{"id":888,"date":"2022-01-30T21:39:38","date_gmt":"2022-01-30T20:39:38","guid":{"rendered":"https_3A//arcangelosanmichele.altervista.org/@p=888"},"modified":"2022-03-30T22:03:07","modified_gmt":"2022-03-30T20:03:07","slug":"come-i-nuovi-teologi-simpadronirono-del-vaticano-ii","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/arcangelosanmichele.altervista.org\/come-i-nuovi-teologi-simpadronirono-del-vaticano-ii\/","title":{"rendered":"Come i \u201cnuovi teologi\u201d s\u2019impadronirono del Vaticano II"},"content":{"rendered":"
Fonte cooperatores-veritatis.org 24\/10\/2011<\/p>\n
E la Chiesa cadde in mano agli intellettuali<\/strong><\/span><\/em><\/p>\n Teologi e pre-Concilio. Teologi e Concilio. Teologi e post-Concilio.\u00a0Un breve tentativo di analisi<\/em><\/strong><\/span><\/p>\n \u00a0<\/em><\/span><\/p>\n COS\u00cc NASCE L\u2019APOLOGETICA. UN PO\u2019 DI STORIA<\/span><\/strong><\/p>\n Prima di avventurarci nei particolari del nostro tempo, \u00e8 fondamentale chiarire che cosa si intende per \u201cNouvelle Theologie\u201d (nuova teologia). Una Teologia che si rispetti, infatti, non nasce dal giorno alla notte, ma segue uno sviluppo continuo che poi, a seconda di una pi\u00f9 o meno fedele ortodossia, la Chiesa valuter\u00e0 come attendibile oppure come erronea, quando non proprio eretica. Ricordiamoci che i teologi, seppur non tutti ortodossi e pochi dottori o canonizzati, sono sempre stati considerati i detentori della sapienza a seconda dei carismi \u201cdati ad ognuno\u201d, come spiega san Paolo, e che, a modo loro, hanno comunque aiutato la Chiesa nelle sue riforme storiche.<\/span><\/p>\n L\u2019Aquinate \u00e8 il teologo della Chiesa.<\/em><\/span><\/p>\n<\/div>\n Faremo qui esclusivamente una breve, ma necessaria, ricostruzione storica. Il primo grande teologo che tutta la Chiesa contempla e mantiene come fondamento \u00e8 san Paolo, per via delle lettere canoniche entrate nel Nuovo Testamento, quale materiale pi\u00f9 antico e completo che abbiamo. Da qui si sviluppa la teologia della Chiesa in campo dottrinale, etico e morale: basti ricordare, come esempio, il primo Concilio di Gerusalemme a cui si accenna nel capitolo 15 degli Atti.<\/span><\/p>\n Nei tempi della \u201cpatristica\u201d, si avr\u00e0 uno sviluppo molto controllato della teologia a causa delle tante eresie che continuamente nascevano: severit\u00e0 soprattutto verso il giudaismo per una corretta comprensione della fondamentale necessit\u00e0 della conversione, senza la quale non vi pu\u00f2 essere alcuna comunione; severit\u00e0 anche verso l\u2019espansione del paganesimo, cos\u00ec come contro lo gnosticismo che pretendeva un cristianesimo mitologico e dualista. Da questo scaturisce, fin dal I secolo, la cosiddetta apologetica che non \u00e8 altro che l\u2019eloquenza in difesa della dottrina cristiana.<\/span><\/p>\n Non tratteremo qui di Origene e di altri scrittori ecclesiastici, spesso usati in modo distorto e contro la dottrina cattolica. Ci preme avanzare nel tempo per sottolineare come tutto questo fosse in comune, ed univa la chiesa cattolica da Oriente, la cui diversit\u00e0 si esprimeva nel rito greco, ad Occidente, la cui diversit\u00e0 si evidenziava nel rito latino. Con la fioritura dei monasteri e il conseguente avvicinamento agli studi dei monaci, la teologia compir\u00e0 ulteriori sviluppi nella sua specifica caratteristica: \u201ccontemplatio, meditatio, ruminatio\u201d della Sacra Scrittura attraverso gli scritti dei Padri e delle loro interpretazioni approvate dalla Chiesa. In questa nuova teologia, che non vuol dire inventata, ma si riferisce ad un nuovo modo di fare teologia, i monaci introducono le allegorie, figure retoriche in cui ad un\u2019immagine corrisponde un concetto e a questa immagine viene data l\u2019interpretazione necessaria alla sua comprensione, perseguendo costantemente l\u2019ortodossia di tutta la Chiesa, arricchendola.<\/span><\/p>\n Con sant\u2019Agostino, san Bernardo da Chiaravalle e con Ugo da san Vittore (tanto per citarne alcuni), agli inizi del XII secolo abbiamo una nuova aggiunta al modo di fare teologia. Senza mai distaccarsi da quella apologetica iniziale e da quanto la Chiesa aveva maturato fino a questo periodo, questi teologi inseriscono all\u2019interno della teologia non pi\u00f9 soltanto la Sacra Scrittura, bens\u00ec anche tutto il supporto della tradizione orale e di conseguenza anche la cosiddetta \u201ccritica storica\u201d.<\/span><\/p>\n Nascono le \u201cscuole theologiche\u201d, con la famosa \u201cScolastica\u201d, che vedr\u00e0 impegnati gli Ordini \u201cMendicanti\u201d in nuovi approfondimenti teologici validi per affrontare con innovative predicazioni il proprio tempo, affranto da nuove forme di eresie come quella dei catari-albigesi, del protestantesimo ed altre. Notare come il termine \u201cnuovo\u201d si affaccer\u00e0 in ogni epoca della Chiesa\u2026<\/span><\/p>\n Con san Tommaso d\u2019Aquino, infatti, nel XIII secolo si vedr\u00e0 un ulteriore e sostanzialmente definitivo sviluppo in questo senso della \u201cSacra Doctrina\u201d, nella quale la dimensione del senso del sacro irrompe nella teologia dandole quell\u2019impronta fino a noi pervenuta. Impronta che sar\u00e0 rimessa in discussione dalla cosiddetta \u201cNouvelle Theologie\u201d che si affaccia nel Novecento per poi esplodere prepotentemente sfruttando il Concilio Vaticano II. Tutto questo, naturalmente, merita un approfondimento che ogni lettore potr\u00e0 compiere per arricchirsi ulteriormente.<\/span><\/p>\n E SOTTO IL TRONO DI PIO XII COVAVANO I MODERNISTI SPERANDO NELLA SUA MORTE<\/span><\/strong><\/p>\n Negli anni del Concilio Vaticano II balzano agli onori delle cronache i pi\u00f9 fulgidi esponenti della \u201cNouvelle Theologie\u201d (e non solo), teologi francesi, tedeschi, svizzeri in genere. Il Concilio in un certo senso diventa \u201cloro\u201d (o cos\u00ec pensano). In altri concili, cos\u00ec come accadde per altre riforme liturgiche, l\u2019opera di approfondimento e attualizzazione del dogma cattolico \u00e8 sempre stata ad opera dei santi pi\u00f9 che dei teologi.<\/span><\/p>\n Perch\u00e8 questa improvvisa importanza degli intellettuali?<\/span><\/p>\n La \u201cNuova Theologia\u201d, come concetto, non nasce con il Concilio Vaticano II. A fare i pignoli essa comincia a svilupparsi, come concetto moderno, con il Protestantesimo liberale e la sua devastante Sola Scriptura<\/em>. Con l\u2019Illuminismo (con tutti gli \u201cismi\u201d raggruppati fino ad oggi), poi, trover\u00e0 un terreno fertile che esploder\u00e0 nei primi del Novecento tanto da far intervenire il pontefice san Pio X che, con autentico spirito profetico, condanner\u00e0 quel concetto di modernismo. Del progressismo ci occuperemo invece pi\u00f9 avanti perch\u00e9 i due termini non vanno affatto confusi. La crisi di questa insistente teologia modernista metter\u00e0 a dura prova anche il venerabile Pio XII, che porr\u00e0 un freno al suo espansionismo con l\u2019enciclica Humani Generis<\/em>, ma pi\u00f9 che un freno questa sar\u00e0 solo un tamponamento. Tuttavia distingueremo pi\u00f9 avanti anche la liceit\u00e0 di questa \u201cnuova teologia\u201d dall\u2019errata strumentalizzazione scaturita dalla lotta fra cattolici conservatori e modernisti\u2026<\/span><\/p>\n Alla morte di Pio XII, nel 1958, si present\u00f2 un grande dilemma nella Chiesa.<\/span><\/p>\n Da una parte il lungo pontificato di Pacelli era stato segnato dal prestigio indiscutibile di un papa che, pi\u00f9 passavano gli anni, pi\u00f9 concentrava potere nelle sue mani, anche perch\u00e9 era cosciente delle tensioni che crescevano all\u2019interno del mondo cattolico e che Pacelli sapeva fronteggiare: aspetto, questo, che davvero non piaceva ai modernisti.<\/span><\/p>\n Dall\u2019altra parte, la Seconda Guerra Mondiale, con i suoi totalitarismi ed orrori, aveva aperto il dilemma non soltanto su nuove possibili distruzioni a livello planetario, ma soprattutto sulla necessit\u00e0 di un dialogo pi\u00f9 aperto verso un mondo che voleva scardinare i valori tradizionali e perfino Dio.<\/span><\/p>\n In questo scenario, si rafforzarono alcuni quadri all\u2019interno della Chiesa che credevano pi\u00f9 importante aprirsi al dialogo con il mondo, sacrificando la parte magisteriale, dogmatica e dottrinale della Chiesa (i modernisti), mentre si fecero pi\u00f9 pressanti quei gruppi definiti poi conservatori, che ritenevano pi\u00f9 importante invece mantenere ad ogni costo la purezza del dogma e della morale cattolica, nonostante il pericolo di naufragare, lasciando annegare ci\u00f2 che si sarebbe potuto invece salvare. In questi quadri si formarono anche gruppi pi\u00f9 moderati che, fedeli al Pontefice ed alla Tradizione della Chiesa, sentivano tuttavia la necessit\u00e0 di sostenere un equilibrato progresso interno alla Chiesa e saranno loro, effettivamente, ad essere quell\u2019ago della bilancia ma anche quel fermento che, sostenendo i conservatori ma lasciandosi fuorviare anche dalle iniziative tentatrici dei modernisti, contribuiranno non poco a portare la Chiesa verso un vistoso sbandamento che avr\u00e0 il suo apice negli anni Settanta.<\/span><\/p>\n Nascono cos\u00ec, negli anni Quaranta e Cinquanta, dei movimenti come quello della Nouvelle Th\u00e9ologie e dei preti operai che mantennero prima una posizione d\u2019avanguardia, tanto da essere tollerati dalla Chiesa, salvo poi, quando furono oggetto di condanna papale, agire pi\u00f9 cautamente per poter muoversi efficacemente, cominciando ad infiltrarsi nelle file di coloro che, fedeli ad un corretto e legittimo progresso della Chiesa, diedero sfogo a ci\u00f2 che venne poi definito progressismo.<\/span><\/p>\n Non \u00e8 un segreto di oggi che molti all\u2019epoca desideravano la morte di Pio XII, considerato il maggior ostacolo alla vera riforma della Chiesa. E non si pu\u00f2 negare l\u2019importante ruolo svolto dal cardinale Ottaviani, che si rivel\u00f2 essere un vero e provvidenziale \u201cangelo custode\u201d per il Pontefice ma anche per la conservazione dottrinale della Chiesa contro la deriva \u201cprogressista e modernista\u201d, due correnti che non sono affatto, come dicevamo, la stessa cosa per quanto le si voglia assimilare.<\/span><\/p>\n Aderirono alle idee della Nouvelle Th\u00e9ologi<\/em>e teologi come Pierre Teilhard de Chardin, i domenicani Yves Congar ed Edward Schillebeeckx, Hans K\u00fcng, Han Urs von Balthasar, Marie-Dominique Chenu, Karl Rahner, Louis Bouyer.<\/span><\/p>\n IN QUESTA NUOVA TEOLOGIA (CHE ERA UNA NUOVA IDEOLOGIA) CADDE ANCHE RATZINGER\u2026<\/span><\/strong><\/p>\n In questa ideologia caddero in un primo tempo anche Jean Dani\u00e9lou e persino Joseph Ratzinger. Ebbene, e come da lui stesso raccontato nel libro La mia vita<\/em>, lui e Dani\u00e8lou si dissociarono successivamente e lo stesso Ratzinger spiega bene come questo lo port\u00f2 in conflitto, tutt\u2019oggi aperto, con Hans K\u00fcng. Spieg\u00f2 Ratzinger: \u00abMi si rimprover\u00f2 di aver abbandonato la nuova teologia, in verit\u00e0 e come spiegai a K\u00fcng, fu lui a dissociarsi dalla Teologia della Chiesa che ha nell\u2019Aquinate la massima espressione\u00bb<\/em>.<\/span><\/p>\n I periti conciliari Ratzinger e Congar.<\/em><\/span><\/p>\n<\/div>\n Il comune denominatore della Nuova Teologia lo possiamo ricondurre a questa spiegazione: l\u2019ideale di una maggiore libert\u00e0 della ricerca teologica, scardinata dalle dottrine esistenti, e un pluralismo teologico capace di rimettere in discussione la storia stessa della Chiesa e delle dottrine emanate. Un ripartire da capo con la possibilit\u00e0 di modificare.<\/span><\/p>\n Tutto questo non spiega ancora, anzi, non d\u00e0 una risposta chiara alla domanda, e probabilmente non avremmo mai una risposta soddisfacente. \u00c8 ancora oggi inspiegabile ed incomprensibile come sia stato possibile far approdare al Concilio questi moderni teologi in chiaro ed aperto dissenso con il Magistero Ecclesiale.<\/span><\/p>\n Ancora oggi Karl Rahner \u00e8 offerto all\u2019interno dei seminari come materiale da studiare ed imparare: sovente si trovano vescovi che negli scritti usano citarlo per suffragare le loro pastorali. Eppure \u00e8 ben risaputo come egli si sia in qualche modo allontanato dalla teologia cattolica. Sembrano assai chiare le restrizioni e i richiami dei pontefici ad Hans K\u00fcng e al domenicano Schillebeeckx: strano, per\u00f2, \u00e8 l\u2019atteggiamento che ebbero, invece, verso altri teologi come il domenicano Congar, e il gesuita de Lubac, premiati con il cardinalato, dei quali parleremo pi\u00f9 avanti.<\/span><\/p>\n Ci\u00f2 che possiamo dire \u00e8 che gi\u00e0 con il beato Pio IX ci furono scrittori, da lui incoraggiati, quali Sanseverino, Cornoldi, Gonzalez, ecc. che diedero il via ad una \u201cneo-scolastica\u201d, attraverso cui riportare la fondamentale dottrina rifacendosi alla Scolastica del XIII secolo, dimostrando che le certe verit\u00e0 filosofiche, raggiunte dalla Chiesa, non sono affatto mutabili e non variano secondo le mode dei tempi. Inoltre questi scrittori spiegarono che, se i grandi teologi del Medioevo, come san Tommaso o san Bonaventura, erano riusciti ad armonizzare un sistema filosofico sulle fondamenta dei pensatori filosofi greci come Aristotele, per esempio, allora doveva essere possibile, anche ai giorni nostri, trovare un\u2019armonia tra le verit\u00e0 ottenute, gi\u00e0 raggiunte, e le nuovi correnti filosofiche. Tuttavia, proprio con il confronto dialettico con il pensiero moderno, la neo-scolastica, trovandosi di fronte a problemi sconosciuti nel tempo medievale al quale faceva riferimento, comincia a mutare il suo metodo di lavoro, allontanandosi dall\u2019Aquinate, pur rimanendo ancora in linea con il pensiero costante della Chiesa. In tal senso si spiega l\u2019Enciclica di Leone XIII Aeterni Patris<\/em> del 1879 che d\u00e0 \u201calla Neo-scolastica il suo carattere definitivo e ad accelerarne lo sviluppo, in un\u2019ottica in cui si chiede la fusione di principi universali e immutabili con la sintesi delle nuove conoscenze in continuo progresso\u201c.<\/span><\/p>\n \u201cFINALMENTE\u201d PIO XII MUORE<\/span><\/strong><\/p>\n Quale che sia la storia, comunque, il perch\u00e9 ci siamo ritrovati nel Concilio Vaticano II questi personaggi va ascritto a Pio XII. Nella sua enciclica Humani Generis<\/em>, \u00e8 vero che esprime una chiarissima condanna alla Nouvelle Theologie<\/em>, ma non fa nomi, non emette scomuniche e al contrario tollera e sollecita coloro che esprimono una teologia inquieta, pur definendoli ribelli, a lavorare non per demolire il corpus dottrinale della Chiesa, \u00abma per arricchirlo\u00bb.<\/span><\/p>\n Pio XII (1939-1958), l\u2019ultimo papa \u201cromano de Roma\u201d.<\/span><\/em><\/p>\n<\/div>\n Se apparentemente questa enciclica fu un colpo durissimo per la Nouvelle Theologie<\/em> e se \u00e8 vero che questi teologi furono esclusi dall\u2019insegnamento, va detto che gi\u00e0 nel 1959 cominciarono ad essere riabilitati uno dietro l\u2019altro, e non certo per opera di Pio XII, che nel 1958 era \u201cfinalmente\u201d (per loro) morto. Tuttavia, se egli avesse apportato delle chiarissime condanne, facendo nomi e cognomi, e avesse espresso chiare scomuniche, probabilmente neppure Giovanni XXIII (e non Paolo VI) avrebbe potuto con tanta facilit\u00e0 farli entrare addirittura al Concilio, alcuni di loro persino come periti, spesso come veri leader e maitre a penser<\/em>.<\/span><\/p>\n \u00c8 evidente, dunque, che gi\u00e0 ai tempi di Pio XII, il concetto di una nuova teologia non era affatto del tutto condannato dalla Chiesa e non poteva esserlo, dal momento che in tutta la sua storia la Chiesa aveva sempre incoraggiato le \u201cnuove\u201d teologie purch\u00e9 aderissero e restassero fedeli all\u2019insegnamento gi\u00e0 in vigore, come spiega l\u2019enciclica di Leone XIII sopra citata. Il vero scontro comincia con la Nouvelle Theologie<\/em> poich\u00e9 avanzer\u00e0, allontanandosi dal patrimonio dottrinale gi\u00e0 acquisito, pretendendo, dello stesso, una mutazione radicale.<\/span><\/p>\n QUEI VESCOVI FINIRONO FUCILATI A CAUSA DEL SOSTITUTO MONTINI?<\/span><\/strong><\/p>\n Questi teologi hanno, del resto, la piena simpatia di Paolo VI, che sembra assai affine a certa cultura \u201cfrancese\u201d. Oltre a questa affinit\u00e0 letteraria, che altre affinit\u00e0 ha con loro? Perch\u00e9 vi ripose tanta fiducia? E particolare predilezione mostr\u00f2 a Congar, definendolo \u00abla pi\u00f9 grande testa della Chiesa\u00bb. Tuttavia, Congar, ne fu anche il massimo demolitore, della Chiesa.<\/span><\/p>\n Comprendere Paolo VI sarebbe come vincere un terno al Lotto! Perdonate il paragone che non nasce da una mancanza di rispetto, ma sorge spontaneo osservando la realt\u00e0 dei fatti. E\u2019 il Papa che ha combattuto, attraverso le udienze del mercoled\u00ec, il dilagare delle false interpretazioni del Concilio, ma al tempo stesso \u00e8 colui che \u00e8 sembrato tacere ed applaudire alla devastazione liturgica e sistematicamente dottrinale che avveniva sotto i suoi occhi. Quando andava, per esempio, in visita nelle parrocchie, non vedeva forse come si celebrava la liturgia fra canti sguaiati e il suono delle chitarre? E\u2019 stato il primo Papa a girare il mondo: non vedeva cosa accadeva nella Chiesa e il tutto suffragato proprio da quella Teologia moderna e \u201cNouvelle\u201d da lui corteggiata attraverso i suoi amici teologi?<\/span><\/p>\n C\u2019\u00e8, a tal proposito, un aneddoto assai chiarificatore: lo scrittore Julien Green, un anglicano che si convert\u00ec al cattolicesimo \u2013 per altro, grazie proprio alla Messa antica che sottolineava quella Presenza Reale che fu causa di divisione \u2013 stupefatto nel verificare che il nuovo rito era cos\u00ec simile a quello che aveva conosciuto nella sua infanzia protestante, si gir\u00f2 verso la sorella, che gli stava accanto, e tristemente le disse: \u201d Ma allora, perch\u00e9 ci siamo convertiti?\u201d<\/span><\/p>\n Me c\u2019\u00e8 di pi\u00f9! Padre Jos\u00e8-Apeles Santolaria de Puey y Cruells, che \u00e8 anche avvocato e giornalista, ha scritto un libro, \u201cPapi in libert\u00e0\u201d in cui descrive alcuni aspetti della situazione assai interessanti. Li riporto, anche e un poco condensati, perch\u00e9 vale la pena di leggerli.<\/span><\/p>\n Pio XII con l\u2019allora mons. Montini.<\/em><\/span><\/p>\n<\/div>\n Il vero scontro fra l\u2019ala conservatrice e i due estremi della Chiesa, progressista e modernista, non avvenne con il Concilio Vaticano II come molti pensano, ma bens\u00ec nel conclave del 1958, durante il quale si pens\u00f2 di eleggere un Pontefice innovatore, progressista, ma non modernista.<\/span><\/p>\n L\u2019uomo chiave dell\u2019ala innovatrice era Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano dal 1954. La sua era, tuttavia, un\u2019elezione (quasi) impossibile, in quanto non era stato fatto cardinale poich\u00e9 \u2013 ed anche qui non \u00e8 un segreto \u2013 Pio XII gli neg\u00f2 la porpora per ragioni che ancora non sono state del tutto chiarite, ma che si possono individuare con il racconto di un vicenda che ci terr\u00e0 impegnati per un poco ma che \u00e8 importante conoscere per gettare luce sulla personalit\u00e0 di Montini.\u00a0Negli anni cinquanta, mons. Montini, all\u2019epoca sostituto della Segreteria di Stato, mantenne dei colloqui segreti con il Cremlino, senza che Pio XII ne fosse al corrente.<\/span><\/p>\n I fatti furono questi.\u00a0Pio XII aveva mandato, in incognito, dall\u2019altra parte della Cortina di ferro, alcuni vescovi, con l\u2019intenzione di aiutare la Chiesa perseguitata nei Paesi dell\u2019Est. A questi aveva anche dato l\u2019incarico di fare alcune consacrazioni di altri vescovi.\u00a0Qualcosa, per\u00f2, and\u00f2 storto.<\/span><\/p>\n Improvvisamente, questi vescovi inviati dal Papa furono tutti arrestati dal governo moscovita: alcuni furono fucilati, altri furono mandati nei gulag della Siberia, senza alcun processo e senza informare la Santa Sede.<\/span><\/p>\n Pio XII, appena lo seppe, ne fu profondamente costernato, e pianse lacrime amare. Non si dava pace e non capiva che cosa fosse accaduto, viste le mille precauzioni prese per mantenere segreta la presenza dei vescovi. Nel 1954, per\u00f2, il mistero fu svelato. L\u2019arcivescovo di Riga (Lettonia) comunic\u00f2 personalmente a Pio XII una informazione importantissima ricevuta dal vescovo luterano di Uppsala (Svezia) che, a sua volta, l\u2019aveva saputo direttamente dai servizi segreti occidentali: il KGB era venuto a conoscenza della presenza dei vescovi clandestini niente meno che da \u201cinformazioni dalla Segreteria di Stato\u201d!<\/span><\/p>\n Sembra che Pio XII piangesse amaramente al solo pensiero di essere stato tradito dalla Segreteria pi\u00f9 importante. Senza perdersi d\u2019animo, tuttavia, apr\u00ec immediatamente un\u2019indagine e scopr\u00ec i contatti che c\u2019erano stati tra Montini e il governo dei \u201crossi\u201d a sua insaputa, ossia \u201ccontatti non ufficiali\u201d.<\/span><\/p>\n Fu questo il momento in cui, immediatamente e sotto l\u2019apparenza di una promozione, predispose il repentino trasferimento di Montini alla sede ambrosiana. Inoltre, alla consacrazione del nuovo successore di sant\u2019Ambrogio, che ebbe luogo a San Pietro, Pio XII non fu presente e Montini se ne and\u00f2 appunto, senza il tradizionale \u201ccappello rosso\u201d, un fatto che stup\u00ec tutti in Vaticano, ma anche nella sede ambrosiana.<\/span><\/p>\n Rimane da chiedersi come mai Pio XII fu cos\u00ec buono con Montini, compiendo una scelta che, nonostante l\u2019allontanamento da Roma, garantiva comunque un certo prestigio al futuro Paolo VI. Il fatto \u00e8 che probabilmente Pio XII non aveva avuto le prove che cercava. Certo, sapeva che Montini intratteneva \u201ccontatti non ufficiali\u201d con l\u2019oltre Cortina, ma non aveva avuto le prove dell\u2019alto tradimento tanto da incolparlo della morte dei vescovi inviati di nascosto dal Pontefice. Se Pio XII avesse avuto prove pi\u00f9 sicure di certo avrebbe preso misure pi\u00f9 drastiche del promoveatur ut amoveatur.<\/span><\/p>\n Dal canto suo e a onore del vero, Montini fu in un certo senso innocente della morte di quei vescovi, ma ag\u00ec imprudentemente nel prendere la decisione di intrattenersi in colloqui non ufficiali alle spalle del Pontefice!<\/span><\/p>\n Il gesuita Alighiero Tondi legge il quotidiano comunista l\u2019Unit\u00e0.<\/span><\/em><\/p>\n<\/div>\n Il vero colpevole della drammatica vicenda fu un padre gesuita, Alighiero Tondi, alias \u201cCippico\u201d, per altro subordinato di Montini, che le guardie, messe da Pio XII a vigilare la Segreteria, scoprirono in flagrante nell\u2019atto di fotocopiare dei documenti segreti. Cos\u00ec padre Tondi venne prima scomunicato e poi consegnato alla giustizia italiana che lo condann\u00f2 a due anni di prigione, durante i quali si spos\u00f2 \u2013 con rito civile \u2013 con l\u2019amante Carmen Zanti, militante del Partito Comunista e obbediente tassativamente a Palmiro Togliatti.<\/span><\/p>\n Il seguito della vicenda, tutt\u2019oggi, lascia sbigottiti. Inizialmente, infatti, il Tondi e la sua compagna emigrarono in Germania dell\u2019Est, dove lui divenne segretario del dittatore comunista Walter Ulbricht ed ottenne anche la cattedra di ateismo nell\u2019Universit\u00e0 Marxista-Leninista. Poi, quando Paolo VI fu eletto, la coppia ritorn\u00f2 in Italia: mentre la Zanti ricevette incarichi prestigiosi nel Partito Comunista italiano, Tondi venne preso come funzionario civile in Vaticano. Inoltre, Paolo VI legalizz\u00f2 quel matrimonio canonicamente nel 1965.<\/span><\/p>\n Ma non finisce qui: quando la Zanti mor\u00ec (con il funerale che divenne il pretesto di una grande manifestazione comunista), il Tondi, rimasto vedovo, chiese di essere riabilitato come sacerdote. Concessione che gli venne data niente meno che da Giovanni Paolo II nel 1980! Inoltre, gli venne anche conferito il titolo di monsignore con la carica di \u201cprelato d\u2019onore\u201d e mantenne un importante posto nella curia romana. Se le prostitute ci passano innanzi nel regno dei cieli, pare che pure sulla terra sia la stessa cosa: in Vaticano soprattutto.<\/span><\/p>\n Questo epilogo \u00e8, per certi versi, incomprensibile dal momento che Paolo VI non giustific\u00f2 mai, attraverso uno scritto, l\u2019evoluzione di questa situazione, n\u00e9 il Tondi formul\u00f2 mai le proprie scuse n\u00e9 richieste di perdono, e tantomeno fece mai abiura dei suoi anni vissuti da professore presso la cattedra ateistica dell\u2019Universit\u00e0 Marxista. Si dice solo che rimasto vedovo \u201csi ravvide\u201d: nulla di pi\u00f9, per\u00f2, su tutta la vicenda.<\/span><\/p>\n Questa storia, seppur non faccia luce sull\u2019argomento del nostro colloquio, ci aiuta per\u00f2 a comprendere meglio la figura, assai complessa ed enigmatica, di Paolo VI. Ci sono, tuttavia, altre domande che tutti ci poniamo, ma che probabilmente non troveranno mai una risposta eloquente: come mai lo stesso Giovanni Paolo II fin\u00ec per promuovere le iniziative di Paolo VI come il cardinalato a de Lubac? O il posto in Vaticano al Tondi, nella Curia Romana con il titolo di monsignore?<\/span><\/p>\n L\u2019atteggiamento incomprensibile e volubile della complessa personalit\u00e0 di Paolo VI si evince anche quando perfino l\u2019ala progressista, gi\u00e0 abbondantemente impregnata dai modernisti che vi si erano infiltrati (lupi travestiti, e neppure tanto, da agnelli) che lo aveva prescelto fin dal conclave del 1958, eleggendo Roncalli solo come transizione in attesa di avere Montini cardinale, rimase da lui profondamente delusa.<\/span><\/p>\n Paolo VI, che sembrava il grande innovatore e il propugnatore delle cause dell\u2019ala modernista, si arrest\u00f2 infatti di fronte alle questioni etiche e morali, difendendo la dottrina della Chiesa categoricamente fino a scrivere l\u2019Humanae Vitae<\/em>, la Mysterium Fidei<\/em>, la Marialis Cultus<\/em>, con la proclamazione solenne di Maria Mater Ecclesiae<\/em>, e pronunciando il famoso \u201cCredo\u201d, a chiusura del Concilio, che salver\u00e0 lo stesso Pontefice da ogni dubbio circa l\u2019ortodossia della fede, facendolo trasparire come il Papa del progresso della Chiesa, ma non certo modernista, come gli infiltrati avrebbero voluto. Da qui le loro delusioni, ma anche le delusioni da parte dell\u2019ala conservatrice a causa delle ambiguit\u00e0 prodotte dalle azioni del Pontefice che sembravano contraddire, sovente, gli stessi atti ufficiali proclamati attraverso i documenti sopra citati.<\/span><\/p>\n In questo modo, Paolo VI si trov\u00f2 completamente solo, incompreso sia dall\u2019ala progressista (nella quale erano i modernisti a tirare le fila) che lo aveva eletto, sia dall\u2019ala conservatrice che temeva le sue idee innovatrici, spesso improvvise e arbitrarie. Incompreso o meno, resta palese che Paolo VI ag\u00ec tante volte in modo contraddittorio, con uno stile tutto suo spesso autonomo come quando, appunto, oper\u00f2 di nascosto, alle spalle di Pio XII.<\/span><\/p>\n I Papi che seguirono Paolo VI ebbero cos\u00ec a che fare con una eredit\u00e0 gravosa: rendere credibile un\u2019 immagine di Chiesa che, da una parte, si mostrava come \u201camica del mondo\u201d rinunciando ai fasti e al simbolo del potere temporale e spirituale che era la tiara, e, dall\u2019altra, ne condannava ancora una volta i vizi e i peccati. La capacit\u00e0 della Chiesa di essere credibile non partiva pi\u00f9 dalla sua dottrina, ma dalla capacit\u00e0 del Pontefice di renderla credibile.<\/span><\/p>\n Quanto questa rivoluzione sia stata giusta o meno lo dir\u00e0 la storia. Certo \u00e8 che la crisi della Chiesa comincia proprio da quando ne venne intaccata l\u2019immagine, specialmente a partire dalla Liturgia, ma questa \u00e8 un altra pagina\u2026<\/span><\/p>\n <\/p>\n SCHILLEBEECKX, IL CATECHISMO OLANDESE<\/span><\/strong><\/p>\n L\u2019intento principale di questi teologi appare spesso pi\u00f9 quello di \u201crazionalizzare\u201d la fede che quello di rendere ragione della stessa. E la \u201crazionalizzazione\u201d non \u00e8 esattamente nel senso tomistico del termine. Questo nel migliore dei casi; nel peggiore si hanno vere e proprie dottrine parallele, che di cattolico hanno ormai ben poco. \u00c8 il caso, per dirne una, del \u201cCatechismo Olandese\u201d pubblicato a Concilio appena chiuso, e che in pochissimi mesi distrusse l\u2019intera chiesa olandese. Ma questi teologi che che \u201crazionalizzano\u201d, che persino riscrivono a loro arbitrio dottrine e catechismi, a cosa mirano davvero?<\/span><\/p>\n Sostanzialmente, molti di questi teologi innovatori miravano a riscrivere la storia della Chiesa. La loro idea non era quella di rinnegare la dottrina, ma\u2026 di modificarla completamente!<\/span><\/p>\n \u00c8 assai probabile che i pontefici, da Pio XI in poi, siano stati influenzati in parte da questa idea innovatrice, ben vedendo quanto la Chiesa avesse bisogno di una riforma dopo la Questione Romana, dopo il Concordato, dopo le grandi dittature.<\/span><\/p>\n Il nuovo catechismo olandese, sintesi di tutte le eresie della nouvelle theologie.<\/span><\/em><\/p>\n<\/div>\n L\u2019azione dei pontefici fu effettivamente in buona fede, ma i frutti furono devastanti.<\/span><\/p>\n Prendiamo, per esempio, Schillebeeckx Edward Cornelis Florentius Alfonsus, domenicano, amico e confratello di Congar. Egli ha una visione particolare della crocifissione e morte di Ges\u00f9, che, calata nel contesto storico, non \u00e8 da considerare salvatrice. Anzi, per lui, la crocifissione di Ges\u00f9 \u00e8 storicamente un fiasco, poich\u00e9 appare come una vittoria dell\u2019ingiustizia umana, in cui spicca il silenzio di Dio. Inoltre, Schillebeeckx mette in dubbio la \u201ctomba vuota\u201d. Tutte teorie dalle quali Congar prender\u00e0 le dovute distanze. Il problema \u00e8 che non se le tiene per s\u00e9. Come domenicano, infatti, si sente in dovere di dirlo alla Chiesa, si sente in diritto di essere ascoltato ed ha infine la superbia e la presunzione che la dottrina debba cambiare secondo le sue personali convinzioni. Non \u00e8 un caso che Schillebeeckx sia anche uno degli ispiratori del famoso ed eretico Catechismo Olandese \u2013 che riceve l\u2019imprimatur dell\u2019arcivescovo di Utrecht, Bernard Alfrink \u2013 nel quale \u00e8 la modernit\u00e0 dei suoi concetti di religione e fede, adattata alle esigenze dell\u2019uomo moderno, che deve diventare una vera catechesi. Con questo testo, si scaten\u00f2 un putiferio. Paolo VI lo defin\u00ec \u201cil grande scandalo\u201d e un esame del Sant\u2019Uffizio vi identific\u00f2 10 gravi eresie e 48 medie eresie miste ad ambiguit\u00e0 di linguaggio. Eppure, ecco un altro paradosso ed un\u2019altra contraddizione montiniana: il Catechismo non viene distrutto, se ne lascia la libera pubblicazione con il solo obbligo di una aggiunta di note atte a spiegare gli errori rilevati.<\/span><\/p>\n<\/a><\/span><\/p>\n
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