fides-et-ratio.it<\/a> 22\/06\/2022<\/p>\nAutore Francesco Lamendola<\/strong><\/span><\/p>\nProseguendo nel lavoro che ci siamo proposti, di mostrare al pubblico la debolezza, la vacuit\u00e0 e la miseria della cosiddetta filosofia moderna e post-moderna, ora ci occupiamo brevemente dello strutturalismo, un importante indirizzo di pensiero che, affermatosi inizialmente in ambito linguistico, si \u00e8 esteso all\u2019antropologia, alla critica letteraria e alla filosofia stessa, esercitando un influsso notevolissimo, sia diretto che indiretto, sulla cultura e sul modo di porre le questioni teoretiche e metodologiche negli ultimi sessanta anni.<\/span><\/p>\nCosa c\u2019\u00e8 al cuore del pensiero strutturalista, o meglio, pi\u00f9 che del pensiero in senso stretto, cosa c\u2019\u00e8 al cuore dell\u2019approccio strutturalista al reale? C\u2019\u00e8 l\u2019idea che il reale \u00e8 formato non da atomi e da soggetti isolati, ma da una fittissima rete di relazioni: per cui tutto ci\u00f2 di cui possiamo fare esperienza non pu\u00f2 essere compreso considerandolo isolatamente, ma solo mettendolo in relazione con tutti gli altri elementi. La pi\u00f9 immediata conseguenza di questa impostazione \u2014 e scusate se \u00e8 poco \u2014 \u00e8 che l\u2019uomo non \u00e8 libero e pienamente padrone della propria coscienza, ma \u00e8 il risultato di una fitta rete di relazioni sociali, culturali, psicologiche, esistenziali, per cui con lo strutturalismo si pu\u00f2 parlare di una vera e propria dissoluzione del soggetto umano. Sotto questo punto di vista, gli strutturalisti dovrebbero eleggere a loro testo fondamentale non il Corso di linguistica generale<\/em> di Ferdinand de Saussure o Tristi tropici<\/em> di Claude L\u00e9vi-Strauss, bens\u00ec Uno, nessuno e centomila<\/em> di Luigi Pirandello: perch\u00e9 nessuno come lo scrittore siciliano, in quel suo famosissimo romanzo, ha descritto con eguale efficacia, pi\u00f9 e meglio di Freud e Lacan, l\u2019idea che l\u2019uomo non ha un proprio centro unificatore, ma \u00e8 solo una “maschera” che gli viene applicata dalla societ\u00e0 e che egli \u00e8 costretto a portare, calandosi in una parte che non \u00e8 veramente la sua e che anzi sente non appartenergli.<\/span><\/p>\nAnche la concezione della storia degli strutturalisti si pone all\u2019opposto dell\u2019idea razionale che ne hanno gli idealisti, secondo la nota formula di Hegel: tutto ci\u00f2 che \u00e8 razionale \u00e8 reale, tutto ci\u00f2 che \u00e8 reale \u00e8 razionale.<\/em> Al contrario, essi pensano che la storia sia la risultante di un complesso gioco d\u2019interazioni, spesso casuali, di ordine economico, politico, sociale, culturale, senza una linea di sviluppo precisa, senza un indirizzo, senza un fine. Anche qui si potrebbe fare una opportuna citazione letteraria, da Shakespeare questa volta, e precisamente dal\u2019atto quinto del Macbeth<\/em>, mettendo solo “storia” al posto di “vita”:<\/span><\/p>\nSpengiti, spengiti, breve candela! La vita non \u00e8 che un\u2019ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si agita sul palco, e poi non se ne sa pi\u00f9 nulla. \u00c8 un racconto fatto da un idiota, pieno di strepito e di furore, che non significa niente.<\/em><\/span><\/p>\nOpponendosi agli empiristi, gli strutturalisti sostengono che per fare storia bisogna staccarsi completamente dall\u2019oggetto studiato e assumere un punto di vista che sia del tutto oggettivo. Come diavolo ci\u00f2 sia possibile, \u00e8 un altro paio di maniche; comunque essi sostengono che, ad esempio, per studiare l\u2019antropologia, bisogna guardare l\u2019uomo “dal di fuori”, addirittura da un altro pianeta (questa perla \u00e8 di L\u00e9vi-Strauss: potremmo perci\u00f2 chiamarlo l\u2019antropologo caduto dalle stelle<\/em>), qualsiasi cosa ci\u00f2 possa significare \u2014 e noi francamente non lo sappiamo. Insomma gli strutturalisti, a ben guardare, ripudiano l\u2019idealismo, la fenomenologia, il pragmatismo, l\u2019empirismo e perfino, almeno in parte, il mostro sacro del marxismo, perch\u00e9 questi indirizzi non sono sufficientemente scientifici e rigorosi nella loro indagine sui fatti umani. Pertanto potremmo definirli dei super-scientisti, a dispetto del fatto che nessuno di loro sia uno scienziato e che nessuno di loro mostri di possedere una vera mentalit\u00e0 scientifica. Insomma, con lo strutturalismo la velleit\u00e0 dello scientismo di andare sempre oltre se stesso ha fatto l\u2019ennesima vittima.<\/span><\/p>\nMa che cos\u2019\u00e8 la struttura, per gli strutturalisti? Non \u00e8 solo un sistema complesso nel quale le parti ricevono impulso e significato dal gioco di tutte le altre, ma qualcosa di ancor pi\u00f9 complesso e difficile da definire, perch\u00e9 ne fanno parte non solo le determinazioni reali delle singole parti e dei singoli individui, ma anche quelle potenziali, cio\u00e8 quelle teoricamente possibili, anche se non destinate a esplicitarsi. Inoltre, ogni struttura fa perno su se stessa e “funziona” solo in base alle proprie leggi e ai propri dinamismi; per cui si potrebbe dire che la essa \u00e8, per gli strutturalisti, l\u2019equivalente della monade senza porte n\u00e9 finestre nella filosofia di G. W. Leibniz. E su quale base essi sostengono una cosa del genere? Perch\u00e9 ammettere che la struttura condiziona in maniera determinante l\u2019essere umano, al punto che quasi ne opera la dissoluzione, e al tempo stesso escludere che la struttura sia influenzata da altre strutture, cos\u00ec come c\u2019\u00e8 un\u2019attrazione, negli atomi, del nucleo sugli elettroni, ma c\u2019\u00e8 anche l\u2019attrazione esercitata sull\u2019atomo dagli altri atomi e dalle altre molecole? Insomma, come si pu\u00f2 affermare che ogni struttura \u00e8 auto-centrata, dopo aver teorizzato che nulla, neppure l\u2019essere umano, \u00e8 realmente auto-centrato, ma riceve le condizioni del proprio esistere da qualcosa che \u00e8 altro da s\u00e9?<\/span><\/p>\nUn\u2019altra affermazione caratteristica degli strutturalisti \u00e8 che la struttura ha come scopo il proprio funzionamento. Quindi essi reintroducono nel panorama speculativo il tanto aborrito finalismo, ma lo concepiscono come un fine che \u00e8 determinato dal fatto stesso che la struttura esiste. Un po\u2019 come il fine dell\u2019alveare non \u00e8 il bene delle singole api, ma la preservazione dell\u2019alveare stesso, per cui va eliminato tutto ci\u00f2 che lo ostacola o lo influenza negativamente, e in particolare ci\u00f2 che non serve al processo produttivo del miele (la sopravvivenza dei fuchi dopo che l\u2019ape regina \u00e8 stata fecondata). Se poi le strutture esistano materialmente, in concreto, o solo come concetti generali, \u00e8 una cosa che non viene mai chiarita e resta perci\u00f2 in sospeso, avvolta nell\u2019indeterminatezza: acutamente Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, nel testo al quale facciamo riferimento per sviluppare questa riflessione, Percorsi di filosofia<\/em>, istituiscono un parallelismo fra la discussione sulla natura delle strutture e quella della scolastica sulla natura degli universali, della quale abbiamo gi\u00e0 parlato in altra sede (cfr. l\u2019articolo: La disputa sugli universali, spia di antropocentrismo<\/em>, pubblicato sul sito dell\u2019Accademia Nuova Italia il 20\/06722). In ogni caso per gli strutturalisti d\u2019indirizzo metodologico (corrispondenti ai vecchi nominalisti, e che si differenziano in questo dai “realisti”) il mondo e l\u2019uomo stesso sono dei modelli ipotetici che permettono di individuare delle relazioni, ma non hanno una consistenza effettiva: sono solo l\u2019insieme delle relazioni che li sostengono. E dunque, se vogliamo spingerci ancora pi\u00f9 in l\u00e0 sul terreno delle similitudini, si potrebbe dire che gli strutturalisti “realisti”, che fanno riferimento a delle strutture “solide”, sono paragonabili ai fisici seguaci della meccanica newtoniana, mentre gli strutturalisti metodologici sono paragonabili a quelli che lavorano sulla meccanica quantistica.<\/span><\/p>\nE ora passiamo ai principali esponenti dello strutturalismo. De Saussure \u00e8 importante nella storia della linguistica, pi\u00f9 che in quella della filosofia. Di L\u00e9vi Strauss abbiamo gi\u00e0 parlato (v. l\u2019articolo: Quanta nostalgia del \u2018buon selvaggio\u2019 di Rousseau nei “Tristi Tropici” di L\u00e9vi-Strauss<\/em>, pubblicato sul sito dell\u2019Accademia Nuova Italia il 05\/02\/18); restano Foucault, Althusser e Lacan. Anche di Althusser ci siamo occupati in precedenza (v. Se il vostro maestro \u00e8 un pazzo, voi che cosa siete?<\/em>, sempre sul sito dell\u2019Accademia Nuova Italia il 20\/12\/18); perci\u00f2 adesso diremo qualcosa di Michel Foucault (1926-1984), il pi\u00f9 radicale e provocatorio esponente di questa corrente di pensiero, forse anche il pi\u00f9 noto, certo il pi\u00f9 controverso.<\/span><\/p>\nPer capire chi \u00e8 Foucault, del quale non pretendiamo di dare un ritratto esauriente, basterebbe la sua affermazione: prima della fine del XVIII secolo l\u2019uomo non esisteva<\/em>. I suoi esegeti si affrettano a spiegarci che egli intendeva dire che, prima di quella data, non esisteva l\u2019uomo che come oggetto e al tempo stesso come soggetto di scienza (sempre il mito della scienza: di quella particolare forma e idea di scienza che \u00e8 la scienza moderna). Infatti, avendo definito epistemi<\/em> le grandi strutture mentali che caratterizzano la storia europea (qualcosa di simile a ci\u00f2 che Thomas Kuhn aveva definito paradigmi<\/em>), egli alla fine ne riconosce non pi\u00f9 di tre: quella rinascimentale, quella che lui chiama classica e che corrisponde al periodo che va da Cartesio alla fine del 1700 e quella moderna. Pertanto egli salta, ignora e disprezza sia l\u2019antichit\u00e0 classica, sia i lunghi secoli della civilt\u00e0 cristiana: evidentemente non trova in essi nulla di scientifico, nulla che sia degno di essere paragonato a Copernico e a Cartesio. Platone, Aristotele, sant\u2019Agostino e san Tommaso d\u2019Aquino? Nulla che riguardi il pensiero scientifico, cio\u00e8, secondo la sua concezione, nulla che faccia dell\u2019uomo un soggetto, oltre che un oggetto, di scienza. Queste idee egli le espone nel suo capolavoro, o quello che dai suoi ammiratori \u00e8 ritenuto tale, Le parole e le cose. Un\u2019archeologia delle scienze umane<\/em>, del 1966, al quale si pu\u00f2 accostare il non meno conosciuto Storia della follia nell\u2019et\u00e0 classica<\/em>, del 1961. In seguito egli si \u00e8 concentrato sulla critica alle strutture di potere, e il libro pi\u00f9 noto di questa seconda fase \u00e8 Sorvegliare e punire<\/em>, del 1975.<\/span><\/p>\nCome Pasolini, in quanti omosessuale che non nascondeva le proprie inclinazioni, anzi ne parlava apertamente (dopo aver avuto una relazione con un compositore francese all\u2019Universit\u00e0 di Upsala, in Svezia, nel 1960, a trentaquattro anni inizi\u00f2 il lungo legame con l\u2019allora studente Daniel Defert, ventitreenne, seguendolo in Tunisia, ove fu oggetto di accuse, non provate, di pedofilia verso i ragazzini locali), forse nutriva un rancore inconfessato verso la societ\u00e0 dei “normali” e tendeva a vedere ovunque la presenza di un potere impegnato al controllo e alla sorveglianza. In questo \u00e8 stato buon profeta: solo che la societ\u00e0 del controllo che si \u00e8 instaurata ai nostri giorni \u00e8 figlia legittima di quel \u201968 nel quale egli si schier\u00f2 con gli studenti e che diede inizio alla svolta liberale-libertaria-libertina delle attuali classi dirigenti europee. In altre parole, la stretta liberticida non \u00e8 maturata dal ceppo del “vecchio” potere statale, ma dal nuovo, che altro non \u00e8 se non l\u2019espressione del grande capitale finanziario. E Foucault, come tanti altri intellettuali francesi di sinistra degli anni ruggenti, i Sessanta e i Settanta (si pensi a Bernard Henry-L\u00e9vi, o Andr\u00e9 Glucksmann, per citarne solo un paio, ma l\u2019elenco sarebbe infinito), se oggi fosse vivo, chiss\u00e0 se riconoscerebbe nei vari Attali, Schwab, e in tutti i teorici, anche nostrani, della transizione ecologica<\/em>, fautori di un neo-malthusianesimo alla cinese e ferocemente nemici delle famiglie naturali, specie se numerose, e di tutte le libert\u00e0 tranne quella di abortire, suicidarsi e cambiare sesso, i suoi legittimi discepoli e nipotini: di lui che predicava la liberazione sessuale come strumento decisivo per capovolgere le oppressive strutture di potere.<\/span><\/p>\nResta lo psicoanalista Jacques Lacan (1901-1981), radicale nemico di ogni umanismo e assertore della centralit\u00e0 dell\u2019inconscio nella vita dell\u2019uomo, sostenendo che la dimensione cosciente e razionale \u00e8 stata gonfiata a dismisura dalla filosofia tradizionale. La parte pi\u00f9 originale del suo pensiero risiede nell\u2019idea che l\u2019Es, ossia l\u2019inconscio, \u00e8 strutturato (ecco lo strutturalismo!) come un linguaggio; e che il complesso di Edipo (vale a dire, \u00e8 bene ricordarlo, una controversa teoria freudiana, non provata e che non ha nulla di scientifico, ma che qui viene data per verit\u00e0 sacrosanta) riflette una condizione simbolica della lingua e della societ\u00e0. Filosofemi bislacchi, grazie ai quali per\u00f2 Lacan si \u00e8 guadagnato un posto “onorevole” fra i ma\u00eetres \u00e0 penser<\/em> del progressismo parigino degli anni \u201960, al punto che alcune sue formule sono entrate a far parte del quotidiano bagaglio di citazioni e riferimenti del progressista semicolto, come molte del suo maestro: per cui si pu\u00f2 dire che il principale merito di Lacan, se merito lo si vuol chiamare, \u00e8 stato quello di aver rivitalizzato le ormai stanche teorie di Freud e aver dato loro, nel quadro culturale degli anni intorno al \u201968, una seconda giovinezza, un po\u2019 come ha fatto Altuhusser per il marxismo con la pubblicazione del suo libro Per Marx<\/em>, del 1965.<\/span><\/p>\nCome si vede, nello strutturalismo si trova un concentrato di quanto di peggio ha prodotto la cultura moderna: cascami di teorie decrepite e aberranti come la psicoanalisi, accanto a nuove formulazioni che tagliano le radici della civilt\u00e0 e del pensiero europeo e negano che prima dell\u2019illuminismo ci fosse un soggetto “uomo” degno di questo nome. L\u2019imperativo di Arthur Rimbaud, bisogna essere assolutamente moderni<\/em>, ha trovato qui, forse, la sua massima espressione, sia pur condita (adelante, Pedro, con juicio<\/em>) con generose iniezioni di pensieri non proprio all\u2019ultimissima moda, come la psicoanalisi freudiana o come il marxismo, magari reinterpretato e corretto da questi nuovi filosofi, ma insomma ancor buono per scaldare i cuori e mobilitare le piazze. Quel che di anormale c\u2019\u00e8 nella biografia di tali personaggi (Altuhusser ha ucciso la propria moglie, strangolandola, ma ha evitato il carcere per infermit\u00e0 mentale) dovrebbe fungere da spia su quanto di anormale c\u2019\u00e8 nei loro pensieri.<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"fonte fides-et-ratio.it 22\/06\/2022 Autore Francesco Lamendola Proseguendo nel lavoro che ci siamo proposti, di mostrare al pubblico la debolezza, la […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":1498,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[79],"tags":[50,710],"avopt_banners_inside_post":true,"avopt_banners_on_page":true,"av_copy_from":"","av_sharing_message":"","av_sharing_allowed":true,"av_sharing_on":{"fb":[],"tw":[]},"av_allow_affiliate_banner":false,"av_allow_affiliate_multi_banner":false,"av_post_rating":true,"av_have_post_rating_value":false,"spellchecker_performed_today":false,"yoast_head":"\n
Contro lo strutturalismo - San Michele Arcangelo<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n