FSSPX Attualit\u00e0 <\/span><\/a><\/p>\nGiovanni di San Tommaso, I doni dello Spirito Santo<\/em>.<\/span><\/strong><\/span><\/p>\nGiovanni di San Tommaso \u00e8, insieme al Gaetano, uno dei pi\u00f9 celebri commentatori di San Tommaso d’Aquino.<\/span><\/strong><\/span><\/p>\nNella Sacra Scrittura sono chiamati spiriti e doni: “Su di lui si poser\u00e0 lo Spirito del Signore, lo spirito <\/em>di sapienza e di intelletto, lo spirito <\/em>di consiglio e di fortezza, lo spirito <\/em>di scienza e di piet\u00e0, lo spirito <\/em>del timor di Dio lo riempir\u00e0”, possiamo leggere nel celebre brano di Isaia (11,2).<\/span><\/p>\nE Davide proclama a Cristo: “Sei salito in alto, hai fatto prigioniera la prigionia, hai ricevuto i tuoi doni <\/em>negli uomini” (Sal 67,19). Queste ultime parole riguardano particolarmente i doni dello Spirito Santo che rendono l’anima docile alle sue ispirazioni.<\/span><\/p>\nQuesti nomi sono eminentemente adatti al settenario divino. Innanzitutto perch\u00e9 questi due nomi si addicono allo Spirito Santo stesso. Spirito<\/em>, in quanto procede dall’amore per “spirazione”, secondo il termine teologico, e per impulso d’amore. Dono<\/em>, perch\u00e9 l’amore \u00e8 comunicativo di se stesso, e il primo dono dell’amore \u00e8 il cuore dell’amico, unito all’amato, presente in chi lo ama.<\/span><\/p>\nI doni hanno la funzione di perfezionare le virt\u00f9: vengono, per cos\u00ec dire, a lucidare, a dorare e a far risplendere le virt\u00f9 in quei fini che non si raggiungono da soli. Perch\u00e9 la fede sola ci lascia in una certa oscurit\u00e0; ma con l’aiuto del dono dell’intellietto, la fede diventa contemplativa e penetra pi\u00f9 facilmente i misteri della fede.<\/span><\/p>\nQuaggi\u00f9 non possiamo contemplare perfettamente in virt\u00f9 della sola fede, tutt’al pi\u00f9 siamo irrorati da una leggera rugiada, e questa rugiada stessa \u00e8 quasi oscura. \u00c8 quindi necessario che, per non venir meno, il cielo sia un po’ socchiuso davanti a noi, e questo fa lo Spirito Santo attraverso i doni dell’intelletto, della scienza e della sapienza.<\/span><\/p>\nQuesti doni celesti sono chiamati anche spiriti <\/em>perch\u00e9 sono ordinati in noi dall’ispirazione divina, poich\u00e9 questa parola designa un certo impulso proveniente dall’esterno. Ogni creatura, per operare bene, ha bisogno del moto divino, soprattutto nell’ordine soprannaturale. Perch\u00e9 l’uomo diventi capace di agire ad un livello che va oltre la virt\u00f9, \u00e8 necessario che riceva uno spirito <\/em>(o forza) pi\u00f9 nobile dal quale sia mosso da un impulso esterno che lo elevi.<\/span><\/p>\nInfine, i doni si chiamano spiriti <\/em>perch\u00e9 l’anima li riceve come il soffio stesso di Dio quando egli l’adorna dei suoi doni, insuffla in essa il suo Spirito, affinch\u00e9 tutte le virt\u00f9 dell’anima siano rese pi\u00f9 perfette ed elevate ad un grado superiore di operazione.<\/span><\/p>\nil dono dell’intelletto<\/span><\/h1>\nSan Tommaso paragona il dono dell’intelletto alla luce innata che Dio mette in noi per scoprire la verit\u00e0, chiamata intelletto dei primi principi o anche \u201cintelligenza\u201d. Questo dono, spiega, “ci fa vedere chiaramente che nulla di ci\u00f2 che appare all’esterno ci permette di deviare dalla fede”. Il frutto di questo dono \u00e8 la fede, non una virt\u00f9 teologale, ma una speciale certezza <\/strong>di fede.<\/span><\/p>\nCos\u00ec la mente viene perfezionata in modo tale da procedere senza confusione o senza alcuna mescolanza di errori. Ecco perch\u00e9, tra le beatitudini, \u00e8 la purezza del cuore<\/strong> che, secondo san Tommaso, corrisponde al dono dell’intelligenza. Purezza qui significa prendere le distanze dalle rappresentazioni sensibili e dagli errori, affinch\u00e9 le verit\u00e0 su Dio siano recepite correttamente.<\/span><\/p>\nSant’Agostino racconta cos\u00ec nelle sue Confessioni <\/em>che, in giovent\u00f9, quando era gi\u00e0 uscito dall’errore manicheo, non poteva “concepire altra sostanza che quella che si vede con gli occhi” e intendeva Dio come “una sostanza corporea che penetra nel mondo in tutta la sua estensione, e diffondendosi, fuori dal mondo, nell\u2019infinito”. Da questo errore egli venne gradualmente liberato, liberazione che va attribuita in parte al dono dell’intelletto.<\/span><\/p>\nIl dono dell’intelletto \u00e8 ordinato alla contemplazione<\/strong><\/span> \nIl dono dell’intelletto \u00e8 particolarmente utile per la contemplazione, perch\u00e9 attraverso di essa lo Spirito Santo acuisce l’intelligenza, la rende pi\u00f9 fine e le permette di avanzare nella luce, anche quando si muove nelle tenebre della fede. Per contemplazione non bisogna immaginare i grandi mistici: \u00e8 destinata a tutti coloro che possiedono questo dono e ne assecondano le ispirazioni.<\/span><\/p>\nIl dono dell’intelletto illumina l’intelligenza in modo tale che essa conosce e penetra direttamente le cose spirituali per una certa connaturalit\u00e0 <\/strong>ed esperienza<\/strong>. Questa connaturalit\u00e0 si ottiene attraverso l’affetto: questo \u00e8 ci\u00f2 che produce il dono. Cos\u00ec dice il salmo: “Gustate e vedete quanto \u00e8 buono il Signore” (Sal 33,9).<\/span><\/p>\nCos\u00ec il dono dell’intelletto permette di conoscere misticamente le cose spirituali in virt\u00f9 dell’amore che connaturalizza e unisce a Dio, e di sperimentare le cose divine: questa mozione dello Spirito Santo per suo dono tende all’esperienza mistica e sperimentale, o affettiva.<\/span><\/p>\nA quali oggetti si estende il dono dell’intelletto? Sugli oggetti \u201cnascosti\u201d, nei quali la luce naturale della nostra mente non penetra sufficientemente. Ad esempio la percezione che, nella santa Eucaristia, sotto gli accidenti del pane (dimensione, sapore, colore, ecc.) non c’\u00e8 pi\u00f9 pane. Oppure i vari significati della Sacra Scrittura. O anche la redenzione attraverso la passione di Cristo.<\/span><\/p>\nI doni dello Spirito Santo sono sempre presenti in Cielo<\/strong><\/span> \nI doni dello Spirito Santo in generale, e il dono dell’intelletto in particolare, rimangono in patria<\/em>, cio\u00e8 in Cielo. Non produce pi\u00f9 esattamente la stessa azione, ma partecipa alla perfetta conoscenza di Dio, a seconda che sia conosciuta dai suoi effetti o nei suoi effetti. \u00c8 una conoscenza \u201ccomplementare\u201d alla visione beatifica, da cui deriva.<\/span><\/p>\nDalla visione di Dio scaturisce l’intimo amore di Dio e la gioia che ne deriva: da questa gioia scaturisce una certa conoscenza affettiva ed esperienziale non solo di Dio in se stesso (che \u00e8 la visione beatifica), ma di Dio come gustato e vissuto o toccato dentro di noi.<\/span><\/p>\nil dono della sapienza<\/span><\/h1>\nSan Tommaso fa prima di tutto un accostamento tra il dono della Sapienza e la virt\u00f9 intellettuale che porta lo stesso nome, che giudica le cause supreme delle cose; ed afferma che appartiene al dono del Sapienza il giudicare, come fa la virt\u00f9.<\/span><\/p>\nMa mentre la virt\u00f9 della Sapienza compie questo giudizio tramite le conoscenze acquisite, il dono della Sapienza permette di giudicare in modo retto in virt\u00f9 della mozione particolare con cui l\u2019anima unita a Dio segue prontamente l\u2019ispirazione dello Spirito Santo e secondo una certa connaturalit\u00e0 con le cose divine, nonch\u00e9 un certo \u00abgusto\u00bb sperimentale di queste cose.<\/span><\/p>\nIn tal modo, il dono della Sapienza conosce le cause supreme tramite una esperienza interiore di Dio e delle realt\u00e0 spirituali. Essa possiede una certa affinit\u00e0 con le cose divine e con le cause e ragioni divine. Ma queste non conosciute in s\u00e9 stesse, cosa che \u00e8 riservata a Cielo, ma tramite una connaturalit\u00e0 e una unione intima.<\/span><\/p>\nDunque, il modo in cui il dono della Sapienza coglie la causa suprema \u2013 che \u00e8 Dio \u2013 \u00e8 la conoscenza sperimentale che l\u2019anima possiede di Lui, nella misura in cui Egli \u00e8 unito a noi, abita nell\u2019anima in stato di grazia e si dona a noi.<\/span><\/p>\nL\u2019Intelletto percepisce che ci\u00f2 che \u00e8 sperimentato nell\u2019affetto \u00e8 pi\u00f9 alto e pi\u00f9 eccellente di qualsiasi considerazione della fede: questo comporta un nuovo modo di essere conosciuto, cio\u00e8 come unito al soggetto e da esso sperimentato.<\/span><\/p>\nA che si estende il dono della Sapienza ?<\/strong><\/span><\/p>\nIl dono della Sapienza giudica tutto ci\u00f2 che appartiene alla fede. San Tommaso interpreta queste parole dell\u2019Apostolo: \u00abl\u2019uomo spirituale giudica ogni cosa\u00bb (1Cor. 2, 15) dal dono della Sapienza. Cos\u00ec, questo dono verte sulle stesse verit\u00e0 della fede teologale, ma esso le coglie tramite una sorta di contemplazione esplicita, mentre la fede le propone in maniera velata e pi\u00f9 o meno oscura.<\/span><\/p>\nE\u2019 per questo che l\u2019Aquinate conclude: \u00abquesto dono riguarda principalmente le cose divine, e da esse pu\u00f2 giudicare tutte le altre\u00bb. Ecco perch\u00e9 il dono della Sapienza si estende anche alle cose umane, sia in maniera speculativa sia in maniera pratica. <\/span><\/p>\nQuesta \u00abscienza\u00bb, questa Sapienza mistica e affettiva, \u00e8 chiamata la scienza dei Santi, perch\u00e9 essa risiede solo in chi la riceve da Dio, e questa Sapienza non abita nell\u2019anima di mala volont\u00e0. Ecco perch\u00e9 il dono della Sapienza \u00e8 sovranamente contemplativa, sia quaggi\u00f9, dove \u00e8 regolata dalla fede, sia in Cielo, dove \u00e8 regolata dalla visione beatifica.<\/span><\/p>\nil dono della scienza<\/span><\/h1>\nIl dono della Scienza dev\u2019essere prima di tutto considerato in rapporto con la virt\u00f9 intellettuale che porta lo stesso nome: la Scienza ci fa giudicare con evidenza a partire dalle cause e dagli effetti. Quando questo giudizio \u00e8 effettuato a partire dalle cause inferiori e create, abbiamo la Scienza in senso stretto. <\/span> \nCome abbiamo gi\u00e0 visto, quando si tratta delle cause supreme e divine, abbiamo la Sapienza.<\/span><\/p>\nSan Tommaso insegna che \u00abil dono della Scienza riguarda le cose umane e le altre cose create\u00bb. Il dono della Scienza non si limita a conoscere solo la fede in s\u00e9 stessa, a seconda che sia una certa cosa temporale nell\u2019anima del credente, ma si estende a ogni cosa creata che pu\u00f2 essere conosciuta dalla fede.<\/span><\/p>\nIl dono della Scienza \u00e8 anche una conoscenza mistica e affettiva.<\/span> \nNella Scrittura essa non \u00e8 chiamata Scienza in modo generico, ma \u00abspirito di scienza\u00bb e \u00abscienza dei Santi\u00bb, perch\u00e9 si trova solo in coloro che hanno la grazia.<\/span><\/p>\nEssa \u00e8 fondata su una certa mozione dello Spirito Santo che guida l\u2019Intelletto, non con una luce pura che manifesta la verit\u00e0 come \u00e8 al di fuori, come farebbe una scienza infusa data da Dio, come si trovava in Cristo, ma con un\u2019esperienza interiore e come una connaturalit\u00e0 affettiva e soprannaturale.<\/span><\/p>\nQuesto dono gusta ed esperimenta primariamente le realt\u00e0 divine, ma al tempo stesso gusta ed esperimenta le creature. In questo modo, l\u2019anima si forma un retto giudizio su di esse, che la porta, da un lato, a conoscere la loro povert\u00e0 e la loro miseria, in modo da non essere condotta da esse in maniera contraria all\u2019ordine della carit\u00e0, e dall\u2019altro lato ad amare le creature nella giusta misura, ordinandole a Dio.<\/span><\/p>\nCome tutti i doni, il dono della Scienza partecipa strettamente alla vita contemplativa: essa permette di comprendere il niente delle creature confrontandole con Dio.<\/span> \nE\u2019 cos\u00ec che San Tommaso, durante la sua ultima malattia e durante la Messa, vedeva il mondo come se fosse stato raccolto in un raggio di luce, e non voleva pi\u00f9 scrivere nulla, perch\u00e9 tutto ci\u00f2 che aveva scritto gli sembrava \u00abcome paglia\u00bb.<\/span><\/p>\nQuesto dono, pur riguardando inizialmente le cose create, persiste \u2013 come tutti gli altri doni \u2013 nella patria celeste. Esso agisce allora in dipendenza della visione beatifica e partecipa alla conoscenza di Dio al di fuori di questa visione \u2013 conoscenza chiamata vesperale, in opposizione alla visione, chiamata mattutinale.<\/span><\/p>\nil dono del consiglio \n<\/span><\/h1>\nIl dono del Consiglio corrisponde alla virt\u00f9 della prudenza, perch\u00e9 spetta alla persona prudente consigliare. Ma si chiama dono di Consiglio pi\u00f9 che di Prudenza, per meglio sottolineare l\u2019ispirazione divina che caratterizza i doni dello Spirito Santo. <\/span><\/p>\nSan Tommaso spiega. \u201cNei doni dello Spirito Santo l\u2019anima umana si comporta meno come un principio che come un soggetto di movimento; inoltre \u00e8 opportuno che ci\u00f2 che corrisponde alla prudenza venga chiamato non precetto [con cui l’anima \u00e8 comandata a tale azione], o giudizio, ma Consiglio, per significare il movimento con cui uno spirito guida un altro spirito\u201d (S Th. II-II, 52, 2, ad 1).<\/span><\/p>\nIl dono deli Consiglio regola le nostre azioni, non per ragioni umane, ma per ragioni divine, conosciute attraverso l\u2019intima esperienza delle realt\u00e0 divine, istruisce l\u2019anima in tutto ci\u00f2 che \u00e8 necessario alla salvezza, senza per\u00f2 escludere la ricerca, guidata dallo Spirito Santo, che, secondo la promessa di Cristo, ci insegner\u00e0 tutta la verit\u00e0, quanto all\u2019indagine, al giudizio e all\u2019azione.<\/span><\/p>\nLe facolt\u00e0 pratiche possono essere perfezionate misticamente ed affettivamente, grazie all\u2019unione con Dio, che d\u00e0 loro una migliore disposizione e le rende pi\u00f9 perfette nel giudizio prudenziale. I mezzi da utilizzare saranno allora valutati non secondo ragioni umane, ma secondo la fiducia in Dio, che \u00e8 potente nel disporre tutti i mezzi e nel superare ogni difficolt\u00e0.<\/span><\/p>\nIl dono del Consiglio si fonda quindi soprattutto sulla Speranza divina, perch\u00e9 ha a disposizione molti mezzi che possono essere attuati solo grazie all\u2019aiuto divino e all\u2019onnipotenza di Dio, sulla quale si appoggia soprattutto la Speranza.<\/span><\/p>\nA quali oggetti si estende il dono del Consiglio?<\/span><\/strong><\/p>\nSi estende direttamente a tutte le azioni che sono oggetto dei doni che regolano ci\u00f2 che \u00e8 affettivo, cio\u00e8 i doni di forza, piet\u00e0 e timore. Come la prudenza regola tutti gli atti delle virt\u00f9 cardinali, cos\u00ec la prudenza dello Spirito Santo o dono del Consiglio ha per oggetto diretto di regolare e dirigere le operazioni che procedono dai doni dello Spirito Santo perfezionando le facolt\u00e0 appetitive.<\/span><\/p>\nIndirettamente, e in modo secondario, il dono del Consiglio pu\u00f2 orientare ci\u00f2 che rientra nell\u2019ambito delle regole comuni, in quanto queste devono essere soggette e subordinate alle regole divine. E non solo le cose di consiglio, ma anche quelle di precetto possono essere dirette dal dono del Consiglio.<\/span><\/p>\nE\u2019 da notare che, se il dono del Consiglio agisce sempre sotto l\u2019ispirazione dello Spirito Santo, tuttavia, la soluzione non sempre viene consegnata immediatamente a ciascuno dallo Spirito Santo, ma spesso attraverso l\u2019intermediazione di altri uomini, con i quali si vuole che ci consultiamo su ci\u00f2 che deve essere fatto. Cos\u00ec, attraverso il dono del Consiglio, lo Spirito Santo ci porta a consultare gli altri, per poi accogliere e realizzare ci\u00f2 che \u00e8 stato ben esaminato.<\/span><\/p>\nSanta Giovanna d\u2019Arco stupiva spesso con le sue decisioni i generali di Carlo VII. <\/span> \nCos\u00ec a Orl\u00e9ans, Dunois e i suoi luogotenenti credevano di aver fatto abbastanza per liberare una sponda del fiume: \u201cNo, no, diceva Giovanna. Voi avete seguito il vostro consiglio e io ho seguito il mio. Credete che il consiglio del mio Re e Signore prevarr\u00e0 sul vostro. Domani sarete in piedi con l\u2019esercito\u201d.<\/span><\/p>\nil dono della piet\u00e0<\/span><\/h1>\nSan Tommaso dice che il dono della Piet\u00e0 riguarda Dio come Padre. Nel Commento alle Sentenze egli spiega: \u00abBench\u00e9 la virt\u00f9 di religione si rivolga a Dio, essa \u00e8 misurata con qualcosa di umano, cio\u00e8 i benefici ricevuti da Dio. Ma il dono della Piet\u00e0 \u00e8 misurato con qualcosa di divino: esso rende onore a Dio che \u00e8 degno di ogni onore, essendo di per S\u00e9 tutta la Sua gloria\u00bb.<\/span><\/p>\nLa virt\u00f9 di religione infusa \u00e8 basata in qualche modo sulla nozione di debito: noi consideriamo i benefici di Dio e cosa Gli dobbiamo per tali benefici (Cfr. Ps. 116, 12: Che cosa render\u00f2 al Signore per quanto mi ha dato?)<\/span><\/p>\nIl dono della Piet\u00e0, lasciando da parte la misura di questa generosit\u00e0 di Dio e di ci\u00f2 che Gli dobbiamo in cambio, onora e magnifica Dio per S\u00e9 stesso, che Egli ci dispensi dei beni o dei mali; spogliato di ogni altra considerazione, esso vede solo la grandezza divina in se stessa. <\/span><\/p>\nL\u2019anima considera Dio come la sua eredit\u00e0 eterna, si unisce a Lui immediatamente, Gli rende culto e Lo venera in S\u00e9 stesso. Quest\u2019anima onora Dio col dono della Piet\u00e0 \u2013 poich\u00e9 aderire a Dio \u00e8 la meta verso cui tende il dono della Piet\u00e0, come dice San Tommaso \u2013 e l\u2019onora nella buona e nella cattiva sorte.<\/span><\/p>\nLa Beata Vergine dice nel suo Cantico: \u00abL\u2019anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perch\u00e9 ha guardato l\u2019umilt\u00e0 della Sua serva\u00bb. <\/span> \nIl motivo per cui si magnifica Dio e si esulta in Lui non \u00e8 altro che la stessa grandezza di Dio in questa profondissima umilt\u00e0, piuttosto che le sublimi grazie concesse a Maria.<\/span><\/p>\nA quali oggetti si estende il dono della Piet\u00e0 ?<\/span><\/strong><\/p>\nL\u2019ambito a cui si estende il dono della Piet\u00e0 \u00e8 innanzi tutto ci\u00f2 che attiene al culto filiale di Dio: \u00abVoi avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: \u201cAbb\u00e0, Padre!\u201d\u00bb (Rm. 8, 15). Noi siamo figli adottivi per la grazia e aspettiamo l\u2019eredit\u00e0 della gloria. <\/span> \nE dal momento che nell\u2019ordine umano la virt\u00f9 che porta a onorare i genitori si chiama piet\u00e0, il dono che le corrisponde nell\u2019ordine soprannaturale si chiama anch\u2019esso Piet\u00e0.<\/span><\/p>\nIl dono della Piet\u00e0 si estende anche a tutte le creature con le quali l\u2019anima pu\u00f2 comunicare nella grazia \u2013 cosa che non fa la virt\u00f9 di religione. La Piet\u00e0 considera nei genitori il fatto stesso che essi sono fonte ed origine, e porta a venerare il padre in quanto egli ha la dignit\u00e0 di principio. E\u2019 per questo che ovunque si trovi questo carattere di origine, deve essere esercitata la Piet\u00e0. <\/span><\/p>\nCon la Piet\u00e0 noi onoriamo non solo i genitori, ma tutti quelli dello stesso sangue, ci\u00f2 che riguarda il carattere di origine e di generazione. Da cui consegue che il dono della Piet\u00e0 esige che venga esteso agli uomini in quanto sono figli di Dio, in forza dell\u2019immensit\u00e0 della Sua gloria.<\/span><\/p>\nOra, la gloria di Dio deve essere considerata non solo in quanto \u00e8 comunicata ai figli di Dio, resi partecipi della natura divina; appartiene alla grandezza del Padre, autore della grazia, condurre alla gloria un gran numero dei suoi figli. Ora, le creature spirituali, salvo i dannati, sono figli di Dio o possono diventarlo: per questo il dono della Piet\u00e0 si estende a tutte queste creature.\u00a0<\/span><\/p>\nil dono della fortezza<\/span><\/h1>\nLa considerazione di questo dono \u00e8 una buona occasione per ri-scoprire che Ges\u00f9 Cristo, nostro Salvatore e nostro modello, ha posseduto tutti doni dello Spirito Santo e li ha usati, cos\u00ec come possedeva in maniera personale la grazia divina nella Sua anima umana.<\/span><\/p>\nLa Fortezza \u00e8 una certa fermezza d\u2019animo per affrontare o sopportare dei grandi mali. Ora, le forze umane sono molto limitate e fragili, soprattutto per perseverare nella lotta e superare tutti i percoli di questa vita, specialmente per pervenire al fine eterno, che presuppone che abbiamo trionfato su tutti i mali. Per tutto questo, non basta la comune virt\u00f9 della forza.<\/span><\/p>\nLa virt\u00f9 cardinale della fortezza procede secondo il modo limitato proprio dell\u2019uomo, presupponendo che gli aiuti divini siano ricevuti e limitati secondo tale modo. <\/span> \nMa il dono della Fortezza \u00e8 talmente rivestito della virt\u00f9 dall\u2019alto che fa sua, per cos\u00ec dire, la potenza di Dio; respingendo ogni infermit\u00e0 naturale, esso opera con la sola virt\u00f9 della divinit\u00e0.<\/span><\/p>\nIn tal modo, la virt\u00f9 e il dono della Fortezza differiscono al pari della fortezza umana e della Fortezza divina. Il dono della Fortezza perfeziona e aiuta la virt\u00f9 laddove essa potrebbe fallire.<\/span><\/p>\nCerto, la virt\u00f9 della Fortezza pu\u00f2 affrontare anche la morte, in ragione del fine soprannaturale e con l\u2019aiuto soprannaturale. Tuttavia, nel soggetto operante essa affronta le prove pi\u00f9 terribili con una certa limitatezza e un certo tremore. <\/span><\/p>\nEd \u00e8 proprio questa limitatezza e questo tremore che il dono della Fortezza elimina; perch\u00e9 esso opera tramite la mozione e l\u2019ispirazione dello Spirito Santo, rivestendoci della virt\u00f9 dall\u2019alto, di modo che con questo dono noi agiamo come poggiati sulla pietra irremovibile. <\/span> \nIl dono della Fortezza ci predispone verso le opere ardue in maniera tale che rafforza la limitatezza del soggetto per virt\u00f9 dello Spirito Santo che assiste l\u2019anima.<\/span><\/p>\nE\u2019 cos\u00ec che Ges\u00f9 Cristo ha inizialmente tremato nella Sua Passione, mostrando la limitatezza della natura umana con la virt\u00f9 della Fortezza che procedeva secondo il modo umano \u2013 compatibile con questi tremori; ma, essendo ricorso a Dio, \u00e8 subito tornato alla Sua perfetta fermezza, per l\u2019operazione del dono e della forza divine.<\/span><\/p>\nL\u2019ispirazione e la mozione dello Spirito Santo, sulle quali poggia il dono della Fortezza come sulla sua ragione formale, consistono in una nuova costanza e in una nuova fermezza dell\u2019anima, prodotte dallo Spirito Santo, che rende l\u2019uomo capace di superare qualsiasi difficolt\u00e0.<\/span><\/p>\nA quali oggetti si estende la virt\u00f9 della Fortezza?<\/strong><\/span><\/p>\nSan Tommaso, nel Commento alle Sentenze dice espressamente che: \u00abBench\u00e9 il dono della Fortezza riguardi soprattutto le opere pi\u00f9 ardue, esso si estende anche alle altre difficolt\u00e0 alle quali si applica generalmente la virt\u00f9 della Fortezza, ma non allo stesso modo, (\u2026) <\/span> \nIl dono della Fortezza si estende a tutte le difficolt\u00e0 che possono incontrarsi nel corso della vita umana\u00bb.<\/span><\/p>\nMa sebbene il dono della Fortezza possa correggere ogni limitatezza del soggetto, non significa che esso sia sempre accompagnato dall\u2019aiuto efficace della grazia; perch\u00e9, sebbene possa, se si considera la mozione dello Spirito Santo: il rafforzare ogni limitatezza, esso non lo fa sempre, a causa della debolezza e della mutevolezza della nostra volont\u00e0 che le fa da ostacolo, non facendo sufficiente ricorso a Dio.<\/span><\/p>\nil dono del timor di Dio<\/span><\/h1>\nSan Tommaso insegna che ci sono vari timori e che non riguardano tutti il dono. Dice nel Commento alle sentenze <\/em>che questa diversit\u00e0 deriva dal fatto che il timore \u00e8 definito come la \u201cfuga dal male\u201d. Ora, il male \u00e8 duplice: il male della colpa o del peccato, e il male della punizione. Vi \u00e8 dunque un duplice timore, l’uno che fugge soprattutto dal male della punizione, l’altro dal male della colpa.<\/span><\/p>\nIl timore mondano <\/strong>fugge il male del dolore, ma questo non si pu\u00f2 fare senza peccato: come negare la fede per paura del supplizio. Questo timore \u00e8 umano e negativo. Il timore servile <\/strong>fugge il castigo della colpa, soprattutto il castigo eterno; evitando di commettere la colpa, evita la pena che la punisce. Questo timore \u00e8 buono e contrario al timore mondano.<\/span><\/p>\nPer il timore filiale <\/strong>l’anima fugge dal peccato, non a causa della pena, ma per evitare di offendere Dio e di separarsi da Lui. Pu\u00f2 essere imperfetto se vi \u00e8 mescolata la paura della punizione e si chiama timore iniziale<\/strong>. \u00c8 perfetto quando la carit\u00e0 ha scacciato ogni timore del castigo. Il timore filiale<\/strong>, reverenziale e casto, teme solo di offendere Dio e rimarr\u00e0 in Paradiso.<\/span><\/p>\nN\u00e9 il timore mondano, n\u00e9 il timore servile sono il dono del timore: il dono del timore non pu\u00f2 essere che timore filiale perch\u00e9 si fonda sulla carit\u00e0, riverisce Dio come Padre e teme la separazione da Lui mediante il peccato. Questo timore non differisce essenzialmente dal timore iniziale. L’anima piena di timore filiale sa quanto \u00e8 grande il peccato e non pu\u00f2 pi\u00f9 considerare buona alcuna cosa creata.<\/span><\/p>\nIl dono del timore \u00e8 legato da un lato alla virt\u00f9 teologale della speranza, dall’altro alla temperanza. La materia del dono del timore, per quanto riguarda la temperanza, \u00e8 tutto ci\u00f2 che necessita di moderazione. Perch\u00e9 ci\u00f2 che il timore fa soprattutto \u00e8 trattenere l’anima, allontanarla dal male.<\/span><\/p>\nSan Tommaso aggiunge: “il dono del timore considera principalmente Dio, che evita di offendere, e come tale corrisponde alla virt\u00f9 della speranza<\/strong>. Ma si riferisce anche a tutte le cose che l’anima fa per evitare il peccato. Ora, l’uomo ha particolarmente bisogno del timore divino per fuggire le cose che pi\u00f9 lo attraggono e che sono oggetto della temperanza; ecco perch\u00e9 il dono del timore corrisponde anche alla temperanza<\/strong>“.<\/span><\/p>\nCos\u00ec, il timore, preso in tutta la sua universalit\u00e0, ci porta innanzitutto a riverire Dio<\/strong> e a sottometterci a Lui, e a immergerci nella nostra piccolezza di fronte a questa immensa grandezza. In secondo luogo, ci porta a fuggire il male per non separarci da Dio a causa del peccato<\/strong>. In terzo luogo, trattiene e controlla l’anima<\/strong>, impedendo cos\u00ec l’espansione della concupiscenza.<\/span><\/p>\nIn sintesi: il dono del timore, attraverso l’oggetto che venera e al quale \u00e8 soggetto, corrisponde alla speranza teologale, e reprime la presunzione che ad essa si oppone; ma quanto alla colpa o offesa di Dio, che esso fugge ed evita, pu\u00f2 corrispondere a qualsiasi virt\u00f9, perch\u00e9 conduce ad evitare ogni peccato. Ma per l’effetto che produce nell’anima corrisponde soprattutto alla temperanza.<\/span><\/p>\nUn bell’esempio di questo dono \u00e8 dato da santa Maria Goretti, la quale, animata dal timore di Dio, prefer\u00ec morire piuttosto che offenderlo.<\/span><\/p>\nIl casto timore, che porta l’anima a fuggire ogni male che la separerebbe da Dio e a sottomettersi a Dio come alla grandezza somma e infinita, fa scomparire ogni orgoglio, e cos\u00ec gli corrisponde la beatitudine dei poveri in spirito<\/strong>. Il timore reprime anche ogni esuberante piacere della carne, producendo cos\u00ec la tristezza che corrisponde alla beatitudine di quelli che piangono<\/strong>.<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"Fonte: FSSPX Attualit\u00e0 Giovanni di San Tommaso, I doni dello Spirito Santo. 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I doni dello Spirito Santo - San Michele Arcangelo<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n