Messa<\/span> di Paolo VI?<\/a> n.d.r.]<\/em><\/p>\nAutore Francesco Lamendola<\/span><\/strong><\/p>\nLa maggior parte dei cattolici non nota nulla di strano e non si pone neppure il problema se la Messa Novus Ordo<\/em>, quella uscita dalla riforma liturgica del 1969, sia davvero conforme alla liturgia cattolica e quindi alla vera dottrina (perch\u00e9 la liturgia non \u00e8 un abito esteriore, ma \u00e8 la traduzione mediante segni della dottrina). Perfino tra quelli che hanno pi\u00f9 di cinquant\u2019anni e perci\u00f2 ricordano la Messa tridentina, vale a dire la Messa cattolica di sempre, pochi hanno notato qualcosa d\u2019insolito nel passaggio dall\u2019una all\u2019altra, e meno ancora hanno trovato difficolt\u00e0 ad abituarsi al nuovo rito. Quelli, poi, che sono nati dopo quella data, hanno sempre conosciuto solo questa Messa e non si sono mai chiesti se essa esprima pienamente, coerentemente e perfettamente, non solo le forme, ma anche i contenuti della fede cattolica. C\u2019\u00e8 poi una sparuta minoranza che un certo qual disagio, o un certo qual senso d\u2019incongruenza, lo avverte, s\u00ec, e tuttavia stenta a dargli un volto preciso, a chiarire cosa esattamene crei quella sensazione di dissonanza. E ci\u00f2 perfino tra quelli che, avendo sessant\u2019anni o pi\u00f9, ricordano, o dovrebbero ricordare, le forme della vecchia Messa, e quindi dovrebbero anche cogliere quali sono gli elementi che non quadrano, n\u00e9 si armonizzano, con l\u2019autentica espressione del rito cattolico.<\/span><\/p>\nAlcuni notano l\u2019incongruenza del nuovo altare, architettonicamente stonato, messo in maniera tale da spezzare la fuga prospettica dello sguardo verso il punto focale dell\u2019altar maggiore: sicch\u00e9 non solo durante la santa Messa, ma anche appena entrati nel sacro edificio, avvertono che le cose non sono come dovrebbero essere, perch\u00e9 lo sguardo del fedele non viene naturalmente indirizzato verso il Santissimo, che spesso non si sa nemmeno dove si trovi, ma verso un altare che non \u00e8 un vero altare, \u00e8 piuttosto una tavola, e infatti si presta magnificamente alla celebrazione di un pasto, di una “cena”, come avviene per i protestanti, ossia per la commemorazione dell\u2019Ultima Cena di Ges\u00f9 Cristo, pi\u00f9 che per il rinnovarsi perenne del mistero della Presenza Reale, cio\u00e8 per la manifestazione di Ges\u00f9 nel suo Corpo e nel suo Sangue, in una semplice particola di pane e in un semplice calice di vino. Altri notano che le lingue nazionali in cui si svolge la santa Messa non possiedono il fascino liturgico del latino, e intuiscono che ben altro doveva essere il senso di raccoglimento allorch\u00e9 ciascun fedele sapeva che, in ogni angolo dell\u2019orbe terracqueo, ovunque il sacerdote celebrasse il sacro rito, tutti usavano le stesse identiche parole, come un\u2019orchestra perfettamente affiatata. Altri ancora sono lievemente disturbati dai canti e dagli strumenti che li accompagnano, perch\u00e9 gli uni e gli altri non esprimono lo stesso grado di solennit\u00e0 e di concentrazione dei canti in latino e del suono dell\u2019organo. Ma questi, in fondo, sono, se non proprio dettagli, aspetti comunque secondari. Pi\u00f9 sostanziale il fatto che, a un certo punto, i fedeli sono invitati a scambiarsi una stretta di mano, il che comporta sempre un maggiore o minore scompiglio e una generale distrazione: stretta di mano che ricorda spiacevolmente quella in uso fra i massoni. Ma soprattutto colpisce la modalit\u00e0 con cui il fedele si accosta all\u2019Eucarestia, ricevendo l\u2019Ostia sul palmo della mano e portandosela in bocca, restando in piedi, come se dopotutto non si trattasse di qualcosa di straordinario, ma di una faccenda d\u2019ordinaria amministrazione. Peggio ancora, con la scusa della scarsit\u00e0 di sacerdoti, in molte chiese sono i diaconi, e anche le diaconesse, sebbene quest\u2019ultima figura non esista nella Chiesa cattolica, a distribuire la santa Comunione, rafforzando l\u2019impressione che si tratti di cosa piuttosto ordinaria che straordinaria. Eppure, nessuna di queste cose che abbiamo citato, o di altre ancora che avremmo potuto citare, come i recentissimi cambiamenti nelle formule rituali, comprese le parole stesse del Padre Nostro<\/em>, con l\u2019espunzione della formula e non indirci in tentazione<\/em>, va al cuore del problema. Al cuore del problema infatti non c\u2019\u00e8 questo o quel gesto, questo o quell\u2019atteggiamento, bens\u00ec il sublime Mistero che della santa Messa costituisce il cuore e la ragione stessa d\u2019esistere: la formula della consacrazione del pane e del vino, affinch\u00e9 divengano il Corpo e il Sangue di Cristo.<\/span><\/p>\nPer comprendere bene questo punto, che \u00e8 assolutamente centrale in qualsiasi discussione sulla Messa novus ordo<\/em>, citiamo una pagina di don Mario Tranquillo nel saggio Il problema della nuova Messa<\/em> (nel volume collettivo Le tenebre della “Nuova Pentecoste”. La Rivoluzione nella Chiesa<\/em>, Parte Seconda, a cura di Massimo Viglione, I Quaderni dei Triarii, 2020, pp. 48-49):<\/span><\/p>\nIl 30 novembre 1969 papa Paolo Vi pubblicava un nuovo Messale Romano, nella sua edizione latina, poi tradotta in tutte le lingue, per l\u2019uso liturgico del rito romano. Tale messale era destinato, nelle intenzioni del pontefice, a sostituire definitivamente (e con un\u2019immediatezza pressoch\u00e9 totale) il precedente messale, codificato da san Pio V nel1570, che altro non era che la riedizione corretta dei libri liturgici usati precedentemente. Il messale di Paolo VI, poi noto come “Novus ordo Missae”, o “nuovo rito”, o “nuova messa”, fu invece il frutto di un\u2019elaborazione a tavolino di alcuni “esperti” riuniti nel “Consilium ad exsequandam Constitutionem da Sacra Liturgia”, di fatto guidato dall\u2019allora padre Annibale Bugnini, che si proponeva di implementarle linee guida fornite dalla recente costituzione “Sacrosanctum Concilium”, promulgata durante il Concilio Vaticano II, allora appena concluso 1962-1965). Si sa che a commissione furono invitati anche sei pastori protestanti, essendo lo scopo della riforma liturgica quello di facilitare il cammino ecumenico. Scrive il padre (poi monsignor) Bugnini: che il nuovo rito fui elaborato \u00abper facilitare ai nostri fratelli separati il cammino dell\u2019unione, scartando ogni ostacolo che avrebbe potuto costituire anche solo l\u2019ombra del rischio di una pietra d\u2019inciampo o di un dispiacere\u00bb (Bugnini, “Documentation Catholique”, n. 144 (1965), col. 604). Paolo VI stesso ha confidato al suo amico, lo scrittore Jean Guitton, che a sua intenzione di cambiare la Messa veniva dal desiderio di un riavvicinamento al modo protestante: \u00abL\u2019intenzione di Paolo VI su ci\u00f2 che \u00e8 comunemente chiamata la Messa, era di riformare la liturgia cattolica in modo tale che potesse coincidere con la liturgia protestante. Vi era in Paolo VI l\u2019intenzione ecumenica di togliere, o almeno di correggere, o almeno di affievolire, ci\u00f2 che era troppo cattolico in senso tradizionale nella Messa e, lo ripeto, avvicinare la Messa cattolica alla Messa calvinista\u00bb (J. Guitton, al dibattito organizzato da “Lumi\u00e8re 101”, giornale radio della domenica di Radio Courtoise, 19 dicembre 1993, sul libro di Y. Chiron, “Paul VI, le pape \u00e8cartel\u00e9”).<\/em><\/span><\/p>\nQuesta premessa alla nostra analisi ci deve far capire due cose fondamentali: 1) il rito di Paolo VI, prima ancora di esaminarne il contenuto dottrinale, \u00e8 un rito prodotto a tavolino, con pochi e non sostanziali riferimenti a ci\u00f2 che precedeva; \u00e8 una ri-formulazione radiale di tutto il culto cattolico (non fu cambiato il solo messale, sul quale ci soffermeremo, ma tutti i libri liturgici); non pu\u00f2 essere messo in parallelo, sotto questo aspetto, al messale voluto dal Concilio di Trento e pubblicato da san Pio V, che \u00e8 solamente un\u2019edizione espurgata e corretta di quanto gi\u00e0 esisteva. 2) La causa finale di questa riforma \u00e8 ecumenica, cio\u00e8 di modificar eil rito della Messa cattolica perch\u00e9 sia assimilabile anche da coloro che rifiutano i dogmi cattolici sulla Messa.<\/em><\/span><\/p>\nTale nuovo rito fu immediatamente oggetto di una pesantissima critica teologica, cui faremo spesso qui riferimento, formata da due importanti cardinali, Ottaviani (che era capo del Sant\u2019Uffizio) e Bacci. Questo documento, una lettera indirizzata a Paolo VI, \u00e8 noto sotto il nome di “Breve esame critico del Novus ordo Missae”, e d\u00e0 questa valutazione generale del nuovo rito: \u00abil Novus Ordo Missae, considerati gli elementi nuovi, suscettibili di pur diversa valutazione, che vi appaiono sottesi ed implicati, rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino\u00bb.<\/em><\/span><\/p>\nNon semplice cambiamento delle forme liturgiche, dunque, ma modifica e stravolgimento di tutto l\u2019impianto teologico del quale la santa Messa \u00e8 espressione: dato che la santa Messa evidentemente non \u00e8 un rito a s\u00e9 stante, ma \u00e8 il coronamento ed il culmine di tutta la fede cattolica, un compendio di essa e, nello stesso tempo, il momento pi\u00f9 solenne della manifestazione di Dio ai suoi fedeli, secondo la sua indefettibile promessa. In particolare, l\u2019aver modificato l\u2019espressione: questo \u00e8 il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per molti<\/em>, con l\u2019altra, che recita: versato per voi e per tutti<\/em>, non \u00e8 un piccolo aggiustamento formale, ma modifica il cuore della teologia cattolica. Se il Mistero Eucaristico \u00e8 aperto a tutti, e se il sangue di Cristo \u00e8 stato sparso in redenzione di tutti, ci\u00f2 implica che quel Mistero e quella Redenzione sono indirizzati a tutti, dunque anche a quanti non li vogliono, li rifiutano, li detestano e li odiano. Ma c\u2019\u00e8 di pi\u00f9, e di peggio. Nella Messa novus ordo<\/em>, il celebrante formula le parole della consacrazione dando l\u2019impressione che non si tratti di una impetrazione con valore effettivo e immediato, ossia la Transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue del Signore, ma di una semplice commemorazione: perch\u00e9 il celebrante parla come se fosse Ges\u00f9 Cristo a dire: questo \u00e8 il mio corpo, ecc<\/em>.; il che ha tutto l\u2019aspetto di una commemorazione e non di una formula dal valore perenne. Perfino l\u2019espressione mistero della fede<\/em>, che il celebrante pronuncia staccata dalla consacrazione, rafforza l\u2019impressione che il mistero non sia la Transustanziazione, ma la commemorazione del Mistero della Passione e Morte di Ges\u00f9 Cristo, il quale si offr\u00ec \u2014 allora, ma forse non pi\u00f9 oggi \u2014 per la salvezza degli uomini. Come si vede, la questione \u00e8 di enorme importanza e delicatezza: perch\u00e9 se la nuova formula della consacrazione, che solo in apparenza ricalca la precedente, viene intesa dal celebrante in senso protestante, vale a dire se la sua intenzione \u00e8 effettivamente quella di commemorare<\/em> l\u2019Ultima Cena e non d\u2019impetrare<\/em> la Transustanziazione, allora la messa non \u00e8 pi\u00f9 la santa Messa dei cattolici, quella di sempre, ma \u00e8 la cena dei luterani e dei calvinisti, i quali cinquecento anni fa si separarono da Roma anche, e forse soprattutto, per questa differente interpretazione del Sacrificio Eucaristico. Ma quale Sacrificio Eucaristico, se Ges\u00f9 non \u00e8 realmente presente nelle specie del pane e del vino, ossia nella materia del Sacramento? E c\u2019\u00e8 da dubitare che, in una messa cos\u00ec concepita, l\u2019intenzione del celebrante sia proprio quella di celebrare un Sacrificio: non sar\u00e0 piuttosto quella di commemorare un evento che accadde duemila anni fa, una volta per tutte, e che ora non<\/em> si sta ripetendo? Qui siamo proprio al cuore della dottrina cattolica. Giova ricordare che per il massimo filosofo e teologo della cristianit\u00e0, san Tommaso d\u2019Aquino, il Sacrifico della Messa \u00e8 un miracolo perfino pi\u00f9 grande della Passione, Morte e Resurrezione di Ges\u00f9: perch\u00e9 quest\u2019ultimo \u00e8 avvenuto una volta sola e non si ripeter\u00e0 mai, mentre il Sacrificio Eucaristico si rinnova sempre, in qualunque angolo della, terra anche nella comunit\u00e0 pi\u00f9 remota e isolata, o anche alla sola presenza del celebrante. Perch\u00e9 se la Presenza Reale c\u2019\u00e8, allora non ha importanza se i fedeli presenti sono molti o pochi, potrebbe anche non esservene alcuno, basta che ci sia il sacerdote che invoca la manifestazione concreta e salvifica di Ges\u00f9 Cristo nelle specie del pane e del vino. Accanto a Lui ci sono comunque gli Angeli in tripudio, ci sono le anime sante del Paradiso e del Purgatorio; c\u2019\u00e8 tutta la comunione dei santi.<\/span><\/p>\nDel resto, come pu\u00f2 essere pienamente cattolica una Messa che \u00e8 stata concepita per piacere ai protestanti, cio\u00e8 togliendo quanto di autenticamente cattolico v\u2019era in essa? Fino a tanto vollero spingersi i papi del Concilio: ad auto-mortificare i fedeli cattolici per compiacere i “fratelli separati”, senza darsi alcun pensiero per il rispetto della Verit\u00e0 e dell\u2019onore dovuto a Ges\u00f9 Cristo. E tutto questo, in realt\u00e0, venne fatto alla luce del sole, anche se l\u2019intenzione recondita di Paolo VI era ancor pi\u00f9 radicale, ossia spingere la Chiesa stessa verso l\u2019apostasia. La terribile affermazione di Jean Guitton, frutto dei suoi colloqui privati con Paolo VI, l\u2019intenzione di Paolo VI su ci\u00f2 che \u00e8 comunemente chiamata la Messa, era di riformare la liturgia cattolica in modo tale che potesse coincidere con la liturgia protestante<\/em>, venne resa di dominio pubblico, alla radio, nel 1993. Avrebbe dovuto scatenarsi il finimondo: invece non accadde nulla. I cattolici tacquero: si vede che trovavano la cosa perfettamente normale, se non addirittura lodevole. Il giudizio stroncante dei cardinali Ottaviani e Bacci \u00e8 addirittura del 1969, cio\u00e8 l\u2019anno stesso della riforma liturgica supervisionata dal massone padre Annibale Bugnini: il nuovo rito della Messa costituisce un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino\u00bb.<\/em> E Ottaviani era stato nominato da Pio XII segretario del Sant\u2019Uffizio! Ma Paolo VI, impassibile, non ne tenne conto: anche da ci\u00f2 si giudichi che valore pu\u00f2 avere la canonizzazione di Montini da parte dell\u2019eretico Bergoglio. Cosa concludere da tutto questo: che la Messa novus ordo<\/em> \u00e8 invalida? No, certo. Non \u00e8 invalida, perch\u00e9 vi traspare ancora qualcosa della vera Messa di sempre. Ma quante scorie andrebbero tolte, per ridarle lo splendore originario!<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"fonte fides-et-ratio.it 22\/05\/2021 [Non invalida ma illecita: “Un cattolico fedele non pu\u00f2 non porsi il problema della partecipazione a una […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":4933,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[64,12],"tags":[50,474],"avopt_banners_inside_post":true,"avopt_banners_on_page":true,"av_copy_from":"","av_sharing_message":"","av_sharing_allowed":true,"av_sharing_on":{"fb":[],"tw":[]},"av_allow_affiliate_banner":false,"av_allow_affiliate_multi_banner":false,"av_post_rating":true,"av_have_post_rating_value":false,"spellchecker_performed_today":false,"yoast_head":"\n
La Messa di Paolo VI: un ponte verso i protestanti - San Michele Arcangelo<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n