{"id":4991,"date":"2024-05-21T09:30:00","date_gmt":"2024-05-21T07:30:00","guid":{"rendered":"https_3A//arcangelosanmichele.altervista.org/@p=4991"},"modified":"2024-05-21T09:30:00","modified_gmt":"2024-05-21T07:30:00","slug":"rolando-rivi-e-le-vittime-nascoste-duna-ideologia-bugiarda-e-assassina","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/arcangelosanmichele.altervista.org\/rolando-rivi-e-le-vittime-nascoste-duna-ideologia-bugiarda-e-assassina\/","title":{"rendered":"Rolando Rivi e le vittime nascoste d\u2019una ideologia bugiarda e assassina"},"content":{"rendered":"

fonte fides-et-ratio.it<\/a> 11\/03\/2016<\/p>\n

Autore Francesco Lamendola<\/strong><\/span><\/p>\n

\"\"<\/p>\n

L\u2019Italia nata dalla disfatta della Seconda guerra mondiale \u00e8 stata l\u2019Italia della Resistenza; la Resistenza \u00e8 stata fatta, in gran parte, dalle forze politiche e militari del Partito Comunista italiano; ergo<\/em>, l\u2019Italia del 1945 \u00e8 stata sottoposta a un curioso esperimento culturale: sfruttando le istituzioni democratiche e la prassi democratica nell\u2019ambito della cultura, della scuola e dell\u2019informazione, i peggiori nemici della democrazia hanno potuto raccontare al Paese la loro “verit\u00e0”, e farla passare come la versione ufficiale e “definitiva” della storia italiana, intrisa di trionfalismo, di bugie e di mistificazioni, s\u00ec da occultare la realt\u00e0 di una spietata guerra civile e da sostituirla con quella di un nuovo Risorgimento, la Resistenza appunto, eroica lotta per la libert\u00e0 del popolo italiano, alla quale la nazione doveva essere eternamente debitrice per la ritrovata democrazia.<\/span><\/p>\n

\u00c8 in questo modo che, per quasi settant\u2019anni, \u00e8 sparita la memoria di coloro che erano stati fatti sparire: i forse 30.000 morti ammazzati (ma la cifra \u00e8 quanto mai ipotetica) a guerra ormai conclusa, nell\u2019aprile e nel maggio del 1945, specialmente nel cosiddetto “Triangolo della morte” emiliano, ma anche nelle altre zone dell\u2019Italia centro-settentrionale; la memoria degli infoibati, e non solo di quelli della Venezia Giulia, nonch\u00e9 il dramma dell\u2019esodo dei 350.000 profughi istriani, fiumani e dalmati, equiparati dalla pubblicistica comunista ad altrettanti “fascisti”; la memoria delle donne e delle bambine stuprate perch\u00e9 “repubblichine”, o dei preti assassinati in odium fidei<\/em>, cio\u00e8 per il solo fatto d\u2019essere preti; i furti, le rapine, le violenze d\u2019ogni tipo, e, sovente , le vendette personali, che, in quei tragici giorni, che ben si possono definire “i giorni di Caino”, si scatenarono senza piet\u00e0, ma che vennero poi passate sotto silenzio da tutti gli storici “ufficiali”, la cui unica preoccupazione fu quella di magnificare le gloriose imprese dei partigiani, anche a costo di far passare l\u2019attentato di via Rasella per una coraggiosa azione di guerra, e l\u2019assassinio del vecchio filosofo Giovanni Gentile, per una legittima e doverosa punizione inflitta a un pericoloso ideologo della dittatura.<\/span><\/p>\n

Si volle far credere che la primavera del 1945 fu una specie di grande festa nazionale, e si nascose il fatto che coincise con un orribile macello a danno dei vinti, e anche di molte persone che non avevano altra colpa se non quella di non condividere le ideologie di sinistra e di rappresentare, per il solo fatto di esistere, dei potenziali ostacoli alla marcia trionfale verso la rivoluzione comunista. Perch\u00e9 era questo il vero e principale obiettivo dei partigiani comunisti, e specialmente dei membri dei G. A. P. (Gruppi di Azione Patriottica) che agivano in citt\u00e0, in piccoli gruppi, insanguinando le strade con i loro assassinii mirati: preparare la strada alla seconda fase, dopo la sconfitta dei Tedeschi, ossia l\u2019instaurazione del regime sovietico, cosa che andava preparata togliendo di mezzo, o terrorizzando, i membri della borghesia, la classe nemica del proletariato; e, naturalmente, anche il clero cattolico e tutti coloro i quali, in un modo o nell\u2019altro, avrebbero potuto ostacolare tale disegno (nel caso del Friuli, ad esempio, quei partigiani che non condividevano l\u2019idea di cedere ai “compagni” slavi vaste zone di confine: come si vide nell\u2019eccidio della malga di Porz\u00fbs).<\/span><\/p>\n

Fra questi “nemici del popolo” vi erano anche i seminaristi, futuri preti, non importa se si trattava di ragazzini di tredici o quattordici anni. Andavano eliminati anche loro; oppure bisognava fare in modo di spaventarli a morte, di farli abiurare, di indurli a lasciare il seminario e a rinunciare alla loro vocazione religiosa. Cos\u00ec, mentre nel Nord Italia non mancarono i preti che incitarono i partigiani, anche comunisti, a prendere la via dei monti, li aiutarono a rifornirsi di armi, benedirono la lotta fratricida che conducevano senza riguardo ai mezzi (vedi il caso di don Giuseppe Fa\u00e8 nel paesino di Montaner, in provincia di Treviso, al quale abbiamo dedicato un paio di articoli; ma furono davvero molti i don Fa\u00e8, fra il 1944 e il 1945), i partigiani comunisti assassinarono complessivamente, e specialmente nelle zone “rosse” dell\u2019Emilia e della Romagna, almeno un centinaio di sacerdoti, e persino dei giovanissimi seminaristi, sovente per la sola ed unica ragione che costoro rappresentavano una ideologia incompatibile con l\u2019instaurazione della societ\u00e0 comunista, cos\u00ec come la concepivamo loro, ossia in termini staliniani.<\/span><\/p>\n

Fra le vittime di questa rabbiosa caccia all\u2019uomo vi fu anche un ragazzino di 14 anni, Rolando Rivi, nato a San Valentino, frazione di Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, il 7 gennaio 1931 e ucciso dai partigiani comunisti, dopo essere stato rapito, picchiato e seviziato per tre giorni, il 13 aprile 1945, la cui unica colpa era stata quella di andare in giro con l\u2019abito da sacerdote, in una zona dove l\u2019odio anticristiano era giunto all\u2019esasperazione. Non esisteva neppure alcuna giustificazione di ordine “militare”: la Linea Gotica stava crollando sotto i colpi dell\u2019ultima offensiva anglo-americana, i Tedeschi e i fascisti erano ovunque in rotta, e la fine della guerra era solo questione di pochi giorni, forse di ore, non solo in Emilia, ma in tutta Italia e anche nel resto d\u2019Europa.<\/span><\/p>\n

Cos\u00ec ha ricordato quell\u2019episodio la giornalista Simonetta Pagnotti in un articolo apparso sulla rivista settimanale \u00abCredere. La gioia della fede\u00bb (Milano, Edizioni San Paolo, n. 27, 6 ottobre 2013, pp. 27-29):<\/span><\/p>\n

\u00abAveva l\u2019et\u00e0 dei ragazzi che si preparano all\u2019esame di terza media quando fu sequestrato, torturato e poi barbaramente ucciso dai partigiani comunisti del battaglione “Frittelli”, brigata “Modena montagna”. Era il 13 aprile del 1945, a un passo dalla fine della guerra. “Un prete di meno”, dissero i suoi assassini. In realt\u00e0 Rolando Rivi era un semplice seminarista che non dimostrava i suoi 14 anni. Ma non voleva rinunciare alla tonaca nera che allora usavano i “pretini”. “Non voglio toglierla, significa che io sono di Ges\u00f9”, diceva con ostinazione. Oggi una delle rare foto d\u2019epoca ci restituisce l\u2019immagine di quel cappello rotondo troppo grande, le orecchie pronunciate, gli occhi scuri e intensi di un adolescente con in testa pensieri grandi e un fisico che non vuole crescere, ancora da bambino.<\/em><\/span><\/p>\n

Il 5 ottobre [del 2013] Rolando viene proclamato beato a Modena. Il martirio di Rolando non \u00e8 “a favore di una fazione contro l\u2019altra: muore per tutti e nell\u2019evento contenuto un alto valore civile”, spiega monsignor Antonio Lanfranchi, vescovo di Modena. [\u2026]<\/em><\/span><\/p>\n

San Valentino figura sulle guide turistiche per la sua pieve romanica. Rolando Rivi si \u00e8 formato proprio qui. Era un leader riconosciuto, uno di quei bambini che sanno trascinare i coetanei, nel bene e nel male. Lui la sua scelta l\u2019aveva fatta. Una scelta semplice e tenace come la fede dei suoi genitori, cristiani e contadini, pap\u00e0 Roberto e mamma Albertina. Rolando era nato nella frazione del Poggiolo, a pochi metri in linea d\u2019aria dalla chiesa, il 7 gennaio del 1931, secondo di tre fratelli. Una famiglia di fede solida, serena e laboriosa. “Diventer\u00e0 un santo o un mascalzone”, dice di lui la nonna. Frequenta le elementari in paese. \u00c8 pieno di amici ma decide che il suo migliore amico \u00e8 Ges\u00f9.<\/em><\/span><\/p>\n

Fin da subito \u00e8 un testimone. Serve Messa, guarda l\u2019esempio del suo parroco, don Olinto Mazzochini, e decide che da grande sar\u00e0 come lui. La Comunione e la Cresima rafforzano la sua scelta. I suoi non lo spingono ma nemmeno lo ostacolano. Rolando ha 11 anni, finisce le elementari con un giudizio pi\u00f9 che brillante ed entra nel seminario di Marola. Ha le idee chiare. Diventer\u00e0 prete e poi missionario. Siamo nel \u201942. Dopo due anni i tedeschi occupano la struttura e i seminaristi devono tornare a casa. Anche Rolando quell\u2019estate rientra a San Valentino. Il clima \u00e8 cambiato. Il paese \u00e8 vessato dalle incursioni dei tedeschi e dei partigiani., i sacerdoti sono malvisti e rischiano la pelle. Siamo nel triangolo della morte, senario di numerosi crimini commessi da sedicenti “rossi”. Rolando non si vuole togliere l\u2019abito, nonostante il suo vecchio parroco sia appena stato trasferito in un luogo pi\u00f9 sicuro dopo essere stato aggrediti e picchiato da alcuni partigiani comunisti. Il nuovo parroco \u00e8 don Alberto Camellini, ha solo 25 anni ed \u00e8 al suo primo incarico. Sar\u00e0 uno dei testimoni al processo contro i suoi assassini.<\/em><\/span><\/p>\n

Si arriva cos\u00ec al 10 aprile del \u201945. Dopo la Messa del mattino Rolando va a studiare in un bosco vicino a casa. I genitori trovano i suoi libri e un biglietto lasciato dai partigiani, in cui si dice di non cercarlo. Ma Rolando non torna. Il pap\u00e0 e il giovane parroco si mettono in viaggio e scoprono la terribile verit\u00e0. Rolando \u00e8 stato sequestrato, portato in un casale a Piane di Monchio, nell\u2019Appennino modenese, torturato per tre giorni e infine ucciso il 13 aprile, alle tre del pomeriggio. Due scariche di rivoltella, al cuore e alla testa. La tonaca l\u2019hanno usata per farne un pallone e poi appesa come un trofeo. Prima di morire, ha chiesto ai suoi assassini di pregare per mamma e pap\u00e0.\u00bb<\/em><\/span><\/p>\n

Per oltre mezzo secolo ci \u00e8 stato raccontato, dai maestri, dai professori e dai libri di scuola, che la Resistenza (con la lettera maiuscola) \u00e8 stata la pagina pi\u00f9 bella e luminosa della nostra storia contemporanea; che i partigiani erano eroici e disinteressati combattenti della libert\u00e0; che i comunisti furono la punta di diamante di quel grande movimento di popolo, finalizzato alla rinascita morale e materiale della nostra povera Patria, trascinata nel disonore dalla dittatura fascista e avvilita nel consesso delle nazioni dal peso della disfatta. Non \u00e8 che tutti mentissero: mentivano quelli che sapevano la verit\u00e0; per la maggior pare, ripetevano quel che avevano sentito dire, quel che tutti dicevano, a cominciare dalle pi\u00f9 alte istituzioni dello Stato: ma il risultato \u00e8 che al popolo italiano \u00e8 stata scippata la verit\u00e0, \u00e8 stata nascosta, e non gli \u00e8 stato permesso di sapere che, oltre ai sette fratelli Cervi, fucilati dai fascisti, ci furono anche i sette fratelli Govoni, massacrati dai partigiani comunisti; che, mentre i genitori dei primi ebbero infiniti attestati di stima e di solidariet\u00e0 morale, a quelli dei secondi non fu riservata nemmeno una parola di condoglianze; e che ci sono stati occultati i nomi di un ragazzino come Rolando Rivi, ucciso perch\u00e9 voleva diventare prete, o di una ragazza di ventitre anni, Norma Cossetto, stuprata innumerevoli volte prima di essere gettata in una foiba, con un pezzo di legno infilato nella vagina, forse da partigiani comunisti slavi, perch\u00e9 italiana, o forse da sedicenti partigiani comunisti italiani, perch\u00e9 figlia di borghesi.<\/span><\/p>\n

Il fatto che queste verit\u00e0 siano state occultate ha reso possibile un fatto straordinario: la diffusione dell\u2019ideologia comunista in un Paese che, se avesse saputo ci\u00f2 che i comunisti avevano fatto durante la guerra civile, vogliamo crede che l\u2019avrebbe rigettata con sdegno; la marcia, apparentemente inarrestabile, e culminata nei moti studenteschi del 1968, di quella ideologia, che si auto-presentava come l\u2019ideologia risolutiva, quella che avrebbe realizzato la fine del millenario sfruttamento dell\u2019uomo sull\u2019uomo; e la sua glorificazione da parte di una intera generazione di intellettuali, che erano e si dicevano comunisti, in diverse varianti, ma con l\u2019unico obiettivo finale di porre fine alla storia e realizzare il Paradiso in terra, mediante l\u2019abolizione della propriet\u00e0 privata dei mezzi di produzione. Ad essi si affiancavano un gran numero di preti e di cattolici di sinistra, i quali, con diverse motivazioni e numerose sfumature, erano d\u2019accordo sul fatto che il progresso coincidesse con una futura societ\u00e0 “socialista” (forse questa parola faceva meno paura ai pusillanimi), e che il Vangelo altro non sia che una sorta di anticipazione del \u00abManifesto\u00bb di Marx ed Engels. La mistificazione storica si spinse tanto avanti da conquistare posizioni accademiche in tutto il mondo: solo cos\u00ec si possono spiegare fatti sconcertanti, per non dire incredibili, come \u2014 tanto per citarne uno, fra mille altri \u2014 il conferimento del Premio Nobel per la Letteratura a un Dario Fo, giullare blasfemo e scadentissimo letterato, mentre tale riconoscimento veniva ostinatamente negato ad un poeta della statura di Mario Luzi, forse appunto perch\u00e9 troppo scopertamente cattolico.<\/span><\/p>\n

Viene da chiedersi come sia stato possibile che la verit\u00e0 storica sia stata sequestrata per pi\u00f9 di sessant\u2019anni ad un popolo intero; come sia stato possibile che sessanta milioni di Italiani si siano lasciati raccontare una versione totalmente mistificata della loro storia pi\u00f9 recente, quando i testimoni e gli stessi protagonisti della guerra civile erano ancora vivi e sarebbe bastato chiedere alla gente qualsiasi, ai contadini, ai piccoli commercianti, a coloro che nel 1944-45 avevano venti o trent\u2019anni, chi fossero i partigiani, quale percezione avesse di loro la popolazione, come si comportassero nel corso delle loro azioni, sia in montagna che in citt\u00e0. Invece il popolo italiano ha preferito studiare la storia sui libri e fidarsi di quel che dicevano i professori: ma sia i libri che i professori erano stati forgiati alla scuola del conformismo intellettuale e ripetevano, anche in buona fede, quel che credevano vero, senza prendersi la briga di andare a verificarlo. Ma forse, in qualche modo, gl\u2019Italiani volevano<\/em> essere ingannati: la verit\u00e0 avrebbe fatto male, e preferirono ignorarla\u2026<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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