{"id":4271,"date":"2024-02-05T14:51:59","date_gmt":"2024-02-05T13:51:59","guid":{"rendered":"https_3A//arcangelosanmichele.altervista.org/@p=4271"},"modified":"2024-02-05T14:51:59","modified_gmt":"2024-02-05T13:51:59","slug":"la-liberta-religiosa-spina-nella-carne","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/arcangelosanmichele.altervista.org\/la-liberta-religiosa-spina-nella-carne\/","title":{"rendered":"La libert\u00e0 religiosa, spina nella carne."},"content":{"rendered":"

fonte chiesaepostconcilio.blogspot.com<\/a> 05\/02\/2024<\/p>\n

Ricevo da Res Novae<\/a> <\/i> e volentieri condivido. Anni fa ne ho parlato\u00a0qui<\/a>.<\/span><\/p>\n


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La libert\u00e0 religiosa, spina nella carne.<\/span><\/strong><\/span>
\n don Claude Barthe<\/strong><\/i><\/span><\/p>\n

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Come si \u00e8 passati nella Chiesa dal rifiutare la libert\u00e0 religiosa ad accoglierla? \u00c8 questo l\u2019argomento dell\u2019opera di Fran\u00e7ois Huguenin, La grande conversion. L\u2019\u00c9glise et la libert\u00e9 de la R\u00e9volution \u00e0 nos jours<\/i>[1]. Brillante spiegazione in cinquecento pagine di un cambiamento di rotta. Forse il suo focalizzare l\u2019attenzione sulla libert\u00e0, a parte le pagine dedicate all\u2019evolversi della questione della salvezza, d\u00e0 l\u2019impressione che il rovesciamento del Vaticano II si riduca a questo punto. In realt\u00e0, l\u2019adozione della libert\u00e0 religiosa si inserisce in un indebolimento complessivo dell\u2019ecclesiologia, che consiste nello scorgere al di fuori della Chiesa cattolica in qualche modo altre comunit\u00e0 sovrannaturali secondarie. Da qui l\u2019ecumenismo [qui<\/a>], che concede una \u00abcomunione imperfetta\u00bb ai separati, il dialogo interreligioso fondato su di un \u00absincero rispetto\u00bb delle altre religioni e la stessa libert\u00e0 religiosa, che rende obsoleta l\u2019idea di uno Stato difensore dell\u2019unica Chiesa. Questo anti-esclusivismo \u00e8 chiaramente di ispirazione liberale, tramite il protestantesimo, in cui ciascuna Chiesa si considera come la pi\u00f9 perfetta senza tuttavia pretendere di identificarsi totalmente con l\u2019unica Chiesa di Cristo.<\/span><\/a><\/div>\n

Il Vaticano II e lo Stato cattolico<\/strong> <\/span><\/p>\n

Diciamo subito che la virulenza dei dibattiti sviluppatisi sul tema della libert\u00e0 religiosa ai tempi del Vaticano II si spiega col fatto che la dottrina sovvertita fosse allora nota a tutti e che animasse ancora, bene o male, un certo numero di entit\u00e0 politiche, statali o militanti. Riaprire tali dibattiti oggi parrebbe una rivincita surreale, poich\u00e9 appare ormai evidente, nel cattolicesimo post-conciliare, come i rapporti tra sfera politica e sfera religiosa non possano aver luogo che all\u2019interno della laicit\u00e0 delle istanze nazionali ed internazionali.<\/span><\/div>\n
Per affrontare dunque il problema della libert\u00e0 religiosa, ch\u2019\u00e8 competenza del diritto pubblico della Chiesa, conviene tener presente ci\u00f2 ch\u2019essa ha detto circa la \u00abcostituzione cristiana degli Stati\u00bb (Immortale Dei<\/i>\u00a0di Leone XIII del 1 novembre 1885). Il suo discorso tradizionale circa le Citt\u00e0 politiche secondo il diritto naturale si poneva a due livelli: riguardava quegli Stati, che, anche prima della conoscenza della Rivelazione, avevano o hanno avuto piena legittimit\u00e0 nella misura in cui tendono a far \u00abvivere bene\u00bb i propri cittadini, ma ai quali l\u2019adesione al Vangelo ha conferito un \u00abbattesimo\u00bb, che sottolinea il carattere sacro del potere gestito dai loro amministratori (dottrina di Cristo Re) e li costringe in cambio ad avere degli obblighi nei confronti della verit\u00e0 della Rivelazione stessa.<\/span><\/div>\n
Certo, le Citt\u00e0 antiche raramente sono assomigliate a quella di Salento, ne\u00a0Le avventure di Telemaco<\/i>\u00a0ed i principi o capi di Stato cristiani hanno troppo raramente imitato san Luigi, i signori della guerra santa Giovanna d\u2019Arco ed i ministri delle Finanze sant\u2019Eligio. Eppure, in questo mondo segnato dal peccato, i principi elaborati a partire dalla tradizione di Aristotele e pi\u00f9 in generale dalla filosofia greca, ripresi da san Tommaso e da tutta la teologia successiva, in particolare del XVII e del XVIII secolo, non sono pi\u00f9 utopici dell\u2019enunciazione delle beatitudini. Governare saggiamente \u00e8 l\u2019ideale cui dovrebbero conformarsi tutti i capi delle genti, ci\u00f2 che, nel mondo che ha ricevuto la Rivelazione, significa governare secondo l\u2019ispirazione cristiana, cercando pi\u00f9 in generale d\u2019organizzare la pace di Dio tra le nazioni \u00abbattezzate\u00bb.<\/span><\/div>\n
Questo ideale di cristianit\u00e0, oggi svuotato ed il cui vuoto viene colmato da un mondialismo umanista, pu\u00f2 esser comparato all\u2019innalzare quell\u2019istituzione naturale ch\u2019\u00e8 il matrimonio alla dignit\u00e0 di sacramento.<\/span><\/div>\n
L\u2019analogia \u00e8 imperfetta, poich\u00e9 le Citt\u00e0 cristiane non nascono, come la comunit\u00e0 degli sposi, da un atto sacramentale. Ma, come una famiglia diviene cristiana, cos\u00ec anche tali societ\u00e0, ontologicamente principali<\/i> per l\u2019uomo, animale politico, sono state \u00abbattezzate\u00bb attraverso la professione di fede delle loro genti e dei loro amministratori. Ciascuna di esse, senza esser segnata da un carattere<\/i> particolare, viene come rifondata da tale professione di fede, senza la quale ormai essa non sarebbe pi\u00f9 la stessa. Cristiana resta la Francia, nostra madre in carne ed in spirito, terra di santi, ricoperta di un manto di chiese e cattedrali, sempre figlia primogenita della Chiesa, per quanto sfigurata sia dalla maschera laica, che le \u00e8 stata affibbiata.<\/span><\/div>\n
Contro ci\u00f2, con un ruolo apparentemente secondario, in realt\u00e0 invece fondamentale, \u00e8 giunto il n. 2 della dichiarazione Dignitatis human\u00e6<\/i> del Vaticano II: \u00abQuesto Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto<\/i> alla libert\u00e0 religiosa. Il contenuto di una tale libert\u00e0 \u00e8 che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, cos\u00ec che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la propria coscienza, n\u00e9 sia impedito, entro debiti limiti, ad agire in conformit\u00e0 ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata\u00bb.<\/span><\/div>\n
Che nessuno venga forzato ad agire contro la propria coscienza in materia religiosa non fa problema. Niente, in effetti, autorizza ad obbligare le coscienze ad accettare la fede divinamente rivelata, molto semplicemente in quanto un atto di fede non pu\u00f2 essere che un atto proprio di un\u2019anima elevata dalla grazia. La Chiesa ha sempre insegnato che nessuno pu\u00f2 essere \u00abcondotto suo malgrado ad abbracciare la fede cattolica[2]\u00bb. Ed ovviamente non pone alcun problema \u2013 al contrario \u2013 affermare che a nessuno debba essere impedito d\u2019esprimere la verit\u00e0 cristiana: ci\u00f2 deriva, in effetti, dalla libert\u00e0 della Chiesa, cui partecipa ogni cattolico.<\/span><\/div>\n
Ci\u00f2 che fa difficolt\u00e0 \u00e8 il diritto d\u2019agire in pubblico secondo coscienza propria, quando tuttavia questa sia sbagliata. In altre parole, il diritto di diffondere l\u2019errore allo stesso modo della verit\u00e0. Senza dubbio, molto prima di Internet, le devianze morali, gli errori, le eresie, le menzogne si disseminavano in tutte le societ\u00e0 cristiane. Ma esse erano colpite, in un modo o nell\u2019altro, dalla censura, dalla coazione, col sigillo dell\u2019illegittimit\u00e0. Del resto, che l\u2019errore sia conosciuto nel momento stesso in cui viene smentito e combattuto \u00e8 cosa assolutamente buona e necessaria: filosofia e teologia sono sempre vissute in un contesto di indispensabili controversie<\/i>\u00a0un tempo [possibili grazie alla necessit\u00e0, preclusa dal concilio, di chiamare l’errore col suo nome e condannarlo -ndr]. Ma cos\u00ec come i genitori cristiani non potrebbero consentire a dottrine erronee di aver accesso all\u2019anima dei propri figli al pari di quelle che forniscono loro il pane della verit\u00e0, nemmeno gli amministratori di una Citt\u00e0, che faccia professione di cattolicesimo, devono farlo nei confronti dei cittadini loro affidati. Essi adempiono al meglio a questo dovere, sviluppando la loro capacit\u00e0 critica per combattere gli errori. Il che \u00e8 l\u2019esatto contrario del lasciar fare, del lasciar passare, \u00e8 un modo genuino per trattarli da adulti liberi e forti.<\/span><\/div>\n
A ci\u00f2 si contrappone l\u2019affermazione derivante dal n. 2 di\u00a0Dignitatis human\u00e6<\/i>, secondo cui in nessun caso gli uomini possono esser mai impediti da un potere umano \u2013 e quindi soprattutto dal potere sovrano dello Stato \u2013 d\u2019esprimere pubblicamente un errore religioso dettato dalla loro coscienza erronea. La dichiarazione conciliare precisa che questa facolt\u00e0 d\u2019espressione non debba superare i \u00abgiusti limiti\u00bb (giusti limiti, che sarebbe poi lo Stato a decidere quando vengano oltrepassati, ad esempio in Occidente con la poligamia, in Africa con la sodomia, ecc.), il che nulla muta tuttavia in termini di principio: uno Stato, che fa professione di cattolicesimo, non pu\u00f2 pi\u00f9 proibire \u2013 tacciare d\u2019illegittimit\u00e0 \u2013 il culto pubblico, l\u2019espressione e la diffusione pubblica di errori contro la fede o contro la morale.<\/span><\/div>\n
L\u2019obbligo, che grava ormai sullo Stato, di consentire (non impedire) a parit\u00e0 di condizioni la diffusione pacifica del vero e del falso, torna a consacrare la sua neutralit\u00e0 religiosa intrinseca. Secondo\u00a0Dignitatis human\u00e6<\/i>, anche se lo Stato si dicesse cattolico, dovrebbe comunque accordare identici diritti a tutte le religioni. \u00c8 quanto conferma il n. 6 della dichiarazione, che fa dello Stato cattolico, alla pari di uno Stato anglicano, luterano, musulmano, ecc., una sorta di particolarit\u00e0 superata: \u00abSe, considerate le circostanze peculiari dei popoli nell\u2019ordinamento giuridico di una societ\u00e0, viene attribuita ad un determinato gruppo religioso una speciale posizione civile, \u00e8 necessario che nello stesso tempo a tutti i cittadini ed a tutti i gruppi religiosi venga riconosciuto e sia rispettato il diritto alla libert\u00e0 in materia religiosa\u00bb.<\/span><\/div>\n
In questo modo, il Vaticano II ha scartato come obsoleta questa dottrina richiamata fin dalla Rivoluzione dal magistero pontificio con una qual forza disperata: il potere civile non pu\u00f2 mostrarsi indifferente nei confronti della vera religione. In quanto, come la famiglia, come ogni societ\u00e0 naturale, la Citt\u00e0 non potrebbe essere atea. Deve quindi onorare e venerare Dio, ci\u00f2 che, fin dalla predicazione del Vangelo, per i popoli che l\u2019hanno ascoltata, avviene secondo il culto reso nella e dalla Chiesa di Cristo[3]. Per questo, la potenza civile deve garantire alla Chiesa la piena libert\u00e0 di adempiere alla propria missione, libert\u00e0 che non \u00e8 altro se non quella di Cristo e del Vangelo.<\/span><\/div>\n
Tale \u00e8 il principio che la sua eccezione, la tolleranza civile<\/i>, consente ancor meglio di comprenderlo. Si considera qui il termine di tolleranza<\/i> nel senso classico e non in quello proprio di Locke[4]: tollerare vuol dire sopportare un male, perch\u00e9 non si pu\u00f2 o non si vuole impedirlo, in quanto la sua repressione creerebbe gravi disordini, bench\u00e9 esso mai, nemmeno per prescrizione, pu\u00f2 divenire un bene. La tolleranza civile<\/i> \u00e8 quindi l\u2019agire dello Stato di fronte ai vari mali, che possono propagarsi pubblicamente tra i cittadini, specialmente in materia di dottrina religiosa o morale. Il discorso Ci riesce<\/i> di Pio XII del 6 dicembre 1953 (piuttosto surreale, del resto, nella misura in cui tratta di comunit\u00e0 internazionali tipo l\u2019ONU, l\u2019UNESCO, supposte in grado di conformarsi al diritto naturale) ne contiene una formulazione precisa: \u00ab\u201dIn quel campo che \u00e8 il mondo, lasciate crescere la zizzania assieme al buon seme per non sradicare il grano\u201d (Mt 13, 24-30). Il dovere di reprimere le devianze morali e religiose non pu\u00f2 quindi essere una norma ultimativa per l\u2019azione. Dev\u2019essere subordinato a norme pi\u00f9 alte e pi\u00f9 generali, che, in talune circostanze, consentono e fanno addirittura sembrare migliore la decisione di non impedire l\u2019errore, al fine di promuovere un bene pi\u00f9 grande. [\u2026 Questo si riassume in due principi:] In primo luogo: ci\u00f2 che non corrisponde alla verit\u00e0 ed alla legge morale non ha oggettivamente alcun diritto d\u2019esistere, n\u00e9 d\u2019esser propagandato, n\u00e9 d\u2019agire. In secondo luogo: il fatto di non impedirlo con le leggi dello Stato e con disposizioni coercitive pu\u00f2 comunque esser giustificato nell\u2019interesse di un bene superiore e pi\u00f9 ampio[5]\u00bb.<\/span><\/div>\n

Un magistero pontificio da combattimento<\/strong> <\/span><\/p>\n

Fran\u00e7ois Huguerin descrive e commenta i principali atti del magistero pontificio dopo la Rivoluzione, atti che si sono opposti alla libert\u00e0, almeno dal suo punto di vista (lui stesso concorda sul fatto che Libertas<\/i> di Leone XIII consolidi l\u2019idea che questo magistero sia al servizio della vera libert\u00e0). La violenza congenita, che fu propria della Rivoluzione, anche prima del Terrore, spiegherebbe ampiamente la veemenza delle condanne, come ad esempio nel caso di Gregorio XVI: \u00abDa questa fonte avvelenata dell\u2019indifferentismo, scaturisce quella massima falsa ed assurda o piuttosto quel delirio, per il quale si dovrebbe procurare e garantire a tutti la libert\u00e0 di coscienza, errore tra i pi\u00f9 contagiosi, cui spiana la via quella libert\u00e0 assoluta e senza freni delle opinioni, che, per la rovina della Chiesa e dello Stato, si sta diffondendo ovunque e che taluni, per eccesso d\u2019impudenza, non temono di rappresentare come vantaggiosa per la religione[6]\u00bb. Eccesso di oratoria? \u00c8 giocoforza tuttavia constatare come questo discorso descriva ci\u00f2 che abbiamo sotto gli occhi quasi duecento anni dopo ossia le legislazioni criminali e contro natura, che sono giunte ad elaborare le societ\u00e0 liberali nel loro ultimo stato di decomposizione. In effetti, la violenza rivoluzionaria radicale, che ha distrutto la Citt\u00e0 naturale e cristiana, prima d\u2019esser quella della ghigliottina, \u00e8 stata inclusa nei Diritti dell\u2019Uomo, per i quali il potere non emana pi\u00f9 da Dio, come afferma san Paolo (Rom 13, 1), poich\u00e9 \u00abil principio di ogni Sovranit\u00e0 risiede essenzialmente<\/i> nella nazione\u00bb (art. 3 della Dichiarazione<\/i>) e poich\u00e9 la norma, \u00abespressione della volont\u00e0 generale\u00bb (art. 6) \u00e8 di fatto sganciata dal suo riferimento alla legge divina.<\/span><\/div>\n
\u00c8 del resto giustissimo che F. Huguenin insista sul fatto che i testi pontifici di condanna della libert\u00e0, quelli di Pio IX ad esempio, non riguardassero i liberali esterni alla Chiesa, bens\u00ec quelli cattolici o vicini al cattolicesimo, uomini moderati, come Montalembert o Tocqueville, i cui argomenti, per quanto misurati fossero, rappresentavano comunque una difesa della libert\u00e0 moderna.<\/span><\/div>\n
Ci\u00f2 di cui non tengono conto, d\u2019altra parte, n\u00e9 Fran\u00e7ois Huguenin, n\u00e9 tali cattolici liberali (e nemmeno, paradossalmente, i papi antecedenti il Vaticano II nella loro diplomazia di conciliazione, ch\u2019\u00e8 sembrata a volte pronta a tutto, pur di ottenere la libert\u00e0 di culto, dall\u2019incoronazione di Napoleone alle consegne del Ralliement<\/i>) \u00e8 la natura del nuovo Stato, fondato su quel che Leone XIII qualifica nell\u2019 Immortale Dei<\/i> come \u00abnuovo diritto\u00bb, per il quale \u00abl\u2019autorit\u00e0 pubblica non \u00e8 che la volont\u00e0 del popolo, il quale, non dipendendo che da s\u00e9 medesimo, \u00e8 anche il solo a comandare s\u00e9 stesso\u00bb. Questo \u00abnuovo diritto\u00bb \u00e8 a tal punto sovversivo rispetto al diritto naturale che la categoria classica della tirannia, che descrive il governo pronto a sostituire un bene particolare al bene comune, non \u00e8 davvero adatta a tale situazione completamente nuova creata dalla Rivoluzione, situazione in cui le nozioni di \u00abbene comune\u00bb e di \u00ablegittimit\u00e0\u00bb, nel loro senso classico, non sono pi\u00f9 adeguate.<\/span><\/div>\n
Il rovesciamento \u00e8 tanto pi\u00f9 evidente in quanto lo Stato, cui si \u00e8 sostituita questa nuova forma di governo dei popoli, era cristiano. Quindi il nuovo Stato<\/i> dissolve tanto il riferimento alla legge naturale quanto la confessione cristiana, che sosteneva e sacralizzava tale riferimento. Confessione cattolica, che escludeva<\/i>, in linea di principio, qualsiasi pubblicit\u00e0 data all\u2019errore, bench\u00e9 la norma ammettesse ampie tolleranze. Il segno distintivo dello Stato moderno, per quanto tollerante nei confronti del cattolicesimo e per quanto professi una \u00ablaicit\u00e0 positiva\u00bb o addirittura incorpori ancora nella propria legislazione un certo rispetto dell\u2019ordine naturale in ragione delle predisposizioni dell\u2019opinione pubblica, \u00e8 il rifiuto del principio della sovranit\u00e0 senza riserve di Cristo: \u00abNoi non vogliamo che costui regni su di noi\u00bb (Lc 19, 14). Rifiuto tanto radicale al punto che l\u2019ultramodernit\u00e0 ha portato ad una seconda ondata di secolarizzazione, la quale ha per cos\u00ec dire secolarizzato la modernit\u00e0 stessa, attaccando quelle realt\u00e0 naturali ch\u2019essa aveva ancora conservato, ma reinterpretandole alla propria maniera: Stato, nazione ed anche natura e ragione.<\/span><\/div>\n

La dottrina di Cristo Re<\/strong> <\/span><\/p>\n

Fran\u00e7ois Huguenin evoca, senza tuttavia darvi l\u2019importanza considerevole che ha avuto, l\u2019enciclica Quas Primas<\/i> di Pio XI dell\u201911 dicembre 1925 sulla regalit\u00e0 politica e istituzionale di Cristo. Nel XX secolo, essa \u00e8 servita come riferimento per la resistenza contro lo Stato moderno e come oggetto di approfondimento teologico per le ultime generazioni di sostenitori della dottrina romana controrivoluzionaria.<\/span><\/div>\n
Quas primas<\/i>\u00a0ha sviluppato fondamentalmente una teologia politica cristocentrica: i governanti derivano il loro potere da Dio (Rom 13, 1), il Quale ha riposto tutte le cose in Cristo (1 Cor 15, 27), per cui, dal punto di vista civile, essi rappresentano Ges\u00f9 Cristo, cos\u00ec come vescovi e papa Lo rappresentano dal punto di vista religioso. Beninteso, nella misura in cui essi servano il bene comune. Il potere di Cristo nella sua umanit\u00e0 su tutti gli uomini e su tutte le societ\u00e0 umane, spiega l\u2019enciclica, \u00e8 la conseguenza dell\u2019unione della natura umana e della natura divina di Cristo nella Persona del Verbo, l\u2019unione ipostatica, ed \u00e8 anche la conseguenza della sua conquista, conseguita grazie alla morte sulla Croce, sulle anime di tutti gli uomini. Di conseguenza, principi e amministratori, la cui autorit\u00e0 discende da quella di Cristo Uomo-Dio e Redentore, sono rivestiti di un carattere cristico, che dona pieno significato al\u00a0diritto divino<\/i>.<\/span><\/div>\n
Questo chiarisce come sussista una certa analogia tra la nozione di bene comune naturale e quella, di ordine sovrannaturale, che si dispiega nella comunione del Corpo mistico. Ernst Kantorowicz, in I due corpi del Re<\/i>[7], evidenzia come le relazioni reciproche tra Chiesa e Stato permettessero nel Medioevo di prendere reciprocamente in prestito i simboli l\u2019uno dell\u2019altro potere, facendo s\u00ec che il sacerdotium<\/i> avesse un aspetto imperiale ed il regnum<\/i> un aspetto religioso. Sicch\u00e9 l\u2019insieme dei cittadini veniva anche designato come Corpus mysticum<\/i>. In effetti, bench\u00e9 la comunit\u00e0, che costituisce uno Stato \u2013 sia esso l\u2019impero cristiano \u2013 non abbia le dimensioni universali della Chiesa, essa \u00e8, per gerarchia ed ordine, un corpo ferito dagli errori civili, dalle ingiustizie, dalle ribellioni dei cittadini ma anche arricchito dalle loro virt\u00f9. L\u2019amicizia, che lega i cittadini tra loro (come la carit\u00e0, che unisce i membri della Chiesa), fondamento del patriottismo, ha la sua pi\u00f9 alta manifestazione nel sacrificio della propria vita per il corpo dello Stato nel suo insieme.<\/span><\/div>\n
Tuttavia, \u00e8 spesso capitato e pu\u00f2 ancora capitare, anche dopo la diffusione del Vangelo, che la maggior parte dei cittadini e dei governanti non professino la fede cattolica oppure non conoscano il fatto della Rivelazione. Resta a questo potere civile non cattolico di conformarsi ai precetti della legge naturale, che pu\u00f2, nell\u2019ideale, richiamargli la Chiesa, alla quale doveva lasciare piena e totale libert\u00e0. Si pensi all\u2019atteggiamento proprio di un certo numero di poteri pagani di fronte al cattolicesimo.<\/span><\/div>\n
\u00c8 in breve in quest\u2019ultimo contesto che si collocano gli sviluppi dell\u2019esposizione di Padre Louis-Marie de Bligni\u00e8res nel suo articolo: \u00abLe Christ-roi et la libert\u00e9 religieuse. La royaut\u00e9 sociale du Christ, doctrine p\u00e9rim\u00e9e ou p\u00e9renne?<\/i>[8]\u00bb, in cui spiega che, \u00abse la legge divina richiede il principio di riconoscimento sociale e comunitario proprio della vera religione, essa non ne esige un\u2019espressione particolare<\/i> (ad esempio, nelle costituzioni scritte o nei concordati). In una societ\u00e0, che non gode dell\u2019unit\u00e0 del credo nella fede cattolica, la legge divina richiede che i cristiani (e gli uomini di buona volont\u00e0) si preoccupino di lavorare a far s\u00ec che la societ\u00e0 civile onori la legge naturale e ch\u2019essa dia alla Chiesa la possibilit\u00e0 di predicare l\u2019ordine sovrannaturale\u00bb. Occorre purtroppo tenere in considerazione il fatto di non trovarci oggi in una societ\u00e0 pagana \u00abclassica\u00bb, bens\u00ec in una societ\u00e0 laica, che peraltro pu\u00f2 eventualmente rispettare ancora taluni principi della legge naturale[9].<\/span><\/div>\n
La\u00a0Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l\u2019impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica<\/i>\u00a0della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicata il 24 novembre 2002, inquadra bene il pensiero romano post-Vaticano II sulla democrazia moderna, che non tiene conto del fatto di trovarsi in una societ\u00e0 caratterizzata dall\u2019apostasia. Da una parte essa presenta la laicit\u00e0 e la non-confessionalit\u00e0 dello Stato come fatti evidenti: \u00abLa promozione secondo coscienza del bene comune della societ\u00e0 politica nulla ha a che vedere con il \u201cconfessionalismo\u201d o l\u2019intolleranza religiosa\u00bb (n. 6). E d\u2019altra parte essa vorrebbe che lo Stato democratico rispettasse la morale naturale: \u00abPer la dottrina morale cattolica la laicit\u00e0 intesa come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica \u2013\u00a0ma non da quella morale\u00a0<\/i>[corsivo nostro] \u2013 \u00e8 un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civilt\u00e0, che \u00e8 stato raggiunto\u00bb. Ci\u00f2 significa avere come postulato il fatto che la democrazia moderna sia fatta per sottomettersi alla legge naturale (in realt\u00e0, ad una parte della legge naturale, poich\u00e9 il dovere per lo Stato di rendere ? a Dio \u00e8 di diritto naturale), il che \u00e8 precisamente ci\u00f2 che questa democrazia fa solo casualmente.<\/span><\/div>\n
L\u2019insegnamento politico post-conciliare, almeno fino a papa Francesco, rientra nel noto progetto teso a correggere l\u2019effetto (battersi contro le cattive leggi morali) senza risalire alla causa (un altro tipo di legittimazione, che ignora la legge di Dio), in linea con le direttive date da Leone XIII ai cattolici francesi, esortandoli ad accettare il nuovo regime, per correggerne le leggi[10].<\/span><\/div>\n

Lo sforzo inefficace dell\u2019ermeneutica di riforma nella continuit\u00e0<\/strong> <\/span><\/p>\n

Il pensiero di Padre de Bligni\u00e8res riassume molto bene la regalit\u00e0 sociale di Cristo come \u00abl\u2019irradiazione nel tempo dell\u2019Incarnazione\u00bb. Ma si piazza su di una linea spartiacque molto ratzingeriana. Secondo lui, la dichiarazione conciliare sulla libert\u00e0 religiosa non contraddice in alcun modo la dottrina di Cristo Re. Tuttavia il carattere\u00a0esclusivo<\/i>\u00a0in termini di principio \u2013 fatte salve, ancora una volta, tutte le possibili forme di tolleranza \u2013 relativo al diritto che hanno coloro che esprimono la verit\u00e0 ed il bene morale di dar loro liberamente voce nello spazio pubblico, viene contraddetto dall\u2019affermazione secondo cui a nessuno pu\u00f2 essere impedito d\u2019agire in tale spazio, entro giusti limiti ed in coscienza.<\/span><\/div>\n
Nel suo ben noto discorso alla Curia del 22 dicembre 2005, Benedetto XVI distingueva, come si sa, due interpretazioni della riforma conciliare, \u00abl\u2019ermeneutica della discontinuit\u00e0 e della rottura\u00bb, ch\u2019egli considerava nefasta, e \u00abl\u2019ermeneutica della riforma o del rinnovamento nella continuit\u00e0\u00bb, ch\u2019egli faceva sua [vedi, in calce, nota di Chiesa e post-concilio]. Benedetto XVI difendeva, insomma, la sua interpretazione del Concilio su due fronti: contro l\u2019interpretazione \u00abprogressista\u00bb, ma anche contro coloro che si oppongono al Concilio (la minoranza conciliare ed i tradizionalisti).<\/span><\/div>\n
Ed ha fatto l\u2019esempio della\u00a0Dignitatis humanae:<\/i> \u00abEra necessario definire [durante il Concilio] in modo nuovo il rapporto tra Chiesa e Stato moderno\u00bb, ci\u00f2 che \u00e8 stato fatto, adottando \u00abattraverso il Decreto sulla libert\u00e0 religiosa un principio essenziale dello Stato moderno\u00bb. Il papa ha fatto riferimento alle condanne radicali del liberalismo da parte dei papi, che avevano preceduto il Vaticano II, ma spiegava che questo liberalismo era cambiato. Non era necessariamente antireligioso, perch\u00e9 la scienza moderna si era ridimensionata nell\u2019affermare la propria capacit\u00e0 di spiegare il mondo. Di conseguenza, la laicit\u00e0 dello Stato moderno, pi\u00f9 neutro che ostile, se si vuole, sul modello dello Stato americano, era divenuta pi\u00f9 accettabile. Gli statisti cattolici [tra cui i democratico-cristiani tedeschi e italiani dagli Anni Cinquanta agli Anni Settanta del XX secolo] avevano dimostrato che poteva esistere uno Stato laico, che rispettasse l\u2019etica naturale. Salvo il fatto che, ancora una volta, il riconoscimento di Dio ed il suo culto dovessero esserGli resi dallo Stato, di cui fan parte[11].<\/span><\/div>\n
Da qui si pu\u00f2 sia sostenere l\u2019aspetto della \u00abriforma\u00bb nell\u2019\u00abermeneutica di riforma nella continuit\u00e0\u00bb, sia sostenere il suo aspetto di \u00abcontinuit\u00e0\u00bb. Fran\u00e7ois Huguenin si pone nel primo caso, sottolineando come, se Benedetto XVI, in questo discorso, afferma che\u00a0Dignitatis humanae<\/i>\u00a0non contraddice la fede della Chiesa (la dichiarazione conciliare, al n. 1, ricorda, in effetti, \u00abla dottrina cattolica tradizionale a proposito del dovere morale dell\u2019uomo e delle societ\u00e0 circa la vera religione e l\u2019unica Chiesa di Cristo\u00bb), egli ammette che \u00absono state corrette alcune decisioni storiche\u00bb dei papi antecedenti.<\/span><\/div>\n
Padre Basile Valuet, al contrario, insiste sulla continuit\u00e0 di questa ermeneutica con la sua tesi, riassunta ne: Le droit \u00e0 la libert\u00e9 religieuse dans la tradition de l\u2019\u00c9glise<\/i>[12]. Fran\u00e7ois Huguenin punzecchia Padre Valuet, che spiega come si sia passati dalla tolleranza verso la diffusione dell\u2019errore al diritto di diffusione, affermando che la libert\u00e0 religiosa \u00e8 un \u00abdiritto alla tolleranza\u00bb. Ma lo stesso Fran\u00e7ois Huguenin non ricorre ad un gioco di prestigio, affermando che la libert\u00e0 religiosa rappresenti una rottura, senza essere tale: non una rottura dottrinale, bens\u00ec una rottura politica? Poich\u00e9 bisogna, secondo lui, distinguere \u00abtra ci\u00f2 che dipende dalla fede e ci\u00f2 che dipende dall\u2019ethos<\/i>, che \u00e8 il carattere, il modo d\u2019essere, l\u2019insieme dei comportamenti abituali di un individuo o di un gruppo\u00bb. Dignitatis human\u00e6<\/i> \u00abchiama in causa, non la fede della Chiesa, identica ed immutabile, ma il suo rapporto con la politica, il suo modo di porsi di fronte al potere civile, la sua maniera di considerare le relazioni tra potere civile e individui[13]\u00bb. Soluzione, che pu\u00f2 sembrare artificiosa, ma che riprende fondamentalmente in un\u2019altra modalit\u00e0 pi\u00f9 o meno sovrapponibile, la distinzione di Giovanni XXIII, poi dello stesso Vaticano II tra insegnamento dogmatico ed insegnamento pastorale.<\/span><\/div>\n
Se non fosse che i papi precedenti dichiaravano espressamente di parlare dottrinalmente dei legami tra politica e religione. Cos\u00ec Leone XIII nell\u2019Immortale Dei<\/i>: \u00abLa prima di tutte [le agevolazioni che lo Stato deve fornite ai cittadini, affinch\u00e9 raggiungano il loro fine] consiste nel far rispettare la santa ed inviolabile osservanza della religione, i cui doveri uniscono l\u2019uomo a Dio. [\u2026] Nella sua Lettera-Enciclica Mirari vos<\/i> del 15 agosto 1832, Gregorio XVI, con grande autorit\u00e0 dottrinale [nostro corsivo], ha respinto ci\u00f2 che si andava pertanto affermando, cio\u00e8 che in fatto di religione non ci fosse alcuna scelta da fare: che ciascuno fosse soggetto solo alla propria coscienza e che potesse inoltre pubblicare quel che pensa\u00bb.<\/span><\/p>\n<\/div>\n

* * *<\/span><\/strong><\/p>\n

Il fatto \u00e8 che la Citt\u00e0 cristiana<\/i> \u00e8 scomparsa dalla faccia della terra e qualsiasi riflessione per ristabilirla, per quanto ci\u00f2 sia lontano, sembra derivare da un\u2019utopia. Tanto pi\u00f9 che lo stesso cattolicesimo \u00e8 divenuto quasi estraneo al mondo contemporaneo.<\/span><\/div>\n
Ma non \u00e8 alquanto utopico anche volere che lo Stato moderno si sottometta all\u2019ordine naturale? Siamo d\u2019accordo sul fatto che, se questa societ\u00e0 rappresenta un disordine istituzionalizzato, il cristiano, che vi si \u00e8 immerso, pur organizzando una forma di sopravvivenza religiosa e familiare, nonch\u00e9 una trasmissione, pu\u00f2 cercare con prudenza di pesare su alcune leve sociali e politiche. Ma si sar\u00e0 d\u2019accordo anche sul fatto che voler porre fine al disordine richiede un cambiamento di natura e non soltanto un cambiamento di grado nell\u2019ordine delle cose.<\/span><\/div>\n
Inoltre, una destabilizzazione del disordine stabilito pu\u00f2 avvenire ben pi\u00f9 in fretta di quanto non si pensi per il semplice fatto che la disgregazione dell\u2019ordine naturale, economico, sociale, familiare, cui si dedica sistematicamente la societ\u00e0 politica moderna, \u00e8 essa stessa un fenomeno suicida. Il che non vuol dire che da un crollo generale, sempre possibile, si generi come per miracolo un\u2019uscita dai regimi moderni. Se la Chiesa divina ha bisogno d\u2019uomini, soprattutto di pastori degni di questo nome, quanto pi\u00f9 la Citt\u00e0 degli uomini ha bisogno di gente per risollevarla e guidarla. Peraltro anche la Citt\u00e0 degli uomini ha forse bisogno prima di tutto di vescovi per uscire da un coma prolungato, proprio come ai tempi del crollo dell\u2019impero romano, ma in un modo completamente diverso. Anche in questo caso non si deve sperare contro ogni speranza?<\/span><\/div>\n

Don Claude Barthe<\/span><\/strong><\/span>
\n_______________________<\/span>
\n[1] [La grande conversione. La Chiesa e la libert\u00e0 della Rivoluzione ai giorni nostri<\/i>], Cerf, 2023. <\/span>
\n[2] Pio XII, Mystici Corporis<\/i>. <\/span>
\n[3] \u00ab\u00c8 un dovere [render culto all\u2019unico vero Dio], ci\u00f2 che obbliga in primo luogo gli uomini presi singolarmente, ma \u00e8 un dovere anche collettivo dell\u2019intera comunit\u00e0 umana, basata su legami sociali reciproci, in quanto dipendente dall\u2019autorit\u00e0 suprema di Dio\u00bb (Pio XII,\u00a0Mediator Dei<\/i>). <\/span><\/p>\n

[4] Nella sua Lettera sulla tolleranza<\/i>, John Locke solleva lo Stato da qualsiasi dovere religioso, salvo quello d\u2019assicurare la libert\u00e0 a tutte le religioni ed anche di condannare l\u2019ateismo (ed il cattolicesimo!). Questo concetto di tolleranza \u00e8 stato largamente adottato dal cattolicesimo americano. La sua influenza, rappresentata al Vaticano II dal teologo gesuita John Courtney Murray, \u00e8 stata considerevole.<\/span><\/div>\n
[5] Per tutto ci\u00f2 che si dice qui sullo Stato, si potrebbero fornire numerosi riferimenti al magistero pontificio da Pio VI a Pio XII. \u00c8 volontariamente che indichiamo le ultime testimonianze su questa dottrina.<\/span><\/div>\n

[6] Gregorio XVI,\u00a0Mirari vos<\/i>, 15 agosto 1832. <\/span>
\n[7] Torino, Einaudi, 1989. <\/span>
\n[8] [\u00abCristo re e la libert\u00e0 religiosa. La regalit\u00e0 sociale di Cristo, dottrina superata o perenne?<\/i>\u00bb], Claves, 24 dicembre 2023,\u00a0Le Christ roi et la libert\u00e9 religieuse<\/i> \u2013 Claves. <\/span>
\n[9] O addirittura essere costretti a farlo dalla strada, cosa rarissima, come nel caso del ritiro della legge Savary, che limitava la libert\u00e0 delle scuole cattoliche nel 1984. <\/span>
\n[10] Leone XIII, Tra le sollecitudini<\/i> del 16 febbraio 1892. <\/span><\/p>\n

[11] Il Catechismo della Chiesa cattolica<\/i>, al n. 2105, parla effettivamente del dovere per gli uomini e per le societ\u00e0 di rendere a Dio \u00abun culto autentico\u00bb per quanto riguarda \u00abla vera religione e l\u2019unica Chiesa di Cristo\u00bb (DH 1). Ma il contenuto della bottiglia non corrisponde all\u2019etichetta. Il CEC definisce \u00abculto\u00bb l\u2019evangelizzazione attraverso cui si pu\u00f2 ottenere d\u2019impregnare di spirito cristiano le istituzioni: \u00abEvangelizzando senza posa gli uomini, la Chiesa si adopera affinch\u00e9 essi possano \u201cinformare dello spirito cristiano la mentalit\u00e0 e i costumi, le leggi e le strutture della comunit\u00e0\u00a0in cui vivono\u201d (Apostolicam actuositatem<\/i>, n. 10). Il dovere sociale dei cristiani \u00e8 di rispettare e risvegliare in ogni uomo l\u2019amore del vero e del bene. Richiede loro di far conoscere il culto dell\u2019unica vera religione che sussiste nella Chiesa cattolica ed apostolica (cfr. DH 1). [\u2026] La Chiesa in tal modo manifesta la regalit\u00e0 di Cristo su tutta la creazione e in particolare sulle societ\u00e0 umane \u00bb.<\/span><\/div>\n

[12] [Il diritto alla libert\u00e0 religiosa nella tradizione della Chiesa<\/i>], Edizioni Sainte-Madeleine, 2005. <\/span>
\n[13]\u00a0La grande conversion<\/i>\u00a0[La grande conversione], op. cit., pp. 377 e 378.\u00a0<\/span><\/p>\n

<\/div>\n
* * *<\/strong>
\n<\/span><\/div>\n
Nota di Chiesa e post-concilio<\/i><\/span><\/p>\n
Nel Discorso di Benedetto XVI<\/a> del dicembre 2005 si evidenziano due fronti contrapposti, ma la soluzione individuata non \u00e8 una vera soluzione perch\u00e9 il senso di riforma<\/i> \u00e8 ben lontano da quello di aggiornamento<\/i> che il concilio sbandierava e si proponeva. E parlare di continuit\u00e0 nella riforma<\/i> pu\u00f2 suonare come ossimoro, se non in termini strettamente logici almeno in termini pratici. Affermare l'”ermeneutica della riforma” dicendo: \u00ab \u00c8 proprio in questo insieme di continuit\u00e0 e discontinuit\u00e0 a livelli diversi che consiste la natura della vera riforma<\/i> \u00bb lo conferma. E il problema sono proprio i livelli, perch\u00e9 in alcuni casi non si riesce pi\u00f9 a distinguere quali sono i principi e quali le contingenze. \u00c8 questo che viene solo adombrato ma mai dichiarato e\/o dimostrato – come invece si dovrebbe – perch\u00e9 il contesto \u00e8 ormai di consolidata fluidit\u00e0, che ha sostituito le definizioni certe e fondanti. \u00c8 un vero e proprio cambio di paradigma: sostanzialmente, con \u00ab il rinnovamento nella continuit\u00e0 dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; \u00e8 un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo per\u00f2 sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino<\/i> \u00bb, il soggetto-Chiesa<\/i> (mutevole e evolventesi = storicismo) ha sostituito l’oggetto-Rivelazione<\/i> (immutabile e non soggetta ad evoluzione).<\/span><\/div>\n
A proposito della ‘praticit\u00e0’ dell’apparente ossimoro, giova l’esempio concreto: il Papa sostiene che i primi martiri, insieme alla fede in Cristo, hanno affermato la “libert\u00e0 religiosa<\/i>” e che lo possiamo dire oggi che esiste questa consapevolezza, mentre allora non esisteva. Lo spostamento sull’asse logico costruisce un’ambiguit\u00e0 sostanziale giocando sul fatto che i martiri sono stati s\u00ec esempi di libert\u00e0 religiosa, ma non i loro campioni: quello che essi volevano affermare era una specifica espressione religiosa: la fede in Cristo Signore, non la globalit\u00e0 di tutte le fedi<\/i>, che invece alla fine sono quelle che vengono difese dalla “libert\u00e0 di religione” come la Chiesa intende oggi.<\/span><\/div>\n
La testimonianza dei Martiri non \u00e8 altro che la confessione della loro Fede in Cristo Signore per la quale hanno dato la vita. Essi seguivano e non rinnegavano una Persona, non un ideale libertario di cui si pu\u00f2 rischiare di fare un assoluto<\/i>. Di assoluto c’\u00e8 solo Dio. Ed \u00e8 Cristo-Dio che i martiri cristiani hanno testimoniato con la vita, non la loro libert\u00e0 di religione… Inoltre a me sembra estremamente pericoloso questo rovesciamento di fronte che induce ad interpretare gli eventi del passato con le categorie odierne. Non vorrei fosse un effetto della \u201ctradizione vivente in senso storicistico\u201d, centrata sul presente e le sue contingenze e che non solo oltrepassa il passato senza tener conto dell\u2019eodem sensu eademque sententia<\/i>; ma, addirittura, anzich\u00e9 interpretare il presente alla luce del dogma rivelato, reinterpreta anche il Magistero perenne alla luce di quello transeunte e trasferisce la sua contingenza al Dogma svuotandolo di tutta la sua pregnante e feconda vitalit\u00e0 che \u00e8 la stessa in tutte le epoche. (M.G.)<\/span><\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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