{"id":166,"date":"2022-02-07T20:59:42","date_gmt":"2022-02-07T19:59:42","guid":{"rendered":"https_3A//arcangelosanmichele.altervista.org/@p=166"},"modified":"2022-02-23T17:41:16","modified_gmt":"2022-02-23T16:41:16","slug":"la-seconda-la-terza-scolastica-e-il-neotomismo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/arcangelosanmichele.altervista.org\/la-seconda-la-terza-scolastica-e-il-neotomismo\/","title":{"rendered":"La Seconda, la Terza Scolastica e il Neotomismo"},"content":{"rendered":"

fonte doncurzionitoglia.wordpress.com<\/a> 18\/08\/2015<\/p>\n

Autore don Curzio Nitoglia<\/strong><\/span><\/p>\n

Introduzione<\/strong><\/span><\/p>\n

Dopo i colpi inferti dalla falsa scolastica decadente di Scoto (\u2020 1308) e di Occam (\u2020 1349) al Tomismo con l\u2019Umanesimo, il Rinascimento e il Luteranesimo si assiste ad un discredito generale gettato dalle classi colte sul Tomismo, il quale per\u00f2 lungi dallo spegnersi si ravviva grazie all\u2019opera del Capreolo (\u2020 1444), che ripropone al secolo XV le verit\u00e0 immutabili della filosofia perenne che \u00e8 stata esposta nella maniera pi\u00f9 sublime da S. Tommaso d\u2019Aquino. Inoltre due grandi geni teologici hanno approfondito e commentato la Summa theologiae s. Thomae Aquinatis (Tommaso de Vio detto il Gaetano, \u2020 1534) e la Summa contra Gentes (Francesco de\u2019 Silvestri detto il Ferrarese, \u2020 1528).<\/span><\/p>\n

Nell\u2019epoca moderna, che inizia con Lutero (\u2020 1546) e Cartesio (\u2020 1650) ed \u00e8 caratterizzata dal libero esame soggettivo religioso (\u201csola Scriptura\u201d) e dal primato del pensiero (\u201cCogito\u201d) sulla realt\u00e0 (\u201cergo sum\u201d), la scuola di Salamanca e il Tridentino rilanciano \u2013 nel Cinque\/Seicento \u2013 la dottrina tomistica verso le pi\u00f9 alte vette della somma speculazione dogmatica, morale, metafisica, politica, ecclesiologica, sacramentaria e mistica ad opera di grandissimi filosofi, teologi, esegeti e controversisti tomisti (de Vitoria, Soto, Cano, Ba\u00f1ez, Giovanni di San Tommaso, Suarez e Bellarmino e di grandi santi: S. Teresa d\u2019Avila, S. Giovanni della Croce e S. Ignazio da Loyola, che son tre pietre miliari nella storia della teologia ascetica e mistica).<\/span><\/p>\n

Dopo l\u2019Illuminismo radicalmente razionalista della Rivoluzione francese, la Terza Scolastica col belga Charle Ren\u00e9 Billuart (\u2020 1757) ripropone il Tomismo approfondito, commentato e comparato col razionalismo allora imperante offrendo agli intelletti smarriti i princ\u00ecpi evidenti e immutabili della ragione umana e della sana filosofia.<\/span><\/p>\n

Infine di fronte all\u2019attacco estremo contro il senso comune da parte dell\u2019idealismo soggettivista e panteistico (da Kant \u2020 1804 a Hegel \u2020 1831) e del liberalismo politico, economico e teologico, che condurr\u00e0 al Nichilismo nicciano (1900), freudiano e Sessantottino (1968-2000) la prima Neoscolastica a partire dal 1850 risponde con gli studi e la manualistica di grandi filosofi e teologi (Saneverino, Sordi, Cornoldi, Liberatore, Zigliara, Mattiussi, Billot e Franzelin) e la seconda Neoscolastica (Garrigou-Lagrange, Gilson, Maritain solo sino al 1936, Olgiati, Vanni-Rovighi, Fabro, Pizzorni e Gherardini) a partire dai primi anni del Novecento, grazie all\u2019impulso datole da Leone XIII con l\u2019Enciclica Aeterni Patris (1789) riscopre la originalit\u00e0 e lo superiorit\u00e0 della metafisica tomistica rispetto a quella aristotelica e risolve i problemi filosofici, teologici, morali e politico\/economici dell\u2019uomo contemporaneo.<\/span><\/p>\n

A partire dalla fine del Trecento la Scolastica \u2013 che \u00e8 stata affiancata alla Patristica da Melchior Cano (\u2020 1560) come \u201cluogo teologico\u201d \u2013 ha dovuto 1\u00b0) difendere (pars destruens) la philosophia perennis dagli attacchi del naturalismo e del razionalismo, iniziati gi\u00e0 con Guglielmo di Occam (\u2020 1349) e avanzati con l\u2019Umanesimo e il Rinascimento del Quattrocento\/Cinquecento; e 2\u00b0) contrattaccare (pars construens) dando un nuovo impulso alla dottrina tomistica.<\/span><\/p>\n

\u201cDialogare con la cultura della modernit\u00e0, che intende quantomeno escludere Dio dal proprio orizzonte, diventa cosa estremamente ardua se non impossibile\u201d. Osservazione, questa, di puro buon senso, che \u00e8 mancato agli uomini di Chiesa, i quali dal 1959 sino ad oggi hanno iniziato l\u2019aggiornamento e il dialogo con la modernit\u00e0, la quale nega 1\u00b0) l\u2019oggettivit\u00e0 e la realt\u00e0 della conoscenza umana; 2\u00b0) i primi princ\u00ecpi per s\u00e9 noti e specialmente quello di identit\u00e0 e non contraddizione. Ora, come insegnano Aristotele e S. Tommaso, \u201ccum negante principia nequit disputari \/ non si pu\u00f2 discutere con chi nega i primi princ\u00ecpi per s\u00e9 noti\u201d. Gi\u00e0 Aristotele circa trecento anni prima di Cristo concludeva: \u201c\u00c8 ridicolo andare in cerca di ragioni contro chi, rifiutando il valore della ragione, non vuol ragionare\u201d (Aristotele, Metafisica, IV, 4).<\/span><\/p>\n

Quindi la Seconda Scolastica, al contrario del neomodernismo, ha dibattuto, disputato con la modernit\u00e0 e l\u2019ha smentita, inficiata, annullata logicamente e confutata razionalmente, approfondendo nel medesimo tempo la dottrina perenne e sempre attuale del Tomismo, ma non per questo mummificata ed incapace di essere approfondita e letta in ogni epoca alla luce degli errori sempre nuovi refutabili e contraddicibili alla scuola della Sintesi tomistica.<\/span><\/p>\n

La Seconda Scolastica ha prodotto una gran fioritura di nuovi filosofi e teologi tomisti. In questo capitolo tratto solo dei tre grandi Commentatori delle Summae tommasiane, che hanno refutato il soggettivismo filosofico nominalista pre\/cartesiano e per gli altri grandi scolastici del Cinque\/Seicento rinvio ai capitoli in cui ho trattato della polemica scolastica contro il soggettivismo politico o machiavellismo\/rousseauismo e il soggettivismo religioso luterano.<\/span><\/p>\n

LA SECONDA SCOLASTICA<\/strong><\/span><\/p>\n

I \u2013 Gli albori (XV-XVI secolo)<\/strong><\/span><\/p>\n

Il Quattrocento e il Cinquecento sono i secoli dei Commenti alle due Somme (Teologica e Contro i Gentili) di S. Tommaso ad opera di tre grandi Domenicani: Jean Capreolus (\u2020 1444), Tommaso de Vio detto il Gaetano (\u2020 1533) e Francesco de\u2019 Silvestri detto il Ferrarese (\u2020 1528). Questa \u00e8 l\u2019epoca delle Defensiones di S. Tommaso contro gli attacchi degli scotisti e dei nominalisti occamisti (Capreolus), poi vengono i veri e propri Commnenti, che spiegano il testo delle due Somme tommasiane articolo per articolo (Cajetanus e Ferrariensis).<\/span><\/p>\n

Johannes Capreolus<\/strong><\/span><\/p>\n

Jean Capreolus, nato presso Rodez nella Francia meridionale nel 1380 e morto ivi il 7 aprile 1444, \u00e8 detto il princeps thomistarum. Egli ha il merito di aver fatto tornare in vigore il Tomismo alla Sorbona di Parigi che, durante il Trecento, si era affievolito ed eclissato sotto i colpi dello scotismo e dell\u2019occamismo. Capreolo nel 1407 inizi\u00f2 il suo insegnamento nel convento domenicano di Saint-Jacques di Parigi, che fu un centro di rinascita del Tomismo, e, contemporaneamente alla Sorbona, poi all\u2019Universit\u00e0 di Tolosa (citt\u00e0 in cui riposa S. Tommaso e ove S. Domenico fond\u00f2 l\u2019Ordo Praedicatorum) ed infine nell\u2019universit\u00e0 di Salamanca in Spagna fondata nel 1381, che divenne pian piano una delle pi\u00f9 prestigiose universit\u00e0 della Cristianit\u00e0 surclassando la Sorbona. Da essa usciranno i grandi teologi della Seconda Scolastica e della Controriforma, assai valenti nella filosofia morale individuale e politica e nel diritto naturale pi\u00f9 che nell\u2019approfondire la metafisica tomistica. Tra di loro brillano Francisco de Vitoria, Francisco Suarez, Domingo de Soto, Melchior Cano, S. Roberto Bellarmino (uscito dal Collegio Romano dei Gesuiti) e Luis de Molina. Capreolo, Gaetano e Ferrarese, invece, studiano la filosofia aristotelico\/tomistica e soprattutto commentano e approfondiscono la teologia delle due Summae tommasiane, tuttavia senza approfondire troppo l\u2019originalit\u00e0 filosofica del Tomismo rispetto all\u2019Aristotelismo.<\/span><\/p>\n

Capreolo compose la sua opera principale in circa lunghi 20 anni di duro lavoro, tra il 1409 e il 1432, con le famose Defensiones theologiae Divi Thomae Aquinatis (edita postuma a Venezia dal 1480 al 1484). Mons. Martin Grabmann (\u2020 1949) definisce le Defensiones del Capreolo \u201cl\u2019opera storicamente pi\u00f9 importante che la scuola tomistica abbia prodotto a difesa della dottrina dell\u2019Aquinate\u201d (Storia della teologia cattolica, tr. it., Milano, 1937, p. 137). In questo grande lavoro Capreolo si eclissa volutamente dietro la figura e la dottrina di S. Tommaso, preoccupato soltanto di interpretarne obiettivamente e di spiegarne correttamente il significato per difenderlo contro gli attacchi degli insegnanti antitomisti: Guglielmo Durando da S. Porziano (\u2020 1334); degli scotisti: Pietro Aureolo (\u2020 1322) e dei nominalisti: Guglielmo Occam (\u2020 1349) e l\u2019occamismo.<\/span><\/p>\n

Capreolo raccoglie sia i vari passi delle opere di S. Tommaso sia le critiche mosse loro dagli scotisti, li compara e poi confuta gli scotisti utilizzando le citazioni dell\u2019Aquinate stesso. La trattazione \u00e8 tipicamente scolastico\/tomistica, lo stile \u00e8 conciso, il rigore dialettico \u00e8 irresistibile.<\/span><\/p>\n

Celebre \u00e8 la sua interpretazione della dottrina della Personalit\u00e0 o Sussistenza di S. Tommaso (S. Th., I, q. 29, a. 1-2) che \u00e8 diversa da quella datane dal Gaetano ed \u00e8 per questa fedelt\u00e0 all\u2019Angelico, la quale spesso manca al Gaetano, che Capreolo fu chiamato il \u201cprincipe dei tomisti\u201d.<\/span><\/p>\n

Francesco de\u2019 Silvestri<\/strong><\/span><\/p>\n

Nato a Ferrara nel 1474, e detto perci\u00f2 il Ferrarese o Ferrariensis, \u00e8 morto a Rennes nel 1528. Fu Maestro generale dell\u2019Ordine Domenicano. La sua opera maggiore \u00e8 In libros S. Thomae Aquinatis contra Gentes commentaria scritto dal 1503 al 1517 e pubblicato a Venezia nel 1524; \u00e8 stato incluso per volere di Leone XIII nell\u2019Edizione Leonina delle Opera di S. Tommaso a fianco della Summa contra Gentiles.<\/span><\/p>\n

Il Ferrarese ha scritto anche di logica e psicologia filosofica: Adnotationes in libros posteriorum Aristotelis (Venezia, 1533) e In tres libros de Anima (Venezia, 1535).<\/span><\/p>\n

Egli \u00e8 un commentatore fedele al maestro, forse meno acuto del Gaetano, ma pi\u00f9 fedele a S. Tommaso. Infatti il Gaetano si distacca dall\u2019Aquinate in pi\u00f9 di qualche questione. Lo si constata 1\u00b0) riguardo alla teoria dell\u2019Analogia interpretata da Gaetano come di proporzionalit\u00e0 propria sia dal Ferrarense (Comm. in Contra Gentes, ed. Leonina, voll. XIII-XV) che da Giovanni da San Tommaso (Cursus Philosophicus, Logica, II, q. 14, a. 4, II ed. Torino, Marietti, 1948, pp. 504-513), mi sembra pi\u00f9 correttamente, come di Attribuzione intrinseca secundum prius et posterius, che esige l\u2019ordo ad unum ossia l\u2019analogato principale. Infatti per S. Tommaso l\u2019elemento essenziale dell\u2019analogia \u00e8 l\u2019ordo ad unum (S. Th., I, q. 13, a. 6: \u201cnecesse est quod omnia dicantur ad unum\u201d); 2\u00b0) riguardo alla immortalit\u00e0 dell\u2019anima, che secondo il Gaetano non si pu\u00f2 dimostrare con la ragione mentre per l\u2019Aquinate e il Silvestri s\u00ec e 3\u00b0) quanto alla dimostrazione razionale dell\u2019esistenza di Dio minimizzata quanto al grado di certezza dal Gaetano, che la ritiene solo probabile ed invece affermata dal Silvestri con l\u2019Angelico come metafisicamente certa.<\/span>
\nIl Ferrarese, come il Capreolo, si confronta con Duns Scoto e lo confuta dimostrando l\u2019inconsistenza delle sue posizioni metafisiche (la negazione della distinzione reale tra atto e potenza, tra essenza ed essere, tra materia e forma; la negazione dell\u2019unicit\u00e0 della Forma sostanziale in un composto; la negazione della distinzione reale tra sostanza e accidente e conseguentemente tra l\u2019anima e le sue facolt\u00e0\u2026).<\/span><\/p>\n

Il suo commento sulla questione del \u201cdesiderio naturale\u201d di vedere Dio faccia a faccia (In S. c. Gent., lib. V, cap. 51) \u00e8 capitale ed \u00e8 tornato di grande attualit\u00e0 col modernismo di Le Roy, Loisy, Tyrrell, Buonaiuti e Fogazzaro (condannato da S. Pio X, Enciclica Pascendi, 8 settembre 1907) , il quale pretendeva che l\u2019ordine soprannaturale, la grazia santificante e la gloria del cielo fossero dovuti alla natura umana e soprattutto col neomodernismo di Henry de Lubac (Le surnaturel, Paris, Aubier, 1946) condannato da Pio XII (Enciclica Humani genersis, 12 agosto 1950) poich\u00e9 riprendendo l\u2019errore del modernismo classico lo aggravava equiparando natura e soprannatura.<\/span><\/p>\n

Tommaso de Vio<\/strong><\/span><\/p>\n

Dopo i colpi inferti dalla falsa scolastica decadente di Scoto (\u2020 1308) e di Occam (\u2020 1349) al Tomismo con l\u2019Umanesimo, il Rinascimento e il Luteranesimo si assiste ad un discredito generale gettato dalle classi colte sul Tomismo, il quale per\u00f2 lungi dallo spegnersi si ravviva grazie all\u2019opera del Capreolo (\u2020 1444), che ripropone al secolo XV le verit\u00e0 immutabili della filosofia perenne che \u00e8 stata esposta nella maniera pi\u00f9 sublime da S. Tommaso d\u2019Aquino. Inoltre due grandi geni teologici hanno approfondito e commentato la Summa theologiae s. Thomae Aquinatis (Tommaso de Vio detto il Gaetano, \u2020 1534) e la Summa contra Gentes (Francesco de\u2019 Silvestri detto il Ferrarese, \u2020 1528).<\/span><\/p>\n

Nell\u2019epoca moderna, che inizia con Lutero (\u2020 1546) e Cartesio (\u2020 1650) ed \u00e8 caratterizzata dal libero esame soggettivo religioso (\u201csola Scriptura\u201d) e dal primato del pensiero (\u201cCogito\u201d) sulla realt\u00e0 (\u201cergo sum\u201d), la scuola di Salamanca e il Tridentino rilanciano \u2013 nel Cinque\/Seicento \u2013 la dottrina tomistica del realismo della conoscenza secondo cui il pensiero deve adeguarsi alla realt\u00e0 extramentale (\u201cadaequatio rei et intellectus\u201d) e non viceversa (\u201cagere sequitur esse et non esse sequitur agere: id est, sum ergo cogito\u201d) verso le pi\u00f9 alte vette della somma speculazione dogmatica, morale, metafisica, politica, ecclesiologica, sacramentaria e mistica ad opera di grandissimi filosofi, teologi, esegeti e controversisti tomisti (de Vitoria, Soto, Cano, Ba\u00f1ez, Giovanni di San Tommaso, Suarez e Bellarmino e di grandi santi: S. Teresa d\u2019Avila, S. Giovanni della Croce e S. Ignazio da Loyola, che son tre pietre miliari nella storia della teologia ascetica e mistica).<\/span><\/p>\n

Dopo l\u2019Illuminismo radicalmente razionalista della Rivoluzione francese, la Terza Scolastica col belga Charles Ren\u00e9 Billuart (\u2020 1757) ripropone il Tomismo approfondito, commentato e comparato col razionalismo allora imperante offrendo agli intelletti smarriti i princ\u00ecpi evidenti e immutabili della ragione umana e della sana filosofia.<\/span><\/p>\n

Infine di fronte all\u2019attacco estremo contro il senso comune da parte dell\u2019idealismo soggettivista e panteistico (da Kant \u2020 1804 a Hegel \u2020 1831) e del liberalismo politico, economico e teologico, che condurr\u00e0 al Nichilismo nicciano (1900), freudiano e Sessantottino (1968-2000) la prima Neoscolastica a partire dal 1850 risponde con gli studi e la manualistica di grandi filosofi e teologi (Saneverino, Sordi, Cornoldi, Liberatore, Zigliara, Mattiussi, Billot e Franzelin) e la seconda Neoscolastica (Garrigou-Lagrange, Gilson, Maritain solo sino al 1936, Olgiati, Vanni-Rovighi, Fabro, Parente, Piolanti, Pizzorni e Gherardini) a partire dai primi anni del Novecento, grazie all\u2019impulso datole da Leone XIII con l\u2019Enciclica Aeterni Patris (1789) riscopre la originalit\u00e0 e lo superiorit\u00e0 della metafisica tomistica rispetto a quella aristotelica e risolve i problemi filosofici, teologici, morali e politico\/economici dell\u2019uomo contemporaneo.<\/span><\/p>\n

Tommaso de Vio essendo nato a Gaeta nel 1468 viene detto Gaetano o in latino Cajetanus (come il de\u2019 Silvestri fu chiamato Ferrarese poich\u00e9 era nato a Ferrara). Domenicano sin da giovane studi\u00f2 a Napoli, Bologna e Padova, ove divenne professore di metafisica all\u2019Universit\u00e0 nel 1494 e dovette confrontarsi col francescano p. Trombetta professore nella medesima universit\u00e0 di filosofia scotista e grande avversario del Tomismo. A soli 40 anni fu nominato Maestro generale dei Domenicani. Insegn\u00f2 anche all\u2019Universit\u00e0 La Sapienza di Roma (fondata da papa Bonifacio VIII nel 1300) dal 1501 al 1508. Sempre nell\u2019Urbe durante il famigerato \u201csacco di Roma\u201d (1527) da parte dei Lanzichenecchi fu fatto prigioniero e sub\u00ec le pi\u00f9 atroci torture e umiliazioni. Mor\u00ec a Roma nel 1534 e il suo corpo riposa all\u2019entrata della basilica di S. Maria sopra Minerva a Roma a fianco del Ferrarese.<\/span><\/p>\n

Uomo di grande talento, scrisse 157 opere di filosofia (Commentaria super tractatum de ente et essentia divi Thomae de Aquino; De nominum Analogia, Commentaria in tres libros Aristotelis de Anima), di teologia (In Summam Theologiae S. Thomae Aquinatis) ed esegesi (In librum Job; In Psalmos; In Evangelia Matthei, Marci, Lucae, Johannis; In Acta Apostolorum, In Epistulas Pauli). La sua fama \u00e8 legata all\u2019imponente commento durato circa 20 anni (esattamente dal 1507 al 1522) alla Somma Teologica, come quello del Ferrarese al commento della Somma contro i Gentili dell\u2019Angelico.<\/span><\/p>\n

Scrisse anche dei libri di dottrina sociale, politica ed economia (De monte pietatis, 1498; De cambiis, 1499; De usura, 1500) assai attuali riguardo alla liceit\u00e0 o meno del prestito a interesse, dell\u2019usura e del cambio tra merce e moneta e quindi della natura del denaro o della moneta. Gli scolastici consideravano, a partire dalla dottrina economica di Aristotele, il denaro solamente un semplice mezzo di scambio, in s\u00e9 improduttivo, quindi ogni interesse o guadagno proveniente dal mero prestito di denaro era considerato usura. Il cardinal Tommaso de Vio, purtroppo, nel suo Tractatus de Montibus Pietatis (1498) e si schier\u00f2 contro i Monti.<\/span><\/p>\n

Dovette intervenire il Magistero ecclesiastico e papa Leone X (1513-1521) nel V Concilio Lateranense (sessione X, maggio 1515, DB 739) discusse la liceit\u00e0 del prestito ad interesse. Il Concilio e il Papa decretarono che siccome il guadagno veniva ai Monti di Piet\u00e0 non dal prestito del denaro, ma dal dovuto pagamento del giusto salario degli impiegati e delle spese per la conservazione materiale del Monte, tale guadagno era del tutto lecito e non usuraio. Fu cos\u00ec che i Monti di Piet\u00e0 si diffusero in tutta Europa, per\u00f2 pian piano iniziarono a degenerare e a diventare vere e proprie banche che prestavano denaro e guadagnavano dal prestito stesso in maniera sproporzionata, ossia ben oltre il 4%.<\/span><\/p>\n

\u201cProfondamente attaccato alla Sede Apostolica, il Gaetano ne difese con profondit\u00e0 e brio le prerogative e il primato nel celebre trattato De auctoritate Papae con relativa Apologia, che stronc\u00f2 le velleit\u00e0 conciliaristiche di Pisa (1511) e prepar\u00f2 in anticipo la condanna dell\u2019errore gallicano\u201d (U. Degli Innocenti, cit., col. 1508).<\/span><\/p>\n

Fondamentali per l\u2019ecclesiologia e indirettamente per la filosofia politica i suoi De auctoritate Papae et Concilii (Roma, 1511) e Apologia de comparata Papae et Concilii auctoritate (Roma, 1512), attualissimi per quanto riguarda la Collegialit\u00e0 episcopale o l\u2019Episcopato monarchico e papale dibattuta recentemente nel Concilio Vaticano II. La Collegialit\u00e0 episcopale \u00e8 stata costantemente condannata dal Magistero ecclesiastico sino a Pio XII, il quale ancora tre mesi prima di morire nell\u2019enciclica Ad Apostolorum principis (29 giugno 1958), ribad\u00ec per la terza volta, dopo la Mystici Corporis del 1943 e la Ad Sinarum gentem del 1954, che la giurisdizione viene ai vescovi tramite il Papa. Il gallicanesimo o conciliarismo, invece, tende ad assegnare al Concilio ecumenico una funzione suprema eguale se non superiore a quella del Papa.<\/span><\/p>\n

L\u2019influsso del Gaetano sui tomisti della Seconda, Terza Scolastica e del primo Neotomismo (N. Dal Prado, M. Penido, E. Hugon, A. Gardeil, R. Garrigou-Lagrange, J. Gredt, V. Cathrein, F. Maquart, J. Maritain, Ch. Journet, J.-M. Ramirez, S. Vanni-Rovighi) \u00e8 stato enorme. Egli \u00e8 stato un \u201cautentico scolastico e un tomista convinto, che penetr\u00f2 a fondo anche le latenti virtualit\u00e0 del pensiero dell\u2019Aquinate. Ma preoccupato di difenderlo dagli attacchi del teologo scotista Antonio Trombetta e degli averroisti padovani (Pomponazzi), indulse ad una polemica, che doveva conferire alla sua poderosa opera qualcosa di contingente e di caduco\u201d (U. Degli Innocenti, Enciclopedia Cattolica, Citt\u00e0 del Vaticano, 1949, vol. IV, col. 1507, voce De Vio Tommaso). Infatti, nonostante l\u2019ottima conoscenza della Somma Teologica tommasiana, il Gaetano \u201cdotato di straordinaria vigoria di mente non poteva non imprimere al suo gran Commento della Somma Teologica dell\u2019Aquinate i segni della sua forte personalit\u00e0. Cos\u00ec gli accadde di scostarsi in alcuni punti da San Tommaso, sia in filosofia sia in teologia\u201d (U. Degli Innocenti, cit., col. 1508). Infatti il Gaetano sostiene delle teorie che, pur se acute e molto complesse nelle loro conclusioni, si distaccano notevolmente dal Maestroe sono state messe in luce soprattutto dai grandi studiosi del secondo Neotomismo (soprattutto, ma non solo Gilson e Fabro). Per esempio de Vio sostiene che la ragione non pu\u00f2 dimostrare con certezza la immortalit\u00e0 dell\u2019anima, come pure con certezza metafisica l\u2019esistenza di Dio (In Imam Summae S. Thomae), giudicando insufficienti le cinque vie tomistiche della Summa Theologiae, le quali condurrebbero solo ad un Ente necessario, ma non ad un Dio creatore, infinito e perfettissimo. Inoltre espone la filosofia tomistica come un puro commento di quella aristotelica (difetto umanamente possibile anche nei geni, che dal Maestro\/Gaetano \u00e8 passato ad un altro grandissimo tomista: l\u2019Allievo per eccellenza\/Reginaldo Garrigou-Lagrange) e non tratta della originalit\u00e0 tommasiana del concetto di essere come atto ultimo di ogni essenza, perfezione e forma. Infine, secondo il de Vio, la vera filosofia aristotelica sarebbe quella letta alla luce dell\u2019averroismo e non del tomismo.<\/span><\/p>\n

Per quanto riguarda l\u2019analogia (De nominum analogia) Gaetano si distacca da S. Tommaso e d\u00e0 il primato all\u2019analogia di proporzionalit\u00e0 propria invece che a quella di attribuzione intrinseca in cui gli analogati secondari sono ordinati ad un analogato principale. Infatti S. Tommaso parla molto sovente dell\u2019analogia secondo il prius et posterius in cui vi \u00e8 un ordine essenziale ad un analogato principale, che quindi \u00e8 pi\u00f9 facilmente e correttamente utilizzabile in teodicea e in teologia riguardo al problema della conoscibilit\u00e0 da parte dell\u2019uomo dell\u2019esistenza di Dio e alla non-ineffabilit\u00e0 della sua natura, che altrimenti porterebbe all\u2019apofatismo maimonideo o al nichilismo teologico, secondo i quali nulla si pu\u00f2 dire su Dio se non di negativo: non\/materiale, non\/finito eccetera.<\/span><\/p>\n

\u201cMa queste sono leggere incrinature, che non intaccano sostanzialmente il saldo blocco della sua vasta opera \u201d (U. Degli Innocenti, cit., col. 1508).<\/span><\/p>\n

Infatti, nonostante ci\u00f2, il Gaetano difende mirabilmente la dottrina del Dottore Comune dagli attacchi di Duns Scoto, degli scotisti e degli averroisti nel suo Commento alla Somma Teologica. Infine nella III pars, trattando della giustificazione, confuta mirabilmente l\u2019errore luterano basandosi sull\u2019insegnamento della Somma Teologica dell\u2019Aquinate.<\/span><\/p>\n

LA SECONDA SCOLASTICA<\/strong><\/span><\/p>\n

II \u2013 Lo sviluppo: l\u2019et\u00e0 d\u2019oro del Tomismo tridentino e salamanticense (XVI-XVII secolo)<\/strong><\/span><\/p>\n

La Seconda Scolastica contro il nominalismo<\/strong><\/span><\/p>\n

Nel XIV secolo il nominalismo aveva fatto strage delle intelligenze cristiane e molti avevano abbandonato la fonte pura della Scolastica tomistica medievale per abbeverarsi alle cisterne inquinate ed avvelenate dello scotismo e soprattutto dell\u2019occamismo, che oscilla tra un fideismo esagerato ed un razionalismo radicale, avendo scisso radicalmente fede e ragione, aprendo cos\u00ec le porte al soggettivismo moderno. Infatti da Occam (\u2020 1349) nascono i tre soggettivismi relativisti 1\u00b0) in filosofia con Cartesio; 2\u00b0) in teologia con Lutero (\u2020 1546) e 3\u00b0) in politica con Machiavelli (\u2020 1527) e Rousseau (\u2020 1778).<\/span><\/p>\n

1) Il Concilio Tridentino<\/strong><\/span><\/p>\n

Il Concilio di Trento opera la grande e vera Riforma delle intelligenze, dei costumi, della spiritualit\u00e0 contro la falsa riforma o meglio rivoluzione del protestantesimo mediante la filosofia e teologia della Seconda Scolastica tomistica, la quale, in maniera precisa, chiara, ordinata, sistematica e metodologica, affronta e risolve i problemi religiosi, politici, ascetico\/mistici ed ecclesiologici della modernit\u00e0 filosofico\/teologica alla luce dei princ\u00ecpi del Tomismo originario.<\/span><\/p>\n

Nel Quattro\/Cinquecento, speculativamente parlando, per quanto riguarda la riforma dell\u2019intelligenza abbiamo gi\u00e0 visto i nomi pi\u00f9 famosi della Seconda Scolastica: Capreolus, Cajetanus e Ferrariensis. Dopo il Tridentino i commentatori non si contentano pi\u00f9 di spiegare la lettera di S. Tommaso articolo per articolo per coglierne il vero significato, ma istituiscono delle Disputationes sui problemi dibattuti nel loro tempo specialmente dal Luteranesimo e dal razionalismo politico, sebbene Domingo Ba\u00f1ez faccia accezione e spieghi ancora la Somma Teologica articolo per articolo (cfr. R. Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, Brescia, Queriniana, 1952, p. 35 ss.).<\/span><\/p>\n

2) L\u2019universit\u00e0 di Salamanca<\/strong><\/span><\/p>\n

Tuttavia dal Tridentino e dalla universit\u00e0 spagnola di Salamanca nasce una nuova vena della Seconda Scolastica, che produrr\u00e0 i grandi Dottori mistici: S. Giovanni della Croce, S. Teresa D\u2019Avila e S. Ignazio da Loyola. Perci\u00f2 ci resta da passare brevemente in rassegna la \u201cturba magna\u201d dei grandi Dottori scolastici tridentini e salamanticensi. Alcuni li abbiamo gi\u00e0 studiati come metafisici \u201cdecadenti\u201d, anche se ottimi studiosi del diritto naturale, internazionale, della filosofia politica e dell\u2019ecclesiologia (Francisco Suarez); altri li abbiamo visti per quanto riguarda la filosofia politica e la polemica ecclesiologica contro il Luteranesimo: S. Roberto Bellarmino, Francisco Suarez, Pedro de Ribadeneyra; Juan Mariana. Per\u00f2 resta da studiare ancora qualche altro luminare della filosofia e teologia moderna o tridentina: Domingo Ba\u00f1ez e Luis de Molina (che abbiamo trattato nel capitolo su Premozione e Predestinazione), Domingo de Soto, Melchior Cano e Giovanni da S. Tommaso.<\/span><\/p>\n

Francisco de Vitoria<\/strong><\/span><\/p>\n

Francisco de Vitoria (1483-1546). Entr\u00f2 dai Domenicani di Burgos da ragazzo e vi emise la sua professione religiosa nel 1506, poi fu inviato a Parigi per studiare teologia e nel 1522 consegu\u00ec la licenza in teologia. Quindi inizi\u00f2 ad insegnare teologia a Parigi nello studio domenicano di Saint-Jacques sino al 1523 e poi a Valladolid nel Collegio San Gregorio (1523-26). Nel 1526 ottenne la prima cattedra di teologia nell\u2019universit\u00e0 di Salamanca, che aveva eclissato la Sorbona di Parigi, e vi rest\u00f2 per circa un ventennio sino alla sua morte avvenuta nel 1546.<\/span><\/p>\n

Grande erudito e grande insegnante, si diceva che avesse ricevuto dal cielo il dono del buon insegnamento che incantava gli allievi, tra cui spiccano Melchior Cano e Domingo de Soto. Fu il de Vitoria a far accantonare formalmente i Quattro libri delle Sentenze di Pietro Lombardo come manuale ufficiale di teologia per sostituirlo con la Somma Teologica di San Tommaso d\u2019Aquino, che inizi\u00f2, cos\u00ec, ad essere commentata de jure dai professori al posto delle Sententiae di Pier Lombardo. Nel 1532 l\u2019esempio del de Vitoria fu segu\u00ecto da Domingo de Soto e pian piano in tutte le universit\u00e0 europee i Maestri iniziarono a commentare non solo de facto ma per principio la Summa theologiae sancti Thomae Aquinatis.<\/span><\/p>\n

Vitoria veniva consultato dai re e dai vescovi per avere un buon consiglio. Per primo nel 1528 si accorse della eterodossia di Erasmo da Rotterdam. Inoltre si batt\u00e9 contro l\u2019opinione di coloro che volevano battezzare immediatamente gli Indios recentemente colonizzati dalla Spagna per dar loro solo successivamente un rudimento di dottrina cristiana, sostenendo che bisogna prima insegnare il catechismo agli Indios, come a tutti gli altri uomini, e solo dopo si possono dare i Sacramenti, battesimo incluso. Infine la sua grandezza e originalit\u00e0 \u00e8 legata alla sistematizzazione del Diritto internazionale (De jure gentium).<\/span><\/p>\n

Le sue opere pi\u00f9 famose sono il Commento alla Somma Teologica di S. Tommaso d\u2019Aquino alla luce del Commento del Gaetano reso pi\u00f9 accessibile dal genio pedagogico del de Vitoria, che faceva difetto al de Vio; la Summa Sacramentorum Ecclesiae; le XIII Relectiones theologicae, ossia la raccolta di tutte le sue lezioni di teologia. In realt\u00e0 ne dette XV ma solo XIII ce ne son pervenute: De potestate Ecclesiae prior (1532); De potestate Ecclesiae posterior (1533); De potestate civili (1528); De potestate Papae et Concilii (1534); De Indis prior (1539); De Indis posterior et de jure belli (1539); seguono le Lezioni sul Matrimonio, la Temperanza, l\u2019Omicidio, la Carit\u00e0, la Simonia, la Magia. Le pi\u00f9 famose ed importanti sono quelle che trattano di ecclesiologia (Papa e Concilio) e di filosofia politica (potere civile temporale e diritto naturale degli Indios, che vanno considerati come uomini a tutti gli effetti). Come si vede, il Tomismo \u00e8 rimasto sempre vivo in ogni epoca e pronto a rispondere alle obiezioni degli uomini che si trovavano a vivere situazioni difficili religiosamente (rivoluzione luterana) e socialmente (rivoluzione umanistico\/rinascimentale e machiavellica). Di fronte alla anarchia luterana e umanistico\/razionalista Vitoria ribadisce che sia la Chiesa che lo Stato non possono sussistere senza un\u2019autorit\u00e0 in atto (e non virtuale). Egli riprende la dottrina tomistica (De regimine principum) della subordinazione dello Stato alla Chiesa per la superiorit\u00e0 del fine spirituale ecclesiastico su quello temporale statale, confuta il separatismo dell\u2019Umanesimo e del Rinascimento, la falsa scienza politica moderna o \u201cmachiavellica\u201d e la concezione spiritualista della Chiesa propria dei luterani, che porta all\u2019anarchia religiosa e al soggettivismo teologico.<\/span><\/p>\n

Melchior Cano<\/strong><\/span><\/p>\n

Insegn\u00f2 teologia a Salamanca, partecip\u00f2 al Tridentino, intervenendo sui Sacramenti e specialmente sull\u2019Eucarestia, la Penitenza e il Sacrificio della Messa, temi molto attuali anche oggi dopo la riforma neomodernistica del Novus Ordo Missae del 1969.<\/span><\/p>\n

Dotato di un intelletto lucido e sistematico \u00e8 il padre della teologia dei \u201cLuoghi teologici\u201d. Infatti scrisse il famoso trattato Libri XII de Locis theologicis (usciti postumi). Altri scritti sono la Relectio de Sacramentis (1547) e la Relectio de Poenitentia (1548), mentre i suoi Commenti alla Somma Teologica dell\u2019Aquinate son rimasti inediti.<\/span><\/p>\n

I Luoghi Teologici sono \u00abla sede di tutti gli argomenti della Scienza Sacra a partire dai quali i teologi traggono le loro argomentazioni sia per dimostrare una verit\u00e0 sia per confutare un errore\u00bb (M. Cano, De Locis theologicis, Roma, ed. T. Cucchi, 1900, Lib. 1, cap. 3). Melchior Cano ha stabilito 10 Luoghi teologici: a) \u201cLuoghi propri e apodittici\u201d: Tradizione e Scrittura (Fonti della Rivelazione), le Decisioni della Chiesa, dei Concili e dei Papi, che equivalgono al Magistero ecclesiastico pontificio\/universale, ordinario\/straordinario; l\u2019autorit\u00e0 del Concilio senza il Papa \u00e8 nulla poich\u00e9 il Papa \u00e8 il legittimo successore di Pietro cui Cristo ha dato un Primato di giurisdizione diretto e universale su tutta la Chiesa e le decisioni dei Concili o dei Papi sono infallibili quando definiscono una dottrina di fede o di costumi e la impongono; b) \u201cLuoghi intrinseci e probabili\u201d: l\u2019insegnamento dei Padri, degli Scolastici, che \u2013 se \u00e8 moralmente unanime nell\u2019interpretazione della S. Scrittura \u2013 \u00e8 segno di infallibilit\u00e0; c) \u201cLuoghi estrinseci\u201d: la ragione umana, la retta filosofia e la storia. Questi ultimi tre sono \u201cLuoghi alieni\u201d o fonti ausiliarie per il lavoro teologico. I primi due sono \u201cLuoghi fondamentali\u201d o fonte della Rivelazione e quindi della Teologia, che deriva dal Dato Rivelato; gli altri cinque contribuiscono intrinsecamente alla retta interpretazione della Rivelazione.<\/span><\/p>\n

Domingo de Soto<\/strong><\/span><\/p>\n

Nacque nel 1495 ad Alcal\u00e0 e mor\u00ec a Salamanca nel 1560. Nel 1524 entr\u00f2 nell\u2019Ordine Domenicano e gli venne assegnata la cattedra di teologia presso l\u2019universit\u00e0 di Salamanca ove affianc\u00f2 il de Vitoria per un ventennio. Partecip\u00f2 al Concilio di Trento e contribu\u00ec notevolmente alla elaborazione dei Decreti sulla giustificazione (sess. VI) e sul peccato originale.<\/span><\/p>\n

I suoi scritti filosofici principali sono le Summulae (4 voll., 1529) e i Commenti ad Aristotele: In dialecticam Aristotelis (1543); In libros Physicorum (1545). Ma le sue opere pi\u00f9 famose riguardano la teologia: De natura et de gratia (Venezia, 1547); De justitia et de jure (Salamanca, 1553 con 27 ristampe). Infine un trattato sui Sacramenti intitolato In IV Sententiarum (2 voll., Salamanca, 1557-1560).<\/span><\/p>\n

Il suo pensiero spazia dalla metafisica, al diritto naturale, alla politica, alla dogmatica. Assieme al de Vitoria, ma subordinatamente a lui, \u00e8 il pilastro della rinascita del Tomismo nella Seconda Scolastica. Tuttavia se eccelle nel diritto naturale e internazionale, in metafisica zoppica poich\u00e9 nega la distinzione reale tra essenza ed essere, che \u00e8 uno dei capisaldi del Tomismo originario.<\/span><\/p>\n

Soto, col Vitoria, risplende nel diritto naturale e internazionale. L\u2019origine dell\u2019autorit\u00e0 (civile ed ecclesiastica) \u00e8 Dio, ma \u2013 mentre il potere spirituale deriva al Papa immediatamente da Dio \u2013 il potere temporale giunge al Capo da Dio mediatamente, cio\u00e8 tramite il popolo come canale (De justitia et jure, 1553).<\/span><\/p>\n

Nella questione della grazia si allontana alquanto dall\u2019insegnamento tommasiano. Infatti nega la pre-mozione fisica o reale da parte di Dio come Causa prima e la cooperazione susseguante dell\u2019uomo come causa seconda ed insegna la causalit\u00e0 finale di Dio, che attira l\u2019uomo \u201cilluminando, chiamando e attraendo\u201d come oggetto di amore, moralmente e non efficientemente (De natura et de gratia, 1547).<\/span><\/p>\n

Giovanni di San Tommaso<\/strong><\/span><\/p>\n

Con Juan de Poinsot detto Giovanni di San Tommaso e Domingo Ba\u00f1ez, che dettero alla scuola di Salamanca \u2013 nel Seicento \u2013 un indirizzo eminentemente speculativo, mentre nel Cinquecento Soto, Cano e Vitoria le avevano dato un\u2019impronta piuttosto pratica, morale e politica, inizia quella che alcuni chiamano la \u201cSeconda Scuola di Salamanca\u201d per distinguerla dalla \u201cPrima Scuola di Salamanca\u201d del Cinquecento.<\/span><\/p>\n

Di Ba\u00f1ez abbiamo gi\u00e0 parlato nella trattazione del problema della predestinazione e della grazia efficace. Quindi trattiamo adesso solo di Giovanni di San Tommaso.<\/span><\/p>\n

Egli era portoghese e non spagnolo, nato a Lisbona da padre austriaco e madre portoghese nel 1589; il suo cognome \u00e8 poco noto: de Poinsot. Nel 1610 entr\u00f2 nell\u2019Ordine dei Predicatori e nel 1620 fu nominato professore di teologia a Madrid, Plasencia e poi ad Alcal\u00e0. Mor\u00ec nel 1644 a soli 56 anni nel pieno delle sue forze fisiche e intellettuali.<\/span><\/p>\n

La sua produzione filosofico\/teologica \u00e8 strettamente legata con una grande fedelt\u00e0 al pensiero di San Tommaso d\u2019Aquino, \u201cdel quale \u00e8 stato uno degli studiosi pi\u00f9 attenti e pi\u00f9 profondi. Da molti \u00e8 considerato il miglior commentatore, e non solo del suo tempo, del pensiero dell\u2019Aquinate. Il suo lavoro consistette principalmente nella ricerca dell\u2019interpretazione genuina del pensiero dell\u2019Angelico\u201d (B. Mondin, Storia della teologia, Bologna, ESD, 1996, III vol., p. 280).<\/span><\/p>\n

Profondo conoscitore della dottrina di S. Tommaso, ha raccolto i princ\u00ecpi del Tomismo in una esposizione sistematica e \u201cmanualistica\u201d. Come Capreolo combatt\u00e9 Scoto, cos\u00ec Giovanni di San Tommaso \u00e8 fiero avversario dell\u2019eclettismo metafisico di Suarez.<\/span><\/p>\n

Le sue opere principali sono il Commento alla Prima Secundae (4 voll.) e alla Secunda Secundae (3 voll.), ma ancora pi\u00f9 importanti sono il Cursus Theologicus thomisticus (8 voll., Lione\/Parigi, 1663-1667) e il Cursus Philosophicus thomisticus (9 voll., Roma, 1637-38). Molti grandi Autori della prima Neoscolastica si rifanno a questi due Corsi del de Poinsot (per esempio N. Dal Prado, M. Penido, A. L\u00e9picier, V. Cathrein, J. Gredt, F. Maquart, E. Hugon, A. Gardeil, R. Garrigou-Lagrange, J. Maritain, Ch. Journet e J.-M. Ramirez).<\/span><\/p>\n

\u00c8 singolare la coincidenza che proprio nel momento in cui Cartesio apriva la strada al primato del pensiero (Cogito) sulla realt\u00e0 (ergo sum), Giovanni di San Tommaso (Cursus Philosophicus, IV, 10, 4) ripropone le teoria aristotelico\/tomistica della conformit\u00e0 ed adeguazione del pensiero alla realt\u00e0 (\u201cadaequatio rei et intellectus\u201d), riafferma che l\u2019oggetto dell\u2019intelletto \u00e8 la \u201cquiddit\u00e0 intelligibile della cosa sensibile\u201d, che \u201cnihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu\u201d e quindi la conoscenza sensibile \u00e8 la prima via che apre le porte alla verit\u00e0 razionale conosciuta dall\u2019intelletto per astrazione logica dalle immagini sensibili (Cursus Philosophicus, Logica, II, 23, 3). La metafisica, dunque, \u00e8 il vertice di ogni conoscenza umana (Ibid., Logica, II, 26, 2).<\/span><\/p>\n

Solo la mistica sorpassa la metafisica razionale (De Donis Spiritus Sancti, IV, nn. 13-14) e perfeziona l\u2019ascetica secondo la dottrina delle tre vie della vita spirituale di S. Tommaso d\u2019Aquino: la prima via purgativa e la seconda via illuminativa, proprie dell\u2019ascetica, sono percorse dai principianti e dai progredienti; la terza via unitiva, propria della mistica, \u00e8 percorsa dai perfetti.<\/span><\/p>\n

La teologia, nata con la Patristica, ha la sua prima pietra miliare con S. Agostino. La Scolastica porta la teologia ad attingere il vertice della speculazione acuta e serena con S. Tommaso d\u2019Aquino. Di fronte all\u2019Umanesimo e al Luteranesimo nasce la Seconda Scolastica e di fronte all\u2019Idealismo moderno la Neoscolastica, che riconosce pienamente la originalit\u00e0 e la assoluta perfezione della metafisica tomistica anche al di sopra di quella aristotelica. Questa \u00e8 la attualit\u00e0 e la potenza irrefrenabile della sintesi tomistica.<\/span><\/p>\n

LA TERZA SCOLASTICA (XVIII secolo)<\/strong><\/span><\/p>\n

La Terza Scolastica, pur non avendo l\u2019acume speculativo, la forza della Prima e la vis polemica della Seconda Scolastica (la quale con i Dottori di Salamanca e del Collegio Romano aveva toccato vette speculative altissime), ha ribadito i grandi princ\u00ecpi della metafisica dell\u2019essere alla luce del Concilio di Trento ed ha sistematizzato la vasta speculazione filosofico\/teologica del XIII-XVII secolo, che si trovava dispersa in vari Commenti specifici su questioni particolari, in relativamente pochi volumi, che inquadrano e compendiano tutta la teologia dogmatica e la teologia morale secondo lo spirito di san Tommaso.<\/span><\/p>\n

Invece per la filosofia e soprattutto per la metafisica tomistica e la teologia ascetica e mistica occorre attendere il primo e soprattutto il secondo Neotomismo o la prima e seconda Neoscolastica del XX secolo con i suoi studi specifici di alto livello e i suoi Manuali tanto utili quanto oggi disprezzati.<\/span><\/p>\n

La Terza Scolastica \u00e8 pi\u00f9 ricca di teologi che di filosofi, mentre il Neotomismo o la Neoscolastica, in gestazione gi\u00e0 a partire dal 1850 \u2013 prima Neoscolastica \u2013 e nata ufficialmente con l\u2019Enciclica Aeterni Patris di Leone XIII nel 1879 e sviluppatasi \u2013 seconda Neoscolastica \u2013 lungo il Novecento sino ad oggi, \u00e8 ricca di filosofi e di teologi altamente qualificati, convinti di poter rispondere alle istanze di Cartesio, Kant ed Hegel alla luce della filosofia tomistica.<\/span><\/p>\n

La Terza Scolastica inizia nel XVIII secolo soprattutto come reazione al razionalismo illuminista. Il suo pi\u00f9 illustre rappresentante \u00e8 il padre domenicano belga Charles Ren\u00e9 Billuart (1685-1757). Nato a Revin sulla Mosa nelle Ardenne. Egli \u00e8 il pi\u00f9 profondo studioso del tomismo di tutto il XVIII secolo. \u00c8 celebre il suo Commento alla Somma Teologica dell\u2019Aquinate in 19 volumi (Liegi, 1746-1751), intitolato Summa S. Thomae hodiernis Academiarum moribus accomodata, che \u00e8 stato compendiato dallo stesso Billuart in soli 6 volumi: Summa Summae Sancti Thomae (Gand, 1754, Mondov\u00ec, V ed., 1903). Un suo confratello fece uscire postuma (appena un anno dopo la sua morte) un\u2019altra sua opera Supplementum Cursus theologiae (Liegi, 1759). Billuart aggiorna l\u2019Aquinate per confutare l\u2019errore dei protestanti e dei giansenisti. La sua opera \u00e8 tuttora valida soprattutto per quanto riguarda la teologia morale (cfr. P. Mandonnet, in D. Th. C., vol. II, coll. 890-892, voce Billuart; L. Flynn, Billuart and his Summa, London, 1938).<\/span><\/p>\n

IL NEOTOMISMO O NEOSCOLASTICA (dal 1850 ad oggi)<\/strong><\/span><\/p>\n

Verso la met\u00e0 dell\u2019Ottocento \u2013 con la Neoscolastica o Neotomismo \u2013 a Roma, presso la Civilt\u00e0 cattolica e l\u2019Universit\u00e0 Gregoriana (come pure a Piacenza presso il Collegio Alberoni e a Napoli presso il Collegio della Compagnia di Ges\u00f9, la quale si distinse allora nella rinascita del Tomismo forse pi\u00f9 dell\u2019Ordine dei Frati Predicatori), inizi\u00f2 un gran ritorno al Tomismo nella lotta contro la modernit\u00e0, il liberalismo e l\u2019idealismo.<\/span><\/p>\n

Specialmente la seconda Neoscolastica ha avuto il gran merito di mettere pian piano in luce l\u2019originalit\u00e0 e la sublimit\u00e0 della metafisica tomistica, che non \u00e8 un puro commento di Aristotele, ma lo sorpassa, lo eleva e lo \u201ctrasfigura\u201d dalla usiologia alla filosofia dell\u2019essere come atto ultimo di ogni sostanza, forma ed essenza.<\/span><\/p>\n

Inoltre gi\u00e0 il primo Neotomismo aveva sbarrato la porta agli errori della modernit\u00e0 idealistica, aveva distinto ragione e fede, filosofia e teologia, aveva combattuto il fideismo tradizionalista francese e il razionalismo idealista tedesco.<\/span><\/p>\n

I- Il primo Neotomismo (1850-1900)<\/strong><\/span><\/p>\n

Gi\u00e0 all\u2019inizio dell\u2019Ottocento la fiaccola della prima Neoscolastica si era riaccesa pian piano dopo il torpore del Settecento (escluso il Billuart) soprattutto a Piacenza nel Collegio Alberoni per opera del canonico Vincenzo Buzzetti (\u2020 1824) con le sue Institutiones sanae philosophiae iuxta divi Thomae atque Aristotelis inconcussa dogmata (2 voll., Piacenza, 1940-41, postumo a cura di Amato Masnovo) e dei suoi discepoli pi\u00f9 brillanti tra i quali spicca Serafino Sordi (\u2020 1865) alla cui scuola si formarono il gesuita card. Giuseppe Pecci (fratello di Gioacchino, il futuro Leone XIII) e il padre gesuita Luigi Taparelli D\u2019Azeglio (\u2020 1862) con il Saggio teoretico sopra il Diritto naturale (5 voll., Palermo, 1840-43). A Napoli nel Collegio dei Gesuiti si formarono padre Matteo Liberatore (\u2020 1892) e Gaetano Sanseverino (\u2020 1865) con la ponderosa e geniale Philosophia christiana cum antiqua et nova comparata (5 voll., Napoli, 1862-67). Poi nel 1850 la sede de La Civilt\u00e0 Cattolica, nata nel 1849, fu trasferita da Napoli a Roma e l\u00ec, grazie anche alla Universit\u00e0 Gregoriana, risplendettero i grandi maestri del Neotomismo: p. Giovanni Cornoldi (\u2020 1892) autore de Il Rosminianesimo sintesi dell\u2019ontologismo e del panteismo (Roma, 1881); La Filosofia scolastica speculativa di S. Tommaso d\u2019Aquino (Bologna, 1881), Taparelli D\u2019Azeglio e Liberatore alla cui scuola si formarono Giovanni Perrone (\u2020 1876) autore de L\u2019Ermesianismo (3 voll., Roma, 1838-39) contro il razionalismo di Hermes e G\u00fcnther; Giovanni Battista Franzelin (\u2020 1886) De divina Traditione et Scriptura, 1870; De Ecclesia Christi, 1887 e il domenicano Tommaso Zigliara (\u2020 1893) con la classica Summa philosophica in usum scholarum (3 voll., 1891), natio della Corsica e studente di teologia a Roma e a Perugia.<\/span><\/p>\n

Sempre alla Gregoriana si formarono le due stelle della filosofia e della teologia tomista: i padri gesuiti Guido Mattiussi (\u2020 1925) Fisica razionale (2 voll., Milano, 1869-1901); Il veleno kantiano (Monza, 1907); Commento alle XXIV Tesi del tomismo (Roma, 1917) e il card. Louis Billot (\u2020 1931) De Verbo incarnato, 1892; De Deo uno et trino, 1895; De Ecclesia Christi, 1898-1910; De gratia Christi, 1912; La Parusia, 1920.<\/span><\/p>\n

II \u2013 Il secondo Neotomismo (1900-2000)<\/strong><\/span><\/p>\n

Reginaldo Garrigou-Lagrange<\/strong><\/span><\/p>\n

Tra i grandi filosofi e teologi neotomisti spicca il padre domenicano Reginaldo Garrigou-Lagrange (1877-1964). Le sue opere pi\u00f9 famose sono: Il senso comune. La filosofia dell\u2019essere e le formule dogmatiche, Parigi, 1909; Dio sua esistenza e sua natura, 2 voll., Parigi, 1914; De Revelatione, 2 voll., Roma\/Parigi, 1918; Perfezione cristiana e contemplazione, 2 voll., Parigi, 1923; Il Salvatore e il suo amore per noi, Parigi, 1933; La predestinazione dei santi e la grazia, Parigi, 1935; Le tre et\u00e0 della vita interiore, 3 voll., Parigi, 1938\/39; De Deo uno, Torino\/Roma, 1938; La Madre del Salvatore e la nostra vita interiore, Parigi, 1941; De Eucharistia, Torino\/Roma, 1942; De Deo trino et creatore, Torino\/Roma, 1943; De Christo salvatore, Torino\/Roma, 1945; De gratia, Torino\/Roma, 1946; La Sintesi tomistica, Parigi, 1946; De virtutibus theoligicis, Torino\/Roma, 1949; La vita eterna e le profondit\u00e0 dell\u2019anima, Torino\/Roma, 1950).<\/span><\/p>\n

Etienne Gilson<\/strong><\/span><\/p>\n

Il professor Etienne Gilson (1884-1979) ha dato un notevole impulso allo studio dell\u2019intera storia della filosofia e della teologia medievale (La filosofia di Bonaventura, 1924; Introduzione allo studio di S. Agostino, 1929; La teologia mistica di S. Bernardo, 1934; Lo spirito della filosofia medievale, 1932; Il realismo tomista, 1939; La filosofia del Medio Evo, 1944; Giovanni Duns Scoto, 1952) e (dopo padre Cornelio Fabro) ha approfondito il tema della originalit\u00e0 di S. Tommaso, questione mancata al grande p. Garrigou-Lagrange, che ha trattato molto profondamente e fedelmente la dottrina sia filosofica che teologica dell\u2019Aquinate, ma in filosofia lo ha visto solo come un fedele e acuto commentatore di Aristotele, corretto in qualche punto discordante con la divina Rivelazione (cfr. R. Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, Brescia, Queriniana, 1952, pp. 15-29, 41-68, 399-448, 501-514, 541-554). L\u2019opera pi\u00f9 famosa di Gilson \u00e8 soprattutto la IV edizione de Il Tomismo (Parigi, Vrin, I ed., 1919) pubblicata nel 1941. Infatti solo nel 1941 il Gilson giunge alla scoperta della originalit\u00e0 della metafisica tomistica dell\u2019essere come atto ultimo e l\u2019anno seguente approfond\u00ec la questione con L\u2019essere e l\u2019essenza (Parigi, Vrin, 1948). Inoltre Gilson ha confutato (Il realismo metodico, 1936; Realismo tomista e critica della conoscenza, 1939) la tendenza del card. Desiderio Mercier (Le origini della psicologia contemporanea, 1897) a coniugare S. Tommaso con un certo criticismo kantiano della conoscenza, dando luogo al \u201cTomismo trascendentale\u201d assieme a p. Joseph Mar\u00e9schal (Il tomismo e la filosofia critica, 1926).<\/span><\/p>\n

Jacques Maritain<\/strong><\/span><\/p>\n

Jacques Maritain (1882-1973) dopo aver aderito da giovane alla filosofia di Bergson se ne distacc\u00f2 e la confut\u00f2 (La filosofia bergsoniana. Studi critici, 1914). Si avvicin\u00f2 a S. Tommaso (Arte e Scolastica, 1920; Elementi di Filosofia, 2 voll., 1921-23; Antimoderno, 1922; S. Tommaso d\u2019Aquino, 1923; Tre riformatori: Lutero, Cartesio e Rousseau, 1925; Primato dello Spirituale, 1926; Distinguere per unire. I gradi del sapere, 1932; Sulla filosofia cristiana, 1933) ma dopo il 1936 cadde nel modernismo o progressismo che dir si voglia (Umanesimo integrale, 1936; Cristianesimo e democrazia, 1945). I lavori in cui abbozza la dottrina della originalit\u00e0 della metafisica tomistica rispetto ad Aristotele sono Sette lezioni sull\u2019essere, 1934 e Breve trattato dell\u2019esistenza e dell\u2019esistente, 1947, in cui permane una certa vaghezza sia rispetto a Gilson e soprattutto a Cornelio Fabro.<\/span><\/p>\n

Francesco Olgiati<\/strong><\/span><\/p>\n

Monsignor Francesco Olgiati (1886-1962) co-fondatore dell\u2019Universit\u00e0 Cattolica del Sacro Cuore di Milano con p. Agostino Gemelli, ha scritto eccellenti monografie critiche dei filosofi moderni, le quali dimostrano un\u2019eccezionale conoscenza dell\u2019Olgiati delle loro opere ed un acuto spirito critico nella loro confutazione (La filosofia di Enrico Bergson, 1914; Carlo Marx, 1918; L\u2019idealismo di Giorgio Berkeley, 1926; Il significato storico di Leibniz, 1929; Cartesio, 1934; Il panlogismo hegeliano, 1946). Inoltre ha approfondito lo studio del Tomismo (L\u2019anima di S. Tommaso d\u2019Aquino, 1923; Il concetto di giuridicit\u00e0 in S. Tommaso d\u2019Aquino, 1943) e ha esposto il cuore della filosofia classica greco\/romana (I fondamenti della metafisica classica, 1950).<\/span><\/p>\n

Sofia Vanni-Rovighi<\/strong><\/span><\/p>\n

Sofia Vanni-Rovighi (1908-1990) \u00e8 stata un\u2019eccellente studiosa della filosofia medievale (S. Anselmo e la filosofia dell\u2019XI secolo, 1949; Introduzione a S. Tommaso d\u2019Aquino, 1973; Studi di filosofia medievale, 2 voll. 1978), tomistica (Elementi di filosofia, 3 voll., 1941-50; Gnoseologia, 1963) e critica della filosofia della modernit\u00e0 (La filosofia di Husserl, 1939; Introduzione allo studio di Kant, 1945; Heidegger, 1945; Introduzione alla Fenomenologia dello Spirito di Hegel, 1973; Storia della filosofia contemporanea, 2 voll., 1980)<\/span><\/p>\n

Cornelio Fabro<\/strong><\/span><\/p>\n

Padre Cornelio Fabro dell\u2019Ordine degli Stimmatini (1911-1995) \u00e8 il maggior filosofo neotomista del secolo quanto ad acume speculativo. Fabro \u00e8 stato il primo ad aver messo in luce (nel 1939 con La nozione metafisica di partecipazione secondo S. Tommaso, p. 190 ss. segu\u00ecto nel 1941 da Etienne Gilson con la IV edizione de Il Tomismo) l\u2019originalit\u00e0 e la superiorit\u00e0 della metafisica di S. Tommaso su quella di Aristotele e come anche Platone ha avuto un influsso importante sulla metafisica della partecipazione dell\u2019Angelico. Le sue opere fondamentali in cui sviscera questi argomenti sono: La nozione metafisica di partecipazione secondo S. Tommaso, 1939; Partecipazione e causalit\u00e0, 1961 che fanno da filo conduttore a tutta la sua vasta produzione scientifica. Altre opere sono: Dall\u2019essere all\u2019esistente, 1957; Introduzione all\u2019ateismo moderno, 2 voll., 1964 (contenente un\u2019ampia confutazione dell\u2019immanentismo moderno e contemporaneo); L\u2019uomo e il rischio di Dio, 1967; La svolta antropologica di Karl Rahner, 1974; L\u2019avventura della teologia progressista, 1974 (costategli l\u2019emarginazione da parte dei modernisti); Introduzione a S. Tommaso, 1983; L\u2019enigma Rosmini, 1988 (che gli \u00e8 costato molte critiche dagli ambienti degli intellettualoidi cattolici \u201cprogressistamente\u201d\/conservatori). Ottimo il suo libro Gemma Galgani. Testimone del soprannaturale (Roma, Editrice CIPI, 1989) uno dei recenti migliori scritti su Santa Gemma assieme a quello di padre Enrico Zoffoli, La povera Gemma (Roma, II ed., 1957).<\/span><\/p>\n

Thomas Tyn<\/strong><\/span><\/p>\n

Thomas Tyn (1950-1990) padre Domenicano slovacco morto appena quarantenne a Bologna \u00e8 l\u2019autore della monumentale Metafisica della sostanza. Partecipazione e analogia entis, 1991. Egli tratta, con acume, del concetto di essere come atto ultimo perfezionatore della sostanza aristotelica, confuta la filosofia moderna da Cartesio all\u2019hegelismo e difende il concetto di analogia interpretata da Gaetano come principalmente analogia di proporzionalit\u00e0 propria e non di attribuzione.<\/span><\/p>\n

d. Curzio Nitoglia<\/span><\/p>\n

18\/8\/2015<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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