesa di Dio al dominio e all\u2019arbitrio dello Stato, come fosse un qualsivoglia associazione volontaria di cittadini. Per respingere questi argomenti valgono quelli usati dagli Apologisti e da Noi ricordati particolarmente nell\u2019Enciclica Immortale Dei, dai quali si evince che, per istituzione divina, alla Chiesa compete tutto quanto appartiene alla natura e ai diritti di una legittima, suprema e perfetta societ\u00e0.<\/span><\/p>\nVi sono molti, infine, che non approvano la separazione della Chiesa dallo Stato, ma ritengono che la Chiesa debba adeguarsi ai tempi e si pieghi e si adatti a quelle misure che nella amministrazione degli Stati sono suggerite dalla moderna avvedutezza. \u00c8 onesto il parere di costoro, se lo si intende come ragionevole equit\u00e0 che possa coesistere con la verit\u00e0 e la giustizia: cio\u00e8 in modo che la Chiesa, accolta la speranza di qualche gran bene, si mostri indulgente e conceda ai tempi quanto pi\u00f9 le \u00e8 possibile, fatta salva la sacralit\u00e0 della sua missione. Ma non \u00e8 cos\u00ec quando si tratta di fatti e dottrine che siano introdotte dalla mutazione dei costumi e da fallaci opinioni. Nessuna epoca pu\u00f2 fare a meno della religione, della verit\u00e0, della giustizia; Dio ordin\u00f2 che questi sommi e santissimi beni fossero posti a tutela della Chiesa e perci\u00f2 nulla \u00e8 tanto assurdo quanto pretendere che la Chiesa ipocritamente accetti sia la falsit\u00e0 che l\u2019ingiustizia, o sia connivente con ci\u00f2 che nuoce alla religione.<\/span><\/p>\nDa quanto si \u00e8 detto consegue che non \u00e8 assolutamente lecito invocare, difendere, concedere una ibrida libert\u00e0 di pensiero, di stampa, di parola, d\u2019insegnamento o di culto, come fossero altrettanti diritti che la natura ha attribuito all\u2019uomo. Infatti, se veramente la natura li avesse concessi, sarebbe lecito ricusare il dominio di Dio, e la libert\u00e0 umana non potrebbe essere limitata da alcuna legge. Ne consegue del pari che queste varie libert\u00e0 possono essere tollerate se vi sia un giusto motivo, ma entro certi limiti di moderazione, in modo che non degenerino nell\u2019arbitrio e nell\u2019arroganza. Dove infatti vige la consuetudine di queste libert\u00e0, i cittadini le trasformino in facolt\u00e0 di agire correttamente e di esse abbiano il concetto medesimo che ne ha la Chiesa. Pertanto ogni libert\u00e0 \u00e8 da ritenere legittima finch\u00e9 procura pi\u00f9 frequenti occasioni di onesta condotta, altrimenti no.<\/span><\/p>\nDove la tirannide opprima o sovrasti in modo tale da sottomettere la cittadinanza con iniqua violenza, o costringa la Chiesa ad essere priva della dovuta libert\u00e0, \u00e8 lecito chiedere una diversa organizzazione dello Stato, in cui sia concesso agire liberamente; in questo caso non si rivendica quella smodata e colpevole libert\u00e0, ma qualche sollievo a vantaggio di tutti e si agisce cos\u00ec solamente perch\u00e9 non sia impedita la facolt\u00e0 di comportarsi onestamente l\u00e0 dove si concede licenza al malaffare.<\/span><\/p>\nInoltre, non \u00e8 vietato preferire un tipo di Stato regolato dalla partecipazione popolare, fatta salva la dottrina cattolica circa l\u2019origine e l\u2019esercizio del pubblico potere. Tra i vari tipi di Stato, purch\u00e9 siano di per se stessi in grado di provvedere al benessere dei cittadini, nessuno \u00e8 riprovato dalla Chiesa; essa pretende tuttavia ci\u00f2 che anche la natura comanda: che i singoli Stati si reggano senza recare danno ad alcuno, e soprattutto rispettino i diritti della Chiesa.<\/span><\/p>\n\u00c8 onesto partecipare alla pubblica amministrazione, a meno che in qualche luogo, per eccezionali circostanze di tempo e di cose, non venga disposto diversamente; anzi la Chiesa approva che ognuno dedichi l\u2019opera sua al comune vantaggio e che con ogni sua iniziativa \u2013 nei limiti del possibile \u2013 difenda, consolidi, renda prospero lo Stato. La Chiesa non condanna una nazione che voglia essere indipendente dallo straniero o da un tiranno, purch\u00e9 sia salva la giustizia. Infine non rimprovera neppure coloro che propugnano uno Stato retto da proprie leggi, e una cittadinanza dotata della pi\u00f9 ampia facolt\u00e0 di accrescere il proprio benessere.<\/span><\/p>\nLa Chiesa fu sempre coerente fautrice delle libert\u00e0 civili, purch\u00e9 non intemperanti: ne sono validi testimoni le citt\u00e0 d\u2019Italia che, attraverso i Comuni, raggiunsero la prosperit\u00e0, la ricchezza, la gloria esercitando i propri diritti, nel tempo in cui la virt\u00f9 salutare della Chiesa si era diffusa in ogni parte dello Stato, senza alcun contrasto.<\/span><\/p>\nVenerabili Fratelli, confidiamo che questi concetti, che abbiamo espresso guidati ad un tempo dalla fede e dalla ragione nell\u2019adempimento del Nostro dovere apostolico, riescano fruttuosi per molti, soprattutto se coopererete con Noi. E Noi, nell\u2019umilt\u00e0 del Nostro cuore, alziamo supplici gli occhi a Dio e con ardore Lo preghiamo perch\u00e9 voglia benevolmente infondere negli uomini il lume della sua sapienza e del suo consiglio, in modo che, confortati da queste virt\u00f9, possano distinguere la verit\u00e0 in situazioni cos\u00ec difficili, e di conseguenza possano vivere in privato, in pubblico, in ogni tempo, con inalterabile costanza fedeli alla verit\u00e0. Come auspicio di celesti doni e come testimonianza della Nostra benevolenza, a Voi, Venerabili Fratelli, al Clero e al popolo a Voi affidato, impartiamo con grande affetto nel Signore l\u2019Apostolica Benedizione.<\/span><\/p>\nDato a Roma, presso San Pietro, il 20 giugno 1888, nell\u2019anno undecimo del Nostro Pontificato.<\/i><\/span><\/p>\n LEONE PP. XIII<\/b><\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" fonte vatican.va [ Infatti, accettato e stabilito il principio per cui nessuno \u00e8 al di sopra dell\u2019uomo, ne consegue che […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":955,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[6,39,149],"tags":[150],"avopt_banners_inside_post":true,"avopt_banners_on_page":true,"av_copy_from":"","av_sharing_message":"","av_sharing_allowed":true,"av_sharing_on":{"fb":[],"tw":[]},"av_allow_affiliate_banner":false,"av_allow_affiliate_multi_banner":false,"av_post_rating":true,"av_have_post_rating_value":false,"spellchecker_performed_today":false,"yoast_head":"\n
LIBERTAS - LETTERA ENCICLICA DI SUA SANTIT\u00c0 LEONE PP. XIII - San Michele Arcangelo<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n