fides-et-ratio.it<\/a> 22\/11\/2018<\/p>\nAutore Francesco Lamendola<\/span><\/strong><\/span><\/p>\nDopo una guerra, o un terremoto, o un\u2019alluvione, si fanno le stime dei danni subiti da un certo territorio e da una certa popolazione: quante case distrutte, quante lesionate, quante da abbattere, quante da risanare; quanto bestiame \u00e8 stato ucciso, quante strade, ponti e ferrovie sono rimasti interrotti a causa dei bombardamenti aerei; quanti campi, vigneti, frutteti e pioppeti sono stati rovinati; quante fabbriche, officine, stabilimenti e magazzini sono ancora in piedi e funzionanti, e quanti no; quanto materiale ferroviario rotabile \u00e8 andato perduto, quante navi mercantili sono state affondate o danneggiate, quanti autoveicoli sono andati perduti; quante scuole risultano chiuse o comunque inagibili, quanti tribunali, sedi comunali, prefetture e altri uffici pubblici hanno perso la loro sede, quanti di essi possono ancora funzionare in sedi di fortuna; eccetera. Ebbene, un giorno qualcuno si prender\u00e0 la briga di fare la stima dei danni che le ideologie false e dannose della modernit\u00e0 hanno prodotto in Europa e nel mondo<\/strong>, a partire specialmente dal XVIII secolo, con la pubblicazione della famigerata Encyclop\u00e9die<\/em> e con la circolazione delle opere di Voltarie, Diderot e Rousseau<\/strong>, e fino a tutto il XX secolo. E non parliamo solo delle ideologie politiche e sociali, dove pure il danno \u00e8 pi\u00f9 immediato ed evidente, ma anche e soprattutto di quelle che hanno agito in maniera pi\u00f9 indiretta e sotterranea, ma non meno devastante, in tutti gli abiti del conoscere, col risultato di sostituire al paradigma cristiano, che \u00e8 ricco, generoso, a misura d\u2019uomo e tale da incoraggiare il lavoro, la famiglia, la speranza in questa vita e nell\u2019altra, il nuovo paradigma scientista<\/strong>, meccanicista, immanentista, utilitarista: freddo, spietato, indifferente oppure ostile all\u2019uomo, perch\u00e9 nemico sia della natura, sia dei bisogni pi\u00f9 profondi dell\u2019essere umano. Un paradigma che ha diffuso l\u2019angoscia, la paura e la disperazione<\/strong> e che generazioni di scrittori e intellettuali scellerati o imbecilli hanno diffuso a piene mani, contaminando la fibra ancora sana delle persone comuni, degli umili lavoratori, dei padri e delle madri di famiglia, e da ultimo anche nel clero cattolico, inoculando in essi il veleno della modernit\u00e0<\/strong>, spingendoli ad aborrire la trascendenza, a deridere le virt\u00f9 \u201csorpassate\u201d, a ignorare la vocazione all\u2019immortalit\u00e0 e concentrare ogni sforzo e ogni cura nel presente, pur ripetendo incessantemente che la vita, in fondo, \u00e8 nulla, che termina nel nulla, che l\u2019uomo \u00e8 nulla, che il tutto \u00e8 nulla e che non esiste nulla destinato a durare, nulla che meriti di essere amato e nulla per cui valga la pena di amare, lottare, soffrire e sacrificarsi, se non il proprio comodo immediato. Mano a mano che la cultura moderna si \u00e8 imposta ed \u00e8 diventata un vero e proprio totalitarismo ideologico<\/strong>, le vecchie forme del conoscere sono state ridicolizzate e accantonate, dal finalismo aristotelico al connubio tomista di ragione e fede; e allo spirito generoso, altruistico, collaborativo delle generazioni passate, si \u00e8 venuto sostituendo un modo di sentire, di pensare, di agire e di vivere fondato sul calcolo, sul profitto, sull\u2019interesse e sull\u2019egoistica affermazione di s\u00e9, in spregio al bene altrui e nella pi\u00f9 sovrana indifferenza per il dolore che un simile modo di procedere reca continuamente alle perone che ci stanno intorno, a cominciare da quelle pi\u00f9 vicine. Era perci\u00f2 necessario, per eliminare possibili sensi di colpa, svalutare al massimo la famiglia e in specie la figura del padre<\/strong>: solo cos\u00ec la rivolta e il disprezzo nei loro confronti avrebbero perso ogni connotazione negativa, d\u2019ingratitudine ed egoismo, per colorirsi delle tinte seducenti della realizzazione di s\u00e9, della liberazione delle forze represse, dell\u2019aspirazione a esplicare in piena autonomia i propri talenti (veri o supposti) e soprattutto i propri inalienabili \u201cdiritti\u201d, ovviamente sganciati da qualunque dovere o responsabilit\u00e0. Se la famiglia \u00e8 una \u201cstanza della tortura\u201d, se il padre \u00e8 un tiranno, se la madre fa schifo, se i fratelli e le sorelle sono solo degli ostacoli sulla via dell\u2019affermazione di s\u00e9, magari perch\u00e9 sono pi\u00f9 responsabili, pi\u00f9 maturi, pi\u00f9 rispettosi verso i genitori e pi\u00f9 laboriosi, evidentemente non \u00e8 una brutta cosa ribellarsi e mandarli tutti a quel paese, anzi, diventa una cosa altamente meritoria, un contributo al miglioramento del mondo e alla emancipazione dell\u2019umanit\u00e0.<\/span><\/p>\n <\/span><\/p>\nAutoreferenzialit\u00e0 degli “evoluzionisti” e la tattica del silenzio:\u00a0il dogma dell\u2019evoluzionismo,\u00a0che ha contribuito in maniera decisiva a deformare la percezione che l\u2019uomo ha di se stesso, ha potuto imporsi a “verit\u00e0” assoluta nella nuova religione della modernit\u00e0, rifiutando ogni contraddittorio e silenziando ogni personalit\u00e0 portatrice di tesi contrarie.<\/em><\/span><\/p>\nUna delle dottrine moderne non direttamente politiche, anzi in apparenza \u201csolo\u201d scientifiche, che ha prodotto danni gravissimi nella cultura e che ha contribuito a deformare ulteriormente la percezione che l\u2019uomo ha di se stesso, \u00e8 l\u2019evoluzionismo<\/strong>, specialmente nella sua estensione alla storia delle religioni. Alla base dell\u2019idea evoluzionista c\u2019\u00e8 l\u2019intuizione \u2013 perch\u00e9 di questo si tratta, e non di una legge scientifica accertata \u2013 che, in natura, le cose passano da uno stato pi\u00f9 semplice ad uno sempre pi\u00f9 complesso, per aggregazione o, appunto, per evoluzione; mentre non \u00e8 possibile, o almeno non \u00e8 probabile, che si verifichi il contrario. Cos\u00ec, secondo gli antropologi evoluzionisti, si \u00e8 passati dalle culture primitive a quelle complesse. Applicato alla storia delle religioni, questa impostazione ha indotto a pensare \u2013 si veda il celebre Ramo d\u2019oro<\/em> di Sir James Frazer \u2013 che dall\u2019animismo siano nate, per evoluzione, le varie forme di politeismo, e infine, per ulteriore evoluzione, il monoteismo; e tale impostazione, sulla spinta delle recenti dottrine biologiche di Darwin<\/strong>, si impose, nel clima del positivismo, con la forza di un vero e proprio dogma. Andare contro di esse era quasi impossibile; eppure ci fu qualcuno che lo fece. E fu proprio uno studioso che, inizialmente, aveva condiviso la concezione evoluzionista, lo scozzese Andew Lang<\/strong> (1844-1912), inizialmente discepolo dell\u2019evoluzionista Edward Burnett Tylor<\/strong> (1832-1917), il quale, a un certo punto, sulla base di studi specifici, si persuase che la teoria evoluzionista era sbagliata, perch\u00e9 non rendeva conto di una serie di fatti precisi e accertati: l\u2019esistenza, fra alcuni popoli primitivi, di una concezione religiosa fondata sulla credenza in un Essere Supremo, creatore e provvidente, talvolta contrastato da un essere meno potente, per\u00f2 malefico, responsabile della presenza del male nel mondo. Ora, si trattava proprio di quei popoli che, secondo gli evoluzionisti, avrebbero dovuto trovarsi pi\u00f9 \u201cindietro\u201d nella strada verso il monoteismo; in particolare gli indigeni della Terra del Fuoco, gli Yamana, che Darwin aveva conosciuto durante il viaggio sul Beagle<\/em> e che aveva descritto come estremamente selvaggi, e solo di poco superiori alle scimmie. A lungo si cred\u00e9, sulla base di informazioni superficiali e frettolose, che gli Yamana, uno dei popoli pi\u00f9 antichi del mondo, e certo fra i pi\u00f9 antichi, se non il pi\u00f9 antico, dell\u2019intero continente americano, fossero addirittura sprovvisti di religione, il che avrebbe fornito una ulteriore conferma dell\u2019idea evoluzionista: cio\u00e8 che quanto pi\u00f9 una societ\u00e0 \u00e8 primitiva, tanto meno \u00e8 progredita nella sfera del sacro e del divino. Al limite, questa teoria, dagli evidenti sottintesi ateistici<\/strong> (presenti anche in alcune pagine dello stesso Darwin) avrebbe permesso di sostenere che la religione \u00e8 una \u201cinvenzione\u201d dei popoli antichi, giunti a una soglia minima di civilizzazione, per poi evolvere lentamente verso il monoteismo, passando per l\u2019animismo e il politeismo; e suggeriva che, alla fine, anche il monoteismo avrebbe cessato di esistere, nel senso che sarebbe stato sostituito da una concezione pienamente razionale della realt\u00e0, fondata sulla scienza e quindi non pi\u00f9 bisognosa di spiegazioni soprannaturali dell\u2019ignoto.<\/span><\/p>\n <\/span><\/p>\nLa differenza fondamentale fra il paradigma moderno e quello cristiano: il primo parte da un pregiudizio materialista e scientista ed esclude tutto ci\u00f2 che vi si oppone; il secondo parte dai fatti e giunge a un perfetto accordo con la ragione: checch\u00e9 se ne dica, infatti, il cristianesimo non \u00e8 affatto in contrasto con la sana ragione naturale, al contrario; e solo la grossolana ignoranza e il disprezzo della tradizione, che hanno fatto mettere in soffitta, per esempio, la grandiosa opera filosofica e teologica di san Tommaso d\u2019Aquino, hanno reso possibile il diffondersi della leggenda di un cristianesimo nemico della ragione, della scienza e del progresso.<\/em><\/span><\/p>\nMa gli evoluzionisti avevano fatto i conti senza l\u2019oste; ulteriori e pi\u00f9 approfondite ricerche rivelarono che sia i Fuegini, sia altri popoli considerati estremamente antichi, possedevano, in realt\u00e0, una religione assai pi\u00f9 complessa di quanto non avessero ritenuto i primi antropologi europei; che per\u00f2, per pudore e per tab\u00f9, non avevano interamente rivelato loro: una religione di cui era parte l\u2019essenziale la credenza in un Dio unico, spirituale, creatore e benefattore dell\u2019umanit\u00e0, e soprattutto non responsabile del male, fisico e morale, presente nel mondo. Quando Lang rese note le sue nuove opinioni, il mondo accademico, che sino ad allora lo aveva seguito con stima e simpatia, si \u201cdimentic\u00f2\u201d, puramente e semplicemente, di segnalarlo al pubblico: vale a dire che assorb\u00ec il colpo con la tattica del silenzio<\/strong>. In questo modo, le idee di Lang sarebbero forse scivolate nel vuoto, se non avessero trovato un battagliero continuatore in un sacerdote cattolico che fu anche un valentissimo linguista e antropologo: l\u2019austriaco Wilhelm Schmidt<\/strong> (1868-1954), professore all\u2019Universit\u00e0 di Vienna e direttore del Pontificio Museo Etnologico Lateranense. Proprio studiando le lingue dei popoli primitivi, specialmente del Sud-Est asiatico, dell\u2019Australia e dell\u2019Oceania, egli scopr\u00ec una serie di circostanze che lo indussero a por mano a un\u2019opera gigantesca: L\u2019origine dell\u2019idea di Dio<\/em><\/strong> (Der Ursprung der Gottesidee<\/em>), in dodici volumi pubblicati fra il 1912 e il 1954, cui lavor\u00f2 indefessamente fino alla morte, e nella quale sostenne la teoria del monoteismo primordiale dell\u2019umanit\u00e0.<\/strong> Poich\u00e9 essa contrastava irrimediabilmente con le dottrine evoluzioniste che dominavano, e dominano, il campo del\u2019antropologia e anche la storia delle religioni, neppure questa volta il mondo accademico si lasci\u00f2 turbare, e disturbare pi\u00f9 di tanto: se non proprio un muro di gomma<\/strong>, come nel caso di Lang, un muro di scetticismo accolse gli studi, estremamente seri e documentati, nei quali il sacerdote austriaco esponeva, con molto equilibrio e con perfetto rigore di studioso, i dati che lo avevano condotto a formulare la sua tesi di fondo. Ma qui appunto si vide, e si vede, la differenza fondamentale fra il paradigma moderno e quello cristiano:<\/strong> il primo parte da un pregiudizio materialista e scientista ed esclude tutto ci\u00f2 che vi si oppone; il secondo parte dai fatti e giunge a un perfetto accordo con la ragione: checch\u00e9 se ne dica, infatti, il cristianesimo non \u00e8 affatto in contrasto con la sana ragione naturale, al contrario; e solo la grossolana ignoranza e il disprezzo della tradizione, che hanno fatto mettere in soffitta, per esempio, la grandiosa opera filosofica e teologica di san Tommaso d\u2019Aquino, hanno reso possibile il diffondersi della leggenda di un cristianesimo nemico della ragione, della scienza e del progresso.<\/span><\/p>\nCos\u00ec W. Schmidt sintetizza il suo punto di vista nel suo Manuale di storia comparata delle religioni<\/em> (Brescia, Morcelliana, 1933, pp. 469-471):<\/span><\/p>\nIn primo luogo dobbiamo registrare il fatto molto importante che presso i popoli etiologicamente pi\u00f9 antichi, i Pigmei, i Fueghini, gli Australiani sudorientali, i Californiani nord-centrali, gli Algonchini, non c\u2019\u00e8 mai alcun indizio che la loro religione sia il risultato delle loro proprie ricerche o esigenze, ma invece si constata sempre che essi fanno risalire la religione, nelle loro tradizioni, all\u2019Essere Supremo come tale, il quale sia in via immediata, sia col tramite del capostipite da esso incaricato, avrebbe comunicato e inculcato agli uomini le dottrine di fede, i precetti morali e le forme di culto [\u2026].<\/em><\/span><\/p>\n\u00a0Volendo poi, attingere argomenti dal contenuto intrinseco delle antiche religioni, noi vi incontriamo due importanti dottrine fondamentali, che difficilmente avrebbero potuto essere escogitate dalle indagini umane, meno che mai nella loro fusione, e cio\u00e8: la dottrina che l\u2018Essere Supremo \u00e8 buono per affetto, e quindi praticamente provvido e benefico, e la dottrina che egli \u00e8 buono in senso morale; e dunque che l\u2019Essere Supremo \u00e8 santo, in linea negativa e positiva. Nella fusone di queste due dottrine \u00e8 incluso il pi\u00f9 grave di tutti i problemi umani, quello dell\u2019origine del male fisco e morale nel mondo. Anche questo problema \u00e8 stato afferrato dai popoli primitivi e quantunque fosse loro costato molta fatica, pure non hanno mai smarrito le due accennate verit\u00e0 di fede, eccettuate alcune transitorie incertezze [\u2026] Il pensiero e l\u2019indagine naturali, siano essi di indirizzo causale o finale, non potrebbero, ci sembra, spiegare questa fede universale e salda degli uomini pi\u00f9 antichi nella bont\u00e0 immutabile congiunta alla illibatezza morale del loro Essere Supremo. Il raziocinio umano pu\u00f2 condurre bens\u00ec fino all\u2019idea della creazione e suggerire l\u2019esistenza di un ordine di finalit\u00e0 morale tra il nostro mondo e l\u2019aldil\u00e0, e fino a questo punto avrebbero potuto giungere di propria virt\u00f9 anche gli uomini pi\u00f9 antichi; ma non avrebbero potuto conservarsi tanto a lungo a questo livello, senza che si sviluppassero ben presto molteplici divergenze, che per\u00f2 di fatto non si riscontrano nelle questioni pi\u00f9 essenziali. [\u2026] <\/em><\/span><\/p>\nSi deve dunque supporre che qualche cosa di grande, qualche cosa di imponente abbia profondamente impressionato la loro anima, creando e conservando quella forza ed unit\u00e0 di fede; n\u00e9 si pu\u00f2 immaginare che tale cosa grande e impressionante possa essere di natura puramente soggettiva, perch\u00e9 non avrebbe potuto ottenere effetti tanto vasti. Deve dunque trattarsi di una cosa o di un avvenimento insolito puramente materiale, perch\u00e9 non avrebbero potuto colpire e affascinare in tal modo la personalit\u00e0 degli uomini antichi. Deve quindi trattarsi di una personalit\u00e0 potente ed imponente che si \u00e8 affacciata allora a quegli uomini, che ha incatenato il loro intelletto con verit\u00e0 luminose, ha vincolato la loro volont\u00e0 con nobili e alti comandamenti ed ha guadagnato il loro cuore colla sua affascinante bellezza e bont\u00e0. Chi fosse questa potente personalit\u00e0 \u00e8 fuori di dubbio, e quei popoli antichissimi lo dicono nelle loro pi\u00f9 antiche tradizioni con rara unanimit\u00e0: \u00e8 l\u2019Essere Supremo, realmente esistente, il creatore del cielo e della terra e specialmente dell\u2019uomo, e come tale anche l\u2019unico testimonio di quegli avvenimenti fondamentali, che solo pu\u00f2 darne piena testimonianza e che secondo quelle tradizioni, ne ha dato insegnamento al primo progenitore<\/em>.<\/span><\/p>\nEcco dunque la ragione della fortissima resistenza che le tesi di Wilhelm Schmidt<\/strong> suscitarono nell\u2019ambiente dell\u2019etnologia e della storia comparata delle religioni: di nuovo il finalismo, tanto vigorosamente combattuto e respinto sin dal secolo XVII, sin dalla cosiddetta rivoluzione scientifica galileiana; e, quel che \u00e8 pi\u00f9 grave ancora, ecco riaffacciarsi una spiegazione non immanentista, ma addirittura soprannaturale, del grande interrogativo: come ha potuto sorgere nelle menti \u201cprimitive\u201d dei popoli antichi, e mantenersi per lunghissimi periodi di tempo, l\u2019idea dell\u2019essere Supremo, cui, da soli, ben difficilmente avrebbero potuto arrivare?<\/em> Eh, ma vogliamo scherzare: qui non solo Schmidt ci riporta al finalismo aristotelico e perci\u00f2 alla metafisica; qui egli fa entrare nel salotto buono della scienza pi\u00f9 \u201cdarwiniana\u201d di tutte, dopo la biologia, cio\u00e8 l\u2019antropologia, niente meno che un intervento diretto di Dio<\/strong> stesso, per condurre la mente e il cuore degli uomini a vedere quella verit\u00e0 soprannaturale che, da soli, non avrebbero potuto raggiungere, n\u00e9 conservare. Scandaloso, intollerabile: ma chi si crede di essere, questo Schmidt? Come si permette di contestare il nuovo vangelo della civilt\u00e0 moderna<\/strong>: quello di Darwin, pi\u00f9 Freud, pi\u00f9 Marx?<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"fonte fides-et-ratio.it 22\/11\/2018 Autore Francesco Lamendola Dopo una guerra, o un terremoto, o un\u2019alluvione, si fanno le stime dei danni […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":774,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[17],"tags":[613,50],"avopt_banners_inside_post":true,"avopt_banners_on_page":true,"av_copy_from":"","av_sharing_message":"","av_sharing_allowed":true,"av_sharing_on":{"fb":[],"tw":[]},"av_allow_affiliate_banner":false,"av_allow_affiliate_multi_banner":false,"av_post_rating":true,"av_have_post_rating_value":false,"spellchecker_performed_today":false,"yoast_head":"\n
I danni dell\u2019evoluzionismo nella storia delle religioni - San Michele Arcangelo<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n