{"id":888,"date":"2022-01-30T21:39:38","date_gmt":"2022-01-30T20:39:38","guid":{"rendered":"https_3A//arcangelosanmichele.altervista.org/@p=888"},"modified":"2022-03-30T22:03:07","modified_gmt":"2022-03-30T20:03:07","slug":"come-i-nuovi-teologi-simpadronirono-del-vaticano-ii","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/arcangelosanmichele.altervista.org\/come-i-nuovi-teologi-simpadronirono-del-vaticano-ii\/","title":{"rendered":"Come i \u201cnuovi teologi\u201d s\u2019impadronirono del Vaticano II"},"content":{"rendered":"

Fonte cooperatores-veritatis.org 24\/10\/2011<\/p>\n

Autore Tea Lancellotti<\/span><\/h3>\n

Negli anni del Concilio Vaticano II balzano agli onori delle cronache i pi\u00f9 fulgidi esponenti della \u201cNouvelle Theologie\u201d (e non solo), teologi francesi, tedeschi, svizzeri in genere. Il Concilio in un certo senso diventa \u201cloro\u201d (o cos\u00ec pensano). In altri concili, cos\u00ec come accadde per altre riforme liturgiche, l\u2019opera di approfondimento e attualizzazione del dogma cattolico \u00e8 sempre stata ad opera dei santi pi\u00f9 che dei teologi.<\/strong><\/span><\/em><\/h4>\n

E la Chiesa cadde in mano agli intellettuali<\/strong><\/span><\/em><\/p>\n

Teologi e pre-Concilio. Teologi e Concilio. Teologi e post-Concilio.\u00a0Un breve tentativo di analisi<\/em><\/strong><\/span><\/p>\n

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COS\u00cc NASCE L\u2019APOLOGETICA. UN PO\u2019 DI STORIA<\/span><\/strong><\/p>\n

Prima di avventurarci nei particolari del nostro tempo, \u00e8 fondamentale chiarire che cosa si intende per \u201cNouvelle Theologie\u201d (nuova teologia). Una Teologia che si rispetti, infatti, non nasce dal giorno alla notte, ma segue uno sviluppo continuo che poi, a seconda di una pi\u00f9 o meno fedele ortodossia, la Chiesa valuter\u00e0 come attendibile oppure come erronea, quando non proprio eretica. Ricordiamoci che i teologi, seppur non tutti ortodossi e pochi dottori o canonizzati, sono sempre stati considerati i detentori della sapienza a seconda dei carismi \u201cdati ad ognuno\u201d, come spiega san Paolo, e che, a modo loro, hanno comunque aiutato la Chiesa nelle sue riforme storiche.<\/span><\/p>\n

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\"L'Aquinate<\/a><\/span><\/p>\n

L\u2019Aquinate \u00e8 il teologo della Chiesa.<\/em><\/span><\/p>\n<\/div>\n

Faremo qui esclusivamente una breve, ma necessaria, ricostruzione storica. Il primo grande teologo che tutta la Chiesa contempla e mantiene come fondamento \u00e8 san Paolo, per via delle lettere canoniche entrate nel Nuovo Testamento, quale materiale pi\u00f9 antico e completo che abbiamo. Da qui si sviluppa la teologia della Chiesa in campo dottrinale, etico e morale: basti ricordare, come esempio, il primo Concilio di Gerusalemme a cui si accenna nel capitolo 15 degli Atti.<\/span><\/p>\n

Nei tempi della \u201cpatristica\u201d, si avr\u00e0 uno sviluppo molto controllato della teologia a causa delle tante eresie che continuamente nascevano: severit\u00e0 soprattutto verso il giudaismo per una corretta comprensione della fondamentale necessit\u00e0 della conversione, senza la quale non vi pu\u00f2 essere alcuna comunione; severit\u00e0 anche verso l\u2019espansione del paganesimo, cos\u00ec come contro lo gnosticismo che pretendeva un cristianesimo mitologico e dualista. Da questo scaturisce, fin dal I secolo, la cosiddetta apologetica che non \u00e8 altro che l\u2019eloquenza in difesa della dottrina cristiana.<\/span><\/p>\n

Non tratteremo qui di Origene e di altri scrittori ecclesiastici, spesso usati in modo distorto e contro la dottrina cattolica. Ci preme avanzare nel tempo per sottolineare come tutto questo fosse in comune, ed univa la chiesa cattolica da Oriente, la cui diversit\u00e0 si esprimeva nel rito greco, ad Occidente, la cui diversit\u00e0 si evidenziava nel rito latino. Con la fioritura dei monasteri e il conseguente avvicinamento agli studi dei monaci, la teologia compir\u00e0 ulteriori sviluppi nella sua specifica caratteristica: \u201ccontemplatio, meditatio, ruminatio\u201d della Sacra Scrittura attraverso gli scritti dei Padri e delle loro interpretazioni approvate dalla Chiesa. In questa nuova teologia, che non vuol dire inventata, ma si riferisce ad un nuovo modo di fare teologia, i monaci introducono le allegorie, figure retoriche in cui ad un\u2019immagine corrisponde un concetto e a questa immagine viene data l\u2019interpretazione necessaria alla sua comprensione, perseguendo costantemente l\u2019ortodossia di tutta la Chiesa, arricchendola.<\/span><\/p>\n

Con sant\u2019Agostino, san Bernardo da Chiaravalle e con Ugo da san Vittore (tanto per citarne alcuni), agli inizi del XII secolo abbiamo una nuova aggiunta al modo di fare teologia. Senza mai distaccarsi da quella apologetica iniziale e da quanto la Chiesa aveva maturato fino a questo periodo, questi teologi inseriscono all\u2019interno della teologia non pi\u00f9 soltanto la Sacra Scrittura, bens\u00ec anche tutto il supporto della tradizione orale e di conseguenza anche la cosiddetta \u201ccritica storica\u201d.<\/span><\/p>\n

Nascono le \u201cscuole theologiche\u201d, con la famosa \u201cScolastica\u201d, che vedr\u00e0 impegnati gli Ordini \u201cMendicanti\u201d in nuovi approfondimenti teologici validi per affrontare con innovative predicazioni il proprio tempo, affranto da nuove forme di eresie come quella dei catari-albigesi, del protestantesimo ed altre. Notare come il termine \u201cnuovo\u201d si affaccer\u00e0 in ogni epoca della Chiesa\u2026<\/span><\/p>\n

Con san Tommaso d\u2019Aquino, infatti, nel XIII secolo si vedr\u00e0 un ulteriore e sostanzialmente definitivo sviluppo in questo senso della \u201cSacra Doctrina\u201d, nella quale la dimensione del senso del sacro irrompe nella teologia dandole quell\u2019impronta fino a noi pervenuta. Impronta che sar\u00e0 rimessa in discussione dalla cosiddetta \u201cNouvelle Theologie\u201d che si affaccia nel Novecento per poi esplodere prepotentemente sfruttando il Concilio Vaticano II. Tutto questo, naturalmente, merita un approfondimento che ogni lettore potr\u00e0 compiere per arricchirsi ulteriormente.<\/span><\/p>\n

E SOTTO IL TRONO DI PIO XII COVAVANO I MODERNISTI SPERANDO NELLA SUA MORTE<\/span><\/strong><\/p>\n

Negli anni del Concilio Vaticano II balzano agli onori delle cronache i pi\u00f9 fulgidi esponenti della \u201cNouvelle Theologie\u201d (e non solo), teologi francesi, tedeschi, svizzeri in genere. Il Concilio in un certo senso diventa \u201cloro\u201d (o cos\u00ec pensano). In altri concili, cos\u00ec come accadde per altre riforme liturgiche, l\u2019opera di approfondimento e attualizzazione del dogma cattolico \u00e8 sempre stata ad opera dei santi pi\u00f9 che dei teologi.<\/span><\/p>\n

Perch\u00e8 questa improvvisa importanza degli intellettuali?<\/span><\/p>\n

La \u201cNuova Theologia\u201d, come concetto, non nasce con il Concilio Vaticano II. A fare i pignoli essa comincia a svilupparsi, come concetto moderno, con il Protestantesimo liberale e la sua devastante Sola Scriptura<\/em>. Con l\u2019Illuminismo (con tutti gli \u201cismi\u201d raggruppati fino ad oggi), poi, trover\u00e0 un terreno fertile che esploder\u00e0 nei primi del Novecento tanto da far intervenire il pontefice san Pio X che, con autentico spirito profetico, condanner\u00e0 quel concetto di modernismo. Del progressismo ci occuperemo invece pi\u00f9 avanti perch\u00e9 i due termini non vanno affatto confusi. La crisi di questa insistente teologia modernista metter\u00e0 a dura prova anche il venerabile Pio XII, che porr\u00e0 un freno al suo espansionismo con l\u2019enciclica Humani Generis<\/em>, ma pi\u00f9 che un freno questa sar\u00e0 solo un tamponamento. Tuttavia distingueremo pi\u00f9 avanti anche la liceit\u00e0 di questa \u201cnuova teologia\u201d dall\u2019errata strumentalizzazione scaturita dalla lotta fra cattolici conservatori e modernisti\u2026<\/span><\/p>\n

Alla morte di Pio XII, nel 1958, si present\u00f2 un grande dilemma nella Chiesa.<\/span><\/p>\n

Da una parte il lungo pontificato di Pacelli era stato segnato dal prestigio indiscutibile di un papa che, pi\u00f9 passavano gli anni, pi\u00f9 concentrava potere nelle sue mani, anche perch\u00e9 era cosciente delle tensioni che crescevano all\u2019interno del mondo cattolico e che Pacelli sapeva fronteggiare: aspetto, questo, che davvero non piaceva ai modernisti.<\/span><\/p>\n

Dall\u2019altra parte, la Seconda Guerra Mondiale, con i suoi totalitarismi ed orrori, aveva aperto il dilemma non soltanto su nuove possibili distruzioni a livello planetario, ma soprattutto sulla necessit\u00e0 di un dialogo pi\u00f9 aperto verso un mondo che voleva scardinare i valori tradizionali e perfino Dio.<\/span><\/p>\n

In questo scenario, si rafforzarono alcuni quadri all\u2019interno della Chiesa che credevano pi\u00f9 importante aprirsi al dialogo con il mondo, sacrificando la parte magisteriale, dogmatica e dottrinale della Chiesa (i modernisti), mentre si fecero pi\u00f9 pressanti quei gruppi definiti poi conservatori, che ritenevano pi\u00f9 importante invece mantenere ad ogni costo la purezza del dogma e della morale cattolica, nonostante il pericolo di naufragare, lasciando annegare ci\u00f2 che si sarebbe potuto invece salvare. In questi quadri si formarono anche gruppi pi\u00f9 moderati che, fedeli al Pontefice ed alla Tradizione della Chiesa, sentivano tuttavia la necessit\u00e0 di sostenere un equilibrato progresso interno alla Chiesa e saranno loro, effettivamente, ad essere quell\u2019ago della bilancia ma anche quel fermento che, sostenendo i conservatori ma lasciandosi fuorviare anche dalle iniziative tentatrici dei modernisti, contribuiranno non poco a portare la Chiesa verso un vistoso sbandamento che avr\u00e0 il suo apice negli anni Settanta.<\/span><\/p>\n

Nascono cos\u00ec, negli anni Quaranta e Cinquanta, dei movimenti come quello della Nouvelle Th\u00e9ologie e dei preti operai che mantennero prima una posizione d\u2019avanguardia, tanto da essere tollerati dalla Chiesa, salvo poi, quando furono oggetto di condanna papale, agire pi\u00f9 cautamente per poter muoversi efficacemente, cominciando ad infiltrarsi nelle file di coloro che, fedeli ad un corretto e legittimo progresso della Chiesa, diedero sfogo a ci\u00f2 che venne poi definito progressismo.<\/span><\/p>\n

Non \u00e8 un segreto di oggi che molti all\u2019epoca desideravano la morte di Pio XII, considerato il maggior ostacolo alla vera riforma della Chiesa. E non si pu\u00f2 negare l\u2019importante ruolo svolto dal cardinale Ottaviani, che si rivel\u00f2 essere un vero e provvidenziale \u201cangelo custode\u201d per il Pontefice ma anche per la conservazione dottrinale della Chiesa contro la deriva \u201cprogressista e modernista\u201d, due correnti che non sono affatto, come dicevamo, la stessa cosa per quanto le si voglia assimilare.<\/span><\/p>\n

Aderirono alle idee della Nouvelle Th\u00e9ologi<\/em>e teologi come Pierre Teilhard de Chardin, i domenicani Yves Congar ed Edward Schillebeeckx, Hans K\u00fcng, Han Urs von Balthasar, Marie-Dominique Chenu, Karl Rahner, Louis Bouyer.<\/span><\/p>\n

IN QUESTA NUOVA TEOLOGIA (CHE ERA UNA NUOVA IDEOLOGIA) CADDE ANCHE RATZINGER\u2026<\/span><\/strong><\/p>\n

In questa ideologia caddero in un primo tempo anche Jean Dani\u00e9lou e persino Joseph Ratzinger. Ebbene, e come da lui stesso raccontato nel libro La mia vita<\/em>, lui e Dani\u00e8lou si dissociarono successivamente e lo stesso Ratzinger spiega bene come questo lo port\u00f2 in conflitto, tutt\u2019oggi aperto, con Hans K\u00fcng. Spieg\u00f2 Ratzinger: \u00abMi si rimprover\u00f2 di aver abbandonato la nuova teologia, in verit\u00e0 e come spiegai a K\u00fcng, fu lui a dissociarsi dalla Teologia della Chiesa che ha nell\u2019Aquinate la massima espressione\u00bb<\/em>.<\/span><\/p>\n

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\"I<\/a><\/span><\/p>\n

I periti conciliari Ratzinger e Congar.<\/em><\/span><\/p>\n<\/div>\n

Il comune denominatore della Nuova Teologia lo possiamo ricondurre a questa spiegazione: l\u2019ideale di una maggiore libert\u00e0 della ricerca teologica, scardinata dalle dottrine esistenti, e un pluralismo teologico capace di rimettere in discussione la storia stessa della Chiesa e delle dottrine emanate. Un ripartire da capo con la possibilit\u00e0 di modificare.<\/span><\/p>\n

Tutto questo non spiega ancora, anzi, non d\u00e0 una risposta chiara alla domanda, e probabilmente non avremmo mai una risposta soddisfacente. \u00c8 ancora oggi inspiegabile ed incomprensibile come sia stato possibile far approdare al Concilio questi moderni teologi in chiaro ed aperto dissenso con il Magistero Ecclesiale.<\/span><\/p>\n

Ancora oggi Karl Rahner \u00e8 offerto all\u2019interno dei seminari come materiale da studiare ed imparare: sovente si trovano vescovi che negli scritti usano citarlo per suffragare le loro pastorali. Eppure \u00e8 ben risaputo come egli si sia in qualche modo allontanato dalla teologia cattolica. Sembrano assai chiare le restrizioni e i richiami dei pontefici ad Hans K\u00fcng e al domenicano Schillebeeckx: strano, per\u00f2, \u00e8 l\u2019atteggiamento che ebbero, invece, verso altri teologi come il domenicano Congar, e il gesuita de Lubac, premiati con il cardinalato, dei quali parleremo pi\u00f9 avanti.<\/span><\/p>\n

Ci\u00f2 che possiamo dire \u00e8 che gi\u00e0 con il beato Pio IX ci furono scrittori, da lui incoraggiati, quali Sanseverino, Cornoldi, Gonzalez, ecc. che diedero il via ad una \u201cneo-scolastica\u201d, attraverso cui riportare la fondamentale dottrina rifacendosi alla Scolastica del XIII secolo, dimostrando che le certe verit\u00e0 filosofiche, raggiunte dalla Chiesa, non sono affatto mutabili e non variano secondo le mode dei tempi. Inoltre questi scrittori spiegarono che, se i grandi teologi del Medioevo, come san Tommaso o san Bonaventura, erano riusciti ad armonizzare un sistema filosofico sulle fondamenta dei pensatori filosofi greci come Aristotele, per esempio, allora doveva essere possibile, anche ai giorni nostri, trovare un\u2019armonia tra le verit\u00e0 ottenute, gi\u00e0 raggiunte, e le nuovi correnti filosofiche. Tuttavia, proprio con il confronto dialettico con il pensiero moderno, la neo-scolastica, trovandosi di fronte a problemi sconosciuti nel tempo medievale al quale faceva riferimento, comincia a mutare il suo metodo di lavoro, allontanandosi dall\u2019Aquinate, pur rimanendo ancora in linea con il pensiero costante della Chiesa. In tal senso si spiega l\u2019Enciclica di Leone XIII Aeterni Patris<\/em> del 1879 che d\u00e0 \u201calla Neo-scolastica il suo carattere definitivo e ad accelerarne lo sviluppo, in un\u2019ottica in cui si chiede la fusione di principi universali e immutabili con la sintesi delle nuove conoscenze in continuo progresso\u201c.<\/span><\/p>\n

\u201cFINALMENTE\u201d PIO XII MUORE<\/span><\/strong><\/p>\n

Quale che sia la storia, comunque, il perch\u00e9 ci siamo ritrovati nel Concilio Vaticano II questi personaggi va ascritto a Pio XII. Nella sua enciclica Humani Generis<\/em>, \u00e8 vero che esprime una chiarissima condanna alla Nouvelle Theologie<\/em>, ma non fa nomi, non emette scomuniche e al contrario tollera e sollecita coloro che esprimono una teologia inquieta, pur definendoli ribelli, a lavorare non per demolire il corpus dottrinale della Chiesa, \u00abma per arricchirlo\u00bb.<\/span><\/p>\n

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\"Pio<\/a><\/span><\/p>\n

Pio XII (1939-1958), l\u2019ultimo papa \u201cromano de Roma\u201d.<\/span><\/em><\/p>\n<\/div>\n

Se apparentemente questa enciclica fu un colpo durissimo per la Nouvelle Theologie<\/em> e se \u00e8 vero che questi teologi furono esclusi dall\u2019insegnamento, va detto che gi\u00e0 nel 1959 cominciarono ad essere riabilitati uno dietro l\u2019altro, e non certo per opera di Pio XII, che nel 1958 era \u201cfinalmente\u201d (per loro) morto. Tuttavia, se egli avesse apportato delle chiarissime condanne, facendo nomi e cognomi, e avesse espresso chiare scomuniche, probabilmente neppure Giovanni XXIII (e non Paolo VI) avrebbe potuto con tanta facilit\u00e0 farli entrare addirittura al Concilio, alcuni di loro persino come periti, spesso come veri leader e maitre a penser<\/em>.<\/span><\/p>\n

\u00c8 evidente, dunque, che gi\u00e0 ai tempi di Pio XII, il concetto di una nuova teologia non era affatto del tutto condannato dalla Chiesa e non poteva esserlo, dal momento che in tutta la sua storia la Chiesa aveva sempre incoraggiato le \u201cnuove\u201d teologie purch\u00e9 aderissero e restassero fedeli all\u2019insegnamento gi\u00e0 in vigore, come spiega l\u2019enciclica di Leone XIII sopra citata. Il vero scontro comincia con la Nouvelle Theologie<\/em> poich\u00e9 avanzer\u00e0, allontanandosi dal patrimonio dottrinale gi\u00e0 acquisito, pretendendo, dello stesso, una mutazione radicale.<\/span><\/p>\n

QUEI VESCOVI FINIRONO FUCILATI A CAUSA DEL SOSTITUTO MONTINI?<\/span><\/strong><\/p>\n

Questi teologi hanno, del resto, la piena simpatia di Paolo VI, che sembra assai affine a certa cultura \u201cfrancese\u201d. Oltre a questa affinit\u00e0 letteraria, che altre affinit\u00e0 ha con loro? Perch\u00e9 vi ripose tanta fiducia? E particolare predilezione mostr\u00f2 a Congar, definendolo \u00abla pi\u00f9 grande testa della Chiesa\u00bb. Tuttavia, Congar, ne fu anche il massimo demolitore, della Chiesa.<\/span><\/p>\n

Comprendere Paolo VI sarebbe come vincere un terno al Lotto! Perdonate il paragone che non nasce da una mancanza di rispetto, ma sorge spontaneo osservando la realt\u00e0 dei fatti. E\u2019 il Papa che ha combattuto, attraverso le udienze del mercoled\u00ec, il dilagare delle false interpretazioni del Concilio, ma al tempo stesso \u00e8 colui che \u00e8 sembrato tacere ed applaudire alla devastazione liturgica e sistematicamente dottrinale che avveniva sotto i suoi occhi. Quando andava, per esempio, in visita nelle parrocchie, non vedeva forse come si celebrava la liturgia fra canti sguaiati e il suono delle chitarre? E\u2019 stato il primo Papa a girare il mondo: non vedeva cosa accadeva nella Chiesa e il tutto suffragato proprio da quella Teologia moderna e \u201cNouvelle\u201d da lui corteggiata attraverso i suoi amici teologi?<\/span><\/p>\n

C\u2019\u00e8, a tal proposito, un aneddoto assai chiarificatore: lo scrittore Julien Green, un anglicano che si convert\u00ec al cattolicesimo \u2013 per altro, grazie proprio alla Messa antica che sottolineava quella Presenza Reale che fu causa di divisione \u2013 stupefatto nel verificare che il nuovo rito era cos\u00ec simile a quello che aveva conosciuto nella sua infanzia protestante, si gir\u00f2 verso la sorella, che gli stava accanto, e tristemente le disse: \u201d Ma allora, perch\u00e9 ci siamo convertiti?\u201d<\/span><\/p>\n

Me c\u2019\u00e8 di pi\u00f9! Padre Jos\u00e8-Apeles Santolaria de Puey y Cruells, che \u00e8 anche avvocato e giornalista, ha scritto un libro, \u201cPapi in libert\u00e0\u201d in cui descrive alcuni aspetti della situazione assai interessanti. Li riporto, anche e un poco condensati, perch\u00e9 vale la pena di leggerli.<\/span><\/p>\n

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\"Pio<\/a><\/span><\/p>\n

Pio XII con l\u2019allora mons. Montini.<\/em><\/span><\/p>\n<\/div>\n

Il vero scontro fra l\u2019ala conservatrice e i due estremi della Chiesa, progressista e modernista, non avvenne con il Concilio Vaticano II come molti pensano, ma bens\u00ec nel conclave del 1958, durante il quale si pens\u00f2 di eleggere un Pontefice innovatore, progressista, ma non modernista.<\/span><\/p>\n

L\u2019uomo chiave dell\u2019ala innovatrice era Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano dal 1954. La sua era, tuttavia, un\u2019elezione (quasi) impossibile, in quanto non era stato fatto cardinale poich\u00e9 \u2013 ed anche qui non \u00e8 un segreto \u2013 Pio XII gli neg\u00f2 la porpora per ragioni che ancora non sono state del tutto chiarite, ma che si possono individuare con il racconto di un vicenda che ci terr\u00e0 impegnati per un poco ma che \u00e8 importante conoscere per gettare luce sulla personalit\u00e0 di Montini.\u00a0Negli anni cinquanta, mons. Montini, all\u2019epoca sostituto della Segreteria di Stato, mantenne dei colloqui segreti con il Cremlino, senza che Pio XII ne fosse al corrente.<\/span><\/p>\n

I fatti furono questi.\u00a0Pio XII aveva mandato, in incognito, dall\u2019altra parte della Cortina di ferro, alcuni vescovi, con l\u2019intenzione di aiutare la Chiesa perseguitata nei Paesi dell\u2019Est. A questi aveva anche dato l\u2019incarico di fare alcune consacrazioni di altri vescovi.\u00a0Qualcosa, per\u00f2, and\u00f2 storto.<\/span><\/p>\n

Improvvisamente, questi vescovi inviati dal Papa furono tutti arrestati dal governo moscovita: alcuni furono fucilati, altri furono mandati nei gulag della Siberia, senza alcun processo e senza informare la Santa Sede.<\/span><\/p>\n

Pio XII, appena lo seppe, ne fu profondamente costernato, e pianse lacrime amare. Non si dava pace e non capiva che cosa fosse accaduto, viste le mille precauzioni prese per mantenere segreta la presenza dei vescovi. Nel 1954, per\u00f2, il mistero fu svelato. L\u2019arcivescovo di Riga (Lettonia) comunic\u00f2 personalmente a Pio XII una informazione importantissima ricevuta dal vescovo luterano di Uppsala (Svezia) che, a sua volta, l\u2019aveva saputo direttamente dai servizi segreti occidentali: il KGB era venuto a conoscenza della presenza dei vescovi clandestini niente meno che da \u201cinformazioni dalla Segreteria di Stato\u201d!<\/span><\/p>\n

Sembra che Pio XII piangesse amaramente al solo pensiero di essere stato tradito dalla Segreteria pi\u00f9 importante. Senza perdersi d\u2019animo, tuttavia, apr\u00ec immediatamente un\u2019indagine e scopr\u00ec i contatti che c\u2019erano stati tra Montini e il governo dei \u201crossi\u201d a sua insaputa, ossia \u201ccontatti non ufficiali\u201d.<\/span><\/p>\n

Fu questo il momento in cui, immediatamente e sotto l\u2019apparenza di una promozione, predispose il repentino trasferimento di Montini alla sede ambrosiana. Inoltre, alla consacrazione del nuovo successore di sant\u2019Ambrogio, che ebbe luogo a San Pietro, Pio XII non fu presente e Montini se ne and\u00f2 appunto, senza il tradizionale \u201ccappello rosso\u201d, un fatto che stup\u00ec tutti in Vaticano, ma anche nella sede ambrosiana.<\/span><\/p>\n

Rimane da chiedersi come mai Pio XII fu cos\u00ec buono con Montini, compiendo una scelta che, nonostante l\u2019allontanamento da Roma, garantiva comunque un certo prestigio al futuro Paolo VI. Il fatto \u00e8 che probabilmente Pio XII non aveva avuto le prove che cercava. Certo, sapeva che Montini intratteneva \u201ccontatti non ufficiali\u201d con l\u2019oltre Cortina, ma non aveva avuto le prove dell\u2019alto tradimento tanto da incolparlo della morte dei vescovi inviati di nascosto dal Pontefice. Se Pio XII avesse avuto prove pi\u00f9 sicure di certo avrebbe preso misure pi\u00f9 drastiche del promoveatur ut amoveatur.<\/span><\/p>\n

Dal canto suo e a onore del vero, Montini fu in un certo senso innocente della morte di quei vescovi, ma ag\u00ec imprudentemente nel prendere la decisione di intrattenersi in colloqui non ufficiali alle spalle del Pontefice!<\/span><\/p>\n

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\"Il<\/a><\/span><\/p>\n

Il gesuita Alighiero Tondi legge il quotidiano comunista l\u2019Unit\u00e0.<\/span><\/em><\/p>\n<\/div>\n

Il vero colpevole della drammatica vicenda fu un padre gesuita, Alighiero Tondi, alias \u201cCippico\u201d, per altro subordinato di Montini, che le guardie, messe da Pio XII a vigilare la Segreteria, scoprirono in flagrante nell\u2019atto di fotocopiare dei documenti segreti. Cos\u00ec padre Tondi venne prima scomunicato e poi consegnato alla giustizia italiana che lo condann\u00f2 a due anni di prigione, durante i quali si spos\u00f2 \u2013 con rito civile \u2013 con l\u2019amante Carmen Zanti, militante del Partito Comunista e obbediente tassativamente a Palmiro Togliatti.<\/span><\/p>\n

Il seguito della vicenda, tutt\u2019oggi, lascia sbigottiti. Inizialmente, infatti, il Tondi e la sua compagna emigrarono in Germania dell\u2019Est, dove lui divenne segretario del dittatore comunista Walter Ulbricht ed ottenne anche la cattedra di ateismo nell\u2019Universit\u00e0 Marxista-Leninista. Poi, quando Paolo VI fu eletto, la coppia ritorn\u00f2 in Italia: mentre la Zanti ricevette incarichi prestigiosi nel Partito Comunista italiano, Tondi venne preso come funzionario civile in Vaticano. Inoltre, Paolo VI legalizz\u00f2 quel matrimonio canonicamente nel 1965.<\/span><\/p>\n

Ma non finisce qui: quando la Zanti mor\u00ec (con il funerale che divenne il pretesto di una grande manifestazione comunista), il Tondi, rimasto vedovo, chiese di essere riabilitato come sacerdote. Concessione che gli venne data niente meno che da Giovanni Paolo II nel 1980! Inoltre, gli venne anche conferito il titolo di monsignore con la carica di \u201cprelato d\u2019onore\u201d e mantenne un importante posto nella curia romana. Se le prostitute ci passano innanzi nel regno dei cieli, pare che pure sulla terra sia la stessa cosa: in Vaticano soprattutto.<\/span><\/p>\n

Questo epilogo \u00e8, per certi versi, incomprensibile dal momento che Paolo VI non giustific\u00f2 mai, attraverso uno scritto, l\u2019evoluzione di questa situazione, n\u00e9 il Tondi formul\u00f2 mai le proprie scuse n\u00e9 richieste di perdono, e tantomeno fece mai abiura dei suoi anni vissuti da professore presso la cattedra ateistica dell\u2019Universit\u00e0 Marxista. Si dice solo che rimasto vedovo \u201csi ravvide\u201d: nulla di pi\u00f9, per\u00f2, su tutta la vicenda.<\/span><\/p>\n

Questa storia, seppur non faccia luce sull\u2019argomento del nostro colloquio, ci aiuta per\u00f2 a comprendere meglio la figura, assai complessa ed enigmatica, di Paolo VI. Ci sono, tuttavia, altre domande che tutti ci poniamo, ma che probabilmente non troveranno mai una risposta eloquente: come mai lo stesso Giovanni Paolo II fin\u00ec per promuovere le iniziative di Paolo VI come il cardinalato a de Lubac? O il posto in Vaticano al Tondi, nella Curia Romana con il titolo di monsignore?<\/span><\/p>\n

L\u2019atteggiamento incomprensibile e volubile della complessa personalit\u00e0 di Paolo VI si evince anche quando perfino l\u2019ala progressista, gi\u00e0 abbondantemente impregnata dai modernisti che vi si erano infiltrati (lupi travestiti, e neppure tanto, da agnelli) che lo aveva prescelto fin dal conclave del 1958, eleggendo Roncalli solo come transizione in attesa di avere Montini cardinale, rimase da lui profondamente delusa.<\/span><\/p>\n

Paolo VI, che sembrava il grande innovatore e il propugnatore delle cause dell\u2019ala modernista, si arrest\u00f2 infatti di fronte alle questioni etiche e morali, difendendo la dottrina della Chiesa categoricamente fino a scrivere l\u2019Humanae Vitae<\/em>, la Mysterium Fidei<\/em>, la Marialis Cultus<\/em>, con la proclamazione solenne di Maria Mater Ecclesiae<\/em>, e pronunciando il famoso \u201cCredo\u201d, a chiusura del Concilio, che salver\u00e0 lo stesso Pontefice da ogni dubbio circa l\u2019ortodossia della fede, facendolo trasparire come il Papa del progresso della Chiesa, ma non certo modernista, come gli infiltrati avrebbero voluto. Da qui le loro delusioni, ma anche le delusioni da parte dell\u2019ala conservatrice a causa delle ambiguit\u00e0 prodotte dalle azioni del Pontefice che sembravano contraddire, sovente, gli stessi atti ufficiali proclamati attraverso i documenti sopra citati.<\/span><\/p>\n

In questo modo, Paolo VI si trov\u00f2 completamente solo, incompreso sia dall\u2019ala progressista (nella quale erano i modernisti a tirare le fila) che lo aveva eletto, sia dall\u2019ala conservatrice che temeva le sue idee innovatrici, spesso improvvise e arbitrarie. Incompreso o meno, resta palese che Paolo VI ag\u00ec tante volte in modo contraddittorio, con uno stile tutto suo spesso autonomo come quando, appunto, oper\u00f2 di nascosto, alle spalle di Pio XII.<\/span><\/p>\n

I Papi che seguirono Paolo VI ebbero cos\u00ec a che fare con una eredit\u00e0 gravosa: rendere credibile un\u2019 immagine di Chiesa che, da una parte, si mostrava come \u201camica del mondo\u201d rinunciando ai fasti e al simbolo del potere temporale e spirituale che era la tiara, e, dall\u2019altra, ne condannava ancora una volta i vizi e i peccati. La capacit\u00e0 della Chiesa di essere credibile non partiva pi\u00f9 dalla sua dottrina, ma dalla capacit\u00e0 del Pontefice di renderla credibile.<\/span><\/p>\n

Quanto questa rivoluzione sia stata giusta o meno lo dir\u00e0 la storia. Certo \u00e8 che la crisi della Chiesa comincia proprio da quando ne venne intaccata l\u2019immagine, specialmente a partire dalla Liturgia, ma questa \u00e8 un altra pagina\u2026<\/span><\/p>\n

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SCHILLEBEECKX, IL CATECHISMO OLANDESE<\/span><\/strong><\/p>\n

L\u2019intento principale di questi teologi appare spesso pi\u00f9 quello di \u201crazionalizzare\u201d la fede che quello di rendere ragione della stessa. E la \u201crazionalizzazione\u201d non \u00e8 esattamente nel senso tomistico del termine. Questo nel migliore dei casi; nel peggiore si hanno vere e proprie dottrine parallele, che di cattolico hanno ormai ben poco. \u00c8 il caso, per dirne una, del \u201cCatechismo Olandese\u201d pubblicato a Concilio appena chiuso, e che in pochissimi mesi distrusse l\u2019intera chiesa olandese. Ma questi teologi che che \u201crazionalizzano\u201d, che persino riscrivono a loro arbitrio dottrine e catechismi, a cosa mirano davvero?<\/span><\/p>\n

Sostanzialmente, molti di questi teologi innovatori miravano a riscrivere la storia della Chiesa. La loro idea non era quella di rinnegare la dottrina, ma\u2026 di modificarla completamente!<\/span><\/p>\n

\u00c8 assai probabile che i pontefici, da Pio XI in poi, siano stati influenzati in parte da questa idea innovatrice, ben vedendo quanto la Chiesa avesse bisogno di una riforma dopo la Questione Romana, dopo il Concordato, dopo le grandi dittature.<\/span><\/p>\n

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\"Il<\/a><\/span><\/p>\n

Il nuovo catechismo olandese, sintesi di tutte le eresie della nouvelle theologie.<\/span><\/em><\/p>\n<\/div>\n

L\u2019azione dei pontefici fu effettivamente in buona fede, ma i frutti furono devastanti.<\/span><\/p>\n

Prendiamo, per esempio, Schillebeeckx Edward Cornelis Florentius Alfonsus, domenicano, amico e confratello di Congar. Egli ha una visione particolare della crocifissione e morte di Ges\u00f9, che, calata nel contesto storico, non \u00e8 da considerare salvatrice. Anzi, per lui, la crocifissione di Ges\u00f9 \u00e8 storicamente un fiasco, poich\u00e9 appare come una vittoria dell\u2019ingiustizia umana, in cui spicca il silenzio di Dio. Inoltre, Schillebeeckx mette in dubbio la \u201ctomba vuota\u201d. Tutte teorie dalle quali Congar prender\u00e0 le dovute distanze. Il problema \u00e8 che non se le tiene per s\u00e9. Come domenicano, infatti, si sente in dovere di dirlo alla Chiesa, si sente in diritto di essere ascoltato ed ha infine la superbia e la presunzione che la dottrina debba cambiare secondo le sue personali convinzioni. Non \u00e8 un caso che Schillebeeckx sia anche uno degli ispiratori del famoso ed eretico Catechismo Olandese \u2013 che riceve l\u2019imprimatur dell\u2019arcivescovo di Utrecht, Bernard Alfrink \u2013 nel quale \u00e8 la modernit\u00e0 dei suoi concetti di religione e fede, adattata alle esigenze dell\u2019uomo moderno, che deve diventare una vera catechesi. Con questo testo, si scaten\u00f2 un putiferio. Paolo VI lo defin\u00ec \u201cil grande scandalo\u201d e un esame del Sant\u2019Uffizio vi identific\u00f2 10 gravi eresie e 48 medie eresie miste ad ambiguit\u00e0 di linguaggio. Eppure, ecco un altro paradosso ed un\u2019altra contraddizione montiniana: il Catechismo non viene distrutto, se ne lascia la libera pubblicazione con il solo obbligo di una aggiunta di note atte a spiegare gli errori rilevati.<\/span><\/p>\n

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\"Schillebeeckx,<\/a><\/span><\/p>\n

Schillebeeckx, autore dell\u2019eretico catechismo olandese.<\/span><\/em><\/p>\n<\/div>\n

Ma, santa pazienza! E\u2019 un catechismo eretico, 10 gravi eresie, 48 medie (\u201cmedie\u201d che vuol dire poi? una eresia \u00e8 eresia e basta, cos\u00ec come il bianco o \u00e8 bianco o non \u00e8), lo definisci un grande scandalo e tu, Sommo Pontefice, non salvi il piccolo gregge dalla contaminazione? Lo lasci pubblicare solo con l\u2019aggiunta di note? Cos\u00ec, la Verit\u00e0 viene fornita nelle note e l\u2019errore viene lasciato nelle pagine dette di catechismo. E ai vescovi ribelli non fu richiesta alcuna abiura, non fu fatta alcuna verifica della loro fede: in compenso Schillebeeckx pag\u00f2 per tutti. Anche se solo in apparenza, visto che nel 1979 Giovanni Paolo II tent\u00f2 di venire incontro a lui e a Kung, aprendo un\u2019inchiesta la quale, ovviamente, scaten\u00f2 il dissenso del mondo protestante, dell\u2019ala modernista e ormai anche progressista cattolica; reazione spinta a tal punto che sembra si riverberi ancora oggi su oltre il 50% di quel che resta dello sciagurato clero olandese, nonch\u00e9 di qualche vescovo, seguaci tuttora del pensiero teologico di Schillebeeckx.\u00a0A cosa mirarono? Ad una \u201cNouvelle Eglise\u201d, la quale, per essere tale, necessita anche di una nuova dottrina, di un nuovo culto, di nuovi movimenti, di un clero che venga pasturato con le loro idee innovatrici. Una \u201cEglise\u201d, una Chiesa, trasfigurata, che ormai non solo non ha pi\u00f9 nulla di cattolico, ma nemmeno di cristiano: \u00e8 gi\u00e0 post-cristiana.<\/span><\/p>\n

Credo che Chesterton abbia risposto bene alla domanda con due righe: \u201cUomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libert\u00e0 e dell\u2019umanit\u00e0, finiscono per combattere anche la libert\u00e0 e l\u2019umanit\u00e0 pur di combattere la Chiesa\u201d.<\/span><\/p>\n

Quanto alla questione tomista, in realt\u00e0 essi non vollero e non vogliono neppure ora cancellare san Tommaso. Pensano piuttosto di averlo superato: loro, del resto, si ritengono figli dell\u2019Illuminismo e qui sta anche la chiave per comprendere ci\u00f2 che stiamo vivendo oggi.<\/span><\/p>\n

GIOVANNI XXIII FECE IL VERO GUAIO, NON PAOLO VI.<\/span><\/strong><\/p>\n

Non v\u2019\u00e8 dubbio che questi teologi saranno, con tutti i loro filistei, i grandi protagonisti del post-concilio. E che la \u201cdeviazione\u201d deriver\u00e0 anche da loro. I loro nomi sono altisonanti, abbiamo visto: i pi\u00f9 \u201cgrandi\u201d agli occhi del mondo: Congar, Rahner, De Lubac; a seguire Balthasar, Danielou, Haring, Kung, diversi altri. Quando come e perch\u00e8 decisero di \u201cdeviare\u201d? Soprattutto ne erano consapevoli? Qual era la loro visione ecclesiologica?<\/span><\/p>\n

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\"Il<\/a><\/span><\/p>\n

Il gesuita de Lubac, amico di Montini e Wojtyla.<\/em><\/span><\/p>\n<\/div>\n

Con la confusione raggiunta oggi, non \u00e8 facile rispondere a queste domande perch\u00e9 chi ha provato a farlo, ha ceduto spesso, per stare o da una parte o dall\u2019altra. Ci\u00f2 che manca al momento \u00e8 una valutazione ufficiale che, ponendosi al di sopra delle parti, chiarisca una volta per tutte. Magari facendo anche una lista di nomi con tanto di spiegazioni, per chi \u00e8 rimasto nell\u2019ortodossia e chi no.<\/span><\/p>\n

Con l\u2019avvento del Concilio \u00e8 stato modificato anche il senso della critica e spesso si confonde una giusta critica con l\u2019ingiusta accusa del \u201cvoler giudicare gli altri\u201d: cos\u00ec ti sbattono in faccia il versetto biblico del \u201cnon giudicare\u201d! Il punto \u00e8 che questi teologi non credono di aver deviato quanto piuttosto che sia la Chiesa ad avere avuto la necessit\u00e0 di una deviazione. O peggio: che la Chiesa era deviata e loro l\u2019hanno rimessa in riga. Consapevoli? Senza dubbio s\u00ec, naturalmente in nome della \u201cbuona fede\u201d e, naturalmente, in nome \u201cdell\u2019umanit\u00e0 e della libert\u00e0 dell\u2019uomo\u201d. Come se la Chiesa, in questi duemila anni, non avesse fatto nulla o peggio, come se avesse tenuto nascosta all\u2019uomo la verit\u00e0.<\/span><\/p>\n

C\u2019\u00e8 un particolare che va sottolineato. Non fu proprio con Paolo VI che queste persone trovarono spazio nella Chiesa, ma con l\u2019elezione di Giovanni XXIII. Fu proprio il Papa \u201cbuono\u201d, infatti, a riabilitare il gruppo che bene o male Pio XII riusc\u00ec a tenere a freno e a dare la porpora cardinalizia a Montini che Pio XII non ritenne opportuno dare. Giovanni XXIII fu il vero artefice del rinnovamento e della riforma nella Chiesa: fu lui a riabilitare de Lubac nel 1958 e fu sempre lui a volerlo, nel 1960, quale consulente teologo per la preparazione del Concilio. Ci\u00f2 che non viene mai spiegato, per\u00f2, \u00e8 se de Lubac abbia accettato l\u2019enciclica di Pio XII Humani Generis, nella quale il pontefice condannava le sue teorie pur senza mai nominarlo. Dal momento della sua riabilitazione, diventa il teologo vivente pi\u00f9 ascoltato, gli sar\u00e0 facile avere anche gli altri del gruppo al suo seguito e, nel 1983, Giovanni Paolo II lo nominer\u00e0 cardinale. Tutto sommato, a de Lubac si attribuisce la massima espressione della Nouvelle Theologie e di aver inciso pi\u00f9 d\u2019altri nel Concilio: di fatto, per\u00f2, de Lubac non fu affatto il \u201cpeggiore\u201d, tanto \u00e8 vero che \u2013 come abbiamo detto \u2013 persino lui finir\u00e0 per dissociarsi dalle teorie del domenicano Schillebeeckx, arrivando a ringraziare Giovanni Paolo II \u201cper aver compreso le sue interpretazioni teologiche\u201d e per averle trovate \u201cequilibrate anche se provocatorie\u201d.<\/span><\/p>\n

Dunque, il Papa, di recente beatificato, era d\u2019accordo con la teologia di de Lubac? Sembrerebbe di si. In fondo \u00e8 de Lubac stesso che affermer\u00e0 che \u201cun umanesimo esclusivista \u00e8 un umanesimo disumano perch\u00e9 pretende di essere umano senza l\u2019incarnazione di Dio\u201d, un concetto che riprender\u00e0 sovente Ratzinger per parlare del vero umanesimo di oggi e delle sue false interpretazioni e derive.\u00a0Eppure tutto questo ci appare incomprensibile perch\u00e9, come ha spiegato de Lubac stesso, egli prese le distanze dalla teologia di san Tommaso d\u2019Aquino quando, contemporaneamente ai fatti che abbiamo letto \u2013 e paradossalmente, aggiungo \u2013 sia Paolo VI che Giovanni Paolo II difendevano ad oltranza la teologia dell\u2019Aquinate, definendola \u00abil parametro verso il quale ogni moderna teologia doveva ritrovarsi\u00bb.<\/span><\/p>\n

Possiamo pensare ad un de Lubac strumentalizzato? Forse s\u00ec. Se, per esempio, prendiamo questa sua frase: \u201cNon \u00e8 vero che l\u2019uomo, come sembra talvolta si dica, non possa organizzare il mondo terreno senza Dio. \u00c8 vero per\u00f2 che, senza Dio, non pu\u00f2 alla fin dei conti che organizzarlo contro l\u2019uomo\u201d, e ne estrapoliamo solo la prima parte troviamo l\u2019eresia; se la lasciamo integrale troviamo una \u201covvia\u201d verit\u00e0! Ma per dire delle \u201covvie\u201d verit\u00e0 era proprio necessario inventarsi una Nouvelle Theologie?<\/span><\/p>\n

DIO CONFONDE I SAPIENTI O I \u201cSAPIENTI\u201d CONFONDONO DIO?<\/span><\/strong><\/p>\n

Non v\u2019\u00e8 neppure dubbio che le universit\u00e0 cattoliche e i seminari, dove questi teologi andavano per la maggiore, fino agli anni \u201980 e anche dopo, si ridurranno nel luogo deputato dell\u2019opinione, della confusione, dell\u2019apostasia vera e propria. Dove tutto era smarrito: l\u2019ecclesiologia, la teologia, il concetto di peccato, il senso della natura dei sacramenti e Dio stesso, il Dio cattolico. Ne rimase solo cenere e fumo. Spesso questi teologi saranno loro in persona a gettare, dalle loro cattedre, benzina sul fuoco, rivendicando teologie ormai palesemente post-cristiane, ribelli.<\/span><\/p>\n

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\"Giovanni<\/a><\/span><\/p>\n

Giovanni XXIII. Annunci\u00f2 il concilio nel dicembre del 1959.<\/span><\/em><\/p>\n<\/div>\n

Eppure in tutti questi casi che dilagarono (prima sui giornali, nelle librerie e poi direttamente sulle cattedre e dai pulpiti) di deviazionismo, Roma sembr\u00f2 voler rinunciare a punire. Salvo il caso eclatante di Kung. Come non servisse pi\u00f9 a niente rivendicare anche canonicamente i diritti della verit\u00e0. Perch\u00e9 Roma finito il Concilio rinunci\u00f2 a punire? Perch\u00e9 lasci\u00f2 queste persone alle loro cattedre a propalare eresie e non le rimosse? Forse condivideva? Forse riteneva fosse inarrestabile questo movimento?<\/span><\/p>\n

Quanto abbiamo detto in precedenza, ci porta a fare questa riflessione: che necessit\u00e0 avevamo di complicare la dottrina della Chiesa quando, prima, era pi\u00f9 facilmente comprensibile, seminava a pieno ritmo e sfornava fiumi di santi, vocazioni, conversioni e saggi maestri? Se penso, tanto per fare un esempio, alla conversione dell\u2019ebreo Ratisbonne per mezzo di Maria Santissima e alla storia di una medaglia prodigiosa con la teologia bellissima e pura dell\u2019Immacolata Concezione, mi viene in mente una fragrante cascata in mezzo ad un magnifico e sereno paesaggio collinare dove una semplice ragazzina di nome Bernardette diventer\u00e0 la pi\u00f9 grande \u201cteologa\u201d della Vergine, senza per nulla stravolgere il percorso della Chiesa; se penso invece ai frutti di certe moderne teologie e alle loro complicazioni nelle disamine dottrinali, mi vengono in mente un uragano o un fiume che rompe gli argini portando morte e devastazione, il cielo grigio e i vortici delle trombe d\u2019aria a spazzare via tutto ci\u00f2 che fino ad oggi era stato faticosamente costruito. Quante conversioni sono scaturite dai loro ragionamenti e quanta apostasia, invece, hanno prodotto?<\/span><\/p>\n

Un\u2019altro esempio? La bellissima storia della Madonna delle Tre Fontane, a Roma, detta anche Madonna della Rivelazione nel cui messaggio, riconosciuto da Pio XII e dal Vicariato di Roma, c\u2019\u00e8 una sublime dottrina sulla Trinit\u00e0 Santissima, che converte senza troppi giri di parole il protestante Bruno Cornacchiola, la cui moglie, cattolica e con tre figli, passava il tempo a perdonare il marito e a fare i Primi Venerd\u00ec del mese al Cuore di Ges\u00f9 come atto riparatore ma anche per chiedere la conversione del marito. E cos\u00ec avvenne perch\u00e9 le promesse di Ges\u00f9 sono fedeli! E, ancora, nelle verdi praterie del Portogallo, a Fatima, dove tre bambini di 8, 9 e 10 anni, ricevono le confidenze della Vergine del Rosario, vedono l\u2019Inferno \u2013 che questi teologi modernisti spesso rinnegano o che ritengono, a loro giudizio, vuoto \u2013 ricevono dalla Madre di Dio drammatiche profezie sulle sorti della Chiesa e sono \u201ccustodi\u201d di una promessa: se vogliono andare in Paradiso e piacere a Ges\u00f9, devono pregare e fare sacrifici. Dice loro Maria: \u00abPregate incessantemente per le anime dei peccatori, perch\u00e9 non c\u2019\u00e8 nessuno che preghi per loro, e molte di queste vanno all\u2019inferno\u00bb<\/span><\/p>\n

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\"Paolo<\/a><\/span><\/p>\n

Paolo VI. Chiuse il concilio nel dicembre del 1965.<\/em><\/span><\/p>\n<\/div>\n

Con l\u2019arrivo di certi teologi, invece, tutto \u00e8 stato rimesso in discussione. Negato financo, con aria di sufficienza, per giunta.<\/span><\/p>\n

Ma la fede non era dei semplici? Quanti del piccolo gregge\u201d passano davvero il tempo a leggere questi teologi? Il fatto \u00e8 che questa ci sembra una guerra fra titani, fra i grandi del sapere del nostro tempo, e, quando questi si scontrano, a rimetterci poi sono sempre i piccoli.<\/span><\/p>\n

E\u2019 evidente che con il Concilio Vaticano II si \u00e8 data la cattedra anche al suo pensiero opposto. Laddove bastava dire: \u201cO Maria concepita senza peccato originale, pregate per noi, che ricorriamo a Voi\u201d, si \u00e8 andato a complicare tutto, con una tolleranza, spesse volte inaudita, da parte di certi pastori che non hanno trovato ostacoli nella Chiesa. Una tolleranza esasperata che ha raggiunto lo scopo di far desistere il fedele dalla sua piet\u00e0, e, anzich\u00e9 tranquillizzarlo con queste giaculatorie e con le pratiche devozionali, non ha fatto altro che smantellare, con delle pastorali complesse perch\u00e9 infarcite dei vani ragionamenti di questi teologi modernisti, l\u2019autentica fede del credente.<\/span><\/p>\n

Abbiamo le prove di tutto questo e sono l\u2019insistenza sia di Giovanni Paolo II quanto maggiormente oggi di Benedetto XVI per un ritorno alla semplicit\u00e0 della fede attraverso l\u2019adorazione eucaristica, il ritorno al sacro, la riforma della liturgia, la pratica del santo rosario. Un\u2019insistenza che ci fa ritornare in mente il sogno \u201cdelle sue colonne\u201d di san Giovanni Bosco.<\/span><\/p>\n

\u201c\u00c8 NECESSARIO CHE GLI SCANDALI AVVENGANO\u201d. MA GUAI A CHI D\u00c0 SCANDALO<\/span><\/strong><\/p>\n

Il paradosso o, se volete, la contraddizione che viviamo \u00e8 che in realt\u00e0 dallo stesso Giovanni XXIII in poi, nessun Papa voleva questa deriva, ma ognuno di loro ha messo del suo, abbassando di fatto la guardia, perch\u00e9 alla fine avvenisse. Di fronte a queste incomprensioni, non possiamo far altro che tirare in causa Nostro Signore e pensare, ragionevolmente, che Egli stesso abbia permesso questi fatti per cause a noi ignote e che forse risultano chiarissime all\u2019interno del Suo progetto. Rammentiamo infatti il monito di Ges\u00f9: \u201cE\u2019 necessario che gli scandali avvengano\u201d (mentre fulmina coloro che scandalizzano).<\/span><\/p>\n

Gli scandali all\u2019interno della Chiesa sono nati con la Chiesa stessa, come maturano insieme grano e gramigna, come esistono servi giusti e servi infingardi, come crescono senapi rigogliosi e fichi sterili. I Vangeli non nascondono l\u2019uomo all\u2019uomo, anzi, preannunciano un cammino tortuoso e difficile, per nulla agevolato dall\u2019appartenere alla Chiesa.<\/span><\/p>\n

E questa Santa Chiesa non ha mai conosciuto isole di tranquillit\u00e0 nel suo navigare sulle correnti della storia. Anzi, spesso i venti contrari sono stati pi\u00f9 numerosi di quelli favorevoli. Tuttavia, questa Chiesa continua ostinata per la sua strada, rispondendo al mandato di Cristo.<\/span><\/p>\n

Il problema \u00e8 che ogni epoca pone in risalto le sue debolezze. Un tempo, la pi\u00f9 grande tentazione per i prelati era il potere; poi vennero i soldi e, col Rinascimento, anche la lussuria fece capolino. Comunque, in ogni epoca si saranno consumati, magari a percentuali variabili, i grandi peccati capitali, ora uno, ora l\u2019altro: nulla di nuovo sotto il sole. Oggi assistiamo ad un ritorno della superbia e della presunzione di saperne pi\u00f9 di Dio, pi\u00f9 della Tradizione della Chiesa, in tema di teologia.<\/span><\/p>\n

Ha ragione Rino Cammilleri nel voler vedere, nel peccato di turno, la tentazione di turno.<\/span><\/p>\n

La tentazione coglie l\u2019essere umano l\u00e0 dove le sue difese sono pi\u00f9 deboli, le sue mura presentano qualche crepa, la preghiera vigile cede al sonno il suo sguardo verso il fine. Oggi la maggior tentazione \u00e8 il sapere, la conoscenza, o peggio, la scienza, senza minimamente riflettere sulla autentica \u201cconoscenza dell\u2019uomo stesso\u201d con lo sguardo di Dio, specialmente attraverso i santi che ne furono i confidenti. Si pretende di avanzare con la propria e sola ragione condendola, ogni tanto, di un pizzico di fede giusto per darle quel sapore che possa far riconoscere tale ragione come legittima all\u2019interno della Chiesa. Chi d\u00e0, dunque, scandalo, commette un attentato verso il prossimo, commette un atto ingiusto verso i \u201csemplici e i puri di cuore\u201d, verso i piccoli, per i quale se l\u2019Amore di Dio opera per metterli a riparo, \u00e8 anche vero che la Sua giustizia condanner\u00e0 a suo tempo l\u2019empiet\u00e0.<\/span><\/p>\n

Noi, veri piccoli, non abbiamo risposte a queste domande, noi che viviamo di devozioni come il Santo Rosario quotidiano o come gli appuntamenti dei Primi Sabati e Venerd\u00ec del mese per trovare nei Cuori di Ges\u00f9 e Maria quella vera Pace che altrove non troviamo. Non sappiamo neppure come siamo finiti a dover discutere di eventi pi\u00f9 grandi di noi ma che, senza alcun dubbio, sono eventi che non avrebbero dovuto farci sentire cos\u00ec distanti dalla Chiesa, eventi che hanno prodotto l\u2019apostasia. Teologi senza scrupoli che tentando di razionalizzare il nostro umanesimo hanno finito per non farci pi\u00f9 credere in Cristo; teologi modernisti come Rahner (ancora oggi insegnato nei seminari), che invece di essere allontanati da noi sono stati premiati e promossi senza per\u00f2 spiegarci come questo sia stato possibile. Teologi le cui dottrine continuano ad annacquare la purezza di quella fede dei santi che tanto seppero fare per guadagnare anime al Divino Crocefisso tanto da farci domandare oggi: ma questi teologi, quante anime hanno portato alla salvezza? O forse dovremmo chiederci: quante anime a causa delle loro speculazioni teologiche si sono rovinate dannandosi?<\/span><\/p>\n

C\u2019\u00e8 una promessa di Ges\u00f9 che ci consola: \u201cPadrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perch\u00e9 non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l\u2019una e l\u2019altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dir\u00f2 ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio.\u201d (Mt 13, 27)<\/span><\/p>\n

Dunque sembra quasi fatale e inspiegabile quanto abbiamo visto. Ma non agli occhi del Signore, che gi\u00e0 tutto aveva \u201cvisto\u201d in anticipo. E, infatti, proprio quando ormai questi fenomeni, raggiunto l\u2019acme negli anni \u201980, volgevano verso un\u2019agonia oscena ma inevitabile, che per\u00f2 trascinava nell\u2019agonia anche un intero sistema e tutte le istituzioni accademiche cattoliche, proprio allora, invece che essere puniti o almeno rimossi dalla memoria, questi teologi (si pensi a de Lubac, Congar, von Balthasar, e anni prima Danielou ecc.) furono in massa elevati da Giovanni Paolo II alla porpora. Perch\u00e9? Che senso aveva? Per cosa li premiava? Forse sta proprio nella parole della parabola sopra citata, il senso.<\/span><\/p>\n

Attenzione a quanto abbiamo detto fino a qui, ora \u00e8 necessario terminare con alcuni basilari chiarimenti che potranno aiutarci a trovare le risposte a queste difficili domande.<\/span><\/p>\n

E\u2019 fondamentale per noi oggi non rischiare una totale chiusura nei confronti del Concilio stesso, nelle sue intenzioni originali, anche a favore di quella apertura che non mise affatto in pericolo la Verit\u00e0, le dottrine e i dogmi. Sarebbe infatti assurdo pensare o affermare che la Verit\u00e0 stessa (con la V maiuscola) possa essere uccisa dagli uomini e con i loro ragionamenti. Senza dubbio, chi attenta alla Verit\u00e0 stessa, la perde, ma non pu\u00f2 mai eliminarla. San Paolo stesso, mentre ci mette in guardia dalle false dottrine, avverte i fedeli di \u201cconservare ci\u00f2 che \u00e8 buono, di non gettare via tutto, perch\u00e9 ci\u00f2 che \u00e8 buono viene da Dio\u201c: \u00e8 il famoso discernimento di cateriniana memoria. Si tratta di trovare quel corretto equilibrio che non elimina la ragione stessa, n\u00e9 impedisce alla Chiesa il suo proprio legittimo progresso, anche dottrinale. La Verit\u00e0 stessa infatti, arricchisce chi l\u2019accoglie, ma a sua volta si incrementa per sbriciolare nel tempo l\u2019intera comprensione delle Scritture (\u201cquanto ora io vi dico, lo capire a poco a poco\u201d, disse il Signore), fino al ritorno glorioso di Cristo, come indica il versetto: \u201cPer questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli \u00e8 simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche\u201d (Mt 13, 52). Quando una teologia \u00e8 ben fatta e non rigetta la Verit\u00e0 gi\u00e0 acquisita, il concetto di nuovo non \u00e8 affatto illegittimo o illecito: al contrario, diventa una continuit\u00e0 nella Verit\u00e0 e, basandosi sulla Tradizione, l\u2019arricchisce rendendola viva in ogni tempo.<\/span><\/p>\n

Quando diciamo progressisti, dunque, occorre fare attenzione, invece, a chi ha a cuore l\u2019autentico progresso della Chiesa insito anche e soprattutto nella nuova comprensione del Vangelo all\u2019interno di problematiche tipiche del proprio tempo: ai suoi tempi san Tommaso fu definito un innovatore, bocciato come eretico dal vescovo francese. L\u2019Aquinate aveva incomprensioni anche con san Bonaventura e non \u00e8 un segreto che tra francescani e domenicani c\u2019\u00e8 sempre stata una chiara distinzione nell\u2019innovazione stessa. Viviamo in un tempo in cui i termini si sprecano e spesso vengono usati senza rifletterci troppo, rischiando di usarli come etichette o come slogan che invece di aiutare alla comprensione, finiscono per confondere ulteriormente i fedeli.<\/span><\/p>\n

Diverso \u00e8 quando parliamo di modernisti: non sono la stessa cosa dei progressisti come si tende a far credere e la condanna di questa ideologia \u00e8 incisa a chiare lettere nell\u2019Enciclica di san Pio X, Pascendi Dominicis Gregis, con il suo Giuramento antimodernista e, a seguire, la condanna della sua \u201cNouvelle Theologiae\u201d denunciata da Pio XII nella Humani Generis.<\/span><\/p>\n

Nel gruppo di coloro che furono a favore di questo progresso troviamo di fatto tutti i pontefici, specialmente a partire dal beato Pio IX, Leone XIII con la Rerum Novarum, in particolare, oggi, Giovanni Paolo II e lo stesso Ratzinger, i quali si batterono, e si batte oggi Benedetto XVI, perch\u00e9 tale \u201cprogresso\u201d non si trasformasse piuttosto in progressismo o in modernismo mascherato da progresso. Questo infatti, signific\u00f2 quella rottura con la Tradizione, sfruttando le porte aperte del Concilio, mentre in tutti i documenti troviamo chiara la condanna ad ogni forma di modernismo che si voleva far infiltrare nel concetto di nuovo.<\/span><\/p>\n

In tal senso, si pu\u00f2 comprendere la posizione favorevole dei pontefici nei confronti di alcuni teologi come de Lubac, Congar, von Balthasar, Danielou e lo stesso allora giovane Ratzinger, il quale sar\u00e0 invece un punto di riferimento importante per valutare fino a che punto avrebbe dovuto e potuto spingersi la \u201cNova Theologia\u201d e non la \u201cNouvelle Theologie\u201d. Basta leggere le catechesi, i discorsi, le stesse encicliche di Benedetto XVI per comprendere non solo queste differenze, ma il concetto stesso dell\u2019ermeneutica della continuit\u00e0.<\/span><\/p>\n

CHE IL PROGRESSO NON SIA MUTAMENTO<\/span><\/strong><\/p>\n

Un modernista \u00e8, per esempio, Karl Rahner oppure il domenicano Schillebeeckx o Hans Kung, i quali pretendono di trasformare il Vangelo a seconda delle necessit\u00e0 della modernit\u00e0, a seconda delle mode del momento (lo stesso vuole anche la Teologia della Liberazione).<\/span><\/p>\n

Un progressista se inteso correttamente come a favore del progresso, si muove secondo i parametri estesi da san Vincenzo Linirense che diceva:<\/span><\/p>\n

\u201cDir\u00e0 forse qualcuno: non si d\u00e0, dunque, progresso alcuno della religione nella Chiesa di Cristo? Altroch\u00e9 se si d\u00e0, e grandissimo! Chi vorr\u00e0 essere tanto ostile agli uomini e tanto odioso a Dio da tentare di impedire un simile progresso? Per\u00f2 avvenga in modo tale da esser veramente un progresso della fede e non un\u2019alterazione. Progredire, infatti, significa che una cosa si amplifica rimanendo se stessa; mutamento, invece, significa che una cosa passa a diventare un\u2019altra cosa. \u00c8 necessario, dunque, che crescano \u2014 e crescano molto gagliardamente \u2014 col passare delle generazioni e dei tempi l\u2019intelligenza e la scienza e la sapienza della fede sia nel singolo sia presso la comunit\u00e0, sia in ciascun cristiano sia in tutta la Chiesa: per\u00f2 la crescita della fede avvenga soltanto ferma restando la sua propria natura, cio\u00e8 entro l\u2019ambito dello stesso dogma, nel medesimo significato e nella medesima sentenza \u2014 in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia\u201d (Commonitorium,23 -PL50,667).<\/span><\/p>\n

Un vero progressista, dunque, \u00e8 colui che progredisce ma senza mutare la dottrina. Chi modifica le dottrine, invece, non \u00e8 un progressista, ossia a favore del progresso, ma \u00e8 un modernista che si finge progressista, la cui ideologia rimane condannata dalla Chiesa senza mezze misure.<\/span><\/p>\n

IL GUAIO \u00c8 CHE I MODERNISTI E NON I PROGRESSISTI SI IMPADRONIRONO DEL CONCILIO<\/span><\/strong><\/p>\n

In sostanza il vero danno sta nella confusione fra coloro che sono per il progresso autentico della Chiesa \u2013 e che vengono chiamati erroneamente progressisti \u2013 e i modernisti, vera piaga della Chiesa. Senza dubbio l\u2019ultimo Concilio port\u00f2 con s\u00e9 questo legittimo progresso che, strumentalizzato da modernisti senza scrupoli, ha dato origine all\u2019uso di termini altrettanto strumentalizzati. Il Concilio fu progresso e non progressismo; il Concilio si apr\u00ec alle tematiche del mondo moderno, ma non era modernista!<\/span><\/p>\n

In tal senso \u00e8 doveroso fare discernimento sui teologi che vi parteciparono e comprendere cos\u00ec perch\u00e9 alcuni di questi furono protetti dalla Chiesa, furono appunto premiati. Lo stesso Ratzinger dice: \u201cSempre pi\u00f9 cresceva l\u2019impressione che nella Chiesa non ci fosse nulla di stabile, che tutto pu\u00f2 essere oggetto di revisione. Sempre pi\u00f9 il Concilio pareva assomigliare a un grosso parlamento ecclesiastico, che poteva cambiare tutto e rivoluzionare ogni cosa a modo proprio. Evidentissima era la crescita del risentimento nei confronti di Roma e della Curia, che apparivano come il vero nemico di ogni novit\u00e0 e progresso. Le discussioni conciliari venivano sempre pi\u00f9 presentate secondo lo schema partitico tipico del parlamentarismo moderno [\u2026].<\/span><\/p>\n

Per i credenti si trattava di un fenomeno strano: a Roma i loro vescovi parevano mostrare un volto diverso da quello di casa loro. Dei pastori che fino a quel momento erano ritenuti rigidamente conservatori apparvero improvvisamente come i portavoce del progressismo \u2013 ma era farina del loro sacco?\u201d (Card. J. Ratzinger, La mia vita. pp. 97-99.). Non abbiamo risposte alle mille domande che ci siamo posti e che continuano a sorgere. Abbiamo, per\u00f2, un segno tangibile della Verit\u00e0 della Chiesa: Ratzinger \u00e8 divenuto Pontefice!<\/span><\/p>\n

Teologi del suo spessore e spesso etichettati erroneamente, con fare dispregiativo e confuso, come progressisti dai modernisti, sono invece a favore del legittimo progresso della Chiesa, favorevoli ad una comprensione sempre pi\u00f9 nuova del Vangelo, attenti a quell\u2019autentico Spirito Santo che \u201cfa nuove tutte le cose\u201d. Un concetto di nuovo che Benedetto XVI ha spiegato bene nel creare il nuovo Dicastero dedicato alla nuova evangelizzazione: seppur questo termine nuovo lo riscontriamo in ogni pastorale e in ogni documento ufficiale, non significa sempre un fatto negativo. Il Papa spiega nel MP Ubicumque et semper:<\/span><\/p>\n

\u201cLa diversit\u00e0 delle situazioni esige un attento discernimento; parlare di nuova evangelizzazione non significa, infatti, dover elaborare un\u2019unica formula uguale per tutte le circostanze. E, tuttavia, non \u00e8 difficile scorgere come ci\u00f2 di cui hanno bisogno tutte le Chiese che vivono in territori tradizionalmente cristiani sia un rinnovato slancio missionario, espressione di una nuova generosa apertura al dono della Grazia. Infatti, non possiamo dimenticare che il primo compito sar\u00e0 sempre quello di rendersi docili all\u2019opera gratuita dello Spirito del Risorto, che accompagna quanti sono portatori del Vangelo e apre il cuore di coloro che ascoltano. Per proclamare in modo fecondo la Parola del Vangelo, \u00e8 richiesto anzitutto che si faccia profonda esperienza di Dio\u201d.<\/span><\/p>\n

Dalle stesse parole del Papa, ecco le priorit\u00e0 di questa evangelizzazione:<\/span><\/p>\n

\u201c\u2026promuovere e favorire, in stretta collaborazione con le Conferenze Episcopali interessate, che potranno avere un organismo ad hoc, lo studio, la diffusione e l\u2019attuazione del Magistero pontificio relativo alle tematiche connesse con la nuova evangelizzazione\u201d.<\/span><\/p>\n

Insomma, a certe domande non si pu\u00f2 rispondere con un s\u00ec o con un no, con una condanna o con una promozione: la situazione assai complessa necessita di sano discernimento e di immensa prudenza, senza, spregiudicatamente, dover rigettare tutto. Dare delle specifiche risposte sarebbe presuntuoso da parte nostra, ma ci auguriamo di aver dato del materiale per riflettere, materiale attraverso il quale ognuno potr\u00e0 trovare la risposta che cerca, non una risposta qualsiasi o risposte sincretiste questo no! Piuttosto delle risposte che possano aiutarci ad alimentare in noi la fede nella Chiesa sulla quale le parole del Cristo, Sommo Pontefice, sono la garanzia che le \u201cporte degli inferi non prevarranno\u201d; fiducia nei Vicari di Cristo che legittimamente si sono succeduti in tutti i duemila anni di storia ecclesiale, specialmente in Benedetto XVI che, senza esagerare, possiamo definire il pi\u00f9 grande \u201cDottore della Chiesa\u201d del nostro tempo!<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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