{"id":4994,"date":"2024-05-23T15:40:06","date_gmt":"2024-05-23T13:40:06","guid":{"rendered":"https_3A//arcangelosanmichele.altervista.org/@p=4994"},"modified":"2024-05-23T15:40:06","modified_gmt":"2024-05-23T13:40:06","slug":"ci-siamo-scordati-come-nato-lo-stato-italiano","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/arcangelosanmichele.altervista.org\/ci-siamo-scordati-come-nato-lo-stato-italiano\/","title":{"rendered":"Ci siamo scordati com\u2019\u00e8 nato lo Stato italiano?"},"content":{"rendered":"

fonte fides-et-ratio.it<\/a> 29\/07\/2017<\/p>\n

Autore Francesco Lamendola<\/strong><\/span><\/p>\n

Probabilmente molti di noi si sono dimenticati e altri non l\u2019hanno mai saputo, perch\u00e9 a scuola non lo insegnano, come \u00e8 nato lo Stato italiano: massone, anticlericale, anticristiano e anticattolico, cio\u00e8 in odio alla religione professata dal 99% della popolazione. E chi non ricorda il passato, non comprende il presente, n\u00e9 pu\u00f2 guardare consapevolmente al futuro. In ultima analisi, chi ignora il passato non sa neppure chi sia egli stesso. Pu\u00f2 darsi, ad esempio, che molte persone, di discreta o anche di buona cultura, non abbiamo mai sentito il nome di Luigi Fransoni. Logico: fa parte del silenzio “pedagogico” su ci\u00f2 che \u00e8 politicamente sgradito, e quindi storicamente indicibile, da parte della scuola e dei professori, in gran parte di sinistra e figli ideologici del \u201968 di nefasta memoria. Come non si insegna, per esempio, che tutte le rivoluzioni moderne, agitate dalla massoneria e dal marxismo, da quella francese a quella messicana, si sono particolarmente accanite contro i cristiani, specie i cattolici; e che la grande era delle persecuzioni anticristiane non \u00e8 stata quella dell\u2019Impero romano, ma quella della modernit\u00e0 e del cosiddetto progresso, dalla fine del XVIII secolo a oggi, e che tuttora continua. Del resto, basta accendere la televisione per rendersene conto: si ammazzano e si perseguitano oggi i cristiani pi\u00f9 di quanto sia mai accaduto in passato (anche nell\u2019Impero romano, i cristiani godevano di lunghi periodi di remissione; oggi, specie nei Paesi islamici, no, mentre nei Paesi ex cristiani la persecuzione \u00e8 pi\u00f9 sottile, ma, in compenso, sistematica e capillare). Ma come fare a rendersene conto, se perfino il papa, il capo della Chiesa cattolica, nega con estrema energia che si possa parlare di un terrorismo islamico, e perfino dopo che gli hanno sgozzato uno dei suoi preti in chiesa, durante il Sacrificio della Messa, se ne esce a dire che anche nella societ\u00e0 cattolica, dopotutto, si ammazzano le mogli o le suocere per delle beghe familiari?<\/span><\/p>\n

Fransoni, genovese, era nato nel 1789, l\u2019anno della rivoluzione francese, da nobile famiglia; ordinato sacerdote nel 1814, divenne vescovo di Fossano, in Piemonte, nel 1821, e, nel 1832, arcivescovo metropolita di Torino. Era lui, dunque, a reggere la diocesi della capitale sabauda allorch\u00e9 si abbatt\u00e9 sulla Chiesa piemontese la bufera della legislazione liberale e giurisdizionalista, iniziata con le leggi Siccardi del 1850 e culminata con la legge Rattazzi del 1855, che port\u00f2 alla crisi Calabiana, e con le leggi eversive del 1866-67: legislazione poi estesa, a partire dal 1861, alle altre regioni confluite nel nuovo Regno d\u2019Italia (il Veneto nel 1866, Roma e il Lazio nel 1870, Trieste, Gorizia, Zara e il Trentino-Alto Adige nel 1918). Dopo l\u2019approvazione delle leggi Siccardi da parte del Parlamento di Torino, con il voto favorevole del ministro Pietro De Rossi di Santarosa (cugino del noto patriota liberale Santorre di Santarosa), l\u2019arcivescovo esort\u00f2 il clero a non piegarsi e, venuto in punto di morte, per malattia, il De Rossi di Santarosa (si sarebbe spento il 5 agosto 1850), e chiesto il Viatico, si vide domandare una pubblica ritrattazione del suo operato nel governo d\u2019Azeglio, indi, avendola rifiutata, di vide negare sia il Sacramento dell\u2019estrema unzione, sia, in un primo tempo, le esequie cristiane, per volont\u00e0 del parroco di San Carlo, il padre servita Bonfiglio Pittavino, che agiva secondo le istruzioni dell\u2019arcivescovo. Poi, nonostante Fransoni, per calmare gli animi accesissimi, avesse accondisceso a che l\u2019uomo politico ricevesse le esequie cristiane, scoppi\u00f2 una violenta gazzarra e, poco dopo, le autorit\u00e0 lo fecero addirittura arrestare e tradurre in prigione, nella fortezza di Fenestrelle, in Val Chisone, ove rimase un buon mese, prima di essere espulso e costretto all\u2019esilio, in Francia, dove rimase fino alla morte, avvenuta a Lione il 26 marzo 1862, senza aver dato le dimissioni e resistendo perfino alle pressioni del papa, Pio IX, che avrebbe preferito poter nominare un nuovo arcivescovo nella capitale sabauda. A monte di questa decisione del governo piemontese \u2014 decisione inaudita, perch\u00e9 puniva con il carcere e l\u2019esilio un prelato che aveva agito nelle sue funzioni sacerdotali, imputandogli a reato la manciata assoluzione di un peccatore \u2014 c\u2019era, in effetti, una ruggine di vecchia data: si volle fargli pagare, molto probabilmente, un conto rimasto in sospeso due anni prima, allorch\u00e9 l\u2019arcivescovo si era rifiutato di appoggiare la decisione di Carlo Alberto di muovere guerra all\u2019Austria (la Prima guerra d\u2019indipendenza), cosa che gi\u00e0 lo aveva costretto a una fuga mascherata in Svizzera, anche se, in quel caso, aveva potuto fare ritorno, non senza essersi inimicato per sempre la massoneria e il partito “patriottico”. E solo due mesi prima della detenzione alle Fenestrelle, l\u2019arcivescovo aveva scontato un altro mese di carcere, a Torino, per aver dato indicazioni al clero di non obbedire alle leggi Siccardi.<\/span><\/p>\n

Cos\u00ec lo scrittore Teresio Bosco, sacerdote salesiano, ha rievocato quella vicenda, nella sua celebre biografia di san Giovanni Bosco, per ricostruire lo sfondo storico sul quale si staglia la figura del grande educatore della giovent\u00f9 (altro che don Lorenzo Milani\u2026), senza conoscere la quale non si comprende quali fossero i veri termini della questione relativa non solo ai rapporto fra Stato e Chiesa nel Piemonte, e poi nell\u2019Italia unita, del XIX secolo, ma neppure quelli, interni alla Chiesa e al mondo cattolico, del cosiddetto cattolicesimo liberale e dei vari Gioberti, Rosmini, Manzoni (da: T. Bosco, Don Bosco. Storia di un prete<\/em>, Torino, Elle Di Ci, 1987, pp. 236-238; 241):<\/span><\/p>\n

24 marzo 1848. L\u2019Arcivescovo Fransoni nel Duomo di Torino ha pregato solennemente per il re Carlo Alberto e il principe ereditario Vittorio Emanuele, che nella notte partiranno per il fronte della prima guerra d\u2019indipendenza. Re e principe hanno partecipato alla sua preghiera, nel Duomo gremitissimo. All\u2019uscita, l\u2019Arcivescovo \u00e8 fischiato sonoramente. I carabinieri si fanno largo a forza verso le squadre di studenti e di agitatori, ma essi si disperdono lanciando pesanti insulti verso Fransoni. Nelle ore seguenti, sotto le finestre dell\u2019arcivescovado, si rinnovarono chiassate e sassaiole. Il ministro dell\u2019Interno fa avvisare cortesemente ma fermamente Fransoni che non pu\u00f2 garantire della sua incolumit\u00e0. Si sa che l\u2019Arcivescovo \u00e8 contrario alla guerra contro l\u2019Austria, e le reazioni sono imprevedibili, \u00e8 invitato a “fare un viaggio”, in Svizzera.<\/em><\/span><\/p>\n

29 marzo. Mons. Fransoni parte per Ginevra, dopo aver manifestato la propria indignazione contro un governo che non sa garantire l\u2019incolumit\u00e0 dei suoi cittadini. \u00c8 l\u2019inizio dello scontro durissimo che, negli anni seguenti, contrapporr\u00e0 Stato e Chiesa.<\/em><\/span><\/p>\n

Dicembre 1849. La prima guerra d\u2019indipendenza \u00e8 definitivamente perduta. Nuovo re \u00e8 Vittorio Emanuele II. Tante cose sono cambiate, ma il permesso all\u2019Arcivescovo Fransoni di rientrare nella sua citt\u00e0 non \u00e8 stato ancora concesso. Mille preti e diecimila laici presentano una petizione al primo ministro d\u2019Azeglio perch\u00e9 il ritorno di Fransoni sia consentito. A denti stretti, d\u2019Azeglio accetta. Nel febbraio1850, senza clamori, l\u2019arcivescovo rientra in Torino.<\/em><\/span><\/p>\n

Nella primavera di quell\u2019anno \u00e8 discusso alla camera il disegno di legge del ministro Siccardi. Propone di abolire la “convenzione sulle indennit\u00e0” concordate nel 1841 tra il Regno di Sardegna e la Santa Sede; IL FORO ECCLESIASTICO, per il quale i preti macchiatisi di delitti comuni venivano giudicati da tribunali loro riservati; LA POSSIBILIT\u00c0 DI ACCRESCERE I BENI DELLA CHIESA mediante lasciati ed eredit\u00e0; il diritto d\u2019asilo, per il quale non si poteva arrestare nessuno in una chiesa o in un convento.<\/em><\/span><\/p>\n

9 aprile. Il re firma la legge approvata dalla Camera e dal Senato. Il papa protesta vivacemente. Il Nunzio apostolico presso il governo piemontese lascia Torino. Gli arcivescovi di Torino (Fransoni) e di Cagliari (Marongiu) dichiarano la legge ingiusta e vietano ai preti di osservarla. Entrambi sono arrestati e imprigionati. Fransoni \u00e8 condannato a un mese di carcere da trascorrersi nella Cittadella di Torino. Viene internato il 4 maggio. Uscir\u00e0 il 2 giugno. [\u2026]<\/em><\/span><\/p>\n

Agosto 1850. Il ministro dell\u2019Agricoltura Pietro Derossi di Santarosa \u00e8 in fin di vita. Chiede il Viatico. L\u2019arcivescovo ordina al parroco di esigere pubblica ritrattazione per aver approvato la legge Siccardi. Il ministro rifiuta e muore sena Viatico. Le bande anticlericali si scatenano contro l\u2019Arcivescovo, i preti, i religiosi. La tensione in citt\u00e0 \u00e8 gravissima. Il ministro della Guerra, Alfonso La Marmora, manda i carabinieri ad arrestare Fransoni. \u00c8 il 7 agosto. Viene portato nella fortezza di Fenestrelle, presso il confine francese. Di qui, il 29 settembre, \u00e8 accompagnato al confine. L\u2019arcivescovo raggiunge Lione, dove vivr\u00e0 esiliato fino alla morte, nel 1862.<\/em><\/span><\/p>\n

1852. Il primo ministro d\u2019Azeglio presenta in Parlamento un progetto legge per l\u2019imposizione del matrimonio civile. I cattolici piemontesi (sono la grande maggioranza anche se al Parlamento per il quale vota il 2 per cento della popolazione, non son praticamente rappresentati) reagisce duramente. Il re dichiara che in coscienza non potr\u00e0 mai firmare quella legge. D\u2019Azeglio la ritira [\u2026 ] 1854. Si comincia a discutere in Parlamento un disegno di legge presentato dal ministro Rattazzi. Viene chiamato spregiativamente “la legge dei frati”. Il nuovo primo ministro Camillo Cavour ha dichiarato pi\u00f9 volte che il principio che lo guida nella politica verso la Chiesa \u00e8 “libera Chiesa in libero Stato”. La legge che Rattazzi (membro del suo governo) presenta \u00e8 una flagrante violazione del principio. Essa propone di sopprimere gli ordini religiosi “non dediti all\u2019istruzione, alla predicazione o all\u2019assistenza ospedaliera”, cio\u00e8 met\u00e0 dei conventi del Piemonte. Lo Stato incamerer\u00e0 i beni degli ordini soppressi. “Era una intromissione dello Stato nella vita della Chiesa \u2013 scrive Francesco Traniello \u2014 specialmente grave per il fatto che il governo si arrogava il diritto di decidere quali ordini religiosi potevano ancora essere utili alla societ\u00e0, secondo un criterio per cos\u00ec\u2019 dire produttivistico, Anzi, Cavour giunse ad affermare che gli ordini disciolti non erano pi\u00f9 utili neppure alla Chiesa”. La legge, per le violente proteste da cui fu investita, fu chiamata da Cavour “maudite loi”, “legge maledetta”. [\u2026] Qualunque fosse lo stato d\u2019animo del re, 13 giorni dopo la morte del suo ultimo nato egli firm\u00f2 la “maudite loi” [n. 878 del 29 maggio 1855]. Furono soppressi 35 ordini religiosi, chiuse 334 case, sfrattati 5.456 fra preti, frati e suore. Ad essi furono negati i diritti civili di contrarre matrimonio, di possedere, di ereditare e di fare testamento. Persero anche il diritto al voto politico e amministrativo, perch\u00e9 non costituissero una milizia elettorale per il “partito reazionario”. Fu una grave violazione del diritto comune. A frati e suore fu assegnata una pensione o un assegno di lire 1,50 al giorno per gli uomini, e una lira per le donne, decurtati dell\u2019imposta di ricchezza mobile. Lo Stato rivendic\u00f2 pure la designazione dei vescovi. Tra Stato e Chiesa era guerra aperta.<\/em><\/span><\/p>\n

Benissimo, dir\u00e0 qualcuno; ma questa \u00e8 storia vecchia, passata, dimenticata. A che scopo riesumare gli scheletri nell\u2019armadio, agitare dei fantasmi? Rispondiamo: perch\u00e9 non \u00e8 affatto storia vecchia, ma presente; e non sono affatto fantasmi, ma persone in carne e ossa. La sola differenza sostanziale \u00e8 che la Chiesa cattolica non ha pi\u00f9, oggi, degli uomini che possiedano un centesimo della coerenza e del coraggio personale di un arcivescovo come Luigi Fransoni. Non \u00e8 che siano cambiati realmente i rapporti fra la cultura laicista e anticlericale dello Stato italiano, che \u00e8 nel suo DNA, e la Chiesa: quel che \u00e8 cambiato \u00e8 lo spirito della Chiesa stessa, clero e laici, a partire dal vertice della piramide: cio\u00e8 dal collegio dei cardinali e dal pontefice stesso. Siccome la Chiesa odierna ha deciso, a suo tempo, di giocare tutte le sue carte nel farsi accettare dallo Stato, dalla societ\u00e0 civile e dalla cultura profana, anche a prezzo di svendere la propria identit\u00e0, la propria specificit\u00e0 e la propria coerenza, noi, oggi, tendiamo a non percepire neppure quanto sia innaturale e, in ultima analisi, quanto poco fedele al Vangelo, la condotta del papa, dei cardinali, dei vescovi e dei sacerdoti, per non parlare dei fedeli laici, in tutte quelle questioni etiche, sociali, politiche e culturali, nelle quali sono in gioco i valori essenziali del cristianesimo. Quando si \u00e8 verificata, esattamente, questa svolta, questa autentica inversione ad “U”? Secondo noi, per l\u2019Italia, l\u2019inizio si colloca con la nascita della Repubblica democratica, nel 1946; o, se si vuole essere ancora pi\u00f9 precisi, all\u2019indomani della caduta del fascismo, il 25 luglio del 1943. Il discorso, sul piano prettamente storico, sarebbe troppo lungo e ci riserviamo di tornarci sopra un\u2019altra volta; per adesso, ci limitiamo ad osservare che si \u00e8 trattato di un fenomeno che, pur avendo radici essenzialmente politiche, ha investito, contemporaneamente, la sfera pi\u00f9 ampia della societ\u00e0, della cultura e della morale; e, inoltre, che si \u00e8 trattato di un fenomeno non solo italiano, ma europeo e mondiale, consistente, in ultima analisi, nell\u2019adeguamento della Chiesa cattolica e della cultura cattolica ai parametri della societ\u00e0 e della cultura moderna. Insomma: fino alla prima met\u00e0 del XX secolo la Chiesa ha lottato per conservare la propria identit\u00e0, la propria missione, la propria alterita rispetto al “mondo”; dopo la Seconda guerra mondiale, si \u00e8 progressivamente adeguata al nuovo paradigma culturale, quello della modernit\u00e0, credendo, nel fare cos\u00ec, di essere riuscita a saltare sul carro vincente, e sia pure in extremis<\/em>, senza rendersi invece conto di aver sottoscritto la propria condanna: perch\u00e9, una volta entrata nel paradigma della modernit\u00e0, era inevitabile che accadesse quel che oggi \u00e8 sotto i nostri occhi, beninteso se siamo disposti a vederlo: l\u2019appiattimento della Chiesa e della cultura cattolica sulle categorie del pensiero e della pratica laiciste, materialiste, edoniste, naturaliste e storiciste, il cui denominatore comune \u00e8 la dittatura del relativismo contrabbandata sotto le vesti rassicurati della democrazia, del dialogo, della tolleranza e del rispetto del diverso. Ma la verit\u00e0 \u00e8 che il diverso viene tollerato e accettato solo se ci\u00f2 risulta funzionale al paradigma moderno: e del paradigma moderno \u00e8 parte essenziale la distruzione della Chiesa o il suo svuotamento dall\u2019interno, sino a renderla un innocuo giocattolo nelle mani dei poteri di questo mondo e, soprattutto, dei padroni della finanza mondiale, che sono, oggi, i veri padroni del mondo (realt\u00e0 lucidissimamente denunciata, in tempi non sospetti, dal papa Pio XI, fin dagli anni \u201930 del Novecento).<\/span><\/p>\n

Questa, dunque, \u00e8 la situazione presente, sempre se siamo disposti a guardarla in faccia e non preferiamo auto-ingannarci, come fanno, in buona o in cattiva fede, i cosiddetti cattolici progressisti, molti dei quali non sono altro che dei modernisti mascherati, ossia dei consapevoli seguaci di una eresia anticattolica e anticristiana. Certo, potemmo tentare di consolarci, si fa per dire, osservando che, in altri Paesi di tradizione cattolica (non possiamo dire “cattolici”, sia chiaro, ma, semmai, ex cattolici, il che significa, in pratica, pressoch\u00e9 anti-cattolici), le cose vanno ancor peggio: valga per tutti il caso del professore belga che ha osato esprimere un giudizio morale di segno negativo sulla pratica dell\u2019aborto e che \u00e8 stato abbandonato, scaricato e perfino criticato e condannato, nella maniera pi\u00f9 netta, dalla chiesa “cattolica” (a questo punto le virgolette sono d\u2019obbligo, come pure la lettera minuscola per il sostantivo) del suo Paese. Le cose sono arrivate al segno che i veri cattolici, seri e coerenti, vengono fatti passare per “fondamentalisti” e descritti come “rigidi”, addirittura come “ideologici” e fomentatori di divisioni (ma rispetto a chi o a che cosa?) e, naturalmente, come degli intolleranti, dei nemici del dialogo e della concordia fra gli uomini: e tutto questo non tanto da parte dei non cattolici, ma proprio dei sedicenti cattolici di segno progressista, nelle cui file milita ora anche il papa. A dispetto del fatto che Ges\u00f9 stesso abbia detto: Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione\u2026. D\u2019ora innanzi in una casa il padre sar\u00e0 contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia e la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera<\/em> (cfr. Luca<\/em>, 12, 51-53). Ma i modernisti e i cattolici progressisti, che sono anche, per vocazione e per convinzione ideologica, dei buonisti a tutto campo (con la sola eccezione dei cattolici veri, ai quali non fanno il minimo sconto, anzi, ai quali non riconoscono nemmeno la qualifica di cattolici), questo discorso non lo vogliono sentire, non lo vogliono accettare. Per loro, un cattolico “adulto” deve andare, per forza, d\u2019accordo col mondo; e la sola maniera che conoscono, per andare d\u2019accordo con esso, \u00e8 quella di non dire mai di no alle sue richieste, alle sue pretese, ai suoi voleri. Altre maniere non ne conoscono, perch\u00e9 la cosa di cui hanno pi\u00f9 paura e vergogna \u00e8 quella di dispiacere al mondo, di passare per oscurantisti, tradizionalisti, bigotti e nemici del progresso: per cui sono sempre protesi nello sforzo di far vedere che sono pi\u00f9 realisti del re, vale a dire che sono pi\u00f9 progrediti dei progressisti laici. E pazienza se dispiacciono a Dio.<\/span><\/p>\n

Un vescovo italiano disposto ad andare anche in prigione, se occorre, e sia pur simbolicamente, sia pure per un giorno o due, siamo certi che, oggi, non si troverebbe. Ma che stiamo dicendo, andare in carcere? Non se ne troverebbe uno disposto a pagare una multa, a subire un processo (da cui, magari, uscirebbe assolto), a incassare l\u2019attacco della stampa laicista e progressista; al contrario: li vediamo fare la fila per esser intervistati dai maggiori giornali, per essere invitati in televisione, per far la ruota come pavoni davanti a un pubblico irreligioso e anticlericale: vedi lo sconcio discorso di monsignor Vincenzo Paglia sul defunto Marco Pannella, tenuto dietro invito dei radicali per commemorare le preclare virt\u00f9 morali del grand\u2019uomo. E se, ogni tanto, qualche vescovo e qualche abate, effettivamente, finiscono nelle maglie della giustizia, e perfino \u2014 scandalo supremo \u2014 nella lista nera della stampa e della televisione poltically correct<\/em>, non accade mai che ci\u00f2 avvenga per delle ragioni etiche e di principio, ma sempre e solo per squallide vicende di denaro o di abusi sessuali sui minori. Almeno il clero polacco, ungherese e degli altri Paesi che subirono la dittatura marxista, hanno sperimentato sulla loro pelle la durezza della persecuzione, e hanno mostrato di sapersi battere: come fece il vescovo di Trieste, Antonio Santin, quando la Jugoslavia si annett\u00e9 una parte di quella diocesi. Ma gli altri? Se Cristo tornasse fra noi, troverebbe la fede nei suoi pastori?\u2026<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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