{"id":160,"date":"2022-02-07T20:49:27","date_gmt":"2022-02-07T19:49:27","guid":{"rendered":"https_3A//arcangelosanmichele.altervista.org/@p=160"},"modified":"2022-02-23T17:42:05","modified_gmt":"2022-02-23T16:42:05","slug":"vitalita-e-attualita-della-scolastica","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/arcangelosanmichele.altervista.org\/vitalita-e-attualita-della-scolastica\/","title":{"rendered":"Vitalit\u00e0 e Attualit\u00e0 della Scolastica"},"content":{"rendered":"

fonte doncurzionitoglia.wordpress.com<\/a> 15\/12\/2016<\/p>\n

Autore don Curzio Nitoglia<\/span><\/strong><\/span><\/p>\n

Definizione della scolastica<\/h2>\n

La scolastica \u00e8 quella filosofia che ha prodotto una concezione sistematica del mondo e dell\u2019uomo in accordo con la Rivelazione divina.<\/span><\/p>\n

Essa \u00e8 chiamata in maniera pi\u00f9 precisa \u201cprima scolastica\u201d ed inizia con la fine della patristica ed \u00e8 continuata \u2013 malgrado il nominalismo, l\u2019umanesimo e il rinascimento \u2013 sino ai giorni nostri con la seconda e terza scolastica, delle ultime quali ho gi\u00e0 scritto su questo sito. Nel presente articolo tratto solo della prima scolastica per metterne a fuoco la natura e la sua perenne vitalit\u00e0 e attualit\u00e0 soprattutto ai giorni nostri.<\/span><\/p>\n

La scolastica accoglie e sublima tutte le branche dello scibile umano coltivate dall\u2019antichit\u00e0 classica greco\/romana e le orienta verso la concezione trascendente della verit\u00e0. Quindi essa ha preparato una sempre maggiore penetrazione della verit\u00e0 teologica grazie all\u2019armonia tra fede e ragione, natura e grazia (1)<\/strong>.<\/span><\/p>\n

Il metodo della scolastica \u00e8 caratterizzato da una diretta adesione alla realt\u00e0 saggiata e verificata dall\u2019esperienza umana sensibile e dall\u2019esercizio della riflessione speculativa, che aiuta la teologia a formulare pi\u00f9 precisamente i dogmi e a difenderli da chi li contraddice.<\/span><\/p>\n

Il rapporto tra ragione e fede, per la scolastica, \u00e8 positivo. Infatti da una parte la ragione porta alle soglie della fede, ossia dimostra che credere non \u00e8 contraddittorio n\u00e9 contro la sana ragione, ma \u00e8 oltre la ragione; dall\u2019altra parte la fede aiuta la ragione a non cadere in errore come un paracarro aiuta un\u2019autovettura a non uscire fuori strada. Questa reciprocit\u00e0 positiva tra ragione e fede \u00e8 stata realizzata pienamente dalla scolastica, mentre la patristica l\u2019aveva solo iniziata. Particolarmente la scolastica tomistica ha difeso la consistenza ontologica e metafisica dell\u2019ente finito, dell\u2019intelligenza e della libert\u00e0 umana pur essendo consapevole dei loro limiti creaturali.<\/span><\/p>\n

La caratteristica peculiare della filosofia scolastica \u00e8 l\u2019armonizzazione dell\u2019ordine naturale e soprannaturale, preparata in maniera non ancora sistematica dalla patristica e portata a termine dalla scolastica. Quindi lungi dal contrapporre patristica e scolastica \u00e8 doveroso vederle come due momenti complementari e continui del medesimo cammino della cultura cristiana, la quale ha come punto di arrivo il sapere teologico, secondo cui la filosofia \u00e8 la serva della teologia.<\/span><\/p>\n

L\u2019armonia tra natura\/grazia, ragione\/fede trovata e portata a perfezione dalla scolastica viene incrinata e rotta con il nominalismo, l\u2019umanesimo, il rinascimento, poi viene contrastata e osteggiata dalla modernit\u00e0 idealista e infine \u201cdistrutta\u201d dalla post-modernit\u00e0 nichilista.<\/span><\/p>\n

Il rigore logico\/scientifico della filosofia scolastica le viene da Aristotele, che le ha fornito anche le basi della metafisica e dell\u2019etica naturale. Dal canto suo la teologia scolastica grazie al progresso della filosofia perenne tende a presentarsi e ad assumere una forma scientifica secondo una distribuzione logicamente stabilita e coordinata in vari trattati (De Deo Uno, De Deo Trino\u2026), seguendo un procedimento razionale e dimostrativo in forma sillogistica.<\/span><\/p>\n

La filosofia moderna assorbe la Rivelazione e la fede nella ragione e nella filosofia. Hegel conosce il cristianesimo, ma lo interpreta soggettivamente e lo stravolge dentro il proprio pensiero, il proprio Io e la propria Idea assoluta, rendendo la Rivelazione e la fede uno stadio imperfetto rispetto alla filosofia naturale idealistica, in cui \u00e8 l\u2019Io assoluto che crea la realt\u00e0 e cerca di rimpiazzare Dio, per cui Hegel \u00e8 uno dei filosofi che pi\u00f9 parlano di Dio, ma non crede nel Dio oggettivo, reale, trascendente e personale.<\/span><\/p>\n

L\u2019idealismo moderno \u00e8 l\u2019antitesi fondamentale ed esplicita della scolastica per la dissoluzione che fa dell\u2019infinito, che \u00e8 solo la totalit\u00e0 dello sviluppo dialettico del finito (panteismo evoluzionista), che comporta la dissoluzione del trascendente, alle soglie del quale la scolastica porta la ragione per dimostrarle la credibilit\u00e0 della Rivelazione divina. Invece per l\u2019idealismo la teologia, la fede e la Rivelazione sono uno stadio preliminare e imperfetto, proprio del volgo, del Pensiero assoluto, in cui la sola ragione naturale domina sovrana e usurpa il posto di Dio.<\/span><\/p>\n

Attuazione della scolastica<\/span><\/h2>\n

Nel secolo XIII, specialmente con San Tommaso d\u2019Aquino, la sintesi di ragione\u00a0 e fede raggiunge la sua forma compiuta. Nella prima met\u00e0 del Duecento entrano in Europa le traduzioni latine di Aristotele, fatte da filosofi arabi (Avicenna e Averro\u00e8) e si conosce soprattutto la metafisica della sostanza di Aristotele, che servir\u00e0 da base per quella tomistica, ancor pi\u00f9 perfetta, dell\u2019essere come atto ultimo di ogni essenza e sostanza (2)<\/strong>. Si pu\u00f2 affermare tranquillamente che proprio l\u2019entrata di Aristotele in Europa ha provocato il pi\u00f9 grande sviluppo della scolastica della Cristianit\u00e0 medievale europea.<\/span><\/p>\n

L\u2019Aquinate ha prodotto una sintesi tra platonismo e aristotelismo, con una prevalenza di quest\u2019ultimo, ma in cui la nozione platonica di partecipazione \u00e8 la chiave per risolvere i problemi della creazione ex nihilo, della causalit\u00e0, dell\u2019analogia e della composizione dell\u2019ente finito essenzialmente distinto e infinitamente inferiore alla Causa prima, ossia a Dio. Grazie alla nozione platonica di partecipazione l\u2019Angelico \u00e8 riuscito a perfezionare Aristotele e a produrre una sua filosofia specifica che non \u00e8 un puro commento di Aristotele, ma \u00e8 la metafisica dell\u2019essere come atto ultimo e perfezione di ogni perfezione, la quale sorpassa anche la metafisica di Aristotele che si era fermato solo alla sostanza, che viene completata dall\u2019essere al quale Aristotele non era risalito.<\/span><\/p>\n

Crisi della prima scolastica<\/span><\/h2>\n

Nel Trecento con Occam (3)<\/strong> la scolastica entr\u00f2 in crisi: non si cap\u00ec la gravit\u00e0 dell\u2019errore nominalista, ci si rinchiuse in una moltitudine di questioni non molto utili affrontate con eccessive sottigliezze logiche ed infine ci fu la divisione di molteplici scuole che battagliarono per circa un secolo su questioni, spesso, di scarso rilievo dottrinale.<\/span><\/p>\n

Fu cos\u00ec che \u201cla scolastica prima non s\u2019accorse della rivoluzione che veniva proclamata dalla filosofia moderna e poi, esausta com\u2019era, non fu in grado di comprenderla e di contenerne l\u2019impeto\u201d (C. Fabro, Enciclopedia Cattolica, Citt\u00e0 del Vaticano, 1953, vol. XI, col. 125, voce Scolastica).<\/span><\/p>\n

Il nominalismo segna il predominio della soggettivit\u00e0 e dell\u2019individualismo contro l\u2019oggettivit\u00e0 della conoscenza umana, in cui l\u2019individuo deve conformarsi alla realt\u00e0 oggettiva (realismo moderato aristotelico\/tomistico), e apre cos\u00ec la porta al \u201ccogito\u201d cartesiano e all\u2019idealismo (iniziale) di Kant e (assoluto) di Hegel.<\/span><\/p>\n

Padre Gabriele Roschini scrive: \u00abl\u2019et\u00e0 moderna, iniziatasi con l\u2019umanesimo, \u00e8 una marcia verso la conquista dell\u2019io, che il Medio Evo aveva mortificato in omaggio a Dio. Per riconquistare quest\u2019io, mortificato da Dio, l\u2019uomo si mise a percorrere freneticamente le vie dell\u2019emancipazione. Venne Lutero col Protestantesimo, e si ebbe l\u2019emancipazione dell\u2019io dall\u2019autorit\u00e0 religiosa. Venne Cartesio e col suo famoso metodo filosofico segn\u00f2 l\u2019emancipazione dell\u2019io dalla filosofia tradizionale, ossia dalla filosofia perenne che \u00e8 l\u2019unica vera; emancipazione filosofica poi agli ultimi termini da Kant, da Hegel, ecc\u2026<\/span><\/p>\n

Venne Rousseau e con i suoi princ\u00ecpi sociali rivoluzionari segn\u00f2 l\u2019emancipazione dell\u2019io dall\u2019autorit\u00e0 civile. Questa continua, progressiva emancipazione dell\u2019io \u00e8 poi culminata nella divinizzazione dell\u2019io medesimo e nella conseguente umanizzazione, o meglio, distruzione di Dio. Si \u00e8\u00a0 avuta cos\u00ec l\u2019uccisione nicciana di Dio in omaggio all\u2019io.<\/span><\/p>\n

Dio \u00e8 luce, amore, letizia, ha cantato il Poeta: \u201cluce intellettual, piena d\u2019amore; \/ amore di vero ben, pien di letizia; \/ letizia che trascende ogni dolzore\u201d (Paradiso, XXX, 40-42). Tolto di mezzo Dio, si son tolti di mezzo la luce, l\u2019amore e la letizia; e si \u00e8 avuto tutto l\u2019opposto, vale a dire: tenebre, odio, tristezza. Si \u00e8 avuto, cos\u00ec, l\u2019uomo finito, ossia un cadavere ambulante, cui quadra a pennello l\u2019epitaffio che aveva preparato il Papini per se stesso, prima che fosse risollevato dalla fede di Cristo: \u201cL\u2019ascensione metafisica di me stesso \u00e8 fallita. Sono una cosa e non un uomo. Toccatemi! Sono freddo come una pietra, freddo come un sepolcro. Qui \u00e8 sotterrato un uomo che non pot\u00e9 diventare Dio\u201d. La conquista si \u00e8 mutata in disfatta\u00bb (4)<\/strong>.<\/span><\/p>\n

La riscossa della scolastica<\/span><\/h2>\n

Occorre attendere il Quattrocento per incontrare un tomista di alto livello, Giovanni Capreolo di Tolosa con le sue monumentali Defensiones theologicae Divi Thomae Aquinatis, il quale non solo conosce perfettamente tutte le opere dell\u2019Angelico, ma \u00e8 provvisto di una grande vis polemica per affrontare i nemici della scolastica tomistica con profondit\u00e0, acume e rigore. Egli apre la strada alla seconda scolastica del Cinquecento di cui gi\u00e0 ho scritto in questo sito.<\/span><\/p>\n

Conclusione<\/span><\/h2>\n

Se si rifiuta la scolastica si nega anche la morale naturale perch\u00e9 la morale indipendente dalla metafisica scolastica \u00e8 molto simile alla morale atea.<\/span><\/p>\n

Infatti<\/span><\/p>\n

    \n
  • 1\u00b0) alcuni rifiutano la metafisica per paura di doverne trarre conclusioni etiche che li disturbano e preferiscono ignorare per non vivere bene. \u201cGli uomini hanno preferito le tenebre alla luce perch\u00e9 le loro opere erano malvagie\u201d (Gv., III, 19). Costoro sono praticamente atei e non vogliono essere neppure psicologicamente onesti e pronti ad ascoltare la voce della coscienza, anzi hanno scelto la via anti-scolastica proprio per non ascoltarla e soffocarla (\u201cnoluit intellegere ut bene ageret \/ non ha voluto conoscere per non dover agire moralmente bene\u201d) come Pinocchio schiacci\u00f2 contro il muro il grillo parlante. Tuttavia vi sono anche<\/span><\/li>\n
  • 2\u00b0) coloro che vorrebbero dare alla morale una base pi\u00f9 solida dell\u2019essere, dell\u2019essenza e della metafisica. Secondo costoro la filosofia \u00e8 astrusa e si fonda su puntelli deboli. Ma facendo cos\u00ec aggravano la situazione, poich\u00e9 si privano dell\u2019unica base stabile ed immutabile su cui possa poggiare la morale: l\u2019essere per partecipazione e l\u2019Essere per essenza, cio\u00e8 Dio creatore dell\u2019essere finito o per\u00a0 partecipazione. Gli scolastici insegnano: \u201cagere sequitur esse \/ prima si esiste e poi si agisce\u201d.<\/span><\/li>\n<\/ul>\n

    Perci\u00f2 se si toglie l\u2019essere, l\u2019essenza e la metafisica o filosofia scolastica perenne, allora la morale oggettiva, universale ed immutabile crolla e tutto diviene soggettivo, mutevole e campato in aria o fondato sul nulla. Infatti come si pu\u00f2 agire se non si esiste? Abbandonare la metafisica scolastica per paura di costruire sulla sabbia equivale a voler costruire sulle nuvole o peggio ancora sul nulla, ma appoggiandosi sul nulla e sulle nuvole tutto crolla e affonda. Se si studiano i surrogati della metafisica su cui si vorrebbe costruire la morale: la sociologia, la psicologia, la fisiologia, il benessere, la ricchezza, il piacere, l\u2019onor del mondo, la solidariet\u00e0, il sentimentalismo, l\u2019estetica, si vede quanto siano deboli e inconsistenti rispetto alla filosofia perenne dell\u2019essere, che risponde e risolve i grandi interrogativi che l\u2019uomo si pone: chi sono? donde vengo? per quale scopo? Perch\u00e9 c\u2019\u00e8 il male?<\/span><\/p>\n

    La prima spinta a far filosofia viene all\u2019uomo proprio dalla natura che lo circonda. Infatti essa fa nascere in lui, secondo Aristotele, il desiderio di sapere, di conoscere il perch\u00e9 degli eventi naturali che osserviamo, di scoprire la natura intima o l\u2019essenza delle cose sensibili e materiali e di leggervi dentro (\u201cintus legere\u201d): l\u2019uomo, \u201canimale razionale\u201d, non si accontenta di osservare i fenomeni come le bestie, ma vuol conoscere la loro natura.<\/span><\/p>\n

    Inoltre l\u2019uomo \u00e8 spinto a conoscere anche da motivi pratici o morali, ossia sapere per quale scopo viviamo e come dobbiamo fare per raggiungerlo. Insomma la filosofia (speculativa e pratica) d\u00e0 una risposta a tutti gli interrogativi che si pone l\u2019animo umano e ci aiuta ad agire correttamente per giungere al porto della nostra esistenza.<\/span><\/p>\n

    Nessun uomo di sana ragione pu\u00f2 ignorare che il mondo esiste, che egli \u00e8 un soggetto capace di conoscere e volere e che dunque deve fare il bene ed evitare il male. Cicerone chiamava la filosofia Dux vitae poich\u00e9 il volere e l\u2019agire presuppongono princ\u00ecpi e leggi. La morale non pu\u00f2 essere soggettiva, atea, a-filosofica, ma deve essere una conclusione pratica della filosofia teoretica e della metafisica. Senza l\u2019essere non c\u2019\u00e8 l\u2019agire, senza princ\u00ecpi e regole non vi \u00e8 una retta pratica.<\/span><\/p>\n

    Tutta la vita normalmente vissuta di ogni uomo rigetta l\u2019agnosticismo o lo scetticismo come assurdit\u00e0. Infatti l\u2019uomo normale sa che le cose reali esistono fuori del suo pensiero e indipendentemente da esso e che le conosce come sono in se stesse e non applicando loro una propria forma soggettiva (come vorrebbe Kant).<\/span><\/p>\n

    Ci\u00f2 vale per gli stessi filosofi o i moralisti soggettivisti e idealisti almeno nella vita pratica. Essi in teoria propugnano l\u2019idealismo o il soggettivismo della conoscenza e dell\u2019etica, ma in pratica agiscono, e quindi pensano, da realisti.<\/span><\/p>\n

    Conoscere significa apprendere qualcosa come un oggetto il quale sta davanti a me indipendentemente dal mio pensiero (ob-jacet). Non sono io\u00a0 che produco col mio pensiero questo oggetto che giace (jacet) davanti (ob) a me. Ora \u201cl\u2019azione segue l\u2019essere e il modo di agire segue il modo d\u2019essere\u201d. Quindi conosco e agisco in base ad una realt\u00e0 e leggi oggettive.<\/span><\/p>\n

    Ogni uomo normale si rende conto che non \u00e8 il suo pensiero a produrre la realt\u00e0 e la morale, ma si tratta di una realt\u00e0 e di una regola morale gi\u00e0 costituita in se stessa prima che egli la conosca.<\/span><\/p>\n

    Purtroppo la nostra epoca \u00e8 caratterizzata da una specie di fobia per la scolastica tomistica, la quale si incentra sull\u2019essere per essenza e per partecipazione e dalla creatura risale al Creatore, il quale trascende sia lo Stato che l\u2019uomo. Quindi la modernit\u00e0 si preclude la possibilit\u00e0 di giungere alla nozione di diritto naturale, il quale, \u00abmuovendo dall\u2019antichit\u00e0 veterotestamentaria e greco-romana, \u00e8 arrivato sino a noi attraverso la tradizione della scolastica, della filosofia perenne, che riduce il diritto naturale a pochi, sommi princ\u00ecpi, che non possono mai essere violati, ma son suscettibili di diverse applicazioni storiche nei casi particolari, e bisognosi di essere determinati nei contenuti, integrati nelle istituzioni, fatti rispettare anche con congegni pi\u00f9 positivi\u00bb (5)<\/strong>.<\/span><\/p>\n

    Dalla restaurazione della metafisica scolastica e del realismo della conoscenza, dipende anche la restaurazione della morale naturale, la quale ci aiuta ad essere veramente uomini, intelligenti e liberi, e ci impedisce di farci travolgere dalla marea montante della sovversione nichilistica animalesca, la quale rende l\u2019uomo simile al bruto, schiavo e determinato dai suoi istinti pi\u00f9 bassi.<\/span><\/p>\n

    \u00abSe Dio non esiste, tutto \u00e8 permesso. Nulla \u00e8 pi\u00f9 proibito, non c\u2019\u00e8 pi\u00f9 limite, non c\u2019\u00e8 nulla che non si possa tentare, che non si debba tentare perch\u00e9 se tutto ci\u00f2 che \u00e8 stato vero un tempo lo \u00e8 stato partendo dall\u2019ipotesi che Dio esisteva, ora che Dio non esiste, nulla di ci\u00f2 che era vero allora \u00e8 adesso vero, nulla di ci\u00f2 che era bene \u00e8 bene; dobbiamo ricreare tutto. Ma, prima di ricreare, bisogna cominciare col distruggere\u00bb <\/span><\/p>\n

    (E. Gilson, in \u201cSe Dio non esiste tutto \u00e8 permesso\u201d, ne \u201cIl nostro tempo\u201d, 24 novembre 1960).<\/span><\/p><\/blockquote>\n

    L\u2019uomo \u00e8 capace di conoscere la realt\u00e0 e dunque la verit\u00e0, che \u00e8 la conformit\u00e0 dell\u2019intelletto con la realt\u00e0. Egli ha un\u2019anima spirituale fornita di intelletto per conoscere la verit\u00e0 e di volont\u00e0 per amare il bene, pu\u00f2 quindi giungere a dimostrare l\u2019esistenza di Dio, che \u00e8 l\u2019Essere e la Verit\u00e0 per s\u00e9 sussistente, e ad amare il Bene sommo per tutta l\u2019eternit\u00e0 poich\u00e9 la sua anima \u00e8 incorruttibile in quanto \u00e8 spirituale. Inoltre l\u2019uomo \u00e8 un animale socievole e vive in relazione con gli altri. Ebbene le azioni umane e le relazioni dell\u2019uomo con Dio e col prossimo sono regolate dalla morale. Agire significa tendere ad un fine, perch\u00e9 nessuno agisce a vuoto. Ora l\u2019uomo tende al fine non meccanicamente, ma in maniera cosciente e libera, mediante atti umani, che nascono dalla intelligenza e dalla libera volont\u00e0; essi sono moralmente buoni se tendono al bene e moralmente cattivi se tendono al male. La regola della moralit\u00e0 o bont\u00e0 degli atti umani \u00e8 la loro conformit\u00e0 con la legge naturale, la natura umana e il suo fine. Quindi tale regola non \u00e8 soggettiva, indipendente da un oggetto o autonoma, ma \u00e8 oggettiva. L\u2019uomo sente il dovere di fare il bene e fuggire il male ed il fondamento di quest\u2019obbligo morale sta al di fuori e al di sopra dell\u2019uomo. \u00c8 Dio che, avendoci creati intelligenti e liberi, vuole che agiamo secondo la nostra natura aderendo alla verit\u00e0 e al bene. Solo cos\u00ec potremo raggiungere il nostro fine. Ora tutte le cose finite e caduche non possono essere il fine ultimo dell\u2019uomo, che avendo un\u2019anima spirituale \u00e8 aperto a tutta la realt\u00e0, alla pienezza, all\u2019eternit\u00e0. Perci\u00f2 solo Dio pu\u00f2 essere il vero fine dell\u2019uomo, cui la morale oggettiva naturale e divina ci aiuta a pervenire.<\/span><\/p>\n

    don Curzio Nitoglia<\/em><\/strong><\/span><\/p>\n

    15\/12\/2016<\/p>\n

    NOTE<\/strong><\/p>\n

      \n
    • 1<\/strong> \u2013 S. Tommaso d\u2019Aquino, S. Th., I, q. 1, a. 8, ad 2: \u201cgratia non tollit naturam sed perficit eam \/ la grazia non distrugge la natura ma la perfeziona\u201d.<\/em><\/li>\n
    • 2<\/strong> \u2013 \u201cL\u2019essere \u00e8 la realt\u00e0 pi\u00f9 perfetta, [\u2026] l\u2019attualit\u00e0 di tutte le cose e delle forme stesse\u201d (S. Tommaso d\u2019Aquino, S. Th., I, q. 4, a. 1, ad 3). \u201cL\u2019essere \u00e8 atto di ogni atto e perfezione di ogni perfezione\u201d (De potentia, q. 7, a. 2, ad 9). \u201cL\u2019essenza non sarebbe nulla se l\u2019essere non la rendesse tale\u201d (De Pot., q. 3, a. 5, ad 2). L\u2019essere \u00e8 \u201cl\u2019atto ultimo e la perfezione di ogni essenza\u201d (Contra Gent., l. I, cc., 38, 52-54; S. Th., I, q. 50, aa. 2-3; De ente et essentia, c. 5). \u201cTra tutte le cose l\u2019essere \u00e8 la pi\u00f9 perfetta (esse est inter omnia perfectissimum). [\u2026]. L\u2019essere \u00e8 l\u2019attualit\u00e0 di ogni atto e quindi la perfezione di ogni perfezione\u201d (De pot., q. 7, a. 2, ad 9). \u201cL\u2019essere \u00e8 l\u2019atto ultimo o perfettivo, che \u00e8 partecipabile da tutti, mentre l\u2019essere non partecipa ad alcunch\u00e9. L\u2019essere \u00e8 partecipato e non partecipante (Ipsum esse est actus ultimus, qui partecipabilis est ab omnibus; ipsum esse autem nihil participat)\u201d (De anima, q. 6, a. 2); \u201cL\u2019essere \u00e8 la pi\u00f9 perfetta di tutte le cose, poich\u00e9 \u00e8 l\u2019atto di ogni ente e di ogni forma o essenza. Quindi l\u2019essere sta all\u2019ente come il ricevuto o partecipato al recipiente o partecipante\u201d (S. Th., I, q. 4, a. 1, ad 3).\u00a0 La metafisica tomistica poggia su tre pilastri: 1\u00b0) l\u2019essere come atto ultimo di ogni atto, di ogni sostanza e come perfezione di ogni perfezione, letto alla luce dell\u2019analogia; 2\u00b0) il principio di partecipazione letto alla luce della causalit\u00e0 efficiente creatrice; 3\u00b0) l\u2019ente come essenza che riceve l\u2019essere e lo limita. In breve l\u2019ente o colui che \u00e8 ed esiste \u00e8 un\u2019essenza (atto 1\u00b0 o formale) pi\u00f9 l\u2019essere (atto ultimo). L\u2019essere attua e ultima l\u2019essenza che in s\u00e9 \u00e8 atto primo, ma \u00e8 in potenza rispetto all\u2019essere o atto ultimo; l\u2019essenza ricevendo l\u2019essere\u00a0 esce fuori dal nulla e dalle sue cause ed esiste (\u201cexistentia\u201d: da \u201cex\u201d \u2013 \u201csistere\u201d: uscire fuori da).<\/em><\/li>\n
    • 3<\/strong> \u2013 Il nominalismo occamista ritiene che i concetti universali e\u00a0 la natura o essenza reale non hanno nessuna realt\u00e0 oggettiva fuori della mente\u00a0 pensante; l\u2019unica realt\u00e0 extra-mentale \u00e8 la cosa singolare, l\u2019individuo. \u201cNihil est praeter individuum\u201d \u00e8 l\u2019assioma che riassume e definisce il nominalismo. In breve gli universali logici (nomi) e ontologici (essenze o nature) sono soltanto \u201cpure voci o nomi\u201d, senza consistenza ontologica n\u00e9 logica, di cui ci serviamo per indicare gli individui reali che si assomigliano. Per quanto riguarda il sensismo settecentesco britannico padre Carlo Giacon scrive: \u201cleggendo il Leviatano di Tommaso Hobbes e il Saggio sulla conoscenza umana di Locke, si riscontrano facilmente le ispirazioni al nominalismo di Occam. [\u2026]. Hume non fece che condurre sino alle ultime conseguenze i princ\u00ecpi nominalistici elaborati da Hobbes e da Locke [\u2026] sicch\u00e9 la filosofia moderna poggia sulle stesse basi\u00a0 su cui era poggiato il nominalismo occamistico\u201d (Occam, Brescia, La Scuola, II ed., 1945, p. 137). L\u2019empirismo di Hobbes, Locke e Hume \u00e8 un sistema filosofico che riduce tutta la realt\u00e0 al fatto sperimentabile proprio dei sensi ed \u00e8 per questo che si chiama anche sensismo. Quindi la sensazione \u00e8 l\u2019unico modo di conoscenza e il fenomeno sensibile \u00e8 l\u2019unica realt\u00e0. Da esso derivano il positivismo, il materialismo e il pragmatismo. \u201cEvidentemente l\u2019empirismo rende impossibile la costruzione di una metafisica e toglie ogni valore alla realt\u00e0 che trascende i sensi o l\u2019esperienza sensibile. Pertanto esso \u00e8 avverso alla sana filosofia e alla religione\u201d (P. Parente, voce \u201cEmpirismo\u201d in Dizionario di teologia dommatica, Roma, Studium, IV ed., 1957, p. 136).<\/em><\/li>\n
    • 4<\/strong> \u2013 G. Roschini, La Santa Messa. Breve esposizione dogmatica, II ed., Frigento (AV), CME, 2010, p. 11-13.<\/em><\/li>\n
    • 5<\/strong> \u2013 R. Pizzorni, Diritto naturale e diritto positivo in S. Tommaso d\u2019Aquino, Bologna, ESD, 1999, p. 14.<\/em><\/li>\n<\/ul>\n

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