Potete vederlo. Come vanno oggi, le cose nella Chiesa? Chiedetelo a SE Mons. Pintonello, ex ordinario militare, che ha fatto un dettagliato rapporto sulle condizioni attuali dei seminari italiani: una catastrofe! Una vera catastrofe. Quanti seminari venduti o chiusi! Il seminario di Torino, 300 posti, \u00e8 vuoto. E quanti altri ne vedete chiusi nelle vostre diocesi? Allora, sicuramente, qualcosa nella Chiesa non va perch\u00e9 se non vi sono pi\u00f9 seminari, in futuro non ci saranno pi\u00f9 sacerdoti, non ci sar\u00e0 pi\u00f9 Sacrificio della Messa. Che ne sar\u00e0 della Chiesa? Tutto ci\u00f2 \u00e8 impossibile. Hanno cambiato, s\u00ac\u00ec, hanno cambiato, ma perch\u00e9?\u201d<\/span><\/div>\nLa crisi nella Chiesa, provocata dal Concilio<\/span><\/p>\n\u201cL\u2019hanno fatto \u2013 continua l\u2019omelia \u2013 certamente con l\u2019idea di salvare la Chiesa, di fare qualche cosa di nuovo. Prima del Concilio c\u2019era veramente una diminuzione di fervore e, allora, hanno pensato che, cambiando, forse la Chiesa sarebbe diventata pi\u00f9 viva. Ma non si pu\u00f2 cambiare ci\u00f2 che Ges\u00f9 Cristo ha istituito [\u2026] Dicono, anche, che la Chiesa deve cambiare, come cambia l\u2019uomo moderno; dato che gli uomini hanno un altro modo di vita, anche la Chiesa deve avere un\u2019altra dottrina, una nuova Messa, nuovi sacramenti, un nuovo catechismo, nuovi seminari\u2026e cos\u00ec tutto \u00e8 andato in rovina, tutto \u00e8 stato rovinato! [\u2026] Da dove viene il catechismo olandese? Non certo da quello cattolico, bench\u00e9 sia approvato da cardinali e da vescovi. Pure il catechismo francese e italiano (che conosco), contengono errori: non \u00e8 pi\u00f9 la vera dottrina cattolica come \u00e8 sempre stata insegnata. Si tratta di una gravissima situazione in atto.<\/span><\/div>\nIn tutto il mondo \u2013 e posso dirlo perch\u00e9 ho viaggiato in tutto il mondo \u2013 ho visto gruppi di cattolici come i vostri chiedersi: \u201cCosa sta succedendo nella Chiesa?\u201d. Non si sa pi\u00f9 com\u2019\u00e8 la Chiesa cattolica oggi. Le cerimonie, il culto mezzo protestante e mezzo cattolico, sono un teatro; non \u00e8 pi\u00f9 un mistero, il mistero del Sacrificio della Messa, grande mistero, mistero sublime e celeste. Non si sente pi\u00f9 la soprannaturalit\u00e0 della Messa e, chi vi assiste, prova un senso di vuoto e non sa pi\u00f9 se ha partecipato ad una cerimonia cattolica o ad una cerimonia profana [\u2026] Per il bene della Chiesa dobbiamo resistere, senza essere contro chi detiene l\u2019autorit\u00e0. Mai.<\/span><\/div>\nHo sempre avuto molto rispetto per il Santo Padre, per i vescovi e per i cardinali; non sono capace di pronunciare parole indegne nei confronti del vostro cardinale C\u00e9, ma ci\u00f2 non mi impedisce di affermare la dottrina cattolica perch\u00e9 voglio rimanere cattolico. Quando venni battezzato, il sacerdote domand\u00f2 ai miei padrini: \u201cCosa chiede questo bambino alla Chiesa?\u201d. Risposero: \u201cLa fede. Domanda alla Chiesa la fede\u201d. Ed io, ancora oggi, chiedo alla Chiesa la fede e fino alla mia morte domander\u00f2 alla Chiesa la fede, la fede cattolica\u201d.(1)<\/span><\/div>\nLa riforma liturgica ha oscurato il significato fondamentale della S. Messa<\/span><\/p>\nIl mantenimento della S. Messa di rito romano antico, impropriamente detta tridentina, il cui canone risale ai tempi apostolici, ha giustamente rappresentato un autentico cavallo di battaglia di Monsignor Lefebvre, che non ha mai <\/i>celebrato la messa del Novus Ordo, unitamente (bisogna ricordarlo) a SE Mons. De Castro Mayer, il vescovo brasiliano che lo ha sempre coraggiosamente affiancato, con la sua congregazione, nella dura battaglia in difesa del Deposito della fede. I due vescovi furono gli unici, tra i duecento e passa che in Concilio avevano lottato contro la maggioranza progressista, a continuare nella lotta dopo la fine della celebre assise.<\/span><\/div>\n\u201cLa Messa \u00e8 un sacrificio, il Sacrificio della Croce e, come dice il concilio di Trento, \u00e8 lo stesso sacrificio del Calvario; con la sola differenza che uno \u00e8 cruento e l\u2019altro no, ma tutto \u00e8 uguale: lo stesso sacerdote, Ges\u00f9 Cristo, e la stessa vittima, Ges\u00f9 Cristo. Se veramente la vittima \u00e8 Ges\u00f9 Cristo-Dio, nostro Redentore, che ha versato tutto il suo sangue per le nostre anime, \u00e8 impossibile prenderla tra le mani come un pezzo di pane qualunque\u201d.(2)<\/span><\/div>\nIl significato e l\u2019efficacia salvifica della S. Messa vanno perduti, se ci si allontana da quel rito, consacrato da una tradizione quasi bimillenaria, che ne garantisce la natura di sacrificio propiziatorio ed espiatorio, grazie al quale otteniamo divina misericordia per i nostri peccati e le grazie delle quali abbiamo bisogno.<\/span><\/div>\nNell\u2019omelia pronunziata a Parigi in occasione del suo Giubileo sacerdotale, il 23 settembre 1979, aveva detto. \u201cCertamente conoscevo, per gli studi fatti, questo grande mistero della nostra fede, ma non ne avevo compreso tutto il valore, l\u2019efficacia e la profondit\u00e0. Ci\u00f2 lo vissi giorno per giorno, anno per anno, in Africa e particolarmente nel Gabon dove trascorsi 13 anni della mia vita missionaria, prima nel seminario, poi nella savana, in mezzo agli africani, tra gli indigeni [\u2026] Quelle anime pagane, trasformate dalla grazia del battesimo, dall\u2019assistenza alla Messa e dalla santa Eucaristia, comprendevano il mistero del Sacrificio della Croce e s\u2019univano a Nostro Signore Ges\u00f9 Cristo; nella sofferenza della sua Croce, offrivano i loro sacrifici e i loro patimenti con Nostro Signore Ges\u00f9 Cristo, vivendo cristianamente [\u2026] Ho potuto vedere villaggi di pagani divenuti cristiani trasformarsi non solo spiritualmente e sovrannaturalmente, ma anche fisicamente, socialmente, economicamente, politicamente; trasformarsi perch\u00e9 quelle persone, da pagane che erano, diventavano coscienti della necessit\u00e0 di compiere il loro dovere malgrado le prove e i sacrifici, di mantenere i loro impegni e particolarmente gli obblighi del matrimonio. Allora il villaggio si trasformava poco alla volta sotto l\u2019influenza della grazia e del santo Sacrificio della Messa; e tutti quei villaggi volevano avere la propria cappella e la visita del Padre. La visita del missionario! Come era attesa con impazienza per poter assistere alla santa Messa, potersi confessare e comunicare\u2026 Delle anime si consacravano a Dio; dei religiosi, delle religiose, dei sacerdoti si offrivano e si consacravano a Lui. Ecco i frutti della santa Messa.<\/span><\/div>\nLa nozione di sacrificio <\/span><\/p>\nPerch\u00e9 tutto questo? Bisogna, infine, che studiamo un po\u2019 i motivi profondi di questa trasformazione: \u00e8 il Sacrificio. La nozione di sacrificio \u00e8 una nozione profondamente cattolica. La nostra vita non pu\u00f2 fare a meno del sacrificio da quando Nostro Signore Ges\u00f9 Cristo, Dio stesso, ha voluto prendere un corpo come il nostro e dirci \u201cSeguitemi. Prendete la vostra croce e seguitemi se volete essere salvati\u201d, e ci ha dato l\u2019esempio della sua morte in croce ed ha sparso il suo sangue. Oseremmo noi, sue povere creature, peccatori che siamo, non seguire Nostro Signore sulla via del suo sacrificio e della sua croce?\u00a0<\/span><\/div>\nQuesto \u00e8 tutto il mistero della civilt\u00e0 cristiana, della civilt\u00e0 cattolica: la comprensione del sacrificio nella propria vita, nella vita quotidiana, e l\u2019intelligenza della sofferenza cristiana<\/i>; non considerare pi\u00f9 la sofferenza come un male, come un dolore insopportabile, ma condividere le proprie pene [spirituali] e malattie con le sofferenze di Nostro Signore Ges\u00f9 Cristo, guardando la Croce, assistendo alla santa Messa che \u00e8 la continuazione della passione di Nostro Signore sul Calvario\u201d. (3)<\/span><\/div>\nNon sono vere queste parole? Non esprimono il significato autentico della S. Messa e della visione cristiana dell\u2019esistenza? E come mai, per esser sicuri di ritrovarli, questi significati, dobbiamo rileggere le omelie pronunciate venticinque anni fa [nel 1979, oggi 44] da Mons. Lefebvre? Perch\u00e9 la gerarchia cattolica, oggi sotto l\u2019influenza delle ideologie profane, parla molto pi\u00f9 dei \u201cdiritti\u201d (i \u201cdiritti umani\u201d, come vengono chiamati) che del sacrificio, della croce che, durante la nostra vita terrena, se vogliamo salvarci, dobbiamo portare ed esser sempre pronti a portare, sull\u2019esempio di Nostro Signore Ges\u00f9 Cristo, unico nostro vero modello. E tanto \u00e8 refrattaria la Chiesa cosiddetta \u201cconciliare\u201d all\u2019idea del sacrificio<\/i> e della croce<\/i>, tanto \u00e8 imbevuta dell\u2019ideologia profana dei \u201cdiritti umani\u201d e dell\u2019idea che grazie ad essi e al \u201cdialogo\u201d su di essi fondato con tutte le religioni del globo, si debba \u201ccostruire un mondo migliore\u201d, una sorta di democrazia universale; tanto lo \u00e8, da aver provocato di fatto il mutamento del significato della S. Messa, intesa ora dai pi\u00f9 \u2013 neanche fossimo ai Misteri di Eleusi – come una festa nella quale si celebra collettivamente la Risurrezione del Dio che incarnandosi ha gi\u00e0 salvato tutto il mondo!<\/i><\/span><\/div>\n La ferma protesta di Monsignor Lefebvre contro l\u2019illegittima soppressione del Seminario di \u00c9c\u00f4ne<\/span><\/p>\nNell\u2019omelia di Venezia, Monsignore cos\u00ec riassumeva la vicenda, allora relativamente recente, della soppressione della Fraternit\u00e0 da lui fondata. \u201cVado a Roma cinque-sei volte all\u2019anno per supplicare i cardinali, il Papa stesso, di ritornare alla Tradizione, per ridare alla Chiesa la sua vita cattolica [\u2026] La mia Fraternit\u00e0, infatti, \u00e8 stata riconosciuta ufficialmente dieci anni fa da Roma e dal vescovo di Friburgo, in Isvizzera, nella cui diocesi \u00e8 stata fondata. In seguito, vescovi progressisti e modernisti hanno visto nei miei seminari un pericolo per le loro teorie; si sono arrabbiati con me e si sono detti: bisogna distruggere questi seminari, bisogna finirla con \u00c9c\u00f4ne e con l\u2019opera di Mons. Lefebvre perch\u00e9 pericolosi per il nostro piano progressista-rivoluzionario. Con il medesimo tono si sono espressi a Roma e Roma ha acconsentito.<\/span><\/div>\nMa come ho detto a Sua Santit\u00e0 Giovanni Paolo II, la soppressione \u00e8 stata fatta in un modo contrario al Diritto Canonico: neanche i soviet emettono giudizi come hanno fatto i cardinali a Roma per la mia opera. I soviet hanno un tribunale, una specie di tribunale per condannare qualcuno; ma io non ho avuto neanche questo tribunale, niente. Sono stato condannato senza avere niente, nemmeno un preavviso, una convocazione\u2026niente. Un bel giorno \u00e8 arrivata una lettera [il 6 maggio 1975, da parte dell\u2019Ordinario locale, SE Mons. Mamie, arcivescovo di Friburgo, in Isvizzera] per dirmi che il seminario doveva essere chiuso\u201d.(4)<\/span><\/div>\nLa soppressione del seminario di \u00c9c\u00f4ne deve ritenersi invalida a tutti gli effetti<\/span><\/p>\nTrenta anni fa, su questo stesso periodico, appena fondato da Don Francesco Putti e del tutto autonomo (allora come oggi) dalla FSSPX, un documentato articolo metteva a nudo le diverse e gravi irregolarit\u00e0 della procedura posta in opera per colpire la suddetta Fraternit\u00e0, inficiata in radice questa procedura dall\u2019assenza dei \u201cgravi motivi\u201d, mai documentati perch\u00e9 ovviamente inesistenti, rappresentati dai \u201cdisordini morali\u201do dalle \u201cdeviazioni dottrinali\u201d, richiesti dal diritto canonico per una misura coercitiva di tale gravit\u00e0. \u201cLa chiusura di un seminario, dove venivano formati bene [per riconoscimento degli stessi organi competenti] pi\u00f9 di 100 alunni, non poteva essere decretata per una dichiarazione del suo Superiore, disapprovata dalla Autorit\u00e0 ecclesiastica, anche se la disapprovazione fosse fondata e giusta [il 21 novembre del 1974, Mons. Lefebvre, che gi\u00e0 aveva dichiarato ufficialmente nel 1971 il rifiuto del Novus Ordo Missae, indignato per le dichiarazioni alquanto eterodosse rilasciate ai suoi seminaristi da due visitatori apostolici (11-13 novembre 1974), aveva preso pubblicamente posizione contro le infiltrazioni \u201cneomoderniste\u201d nella Chiesa ufficiale \u2013 e ci\u00f2 comportava un\u2019implicita critica al Pontefice allora regnante, SS Paolo VI – proclamando la sua immutabile fedelt\u00e0 all\u2019insegnamento del Concilio di Trento] [\u2026] Molte volte sono stati destituiti i Superiori per una inaccettabile dichiarazione o per un grave atto di disubbidienza al Sommo Pontefice, ma mai chiusi i seminari, gl\u2019istituti, per tale motivo [\u2026] E se qualche volta si \u00e8 ritenuto che le idee sostenute dal fondatore o dal presente superiore esercitassero un malefico influsso sulla formazione degli alunni, si \u00e8 provveduto con la nomina di un visitatore permanente\u201d.(5)\u00a0 L\u2019articolo non si soffermava sulla questione della competenza dell\u2019Ordinario nel caso di specie, questione che costituiva l\u2019argomento-chiave del ricorso presentato immediatamente da Mons. Lefebvre al Tribunale della Segnatura Apostolica e dichiarato da quest\u2019ultimo irricevibile, nel quale, per quanto concerneva la competenza, si eccepiva l\u2019invalidit\u00e0 intrinseca del provvedimento e quindi la sua nullit\u00e0 radicale, a tutti gli effetti, a causa dell\u2019incompetenza e dell\u2019Ordinario locale ad emanarlo e della \u201ccommissione cardinalizia\u201d di cui sopra a giudicare il ricorrente in materia di fede.<\/span><\/div>\nL\u2019effettiva natura giuridica della FSSPX<\/span><\/p>\nSul punto capitale dell\u2019incompetenza di Mons. Mamie, ci sia permesso di fare qualche considerazione. La FSSPX, come risultava dai suoi statuti e dall\u2019attivit\u00e0 svolta, ad essi perfettamente coerente, era una societ\u00e0 di vita in comune<\/i> senza voti (pubblici) il cui fine era costituito dalla formazione sacerdotale secondo i princ\u00ecpi tradizionali della Chiesa, princ\u00ecpi che richiedevano, tra l\u2019altro, il mantenimento della S. Messa tridentina. Queste \u201csociet\u00e0\u201d, nel diritto canonico allora vigente (CIC, 1917) erano considerate congregazioni<\/i> in senso lato, rispetto a quelle \u201cin senso stretto\u201d, ricomprese, queste ultime, assieme agli ordini<\/i>, nelle religioni<\/i>, i cui membri facevano vita in comune e professavano pubblicamente i tre voti di castit\u00e0, povert\u00e0, obbedienza, voti che potevano essere solenni (rendevano ipso iure<\/i> invalido l\u2019atto compiuto in loro violazione) o semplici (rendevano illecito ma non invalido il medesimo atto).(6)<\/span><\/div>\nL\u2019esistenza delle societ\u00e0 di vita in comune senza voti si svolgeva \u201cad imitazione di quella delle religioni, pur senza averne i rigidi vincoli, e per scopi analoghi, ossia per conseguire una maggiore perfezione spirituale ed anche per compiere opere di carit\u00e0 cristiana o svolgere apostolato religioso o sociale. Pi\u00f9 propriamente esse si avvicinano alle congregazioni religiose<\/i>, con le quali talora esteriormente si confondono. Il codice ne riconosce l\u2019esistenza, in quanto i membri (sodales<\/i>) di tali societ\u00e0 \u2013 che possono essere tanto maschili che femminili \u2013 vivono in comune, sotto il governo di superiori e secondo proprie costituzioni, approvate debitamente, ma senza pronunciare i tre consueti voti pubblici. Tali societ\u00e0, come dice espressamente il codice, non sono propriamente religioni, n\u00e9 i loro membri possono propriamente qualificarsi religiosi, per\u00f2 si distinguono, al pari delle religioni, in clericali<\/i> e laicali<\/i> [se la maggioranza non risulta composta di sacerdoti], e in societ\u00e0 di diritto pontificio<\/i> e di diritto diocesano<\/i>, e sono soggette, in ordine alla loro erezione e soppressione<\/i>, alle norme vigenti per le congregazioni, nonch\u00e9 in genere per analogia, e per quanto possibile, alle norme del diritto comune relative a queste [\u2026] Le denominazioni specifiche che queste societ\u00e0 sogliono assumere in pratica (oratori, ritiri, beghinaggi, conservatori, pie societ\u00e0<\/i> etc.) non sono soggette a norme precise.\u201d(7)<\/span><\/div>\nNella prassi la terminologia era piuttosto elastica. Ma ci\u00f2 che conta, ai fini del nostro discorso, \u00e8 la disciplina allora vigente per l\u2019erezione e la soppressione (evento quest\u2019ultimo piuttosto raro) delle societ\u00e0 in questione, che era in sostanza quella delle religioni. Le religiones<\/i> si distinguevano (ex can. 488. 3\u00b0, CIC 1917) in religioni di diritto pontificio<\/i>, se avevano ottenuto l\u2019approvazione o almeno il decreto di lode della S. Sede o di diritto diocesano<\/i> se, erette dal vescovo, non avevano ancora ottenuto il decreto di lode.(8)\u00a0 Il c. 492, \u00a7 2 del CIC stabiliva poi che una Congregazione di diritto diocesano, anche se \u201cdiffusa in pi\u00f9 diocesi\u201d, rimaneva di diritto diocesano, cio\u00e8 sottoposta al vescovo della diocesi, fintantoch\u00e9 non avesse ricevuto \u201cl\u2019approvazione pontificia o il decreto di lode\u201d. Tuttavia la sua soppressione, \u201cuna volta fondata legittimamente\u201d, era riservata alla S. Sede:<\/i> supprimi nequit nisi a Sancta Sede<\/i> (c. 493). In tal modo, il diritto canonico introduceva delle limitazioni al potere del vescovo, alla cui giurisdizione la congregazione era sottoposta.(9) Questa norma ha giocato un ruolo fondamentale nella vicenda della soppressione della Fraternit\u00e0, dato che la disciplina dell\u2019erezione e della soppressione delle religioni era espressamente estesa dal c. 674 alle societ\u00e0 di vita in comune senza voti, dette per l\u2019appunto nell\u2019elastica terminologia del tempo anch\u2019esse congregazioni<\/i>.\u00a0<\/span><\/div>\nLa FSSPX era stata regolarmente costituita dal predecessore di Mons. Mamie, SE Mons. Charri\u00e8re, che ne approv\u00f2 formalmente gli statuti il primo di novembre del 1970. Perci\u00f2, essendo regolarmente costituita secondo il diritto, Mons. Mamie avrebbe potuto sopprimerla solo con un\u2019autorizzazione espressa<\/i> da parte del Papa, una sorta di delega di poteri. Ma una simile autorizzazione non risulta esserci stata. N\u00e9 risulta che il pontefice allora regnante, SS Paolo VI, abbia approvato in forma specifica<\/i> tutta la procedura, ampiamente irregolare, che si concluse con la lettera di soppressione della FSSPX. Tale approvazione, che deve essere formale, espressa<\/i>, avrebbe sanato ogni possibile irregolarit\u00e0 e abuso, a meno che non fossero state violate la legge naturale o divina. E difatti, il Tribunale della Segnatura Apostolica dichiar\u00f2 irricevibile il ricorso di Mons. Lefebvre adducendo proprio l\u2019argomento della approvazione specifica da parte del Papa del provvedimento impugnato, adducendo cio\u00e8 un fatto<\/i> la cui esistenza non \u00e8 mai stata provata.<\/span><\/div>\n Societ\u00e0 di vita in comune senza voti o pia unio<\/i>?<\/span><\/p>\nIl fatto \u00e8 che Mons. Charri\u00e8re, nel concedere la sua autorizzazione \u201cosservate tutte le prescrizioni canoniche\u201d, eresse la FSSPX \u201ca titolo di pia unio<\/i> [au titre de<\/i> \u2018Pia Unio<\/i>\u2019]\u201dnon a titolo di \u201csociet\u00e0 di vita in comune senza voti\u201d (vulgo<\/i>, \u201ccongregazione\u201d, come risulta dall\u2019art. 1 dello Statuto della stessa: \u201csoci\u00e9t\u00e9 sacerdotale de vie commune sans voeux<\/i>\u201d)\u201d. Allora, aveva forse ragione Mons. Mamie, dal momento che, per la soppressione di una \u201cpia unio<\/i>\u201d non eretta dalla S. Sede ed operante nella diocesi, era competente l\u2019Ordinario locale, senza bisogno di autorizzazione pontificia ad hoc, fatto sempre salvo il diritto a ricorrere contro il provvedimento presso il Tribunale della Segnatura Apostolica? Ma cos\u2019era una pia unione<\/i>? Gli istituti dei quali ci stiamo qui sinteticamente occupando, appartengono ormai alla storia del diritto canonico poich\u00e9 il nuovo CIC, quello del 1983, ne ha modificato in parte la disciplina, innovando anche nella terminologia. Non \u00e8 perci\u00f2 facile farsene oggi un\u2019idea precisa.<\/span><\/div>\nLe pie unioni<\/i>, come i terzi ordini secolari<\/i>, le confraternite<\/i>, erano associazioni tradizionalmente costituite da fedeli laici, alle quali potevano ovviamente partecipare anche chierici e religiosi. I fedeli che le componevano, non avendo n\u00e9 il vincolo dei voti n\u00e9 quello derivante dal \u201ccollegamento organico e duraturo con l\u2019associazione\u201d (ossia la vita in comune), vivevano nel secolo \u201cintenti alle loro normali occupazioni\u201d pur proponendosi di compiere \u201cspeciali opere\u201d di piet\u00e0 e carit\u00e0 per un fine soprannaturale. Un esempio famoso di pia unione era costituito dall\u2019Azione Cattolica, un altro dalle Congregazioni Mariane<\/i>, le quali ultime, nonostante il nome, erano associazioni di laici che si proponevano di svolgere opera di apostolato, diffondendo in particolare il culto della SS.ma Vergine (p.e. con le Figlie di Maria<\/i>).(11)<\/span><\/div>\nLa FSSPX doveva forse ritenersi una \u201cpia unio<\/i>\u201d alla stessa maniera dell\u2019Azione Cattolica<\/i> e delle Figlie di Maria<\/i>? Sicuramente no. La sua intrinseca natura giuridica, come si \u00e8 visto, era quella di una societ\u00e0 di vita in comune senza voti, equiparata alle congregazioni in senso stretto. Come spiegare, allora, che sia nata con l\u2019etichetta della \u201cpia unio\u201d? Il termine deve evidentemente intendersi in senso tecnico<\/i>. Il suo impiego mostrerebbe l\u2019adozione di quella che doveva essere una prassi consolidata dei vescovi. Poich\u00e9 ci doveva essere sempre un periodo di prova (rinnovabile) di alcuni anni, in genere sei, prima di giungere alla approbatio<\/i> definitiva, si cominciava con l\u2019erigere \u201ca titolo di pia unio\u201d la societ\u00e0 che si sarebbe poi trasformata in congregazione. Quando questo titolo non corrispondeva alla natura ed all\u2019attivit\u00e0 effettiva<\/i> dell\u2019ente, di un ente cio\u00e8 che, venuto in essere come effettiva pia unio (composta nell\u2019occasione in prevalenza di chierici) si fosse poi trasformato in societ\u00e0 di vita in comune senza voti, allora ci si trovava in presenza, bisogna dire, di una finzione giuridica<\/i>, la quale presentava il vantaggio, per l\u2019Ordinario, di una maggiore libert\u00e0 d\u2019azione nei confronti della S. Sede, dato che l\u2019erezione di un ente \u201ca titolo di pia unio\u201d non era vincolata ad un nulla osta preventivo della S. Sede, obbligatorio invece per le congregazioni (c. 492 \u00a7 1). E in questo caso, decidendosi per avventura la soppressione dell\u2019ente, cosa si veniva ad estinguere, la formale<\/i> pia unione di cui al \u201ctitolo\u201d (e allora la competenza dell\u2019Ordinario era indiscutibile) (12) o la concreta<\/i> societ\u00e0 di vita in comune senza voti? Siamo tra coloro che ritengono dover, in certi casi, l\u2019ordinamento giuridico concreto prevalere nei confronti di quello formale, soprattutto quando esso \u00e8 puramente formale<\/i>. E siamo convinti che questo modo di sentire sia conforme allo spirito del diritto canonico. \u00c8 l\u2019ente<\/i> nella sua effettiva concretezza istituzionale, \u00e8 ci\u00f2 che esso \u00e8 secondo i suoi statuti, confermati dall\u2019effettivo comportamento tenuto, \u00e8 questo<\/i> ente che l\u2019autorit\u00e0 decide ad un certo punto di sopprimere. La risposta al quesito di cui sopra ci sembra pertanto ovvia. La FSSPX ha operato sin dall\u2019inizio della sua esistenza come congregazione a tutti gli effetti<\/i>, non c\u2019\u00e8 stato un periodo cosiddetto preliminare nel quale i suoi membri abbiano vissuto senza professare i voti, senza praticare la vita in comune, senza osservare l\u2019obbligo di conformare ogni loro azione giornaliera al dettato degli statuti.<\/span><\/div>\n Due riscontri di fatto alla tesi qui sostenuta<\/span><\/p>\nUna riprova del fatto che la FSSPX \u00e8 sempre<\/i> stata considerata una societ\u00e0 di vita in comune senza voti, si ha, secondo noi, anche da altri due fatti. Nel periodo 1971-1975, la Santa Sede permise che tre sacerdoti esterni alla Fraternit\u00e0 vi potessero essere incardinati canonicamente, con regolari lettere dimissoriali.(13)\u00a0 Ci\u00f2 dimostra che la Fraternit\u00e0 era ritenuta una congregazione e non una pia unio. Inoltre, nel protocollo di accordo tra la FSSPX e la S. Sede, firmato da entrambe le parti il 5 maggio 1988, protocollo che poi, come \u00e8 noto, non ebbe seguito alcuno, l\u00e0 ove si trattava delle \u201cquestioni giuridiche\u201d da regolare, si afferm\u00f2 : \u201cTenendo conto del fatto che la Fraternit\u00e0 etc. \u00e8 stata concepita da 18 anni come una societ\u00e0 di vita in comune<\/i> [\u2026] la figura canonica pi\u00f9 idonea [al suo inquadramento secondo il nuovo Codice ] \u00e8 quella di una Societ\u00e0 di vita apostolica\u201d.(14)\u00a0 \u00a0Si noti bene: il fatto della sua erezione \u201ca titolo di \u2018Pia unio<\/i>\u2019\u201d \u00e8 consegnato all\u2019obl\u00eco, con ogni evidenza perch\u00e9 irrilevante <\/i>ai fini della determinazione della natura giuridica specifica della Fraternit\u00e0 stessa.<\/span><\/div>\nQueste affermazioni sono state all\u2019epoca sottoscritte dal cardinale Ratzinger. Ci\u00f2 significava che la S. Sede non aveva nulla da obiettare all\u2019affermazione che la Fraternit\u00e0 \u201cera stata concepita per 18 anni [e quindi fin dall\u2019atto della sua costituzione] come societ\u00e0 di vita in comune [senza voti pubblici]\u201d. Il regime giuridico per essa previsto dal protocollo d\u2019intesa, in conformit\u00e0 alla disciplina del nuovo CIC, era quello della \u201csociet\u00e0 di vita apostolica\u201d. Ebbene, queste societates vitae apostolicae<\/i> sono proprio, mutatis mutandis<\/i>, le eredi dirette, come \u00e8 noto, delle societates in communi viventium sine votibus<\/i>, del precedente codice. \u201cAnche nel CIC del 1917 (c. 673-681) queste societ\u00e0 [di vita apostolica] avevano ricevuto dal legislatore un trattamento, ugualmente sotto la denominazione di societ\u00e0 di vita in comune senza voti. \u00c8 evidente dunque nel legislatore di ieri e di oggi la volont\u00e0 di escluderle dalla categoria dei religiosi in senso stretto [\u2026] Ci\u00f2 tuttavia non impedisce che siano considerate [da parte del codice stesso] come simili agli istituti di vita consacrata [\u00e8 la nuova denominazione delle religioni] sia perch\u00e9 vivono in vita comune, sia perch\u00e9 professano i voti religiosi, sia perch\u00e9 osservano le costituzioni [i loro statuti]\u201d.(15)<\/span><\/div>\nPoich\u00e9 la FSSPX era una societas<\/i> di vita in comune senza voti, l\u2019esser inquadrata nella figura giuridica della societas vitae apostolicae<\/i> del nuovo codice, costituiva come il suo sbocco naturale entro il nuovo ordinamento, sbocco nei confronti del quale nessuno sollevava obiezioni. Dal protocollo d\u2019intesa del 5 maggio 1988 si ricava dunque, a nostro avviso, una autorevole conferma post festum <\/i>della vera natura giuridica della Fraternit\u00e0, che non \u00e8 e non \u00e8 mai stata quella della pia unio<\/i>. Le \u201cpie unioni\u201d sono scomparse dal nuovo codice, in quanto categoria autonoma. Esse sono ricomprese nel dettato generale del c. 304 sulle \u201cconsociationibus christifidelium<\/i>\u201d, sulle \u201cconsociazioni\u201d o \u201cassociazioni\u201d di fedeli, pubbliche o private, \u201ccon qualunque titolo siano chiamate\u201d. Delle vecchie associazioni di fedeli, solo i Terzi Ordini <\/i>sono stati mantenuti come figura autonoma, al c. 303.<\/span><\/div>\n Il senso autenticamente religioso della \u201ccrociata\u201d invocata da Mons. Lefebvre<\/span><\/p>\nCome \u00e8 noto, Monsignor Lefebvre non si pieg\u00f2 all\u2019ingiustizia subita, si rifiut\u00f2 di chiudere il suo seminario (a tutt\u2019oggi ben vivo e vegeto) e procedette con le ordinazioni sacerdotali gi\u00e0 previste per il 29 giugno 1975. Fu perci\u00f2 sospeso a divinis. Quale valore si deve attribuire a questa \u201csospensione\u201d? Crediamo di non offendere nessuno, con l\u2019affermare che essa debba ritenersi impugnabile<\/i> per mancanza di presupposti legittimi, in quanto comminata sulla base di un atto che configurava un abuso di potere da parte dell\u2019autorit\u00e0, e in ogni caso invalida perch\u00e9 la disobbedienza di Mons. Lefebvre non era punibile, in quanto provocata dallo stato di necessit\u00e0 nel quale egli si era venuto di colpo ed ingiustamente a trovare.<\/span><\/div>\nMa a Mons. Lefebvre \u00e8 capitato anche di peggio, come sappiamo, nel 1988, con la scomunica che l\u2019etichettava come \u201cscismatico\u201d, inflittagli per aver egli ordinato quattro vescovi come suoi successori alla guida della FSSPX, disattendendo la volont\u00e0 del Pontefice allora regnante, che lo aveva invitato a soprassedere, a continuare i negoziati da qualche tempo in corso con la S. Sede circa la scelta del suo o dei suoi successori. Sulla questione della scomunica e del supposto \u201cscisma\u201d di Mons. Lefebvre, questo periodico si \u00e8 gi\u00e0 pronunciato con due studi ad hoc, apparsi alcuni anni fa.(16)\u00a0 \u00a0Ci sembra pertanto inutile ritornare sull\u2019argomento. Siamo tra coloro che ritengono aver Mons. Lefebvre agito sempre con la massima buona fede. Siamo certi, tutto il suo comportamento lo dimostra, che egli abbia preso la sua decisione convinto di trovarsi in stato di necessit\u00e0, a causa delle reticenze e delle ambiguit\u00e0 che si notavano e si protraevano nella controparte vaticana, circa il modo e i tempi della scelta dei successori.(17)\u00a0 \u00a0Scomunica invalida<\/i>, dunque, perch\u00e9 esclusa espressamente dal CIC del 1983 quale punizione da infliggersi ad una disobbedienza motivata da una simile convinzione e scisma inesistente<\/i>, perch\u00e9 i fatti dimostrano che mai Mons. Lefebvre ha voluto istituire una chiesa parallela, n\u00e9 l\u2019hanno voluto i quattro vescovi da lui consacrati. La FSSPX deve ritenersi a tutt\u2019oggi membro a pieno diritto della Chiesa militante, dalla quale nessuno pu\u00f2 essere ovviamente escluso con provvedimenti invalidi.<\/span><\/div>\nLa \u201ccrociata\u201d alla quale Mons. Lefebvre invitava i cattolici non era pertanto quella di un sacerdote ribelle all\u2019insegnamento della Chiesa, accusato poi addirittura di scisma!<\/span><\/div>\n\u201cCosa dobbiamo fare? Miei cari fratelli, s\u00ec, approfondiamo questo grande mistero della Messa. Ebbene! Penso di poter affermare che dobbiamo fare UNA CROCIATA basata sul santo Sacrificio della Messa, sul sangue di Nostro Signore Ges\u00f9 Cristo [\u2026] Dobbiamo fare una crociata, una crociata fondata, precisamente, su queste nozioni di sempre, di sacrificio, per restaurare la cristianit\u00e0; rifare una cristianit\u00e0 con gli stessi principi, lo stesso sacrificio della Messa, gli stessi sacramenti, lo stesso catechismo, la stessa Bibbia. Dobbiamo ricreare questa cristianit\u00e0 [\u2026] Non lasciamoci allettare da tutte le idee mondane, da tutte le correnti del mondo che trascinano verso il peccato e l\u2019inferno. Se vogliamo andare in Cielo, dobbiamo seguire Nostro Signore Ges\u00f9 Cristo, portare la nostra croce e seguire Nostro Signore Ges\u00f9 Cristo; imitarlo nella sua Croce, nella sua sofferenza, nel suo sacrificio [\u2026] Bisogna confidare nella grazia di Nostro Signore: \u00e8 onnipotente. Ho visto la sua grazia operare in Africa, non c\u2019\u00e8 alcuna ragione perch\u00e9 non sia cos\u00ec attiva anche da noi, nel nostro paese [la Francia]. Ecco quanto volevo dirvi. E voi, cari sacerdoti che m\u2019ascoltate, stringetevi in una profonda unione sacerdotale per diffondere e animare questa crociata affinch\u00e9 Ges\u00f9 regni, Nostro Signore regni. E per ci\u00f2 dovete essere santi, dovete cercare la santit\u00e0, mostrare la santit\u00e0, la grazia che opera nelle vostre anime e nei vostri cuori, questa grazia che ricevete mediante il sacramento dell\u2019Eucarestia e la santa Messa che offrite. Voi soli potete offrirla! [\u2026] Mantenete la Messa di sempre! E vedrete la civilt\u00e0 cristiana rifiorire<\/i>, civilt\u00e0 che non \u00e8 per questo mondo, ma civilt\u00e0 che conduce alla citt\u00e0 cattolica, e questa citt\u00e0 cattolica prepara la citt\u00e0 cattolica del Cielo\u201d.(18)<\/span><\/div>\nBisogna ricreare, con la fede, l\u2019esempio e la predicazione, uno spirito di crociata per ristabilire l\u2019autentica Messa cattolica, che ci fa amare la Croce. \u201cAllora, siamo crociati! Amiamo la croce, seguiamo le buone tradizioni di tutti coloro che ci hanno preceduto nel combattimento spirituale contro il demonio, contro il peccato, contro tutte le occasioni di peccato, contro tutti gli scandali\u201d.(19) E Mons. Lefebvre cos\u00ec concludeva la sua omelia di Venezia: \u201cTermino chiedendo a voi tutti di stare riuniti intorno all\u2019altare, al vero altare, con un vero sacerdote, per continuare il Sacrificio della Messa\u201d.(20) E per concludere questo nostro Ricordo<\/i>, sul piano pi\u00f9 strettamente culturale, citiamo dalla Prefazione alla seconda edizione della Lettera aperta ai cattolici perplessi<\/i>: \u201cDi conseguenza, i richiami di quest\u2019opera che si batte per il ritorno alla Tradizione, si trasformano in esigenze sempre pi\u00f9 urgenti a battersi per l\u2019onore di Dio, per il regno di Ges\u00f9 Cristo, per la difesa della Chiesa, per la salvezza delle anime. \u00c8 un\u2019autentica crociata che bisogna suscitare, per far s\u00ec che i nemici annidati in seno alla Chiesa si convertano o vengano confutati<\/i>, permettendo cos\u00ec il ritorno del Regno universale di Ges\u00f9 e Maria\u201d.(21) <\/span> \nQuesto appello alla difesa senza compromessi del dogma della fede con le armi della confutazione<\/i> razionale e documentata degli errori, appello nel quale noi abbiamo sentito la voce<\/i> della S. Chiesa perenne, l\u2019abbiamo sempre fatto nostro, cercando di rispondervi, con l\u2019aiuto di Dio, per quanto \u00e8 nelle nostre limitate capacit\u00e0. E riteniamo quest\u2019appello ancora del tutto attuale, dal momento che la grave crisi che da almeno quarant\u2019anni [diventati oggi sessanta] imperversa nella Chiesa, \u00e8 ben lungi dall\u2019esser superata.<\/span><\/div>\n _______________________________<\/p>\n
1. SE Mons. Marcel Lefebvre, Omelia di Venezia, Chiesa di S. Simeone Piccolo, 7 aprile 1980, in ID., La Crociata di SE Mons. Marcel Lefebvre, raccolta di tre omelie dello stesso, a cura della FSSPX, s.d., pp. 29-38, pp. 30-34. I testi conservano lo stile parlato, con qualche ritocco lessicale per l\u2019omelia in italiano.<\/div>\n
2. Omelia di Venezia<\/i>, cit., in La Crociata<\/i>, cit., p. 34. \n3. Giubileo sacerdotale<\/i>, in La crociata<\/i>, cit., pp. 4-18. pp. 6-8. Corsivi nostri.<\/p>\n4.
Omelia di Venezia<\/i>, in op. cit., pp. 35-6. Il seminario doveva essere chiuso immediatamente. 5. Vedi: S\u00ec s\u00ec no no<\/i>, I (1975), n. 9: In merito alla chiusura del Seminario di \u00c9c\u00f4ne della Fraternit\u00e0 Sacerdotale di San Pio X: Illegalit\u00e0 di un procedimento \u2013 iniquit\u00e0 di un provvedimento<\/i>, pp. 4-5, di Ulpianus. Si trattava di mons. Arturo de Jorio, giudice del Tribunale della Sacra Rota. La lettera con la quale si sopprimeva con effetto immediato il seminario, ritirando l\u2019autorizzazione all\u2019esistenza della FSSPX, era stata preceduta da una convocazione informale a Roma di Mons. Lefebvre di fronte a tre cardinali per un semplice \u201cscambio di idee\u201d; di fronte ad una commissione informale <\/i>(illegale per varie ragioni, come dimostrava l\u2019articolo, se costituita ed operante come tribunale) che lo aveva duramente rimproverato per la sua dichiarazione del 21 novembre 1974, accusandolo, secondo quanto da lui stesso dichiarato, di \u201cvoler fare l\u2019Attanasio\u201d (il vescovo che praticamente da solo aveva iniziato la lotta contro l\u2019eresia ariana, nel IV secolo, venendo ingiustamente scomunicato per ben due volte). La lettera di Mons. Mamie faceva riferimento all\u2019autorit\u00e0 di questa \u201ccommissione cardinalizia\u201d, per giustificare il proprio operato, dichiarando di agire \u201cin pieno accordo\u201d (en plein accord <\/i>) con la S. Sede, dichiarazione che non dimostra, come tale, l\u2019esistenza di un\u2019autorizzazione specifica (del resto, mai prodotta) conferita, quindi, nelle forme richieste dal diritto canonico, 6. Questi dettagli dell\u2019istituto della societ\u00e0 di vita in comune senza voti, li abbiamo tratti principalmente da : A. Bertola, La Costituzione della Chiesa, corso di diritto canonico<\/i>, Torino, 1958, 3a ediz. rived. e ampliata; Eichmann-M\u00f6rsdorf, Lehrbuch des Kirchenrechts<\/i> [Manuale di diritto canonico], 1964, 11a ediz., M\u00fcnchen, Paderborn, Wien, I vol, seconda e terza parte. 7. Bertola, op. cit., pp. 240-1. Corsivi nostri. 8. Op. cit., p. 212. 9. Eichmann-M\u00f6rsdorf, cit., p. 493. 10. Statuts de la Fraternit\u00e9 des Ap\u00f4tres de J\u00e9sus et Marie ou (selon le titre public) de la Fraternit\u00e9 Sacerdotale Saint Pie X<\/i>, pp. V-VI e p. 3 (non numerata). 11. Per i dettagli dell\u2019 istituto della pia unio, vedi: V. Del Giudice, Nozioni di diritto canonico<\/i>, Giuffr\u00e9, Milano, 1970, 12a ediz. rifatta e aggiornata con la collaborazione del prof. Catalano, pp. 276-9. 12. Sul punto: Bernard Tissier de Mallerais, Marcel Lefebvre, une vie, Clovis, 2002, p. 508. SE Mons. Tissier de Mallerais, in quest\u2019opera fondamentale per la comprensione della figura di Mons. Lefebvre, ritiene giuridicamente (anche se non moralmente) legittima la soppressione della FSSPX da parte di Mons. Mamie: \u201cLe 25 avril en effet, le cardinal Tabera [uno dei componenti la \u201ccommissione cardinalizia\u201d di cui sopra] assure Mgr Mamie qu\u2019il \u201cposs\u00e8de l\u2019autorit\u00e9 n\u00e9cessaire pour retirer les actes et concessions\u201d de son pr\u00e9d\u00e9cesseur. C\u2019est bien exact, h\u00e9las! La Fraternit\u00e9, n\u2019ayant m\u00eame pas re\u00e7u le Nihil obstat de Rome, n\u2019est pas devenue soci\u00e9t\u00e9 de droit dioc\u00e9sain, mais en est rest\u00e9e au stade pr\u00e9liminaire de pia unio. L\u2019\u00e9v\u00eaque peut donc la dissoudre (cfr. canon 492, \u00a7 1-2, et 493) pour une raison grave. Raison grave, la \u201cdeclaration\u201d [del 21 novembre 1974 sopra citata] l\u2019est devant les hommes en place, m\u00eame si elle ne l\u2019est pas devant Dieu\u201d. Vedi anche alle pp. 459-460, ove si rivela che il ricorso alla formula della \u201cpia unio\u201d fu suggerito da autorevoli porporati amici di Mons. Lefebvre. In tal modo, aggiungiamo noi, si evitava di dover dipendere dall\u2019autorizzazione preventiva della S. Sede (non richiesta per le pie unioni \u2013 c. 708 : sufficit Ordinarii approbatio), presso la quale S. Sede, Mons. Lefebvre aveva al tempo potenti nemici. Ma, osserviamo, l\u2019erezione \u201ca titolo di pia unio\u201d non trasformava la FSSPX in una pia unio, non la faceva essere qualcosa di diverso da ci\u00f2 che era, si limitava ad appiccicarle un\u2019etichetta non corrispondente al contenuto, per ragioni di opportunit\u00e0 perfettamente comprensibili, imposte dalla situazione a chi, nella Gerarchia, a fronte della grave crisi nella quale si trovavano i seminari investiti dalle \u201criforme\u201d promosse dal Vaticano II, si preoccupava di farne sorgere uno fedele all\u2019insegnamento tradizionale. 13. A Rome and \u00c9c\u00f4ne<\/i> Handbook, Q2.<\/div>\n 14. Il testo in Cor Unum<\/i>, n. 30, giugno 1988, p. 31. Corsivi nostri. \n15. Commento al CIC<\/i> del 1983, a cura di Mons. Pio Vito Pinto, Pontificia Universit\u00e0 Urbaniana, 1985, p. 462.<\/p>\n16.
Le consacrazioni episcopali di Sua Ecc.za Mons. Lefebvre doverose nonostante il \u201cno\u201d del Papa<\/i>. Studio teologico, di Hirpinus, S\u00ec s\u00ec no no, 1999 (XXV) nn. 1-2; Una scomunica invalida \u2013 uno scisma inesistente. Riflessioni a dieci anni dalle consacrazioni di \u00c9c\u00f4ne. Studio canonico<\/i>, di Causidicus, ibidem, nn. 3-9.<\/div>\n17. Un\u2019esposizione accurata ed imparziale delle vicende che hanno portato alla consacrazione dei quattro vescovi di \u00c9c\u00f4ne, \u00e8 offerta da Bernard Tissier de Mallerais, op. cit., pp. 557-595.<\/div>\n
18. Omelia per il Giubileo sacerdotale, cit., in La crociata. cit., pp. 13-18. Corsivi nostri. \n19. Omelia pasquale tenuta ad \u00c9c\u00f4ne il 6 aprile 1980, in La Crociata, cit.,pp. 22-28, p. 27. \n20. Omelia di Venezia<\/i>, in op. cit., p. 37.<\/p>\n21. Mons. Lefebvre,
Lettera aperta ai cattolici perplessi<\/i>, tr. it. a cura della FSSPX, Spadarolo-Rimini, 19 [pubblicato su s\u00ec s\u00ec no no<\/i>, n. 20, nov 2005, XXXI, pp. 2-4, con la firma di \u201cCanonicus<\/i>\u201d]<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" fonte chiesaepostconcilio.blogspot.com 17\/04\/2023 Pubblichiamo un articolo sulla figura di mons. Lefebvre scritto dal Prof. Paolo Pasqualucci sotto pseudonimo per sisinono […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":2163,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[20,12],"tags":[18,142],"avopt_banners_inside_post":true,"avopt_banners_on_page":true,"av_copy_from":"","av_sharing_message":"","av_sharing_allowed":true,"av_sharing_on":{"fb":[],"tw":[]},"av_allow_affiliate_banner":false,"av_allow_affiliate_multi_banner":false,"av_post_rating":true,"av_have_post_rating_value":false,"spellchecker_performed_today":false,"yoast_head":"\n
Paolo Pasqualucci \/ Ricordo di S.E. Mons. Marcel Lefebvre, nel centenario della nascita - San Michele Arcangelo<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n