{"id":693,"date":"2022-03-20T17:26:53","date_gmt":"2022-03-20T16:26:53","guid":{"rendered":"https_3A//arcangelosanmichele.altervista.org/@p=693"},"modified":"2024-05-13T14:50:14","modified_gmt":"2024-05-13T12:50:14","slug":"pio-pp-xii-lettera-enciclica-mediator-dei-sulla-sacra-liturgia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/arcangelosanmichele.altervista.org\/pio-pp-xii-lettera-enciclica-mediator-dei-sulla-sacra-liturgia\/","title":{"rendered":"PIO PP. XII: LETTERA ENCICLICA MEDIATOR DEI (\u00abSULLA SACRA LITURGIA\u00bb)"},"content":{"rendered":"
<\/p>\n
fonte vatican.va<\/a><\/p>\n PIO PP. XII<\/a> LETTERA ENCICLICA<\/span><\/p>\n MEDIATOR DEI<\/span><\/i><\/b><\/span><\/p>\n AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI \u00ab<\/span>SULLA SACRA LITURGIA<\/span>\u00bb<\/span><\/span><\/span><\/p>\n VENERABILI FRATELLI Introduzione<\/b><\/span><\/p>\n \u00abIl Mediatore tra Dio e gli uomini<\/span>\u00bb<\/span> (1 Tim<\/i>. 2, 5), il grande Pontefice che penetr\u00f2 i cieli, Ges\u00f9 Figlio di Dio (Heb<\/i>. 4, 14), assumendosi l’opera di misericordia con la quale arricch\u00ec il genere umano di benefici soprannaturali, mir\u00f2 senza dubbio a ristabilire tra gli uomini e il loro Creatore quell’ordine che il peccato aveva turbato ed a ricondurre al Padre Celeste, primo principio ed ultimo fine, la misera stirpe di Adamo infetta dal peccato d’origine. E perci\u00f2, durante la sua dimora terrena, non solo annunzi\u00f2 l’inizio della redenzione e dichiar\u00f2 inaugurato il Regno di Dio, ma attese a procurare la salute delle anime con il continuo esercizio della preghiera e del sacrificio, finch\u00e9, sulla Croce, si offr\u00ec vittima immacolata a Dio per mondare la nostra coscienza dalle opere morte onde servire al Dio vivo (Heb<\/i>. 9, 14). Cos\u00ec tutti gli uomini, felicemente richiamati dalla via che li trascinava alla rovina e alla perdizione, furono ordinati di nuovo a Dio, affinch\u00e9, con la personale collaborazione al conseguimento della propria santificazione, frutto del sangue immacolato dell’Agnello, dessero a Dio la gloria che Gli \u00e8 dovuta. <\/span><\/span><\/p>\n Il Divino Redentore volle, poi, che la vita sacerdotale da Lui iniziata nel suo corpo mortale con le sue preghiere ed il suo sacrificio, non cessasse nel corso dei secoli nel suo Corpo Mistico che \u00e8 la Chiesa; e perci\u00f2 istitu\u00ec un sacerdozio visibile per offrire dovunque la oblazione monda (Matth<\/i>, 1, 11), affinch\u00e9 tutti gli uomini, dall’Oriente all’Occidente, liberati dal peccato, per dovere di coscienza servissero spontaneamente e volentieri a Dio.<\/span><\/p>\n La Chiesa dunque, fedele al mandato ricevuto dal Suo Fondatore, continua l’ufficio sacerdotale di Ges\u00f9 Cristo soprattutto con la Sacra Liturgia. Ci\u00f2 fa in primo luogo all’altare, dove il sacrificio della Croce \u00e8 perpetuamente rappresentato (Conc. Trid., Sess. 22, c. 1) e, con la sola differenza del modo di offrire, rinnovato (Conc. Trid., Sess. 22, c. 2); poi con i Sacramenti, che sono particolari strumenti per mezzo dei quali gli uomini partecipano alla vita soprannaturale; in fine col quotidiano tributo di lodi offerto a Dio Ottimo Massimo. \u00abQuale giocondo spettacolo – cos\u00ec il Nostro Predecessore di felice memoria Pio XI<\/a> – offre al Cielo e alla terra la Chiesa che prega, quando, continuamente, durante tutti i giorni e tutte le notti, vengono in terra cantati i Salmi scritti per divina ispirazione: nessuna ora del giorno \u00e8 priva della consacrazione di una propria liturgia; ogni et\u00e0 della vita ha il suo posto nel rendimento di grazie, nelle lodi, nelle preci, nelle aspirazioni di questa comune preghiera del mistico Corpo di Cristo, che \u00e8 la Chiesa\u00bb (Enc. Caritate Christi<\/a><\/i>, 3.V.1932).<\/span><\/p>\n Certamente vi \u00e8 noto, Venerabili Fratelli, che, verso la fine del secolo scorso ed agli inizi del presente, si ebbe un singolare fervore di studi liturgici, sia per lodevole iniziativa di alcuni privati, sia soprattutto per la zelante ed assidua diligenza di vari monasteri dell’inclito Ordine Benedettino; cosicch\u00e9 non soltanto in molte regioni di Europa, ma anche nelle terre al di l\u00e0 dell’Oceano, si svilupp\u00f2 a questo proposito una encomiabile ed utile gara, le cui benefiche conseguenze furono visibili sia nel campo delle sacre discipline, dove i riti liturgici della Chiesa Orientale ed Occidentale furono pi\u00f9 ampiamente e profondamente studiati e conosciuti, sia nella vita spirituale e privata di molti cristiani. Le auguste cerimonie del Sacrificio dell’altare furono meglio conosciute, comprese e stimate; la partecipazione ai Sacramenti pi\u00f9 larga e frequente, le preghiere liturgiche pi\u00f9 soavemente gustate, e il culto eucaristico considerato come veramente \u00e8 il centro e la fonte della vera piet\u00e0 cristiana. Fu, inoltre, messo pi\u00f9 chiaramente in evidenza il fatto che tutti i fedeli costituiscono un solo, compattissimo corpo, di cui Cristo \u00e8 il capo, dal che ne viene il dovere per il popolo cristiano di partecipare secondo la propria condizione ai riti liturgici. Voi, senza dubbio, sapete benissimo che questa Sede Apostolica ha sempre avuto premura che il popolo ad essa affidato fosse educato ad un vero ed operoso senso liturgico, e che, con non minore zelo, si \u00e8 preoccupata che i sacri riti splendessero anche all’esterno di una confacente dignit\u00e0. Nello stesso ordine di idee, Noi, parlando, secondo la consuetudine, ai predicatori quaresimali di questa nostra alma Citt\u00e0 nel 341, li abbiamo calorosamente esortati ad ammonire i loro ascoltatori perch\u00e9 partecipassero con sempre maggiore impegno al Sacrificio Eucaristico; e recentemente abbiamo fatto tradurre di nuovo in latino dal testo originale il libro dei Salmi perch\u00e9 le preghiere liturgiche, di cui esso \u00e8 cos\u00ec grande parte nella Chiesa Cattolica, fossero pi\u00f9 esattamente intese e la loro verit\u00e0 e soavit\u00e0 pi\u00f9 agevolmente percepite (Motu proprio In cotidianis precibus<\/i>, 24.III.1945).<\/span><\/p>\n Tuttavia, mentre, per i salutari frutti che ne derivano, l’apostolato liturgico Ci \u00e8 di non poco conforto, il Nostro dovere Ci impone di seguire con attenzione questo \u00abrinnovamento\u00bb, nella maniera nella quale \u00e8 da alcuni concepito, e di curare diligentemente che le iniziative non diventino n\u00e9 eccessive n\u00e9 difettose.<\/span><\/p>\n Ora, se da una parte constatiamo con dolore che in alcune regioni il senso, la conoscenza, e lo studio della Liturgia sono talvolta scarsi o quasi nulli, dall’alto notiamo con molta apprensione che alcuni sono troppo avidi di novit\u00e0 e si allontanano dalla via della sana dottrina e della prudenza. Giacch\u00e9 all’intenzione e al desiderio di un rinnovamento liturgico, essi frappongono spesso principi che, o in teoria o in pratica, compromettono questa santissima causa, e spesso anche la contaminano di errori che toccano la fede cattolica e la dottrina ascetica. La purezza della fede e della morale deve essere la norma caratteristica di questa sacra disciplina, che deve assolutamente conformarsi al sapientissimo insegnamento della Chiesa e dunque Nostro dovere lodare e approvare tutto ci\u00f2 che \u00e8 ben fatto, contenere o riprovare tutto ci\u00f2 che devia dal vero e giusto cammino.<\/span><\/p>\n Non credano, per\u00f2, gl’inerti e i tiepidi di avere il Nostro consenso perch\u00e9 riprendiamo gli erranti e poniamo freno agli audaci; n\u00e9 gli imprudenti si ritengano lodati quando correggiamo i negligenti ed i pigri. Quantunque in questa Nostra Lettera Enciclica trattiamo soprattutto della Liturgia latina, ci\u00f2 non \u00e8 dovuto a minore stima delle venerande Liturgie della Chiesa Orientale, i cui riti, trasmessi da nobili e antichi documenti, Ci sono egualmente carissimi; ma dipende piuttosto dalle condizioni particolari della Chiesa Occidentale, che sono tali da richiedere l’intervento della Nostra autorit\u00e0. Ascoltino, perci\u00f2, tutti i cristiani, con docilit\u00e0, la voce del Padre comune, il quale desidera ardentemente che tutti a Lui intimamente uniti, si accostino all’altare di Dio, professando la stessa fede, obbedendo alla stessa legge, partecipando allo stesso sacrificio con un solo intendimento e una sola volont\u00e0. Lo richiede l’onore a Dio dovuto; lo esigono i bisogni dei tempi presenti. Infatti, dopo che una lunga e crudele guerra ha diviso i popoli con le rivalit\u00e0 e le stragi, gli uomini di buona volont\u00e0 si sforzano nel miglior modo possibile di ricondurre tutti alla concordia. Crediamo tuttavia che nessun disegno e nessuna iniziativa sia, in questo caso, pi\u00f9 efficace di un fervido spirito e zelo religioso, da cui \u00e8 necessario siano animati e guidati i cristiani, in modo che, accettando con animo schietto le stesse verit\u00e0 e obbedendo docilmente ai legittimi Pastori, nell’esercizio del culto a Dio dovuto, costituiscano una fraterna comunit\u00e0: \u00abbench\u00e9 molti, siamo un sol corpo, partecipando tutti di quell’unico pane\u00bb (1<\/i> Cor<\/i>. 10, 17).<\/span><\/p>\n I caratteri della Liturgia<\/b><\/span><\/p>\n Il dovere fondamentale dell’uomo \u00e8 certamente quello di orientare verso Dio se stesso e la propria vita. \u00abA Lui, difatti, dobbiamo principalmente unirci, e indefettibile principio, al quale deve anche costantemente rivolgersi la nostra scelta come ad ultimo fine, che perdiamo peccando anche per negligenza e che dobbiamo riconquistare per la fede credendo in Lui\u00bb (San Tommaso, Summa Theol.<\/i>, 2.a 2.\u00e6, q. 81, a. 1). Ora, l’uomo si volge ordinatamente a Dio quando ne riconosce la suprema maest\u00e0 e il supremo magistero, quando accetta con sottomissione le verit\u00e0 divinamente rivelate, quando ne osserva religiosamente le leggi, quando fa convergere verso di Lui tutta la sua attivit\u00e0, quando per dirla in breve presta, mediante le virt\u00f9 della religione, il debito culto all’unico e vero Dio.<\/span><\/p>\n Questo \u00e8 un dovere che obbliga prima di tutto gli uomini singolarmente, ma \u00e8 anche un dovere collettivo di tutta la comunit\u00e0 umana ordinata con reciproci vincoli sociali, perch\u00e9 anch’essa dipende dalla somma autorit\u00e0 di Dio. Si noti, poi, che questo \u00e8 un particolare dovere degli uomini, in quanto Dio li ha elevati all’ordine soprannaturale. Cos\u00ec se consideriamo Dio come autore dell’antica Legge, lo vediamo proclamare anche precetti rituali e determinare accuratamente le norme che il popolo deve osservare nel rendergli il legittimo culto. Stabil\u00ec, quindi, vari sacrifici e design\u00f2 varie cerimonie con le quali dovevano compiersi; e determin\u00f2 chiaramente ci\u00f2 che si riferiva all’Arca dell’Alleanza, al Tempio ed ai giorni festivi; design\u00f2 la trib\u00f9 sacerdotale e il sommo sacerdote, indic\u00f2 e descrisse le vesti da usarsi dai sacri ministri e quanto altro mai aveva relazione col culto divino (cfr. Levitico<\/i>). Questo culto, del resto, non era altro che l’ombra (Heb<\/i>. 10, 1) di quello che il Sommo Sacerdote del Nuovo Testamento avrebbe reso al Padre Celeste.<\/span><\/p>\n Difatti, appena \u00abil Verbo si \u00e8 fatto carne\u00bb (Joh<\/i>. 1, 14), si manifesta al mondo nel suo ufficio sacerdotale facendo all’Eterno Padre un atto di sottomissione che durer\u00e0 per tutto il tempo della sua vita: \u00abentrando nel mondo dice: . . . Ecco, io vengo . . . per fare, o Dio, la tua volont\u00e0 . . .\u00bb (Heb<\/i>. 10, 5-7), un atto che sar\u00e0 portato a compimento in modo mirabile nel sacrificio cruento della Croce: \u00abIn virt\u00f9 di questa volont\u00e0 noi siamo stati santificati per mezzo dell\u2019oblazione del Corpo di Ges\u00f9 Cristo fatta una volta sola per sempre\u00bb (Heb<\/i>. 10, 10). Tutta la sua attivit\u00e0 tra gli uomini non ha altro scopo. Fanciullo, \u00e8 presentato nel Tempio al Signore; adolescente vi ritorna ancora; in seguito vi si reca spesso per istruire il popolo e per pregare. Prima d’iniziare il ministero pubblico digiuna durante quaranta giorni, e con il suo consiglio ed il suo esempio esorta tutti a pregare sia di giorno che di notte. Come maestro di verit\u00e0, \u00abillumina ogni uomo\u00bb (Joh<\/i>. 1, 9) perch\u00e9 i mortali riconoscano convenientemente il Dio immortale, e non \u00absi sottraggano per perdersi, ma siano fedeli per la salvezza dell’anima\u00bb (Heb<\/i>. 10, 39). Come Pastore, poi, Egli governa il suo gregge, lo conduce ai pascoli di vita, e d\u00e0 una legge da osservare perch\u00e9 nessuno si discosti da Lui e dalla retta via che Egli ha tracciata, ma tutti vivano santamente sotto il suo influsso e la sua azione. Nell’ultima Cena, con rito e apparato solenne, celebra la nuova Pasqua e provvede alla continuazione di essa mediante l’istituzione divina dell’Eucaristia; l’indomani, sollevato tra cielo e terra, offre il salutare sacrificio della sua vita, e dal suo petto squarciato fa in certo modo sgorgare i Sacramenti che impartiscono alle anime i tesori della Redenzione. Facendo questo, Egli ha per unico scopo la gloria del Padre e la sempre maggiore santificazione dell’uomo.<\/span><\/p>\n Entrando, poi, nella sede della beatitudine celeste, vuole che il culto da Lui istituito e prestato durante la sua vita terrena continui ininterrottamente. Giacch\u00e9 Egli non lasci\u00f2 orfano il genere umano, ma come lo assiste sempre col suo continuo e valido patrocinio facendosi nostro avvocato in cielo presso il Padre (1<\/i> Joh<\/i>. 2, 1), cos\u00ec l’aiuta mediante la sua Chiesa, nella quale \u00e8 indefettibilmente presente nel corso dei secoli. Chiesa che Egli ha costituito colonna di verit\u00e0 (1<\/i> Tim<\/i>. 3, 15) e dispensatrice di grazia, e che col sacrificio della Croce fond\u00f2, consacr\u00f2 e conferm\u00f2, in eterno.<\/span><\/p>\n La Chiesa, dunque, ha in comune col Verbo incarnato lo scopo, l’impegno e la funzione d’insegnare a tutti la verit\u00e0, reggere e governare gli uomini, offrire a Dio il sacrificio accettabile e grato, e cos\u00ec ristabilire tra il Creatore e le creature quell’unione ed armonia che l’Apostolo delle genti chiaramente indica con queste parole: \u00abVoi non siete pi\u00f9 stranieri e ospiti, ma siete concittadini dei Santi e della famiglia di Dio, sovraedificati sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti, con lo stesso Ges\u00f9 Cristo come pietra angolare, su cui tutto l’edificio insieme connesso s’innalza in tempio santo nel Signore, e sopra di lui anche voi siete insieme edificati in dimora di Dio nello Spirito\u00bb (Eph<\/i>. 2, 19-22) Perci\u00f2 la societ\u00e0 fondata dal Divino Redentore non ha altro fine, sia con la sua dottrina e il suo governo, sia col Sacrificio ed i Sacramenti da Lui istituiti, sia infine col ministero da Lui affidatole, con le sue preghiere e il suo sangue, che crescere e dilatarsi sempre pi\u00f9: il che avviene quando Cristo \u00e8 edificato e dilatato nelle anime dei mortali, e quando, vicendevolmente, le anime dei mortali sono edificate e dilatate a Cristo; di maniera che in questo esilio terreno prosperi il tempio nel quale la Divina Maest\u00e0 riceve il culto grato e legittimo. In ogni azione liturgica, quindi, insieme con la Chiesa \u00e8 presente il suo Divino Fondatore: Cristo \u00e8 presente nell’augusto Sacrificio dell’altare sia nella persona del suo ministro, sia, massimamente, sotto le specie eucaristiche; \u00e8 presente nei Sacramenti con la virt\u00f9 che in essi trasfonde perch\u00e9 siano strumenti efficaci di santit\u00e0; \u00e8 presente infine nelle lodi e nelle suppliche a Dio rivolte, come sta scritto: \u00abDove sono due o tre adunati in nome mio, ivi io sono in mezzo ad essi\u00bb (Matth<\/i>. 18, 20).<\/span><\/p>\n Definizione della Liturgia<\/b><\/span><\/p>\n La sacra Liturgia \u00e8 pertanto il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre, come Capo della Chiesa, ed \u00e8 il culto che la societ\u00e0 dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all’Eterno Padre: \u00e8, per dirla in breve, il culto integrale del Corpo mistico di Ges\u00f9 Cristo, cio\u00e8 del Capo e delle sue membra. L’azione liturgica ha inizio con la fondazione stessa della Chiesa. I primi cristiani, difatti, \u00aberano assidui agli insegnamenti degli Apostoli e alla comune frazione del pane e alla preghiera\u00bb (Act<\/i>. 2, 42). Dovunque i Pastori possono radunare un nucleo di fedeli, erigono un altare sul quale offrono il Sacrificio, e intorno ad esso vengono disposti altri riti adatti alla santificazione degli uomini e alla glorificazione di Dio. Tra questi riti sono, in primo luogo, i Sacramenti, cio\u00e8 le sette principali fonti di salvezza; poi la celebrazione della lode divina, con la quale i fedeli anche insieme riuniti obbediscono alla esortazione dell’Apostolo: \u00abIstruendovi ed esortandovi tra voi con ogni sapienza, cantando a Dio nei vostri cuori, ispirati dalla grazia, salmi, inni e cantici spirituali\u00bb (Col<\/i>. 3, 16); poi la lettura della Legge, dei Profeti, del Vangelo e delle Lettere Apostoliche, e infine l’omelia con la quale il Presidente dell’assemblea ricorda e commenta utilmente i precetti del Divino Maestro, gli avvenimenti principali della sua vita, e ammonisce tutti gli astanti con opportune esortazioni ed esempi.<\/span><\/p>\n Il culto si organizza e si sviluppa secondo le circostanze ed bisogni dei cristiani, si arricchisce di nuovi riti, cerimonie e formole, sempre con il medesimo intento: \u00abaffinch\u00e9 cio\u00e8 da quei segni noi siamo stimolati . . . ci sia noto il progresso compiuto e ci sentiamo sollecitati ad accrescerlo con maggior vigore: l’effetto, difatti, \u00e8 pi\u00f9 degno se pi\u00f9 ardente \u00e8 l’affetto che lo precede\u00bb (Sant’Agostino, Epist. CXXX ad Probam<\/i>, 18). Cos\u00ec l’anima pi\u00f9 e meglio si eleva verso Dio; cos\u00ec il sacerdozio di Ges\u00f9 Cristo \u00e8 sempre in atto nella successione dei tempi, non essendo altro la Liturgia che l’esercizio di questo sacerdozio. Come il suo Capo divino, cos\u00ec la Chiesa assiste continuamente i suoi figli, li aiuta e li esorta alla santit\u00e0, perch\u00e9, ornati di questa soprannaturale dignit\u00e0, possano un giorno far ritorno al Padre che \u00e8 nei cieli. Essa rigenera alla vita celeste i nati alla vita terrena, li corrobora di Spirito Santo per la lotta contro il nemico implacabile; chiama i cristiani intorno agli altari e, con insistenti inviti, li esorta a celebrare e prender parte al Sacrificio Eucaristico, e li nutre col pane degli Angeli perch\u00e9 siano sempre pi\u00f9 saldi; purifica e consola coloro che il peccato fer\u00ec e macchi\u00f2; consacra con legittimo rito coloro che per divina vocazione sono chiamati al ministero sacerdotale; rinvigorisce con grazie e doni divini il casto connubio di quelli che sono destinati a fondare e costituire la famiglia cristiana; dopo averne confortato e ristorato col Viatico Eucaristico e la Sacra Unzione le ultime ore della vita terrena, accompagna al sepolcro con somma piet\u00e0 le spoglie dei suoi figli, le compone religiosamente, le protegge al riparo della Croce, perch\u00e9 possano un giorno risorgere trionfando sulla morte; benedice con particolare solennit\u00e0 quanti dedicano la loro vita al servizio divino nel conseguimento della perfezione religiosa; stende la sua mano soccorrevole alle anime che nelle fiamme della purificazione implorano preghiere e suffragi, per condurle finalmente alla eterna beatitudine.<\/span><\/p>\n Culto interno ed esterno<\/b><\/span><\/p>\n Tutto il complesso del culto che la Chiesa rende a Dio deve essere interno ed esterno. \u00c8 esterno perch\u00e9 lo richiede la natura dell’uomo composto di anima e di corpo; perch\u00e9 Dio ha disposto che \u00abconoscendoLo per mezzo delle cose visibili, siamo attratti all’amore delle cose invisibili\u00bb (cfr. Missale Romanum<\/i>, Prefazio della Nativit\u00e0); perch\u00e9 tutto ci\u00f2 che viene dall’anima \u00e8 naturalmente espresso dai sensi; di pi\u00f9 perch\u00e9 il culto divino appartiene non soltanto al singolo ma anche alla collettivit\u00e0 umana, e quindi \u00e8 necessario che sia sociale, il che \u00e8 impossibile, nell’ambito religioso, senza vincoli e manifestazioni esteriori; e, infine, perch\u00e9 \u00e8 un mezzo che mette particolarmente in evidenza l’unit\u00e0 del Corpo Mistico, ne accresce i santi entusiasmi, ne rinsalda le forze e ne intensifica l’azione: \u00absebbene, infatti, le cerimonie, in se stesse, non contengano nessuna perfezione e santit\u00e0, tuttavia sono atti esterni di religione, che, come segni, stimolano l’anima alla venerazione delle cose sacre, elevano la mente alle realt\u00e0 soprannaturali, nutrono la piet\u00e0, fomentano la carit\u00e0, accrescono la fede, irrobustiscono la devozione, istruiscono i semplici, ornano il culto di Dio, conservano la religione e distinguono i veri dai falsi cristiani e dagli eterodossi\u00bb (Card. Bona, De divina psalmodia<\/i>, cap. 19, \u00a7 3.1).<\/span><\/p>\n Ma l’elemento essenziale del culto deve essere quello interno: \u00e8 necessario, difatti, vivere sempre in Cristo, tutto a Lui dedicarsi, affinch\u00e9 in Lui, con Lui e per Lui si dia gloria al Padre. La sacra Liturgia richiede che questi due elementi siano intimamente congiunti; ci\u00f2 che essa non si stanca mai di ripetere ogni qualvolta prescrive un atto esterno di culto. Cos\u00ec, per esempio, a proposito del digiuno ci esorta: \u00abAffinch\u00e9 ci\u00f2 che la nostra osservanza professa esternamente, si operi di fatto nel nostro interno\u00bb (cfr. Missale Romanum<\/i>, Segreta della feria quinta dopo la II Domenica di Quaresima). Diversamente, la religione diventa un formalismo senza fondamento e senza contenuto. Voi sapete, Venerabili Fratelli, che il Divino Maestro stima indegni del sacro tempio ed espelle coloro i quali credono di onorare Dio soltanto col suono di ben costruite parole e con pose teatrali, e son persuasi di poter benissimo provvedere alla loro eterna salute senza sradicare dall’anima i vizi inveterati (Mc<\/i>. 7, 6; Is<\/i>. 29, 13). La Chiesa, pertanto, vuole che tutti fedeli si prostrino ai piedi del Redentore per professarGli il loro amore e la loro venerazione; vuole che le folle, come i fanciulli che andarono incontro a Cristo mentre entrava a Gerusalemme con gioiose acclamazioni, inneggino ed accompagnino il Re dei re e il Sommo Autore di ogni beneficio con il canto di gloria e di ringraziamento; vuole che sul loro labbro siano preghiere, ora supplici ora liete e grate, con le quali come gli apostoli presso il lago di Tiberiade, possano sperimentare l’aiuto della sua misericordia e della sua potenza; o, come Pietro sul monte Tabor, abbandonino se stessi ed ogni lor cosa a Dio nei mistici trasporti della contemplazione.<\/span><\/p>\n Non hanno, perci\u00f2, una esatta nozione della sacra Liturgia coloro i quali la ritengono come una parte soltanto esterna e sensibile del culto divino o come un cerimoniale decorativo; n\u00e9 sbagliano meno coloro, i quali la considerano come una mera somma di leggi e di precetti con i quali la Gerarchia ecclesiastica ordina il compimento dei riti.<\/span><\/p>\n Deve, quindi, essere ben noto a tutti che non si pu\u00f2 degnamente onorare Dio se l’anima non si rivolge al conseguimento della perfezione della vita, e che il culto reso a Dio dalla Chiesa in unione col suo Capo divino ha la massima efficacia di santificazione.<\/span><\/p>\n Questa efficacia se si tratta del Sacrificio Eucaristico e dei Sacramenti, proviene prima di tutto dal valore dell’azione in se stessa (ex opere operato<\/i>); se poi si considera anche l’attivit\u00e0 propria della immacolata Sposa di Ges\u00f9 Cristo con la quale essa orna di preghiere e di sacre cerimonie il Sacrificio Eucaristico ed i Sacramenti, o, se si tratta dei Sacramentali e di altri riti istituiti dalla Gerarchia ecclesiastica, allora l’efficacia deriva piuttosto dall’azione della Chiesa (ex opere operantis Ecclesi\u00e6<\/i>) in quanto essa \u00e8 santa ed opera sempre in intima unione con il suo Capo.<\/span><\/p>\n A questo proposito, Venerabili Fratelli, desideriamo che voi rivolgiate la vostra attenzione alle nuove teorie sulla \u00abpiet\u00e0 oggettiva\u00bb, le quali, sforzandosi di mettere in evidenza il mistero del Corpo Mistico, la realt\u00e0 effettiva della grazia santificante e l’azione divina dei Sacramenti e del Sacrificio eucaristico, vorrebbero trascurare o attenuare la \u00abpiet\u00e0 soggettiva\u00bb o personale.<\/span><\/p>\n Nelle celebrazioni liturgiche, e in particolare nell’augusto Sacrificio dell’altare, si continua senza dubbio l’opera della nostra Redenzione e se ne applicano i frutti. Cristo opera la nostra salvezza ogni giorno nei Sacramenti e nel suo Sacrificio, e, per loro mezzo, continuamente purifica e consacra a Dio il genere umano. Essi, dunque, hanno una virt\u00f9 oggettiva con la quale, di fatto, fanno partecipi le nostre anime della vita divina di Ges\u00f9 Cristo. Essi, dunque, hanno, non per nostra ma per divina virt\u00f9, l\u2019efficacia di collegare la piet\u00e0 delle membra con la piet\u00e0 del Capo, e di renderla, in certo modo, un’azione di tutta la comunit\u00e0. Da questi profondi argomenti alcuni concludono che tutta la piet\u00e0 cristiana deve incentrarsi nel mistero del Corpo Mistico di Cristo, senza nessun riguardo personale e soggettivo, e perci\u00f2 ritengono che si debbano trascurare le altre pratiche religiose non strettamente liturgiche e compiute al di fuori del culto pubblico.<\/span><\/p>\n Tutti, per\u00f2, possono rendersi conto che queste conclusioni circa le due specie di piet\u00e0, sebbene i suesposti princip\u00ee siano ottimi, sono del tutto false, insidiose e dannosissime.<\/span><\/p>\n \u00c8 vero che i Sacramenti e il Sacrificio dell’altare hanno una intrinseca virt\u00f9 in quanto sono azioni di Cristo stesso che comunica e diffonde la grazia del Capo divino nelle membra del Corpo Mistico, ma, per aver la debita efficacia, essi esigono le buone disposizioni dell’anima nostra. Pertanto, a proposito della Eucaristia, S. Paolo ammonisce: \u00abCiascuno esamini se stesso e cos\u00ec mangi di quel pane e beva del calice\u00bb (1<\/i> Cor<\/i>. 11, 28). Perci\u00f2 la Chiesa definisce brevemente e chiaramente tutti gli esercizi con i quali l’anima nostra si purifica, specialmente durante la Quaresima: \u00abi presidi della milizia cristiana\u00bb (cfr. Missale Romanum<\/i>, Feria quarta delle Ceneri, Preghiera dopo l’imposizione delle Ceneri); sono infatti l’azione delle membra che, con l’aiuto della grazia, vogliono aderire al loro Capo perch\u00e9 \u00abci sia manifesta -per ripetere le parole di S. Agostino – nel nostro Capo la fonte stessa della grazia\u00bb (De pr\u00e6destinatione Sanctorum<\/i>, 31). Ma \u00e8 da notarsi che queste membra sono vive, fornite di ragione e volont\u00e0 proprie, perci\u00f2 \u00e8 necessario che esse, accostando le labbra alla fonte, prendano e assimilino l’alimento vitale e rimuovano tutto ci\u00f2 che pu\u00f2 impedirne l’efficacia. Si deve dunque affermare che l’opera della redenzione, in s\u00e9 indipendente dalla nostra volont\u00e0, richiede l’intimo sforzo dell’anima nostra perch\u00e9 possiamo conseguire l’eterna salvezza.<\/span><\/p>\n Se la piet\u00e0 privata e interna dei singoli trascurasse l’augusto Sacrificio dell’altare e i Sacramenti e si sottraesse all’influsso salvifico che emana dal Capo nelle membra, sarebbe senza dubbio riprovevole e sterile; ma quando tutte le disposizioni interne e gli esercizi di piet\u00e0 non strettamente liturgici fissano lo sguardo dell’animo sugli atti umani unicamente per indirizzarli al Padre che \u00e8 nei cieli, per stimolare salutarmente gli uomini alla penitenza e al timor di Dio e, strappatili all’attrattiva del mondo e dei vizi, condurli felicemente per arduo cammino al vertice della santit\u00e0, allora sono non soltanto sommamente lodevoli, ma necessari, perch\u00e9 scoprono i pericoli della vita spirituale, ci spronano all’acquisto delle virt\u00f9 e aumentano il fervore col quale dobbiamo dedicarci tutti al servizio di Ges\u00f9 Cristo.<\/span><\/p>\n L\u2019azione divina e la cooperazione umana<\/b><\/span><\/p>\n La genuina piet\u00e0, che l’Angelico chiama \u00abdevozione\u00bb e che \u00e8 l\u2019atto principale della virt\u00f9 della religione col quale gli uomini si ordinano rettamente, si orientano opportunamente verso Dio, e liberamente si dedicano al culto (San Tommaso, Summa Theol<\/i>., 2.a 2.\u00e6, q. 82, a. 1), ha bisogno della meditazione delle realt\u00e0 soprannaturali e delle pratiche spirituali perch\u00e9 si alimenti, stimoli e vigoreggi, e ci animi alla perfezione. Poich\u00e9 la religione cristiana debitamente praticata richiede soprattutto che la volont\u00e0 si consacri a Dio e influisca sulle altre facolt\u00e0 dell’anima. Ma ogni atto di volont\u00e0 presuppone l’esercizio della intelligenza, e, prima che si concepisca il desiderio e il proposito di darsi a Dio per mezzo del sacrificio, \u00e8 assolutamente necessaria la conoscenza degli argomenti e dei motivi che impongono la religione, come, per esempio, il fine ultimo dell’uomo e la grandezza della divina maest\u00e0, il dovere della soggezione al Creatore, i tesori inesauribili dell’amore col quale Egli ci vuole arricchire, la necessit\u00e0 della grazia per giungere alla meta assegnataci, e la via particolare che la divina Provvidenza ci ha preparata unendoci tutti come membra di un Corpo a Ges\u00f9 Cristo Capo. E poich\u00e9 non sempre i motivi dell’amore fanno presa sull’anima agitata dalle passioni, \u00e8 molto opportuno che ci impressioni anche la salutare considerazione della divina giustizia per ridurci alla cristiana umilt\u00e0, alla penitenza ed alla emendazione.<\/span><\/p>\n Tutte queste considerazioni non devono essere una vuota ed astratta reminiscenza, ma devono mirare effettivamente a sottomettere i nostri sensi e le loro facolt\u00e0 alla ragione illuminata dalla fede, a purificare l’anima che si unisca ogni giorno pi\u00f9 intimamente a Cristo e sempre pi\u00f9 si conformi a Lui e da Lui attinga l’ispirazione e la forza divina di cui ha bisogno, e ad essere agli uomini stimolo sempre pi\u00f9 efficace al bene, alla fedelt\u00e0 al proprio dovere, alla pratica della religione, al fervente esercizio della virt\u00f9 secondo l’insegnamento: \u00abvoi siete di Cristo e Cristo \u00e8 di Dio\u00bb (1<\/i> Cor<\/i>. 3, 23). Tutto, dunque, sia organico e teocentrico, se vogliamo davvero che tutto sia indirizzato alla gloria di Dio per la vita e la virt\u00f9 che ci viene dal nostro Capo divino: \u00abavendo, dunque, fiducia di entrare nel Santo dei Santi, per il Sangue di Cristo, per la via nuova e vivente che Egli inaugur\u00f2 per noi attraverso il velo, cio\u00e8 attraverso la sua carne, e avendo un gran sacerdote preposto alla casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, con pienezza di fede, purgato il cuore da coscienza di colpa e lavato il corpo con acqua monda, attacchiamoci incrollabilmente alla professione della nostra speranza . . . e stiamo attenti gli uni agli altri per stimolarci alla carit\u00e0 e alle opere buone\u00bb (Heb<\/i>. 10, 19-24).<\/span><\/p>\n Da ci\u00f2 deriva l’armonioso equilibrio delle membra del Corpo Mistico di Ges\u00f9 Cristo. Con l’insegnamento della fede cattolica, con l\u2019esortazione alla osservanza dei cristiani precetti, la Chiesa prepara la via alla sua azione propriamente sacerdotale e santificatrice; ci dispone ad una pi\u00f9 intima contemplazione della vita del Divino Redentore e ci conduce ad una pi\u00f9 profonda conoscenza dei misteri della fede, perch\u00e9 ne ricaviamo soprannaturale alimento e forza per un sicuro progresso nella vita perfetta, per mezzo di Ges\u00f9 Cristo. Non soltanto per opera dei suoi ministri, ma anche per quella dei singoli fedeli in tal modo imbevuti dello Spirito di Ges\u00f9 Cristo, la Chiesa si sforza di compenetrare di questo stesso spirito la vita e l\u2019attivit\u00e0 privata, coniugale, sociale e perfino economica e politica degli uomini perch\u00e9 tutti coloro che si chiamano figli di Dio possano pi\u00f9 facilmente conseguire il loro fine.<\/span><\/p>\n In questa maniera l’azione privata e lo sforzo ascetico diretto alla purificazione dell’anima stimolano le energie dei fedeli, e li dispongono a partecipare con migliori disposizioni all’augusto Sacrificio dell\u2019altare, a ricevere i Sacramenti con frutto maggiore, ed a celebrare i sacri riti in modo da uscirne pi\u00f9 animati e formati alla preghiera ed alla cristiana abnegazione, a cooperare attivamente alle ispirazioni ed agli inviti della grazia e ad imitare ogni giorno di pi\u00f9 le virt\u00f9 del Redentore, non soltanto per il loro proprio vantaggio, ma anche per quello di tutto il corpo della Chiesa, nel quale tutto il bene che si compie proviene dalla virt\u00f9 del Capo e ridonda a beneficio delle membra.<\/span><\/p>\n Perci\u00f2 nella vita spirituale nessuna opposizione o ripugnanza pu\u00f2 esservi tra l’azione divina, che infonde la grazia nelle anime per continuare la nostra redenzione, e l’operosa collaborazione dell’uomo, che non deve render vano il dono di Dio (2<\/i> Cor<\/i>. 6, 1); tra l\u2019efficacia del rito esterno dei Sacramenti che proviene dall\u2019intrinseco valore di esso (ex opere operato) e il merito di chi li amministra o li riceve (opus operantis<\/i>); tra le orazioni private e le preghiere pubbliche; fra l’etica e la contemplazione; fra la vita ascetica e la piet\u00e0 liturgica; fra il potere di giurisdizione e di legittimo magistero, e la potest\u00e0 eminentemente sacerdotale che si esercita nello stesso sacro ministero (cfr. CJC, cann. 125, 126, 565, 571, 595, 1367).<\/span><\/p>\n Per gravi motivi la Chiesa prescrive ai ministri dell’altare e ai religiosi che, nei tempi stabiliti, attendano alla pia meditazione, al diligente esame ed emendamento della coscienza, e agli altri spirituali esercizi, poich\u00e9 essi sono in modo particolare destinati a compiere le funzioni liturgiche del Sacrificio e della lode divina. Senza dubbio la preghiera liturgica, essendo pubblica supplica della inclita Sposa di Ges\u00f9 Cristo, ha una dignit\u00e0 maggiore di quella delle preghiere private; ma questa superiorit\u00e0 non vuol dire che fra questi due generi di preghiera ci sia contrasto od opposizione. Tutt’e due si fondono e si armonizzano perch\u00e9 animate da un unico spirito: \u00abtutto e in tutti Cristo\u00bb (Col<\/i>. 3, 11), e tendono allo stesso scopo: finch\u00e9 il Cristo non sia formato in noi (Gal<\/i>. 4, 19).<\/span><\/p>\n Culto e Gerarchia<\/b><\/span><\/p>\n Per meglio comprendere, poi, la sacra Liturgia, \u00e8 necessario considerare un altro suo importante carattere. La Chiesa \u00e8 una societ\u00e0, ed esige, perci\u00f2, una sua propria autorit\u00e0 e gerarchia. Se tutte le membra del Corpo Mistico partecipano ai medesimi beni e tendono ai medesimi fini, non tutte godono dello stesso potere e sono abilitate a compiere le medesime azioni. Il Divin Redentore ha, difatti, stabilito il suo Regno sulle fondamenta dell’Ordine sacro, che \u00e8 un riflesso della celeste Gerarchia. Ai soli Apostoli ed a coloro che, dopo di essi, hanno ricevuto dai loro successori l’imposizione delle mani, \u00e8 conferita la potest\u00e0 sacerdotale, in virt\u00f9 della quale, come rappresentano davanti al popolo loro affidato la persona di Ges\u00f9 Cristo, cos\u00ec rappresentano il popolo davanti a Dio. Questo sacerdozio non viene trasmesso n\u00e9 per eredit\u00e0 n\u00e9 per discendenza carnale, n\u00e9 risulta per emanazione della comunit\u00e0 cristiana o per deputazione popolare. Prima di rappresentare il popolo presso Dio, il sacerdote rappresenta il divin Redentore, e perch\u00e9 Ges\u00f9 Cristo \u00e8 il Capo di quel corpo di cui i cristiani sono membra, egli rappresenta Dio presso il suo popolo. La potest\u00e0 conferitagli, dunque, non ha nulla di umano nella sua natura; \u00e8 soprannaturale e viene da Dio: \u00abCome il Padre ha mandato me, anch’io mando voi . . . (Joh<\/i>. 20, 21), chi ascolta voi, ascolta me . . . (Luc<\/i>. 10, 16), andando in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura; chi creder\u00e0 e sar\u00e0 battezzato, sar\u00e0 salvo\u00bb (Marc<\/i>. 16, 15-16). Perci\u00f2 il sacerdozio esterno e visibile di Ges\u00f9 Cristo si trasmette nella Chiesa non in modo universale, generico e indeterminato, ma \u00e8 conferito a individui eletti, con la generazione spirituale dell’Ordine, uno dei sette Sacramenti, il quale non solo conferisce una grazia particolare, propria di questo stato e di questo ufficio, ma anche un carattere indelebile, che configura i sacri ministri a Ges\u00f9 Cristo sacerdote, dimostrandoli adatti a compiere quei legittimi atti di religione con i quali gli uomini sono santificati e Dio \u00e8 glorificato, secondo le esigenze dell’economia soprannaturale.<\/span><\/p>\n Difatti, come il lavacro del Battesimo distingue i cristiani e li separa dagli altri che non sono stati lavati nell’onda purificatrice e non sono membra di Cristo, cos\u00ec il Sacramento dell’Ordine distingue i sacerdoti da tutti gli altri cristiani non consacrati, perch\u00e9 essi soltanto, per vocazione soprannaturale, sono stati introdotti all’augusto ministero che li destina ai sacri altari e li costituisce divini strumenti per mezzo dei quali si partecipa alla vita soprannaturale col Mistico Corpo di Ges\u00f9 Cristo. Inoltre, come abbiamo gi\u00e0 detto, essi soltanto sono segnati col carattere indelebile che li configura al sacerdozio di Cristo, e le loro mani soltanto sono consacrate \u00abperch\u00e9 sia benedetto tutto ci\u00f2 che benedicono, e tutto ci\u00f2 che consacrano sia consacrato e santificato in nome del Signor Nostro Ges\u00f9 Cristo\u00bb. Ai sacerdoti, dunque, deve ricorrere chiunque vuol vivere in Cristo, perch\u00e9 da essi riceva il conforto e l’alimento della vita spirituale, il farmaco salutare che lo saner\u00e0 e lo rinvigorir\u00e0, perch\u00e9 possa felicemente risorgere dalla perdizione e dalla rovina dei vizi; da essi, infine, ricever\u00e0 la benedizione che consacra la famiglia, e da essi l’ultimo anelito della vita mortale sar\u00e0 diretto all’ingresso nella beatitudine eterna.<\/span><\/p>\n Poich\u00e9, dunque, la sacra Liturgia \u00e8 compiuta soprattutto dai sacerdoti in nome della Chiesa, la sua organizzazione, il suo regolamento e la sua forma non possono che dipendere dall’autorit\u00e0 della Chiesa. Questa \u00e8 non soltanto una conseguenza della natura stessa del culto cristiano, ma \u00e8 anche confermata dalle testimonianze della storia.<\/span><\/p>\n Liturgia e dogma<\/b><\/span><\/p>\n Questo inconcusso diritto della Gerarchia Ecclesiastica \u00e8 provato anche dal fatto che la sacra Liturgia ha strette attinenze con quei principi dottrinali che la Chiesa propone come facenti parte di certissime verit\u00e0, e perci\u00f2 deve conformarsi ai dettami della fede cattolica proclamati dall’autorit\u00e0 del supremo Magistero per tutelare la integrit\u00e0 della religione rivelata da Dio.<\/span><\/p>\n A questo proposito, Venerabili Fratelli, riteniamo di porre nella sua giusta luce una cosa che pensiamo non esservi ignota: l’errore, cio\u00e8, di coloro i quali pretesero che la sacra Liturgia fosse quasi un esperimento del dogma, in quanto che se una di queste verit\u00e0 avesse, attraverso i riti della sacra Liturgia, portato frutti di piet\u00e0 e di santit\u00e0, la Chiesa avrebbe dovuto approvarla, diversamente l’avrebbe ripudiata. Donde quel principio: La legge della preghiera \u00e8 legge della fede (Lex orandi, lex credendi<\/i>).<\/span><\/p>\n Non \u00e8, per\u00f2, cos\u00ec che insegna e comanda la Chiesa. Il culto che essa rende a Dio \u00e8, come brevemente e chiaramente dice S. Agostino, una continua professione di fede cattolica e un esercizio della speranza e della carit\u00e0: \u00abDio si deve onorare con la fede, la speranza e la carit\u00e0\u00bb. Nella sacra Liturgia facciamo esplicita professione di fede non soltanto con la celebrazione dei divini misteri, con il compimento del Sacrificio e l’amministrazione dei Sacramenti, ma anche recitando e cantando il Simbolo della fede, che \u00e8 come il distintivo e la tessera dei cristiani, con la lettura di altri documenti e delle Sacre Lettere scritte per ispirazione dello Spirito Santo. Tutta la Liturgia ha, dunque, un contenuto di fede cattolica, in quanto attesta pubblicamente la fede della Chiesa.<\/span><\/p>\n Per questo motivo, sempre che si \u00e8 trattato di definire un dogma, i Sommi Pontefici e i Concili, attingendo ai cosiddetti \u00abFonti teologici\u00bb, non di rado hanno desunto argomenti anche da questa sacra disciplina; come fece, per esempio, il Nostro Predecessore di immortale memoria Pio IX quando defin\u00ec l\u2019Immacolata Concezione di Maria Vergine. Allo stesso modo, anche la Chiesa e i Santi Padri, quando si discuteva di una verit\u00e0 controversa o messa in dubbio, non hanno mancato di chiedere luce anche ai riti venerabili trasmessi dall’antichit\u00e0. Cos\u00ec si ha la nota e veneranda sentenza: \u00abLa legge della preghiera stabilisca la legge della fede\u00bb (Legem credendi lex statuat supplicandi<\/i>). La Liturgia, dunque, non determina n\u00e9 costituisce il senso assoluto e per virt\u00f9 propria la fede cattolica, ma piuttosto, essendo anche una professione delle celesti verit\u00e0, professione sottoposta al Supremo Magistero della Chiesa, pu\u00f2 fornire argomenti e testimonianze di non poco valore per chiarire un punto particolare della dottrina cristiana. Che se vogliamo distinguere e determinare in modo generale ed assoluto le relazioni che intercorrono tra fede e Liturgia, si pu\u00f2 affermare con ragione che \u00abla legge della fede deve stabilire la legge della preghiera\u00bb. Lo stesso deve dirsi anche quando si tratta delle altre virt\u00f9 teologiche: \u00abNella . . . fede, nella speranza e nella carit\u00e0 preghiamo sempre con desiderio continuo\u00bb.<\/span><\/p>\n Progresso e sviluppo della Liturgia<\/b><\/span><\/p>\n La Gerarchia Ecclesiastica ha sempre usato di questo suo diritto in materia liturgica allestendo e ordinando il culto divino e arricchendolo di sempre nuovo splendore e decoro a gloria di Dio e per il vantaggio dei fedeli. Non dubit\u00f2, inoltre – salva la sostanza del Sacrificio Eucaristico e dei Sacramenti – mutare ci\u00f2 che non riteneva adatto, aggiungere ci\u00f2 che meglio sembrava contribuire all’onore di Ges\u00f9 Cristo e della Trinit\u00e0 augusta alla istruzione e a stimolo salutare del popolo cristiano.<\/span><\/p>\n La sacra Liturgia, difatti, consta di elementi umani e di elementi divini: questi, essendo stati istituiti dal Divin Redentore, non possono, evidentemente, esser mutati dagli uomini; quelli, invece, possono subire varie modifiche, approvate dalla sacra Gerarchia assistita dallo Spirito Santo, secondo le esigenze dei tempi, delle cose e delle anime. Da qui nasce la stupenda variet\u00e0 dei riti orientali ed occidentali; da qui lo sviluppo progressivo di particolari consuetudini religiose e pratiche di piet\u00e0 inizialmente appena accennate; di qui viene che talvolta sono richiamate nell’uso e rinnovate pie istituzioni obliterate dal tempo. Tutto ci\u00f2 testimonia la vita della intemerata Sposa di Ges\u00f9 Cristo durante tanti secoli; esprime il linguaggio da essa usato per manifestare al suo Sposo divino la fede e l’amore inesausto suo e delle genti ad essa affidate; dimostra la sua sapiente pedagogia per stimolare e incrementare nei credenti il \u00absenso di Cristo\u00bb.<\/span><\/p>\n Non poche, in verit\u00e0, sono le cause per le quali si spiega e si evolve il progresso della sacra Liturgia durante la lunga e gloriosa storia della Chiesa. Cos\u00ec, per esempio, una pi\u00f9 certa ed ampia formulazione della dottrina cattolica sulla incarnazione del Verbo di Dio, sul Sacramento e sul Sacrificio Eucaristico, sulla Vergine Maria Madre di Dio, ha contribuito all’adozione di nuovi riti per mezzo dei quali la luce pi\u00f9 splendidamente brillata nella dichiarazione del magistero ecclesiastico, si rifletteva meglio e pi\u00f9 chiaramente nelle azioni liturgiche, per giungere con maggiore facilit\u00e0 alla mente e al cuore del popolo cristiano.<\/span><\/p>\n L’ulteriore sviluppo della disciplina ecclesiastica nell’amministrazione dei Sacramenti, per esempio del Sacramento della Penitenza, l’istituzione e poi la scomparsa del catecumenato, la Comunione Eucaristica sotto una sola specie nella Chiesa Latina, ha contribuito non poco alla modificazione degli antichi riti ed alla graduale adozione di nuovi e pi\u00f9 confacenti alle mutate disposizioni disciplinari.<\/span><\/p>\n A questa evoluzione e a questi mutamenti contribuirono notevolmente le iniziative e le pratiche pie non strettamente connesse con la sacra Liturgia, nate nelle epoche successive per mirabile disposizione di Dio e cos\u00ec diffuse nel popolo: come, per esempio, il culto pi\u00f9 esteso e pi\u00f9 fervido della divina Eucaristia, della passione acerbissima del nostro Redentore, del sacratissimo Cuore di Ges\u00f9, della Vergine Madre di Dio e del suo purissimo Sposo.<\/span><\/p>\n Tra le circostanze esteriori ebbero la loro parte i pubblici pellegrinaggi di devozione ai sepolcri dei martiri, l’osservanza di particolari digiuni istituiti allo stesso fine, le processioni stazionali di penitenza che si celebravano in questa alma Citt\u00e0 e alle quali non di rado interveniva anche il Sommo Pontefice.<\/span><\/p>\n \u00c8 pure facilmente comprensibile come il progresso delle belle arti, in special modo dell’architettura, della pittura e della musica, abbiano influito non poco sul determinarsi e il vario conformarsi degli elementi esteriori della sacra Liturgia.<\/span><\/p>\n La sola autorit\u00e0 competente<\/b><\/span><\/p>\n Del medesimo suo diritto in materia liturgica si \u00e8 servita la Chiesa per tutelare la santit\u00e0 del culto contro gli abusi temerariamente introdotti dai privati e dalle chiese particolari. Cos\u00ec accadde che, moltiplicandosi usi e consuetudini di questo genere durante il secolo XVI, e mettendo le iniziative private in pericolo l’integrit\u00e0 della fede e della piet\u00e0 con grande vantaggio degli eretici e a propaganda del loro errore, il Nostro Predecessore di immortale memoria Sisto V, per difendere i legittimi riti della Chiesa e impedire le infiltrazioni spurie, istitu\u00ec nel 1588 la Congregazione dei riti, organo cui tuttora compete di ordinare e prescrivere con vigile cura tutto ci\u00f2 che riguarda la sacra Liturgia.<\/span><\/p>\n Perci\u00f2 il solo Sommo Pontefice ha il diritto di riconoscere e stabilire qualsiasi prassi di culto, di introdurre e approvare nuovi riti e di mutare quelli che giudica doversi mutare; i Vescovi, poi, hanno il diritto e il dovere di vigilare diligentemente perch\u00e9 le prescrizioni dei sacri canoni relative al culto divino siano puntualmente osservate. Non \u00e8 possibile lasciare all’arbitrio dei privati, siano pure essi membri del Clero, le cose sante e venerande che riguardano la vita religiosa della comunit\u00e0 cristiana, l’esercizio del sacerdozio di Ges\u00f9 Cristo e il culto divino, l’onore che si deve alla SS. Trinit\u00e0, al Verbo Incarnato, alla sua augusta Madre c agli altri Santi, e la salvezza degli uomini; per lo stesso motivo a nessuno \u00e8 permesso di regolare in questo campo azioni esterne che hanno un intimo nesso con la disciplina ecclesiastica, con l’ordine, l\u2019unit\u00e0 e la concordia del Corpo Mistico, e non di rado con la stessa integrit\u00e0 della fede cattolica.<\/span><\/p>\n Innovazioni temerarie<\/b><\/span><\/p>\n Certo, la Chiesa \u00e8 un organismo vivente, e perci\u00f2, anche per quel che riguarda la sacra Liturgia, ferma restando l’integrit\u00e0 del suo insegnamento, cresce e si sviluppa, adattandosi e conformandosi alle circostanze ed alle esigenze che si verificano nel corso del tempo; tuttavia \u00e8 severamente da riprovarsi il temerario ardimento di coloro che di proposito introducono nuove consuetudini liturgiche o fanno rivivere riti gi\u00e0 caduti in disuso e che non concordano con le leggi e le rubriche vigenti. Cos\u00ec, non senza grande dolore, sappiamo che accade non soltanto in cose di poca, ma anche di gravissima importanza; non manca,difatti, chi usa la lingua volgare nella celebrazione del Sacrificio Eucaristico, chi trasferisce ad altri tempi feste fissate gi\u00e0 per ponderate ragioni; chi esclude dai legittimi libri della preghiera pubblica gli scritti del Vecchio Testamento, reputandoli poco adatti ed opportuni per i nostri tempi.<\/span><\/p>\n L’uso della lingua latina come vige nella gran parte della Chiesa, \u00e8 un chiaro e nobile segno di unit\u00e0 e un efficace antidoto ad ogni corruttela della pura dottrina. In molti riti, peraltro, l’uso della lingua volgare pu\u00f2 essere assai utile per il popolo, ma soltanto la Sede Apostolica ha il potere di concederlo, e perci\u00f2 in questo campo nulla \u00e8 lecito fare senza il suo giudizio e la sua approvazione, perch\u00e9, come abbiamo detto, l’ordinamento della sacra Liturgia \u00e8 di sua esclusiva competenza.<\/span><\/p>\n Allo stesso modo si devono giudicare gli sforzi di alcuni per ripristinare certi antichi riti e Cerimonie. La Liturgia dell’epoca antica \u00e8 senza dubbio degna di venerazione, ma un antico uso non \u00e8, a motivo soltanto della sua antichit\u00e0, il migliore sia in se stesso sia in relazione ai tempi posteriori ed alle nuove condizioni verificatesi. Anche i riti liturgici pi\u00f9 recenti sono rispettabili, poich\u00e9 sono sorti per influsso dello Spirito Santo che \u00e8 con la Chiesa fino alla consumazione dei secoli, e sono mezzi dei quali l’inclita Sposa di Ges\u00f9 Cristo si serve per stimolare e procurare la santit\u00e0 degli uomini.<\/span><\/p>\n \u00c8 certamente cosa saggia e lodevolissima risalire con la mente e con l’anima alle fonti della sacra Liturgia, perch\u00e9 il suo studio, riportandosi alle origini, aiuta non poco a comprendere il significato delle feste e a indagare con maggiore profondit\u00e0 e accuratezza il senso delle cerimonie; ma non \u00e8 certamente cosa altrettanto saggia e lodevole ridurre tutto e in ogni modo all’antico. Cos\u00ec, per fare un esempio, \u00e8 fuori strada chi vuole restituire all’altare l’antica forma di mensa; chi vuole eliminare dai paramenti liturgici il colore nero; chi vuole escludere dai templi le immagini e le statue sacre; chi vuole cancellare nella raffigurazione del Redentore crocifisso i dolori acerrimi da Lui sofferti; chi ripudia e riprova il canto polifonico anche quando \u00e8 conforme alle norme emanate dalla Santa Sede.<\/span><\/p>\n Come, difatti, nessun cattolico di senso pu\u00f2 rifiutare le formulazioni della dottrina cristiana composte e decretate con grande vantaggio in epoca pi\u00f9 recente dalla Chiesa, ispirata e retta dallo Spirito Santo, per ritornare alle antiche formule dei primi Concili, o pu\u00f2 ripudiare le leggi vigenti per ritornare alle prescrizioni delle antiche fonti del Diritto Canonico, cos\u00ec, quando si tratta della sacra Liturgia, non sarebbe animato da zelo retto e intelligente colui il quale volesse tornare agli antichi riti ed usi ripudiando le nuove norme introdotte per disposizione della Divina Provvidenza e per le mutate circostanze. Questo modo di pensare e di agire, difatti, fa rivivere l’eccessivo ed insano archeologismo suscitato dall\u2019illegittimo concilio di Pistoia, e si sforza di ripristinare i molteplici errori che furono le premesse di quel conciliabolo e ne seguirono con grande danno delle anime, e che la Chiesa, vigilante custode del \u00abdeposito della fede\u00bb affidatole dal suo Divino Fondatore, a buon diritto condann\u00f2. Siffatti deplorevoli propositi ed iniziative tendono a paralizzare l’azione santificatrice con la quale la sacra Liturgia indirizza salutarmente al Padre celeste i figli di adozione.<\/span><\/p>\n Tutto, dunque, sia fatto nella necessaria unione con la Gerarchia ecclesiastica. Nessuno si arroghi il diritto di essere legge a se stesso e di imporla agli altri di sua volont\u00e0. Soltanto il Sommo Pontefice, in qualit\u00e0 di successore di Pietro al quale il Divin Redentore affid\u00f2 il gregge universale, ed insieme i Vescovi che, sotto la dipendenza della Sede Apostolica, \u00ablo Spirito Santo pose . . . a reggere la Chiesa di Dio\u00bb, hanno il diritto e il dovere di governare il popolo cristiano. Perci\u00f2, Venerabili Fratelli, ogni qual volta voi tutelate la vostra autorit\u00e0 all’occorrenza anche con severit\u00e0 salutare, non soltanto adempite il vostro dovere, ma difendete la volont\u00e0 stessa del Fondatore della Chiesa.<\/span><\/p>\n Parte II.<\/b><\/span><\/p>\n Il Culto Eucaristico<\/b><\/span><\/p>\n Il mistero della Santissima Eucaristia, istituita dal Sommo Sacerdote Ges\u00f9 Cristo e rinnovata in perpetuo per sua volont\u00e0 dai suoi ministri, \u00e8 come la somma e il centro della religione cristiana. Trattandosi del culmine della sacra Liturgia, riteniamo opportuno, Venerabili Fratelli, indugiare alquanto e richiamare la vostra attenzione su questo gravissimo argomento.<\/span><\/p>\n Il Sacrifizio Eucaristico<\/b><\/span><\/p>\n Cristo Signore, \u00absacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec\u00bb\u00a0 che, \u00abavendo amato i suoi che erano nel mondo\u00bb, \u00abnell’ultima cena, nella notte in cui veniva tradito, per lasciare alla Chiesa sua sposa diletta un sacrificio visibile – come lo esige la natura degli uomini – che rappresentasse il sacrificio cruento, che una volta tanto doveva compiersi sulla Croce, e perch\u00e9 il suo ricordo restasse fino alla fine dei secoli, e ne venisse applicata la salutare virt\u00f9 in remissione dei nostri quotidiani peccati, . . . offr\u00ec a Dio Padre il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e ne diede agli Apostoli allora costituiti sacerdoti del Nuovo Testamento, perch\u00e9 sotto le stesse specie lo ricevessero, mentre ordin\u00f2 ad essi e ai loro successori nel sacerdozio, di offrirlo\u00bb.<\/span><\/p>\n L’augusto Sacrificio dell’altare non \u00e8, dunque, una pura e semplice commemorazione della passione e morte di Ges\u00f9 Cristo, ma \u00e8 un vero e proprio sacrificio, nel quale, immolandosi incruentamente, il Sommo Sacerdote fa ci\u00f2 che fece una volta sulla Croce offrendo al Padre tutto se stesso, vittima graditissima. \u00abUna . . . e identica \u00e8 la vittima; egli medesimo, che adesso offre per ministero dei sacerdoti, si offr\u00ec allora sulla Croce; \u00e8 diverso soltanto il modo di fare l’offerta\u00bb.<\/span><\/p>\n Identico, quindi, \u00e8 il sacerdote, Ges\u00f9 Cristo, la cui sacra persona \u00e8 rappresentata dal suo ministro. Questi, per la consacrazione sacerdotale ricevuta, assomiglia al Sommo Sacerdote, ed ha il potere di agire in virt\u00f9 e nella persona di Cristo stesso; perci\u00f2, con la sua azione sacerdotale, in certo modo \u00abpresta a Cristo la sua lingua, gli offre la sua mano\u00bb.<\/span><\/p>\n Parimenti identica \u00e8 la vittima, cio\u00e8 il Divin Redentore, secondo la sua umana natura e nella realt\u00e0 del suo Corpo e del suo Sangue. Differente, per\u00f2, \u00e8 il modo col quale Cristo \u00e8 offerto. Sulla Croce, difatti, Egli offr\u00ec a Dio tutto se stesso e le sue sofferenze, e l’immolazione della vittima fu compiuta per mezzo di una morte cruenta liberamente subita; sull’altare, invece, a causa dello stato glorioso della sua umana natura, \u00abla morte non ha pi\u00f9 dominio su di Lui\u00bb\u00a0 e quindi non \u00e8 possibile l’effusione del sangue; ma la divina sapienza ha trovato il modo mirabile di rendere manifesto il sacrificio del nostro Redentore con segni esteriori che sono simboli di morte. Giacch\u00e9, per mezzo della transustanziazione del pane in corpo e del vino in sangue di Cristo, come si ha realmente presente il suo corpo, cos\u00ec si ha il suo sangue; le specie eucaristiche poi, sotto le quali \u00e8 presente, simboleggiano la cruenta separazione del corpo e del sangue. Cos\u00ec il memoriale della sua morte reale sul Calvario si ripete in ogni sacrificio dell’altare, perch\u00e9 per mezzo di simboli distinti si significa e dimostra che Ges\u00f9 Cristo \u00e8 in stato di vittima.<\/span><\/p>\n Identici, finalmente, sono i fini, di cui il primo \u00e8 la glorificazione di Dio. Dalla nascita alla morte, Ges\u00f9 Cristo fu divorato dallo zelo della gloria divina, e, dalla Croce, l’offerta del sangue arriv\u00f2 al cielo in odore di soavit\u00e0. E perch\u00e9 questo inno non abbia mai a cessare, nel Sacrificio Eucaristico le membra si uniscono al loro Capo divino e con Lui, con gli Angeli e gli Arcangeli, cantano a Dio lodi perenni, dando al Padre onnipotente ogni onore e gloria.<\/span><\/p>\n Il secondo fine \u00e8 il ringraziamento a Dio. Il Divino Redentore soltanto, come Figlio di predilezione dell’Eterno Padre di cui conosceva l’immenso amore, pot\u00e9 innalzarGli un degno inno di ringraziamento. A questo mir\u00f2 e questo volle \u00abrendendo grazie\u00bb,\u00a0 nell’ultima cena, e non cess\u00f2 di farlo sulla Croce, non cessa di farlo nell’augusto Sacrificio dell’altare, il cui significato \u00e8 appunto l’azione di grazie o eucaristica, e ci\u00f2 perch\u00e9 \u00e8 \u00abcosa veramente degna e giusta, equa e salutare\u00bb.<\/span><\/p>\n Il terzo fine \u00e8 l’espiazione e la propiziazione. Certamente nessuno al di fuori di Cristo poteva dare a Dio Onnipotente adeguata soddisfazione per le colpe del genere umano; Egli, quindi, volle immolarsi in Croce \u00abpropiziazione per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo\u00bb. Sugli altari si offre egualmente ogni giorno per la nostra redenzione, affinch\u00e9, liberati dalla eterna dannazione, siamo accolti nel gregge degli eletti. E questo non soltanto per noi che siamo in questa vita mortale, ma anche \u00abper tutti coloro che riposano in Cristo, che ci hanno preceduto col segno della fede e dormono il sonno della pace\u00bb; poich\u00e9 sia che viviamo, sia che moriamo, \u00abnon ci separiamo dall’unico Cristo\u00bb.<\/span><\/p>\n Il quarto fine \u00e8 l’impetrazione. Figlio prodigo, l’uomo ha male speso e dissipato tutti i beni ricevuti dal Padre celeste, perci\u00f2 \u00e8 ridotto in somma miseria e squallore; dalla Croce, per\u00f2, Cristo \u00abavendo a gran voce e con lacrime offerto preghiere e suppliche . . . \u00e8 stato esaudito per la sua piet\u00e0\u00bb, e sui sacri altari esercita la stessa efficace mediazione affinch\u00e9 siamo colmati d’ogni benedizione e grazia. Si comprende pertanto facilmente perch\u00e9 il sacrosanto Concilio di Trento affermi che col Sacrificio Eucaristico ci viene applicata la salutare virt\u00f9 della Croce per la remissione dei nostri quotidiani peccati.<\/span><\/p>\n L’Apostolo delle genti, poi, proclamando la sovrabbondante pienezza e perfezione del Sacrificio della Croce, ha dichiarato che Cristo con una sola oblazione rese perfetti in perpetuo i santificati. I meriti di questo Sacrificio, difatti, infiniti ed immensi, non hanno confini: si estendono alla universalit\u00e0 degli uomini di ogni luogo e di ogni tempo, perch\u00e9, in esso, sacerdote e vittima \u00e8 il Dio Uomo; perch\u00e9 la sua immolazione come la sua obbedienza alla volont\u00e0 dell’Eterno Padre fu perfettissima, e perch\u00e9 Egli ha voluto morire come Capo del genere umano: \u00abConsidera come fu trattato il nostro riscatto: Cristo pende dal legno: vedi a qual prezzo compr\u00f2 . . .; vers\u00f2 il suo sangue, compr\u00f2 col suo sangue, col sangue dell’Agnello immacolato, col sangue dell’unico Figlio di Dio . . . Chi compra \u00e8 Cristo, il prezzo \u00e8 il sangue, il possesso \u00e8 tutto il mondo\u00bb.<\/span><\/p>\n L’efficacia del Sacrifizio<\/b><\/span><\/p>\n Questo riscatto, per\u00f2, non ebbe subito il suo pieno effetto: \u00e8 necessario che Cristo, dopo aver riscattato il mondo col carissimo prezzo di se stesso, entri nel reale ed effettivo possesso delle anime. Quindi, affinch\u00e9, col gradimento di Dio, si compia per tutti gli individui e per tutte le generazioni fino alla fine dei secoli, la loro redenzione e salvezza, \u00e8 assolutamente necessario che ognuno venga a contatto vitale col Sacrificio della Croce, e cos\u00ec i meriti che da esso derivano siano loro trasmessi ed applicati. Si pu\u00f2 dire che Cristo ha costruito sul Calvario una piscina di purificazione e di salvezza che riemp\u00ec col sangue da Lui versato; ma se gli uomini non si immergono nelle sue onde e non vi lavano le macchie delle loro iniquit\u00e0, non possono certamente essere purificati e salvati.<\/span><\/p>\n Affinch\u00e9, quindi, i singoli peccatori si mondino nel sangue dell’Agnello, \u00e8 necessaria la collaborazione dei fedeli. Sebbene Cristo, parlando in generale, abbia riconciliato col Padre per mezzo della sua morte cruenta tutto il genere umano, volle tuttavia che tutti si accostassero e fossero condotti alla Croce per mezzo dei Sacramenti e per mezzo del Sacrificio dell\u2019Eucaristia, per poter conseguire i frutti salutari da Lui guadagnati sulla Croce. Con questa attuale e personale partecipazione, siccome le membra si configurano ogni giorno pi\u00f9 al loro Capo divino, cos\u00ec anche la salute che viene dal Capo fluisce nelle membra, in modo che ognuno di noi pu\u00f2 ripetere le parole di San Paolo: \u00abSono confitto con Cristo in Croce e vivo non gi\u00e0 io, ma vive in me Cristo\u00bb. Come, difatti, in altra occasione abbiamo di proposito e concisamente detto, Ges\u00f9 Cristo \u00abmentre moriva sulla Croce, don\u00f2, alla sua Chiesa, senza nessuna cooperazione da parte di essa, l’immenso tesoro della redenzione; quando invece si tratta di distribuire tale tesoro, egli non solo partecipa con la sua Sposa incontaminata quest’opera di santificazione, ma vuole che tale attivit\u00e0 scaturisca in qualche modo anche dall’azione di lei\u00bb.<\/span><\/p>\n L’augusto Sacrificio dell’altare \u00e8 un insigne strumento per la distribuzione ai credenti dei meriti derivati dalla Croce del Divin Redentore: \u00abogni volta che viene offerto questo Sacrificio, si compie l’opera della nostra Redenzione\u00bb. Esso, per\u00f2, anzich\u00e9 diminuire la dignit\u00e0 del Sacrificio cruento, ne fa risaltare, come afferma il Concilio di Trento, la grandezza, proclama la necessit\u00e0. Rinnovato ogni giorno, ci ammonisce che non c’\u00e8 salvezza al di fuori della Croce del Signore nostro Ges\u00f9 Cristo (e); che Dio vuole la continuazione di questo Sacrificio \u00abdal sorgere al tramontare del sole\u00bb (f) perch\u00e9 non cessi mai l’inno di glorificazione e di ringraziamento che gli uomini debbono al Creatore dal momento che hanno bisogno del suo continuo aiuto e del sangue del Redentore per cancellare i peccati che offendono la sua giustizia.<\/span><\/p>\n La partecipazione dei fedeli<\/b><\/span><\/p>\n \u00c8 necessario dunque, Venerabili Fratelli, che tutti i fedeli considerino loro principale dovere e somma dignit\u00e0 partecipare al Sacrificio Eucaristico non con un\u2019assistenza passiva, negligente e distratta, ma con tale impegno e fervore da porsi in intimo contatto col Sommo Sacerdote, come dice l’Apostolo: \u00abAbbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Ges\u00f9, offrendo con Lui e per Lui, santificandosi con Lui<\/span><\/p>\n \u00bb<\/span> .<\/span><\/span>\u00c8 ben vero che Ges\u00f9 Cristo \u00e8 sacerdote, ma non per se stesso, bens\u00ec per noi, presentando all’Eterno Padre i voti e i religiosi sensi di tutto il genere umano; Ges\u00f9 \u00e8 vittima, ma per noi, sostituendosi all’uomo peccatore; ora il detto dell’Apostolo: \u00ababbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Ges\u00f9\u00bb esige da tutti i cristiani di riprodurre in s\u00e9, per quanto \u00e8 in potere dell’uomo, lo stesso stato d’animo che aveva il Divin Redentore quando faceva il Sacrificio di s\u00e9: l’umile sottomissione dello spirito, cio\u00e8, l’adorazione, l’onore, la lode e il ringraziamento alla somma Maest\u00e0 di Dio; richiede, inoltre, di riprodurre in se stessi le condizioni della vittima: l’abnegazione di s\u00e9 secondo i precetti del Vangelo, il volontario e spontaneo esercizio della penitenza, il dolore e l’espiazione dei propri peccati. Esige, in una parola, la nostra mistica morte in Croce con Cristo, in modo da poter dire con San Paolo: \u00absono confitto con Cristo in Croce\u00bb.<\/span><\/p>\n \u00c8 necessario, Venerabili Fratelli, spiegare chiaramente al vostro gregge come il fatto che i fedeli prendono parte al Sacrificio Eucaristico non significa tuttavia che essi godano di poteri sacerdotali.<\/span><\/p>\n Vi sono difatti, ai nostri giorni, alcuni che, avvicinandosi ad errori gi\u00e0 condannati, insegnano che nel Nuovo Testamento si conosce soltanto un sacerdozio che spetta a tutti i battezzati, e che il precetto dato da Ges\u00f9 agli Apostoli nell’ultima cena di fare ci\u00f2 che Egli aveva fatto, si riferisce direttamente a tutta la Chiesa dei cristiani, e, soltanto in seguito, \u00e8 sottentrato il sacerdozio gerarchico. Sostengono, perci\u00f2, che solo il popolo gode di una vera potest\u00e0 sacerdotale, mentre il sacerdote agisce unicamente per ufficio concessogli dalla comunit\u00e0. Essi ritengono, in conseguenza, che il Sacrificio Eucaristico \u00e8 una vera e propria \u00abconcelebrazione\u00bb e che \u00e8 meglio che i sacerdoti \u00abconcelebrino\u00bb insieme col popolo presente piuttosto che, nell’assenza di esso, offrano privatamente il Sacrificio.<\/span><\/p>\n \u00c8 inutile spiegare quanto questi capziosi errori siano in contrasto con le verit\u00e0 pi\u00f9 sopra dimostrate, quando abbiamo parlato del posto che compete al sacerdote nel Corpo Mistico di Ges\u00f9. Ricordiamo solamente che il sacerdote fa le veci del popolo perch\u00e9 rappresenta la persona di Nostro Signore Ges\u00f9 Cristo in quanto Egli \u00e8 Capo di tutte le membra ed offr\u00ec se stesso per esse: perci\u00f2 va all’altare come ministro di Cristo, a Lui inferiore, ma superiore al popolo. Il popolo invece, non rappresentando per nessun motivo la persona del Divin Redentore, n\u00e9 essendo mediatore tra s\u00e9 e Dio, non pu\u00f2 in nessun modo godere di poteri sacerdotali.<\/span><\/p>\n La partecipazione all’oblazione<\/b><\/span><\/p>\n Tutto ci\u00f2 consta di fede certa; ma si deve inoltre affermare che anche i fedeli offrono la vittima divina, sotto un diverso aspetto.<\/span><\/p>\n Lo dichiararono apertamente gi\u00e0 alcuni Nostri Predecessori e Dottori della Chiesa. \u00abNon soltanto – cos\u00ec Innocenzo III di immortale memoria – offrono i sacerdoti, ma anche tutti i fedeli: poich\u00e9 ci\u00f2 che in particolare si compie per ministero dei sacerdoti, si compie universalmente per voto dei fedeli\u00bb. E Ci piace citare almeno uno dei molti testi di San Roberto Bellarmino a questo proposito: \u00abil Sacrificio – egli dice – \u00e8 offerto principalmente in persona di Cristo. Perci\u00f2 l’oblazione che segue alla consacrazione attesta che tutta la Chiesa consente nella oblazione fatta da Cristo e offre insieme con Lui\u00bb.<\/span><\/p>\n Con non minore chiarezza i riti e le preghiere del Sacrificio Eucaristico significano e dimostrano che l’oblazione della vittima \u00e8 fatta dai sacerdoti in unione con il popolo. Infatti, non soltanto il sacro ministro, dopo l’offerta del pane e del vino, rivolto al popolo, dice esplicitamente: \u00abPregate, o fratelli, perch\u00e9 il mio e il vostro sacrificio sia accetto presso Dio Padre Onnipotente\u00bb, ma le preghiere con le quali viene offerta la vittima divina vengono, per lo pi\u00f9, dette al plurale, e in esse spesso si indica che anche il popolo prende parte come offerente a questo augusto Sacrificio. Si dice, per esempio: \u00abper i quali noi ti offriamo e ti offrono anch’essi [\u2026] perci\u00f2 ti preghiamo, o Signore, di accettare placato questa offerta dei tuoi servi di tutta la tua famiglia. [\u2026] Noi tuoi servi, come anche il tuo popolo santo, offriamo alla eccelsa tua Maest\u00e0 le cose che Tu stesso ci hai donato e date, l’Ostia pura, l’Ostia santa, l’Ostia immacolata\u00bb.<\/span><\/p>\n N\u00e9 fa meraviglia che i fedeli siano elevati a una simile dignit\u00e0. Col lavacro del Battesimo, difatti, i cristiani diventano, a titolo comune, membra del Mistico Corpo di Cristo sacerdote, e, per mezzo del \u00abcarattere\u00bb che si imprime nella loro anima, sono deputati al culto divino partecipando, cos\u00ec, convenientemente al loro stato, al sacerdozio di Cristo.<\/span><\/p>\n Nella Chiesa cattolica, la ragione umana illuminata dalla fede si \u00e8 sempre sforzata di avere una maggiore conoscenza possibile delle cose divine; perci\u00f2 \u00e8 naturale che anche il popolo cristiano domandi piamente in che senso venga detto nel Canone del Sacrificio Eucaristico che lo offre anch’esso. Per soddisfare a questo pio desiderio, Ci piace trattare qui l’argomento con concisione e chiarezza.<\/span><\/p>\n Ci sono, innanzi tutto, ragioni piuttosto remote: spesso, cio\u00e8, avviene che i fedeli, assistendo ai sacri riti, uniscono alternativamente le loro preghiere alle preghiere del sacerdote; qualche volta, poi, accade parimenti – in antico ci\u00f2 si verificava con maggiore frequenza – che offrano al ministro dell\u2019altare il pane e il vino perch\u00e9 divengano corpo e sangue di Cristo; e, infine, perch\u00e9, con le elemosine, fanno in modo che il sacerdote offra per essi la vittima divina.<\/span><\/p>\n Ma c’\u00e8 anche una ragione pi\u00f9 profonda perch\u00e9 si possa dire che tutti i cristiani, e specialmente quelli che assistono all’altare, compiono l’offerta.<\/span><\/p>\n Per non far nascere errori pericolosi in questo importantissimo argomento, \u00e8 necessario precisare con esattezza il significato del termine \u00abofferta\u00bb. L’immolazione incruenta per mezzo della quale, dopo che sono state pronunziate le parole della consacrazione, Cristo \u00e8 presente sull’altare nello stato di vittima, \u00e8 compiuta dal solo sacerdote in quanto rappresenta la persona di Cristo e non in quanto rappresenta la persona dei fedeli. Ponendo per\u00f2, sull’altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinit\u00e0 e per il bene di tutte le anime. A quest\u2019oblazione propriamente detta i fedeli partecipano nel modo loro consentito e per un duplice motivo; perch\u00e9, cio\u00e8, essi offrono il Sacrificio non soltanto per le mani del sacerdote, ma, in certo modo, anche insieme con lui, e con questa partecipazione anche l’offerta fatta dal popolo si riferisce al culto liturgico.<\/span><\/p>\n Che i fedeli offrano il Sacrificio per mezzo del sacerdote \u00e8 chiaro dal fatto che il ministro dell’altare agisce in persona di Cristo in quanto Capo, che offre a nome di tutte le membra; per cui a buon diritto si dice che tutta la Chiesa, per mezzo di Cristo, compie l’oblazione della vittima. Quando, poi, si dice che il popolo offre insieme col sacerdote, non si afferma che le membra della Chiesa, non altrimenti che il sacerdote stesso, compiono il rito liturgico visibile – il che appartiene al solo ministro da Dio a ci\u00f2 deputato – ma che unisce i suoi voti di lode, di impetrazione, di espiazione e il suo ringraziamento alla intenzione del sacerdote, anzi dello stesso Sommo Sacerdote, acciocch\u00e9 vengano presentate a Dio Padre nella stessa oblazione della vittima, anche col rito esterno del sacerdote. \u00c8 necessario, difatti, che il rito esterno del Sacrificio manifesti per natura sua il culto interno: ora, il Sacrificio della Nuova Legge significa quell’ossequio sapremo col quale lo stesso principale offerente, che \u00e8 Cristo, e con Lui e per Lui tutte le sue mistiche membra, onorano debitamente Dio.<\/span><\/p>\n Con grande gioia dell’anima siamo stati informati che questa dottrina, specialmente negli ultimi tempi, per l’intenso studio della disciplina liturgica da parte di molti, \u00e8 stata posta nella sua luce: ma non possiamo fare a meno di deplorare vivamente le esagerazioni e i travisamenti della verit\u00e0 che non concordano con i genuini precetti della Chiesa.<\/span><\/p>\n Alcuni, difatti, riprovano del tutto le Messe che si celebrano in privato e senza l’assistenza del popolo, quasi che deviino dalla forma primitiva del sacrificio; n\u00e9 manca chi afferma che i sacerdoti non possono offrire la vittima divina nello stesso tempo su parecchi altari, perch\u00e9 in questo modo dissociano la comunit\u00e0 e ne mettono in pericolo l’unit\u00e0: cos\u00ec non mancano di quelli che arrivano fino al punto di credere necessaria la conferma e la ratifica del Sacrificio da parte del popolo perch\u00e9 possa avere la sua forza ed efficacia.<\/span><\/p>\n Erroneamente in questo caso si fa appello alla indole sociale del Sacrificio Eucaristico. Ogni volta, difatti, che il sacerdote ripete ci\u00f2 che fece il Divin Redentore nell’ultima cena, il sacrificio \u00e8 realmente consumato, ed esso ha sempre e dovunque, necessariamente e per la sua intrinseca natura, una funzione pubblica e sociale, in quanto l’offerente agisce a nome di Cristo e dei cristiani, dei quali il Divin Redentore \u00e8 Capo, e l’offre a Dio per la Santa Chiesa Cattolica e per i vivi e i defunti. E ci\u00f2 si verifica certamente sia che vi assistano i fedeli – che Noi desideriamo e raccomandiamo che siano presenti numerosissimi e ferventissimi – sia che non vi assistano, non essendo in nessun modo richiesto che il popolo ratifichi ci\u00f2 che fa il sacro ministro.<\/span><\/p>\n Sebbene, dunque, da quel che \u00e8 stato detto risulti chiaramente che il santo Sacrificio della Messa \u00e8 offerto validamente a nome di Cristo e della Chiesa, n\u00e9 \u00e8 privo dei suoi frutti sociali, anche se \u00e8 celebrato senza l’assistenza di alcun inserviente, tuttavia, per la dignit\u00e0 di questo mistero, vogliamo e insistiamo – come sempre volle la Madre Chiesa – che nessun sacerdote si accosti all’altare se non c’\u00e8 chi gli serva e gli risponda, come prescrive il can. 813.<\/span><\/p>\n La partecipazione dell\u2019immolazione<\/b><\/span><\/p>\n Perch\u00e9 poi l’oblazione, con la quale in questo Sacrificio i fedeli offrono la vittima divina al Padre Celeste, abbia il suo pieno effetto, ci vuole ancora un’altra cosa; \u00e8 necessario, cio\u00e8, che essi immolino se stessi come vittima.<\/span><\/p>\n Questa immolazione non si limita al sacrificio liturgico soltanto. Vuole, difatti, il Principe degli Apostoli che per il fatto stesso che siamo edificati come pietre vive su Cristo, possiamo come \u00absacerdozio santo, offrire vittime spirituali gradite a Dio per Ges\u00f9 Cristo\u00bb; e Paolo Apostolo, poi, senza nessuna distinzione di tempo, esorta i cristiani con le seguenti parole: \u00abIo vi scongiuro, adunque, o fratelli [\u2026] che offriate i vostri corpi come vittima viva, santa, a Dio gradita, come razionale vostro culto\u00bb. Ma quando soprattutto i fedeli partecipano all’azione liturgica con tanta piet\u00e0 ed attenzione da potersi veramente dire di essi: \u00abdei quali ti \u00e8 conosciuta la fede e nota la devozione\u00bb, non possono fare a meno che la fede di ognuno di essi operi pi\u00f9 alacremente per mezzo della carit\u00e0, si rinvigorisca e fiammeggi la piet\u00e0, e si consacrino tutti quanti alla ricerca della gloria divina, desiderando con ardore di divenire intimamente simili a Ges\u00f9 Cristo che pat\u00ec acerbi dolori, offrendosi col Sommo Sacerdote e per mezzo di Lui come ostia spirituale.<\/span><\/p>\n Ci\u00f2 insegnano anche le esortazioni che il Vescovo rivolge a nome della Chiesa ai sacri ministri nel giorno della loro Consacrazione: \u00abRendetevi conto di quello che fate, imitate ci\u00f2 che trattate, in quanto, celebrando il mistero della morte del Signore, procuriate sotto ogni rispetto di mortificare le vostre membra dai vizi e dalle concupiscenze\u00bb. E quasi allo stesso modo nei Libri liturgici vengono esortati i cristiani che si accostano all’altare, perch\u00e9 partecipino ai sacri misteri: \u00abSia su [\u2026] questo altare il culto dell’innocenza, vi si immoli la superbia, si annienti l’ira, si ferisca la lussuria ed ogni libidine, si offra, invece delle tortore, il sacrificio della castit\u00e0, e invece dei piccioni il sacrificio dell’innocenza\u00bb. Assistendo dunque all\u2019altare, dobbiamo trasformare la nostra anima in modo che si estingua radicalmente ogni peccato che \u00e8 in essa, sia, con ogni diligenza, ristorato e rafforzato tutto ci\u00f2 che per Cristo d\u00e0 la vita soprannaturale: e cos\u00ec diventiamo, insieme con l’Ostia immacolata, una vittima a Dio Padre gradita.<\/span><\/p>\n La Chiesa si sforza, con i precetti della sacra Liturgia, di portare ad effetto nella maniera pi\u00f9 adatta questo santissimo proposito. A questo mirano non soltanto le letture, le omelie e le altre esortazioni dei ministri sacri e tutto il ciclo dei misteri che ci vengono ricordati durante l’anno, ma anche le vesti, i riti sacri e il loro esteriore apparato, che hanno il compito di \u00abfar pensare alla maest\u00e0 di tanto Sacrificio, eccitare le menti dei fedeli, per mezzo dei segni visibili di piet\u00e0 e di religione, alla contemplazione delle altissime cose nascoste in questo Sacrificio\u00bb.<\/span><\/p>\n Tutti gli elementi della Liturgia mirano dunque a riprodurre nell’anima nostra l’immagine del Divin Redentore attraverso il mistero della Croce, secondo il detto dell’Apostolo delle Genti: \u00abSono confitto con Cristo in Croce, e vivo non gi\u00e0 pi\u00f9 io, ma \u00e8 Cristo che vive in me\u00bb. Per la qual cosa diventiamo ostia insieme con Cristo per la maggior gloria del Padre.<\/span><\/p>\n In questo dunque devono volgere ed elevare la loro anima i fedeli che offrono la vittima divina nel Sacrificio Eucaristico. Se, difatti, come scrive S. Agostino, sulla mensa del Signore \u00e8 posto il nostro mistero, cio\u00e8 lo stesso Cristo Signore, in quanto \u00e8 Capo e simbolo di quella unione in virt\u00f9 della quale noi siamo il corpo di Cristo\u00a0e membra del suo Corpo; se San Roberto Bellarmino insegna, secondo il pensiero del Dottore di Ippona, che nel Sacrificio dell’altare \u00e8 significato il generale sacrificio col quale tutto il Corpo Mistico di Cristo, cio\u00e8 tutta la citt\u00e0 redenta, viene offerta a Dio per mezzo di Cristo Gran Sacerdote (e), nulla si pu\u00f2 trovare di pi\u00f9 retto e di pi\u00f9 giusto, che immolarci noi tutti, col nostro Capo che ha sofferto per noi, all’Eterno Padre. Nel Sacramento dell’altare, secondo lo stesso Agostino, si dimostra alla Chiesa che nel sacrificio che offre \u00e8 offerta anch’essa (f).<\/span><\/p>\n Considerino, dunque, i fedeli a quale dignit\u00e0 li innalza il sacro lavacro del Battesimo; n\u00e9 si contentino di partecipare al Sacrificio Eucaristico con l’intenzione generale che conviene alle membra di Cristo e ai figli della Chiesa, ma liberamente e intimamente uniti al Sommo Sacerdote e al suo ministro in terra secondo lo spirito della sacra Liturgia, si uniscano a lui in modo particolare al momento della consacrazione dell’Ostia divina, e la offrano insieme con lui quando vengono pronunziate quelle solenni parole: \u00abPer Lui, con Lui, in Lui, \u00e8 a te, Dio Padre Onnipotente, nell’unit\u00e0 dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli\u00bb; alle quali parole il popolo risponde: \u00abAmen\u00bb. N\u00e9 si dimentichino i cristiani di offrire col divin Capo Crocifisso se stessi e le loro preoccupazioni, dolori, angustie, miserie e necessit\u00e0.<\/span><\/p>\n Mezzi per promuovere questa partecipazione<\/b><\/span><\/p>\n Sono, dunque, degni di lode coloro i quali, allo scopo di rendere pi\u00f9 agevole e fruttuosa al popolo cristiano la partecipazione al Sacrificio Eucaristico, si sforzano di porre opportunamente tra le mani del popolo il \u00abMessale Romano\u00bb, di modo che i fedeli, uniti insieme col sacerdote, preghino con lui con le sue stesse parole e con gli stessi sentimenti della Chiesa; e quelli che mirano a fare della Liturgia, anche esternamente, una azione sacra, alla quale comunichino di fatto tutti gli astanti. Ci\u00f2 pu\u00f2 avvenire in vari modi: quando, cio\u00e8, tutto il popolo, secondo le norme rituali, o risponde disciplinatamente alle parole del sacerdote, o esegue canti corrispondenti alle varie parti del Sacrificio, o fa l’una e l’altra cosa: o infine, quando, nella Messa solenne, risponde alternativamente alle preghiere dei ministri di Ges\u00f9 Cristo e insieme si associa al canto liturgico.<\/span><\/p>\n
\nSERVO DEI SERVI DI DIO<\/span><\/p>\n
\nPRIMATI ARCIVESCOVI VESCOVI
\nE AGLI ALTRI ORDINARI
\nAVENTI CON L\u2019APOSTOLICA SEDE
\nPACE E COMUNIONE<\/span><\/p>\n
\nSALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE<\/span><\/p>\n