vatican.va<\/a><\/p>\n <\/p>\n
A tutti i Venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica.
\nIl Papa Pio IX. Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.<\/i><\/span><\/strong><\/p>\nCon quanta cura e pastorale vigilanza i Romani Pontefici Predecessori Nostri, eseguendo l\u2019ufficio loro affidato dallo stesso Cristo Signore nella persona del Beatissimo Pietro, Principe degli Apostoli, e l\u2019incarico di pascere gli agnelli e le pecore, non abbiano mai tralasciato di nutrire diligentemente tutto il gregge del Signore con le parole della fede, di educarlo con la salutare dottrina e di rimuoverlo dai pascoli velenosi, a tutti ed a Voi in particolare, Venerabili Fratelli, \u00e8 chiaro e manifesto. Invero i predetti Nostri Predecessori dell\u2019augusta Religione cattolica \u2013 difensori e garanti della verit\u00e0 e della giustizia, sommamente solleciti della salute delle anime \u2013 non ebbero a cuore niente di pi\u00f9 che individuare e condannare, con le loro sapientissime Lettere e Costituzioni, tutte le eresie e gli errori i quali, avversando la divina nostra fede, la dottrina della Chiesa cattolica, l\u2019onest\u00e0 dei costumi e l\u2019eterna salute degli uomini, spesso suscitarono gravi tempeste e funestarono in modo devastante la cristiana e la civile repubblica. Pertanto i suddetti Nostri Predecessori con apostolica forza continuamente resistettero alle nefande macchinazioni di uomini iniqui che, schizzando come i flutti di procelloso mare la spuma delle loro fallacie e promettendo libert\u00e0 mentre sono schiavi della corruzione, con le loro opinioni ingannevoli e con i loro scritti perniciosissimi si sono sforzati di demolire le fondamenta della Religione cattolica e della societ\u00e0 civile, di levare di mezzo ogni virt\u00f9 e giustizia, di depravare gli animi e le menti di tutti, di sviare dalla retta disciplina dei costumi gl\u2019incauti, e principalmente la giovent\u00f9 impreparata, e di corromperla miseramente, di imprigionarla nei lacci degli errori e infine di strapparla dal seno della Chiesa cattolica.<\/span><\/p>\nIntanto, come a Voi, Venerabili Fratelli, \u00e8 ben noto, poich\u00e9 per un\u2019arcana decisione della divina provvidenza, non certo per qualche Nostro merito, fummo innalzati a questa Cattedra di Pietro, vedendo Noi con estremo dolore del Nostro animo l\u2019orribile procella sollevata da tante prave opinioni e i gravissimi, e non mai abbastanza lacrimabili danni che da tanti errori ridondano sul popolo cristiano, per dovere del Nostro Apostolico Ministero, seguendo le vestigia illustri dei Nostri Predecessori, alzammo la Nostra voce e con parecchie Lettere Encicliche divulgate per mezzo della stampa, con le Allocuzioni tenute nel Concistoro e con altre Lettere Apostoliche condannammo i principali errori della tristissima et\u00e0 nostra, e stimolammo la Vostra esimia vigilanza episcopale, ammonimmo con ogni Nostro potere ed esortammo tutti i figli della Chiesa cattolica a Noi carissimi che avessero in sommo abominio l\u2019infezione di una peste cos\u00ec crudele e la fuggissero. Specialmente poi con la Nostra prima Lettera Enciclica del 9 novembre 1846 e con due Allocuzioni (delle quali una fu tenuta da Noi nel Concistoro del 9 dicembre 1854, e l\u2019altra in quello del 9 giugno 1862) condannammo le mostruose enormit\u00e0 delle opinioni che segnatamente dominano in questa nostra et\u00e0, con grandissimo danno delle anime e con detrimento della stessa civile societ\u00e0, le quali non solo avversano la Chiesa cattolica, la sua salutare dottrina e i suoi venerandi diritti, ma altres\u00ec la sempiterna legge naturale scolpita da Dio nei cuori di tutti e la retta ragione; da tali opinioni traggono origine quasi tutti gli altri errori.<\/span><\/p>\nMa quantunque non abbiamo omesso di bandire spesso e di riprovare i pi\u00f9 capitali errori di tal fatta, nondimeno la causa della Chiesa cattolica, la salute delle anime a Noi divinamente affidate e il bene della stessa societ\u00e0 umana richiedono assolutamente che di nuovo eccitiamo la Vostra pastorale sollecitudine a sconfiggere altre prave opinioni, che scaturiscono dai predetti errori come da fonte. Tali false e perverse opinioni tanto pi\u00f9 sono da detestare, in quanto mirano in special modo a far s\u00ec che sia impedita e rimossa quella salutare forza che la Chiesa cattolica, per istituzione e mandato del suo divino Autore, deve liberamente esercitare fino alla consumazione dei tempi, sia verso i singoli uomini, sia verso le nazioni, i popoli e i supremi loro Principi: esse operano affinch\u00e9 sia tolta di mezzo quella mutua societ\u00e0 e concordia fra il Sacerdozio e l\u2019Impero, che sempre riuscirono fauste e salutari alle cose sia sacre, sia civili [Gregor. XVI, Epist. Encycl.Mirari<\/b>, 15 Aug. 1832]. Infatti Voi sapete molto bene, Venerabili Fratelli, che in questo tempo si trovano non pochi i quali, applicando al civile consorzio l\u2019empio ed assurdo principio del\u00a0naturalismo\u00a0<\/i>(come lo chiamano) osano insegnare che \u201cl\u2019ottima regione della pubblica societ\u00e0 e il civile progresso richiedono che la societ\u00e0 umana si costituisca e si governi senza avere alcun riguardo per la religione, come se questa non esistesse o almeno senza fare alcuna differenza tra la vera e le false religioni<\/i>\u201d. Contro la dottrina delle sacre Lettere della Chiesa e dei Santi Padri, non dubitano di affermare \u201cessere ottima la condizione della societ\u00e0 nella quale non si riconosce nell\u2019Impero il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della Religione cattolica, se non in quanto lo chieda la pubblica pace<\/i>\u201d. Con tale idea di governo sociale, assolutamente falsa, non temono di caldeggiare l\u2019opinione sommamente dannosa per la Chiesa cattolica e per la salute delle anime, dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di venerata memoria chiamata\u00a0delirio\u00a0<\/i>[Eadem Encycl.\u00a0Mirari<\/b>], cio\u00e8 \u201cla libert\u00e0 di coscienza e dei culti essere un diritto proprio di ciascun uomo che si deve proclamare e stabilire per legge in ogni ben ordinata societ\u00e0 ed i cittadini avere diritto ad una totale libert\u00e0 che non deve essere ristretta da nessuna autorit\u00e0 ecclesiastica o civile, in forza della quale possano palesemente e pubblicamente manifestare e dichiarare i loro concetti, quali che siano, sia con la parola, sia con la stampa, sia in altra maniera<\/i>\u201d. E mentre affermano ci\u00f2 temerariamente, non pensano e non considerano che essi predicano \u201cla libert\u00e0 della perdizione\u201d<\/i>\u00a0[S. August.,\u00a0Epist<\/i>. 105, al. 166], e che \u201cse in nome delle umane convinzioni sia sempre libero il diritto di disputare, non potranno mai mancare coloro che osano resistere alla verit\u00e0 e confidano nella loquacit\u00e0 della sapienza umana, mentre la fede e la sapienza cristiane debbono evitare questa nociva vanit\u00e0, in linea con la stessa istituzione del Signor Nostro Ges\u00f9 Cristo<\/i>\u201d [S. Leo,\u00a0Epist<\/i>. 164, al. 133, \u00a7 2, edit. Rall].<\/span><\/p>\nE poich\u00e9 nei luoghi nei quali la religione \u00e8 stata rimossa dalla societ\u00e0 civile o nei quali la dottrina e l\u2019autorit\u00e0 della rivelazione divina sono state ripudiate, anche lo stesso autentico concetto della giustizia e del diritto umano si copre di tenebre e si perde, ed in luogo della giustizia vera e del diritto legittimo si sostituisce la forza materiale, quindi si fa chiaro il perch\u00e9 alcuni, spregiando completamente e nulla valutando i principi certissimi della sana ragione, ardiscono proclamare che \u201cla volont\u00e0 del popolo manifestata attraverso l\u2019opinione pubblica\u00a0<\/i>(come essi dicono)\u00a0o in altro modo costituisce una sovrana legge, sciolta da qualunque diritto divino ed umano, e nell\u2019ordine Politico i fatti consumati, per ci\u00f2 stesso che sono consumati, hanno forza di diritto<\/i>\u201d. Ma chi non vede e non sente pienamente che una societ\u00e0 di uomini sciolta dai vincoli della religione e della vera giustizia non pu\u00f2 avere altro proposito fuorch\u00e9 lo scopo di acquisire e di accumulare ricchezze, e non pu\u00f2 seguire nelle sue operazioni altra legge fuorch\u00e9 un\u2019indomita cupidigia di servire alle proprie volutt\u00e0 e comodit\u00e0? Conseguentemente questi uomini, con odio veramente acerbo, perseguitano le Famiglie Religiose, quantunque sommamente benemerite della cosa cristiana, civile e letteraria, e vanno dicendo che esse non hanno alcuna ragione di esistere, e con ci\u00f2 applaudono le idee degli eretici. Infatti, come sapientissimamente insegnava Pio VI, Nostro Predecessore di venerata memoria, \u201cl\u2019abolizione dei regolari lede lo stato di pubblica professione dei consigli evangelici, lede una maniera di vita raccomandata nella Chiesa come consentanea alla dottrina Apostolica, lede gli stessi insigni fondatori che veneriamo sopra gli altari, i quali non ispirati che da Dio istituirono queste societ\u00e0<\/i>\u201d [Epist<\/i>. ad Card. De la Rochefoucault, 10 Martii 1791]. Ed affermano altres\u00ec empiamente doversi togliere ai cittadini e alla Chiesa la facolt\u00e0 \u201cdi potere pubblicamente erogare elemosine per motivo di cristiana carit\u00e0<\/i>\u201d, e doversi abolire la legge \u201cche per ragione del culto divino proibisce le opere servili in certi determinati giorni\u201d<\/i>\u00a0con il fallace pretesto che quella facolt\u00e0 e quella legge contrastano con i principi della migliore economia pubblica. N\u00e9 contenti di allontanare la religione dalla pubblica societ\u00e0, vogliono rimuoverla anche dalle famiglie private. Infatti, insegnando e professando il funestissimo errore del\u00a0Comunismo<\/i>\u00a0e del\u00a0Socialismo<\/i>\u00a0dicono che \u201cla societ\u00e0 domestica, cio\u00e8 la famiglia, riceve dal solo diritto civile ogni ragione della propria esistenza, e che pertanto dalla sola legge civile procedono e dipendono tutti i diritti dei genitori sui figli, principalmente quello di curare la loro istruzione e la loro educazione<\/i>\u201d. Con tali empie opinioni e macchinazioni codesti fallacissimi uomini intendono soprattutto eliminare dalla istruzione e dalla educazione la dottrina salutare e la forza della Chiesa cattolica, affinch\u00e9 i teneri e sensibili animi dei giovani vengano miseramente infettati e depravati da ogni sorta di errori perniciosi e di vizi. Infatti, tutti coloro che si sono sforzati di turbare le cose sacre e le civili, e sovvertire il retto ordine della societ\u00e0 e cancellare tutti i diritti divini ed umani, rivolsero sempre i loro disegni, studi e tentativi ad ingannare specialmente e a corrompere l\u2019improvvida giovent\u00f9, come sopra accennammo, e nella corruzione della medesima riposero ogni loro speranza. Pertanto non cessano mai con modi totalmente nefandi di vessare l\u2019uno e l\u2019altro Clero da cui, come viene splendidamente attestato dai certissimi monumenti della storia, tanti grandi vantaggi derivarono alla cristiana, civile e letteraria repubblica; e vanno dicendo che \u201cil Clero, come nemico del vero ed utile progresso della scienza e della civilt\u00e0, deve essere rimosso da ogni ingerenza ed ufficio nella istruzione e nella educazione dei giovani<\/i>\u201d.<\/span><\/p>\nAltri poi, rinnovando le prave e tante volte condannate affermazioni dei novatori, ardiscono con rilevante impudenza sottomettere all\u2019arbitrio dell\u2019autorit\u00e0 civile la suprema autorit\u00e0 della Chiesa e di questa Sede Apostolica, ad essa affidata da Cristo Signore, e di negare alla Chiesa e alla Sede Apostolica tutti i diritti che a loro appartengono intorno alle cose che si riferiscono all\u2019ordine esterno. Infatti costoro non si vergognano di affermare che \u201cle leggi della Chiesa non obbligano in coscienza se non quando vengono promulgate dal potere civile; che gli atti e i decreti dei Romani Pontefici relativi alla Religione e alla Chiesa hanno bisogno della sanzione e dell\u2019approvazione, o almeno dell\u2019assenso, del Potere civile; che le Costituzioni Apostoliche<\/i>\u00a0\u00a0<\/i>[Clement. XII,\u00a0In eminenti<\/i>; Benedict. XIV,Providas Romanorum<\/b>; Pii VII,\u00a0Ecclesiam<\/b>; Leonis XII,\u00a0Quo graviora<\/b>]\u00a0con le quali sono condannate le associazioni clandestine, sia che in esse si esiga, sia che non si esiga il giuramento di mantenere il segreto, e con le quali sono fulminati<\/i>\u00a0di anatema i loro seguaci e fautori, non hanno vigore in quelle contrade dove siffatte associazioni sono tollerate dal governo civile; che la scomunica inflitta dal Concilio di Trento e dai Romani Pontefici a coloro i quali invadono ed usurpano i diritti e i beni della Chiesa si appoggia alla confusione dell\u2019ordine spirituale col civile e politico, per promuovere il solo bene mondano; che la Chiesa non deve decretare nulla che possa costringere le coscienze dei fedeli in ordine all\u2019uso delle cose temporali; che alla Chiesa non compete il diritto di reprimere con pene temporali i violatori delle sue leggi; che sia conforme alla sacra teologia ed ai principi del diritto pubblico attribuire e rivendicare al governo civile la propriet\u00e0 dei beni posseduti dalle Chiese, dalle Famiglie Religiose e dagli altri luoghi pii<\/i>\u201d.<\/span><\/p>\nN\u00e9 arrossiscono di professare apertamente e pubblicamente le parole e i principi degli eretici, da cui nascono tante perverse sentenze ed errori. Essi ripetono che \u201cla potest\u00e0 ecclesiastica non \u00e8 per diritto divino distinta ed indipendente dalla potest\u00e0 civile, e che questa distinzione e questa indipendenza non possono essere mantenute senza che da parte della Chiesa non si usurpino i diritti essenziali della potest\u00e0 civile\u201d<\/i>. N\u00e9 possiamo passare sotto silenzio l\u2019audacia di coloro che, intolleranti della sana dottrina, pretendono \u201cche si possa, senza peccato e pregiudizio della professione cattolica, negare l\u2019assenso e l\u2019obbedienza a quei decreti e a quelle disposizioni della Sede Apostolica che hanno per oggetto il bene generale della Chiesa, i suoi diritti e la sua disciplina, purch\u00e9 essi non tocchino i dogmi della fede e dei costumi<\/i>\u201d. Quanto ci\u00f2 grandemente contrasti con il dogma cattolico della piena potest\u00e0 del Romano Pontefice, divinamente conferitagli dallo stesso Cristo Signore in ordine a pascere, reggere e governare la Chiesa universale, non \u00e8 chi apertamente e chiaramente non vegga ed intenda. Noi dunque, in tanta perversit\u00e0 di depravate opinioni, ben memori del Nostro apostolico ufficio e massimamente solleciti della santissima nostra religione, della sana dottrina e della salute delle anime affidateci da Dio, e del bene della stessa societ\u00e0 umana, abbiamo ritenuto di dovere nuovamente elevare la Nostra apostolica voce. Pertanto, tutte e singole le prave opinioni e dottrine espresse nominatamente in questa Lettera, con la Nostra autorit\u00e0 apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo; e vogliamo e comandiamo che esse siano da tutti i figli della Chiesa cattolica tenute per riprovate, proscritte e condannate.<\/span><\/p>\nMa, oltre a queste, Voi ben sapete, Venerabili Fratelli, che nel presente tempo altre empie dottrine d\u2019ogni genere vengono disseminate dai nemici di ogni verit\u00e0 e giustizia con pestiferi libri, libelli e giornali sparsi per tutto il mondo, con i quali essi illudono i popoli e maliziosamente mentiscono. N\u00e9 ignorate come anche in questa nostra et\u00e0 si trovino alcuni che, mossi ed incitati dallo spirito di Satana, pervennero a tanta empiet\u00e0 da non paventare di negare con scellerata impudenza lo stesso Dominatore e Signore Nostro Ges\u00f9 Cristo ed impugnare la sua Divinit\u00e0. E qui non possiamo astenerci dall\u2019elogiare con massime e meritate lodi Voi, Venerabili Fratelli, che in nessun modo tralasciaste di elevare con tutto zelo la Vostra voce episcopale contro tanta nequizia.<\/span><\/p>\nPertanto, con questa Nostra Lettera riprendiamo con tanto affetto il discorso con Voi che, chiamati a partecipare della Nostra sollecitudine, Ci siete di sommo conforto, letizia e consolazione in mezzo alle gravissime Nostre angosce, per l\u2019egregia religione e piet\u00e0 per cui Vi siete segnalati, e per quel meraviglioso amore, per la fedelt\u00e0 e per l\u2019osservanza con cui, stretti a Noi ed a quest\u2019Apostolica Sede con cuori concordi, Vi sforzate di adempiere strenuamente e diligentemente al Vostro gravissimo ministero episcopale. In verit\u00e0, dall\u2019esimio Vostro zelo pastorale Ci aspettiamo che, impugnando la spada dello spirito, che \u00e8 la parola di Dio, e confortati nella grazia del Signore Nostro Ges\u00f9 Cristo, vogliate con rinforzate cure ogni giorno pi\u00f9 provvedere a che i fedeli affidati alla Vostra sollecitudine \u201csi astengano dalle erbe nocive che Ges\u00f9 Cristo non coltiva perch\u00e9 non sono piantagione del Padre<\/i>\u201d [S. Ignatius M.\u00a0Ad Philadelph<\/i>., 3]. N\u00e9 mancate d\u2019inculcare sempre agli stessi fedeli che ogni vera felicit\u00e0 ridonda negli uomini dall\u2019augusta nostra religione, dalla sua dottrina e dalla sua pratica: \u00e8 beato quel popolo il cui Signore \u00e8 il suo Dio (Sal 144,15). Insegnate \u201cche sul fondamento della fede cattolica restano saldi i regni\u00a0<\/i>[S. Caelest.,\u00a0Epist<\/i>. 22 ad Synod. Ephes., apud Coust., p. 1200]\u00a0<\/i>,\u00a0e nulla \u00e8 cos\u00ec mortifero, cos\u00ec vicino al precipizio, cos\u00ec esposto a tutti i pericoli, come il credere che ci possa bastare di aver ricevuto, quando nascemmo, il libero arbitrio, e non occorra domandare pi\u00f9 altro al Signore: questo \u00e8 dimenticare il nostro creatore e rinnegare, per mostrarci liberi, la sua potenza<\/i>\u201d [S. Innocent. I,\u00a0Epist<\/i>. 29 ad Episc. Conc. Carthag., apud Coust., p. 891]. N\u00e9 trascurate parimenti d\u2019insegnare \u201cche la reale potest\u00e0 non fu data solamente per il governo del mondo, bens\u00ec soprattutto per il presidio della Chiesa\u00a0<\/i>[S. Leo,\u00a0Epist<\/i>. 156, al. 125],\u00a0e nulla vi \u00e8 che ai Principi e ai Re possa recare maggior profitto e gloria quanto, come un altro sapientissimo e fortissimo Nostro Predecessore, San Felice, inculcava a Zenone imperatore: lasciare che la Chiesa cattolica… si serva delle sue leggi, e non permettere che alcuno si opponga alla sua libert\u00e0… Giacch\u00e9 \u00e8 certo che sar\u00e0 loro utile che, quando si tratta della causa di Dio, si studino, secondo la Sua legge, non di anteporre ma di sottoporre la regia volont\u00e0 ai Sacerdoti di Cristo<\/i>\u201d [Pius VII, Epist. Encycl.\u00a0Diu satis<\/b>, 15 Mai 1800].<\/span><\/p>\nMa se fu sempre necessario, Venerabili Fratelli, ora specialmente, in mezzo a cos\u00ec grandi calamit\u00e0 della Chiesa e della societ\u00e0 civile, in tanta cospirazione di avversari contro il cattolicesimo e questa Sede Apostolica, e fra cos\u00ec gran cumulo di errori, \u00e8 assolutamente indispensabile che ricorriamo con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare benevolenza nell\u2019aiuto opportuno. Perci\u00f2 abbiamo ritenuto giusto eccitare la devozione di tutti i fedeli affinch\u00e9, insieme con Noi e con Voi, con fervidissime ed umilissime preci preghino e supplichino incessantemente il clementissimo Padre della luce e delle misericordie; nella pienezza della fede ricorrano sempre al Signore Nostro Ges\u00f9 Cristo, che ci redense a Dio nel Sangue Suo; e caldamente e continuamente implorino il Suo dolcissimo Cuore, vittima della Sua ardentissima carit\u00e0 verso di noi, perch\u00e9 coi vincoli del Suo amore attiri tutto a se stesso, e tutti gli uomini, infiammati del Suo santissimo amore, camminino rettamente secondo il Cuore Suo, in tutto piacendo a Dio e fruttificando in ogni opera buona. Ed essendo, senza dubbio, pi\u00f9 gradite a Dio le preghiere degli uomini se questi ricorrono a Lui con l\u2019animo mondo da ogni macchia, perci\u00f2 abbiamo creduto giusto aprire con apostolica liberalit\u00e0 i celesti tesori della Chiesa affidati alla Nostra dispensazione, perch\u00e9 gli stessi fedeli pi\u00f9 intensamente accesi alla vera piet\u00e0 e lavati dalle macchie dei peccati nel Sacramento della Penitenza, con maggiore fiducia volgano a Dio le loro preghiere e conseguano la Sua grazia e la Sua misericordia.<\/span><\/p>\nDunque con questa Lettera, con la Nostra autorit\u00e0 Apostolica, a tutti e ai singoli fedeli del mondo cattolico di ambo i sessi concediamo l\u2019Indulgenza Plenaria in forma di Giubileo per il periodo solamente di un mese, fino a tutto il prossimo anno 1865, e non oltre, da stabilirsi da Voi, Venerabili Fratelli, e dagli altri legittimi Ordinari, nello stesso modo e forma in cui all\u2019inizio del sommo Nostro Pontificato lo concedemmo con l\u2019apostolica Nostra Lettera in forma di Breve del 20 novembre 1846 e mandata a tutto il vostro Ordine episcopale, la quale comincia \u201cArcanae Divinae Providentiae consilio<\/i>\u201d, e con tutte le stesse facolt\u00e0 che con detta Lettera furono da Noi concesse. Vogliamo per\u00f2 che si osservino tutte quelle cose che sono prescritte in detta Lettera, e si eccettuino quelle che dichiarammo eccettuate. Ci\u00f2 concediamo, nonostante le cose contrarie, qualunque siano, ancorch\u00e9 degne di speciale ed individua menzione e deroga. E perch\u00e9 siano eliminati ogni dubbio e difficolt\u00e0, abbiamo disposto che Vi si mandi copia di tale Lettera.<\/span><\/p>\n\u201cPreghiamo, Venerabili Fratelli, dall\u2019intimo del cuore e con tutta l\u2019anima, la misericordia di Dio, perch\u00e9 Egli stesso disse:\u00a0<\/i>\u201cNon disperder\u00f2 la mia misericordia da loro\u201d.\u00a0Domandiamo e riceveremo, e se vi saranno indugio e ritardo nel ricevere, poich\u00e9 peccammo gravemente, bussiamo, perch\u00e9 a chi bussa verr\u00e0 aperto, purch\u00e9 alla porta si bussi con le preghiere, con i gemiti e con le lacrime nostre, con le quali bisogna insistere e durare; e se sia unanime la nostra orazione… ciascuno preghi Dio non solamente per s\u00e9, ma per tutti i fratelli, cos\u00ec come il Signore ci insegn\u00f2 a pregare<\/i>\u201d [S. Cyprian.,\u00a0Epist<\/i>. 11]. E perch\u00e9 il Signore pi\u00f9 facilmente si pieghi alle preghiere Nostre, Vostre e di tutti i fedeli, con ogni fiducia adoperiamo presso di Lui come interceditrice l\u2019Immacolata e Santissima Vergine Maria, Madre di Dio, la quale uccise tutte le eresie nell\u2019universo mondo, e madre amantissima di tutti noi \u201c\u00e8 tutta soave… e piena di misericordia… a tutti si offre indulgente, a tutti clementissima; e con un sicuro amplissimo affetto ha compassione delle necessit\u00e0 di tutti<\/i>\u201d [S. Bernard.,\u00a0Serm<\/i>. de duodecim praerogativis B. M. V. ex verbis Apocalyp.]; come Regina che sta alla destra dell\u2019Unigenito Figlio suo, il Signore Nostro Gess\u00f9 Cristo, in manto d\u2019oro e riccamente vestita, nulla esiste che da Lui non possa impetrare. Domandiamo anche l\u2019aiuto del Beatissimo Pietro, Principe degli Apostoli, e del suo Coapostolo Paolo e di tutti i Santi che, divenuti gi\u00e0 amici di Dio, pervennero al regno celeste e, coronati, posseggono la palma; sicuri della loro immortalit\u00e0, sono solleciti della nostra salvezza.<\/span><\/p>\nInfine, invocando da Dio, con tutto l\u2019animo, su di Voi l\u2019abbondanza di tutti i doni celesti, come pegno della singolare Nostra benevolenza verso di Voi, con tanto amore impartiamo l\u2019Apostolica Benedizione che viene dall\u2019intimo del Nostro cuore a Voi stessi, Venerabili Fratelli, ed a tutti i Chierici e Laici fedeli affidati alle Vostre cure.<\/span><\/p>\nDato a Roma, presso San Pietro, 1\u20198 dicembre dell\u2019anno 1864, decimo dopo la dogmatica Definizione dell\u2019Immacolata Concezione della Vergine Maria Madre di Dio, anno decimonono del Nostro Pontificato.<\/i><\/span><\/p>\n <\/p>\n
SILLABO<\/b><\/span><\/p>\n[ELENCO] DEI PRINCIPALI ERRORI DELL\u2019ET\u00c0 NOSTRA, CHE SON NOTATI NELLE ALLOCUZIONI CONCISTORIALI, NELLE ENCICLICHE E IN ALTRE LETTERE APOSTOLICHE DEL SS. SIGNOR NOSTRO PAPA PIO IX<\/b><\/span><\/p>\nI – Panteismo, naturalismo e razionalismo assoluto<\/b><\/span><\/p>\nI. Non esiste niun Essere divino, supremo, sapientissimo, provvidentissimo, che sia distinto da quest\u2019universo, e Iddio non \u00e8 altro che la natura delle cose, e perci\u00f2 va soggetto a mutazioni, e Iddio realmente vien fatto nell\u2019uomo e nel mondo, e tutte le cose sono Dio ed hanno la sostanza stessissima di Dio; e Dio \u00e8 una sola e stessa cosa con il mondo, e quindi si identificano parimenti tra loro, spirito e materia, necessit\u00e0 e libert\u00e0, vero e falso, bene e male, giusto ed ingiusto.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nII. \u00c8 da negare qualsiasi azione di Dio sopra gli uomini e il mondo.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nIII. La ragione umana \u00e8 l\u2019unico arbitro del vero e del falso, del bene e del male indipendentemente affatto da Dio; essa \u00e8 legge a se stessa, e colle sue forze naturali basta a procurare il bene degli uomini e dei popoli.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nIV. Tutte le verit\u00e0 religiose scaturiscono dalla forza nativa della ragione umana; laonde la ragione \u00e8 la prima norma, per mezzo di cui l\u2019uomo pu\u00f2 e deve conseguire la cognizione di tutte quante le verit\u00e0, a qualsivoglia genere esse appartengano.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Qui pluribus<\/b>, 9 novembre 1846.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Singulari quidem<\/b>, 17 marzo 1856.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nV. La rivelazione divina \u00e8 imperfetta, e perci\u00f2 soggetta a processo continuo e indefinito, corrispondente al progresso della ragione umana.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Qui pluribus<\/b>, 9 novembre 1846.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nVI. La fede di Cristo si oppone alla umana ragione; e la rivelazione divina non solo non giova a nulla, ma nuoce anzi alla perfezione dell\u2019uomo.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Qui pluribus<\/b>, 9 novembre 1846.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nVII. Le profezie e i miracoli esposti e narrati nella sacra Scrittura sono invenzioni di poeti, e i misteri della fede cristiana sono il risultato di indagini filosofiche; e i libri dell\u2019Antico e Nuovo Testamento contengono dei miti; e Ges\u00f9 stesso \u00e8 un mito.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Qui pluribus<\/b>, 9 novembre 1846.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nII – Razionalismo moderato<\/b><\/span><\/p>\nVIII. Siccome la ragione umana si equipara colla stessa religione, perci\u00f2 le discipline teologiche si devono trattare al modo delle filosofiche.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Singulari quadam perfusi<\/b>, 9 dicembre 1854.<\/span><\/p>\nIX. Tutti indistintamente i dommi della religione cristiana sono oggetto della naturale scienza ossia filosofia, e l\u2019umana ragione, storicamente solo coltivata, pu\u00f2 colle sue naturali forze e principi pervenire alla vera scienza di tutti i dommi, anche i pi\u00f9 reconditi, purch\u00e9 questi dommi siano stati alla stessa ragione proposti.<\/span><\/p>\nLett. all\u2019Arciv. di Frisinga\u00a0Gravissimas<\/i>, 11 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nLett. al medesimo\u00a0Tuas libenter<\/b>, 21 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nX. Altro essendo il filosofo ed altro la filosofia, quegli ha diritto e ufficio di sottomettersi alle autorit\u00e0 che egli ha provato essere vere: ma la filosofia n\u00e9 pu\u00f2, n\u00e9 deve sottomettersi ad alcuna autorit\u00e0.<\/span><\/p>\nLett. all\u2019Arciv. di Frisinga\u00a0Gravissimas<\/i>, 11 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nLett. al medesimo\u00a0Tuas libenter<\/b>, 21 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nXI. La Chiesa non solo non deve mai correggere la filosofia, ma anzi deve tollerarne gli errori e lasciare che essa corregga se stessa.<\/span><\/p>\nLett. all\u2019Arciv. di Frisinga\u00a0Gravissimas<\/i>, 11 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nXII. I decreti della Sede apostolica e delle romane Congregazioni impediscono il libero progresso della scienza.<\/span><\/p>\nLett. all\u2019Arciv. di Frisinga\u00a0Tuas libenter<\/b>, 21 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nXIII. Il metodo e i principi, coi quali gli antichi Dottori scolastici coltivarono la teologia, non si confanno alle necessit\u00e0 dei nostri tempi e al progresso delle scienze.<\/span><\/p>\nLett. all\u2019Arciv. di Frisinga\u00a0Tuas libenter<\/b>, 21 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nXIV. La filosofia si deve trattare senza aver riguardo alcuno alla soprannaturale rivelazione.<\/span><\/p>\nLett. all\u2019Arciv. di Frisinga\u00a0Tuas libenter<\/b>, 21 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nN. B. \u2013 Col sistema del razionalismo sono in massima parte uniti gli errori di Antonio G\u00fcnther, che vengono condannati nella Lett. al Card. Arciv. di Colonia,\u00a0Eximiam tuam<\/i>, 15 giugno 1847, e nella Lett. al Vesc. di Breslavia,\u00a0Dolore haud mediocri<\/i>, 30 aprile 1860.<\/span><\/p>\nIII – Indifferentismo, latitudinarismo<\/b><\/span><\/p>\nXV. \u00c8 libero ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che, sulla scorta del lume della ragione, avr\u00e0 reputato essere vera.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Multiplices inter<\/i>, 10 giugno 1851.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nXVI. Gli uomini nell\u2019esercizio di qualsivoglia religione possono trovare la via della eterna salvezza, e conseguire l\u2019eterna salvezza.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Qui pluribus<\/b>, 9 novembre 1846.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Ubi primum<\/b>, 17 dicembre 1847.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Singulari quidem<\/b>, 17 marzo 1856.<\/span><\/p>\nXVII. Almeno si deve bene sperare della eterna salvezza di tutti coloro che non sono nella vera Chiesa di Cristo.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Singulari quadam<\/b>, 9 dicembre 1854.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Quanto conficiamur<\/b>, 17 agosto 1863.<\/span><\/p>\nXVIII. Il protestantesimo non \u00e8 altro che una forma diversa della medesima vera religione cristiana, nella quale egualmente che nella Chiesa cattolica si pu\u00f2 piacere a Dio.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Noscitis et Nobiscum<\/b>, 8 dicembre 1849.<\/span><\/p>\nIV – Socialismo, comunismo, societ\u00e0 segrete, societ\u00e0 bibliche, societ\u00e0 clerico-liberali<\/b><\/span><\/p>\nTali pestilenze, spesso, e con gravissime espressioni, sono riprovate nella Epist. Encicl.\u00a0Qui pluribus<\/b>, 9 novembre 1846; nella Alloc.Quibus quantisque<\/b>, 20 aprile 1849: nella Epist. Encicl.\u00a0Nostis et Nobiscum<\/b>, 8 dicembre 1849; nella Alloc.\u00a0Singulari quadam<\/b>, 9 dicembre 1854; nell\u2019Epist.\u00a0Quanto conficiamur<\/b>, 10 agosto 1863.<\/span><\/p>\nV – Errori sulla Chiesa e suoi diritti<\/b><\/span><\/p>\nXIX.\u00a0 La Chiesa non \u00e8 una vera e perfetta societ\u00e0 pienamente libera, n\u00e9 \u00e8 fornita di suoi propri e costanti diritti, conferitile dal suo divino Fondatore, ma tocca alla potest\u00e0 civile definire quali siano i diritti della Chiesa e i limiti entro i quali possa esercitare detti diritti.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Singulari quadam<\/b>, 9 dicembre 1854.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Multis gravibusque<\/b>, 18 dicembre 1860.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nXX. La potest\u00e0 ecclesiastica non deve esercitare la sua autorit\u00e0 senza licenza e consenso del governo civile.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Meminit unusquisque<\/i>, 30 settembre 1861.<\/span><\/p>\nXXI. La Chiesa non ha potest\u00e0 di definire dommaticamente che la religione della Chiesa cattolica sia l\u2019unica vera religione.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Multiplices inter<\/i>, 10 giugno 1851.<\/span><\/p>\nXXII. L\u2019obbligazione che vincola i maestri e gli scrittori cattolici, si riduce a quelle cose solamente, che dall\u2019infallibile giudizio della Chiesa sono proposte a credersi da tutti come dommi di fede.<\/span><\/p>\nLett. all\u2019Arciv. di Frisinga\u00a0Tuas libenter<\/b>, 21 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nXXIII. I Romani Pontefici ed i Concilii ecumenici si scostarono dai limiti della loro potest\u00e0, usurparono i diritti dei Principi, ed anche nel definire cose di fede e di costumi errarono.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Multiplices inter<\/i>, 10 giugno 1851.<\/span><\/p>\nXXIV. La Chiesa non ha potest\u00e0 di usare la forza, n\u00e9 alcuna temporale potest\u00e0 diretta o indiretta.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Ad Apostolicae,<\/i>\u00a022 agosto 1851.<\/span><\/p>\nXXV. Oltre alla potest\u00e0 inerente all\u2019episcopato, ve n\u2019\u00e8 un\u2019altra temporale che \u00e8 stata ad esso concessa o espressamente o tacitamente dal civile impero il quale per conseguenza la pu\u00f2 revocare, quando vuole.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Ad apostolicae<\/i>, 22 agosto 1851.<\/span><\/p>\nXXVI. La Chiesa non ha connaturale e legittimo diritto di acquistare e di possedere.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Nunquam fore<\/i>, 15 dicembre 1856.<\/span><\/p>\nLett. Encicl.\u00a0Incredibili<\/b>, 17 settembre 1863.<\/span><\/p>\nXXVII. I sacri ministri della Chiesa ed il Romano Pontefice debbono essere assolutamente esclusi da ogni cura e da ogni dominio di cose temporali.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nXXVIII. Ai Vescovi, senza il permesso del Governo, non \u00e8 lecito neanche promulgare le Lettere apostoliche.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Nunquam fore<\/i>, 15 dicembre 1856.<\/span><\/p>\nXXIX. Le grazie concesse dal Romano Pontefice si debbono stimare irrite, quando non sono state implorate per mezzo del Governo.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Nunquam fore<\/i>, 15 dicembre 1856.<\/span><\/p>\nXXX. L\u2019immunit\u00e0 della Chiesa e delle persone ecclesiastiche ebbe origine dal diritto civile.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Multiplices inter<\/i>, 10 giugno 1851.<\/span><\/p>\nXXXI. Il foro ecclesiastico per le cause temporali dei chierici, siano esse civili o criminali, dev\u2019essere assolutamente abolito, anche senza consultare la Sede apostolica, e nonostante che essa reclami.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Acerbissimum<\/i>, 27 settembre 1852.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Nunquam fore<\/i>, 15 dicembre 1856.<\/span><\/p>\nXXXII. Senza violazione alcuna del naturale diritto e delle equit\u00e0, si pu\u00f2 abrogare l\u2019immunit\u00e0 personale, in forza della quale i chierici sono esenti dalla leva e dall\u2019esercizio della milizia; e tale abrogazione \u00e8 voluta dal civile progresso, specialmente in quelle societ\u00e0 le cui costituzioni sono secondo la forma del pi\u00f9 libero governo.<\/span><\/p>\nEpist. al Vescovo di Monreale\u00a0Singularis Nobisque<\/i>, 29 sett. 1864.<\/span><\/p>\nXXXIII. Non appartiene unicamente alla ecclesiastica potest\u00e0 di giurisdizione, qual diritto proprio e connaturale, il dirigere l\u2019insegnamento della teologia.<\/span><\/p>\nLett. all\u2019Arciv. di Frisinga\u00a0Tuas libenter<\/b>, 21 dicembre 1862.<\/span><\/p>\nXXXIV. La dottrina di coloro che paragonano il Romano Pontefice ad un Principe libero che esercita la sua azione in tutta la Chiesa, \u00e8 una dottrina la quale prevalse nel medio evo.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Ad apostolicae<\/i>, 22 agosto 1851.<\/span><\/p>\nXXXV. Niente vieta che per sentenza di qualche Concilio generale, o per opera di tutti i popoli, il sommo Pontificato si trasferisca dal Vescovo Romano e da Roma ad un altro Vescovo e ad un\u2019altra citt\u00e0.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Ad apostolicae<\/i>, 22 agosto 1851.<\/span><\/p>\nXXXVI. La definizione di un Concilio nazionale non si pu\u00f2 sottoporre a verun esame, e la civile amministrazione pu\u00f2 considerare tali definizioni come norma irretrattabile di operare.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Ad apostolicae<\/i>, 22 agosto 1851.<\/span><\/p>\nXXXVII. Si possono istituire Chiese nazionali non soggette all\u2019autorit\u00e0 del Romano Pontefice, e del tutto separate.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Multis gravibusque<\/b>, 17 dicembre 1860.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Iamdudum cernimus<\/b>, 18 marzo 1861.<\/span><\/p>\nXXXVIII. Gli arb\u00ectri eccessivi dei Romani Pontefici contribuirono alla divisione della Chiesa in quella di Oriente e in quella di Occidente.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Ad apostolicae<\/i>, 22 agosto 1851.<\/span><\/p>\nVI – Errori che riguardano la societ\u00e0 civile, considerata in s\u00e9 come nelle sue relazioni con la Chiesa<\/b><\/span><\/p>\nXXXIX. Lo Stato, come quello che \u00e8 origine e fonte di tutti i diritti, gode un certo suo diritto del tutto illimitato.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Maxima quidem<\/b>, 9 giugno 1862.<\/span><\/p>\nXL. La dottrina della Chiesa cattolica \u00e8 contraria al bene ed agl\u2019interessi della umana societ\u00e0.<\/span><\/p>\nEncicl.\u00a0Qui pluribus<\/b>, 9 novembre 1846.<\/span><\/p>\nAlloc.\u00a0Quibus quantisque<\/b>, 20 aprile 1849.<\/span><\/p>\nXLI. Al potere civile, anche esercitato dal signore infedele, compete la potest\u00e0 indiretta negativa sopra le cose sacre; perci\u00f2 gli appartiene non solo il diritto del cosidetto\u00a0exequatur<\/i>, ma anche il diritto del cosidetto\u00a0appello per abuso.<\/i><\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Ad apostolicae<\/i>, 22 agosto 1851.<\/span><\/p>\nXLII. Nella collisione delle leggi dell\u2019una e dell\u2019altra potest\u00e0, deve prevalere il diritto civile.<\/span><\/p>\nLett. Apost.\u00a0Ad apostolicae<\/i>, 22 agosto 1851.<\/span><\/p>\nXLIII. Il potere laicale ha la potest\u00e0 di rescindere, di dichiarare e far nulli i solenni trattati (che diconsi Concordati) pattuiti con la Sede apostolica intorno all\u2019uso dei diritti appartenenti alla immunit\u00e0 ecclesiastica; e ci\u00f2 senza il consenso della stessa Sede apostolica, ed anzi, malgrado i suoi reclami.<\/span><\/p>\n