Dal \u201cProemio\u201d<\/big><\/strong><\/div>\n \n1. OBIETTIVO E SISTEMATICA DEL LIBRO. Se si facesse un referendum e si chiedesse alla gente se voglia o non voglia vivere in una civilt\u00e0 fondata sulla bellezza, la risposta sarebbe unanimemente per il pi\u00f9 convinto dei s\u00ec, e sarebbe anche accompagnata, come usa oggi, da una standing ovation da record, e ci\u00f2 solo per la senz’altro supergradita proposta. \n<\/big><\/p>\n
Il problema nascerebbe al momento che si provasse a definire di quale bellezza si parli. Infatti ognuno di noi ha una sua chiara e tutta personale idea di bellezza, anche se magari non saprebbe spiegarla in due parole. \n<\/big><\/p>\n
Queste pagine vorrebbero assolvere il non facile compito di dare un contributo alla cosa, ossia individuare questa difficile idea, e unificarla, cio\u00e8 oggettivarla, in modo che si possano poi realisticamente porre le basi davvero a questa tanto vagheggiata civilt\u00e0 della bellezza, senza lasciarla ancora dov’\u00e8 da secoli, nell’empireo dei sogni e nell’incompiutezza. \n<\/big><\/p>\n
Prima di tutto: si pu\u00f2 realisticamente pensare di farla, una civilt\u00e0 basata sulla bellezza? Non ci si dilungher\u00e0 qui a sciorinare tutti i tentativi compiuti nei secoli, le tante Citt\u00e0 ideali che hanno costellato il peregrinare della nostra storia, e sappiamo tutti che \u00abCitt\u00e0 ideale\u00bb \u00e8 sinonimo di \u00abCivilt\u00e0 della bellezza\u00bb perch\u00e9 mostrare una Citt\u00e0 che si vede vuoI dire mostrare una Civilt\u00e0 che non si vede e l’idealit\u00e0 estrema tesa dall’aggettivo \u00abideale\u00bb rimanda a quella qualit\u00e0 di tale \u00abCitt\u00e0-Civilt\u00e0\u00bb, che \u00e8 somma, e che si pu\u00f2 cogliere ad abundantiam proprio nella sua espressione, cio\u00e8 nella sua bellezza. Ma il fatto che i tentativi siano stati piuttosto numerosi e continui dimostra che, se pure non si siano avuti risultati tali da dimostrare la fattibilit\u00e0 della cosa, almeno \u00e8 realistico studiarla. Bisognerebbe vedere piuttosto quanto corrette siano state le coordinate e le prospettive generali dei tentativi compiuti. \n<\/big><\/p>\n
Come si sa, gli uomini che nelle varie epoche pi\u00f9 si affaticarono all’impresa provengono tutti dal ceppo platonico. \nRitengo che i risultati siano rimasti sulla carta proprio per tale impostazione di fondo – con tutto il rispetto per l’indubbia forte tensione che anim\u00f2 tutti quei grandi -, per il fatto cio\u00e8 che sia l’idealit\u00e0 platonica in s\u00e9 a non essere confacente a una realizzazione concreta di qualsiasi cosa. \nIl nostro approccio tomista, al contrario, poggiando si sulla nozione aristotelica dell’essere, alla quale san Tommaso seppe dare forza e positivit\u00e0 insuperabili e di fatto insuperati, potrebbe ottenere, come si intuisce e come in effetti sar\u00e0, ben altri risultati. Il tomismo si poggia su dati tanto realistici da poter dire di aver trovato proprio esso il realismo e che anzi il realismo come sistema neanche esisterebbe senza il tomismo, spina dorsale di una filosofia rotondamente cristiana. \n<\/big><\/p>\n
Per\u00f2 gli obiettivi non vogliono essere cos\u00ec ambiziosi da prefigurare un modello, quasi ci si ponesse sul piano di grandi quali Platone, Plotino, Alberti, Piero della Francesca, Leonardo, Campanella: sarebbe gi\u00e0 pi\u00f9 che quietato il nostro cuore se si riuscisse a proporre col rigore necessario quelli che ci parrebbero senz’altro due buoni risultati delle investigazioni compiute sul tema da chi scrive: il primo, che stabilizzerebbe la bellezza, come gi\u00e0 la verit\u00e0, nell’univocit\u00e0, avendone individuato una precisa origine (e una sola origine rivela una sola cosa); il secondo, che stabilirebbe un metodo, un criterio preciso, sicuro, universale, per realizzarla, la bellezza, rispettando ovviamente tutta la casistica delle variet\u00e0 di gusto, personalit\u00e0, senso comune, tempi, cultura, specie etc. \n<\/big><\/p>\n
Il lavoro \u00e8 stato impostato in quattro sezioni per rendere il pi\u00f9 agile possibile l’illustrazione di questa duplice proposta, e, per provare a descrivere ancor pi\u00f9 comprensibilmente una materia che presenta oggettive difficolt\u00e0, ho avvicinato la nozione di bellezza a un fiume: penso cos\u00ec di aver reso. pi\u00f9 chiari alcuni concetti rilevanti, per esempio il concetto di \u00abunivocit\u00e0\u00bb, che potrebbe preoccupare non pochi, ma se per l’appunto avviciniamo l’univocit\u00e0 a un fiume si capisce che esso manterr\u00e0, come il fiume con le sue acque uguali eppur diverse secondo il decorso, tutte le necessarie diversificazioni e gli imprescindibili distinguo propri alla bellezza come alla verit\u00e0: si capisce dunque che \u00e8 pur vero che ci muoviamo nell’ambito della metafisica cattolica, nell’ambito cio\u00e8 di un corpus congenitamente del tutto refrattario al relativismo, ma l’univocit\u00e0 della natura di genere non deve scambiarsi per la variet\u00e0 di specie, come si vedr\u00e0 presto allorch\u00e9 si accenner\u00e0 ai trascendentali, se non col rischio di perdere il carattere di variet\u00e0 della creazione; ma, la cosa essendo del tutto impossibile a pensarsi proprio in una filosofia cristiana (dove il genere \u00e8 univoco), la bellezza \u00e8 salva e l’univocit\u00e0 anche. \n<\/big><\/p>\n
Per cui: se la bellezza \u00e8 un gran fiume che percorre il mondo, essa sar\u00e0 ben soggetta a condizioni ambientali e climatiche delle terre in cui scorre, avr\u00e0 le sue proprie acque, la cui composizione ci dar\u00e0 modo di moltiplicarne la benefica portata, e avr\u00e0 pure, infine, le sue origini, le prime sue sorgenti; origini o sorgenti che, per quanto misteriose, dovranno pur poter venire alla fin fine scoperte e conosciute. \n<\/big><\/p>\n
Ho dunque suddiviso il lavoro in tre obiettivi primari (divisi appunto in un proemio e in due capitoli principali) e in una considerazione finale svolta in un ulteriore capitolo. \n<\/big><\/p>\n
primo obiettivo: circoscrivere rigorosamente tutte le condizioni che permettono al Fiume della Bellezza di non perdersi a stagnare in acquitrini e paludi, tutti luoghi, questi, terribilmente malsani; o viceversa egualmente perdersi in inondazioni devastanti, e ci\u00f2 si vedr\u00e0 per necessit\u00e0 subito, giusto in questo proemio, saggiando la consistenza di quegli argini; \n<\/big><\/p>\n
secondo obiettivo: cercare, come si diceva, le origini del gran fiume, con tutto ci\u00f2 che la cosa comporta: una volta che si sa – anzi, nel nostro caso: una volta che si torna a sapere – da dove viene precisamente la bellezza, bisogner\u00e0 utilizzarne le risorse nel modo e soltanto nel modo che essa permette, e non come se essa fosse invece un’altra acqua, proveniente da ben altre e chiss\u00e0 quali sorgenti: trovatene le sorgenti, bisogner\u00e0 farne buon uso, in primo luogo nella liturgia e in ci\u00f2 che attornia l’Ostia consacrata, ossia nell’arte sacra; si vedr\u00e0 inoltre che quelle sorgenti non solo danno vita al Fiume della Bellezza, ma anche al Fiume della Verit\u00e0, al Fiume della Bont\u00e0 e al Fiume dell’Unit\u00e0; e ci\u00f2 si vedr\u00e0 al primo capitolo; \n<\/big><\/p>\n
terzo obiettivo: illustrare il criterio metodologico per il quale, sia nelle terre pi\u00f9 vaste della vita, dove il Fiume della Bellezza allunga con meravigliose anse e controanse il suo commovente percorso, che poi, pi\u00f9 in particolare, nei giardini e nei ninfei dove si sparge in laghetti e ruscelli e dove si dilettano le nove Muse e ogni altra grazia e virt\u00f9 dello spirito per rendere gloria a Dio, queste acque benedette e caste possano davvero suscitare bellezza, e non solo bellezza, ma anche verit\u00e0, bont\u00e0 e unit\u00e0; e ci\u00f2 si vedr\u00e0 nel secondo capitolo; \n<\/big><\/p>\n
una considerazione: si vedr\u00e0 infine cosa avviene allorch\u00e9 si bevono felicemente le acque salutari della bellezza e cosa invece allorch\u00e9 si preferisce avvicinarsi a bevande altrimenti inebrianti, ovvero, fuor di metafora, saranno illustrate alcune delle pi\u00f9 emozionanti conseguenze estetiche ed etiche della confusione che si fa intorno alla bellezza: sia quelle da rifuggire, come misoneismo e avventurismo (terzo e ultimo capitolo), che quelle da anche alacremente ricercare (in ci\u00f2 che, stralciato all’ultimo minuto dal presente studio, merita divenire uno studio autonomo, che seguir\u00e0 a breve il presente). \n<\/big><\/p>\n
Voglio sottolineare che quelli che si riporteranno sono fatti, cio\u00e8 realt\u00e0 forti da cui in futuro non si potr\u00e0 pi\u00f9 prescindere n\u00e9 dimenticare una seconda volta, pena, temo, l’intensificazione dell’attuale imbarbarimento e dell’iconoclastia, con sempre meno attenuanti per i responsabili, cio\u00e8 per noi. \n<\/big><\/p>\n
A questo punto siamo pronti per entrare nel merito del primo obiettivo, ossia in ci\u00f2 che ho chiamato l’ambiente in cui nei secoli, ma pure oggi e ancora domani, scorre il Fiume della Bellezza, fatto piuttosto importante, giacch\u00e9 si vedr\u00e0 quanto esso sia favorevole o quanto metta in difficolt\u00e0 lo scorrimento puro delle acque; insomma: se il sapere da dove origina il fiume ci garantisce della bont\u00e0 originaria e sostanziale delle sue acque, di importanza non minore sar\u00e0 sapere in quali territori, con quali argini, con quali precauzioni e con quali accorgimenti le acque poi fluiscono per il benessere dei popoli che tocca, almeno per il fatto che cos\u00ec si possono anche dare alcune buone indicazioni per stornare i diversi tentativi gi\u00e0 compiuti per avvelenarle o per dirottarle: per intorbidare insomma in tutti i modi la loro purezza e belt\u00e0.<\/big><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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La bellezza che ci salva - San Michele Arcangelo<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n